Natale 2021: tornare bambini per accoglierLo Bambino

Editoriale Il Nostro S.Paolo dicembre 2021

don Pietro Marchetti, parroco

Noi viviamo in una nazione dove si diventa sempre più anziani e dove ci sono  sempre meno bambini, non solo nei numeri anagrafici, ma anche nel cuore. Per questo Dio ci chiede di “tornare bambini”  e di accoglierLo Bambino.

Tornare bambini: loro non si stancano mai di cercare, non smettono di sperare, hanno lo sguardo limpido del cielo, vasto e profondo come l’oceano. Per loro la realtà è sempre “scoperta” e “meraviglia”, l’avventura è il modo di stare al mondo, il gioco è festa quotidiana di libertà, la fiducia è il segreto della loro energia. Non parlo di un bambino perfetto: lo siamo stati tutti e sappiamo dei nostri egoismi, dei capricci, dell’agire istintivo, piccoli peccati che hanno segnato la nostra vita. I bambini sono piccoli, indifesi, bisognosi di tutto, eppure sempre aperti alla vita, alle cose, agli altri, sempre con le porte e le finestre spalancate sul mondo senza muri. Quell’essere creatura, quell’essere figlio gli basta perché il bimbo è felice di esserlo e non chiede altro che amare ed essere amato. Solo Gesù indica questa strada “Se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli “ (Mt.18,3).

La salvezza passa attraverso i bambini per la loro fiducia totale che è consegnare la propria vita nelle mani e nel cuore e nella mente della loro mamma e del loro papà. La salvezza passa per quell’attesa piena di speranza che segna il tempo della crescita; la salvezza passa attraverso il loro sguardo pieno di stupore e meraviglia rispetto a se stessi, agli altri e al mondo. La salvezza passa attraverso la sete di conoscenza: una curiosità fatta di domande a partire da quella decisiva: la domanda di bene, di bello e di vero che è l’impronta del Creatore nelle loro  anime. La salvezza passa attraverso la libertà dei bambini che è lo spazio e il tempo del gioco, la possibilità di creare mondi fantastici in cui ritrovano se stessi e gli altri. Solo l’orgoglio dell’uomo lo ha portato a pensare di poter passare da figlio a creatore: il peccato originale è il rifiuto del dono più grande: essere figli. Per questo avviene l’impensabile: Dio si fa figlio. Accogliere quindi Gesù nel Natale, vuol dire ritrovare il nostro essere figli, in quel bambino  che ci ricorda di non smettere mai di essere bambini. E se anche non lo siamo più anagraficamente, chiediamo al Signore di poterlo essere nel cuore, conservando quello stupore per il bello, il buono e il vero. Auguri di un Buon e Santo Natale, quel Gesù che nasce a Betlemme sotto Augusto, non è una favola, è storia, ma a differenza di tutte le altre storie, Egli si fa Salvezza: oggi come allora quel Bambino nasce per noi.    

E auguri di un Buon Anno 2022. 

Don Pietro parroco.

