Medjugorje, messaggio annuale a Mirjana del 18 marzo 2023

“Cari figli,

vi invito a conoscere

il meglio possibile mio Figlio

attraverso la preghiera e la misericordia.

Perché con i cuori puri ed aperti

impariate ad ascoltare.

Ascoltare ciò che vi dice mio Figlio

per riacquistare la vista spirituale.

Come un unico popolo di Dio,

in comunione con mio Figlio,

testimoniate la verità con la vostra vita.

Pregate, figli miei,

affinché insieme a mio Figlio

possiate portare solo pace, gioia ed amore

a tutti i vostri fratelli e sorelle.

Io sono con voi

e vi benedico con la mia benedizione materna.”

Pasqua 2023: dalle ceneri alla Vita: vuoi viaggiare con noi ?

don Pietro Marchetti, parroco

Che strano questo titolo vero ?
Me l’ha suggerito Papa Francesco quando in un suo discorso ha detto: “ non vi accada di essere “turisti della vita” che la guardano solo all’esterno, superficialmente. E nel silenzio, seguendo il ritmo del vostro cuore, parlate a Dio. Raccontategli di voi stessi, e anche di coloro che incontrate ogni giorno e che Lui vi dona come compagni di viaggio. Portategli i volti, le situazioni liete e dolorose, perché non c’è preghiera senza relazioni, così come non c’è gioia senza amore”.
Sì, cari parrocchiani, la vita è un viaggio, da sempre e per tutti. Anche la Quaresima che stiamo vivendo vuol essere un viaggio per rimetterci in cammino con più animo e consapevolezza. In questo viaggio abbiamo già vissuto alcuni riti molto significativi come l’imposizione delle Ceneri che ci ricorda che il nostro deve essere un cammino di Conversione, che inizia dal rinnovare il nostro modo di pensare, per uno sguardo più profondo su noi stessi, sugli altri, sul mondo, sulla storia e una vita più umana. Ne vivremo poi tanti altri come quel rito del Giovedì Santo della lavanda dei piedi. La Quaresima è un percorso di conversione che comincia dalla nostra testa e arriva ai piedi degli altri. E’ un cammino dove lasciarci lavare, purificare dalla Parola di Dio e dallo Spirito di Gesù, per accogliere, come famiglia di Gesù, uniti, quell’esplosione di Vita che è la Pasqua e testimoniarla agli uomini e alle donne di oggi con coraggio e amore.
Un viaggio, quello della Quaresima, consapevole, da vivere con leggerezza e con serietà, per decidere la meta e poi non sbagliare strada nella vita. Aiutati dalla Parola di Dio siamo spinti a guardare oltre il presente che a volte ci pesa. Come in tutti i viaggi impegnativi, avremo bisogno di fermarci e trovare acqua buona per dissetarci.
E’ fondamentale chiedere al Signore il dono della luce per vedere nel buio e ritrovare vita, calore, quando le forze ci mancheranno e ci verrà voglia di desistere dal camminare.
Ma fondamentale sarà contemplare Gesù sulla croce per attraversare con Lui la sofferenza di oggi e di domani, nostra e di chi incontriamo per ripartire con speranza, noi e gli altri. Vuoi camminare con noi e con Gesù? Vieni, aspettiamo anche te in questa scalata verso la cima, verso la vita nuova della Resurrezione.
Buona Pasqua a tutti.

(Editoriale Il Nostro S.Paolo n 2 marzo 2023)

Programma dal 11 al 19 marzo 2023

Letture: Esodo 17,3-7 / Salmo 94 / Romani 5,1-2.5-8

Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 11 18.00 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando
Domenica 12 10.30

18.00

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Gerardina

+ Baldini Norberto e Baldini Luigia

Lunedì 13 18.00 + Monesi Gino
Martedì 14
Mercoledì 15
Giovedì 16
Venerdì 17 20.30 + Elmore, Rita e Stefano
Sabato 18 18.00 + Sangiorgi Tomaso
Domenica 19 10.30 + Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Torquato, Luciana, Antonietta e Lorenzo

