Letture: Isaia 50,5-9a / Salmo 114 / Giacomo 2,14-18
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 14 | 18.30 |
+ Forni Vilma e Semeraro Giacomo |
Domenica 15 | 10.30 | + Martini Giovanni |
Lunedì 16 | ||
Martedì 17 | 8.00 | Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano |
Mercoledì 18 | ||
Giovedì 19 | ||
Venerdì 20 | 8.00 | + Gagliardi Bruno, Resta Albertina ed Elodia |
Sabato 21 | 18.30 |
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Domenica 22 | 10.30 | + Barelli Giulia, Luigi e Alfredo Mondini |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario (escluso venerdì)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Anno : B
Settembre 2024 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 15
XXIV del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 (oratorio) e 18.30 (S. Paolo)
Ore 10.30 (oratorio) : S. Messa nel campo dell’oratorio Ore 20.30 (oratorio) : Giochi senza quartiere |
Lunedì 16 | Ore 20.30 (Cattedrale di Faenza) : Incontro interdiocesano con S.E. Mons. Castellucci sul tema “La Chiesa italiana nella fase profetica” |
Venerdì 20 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Sabato 21
S. Matteo Ap. |
S. Messa prefestiva ad orario
Ore 7.00 (Piazzale stazione) : Partenza del pellegrinaggio organizzato dall’ufficio diocesano pellegrinaggi in collaborazione con la parrocchia e l’Associazione “Don Orfeo” alla Certosa della Farneta e Lucca sulla tomba di padre Costa. |
Domenica 22
XXV del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo) |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Lc 7,1-10 | Lc 7,11-17 | Lc 7,31-35 | Lc 7,36-50 | Lc 8,1-3 | Mt 9,9-13 |
Vivere il mistero – Circa sei secoli prima di Gesù il Deutero-Isaia aveva tratteggiato l’identità del Servo di Yhwh in quattro carmi (Is 42,1-4.5-9; 49,1-6; 50,4-9.10-11; 52,13-53,12). Nel terzo carme, di cui oggi la liturgia legge una parte cospicua (Is 50,5-9), il Servo di Yhwh mostra la massima fiducia in Dio che gli ha affidato una missione. Profeticamente annuncia la figura di Gesù, che totalmente fiducioso in Dio Padre, svela la propria missione attraverso la profezia della sua passione, morte e risurrezione (Vangelo, Mc 8,27-35). Si tratta del vertice teologico del secondo Vangelo, dove viene presentata la figura del Maestro e quella del vero discepolo. Questa identità del Messia sconcerta Pietro che ha appena fatto la confessione di fede su Gesù: «Tu sei il Cristo». Il dialogo intercorso tra Pietro e Gesù può rappresentare la difficoltà di ogni cristiano ad accogliere le proposte del Maestro. Gesù risponde a Pietro e a ogni discepolo, di ogni tempo e luogo. Indica a Pietro il bisogno di riprendere dall’inizio la strada del discepolato («Va’ dietro a me...») per ritornare a pensare secondo Dio e non secondo g[i uomini. La sapienza di Dio è infinitamente superiore alla sapienza degli uomini (cf. 1 Cor 1,17-31). A chi vuol essere discepolo Gesù formula un invito: rinneghi se stesso – secondo il pensare degli uomini – e impari ad avere il coraggio di restare anche non capito e solo a causa della sua fede. Il testo di Mc 8,27-35 è costituito da due brani (Mc 8,27-30: la confessione messianica di Pietro; Mc 8,31-33 il primo annuncio della passione) con l’aggiunta di un primo frammento di un terzo brano (Mc 8,34-35: condizioni per la sequela; il brano intero sarebbe Mc 8,34-38). Con questa scelta, la liturgia vuole esplicitare il concetto di Messia, professato da Pietro, come Messia sofferente al seguito del quale possono andare solo coloro che accettano la sua logica. Gesù non interroga i teologi competenti (cf. gli scribi) e neppure i membri di gruppi o movimenti impegnati (cf. farisei, sadducei, zeloti, ecc.). Interroga i discepoli perché essi sono sempre a fianco a Lui (cf. Mc 3,14: «Ne costituì dodici perché stessero