Programma 28 giugno – 5 luglio

Vivere il Mistero- Nella Chiesa nascente molto spesso i ministeri e le necessità creavano i generi letterari adatti per veicolare l’insegnamento e la memoria delle azioni di Gesù. La didaché cristiana era uno di queste forme letterarie tipiche della Chiesa nascente. Le caratteristiche di questa forma comunicativa sono semplificabili e riassumibili nel modo seguente. In un momento in cui la comunità era raccolta (forse vicino a una celebrazione liturgica) uno della comunità esprimeva i dubbi, le perplessità, le domande (personali o collettive) che potevano sorgere da una fede bisognosa ancora di crescere e, probabilmente, in difficoltà di fronte alle situazioni concrete della vita. L’Apostolo (o chi per lui), che aveva conosciuto Gesù fin dalla predicazione del Battista e che aveva vissuto con Lui fino all’Ascensione, proponeva alcune frasi o ricordava alcuni avvenimenti di Gesù (frasi dette o fatti compiuti in circostanze diverse e distanti tra loro), inerenti alla tematica toccata dai dubbi, dalle perplessità e dalle domande dei credenti. In Mt 10,37-42 abbiamo un «riassunto» di una didaché fatta nella comunità nascente. Le affermazioni, infatti, non hanno a livello letterario nessun legame logico, ma esprimono «risposte» ad altrettanti disagi vissuti dai credenti. Amare Gesù significa «saper» amare i propri cari e i propri amici, ma saper anche amare i propri nemici. L’amore di Cristo, infatti, offre al discepolo un’ottica nuova nel saper tessere i rapporti. Si tratta di un amore dove non abita solo l’affetto, ma anche la giustizia, la verità e la capacità di vedere il prossimo con lo stesso occhio di Dio. Essere discepoli di Cristo, poi, significa essere disposti a vivere la stessa situazione di Cristo quando ha preso su di sé la croce (solo, abbandonato da tutti, non capito, sofferente, ingiustamente accusato e condannato, ecc.). In altre parole, dev’essere capace di vivere la propria fede anche se chi lo circonda non lo comprende. Infine, accogliere Cristo equivale a diventare suoi discepoli. Il che significa aver accolto colui che ha mandato Gesù, cioè Dio, nella propria vita. E Dio vuole che Gesù non perda nessuno di questi (cf. Gv 6,39): il vero discepolo ha la consapevolezza di essere salvo. Il «premio» che deriva dall’accoglienza è stabilito da Gesù, non dall’uomo. Accogliere il profeta e il giusto (il massimo della santità) significava, al tempo di Gesù, essere meritevoli davanti a Dio. Basta ricordare Simone il fariseo che accoglie il «profeta» Gesù a pranzo nella propria casa (Lc 7,36-50). Al profeta e al giusto Gesù associa anche il proprio discepolo. Chi fa anche un minimo di bene (un bicchiere di acqua fresca) a un discepolo di Cristo si rende meritevole come colui che accoglie un profeta e un giusto. Il brano di Mt 10,37-42 costituisce la parte finale del discorso apostolico di Matteo. La liturgia introduce il Vangelo con un incipit che dice «In quel tempo disse Gesù ai suoi apostoli». Il testo biblico-liturgico si può suddividere in tre parti: i detti che vengono inclusi dall’espressione «Non è degno di me»; il detto sulla vita e i detti sull’accoglienza ricompensata. La prima parte presenta l’aspetto negativo (chi non è degno di Gesù, mentre la seconda, l’aspetto positivo (chi accoglie un profeta, un giusto, un discepolo, accoglie Dio). Al centro del testo c’è il detto sulla vita. Questo detto, in Matteo, è un po’ enigmatico. Meno in Marco, dove il lettore può leggere il testo in questo modo: chi avrà tenuto per sé la propria vita (secondo il pensiero degli uomini), la perderà. (secondo il pensiero di Dio), e chi avrà perduto la propria vita per causa mia (secondo il pensiero degli uomini), la troverà (secondo il pensiero di Dio). I detti «Non è degno di me» sono raggruppati in una sequenza adatta a tenerli a memoria. Vanno letti come un unico detto. Si tratta di espressioni originali di Gesù che rispondevano a una domanda precisa: qual è l’amore più grande, quello verso i propri cari o quello verso Cristo? E la risposta è semplice e precisa: se uno ama Cristo sa amare correttamente anche i propri cari. Amando, invece, i propri cari per primi c’è il grosso rischio che, in nome dell’amore, si scavalchi il valore della verità e il valore della giustizia. Il detto sulla vita va compreso collocandosi in un punto di vista preciso: è il punto di vista umano. Chi «umanamente» sembra aver trovato la sua vita (non interessa se con la menzogna e l’imbroglio), la perderà sotto il profilo spirituale. Chi sotto il profilo umano sembra aver buttato via la sua vita (perché umanamente non è «furbo» in quanto ha osservato la verità, la giustizia, l’amore, ecc.), sotto il profilo divino, invece, l’ha totalmente guadagnata. Infine il detto sull’accoglienza forse nasconde qualche cosa di «vissuto» dalla Chiesa nascente. Accogliere il vero discepolo di Cristo significa accogliere Dio stesso «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato». Matteo, probabilmente, si rifà al periodo di persecuzione nel quale anche il pagano che accoglie il discepolo avrà la stessa ricompensa del discepolo. Qualunque cosa di bene venga fatta, anche la realtà più piccola (un bicchiere d’acqua), avrà da Dio la ricompensa.