+ Brignani Gregorio e Poggiali Santa

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Marzo 2023

Domenica 12

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Cattedrale) : Incontro diocesano cresimandi

Ore 15.00 (oratorio) : Commedia dialettale presentata dalla filodrammatica di Casola Canina dal titolo “Una chembra par du”

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Venerdì 17

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 4a Stazione Quaresimale

Domenica 19

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2 – Il 17 e 18 marzo ha luogo la “24 ore per il Signore” iniziativa quaresimale di preghiera e riconciliazione voluta da Papa Francesco. Oltre alle iniziative già in programma per il pomeriggio-sera di venerdì, il sacerdote è disponibile per la confessione Venerdì dalle 10.00 alle 11.30 e sabato dalle 11.00 alle 12.00.

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 4,24-30 Mt 18,21-35 Mt 5,17-19 Lc 11,14-23 Mc 12,28b-34 Lc 18,9-14

Vivere il Mistero- Il Signore Gesù cerca di incontrare la nostra umanità assetata e si pone sulla nostra strada attendendoci accanto a quel pozzo (Gv 4,6) cui dobbiamo ritornare ogni giorno per attingere l’energia necessaria per continuare il cammino. Egli ci attende e, invece di farlo nella forza, mette sotto i nostri occhi lo spettacolo della nostra debolezza senza dirci che ci appartiene, ma dandoci persino l’impressione – almeno per un attimo – di essere noi dalla parte della forza: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo…»… Prima di venirci incontro con la sua potenza di salvezza, il Signore si mette accanto a noi per condividere tutta la nostra debolezza. Anzi, si mostra ancora più bisognoso di noi, tanto da poter essere persino un po’ canzonato da questa donna che, di certo, deve aver conosciuto, nella sua vita, uomini molto diversi da questo, che ascolta in modo più «profondo» del pozzo dove ogni giorno cerca di attingere un secchio di speranza e le chiede aiuto imponendosi a lei con la sua debolezza. Potremo anche noi unirci al coro dei samaritani che acclamano Gesù come «salvatore del mondo» (4,42) nella misura in cui lo avremo scoperto, secondo una bellissima espressione di Isacco Siro, come «il grande esperto della nostra debolezza». (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

L’altare perde anche la sua antica dimensione piuttosto contenuta, scompare il ciborio, e si sviluppa intorno ad esso, nella parte terminale dell’abside, un nuovo spazio per il clero, il coro. Quando il culto dei Santi riceve un nuovo e forte impulso, alla fine del IX secolo, comincia a essere collocato stabilmente sulla mensa un nuovo elemento: i reliquiari dei santi. Ciò diventa il punto di partenza per una profonda trasformazione pure della struttura esterna dell’altare, specialmente nel periodo del fiorire dello stile gotico (secolo XII-XIV): la sua forma si allunga, viene spostato sempre più in fondo all’abside, è sopraelevato con alcuni gradini, si sviluppa dietro ad esso una sovrastruttura architettonica, inizialmente con dei dossali poggiati sulla parte posteriore dell’altare che diventavano decorativi oppure permettono di accogliere i reliquiari e posizionarli in alto. Mano a mano la struttura si arricchisce di altri nuovi elementi architettonici, particolarmente intorno alle urne con le reliquie, e si eleva verso l’alto con diversi ripiani e scomparti, a loro volta riempiti di pitture e sculture. Attraverso l’arte del Rinascimento e poi del Barocco l’altare maggiore, addossato alla parete absidale, diventa ancora più imponente e spettacolare, assumendo sempre di più l’apparenza e la funzione di un monumento, quale espressione di gloria. La pala d’altare, ora a scena unica e senza scomparti, è sviluppata nelle dimensioni e offre agli artisti motivo di realizzare attorno ad essa una vasta inquadratura architettonica in marmo o in stucco, con colonne, cornicioni, timpani, statue di santi, gruppi di angeli. Le grandiose proporzioni di tale struttura la fanno diventare un vero e proprio monumento, nel quale l’altare quasi si perde, ridotto a un ripiano lungo e rettangolare: esso appare più come un accessorio del grandioso monumento absidale piuttosto che il centro dell’aula liturgica. Un’ulteriore trasformazione dell’altare, soprattutto della sua funzione, è quella che avviene nel medesimo periodo storico e artistico: da «mensa» per l’Eucaristia, si trasforma a «mensola» per il tabernacolo. [8-continua]

