Programma dal 12 maggio al 18 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 13,14.43-52 / Salmo 99 / Apocalisse 7,9.14b-17

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

 

11 maggio

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 10

18.30

  • + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Bartolini Cristina

Domenica 11

18.30

+ Liverani Paolo

Lunedì 12

18.30

+ Giuseppe e Domenico

Martedì 13

8.00

Per Ilaria e famiglia (viventi)

Mercoledì 14

   

Giovedì 15

   

Venerdì 16

   

Sabato 17

18.30

  • + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

Domenica 18

18.30

+ Sangiorgi Gian Battista


Orario Confessioni
Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C

Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 11

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 12

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Martedì 13

B.V. Maria di Fatima

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Mercoledì 14

S. Mattia Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 15

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Venerdì 16

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Fruges. (vedi sotto)

Sabato 17

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 18

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.


La processione nel quartiere Fruges

Via Mameli, via IV novembre, via Ricci, via Argine S. Paolo, via XI maggio, via S.Giacomo, v. le Martiri della Libertà, via Baffé e Foletti, p.le Falcone, (sosta), poi via Baffè e Foletti, v.le Martiri della Libertà, via Tiglio, via S. Giacomo, via Mameli.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 10,1-10

Gv 10,22-30

Gv 15,9-17

Gv 13,16-20

Gv 14,1-6

Gv 14,7-14

 

Vivere il mistero – Durante la Veglia pasquale abbiamo ancora una volta – come ogni anno – letto il racconto della prova di Abramo cui il Signore chiede di offrire in olocausto il proprio figlio. Il testo ebraico è costruito su una simpatica quanto drammatica ambiguità poiché lo stesso termine – tal’ja (che indica l’agnello) – rischia di indicare anche il figlio. Così al cuore del tempo pasquale il mistero del Figlio e dell’Agnello ci vengono riproposti magnificamente dalla liturgia. Nel breve Vangelo di questa domenica colui che, indirettamente (nei versetti che leggiamo quest’anno) si considera pastore, sa di avere delle pecore che ne ascoltano la voce e lo «seguono» (Gv 10,27). Quando parla di se stesso, in realtà, Gesù lo fa riferendosi in modo forte a quel Padre che in un solo versetto viene evocato per ben tre volte: «Il Padre mio che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strappare dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30). In questa unità di comunione sostanziale sta il fondamento di quel cammino verso l’unità e la condivisione di un medesimo respiro cui è chiamata tutta l’umanità nella misura in cui si lascia guidare come suo «pastore» (Ap 7,17) da colui che si è fatto amorevolmente «Agnello». Ancora una volta la liturgia crea una magnifica corrispondenza: se per tre volte nel Vangelo viene evocato il Padre, per tre volte, nella prima lettura si parla dell’Agnello. Questo Agnello è, esattamente, quel Figlio che ci apre a una comunione e relazione con Dio definitivamente riscattata da ogni ombra di paure e di servitù per aprirci allo spirito della figliolanza in cui ci sentiamo e siamo veramente liberi. La visione del veggente di Patmos diventa così un’iniezione di speranza: «Vidi: ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello» (7,9).
Spesso nell’Apocalisse troviamo piuttosto l’attitudine dello stare prostrati in adorazione, qui invece l’attitudine è quella che indica la libertà e la dignità che, proprio in virtù del mistero pasquale di Cristo Signore, ci rende vittoriosi su ogni forma di paura e di diminuzione di dignità: «avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani». A questo punto potremmo riprendere quella che si potrebbe intendere come un’acclamazione nel ritmo narrativo della prima lettura: «Si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero» (At 13,48). Verrebbe da chiedersi in che cosa «credettero?» Dovremmo chiederci in che cosa noi stessi crediamo e forse la risposta è che il senso profondo della nostra fede in Cristo, morto e risorto, è sentirci sempre di più veramente figli del Padre tanto da lasciarci portare nella sua «mano» (Gv 10,29) con una fiducia e un’allegrezza impareggiabili. Il Signore Gesù non si lamenta delle sue pecore. Al contrario, né è profondamente felice. Il legame tra il pastore e le pecore non è solo di conoscenza, ma di un tipo di conoscenza che sfocia nell’amore. Proprio questo amore rende Gesù fiero delle sue pecore e sicuro del fatto che esse apprezzeranno il dono di «vita eterna» (10,28), dono che non è altro che la gioia di stare insieme e di rimanere vicini. Il bel pastore non ha dubbi, proprio come nessun dubbio attraversa il cuore dell’innamorato: «Nessuno le strapperà dalla mia mano». Dopo aver fatto memoria dei grandi pastori che preparano l’Avvento del Cristo-Pastore – Abele, Abramo, Giacobbe, Mosé, Davide… – Basilio di Seleucia conclude dicendo: «Ma guardiamo ora il nostro pastore, Cristo; guardiamo il suo amore per gli uomini e la sua mansuetudine nel condurli ai pascoli. Gioisce delle pecore che lo circondano e cerca quelle che si smarriscono. Né monti, né foreste gli sono di ostacolo; corre nella valle dell’ombra per giungere al luogo dove si trova la pecora smarrita. Fu visto negli inferi per dare il segnale del ritorno; per questa via si prepara a stringere amicizia con le pecore. Ora, ama Cristo chi accoglie con attenzione le sue parole» (Basilio di Seleucia, Discorsi,26,2). Ancora oggi il Signore Risorto dà il segnale del ritorno a casa come il pastore che, con il suo fischio e i suoi versi, invita le greggi a rientrare nelle stalle e negli ovili, dopo una lunga giornata di pascolo, per riposare e dare il frutto quotidiano del latte. È il Signore Gesù che posa ciascuno di noi nella grande mano di Dio dopo averci portato amorevolmente sulle sue spalle di buon pastore e facendoci così ritrovare la strada perduta della fiducia, della gioia, della speranza… in una parola della figliolanza proprio nel turbine della «grande tribolazione» (Ap 7,14). L’esperienza che siamo chiamati a fare riposando nella grande e dolce mano del Padre è l’esperienza di ritrovare la propria sicurezza nell’intimità di un abbraccio che ci restituisce a noi stessi. L’Apocalisse ci ricorda che, in questo nostro ritorno a casa, potremo sperimentare, dopo la gioia di essere stati nutriti e custoditi, anche quella di essere consolati: «Sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap7,17). Questa consolazione è il sigillo e il segno della nostra relazione con il Signore. Nella prima lettura viene evocato un momento difficile della relazione tra i discepoli e la loro comunità di origine, eppure alla fine troviamo che: «i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo» (At 13,52). In questa domenica, che segna lo zenit del tempo pasquale, vogliamo lasciarci accarezzare e consolare dalla mano e dallo sguardo di Cristo pastore per superare ogni timore ed andare oltre ogni ansia… persino quella di volere essere delle buone pecore. Ci basti poter contare sull’intoccabile bontà di quel pastore che non ha esitato a dare la sua stessa vita per noi e che ogni giorno non solo ci guida, ma pure ci accarezza con la sua mano forte ed amorevole. (p. Michael Davide Semeraro)

