Anno Pastorale 2017-2018 – Triduo Pasquale – Giovedì Santo -Messa in Cena Domini

Massa Lombarda, 29 marzo 2018

Innanzitutto, per entrare pienamente nel clima di questi giorni santi è necessario coglierli nella loro unità. Il Triduo santo lo si comprende solamente se lo si celebra senza separare tra loro venerdì, sabato, domenica, anche nello sviluppo dei testi biblici che la liturgia propone. La Messa In Cena Domini del giovedì sera la potremmo leggere come il “prologo” del Triduo. Non si tratta solamente di un aspetto che riguarda la celebrazione liturgica, ma che tocca la comprensione stessa del mistero pasquale. Infatti, separare i tre giorni del Triduo è come separare passione, morte e risurrezione, senza coglierne l’irrinunciabile legame. È la liturgia stessa che ci guida a questa lettura/celebrazione unitaria del Triduo santo attraverso elementi ben precisi. Innanzitutto l’unità del Triduo pasquale è data, in senso liturgico e teologico, dall’unica celebrazione dell’eucaristia che “idealmente” in esso si trova, cioè la celebrazione eucaristica della Veglia pasquale.

La messa In Cena Domini va considerata come il prologo dei tre giorni santi. Come nei Vangeli i racconti dell’ultima cena – istituzione dell’eucaristia nei Sinottici e lavanda dei piedi in Giovanni – hanno la funzione di essere profezia e annuncio della morte di Gesù in croce, così la celebrazione del Giovedì santo diventa chiave interpretativa degli eventi di passione, morte e risurrezione che saranno celebrati nei tre giorni pasquali. La liturgia della Parola di questa celebrazione è caratterizzata dalla proclamazione del racconto della lavanda dei piedi, secondo il Vangelo di Giovanni (Gv 13,1-15), e dal racconto dell’istituzione dell’eucaristia che Paolo riporta nella Prima Lettera ai Corinzi (1Cor 11,23-26). Entrambi i testi hanno la funzione di introdurci nel mistero pasquale rivelando il senso più vero dei fatti ambigui e contraddittori che accompagneranno la passione, morte e risurrezione di Gesù. Il brano della prima lettura (Es 12,1-8.11-14) crea un collegamento tra l’inizio del Triduo pasquale e la Pasqua ebraica. In questo modo gli eventi della morte e risurrezione di Gesù ricevono un’ulteriore interpretazione e possono essere letti in continuità con l’agire di Dio che nella storia si manifesta come salvezza e liberazione.

tratto dal sussidio della CEI per la Quaresima 2018

La sera del Giovedì Santo si è celebrata la Santa Messa in cui è stata istituita l’Eucaristia e Gesù ha lavato i piedi ai discepoli. La lavanda dei piedi si è svolta con dodici persone rappresentanti dell’Azione Cattolica, dell’AGESCI, della Caritas, dei catechisti e del gruppo famiglie. Alla fine della Messa, dopo la reposizione dell’Eucaristia rimasta, i fedeli si sono fermati per un momento di adorazione fino alle ore 23,00.

Ai piedi dell’altare sono stati posti gli oli consacrati dal Vescovo nella mattina durante la Santa Messa del Crisma. Questi oli erano accompagnati da alcuni simboli del Triduo ed in particolare del Giovedì Santo. Infatti sull’altare vi era una composizione con le spighe di grano e gli acini d’uva a simboleggiare l’istituzione dell’Eucaristia. Da questi scendeva un drappo rosso segno sia della regalità che della passione di Cristo . A fianco, inoltre, vi erano anche i simboli della lavanda dei piedi d Gesù agli apostoli: l’anfora, un catino e un asciugamano (per ulteriori spiegazioni vedi la pagina “Simboli liturgici” nel menù “Liturgia” n.d.r.).

 

L’incensazione degli oli sacri
I “dodici apostoli”

La lavanda dei piedi
L’incensazione della mensa
La consacrazione del pane
La consacrazione del vino
Il coro San Paolo

L’Eucaristia rimasta viene portata all’altare della reposizione

L’adorazione Eucaristica
Il particolare dell’altare con i simboli del Triduo Pasquale

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