Programma dal 4 al 12 marzo 2023

Letture: Genesi 12,1-4a / Salmo 32 / 2Timoteo 1,8b-10

Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04 18.00 + Giuseppe, Salvatore e Lucia, Vittorio, Guido ed Elisabetta
Domenica 05 10.30 + Amatulli Felice

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

Lunedì 06
Martedì 07 8.00 + Angelina, Ubaldo, Maria e Massimiliano
Mercoledì 08 18.00 + Anna Maria, Antonietta, Jovencio e Andrea
Giovedì 09
Venerdì 10
Sabato 11 18.00 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando
Domenica 12 10.30

18.00

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Baldini Norberto e Baldini Luigia

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Marzo 2023

Domenica 05

II di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Giovedì 09 Adorazione eucaristica di vicariato

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario

Ore 21.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica per le vocazioni

Venerdì 10

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale

Domenica 12

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Cattedrale) : Incontro diocesano cresimandi

Ore 15.00 (oratorio) : Commedia dialettale presentata dalla filodrammatica di Casola Canina dal titolo “Una chembra par du”

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 6,36-38 Mt 23,1-12 Mt 20,17-28 Lc 16,19-31 Mt 21,33-43.

45-46

Lc 15,1-3.

11-32

Vivere il Mistero- Come ogni anno, in questa seconda domenica di Quaresima siamo condotti, «in disparte» su un alto monte. Nel Vangelo secondo Matteo il «monte» è una figura maggiore ed è evocata in riferimento a Mosè la cui vita è un continuo andirivieni tra il deserto e la montagna. La prima volta che il «monte alto» compare nel Vangelo è proprio quando il diavolo vi conduce il Signore Gesù per l’ultima delle tre tentazioni di cui abbiamo letto domenica scorsa. Siamo condotti sul monte per non temere di seguire Gesù verso il suo mistero pasquale. Per fare questo siamo chiamati a rileggere ogni passo della nostra vita alla luce di ogni tratto della storia della salvezza. Si tratta di puntare direttamente e decisamente a conformare la nostra vita sul modello di quella del «Figlio amato» offerto e consegnato. La trasfigurazione non mostra un’altra realtà, ma ci presenta la verità della nostra vita che diventa luminosa se è conforme alla logica del dono di sé. Il tempo di Quaresima ci è dato come occasione per ripartire anche noi sulla Parola del Signore che vuole fare, della nostra capacità di camminare insieme, il luogo della benedizione per «tutte le famiglie della terra». Questo esige che sappiamo andare – in un vero esodo da noi stessi – oltre le nostre abitudini, le nostre paure e le nostre resistenze, per camminare accanto ai nostri fratelli, al di sopra di ogni sospetto e di ogni autoriferimento. Solo così ci apriremo a un ascolto vero, capace di dare alla nostra vita ali sempre più ampie che ci permettano di elevarci al di sopra delle nostre piccinerie, fino a renderci capaci di consegnarci come Cristo Signore. Nella misura in cui lo sguardo del nostro cuore si poserà amorevolmente su «Gesù solo», sarà capace di ritrovare lo sguardo di ogni fratello e sorella che sono la nostra «casa» e la nostra «terra» di benedizione. Così ogni angolo della nostra vita si trasformerà in un luogo sempre possibile di trasfigurazione attraverso uno sguardo d’amore in cui risplende «la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo» (2 Tm 1,10). (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