con lui»). Sono testimoni non solo di ciò che Egli dice o opera, ma anche di ciò che Egli è. Purtroppo anche il discepolo che confessa la sua fede in Cristo, come Pietro, può subire il fascino dell’ideologia (bisogna sempre vincere, mai essere sconfitti). A costui Gesù ingiunge di ricominciare la strada del discepolato («Va’ dietro a me, satana!»). Il vero discepolo del Messia che soffre, muore e risorge, è colui che sa avere gli stessi pensieri e sentimenti di Cristo («Rinneghi se stesso»). Può accadere che umanamente il cristiano possa apparire un perdente («chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo»), ma la scelta operata è la migliore («la salverà»). Quando il cristiano, invece, si realizza con puri criteri umani («chi vorrà salvare la propria vita»), fa la scelta peggiore («la perderà»). (don Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Con la riforma tridentina, il Rituale Romanum di Paolo V recepisce sostanzialmente questo modello del nord Italia e ne propaga ovunque la diffusione, nel resto della Penisola e in tutte le diocesi del mondo. Nei numeri 7-9 dei Praenotanda del Rituale del 1614, vengono richiamate solamente le caratteristiche più importanti del confessionale, «sedes confessionalis». Per prima cosa ricorda che il luogo proprio «sacramentalis confessionis», cioè della «confessione sacramentale», è la chiesa oppure l’oratorio pubblico o semipubblico. La seconda preoccupazione è quella di ricordare che il confessionale delle donne dev’essere sempre collocato in un luogo aperto e visibile. Anzi si premura di sottolineare che le confessioni delle donne non si ascoltino fuori dal confessionale, se non per un grave motivo. Quelle degli uomini, invece, si possono ascoltare anche in case private («in aedibus privatis»). Infine, aggiunge che il confessionale sia munito di una grata fissa e modicamente forata, che deve stare tra il confessore e il penitente. A queste indicazioni possiamo ricordarne altre due per il sacerdote: la prima è quella di usare, sopra la talare, la cotta e la stola viola; la seconda, è di alzare la mano destra verso il penitente prima delle formule di assoluzione. Questo modello tridentino di confessionale farà fatica a trovare un luogo adatto per la sua collocazione nelle chiese costruite precedentemente alla stessa riforma e spesso apparirà come un elemento sovrapposto o estraneo all’architettura esistente. Le indicazioni del Rituale Romano, comunque, resteranno tali, o solo con qualche modifica, fino al Concilio Vaticano II. Degli sviluppi successivi a Trento vogliamo richiamarne solo alcuni, perché ulteriormente capaci di perdere il prezioso e antico simbolismo legato al luogo della celebrazione. La struttura del confessionale, infatti, subisce progressivamente degli arricchimenti e trasformazioni. Quasi subito, il vano del sacerdote viene chiuso nella parte inferiore da uno sportello e in quella superiore spesso da una tendina o da due ante, che di fatto rende il ministro non visibile da fuori. Successivamente, il posto riservato al penitente, costituito inizialmente da un inginocchiatoio e da un’assicella collocata sotto la grata della parete divisoria per poggiare le mani, si trasforma a sua volta in un vano che rimane sempre aperto ma arricchito di cornici e decorazioni per aumentare la riservatezza del sacramento. Ma l’elemento più rilevante è costituito dall’aggiunta del secondo vano per il penitente, posizionato in modo simmetrico sull’altro lato della sede del confessore. Risulta così una struttura «tripartita»: due vani per i penitendi con al centro la sede per il ministro. La conseguenza, però, è la scomparsa della significativa caratteristica dell’orientamento del penitente all’altare e quindi all’Eucaristia, punto finale dell’itinerario penitenziale. [11 continua]