Programma dal 05 maggio al 11 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 5,27b-32.40b-41 / Salmo 29 / Apocalisse 5,11-14

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

 

04 maggio

Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-19)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 03

   

Domenica 04

10.30

18.30

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Ruffini Armanda (5° anniv.)

Lunedì 05

18.30

+ Rizzi Luigi (detto Carlo) e Mara Signani e famiglia

Martedì 06

   

Mercoledì 07

   

Giovedì 08

   

Venerdì 09

8.00

+ Pirazzini Virgilio

Sabato 10

18.30

  • + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
  • + Bartolini Cristina

Domenica 11

   

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C

Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 04

III dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 05

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Martedì 06

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Mercoledì 07

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 08

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Venerdì 09

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Meletolo. (vedi sotto)

Sabato 10

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 11

IV dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere Meletolo

Partenza dalla chiesa di S. Paolo, via dei Lombardi, via Bassi, via Saffi, v.le Quadri, v.le Baravelli, v.le della Resistenza, via Vicini, p.za Pascoli (dove si farà una breve sosta); poi v.le Baravelli, via Grieco, v.le Dante Alighieri, v.le della Resistenza, via Pisacane, via Torchi, via Bassi, (breve sosta all’Oratorio), via Saffi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

 

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 6,22-29

GV 6,30-35

Gv 6,35-40

Gv 6,44-51

Gv 6,52-59

Gv 6,60-69

 