La forma dell’altare delle chiese più antiche e di tutte quelle dell’alto medioevo, praticamente dal IV al IX secolo, tendeva preferibilmente al quadrato o leggermente alla forma rettangolare, con i lati che non sorpassavano il metro di altezza e larghezza, quindi con dimensioni assai modeste; l’iconografia lo presenta spesso coperto da una sola tovaglia (già testimoniata negli Atti apocrifi di san Tommaso), che scende solitamente fino a terra, conferendo all’altare la forma di un cubo. Solo dall’VIII secolo comincia a esserci una molteplicità di tovaglie e fino al XII/XIII secolo la liturgia romana non prevedeva nessun’altra cosa sull’altare, né croce né candelieri, se non le oblate per l’Eucaristia. A volte, almeno nel primo millennio e nello stile romanico, viene eretto sopra l’altare un ciborio; si tratta di una cupola sorretta da quattro colonne, una specie di baldacchino, che conferisce all’altare venerazione e solennità. La Chiesa antica, inoltre, coerente al simbolismo di vedere nell’altare il segno di Cristo fino al punto di identificarlo – «l’altare è Cristo» – tramandava l’uso di un unico altare, come unico è Cristo, e di conseguenza di una sola celebrazione della Messa. Come l’edificio cultuale è uno, così uno è anche l’altare: un solo altare, un solo Salvatore, una sola fede, una sola celebrazione, una sola Chiesa. Tale equilibrio, purtroppo, lo troviamo già spezzato nel VI secolo: nella chiesa cominciano a esserci più altari collocati normalmente lungo le navate laterali e, con il passare del tempo, diventano sempre più numerosi. I motivi sono molteplici e compositi: la crescente venerazione e devozione verso i martiri e i santi, ai quali vengono appunto dedicati gli altari; l’aumentato numero dei monaci sacerdoti nelle chiese dei monasteri (secolo VII-VIII); le celebrazioni delle Messe ripetute da uno stesso sacerdote, sia nelle cattedrali sia nelle chiese urbane e rurali, per il suffragio dei defunti e le intenzioni degli offerenti, le varie necessità o la venerazione dei santi e delle loro reliquie (secolo IX); la crescita repentina anche del clero nelle città (secolo XIII). Pur nella molteplicità degli altari, a volte rasentante l’esagerazione, non si perdette comunque mai di vista l’ideale unicità dell’altare cristiano, conservato nella particolare distinzione riservata a quello principale, «l’altare maggiore», il quale tuttavia venne a subire una radicale trasformazione. Già verso la fine del primo millennio il cambiamento diventa evidente: l’altare maggiore, posto idealmente al centro dell’assemblea, comincia ad allontanarsi da essa e viene relegato e chiuso nel presbiterio, dove il sacerdote celebra normalmente orientato verso oriente, almeno idealmente, verso il fondo dell’abside. Se poi il presbiterio è alto, perché dopo il Mille spesso viene costruita anche la cripta, all’interno della chiesa si crea una frattura anche strutturale tra l’assemblea e il sacerdote. [7-continua]

Medjugorje, 23 febbraio 2023

“Cari figli!

Convertitevi e vestitevi di vesti penitenziali

e di profonda preghiera personale

e nell’umiltà chiedete la pace all’Altissimo.

In questo tempo di grazia

Satana vuole sedurvi e voi, figlioli,

guardate mio Figlio

e seguiteLo verso il Calvario,

nella rinuncia e nel digiuno.

Sono con voi

perché l’Altissimo mi ha permesso

di amarvi e di guidarvi verso la gioia del cuore,

nella fede che cresce in tutti coloro

che amano Dio sopra ogni cosa.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Programma dal 18 al 26 febbraio 2023

Letture: Levitico 19,1-2.17-18 / Salmo 102 / 1Corinzi 3,16-23

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 18 18.00
  • + Aristide
  • + Lino Foletti
  • + Giuseppe, Giovanna ed Enzo Folli
Domenica 19 10.30 50° di Matrimonio di: Pietrantoni Giuseppe

Franti Marilena

Giovanna

Lunedì 20 18.00 + Vandini Liviano
Martedì 21 8.00 + Antonio
Mercoledì 22 20.30 Per una famiglia (che chiede l’intercessione della Santa Famiglia)