28 giugno

 

XIII del T. Ordinario

28 giugno 2020

n. XI / 31

Parrocchia della Conversione di S. Paolo Apostolo

48024 Massa Lombarda – RA

Via Roli, 2

Tel. e fax 0545 81339

E-mail parrocchiaconversione@virgilio.it

Sito Internet parrocchiesanpaoloesangiacomo.it

Letture: 2Re 4,8-11.14-16a / dal Salmo 88 / Romani 6,3-4.8-11

Canterò per sempre l’amore del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (10,37-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, inverità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

VITA ECCLESIALE
Sabato 27 18.30 + Dovadola Ivano
Domenica 28 10.30 + Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo
Lunedì 29 18.30 + Montesi Natale
Martedì 30
Mercoledì 01
Giovedì 02 18.30 + Paola

Per una coppia di sposi (viventi)

Venerdì 03
Sabato 04 18.30 + Ruffini Armanda
Domenica 05 10.30 + Gattucci Stefano

Orario

Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito Internet della parrocchia

Orario SS. Messe Feriale : Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 20.30 Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..) che sono opportunamente poste in evidenza e portate a conoscenza di tutti.

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 16,13-19 Mt 8,23-27 Mt 8,28-34 Mt 9,1-8 Gv 20,24-29 Mt 9,14-17
Anno : AGiugno – Luglio 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 28

XIII del T.O.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Lunedì 29

Ss. Pietro e Paolo

S. Messa ad orario feriale
Martedì 30 Ore 20.45 (oratorio) : Consiglio parrocchiale A.C.
Venerdì 03

S. Tommaso Ap.

Primo venerdì del mese – Comunione ai malati

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Domenica 05

XIV del T.O.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Settimana 21-28 Giugno 202

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

Vivere il Mistero- Il cristiano sa che nel mondo la sua vita non sarà senza difficoltà. Gesù aveva detto: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». Questa difficoltà può portare il credente a diventare un personaggio trasparente nella società e a ridurre la propria fede a qualcosa che piaccia personalmente. La religione «fai da te» oggi, purtroppo, è la più gettonata. Diventa, perciò, importante il «mio» modo di immaginarmi Dio, il «mio» modo di rapportarmi con Lui, il «mio» momento di raccoglimento, il «mio» modo di sentire la verità di fede, il «mio» modo di pensare la morale. I Padri della Chiesa, di fronte a questo atteggiamento dove il mio «io» diventa un assoluto, avrebbero obiettato che Gesù ci ha insegnato a dire «Padre nostro», e non «Padre mio». Gesù era stato chiaro in merito: il cristiano è colui che testimonia Gesù Cristo davanti a chiunque, in ogni situazione della vita, in qualunque momento: «Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio». La testimonianza della fede è parte integrante del progetto cristiano di vita. Non si tratta di testimoniare ciò che piace o ciò che si ritiene valido secondo la propria spiritualità. Gesù è chiaro: si tratta di testimoniare Lui e non cose o verità (degnissime ma parziali). Non possono nel cristianesimo, essere confusi imprecisati spiritualismi e ambigue filantropie con la fede in Gesù. La vera testimonianza fa rivivere nella storia uno o più aspetti che furono in Cristo Gesù. Se per questo il credente viene perseguitato, sarebbe opportuno ricordare che Gesù lo ha chiamato «beato». Una proposta così forte può far paura. In Mt 10,26-35 Gesù prescrive per tre volte di non aver paura. È interessante notare come gli apostoli possano avere paura degli uomini a causa di ciò che devono predicare. All’epoca di Gesù c’erano diverse religioni dell’arcano. Si trattava di sétte dove le dottrine non dovevano essere fatte conoscere fuori della cerchia degli adepti. Gesù dice con chiarezza che il cristianesimo non è una religione dell’arcano, bensì della trasparenza più grande. Il Maestro è consapevole che la libertà con cui i Dodici predicheranno, potrebbe procurare loro delle persecuzioni. La paura non fa parte del cristianesimo. Anzi, i paurosi (greco: dèiloi) non hanno posto nel regno dei cieli. Non si tratta qui della paura che tutti possono avere di fronte al pericolo e che appartiene agli strumenti di allarme che la psiche umana attiva perché l’individuo si difenda. Si tratta invece di quella paura che è presente in coloro che sono codardi perché senza fede, come gli apostoli in mezzo alla burrasca nel lago di Tiberiade. Gesù chiede che i suoi discepoli abbiano una fede tale da far superare questa paura. Per questo motivo, nella colletta propria, la comunità credente prega: «Sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta». Il testo del Vangelo è compatto, esegeticamente ben delimitato. Fa parte del grande discorso apostolico di Gesù. Il brano è caratterizzato dall’uso del verbo greco fobèo (temere), che purtroppo viene tradotto in italiano con vocaboli diversi (Non li temete dunque; non abbiate paura; temete piuttosto, non abbiate dunque timore). L’uso del verbo permette di dividere il testo in due momenti. Il testo di Mt 10,26-31, dove il verbo è usato, è articolato sul comando «Non abbiate paura», espressione che si colloca all’inizio, al centro e alla fine del testo. Viene presentato ciò che per davvero il discepolo non deve o deve temere. Il testo di Mt 10,32-33 è costruito su un parallelismo antitetico che ruota attorno alla coppia verbale «riconoscere-rinnegare»: (mi riconoscerà / lo riconoscerò; mi rinnegherà / lo rinnegherò). Vi si trova l’illustrazione del legame strettissimo fra la testimonianza del discepolo davanti agli uomini e la testimonianza di Gesù davanti al Padre.