+ Adriano Castelli

Giovedì 23
Venerdì 24 20.30 + Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda

+ Venturi Francesco

+ Folli Corrado

Sabato 25
Domenica 26

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Anno : A

Febbraio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19

VII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 20 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Mercoledì 22

Le Ceneri

Astinenza e digiuno

Inizio del Tempo di Quaresima

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Venerdì 24

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale

Domenica 26

I di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 9,14-29 Mc 9,30-37-9 Mt 6,1-6.16-18 Lc 9,22-25 Mt 9,14-15 Lc 5,27-32

Vivere il Mistero- II testo biblico-liturgico del Vangelo ha l’incipit liturgico che, come domenica scorsa, chiarisce il mittente e i destinatari («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»): quanto Gesù dice è per i suoi discepoli, non per altri. Il testo evangelico odierno fa parte del discorso della montagna che è la risposta alla domanda: «Se Gesù chiede la conversione, e convertirsi significa cambiare modo di pensare, quale modo di pensare deve acquisire il discepolo?». In questo brano, Gesù illustra con degli esempi (paradossi) come comportarsi con il malvagio e come identificare il prossimo. Gesù vuole superare una volta per tutte la legge del taglione («Occhio per occhio...») e il concetto di prossimo come correligionario buono. Il brano evangelico si fonda su due presupposti. Il cristiano è chiamato ad andare al di là della giustizia stretta e rigorosa, per giungere a una carità comprensiva, generosa e intelligente. Perché Gesù sceglie questi paradossi? Forse si può trovare una risposta nella teologia rabbinica. All’epoca di Gesù Io schiaffo era condannato (nel trattato Baba’ Qamma’, si dice che se un uomo colpisce un suo simile «con il rovescio della mano, gli darà 400 sus» [alcuni milioni] in riparazione). Per quanto riguarda il mantello, il pensiero rabbinico, infatti, diceva: «Chi dice: il mio è mio e il tuo è tuo, pensa come l’uomo comune (altri però dicono: è il modo di pensare di Sodoma). Chi dice: il mio è tuo e il tuo è mio, parla come il popolo della terra (che non conosce la Legge). Chi dice: il mio è tuo e il tuo è tuo, è l’uomo pio. Chi dice: il tuo è mio e il mio è mio, è il malfattore». Nel pensiero rabbinico c’era l’obbligo di accompagnare in viaggio il credente, ma non il «malvagio». Il pensiero rabbinico, infine, aveva accolto senza commenti il criterio dell’amore verso il correligionario (Lc 19,18) e dell’odio verso il nemico della fede (Dt 7,2; 23,6; Sal 139,19-24). Gesù dunque dialoga con il pensiero del suo tempo e lo supera. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Per il passaggio all’uso cristiano di «altare» si dovrà attendere ancora qualche tempo. Determinante al cambiamento terminologico sarà il raggiungimento della libertà religiosa, con l’editto di Milano del 313: il declino del culto pagano come religione di Stato e l’espandersi del cristianesimo ridimensionarono nella Chiesa il pericolo di confondere il sacrificio eucaristico con quello degli antichi culti compiuto sugli altari pagani. Il vocabolo non suscitava più ambiguità, al contrario ora poteva meglio significare quello che da sempre la comunità cristiana credeva del memoriale che celebrava: la «cena del Signore» è il «sacrificio di Cristo» e, di conseguenza, la «mensa del Signore» non poteva essere altro che un «altare» di questa offerta. 0uindi, la teologia che ha interpretato l’Eucaristia come sacrificio viene proiettata sulla tavola-mensa della celebrazione che, da questo momento, diventa altare per l’Eucaristia. Questa nuova denominazione avrà presto una larga diffusione e si imporrà universalmente nella liturgia latina come termine tecnico, mentre la prima locuzione paolina andrà completamente in disuso. Nelle nascenti comunità cristiane, che si riuniscono per «spezzare il pane» viene seguita la scelta di Gesù nell’ultima cena e la prassi del Nuovo Testamento (cf. At 2,42-46 e 20,7): si utilizza un tavolo da pranzo di tipo familiare, anche perché inizialmente il pasto sacramentale era unito al pasto comune. L’Eucaristia è celebrata nelle case private attorno a un tavolo di uso comune, che viene allestito per l’occasione. La forma dell’altare non ha nulla di specifico o di proprio, dato che si tratta di un oggetto, una tavola mobile, che si trova abitualmente nelle abitazioni: è la sua funzione nella celebrazione eucaristica che lo rende «altare», infatti una volta che il culto è terminato non perde il nome e il carattere profano. La più antica rappresentazione di un altare cristiano la troviamo nella cappella dei Sacramenti nel cimitero di S. Callisto: si tratta di un tavolino a tre piedi, non molto grande e mobile, usato quindi occasionalmente per la liturgia. L’altare, dunque, nei primi tre secoli è normalmente di legno, di piccole dimensioni e mobile, di forma rotonda, o quadrata, oppure a semicerchio o a forma di sigma arrotondato da una parte. Da questi primi altari, semplici tavoli approntati per la liturgia, si passerà – anche in un breve spazio di tempo – all’altare di pietra, quindi stabile nel luogo di culto che a sua volta non è più quello spazio riservato nelle case private ma in edifici appositamente costruiti per la liturgia. Nel IV secolo, con il diritto di possedere luoghi di culto pubblici (grazie all’editto di Licinio e Costantino nel 313) e con lo sviluppo dell’architettura basilicale, diventa prestissimo prassi consolidata sia in 0ccidente sia in Oriente porre un altare di pietra, fissato direttamente sul pavimento e senza gradini di accesso, collocato nello spazio absidale, davanti alla cattedra, o al centro del transetto che attraversava la grande navata. [5-continua]

Programma dal 11 al 19 febbraio 2023

Letture: Siracide 15,15-20 / Salmo 118 / 1Corinzi 2,6-10

Beato chi cammina nella legge del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-37)

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore

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VITA ECCLESIALE

Sabato 11

18.00

Parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa

+ Foschini Iref e Capucci Giuseppa

+ Pirazzini Rosina e deff. fam. Guadagnini Vincenzo

+ Cassani Eleuterio e Augusta e Geminiani Angelo

Domenica 12

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

+ Cesare, Elettra, Luigi e Antonio

+ Poggiali Dante

Lunedì 13

   

Martedì 14

   

Mercoledì 15

18.00

+ Marianna Servidori

+ Luciano Piovanelli

Giovedì 16

18.00

+ Bassi Giovanni, Resta Maria e Bassi Francesco

Venerdì 17

8.00

+ Dalfiume Uliano

Sabato 18

18.00

+ Aristide

+ Arcangelo Foletti

Domenica 19

10.30

50° di Matrimonio di: Pietrantoni Giuseppe

Franti Marilena Giovanna

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

 

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Febbraio 2023

Domenica 12

VI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Martedì 14

Ss. Cirillo e Metodio

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 15

Ore 20.30 (S. Paolo): Prove del “Coro S. Paolo”.