21 giugno

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Parrocchia della Conversione di S. Paolo Apostolo

48024 Massa Lombarda – RA

 

 

Via Roli, 2

Tel. e fax 0545 81339

E-mail parrocchiaconversione@virgilio.it

Sito Internet parrocchiesanpaoloesangiacomo.it

XII del T. Ordinario

21 giugno 2020

n. XI / 30

Letture: Geremia 20,10-13 / dal Salmo 68 / Romani 5,12-15

Nella tua grande bontà, rispondimi, o Dio

Dal Vangelo secondo Matteo (10,26-33)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.

Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 20 Vivi e defunti della famiglia Dovadola Ivano e parenti vivi e defunti delle famiglie Dovadola-Ruffini
Domenica 21 10.30

18.30

+ Dalle vacche Roberto

+ Antonio

Lunedì 22 18.30 + Castelli Adriano
Martedì 23 8.00 + Golinelli Luciano
Mercoledì 24 18.30 + Biagio Piccolo
Giovedì 25
Venerdì 26 8.00 + Valentino Filomena
Sabato 27 18.30 + Dovadola Ivano
Domenica 28 10.30

18.30

+ Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo

Orario

Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito Internet della parrocchia

Orario SS. Messe Feriale : Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 20.30 Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..) che sono opportunamente poste in evidenza e portate a conoscenza di tutti.

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 7,1-5 Mt 7,6.12-14 Lc 1,57-66.80 Mt 7,21-29 Mt 8,1-4 Mt 8,5-17
Anno : A

Giugno 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 21

XII del T.O.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 17.55 (S. Paolo) : Recita del S. Rosario.

Mercoledì 24

Natività di S. Giovanni Battista

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 26 Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Domenica 28

XIII del T.O.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 17.55 (S. Paolo) : Recita del S. Rosario.

Santa PASQUA: più forte della morte è l’AMORE

don Pietro Marchetti, parroco

“Colui che conosce il mistero della Resurrezione conosce il senso delle cose, conosce il fine per il quale Dio fin da principio creò tutto” (S. Massimo il confessore).

Poniamoci un semplice domanda: perché Gesù è risorto da morte?

Potremmo rispondere: perché era Figlio di Dio. La risposta è vera, ma parziale; oppure che la resurrezione è il miracolo dei miracoli; anche questa è vera, ma insufficiente.

Nell’Antico Testamento la morte è indicata come il segno per eccellenza della fragilità umana, ma ciascuno porta dentro di sé il “senso dell’eterno” (Qoelet capitolo 3 versetto 11). Ogni essere umano trova senso nella misura in cui sa vivere dei gesti che restano nel tempo: ma tutto passa, se tutto finisce con la morte, che senso ha la nostra esistenza?