Venerdì 17

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 18

Ore 15.00 (oratorio) : Festa di carnevale per ragazzi

Domenica 19

VII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mc 8,11-13

Lc 10,1-9

Mc 8,22-26

Mc 8,27-33

Mc 8,34-9,1

Mc 9,2-13

Vivere il Mistero- Per il Vangelo la liturgia propone la forma lunga (Mt 5,17 -37) e la forma breve (5,20- 22a.27 -28.33 -34a.37). Se non ci sono motivi particolari di ordine pastorale (Praenotanda dell’Ordo Lectionum Missae l981,80), è preferibile proclamare la forma lunga. La forma lunga del Vangelo ha l’incipit liturgico lungo («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli») per chiarire chi sia il mittente e chi il destinatario. Non va dimenticato che nel testo originale, il discorso della montagna ha come uditori la folla e i discepoli (Mt 5,1-2: «Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo…»). La liturgia, invece, riduce ad ascoltatori solo i discepoli (Mt 5,17: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»). Il brano di Mt 5,17-37 è diviso in due parti. La prima parte, Mt 5,17-20, è caratterizzata dalla ripetizione «Io vi dico» (vv. 18.20) preceduta dalla tesi fondamentale: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti… ma a dare pieno compimento». La seconda parte, Mt 5,21- 57, è invece caratterizzata dalle quattro antitesi «Fu detto… Ma io vi dico» (vv.21.27.31.33), dove la prima e la quarta fungono da inclusione in quanto l’espressione lunga è ripetuta in modo esatto («Avete anche inteso che fu detto agli antichi»: vv. 21.33). Si tratta di una Legge nuova, dove la vecchia Legge di Mosè viene profondamente ritoccata: non si uccide il prossimo, nemmeno con le parole. La riconciliazione viene prima del culto. L’adulterio non si commette solo fisicamente, ma anche con il cuore. La lealtà non dev’essere un’eccezione, ma un metodo continuo: per questo non è necessario giurare. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

La sua specifica origine la troviamo non nelle are o negli altari sacrificali delle antiche religioni, compresa anche quella ebraica, ma nella tavola dell’ultima cena. Attorno a un tavolo, in una sala al piano superiore di una casa di Gerusalemme, Gesù ha radunato i suoi discepoli: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Su questa tavola Egli ha deposto il suo Corpo e il suo Sangue nelle specie del pane e del vino, quale realizzazione del sacrificio profetico dell’agnello pasquale ebraico. Su «l’altare del Cenacolo», dove Cristo ha anticipato il sacrificio offerto su «l’altare della Croce», non è più l’uomo che offre il cibo alla divinità, ma è Dio stesso che si dona e offre se stesso all’uomo come nutrimento per la vita eterna. L’Eucaristia non nasce nel tempio ma in una sala destinata al pasto familiare, nel Cenacolo di Gerusalemme, dove c’è non un altare-ara ma una tavola, durante la cena pasquale e al termine della quale egli disse: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare in memoria di lui, soprattutto «il primo giorno della settimana» (At 20,7) vale a dire la domenica, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha compiuto la vigilia della sua Passione (cf. At 2,42.46). L’altare dei cristiani, dunque, è segnato da una netta discontinuità con quello delle altre religioni, sebbene quello ebraico abbia una particolare importanza perché su di esso si compiva profeticamente il sacrificio al Dio unico e vero in attesa che Cristo stesso, divenuto «altare, vittima e sacerdote» (Prefazio pasquale V), offrisse, una volta per sempre, se stesso per la salvezza di tutti gli uomini (cf. Eb 7,27). All’origine dell’altare cristiano, che viene riservato unicamente alla celebrazione dell’Eucaristia, c’è una «tavola», quella dell’ultima cena. Il sacrificio di Cristo, perpetuato nel memoriale del sacramento, avviene nel contesto di un pasto. Si tratta di un dato storico e insieme teologico che non può mai venire meno o essere trascurato in ogni riflessione sull’altare, qualunque sia l’epoca o la situazione culturale nelle quali ha trovato la propria realizzazione. Tra i primi a parlare dell’altare dell’Eucaristia è san Paolo che lo indica semplicemente come «mensa del Signore» (1 Cor 10,21), «tavola» e non «altare», proprio in contrapposizione agli altari del culto pagano, e subito dopo crea un parallelo con la Sinassi eucaristica definendola «cena del Signore» (1 Cor 11,20). Le prime comunità cristiane hanno ben presente l’altare del tempio di Gerusalemme e, fuori da Israele, quello dei templi pagani, come strumenti di una forma di sacrificio che non possono più condividere, e per questo si guardano bene dal chiamare la mensa per la celebrazione eucaristica con il medesimo termine, Anzi, i primi apologisti- scrittori impegnati a difendere il cristianesimo dalle accuse rivolte dai pagani – insistono nell’affermare che i cristiani non hanno né templi né altari, ma assemblee e mense. L’altare cristiano, dunque, è diventato subito luogo di una discontinuità teologica e religiosa senza precedenti. [4-continua]