Qui entra in gioco la riflessione umanissima che ogni uomo e ogni donna fanno da sempre e in tutte le culture: vivere è amare. Quando diciamo a qualcuno “Ti amo” ciò equivale ad affermare: “Io voglio che tu viva per sempre”: la nostra vita trova senso solo nell’esperienza dell’amare e dell’essere amati, e tutti siamo alla ricerca di un amore con i tratti di eternità. Nel Cantico dei Cantici, l’amato dice all’amata: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore come sigillo sul tuo braccio perché forte come la morte è l’amore, tenace come l’inferno è lo slancio amoroso. Le sue vampe sono fiamme di fuoco, una fiamma del Signore” (Cantico dei Cantici cap. 8, versetti 6 e 7). Tenendo presente tale orizzonte allora ci domandiamo: perché Gesù è risorto da morte?

Leggendo nei Vangeli e nel Nuovo Testamento possiamo concludere che Gesù è risorto perché la sua vita è stata AGAPE, è stata amore vissuto per gli altri e per Dio fino all’estremo: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine” (Vangelo di Giovanni capitolo 13 versetto 1), quindi Gesù è stato risuscitato da Dio in risposta alla vita che ha vissuto, al suo modo di vivere nell’amore fino all’estremo; possiamo così dire che è stato il suo amore più forte della morte. Quindi se Gesù è stato l’amore, come poteva essere contenuto nella tomba? Dio risuscitando Gesù ha così dichiarato che Lui ha manifestato nell’amore tutto quello che Dio voleva far conoscere di sé all’uomo.

E’ significativo poi che Gesù sia apparso alle donne e ai discepoli, non trasfigurato, come sul monte Tabor, ma nelle vesti di un giardiniere, di un viandante, di un pescatore, cioè si è manifestato nello stesso modo con cui aveva vissuto la sua esistenza terrena nella quale aveva raccontato la possibilità dell’amore. Gli Apostoli poi racconteranno come davvero Dio in Gesù ha espresso quella forza dell’amore che è più forte della morte.

Quindi l’unico prezzo che il cristianesimo ci richiede per essere vissuto e compreso in profondità è quello dell’amore. Siamo chiamati ad immergerci nell’amore di Dio, quell’amore di cui regola e forma è l’amore di Cristo che ha speso giorno dopo giorno la sua vita per gli altri: in questo modo la nostra vita potrà avere un senso, una direzione, un sapore. Ecco perché quando siamo incapaci di sperare nella resurrezione, è perché in verità non crediamo che l’amore possa avere l’ultima parola: credere e sperare, la resurrezione è una questione d’amore, perché solo l’amore ha provocato la resurrezione di Gesù.

Più forte della morte è stato l’amore vissuto da Gesù Cristo: è questo che noi cristiani dovremmo annunciare, con umiltà e discrezione, a tutti gli uomini e le donne. Un cammino, nel quale si parta dal presupposto che l’amore è in grado di combattere la morte, fino a vincerla, certamente può interessare anche i non credenti; in questo modo la resurrezione di Gesù può parlare a tutti i nostri fratelli e sorelle inumanità.

Buona Pasqua a tutti.

Il numero completo del Bostro S.Paolo n 3 – maggio 2019

Medjugorje, 2 Febbraio 2019

” Cari figli l’amore

e la bontà del Padre Celeste danno delle rivelazioni

che fanno sì che la fede cresca, venga spiegata,

porti pace, sicurezza e speranza.

Così anch’io, figli miei, per l’amore misericordioso del Padre Celeste,

vi mostro sempre di nuovo la via a mio Figlio, all’eterna salvezza;

purtroppo, però, molti miei figli non vogliono ascoltarmi.

Molti miei figli esitano.

Ma io, io, nel tempo ed oltre il tempo,

ho sempre magnificato il Signore

per tutto quello che ha fatto in me e per mezzo di me.

Mio Figlio si dà a voi, spezza il pane con voi,

vi dice parole di vita eterna perché le portiate a tutti.

E voi, figli miei, apostoli del mio amore,

di cosa avete paura, se mio Figlio è con voi?

Mostrategli le vostre anime,

affinché egli possa essere in esse

e possa rendervi strumenti di fede, strumenti d’amore.

Figli miei, vivete il Vangelo,

vivete l’amore misericordioso verso il prossimo;

ma soprattutto vivete l’amore verso il Padre Celeste.

Figli miei, non siete uniti per caso.

Il Padre Celeste non unisce nessuno per caso.

Mio Figlio parla alle vostre anime, io vi parlo al cuore.

Come Madre vi dico: incamminatevi con me!

Amatevi gli uni gli altri, testimoniate!

Non dovete temere di difendere col vostro esempio la verità,

la Parola di Dio, che è eterna e non cambia mai.

Figli miei, chi opera nella luce dell’amore misericordioso e della verità,

è sempre aiutato dal Cielo e non è solo.

Apostoli del mio amore,

vi riconoscano sempre fra tutti gli altri per il vostro nascondimento,

l’amore e la serenità.

Io sono con voi.

Vi ringrazio. “

Medjugorje, 25 Gennaio 2019

 

” Cari figli!

Oggi, come madre vi invito alla conversione.

Questo tempo è per voi, figlioli,

il tempo del silenzio e della preghiera.

Perciò, nel calore del vostro cuore

cresca il chicco della speranza e della fede e voi, figlioli,

di giorno in giorno sentirete il bisogno di pregare di più.

La vostra vita diventerà ordinata e responsabile.

Comprenderete, figlioli, di essere di passaggio qui sulla terra

e sentirete il bisogno di essere più vicini a Dio

e con l’amore darete testimonianza della vostra esperienza dell’incontro con Dio,

che condividerete con gli altri.

Io sono con voi e prego per voi

ma non posso senza il vostro Sì.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata. “

Medjugorje, 2 Gennaio 2019

 

Cari figli

purtroppo in mezzo a voi, figli miei, c’è tanta lotta, odio, propri interessi ed egoismo.

Figli miei, così facilmente dimenticate mio Figlio, le Sue parole ed il Suo amore.

La fede si spegne in molte anime ed il cuore è preso dalle cose materiali del mondo.

Però il mio cuore materno sa che in mezzo a voi ci sono coloro che credono ed amano,

coloro che cercano di avvicinarsi sempre più a mio Figlio,

che Lo cercano instancabilmente e, in questo modo, cercano anche me.

Questi sono gli umili e i miti i quali,

con il dolore e la sofferenza che sopportano nel silenzio,

con la loro speranza e soprattutto con la loro fede,

sono gli apostoli del mio amore.

Figli miei, apostoli del mio amore,

vi insegno che mio Figlio non cerca preghiere con troppe parole

ma anche le opere ed i sentimenti.

Pregate che nella preghiera cresciate nella fede e cresciate nell’amore.

Amatevi gli uni e gli altri:

questo è ciò che Lui chiede, questa è la via per la vita eterna.

Figli miei, non dimenticate che mio Figlio ha portato la luce a questo mondo.

L’ha portata a coloro che hanno voluto vederla e riceverla.

Questi siate voi, perché questa è la luce della verità, della pace e dell’amore.

Io vi guido maternamente ad adorare mio Figlio, ad amarLo come me.

Che i vostri pensieri, parole ed opere siano rivolte a mio Figlio,

che siano in Suo nome: solo allora il mio cuore sarà colmo.

Vi ringrazio.”

Medjugorje, 25 Dicembre 2018

Messaggio Annuale a Jakov Colo:

“Cari figli,

in questo giorno di grazia vi invito all’amore.

Figlioli, Dio vi ama immensamente e perciò figlioli, pieni di fiducia,

senza guardare indietro e senza timore

abbandonategli completamente i vostri cuori

affinché Dio li riempia con il Suo amore.

Non abbiate paura a credere al Suo amore ed alla Sua misericordia

perché il Suo amore è più forte di ogni vostra debolezza e paura.

Perciò, figli miei, pieni di amore nei vostri cuori confidate in Gesù

e pronunciategli il vostro Sì

perché Lui è l’unica via che vi conduce al Padre Eterno”.

 

Messaggio Mensile a Marija:

“Cari figli!

Vi porto mio Figlio Gesù che è il Re della pace.

Lui vi dona la pace, che questa pace non sia solo per voi, figlioli,

ma portatela agli altri nella gioia e nell’umiltà.

Io sono con voi e prego per voi in questo tempo di grazia che Dio desidera darvi.

La mia presenza è il segno dell’amore,

mentre sono qui con voi per proteggervi e guidarvi verso l’eternità.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”