Vivere il mistero – L’invito che sta al cuore della liturgia di oggi è quello che il Signore fa ai suoi discepoli e rivolge anche a ciascuno di noi: «Venite a mangiare» (Gv 21,12). Proprio come fa una madre con i membri della propria famiglia così fa il Signore con i suoi discepoli e con noi ancora oggi. Mentre tutti sono dispersi dietro alle loro occupazioni e capricci, risuona la voce della donna di casa: «È pronto, venite a mangiare». L’aggiunta giovannea al suo Vangelo è come se fosse una risposta possibile a una domanda ricorrente nel cuore dei discepoli di ogni tempo e che, certamente, si affaccia pure al nostro cuore: «come riconoscere il Risorto?». Il racconto evangelico che la liturgia ci fa leggere in questa domenica, evoca «la terza volta, nella quale il Signore si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti». Siamo di fronte a una rivelazione della tenerezza e di una tenerezza contagiosa. Come una madre che nutre i propri figli e li raduna attorno alla tavola di casa ristabilendo, attraverso i profumi della cucina i legami più intimi e aiutando a superare le inevitabili fatiche e tristezze, così il Signore cerca di creare l’occasione per i suoi discepoli non solo di ricominciare a lavorare insieme, ma pure di prendere cibo e riposo insieme. L’evangelista Giovanni ci porta ben lontano, veramente al largo nella necessaria comprensione del mistero di Cristo che, risorto dai morti, continuamente ci precede nelle vie della vita. Mentre gli apostoli cercano di ritrovare se stessi dopo il dramma pasquale recuperando, per così dire, la vita di sempre. il Signore risorto stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù mentre il Maestro sapeva bene chi erano i suoi discepoli. La Pasqua ha cambiato realmente tutto e in modo così radicale che non basta riprendere le abitudini di prima per ritrovare il proprio cammino. E necessario fare i conti con la Pasqua! Il Signore Gesù sta sulla riva per aiutare e accompagnare i discepoli a non far finta di nulla e a non dimenticare tutto ciò che è avvenuto e di cui sono chiamati a essere responsabili. Il Signore risorto aiuta i suoi a fare memoria e quindi essere in grado di fare un passo avanti nella loro intima comprensione del mistero della vita, piuttosto che cercare in tutti i modi di tornare indietro alla vita di sempre. Se ci lasciamo guidare dalla sapienza della liturgia, possiamo mettere in parallelo il passo dell’Apocalisse con ciò che ci viene raccontato dal Vangelo. È come se si trattasse di due liturgie: una celeste e l’altra terrestre, una cultuale e l’altra esistenziale. Eppure sarebbe proprio la riva del lago a essere il luogo più giusto e più vero per sciogliere il proprio cuore nell’acclamazione: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli» (Ap 5,13). Si potrebbe osare un’immagine che rasenta la banalizzazione irriverente, ma che pure rischia di essere particolarmente efficace: nel mistero dell’abbassamento pasquale del Verbo fatto carne, Dio ormai «siede sul trono» come una madre di famiglia sta ai fornelli per poter invitare tutti con amorevole allegrezza: «Venite a mangiare» (Gv 21,12). Solo dopo i gesti della tenerezza e della bontà, così com’era già accaduto alla vigilia della sua passione nel cenacolo, il Signore Gesù può parlare persino, e ancora una volta, di «morte» e rinnovare il suo appello: «Seguimi». Solo se avremo potuto ritrovare interamente la nostra intima familiarità con il Maestro e il Signore della nostra vita potremo, come i discepoli, accettare persino di essere maltrattati e flagellati senza per questo smettere di essere lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù (At 5,40). Chissà se ci siamo accorti che Gesù ci aspetta sulla riva, (Gv 21 ,4) con lo stesso atteggiamento – forse persino con lo stesso grembiule – della vigilia di Pasqua e ci chiede di mangiare con lui, di mangiare di lui per fare finalmente il punto sulla verità e intensità del nostro amore. Se, infatti, c’è una «terza volta» per Gesù di venirci incontro, prima o poi, c’è pure una «terza volta» perché noi diciamo, in verità, chi siamo diventati: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». La fecondità pasquale, se è il frutto maturo del cammino di Gesù in mezzo a noi, rappresenta anche una rottura radicale nel modo della sua presenza. Ciò viene suggerito da una sorta di trasformazione numerica che, per gli antichi, è il modo più adeguato per indicare un radicale e irreversibile mutamento del reale. I discepoli non sono né i Dodici, né gli Undici degli altri racconti della risurrezione: questa è infatti la «terza volta»! Per questa occasione sono ormai sette, numero che indica la pienezza e la perfezione come nel settenario della creazione. Ma soprattutto essi non vengono ricordati con l’evocazione di un numero, ma con la precisa ripetizione del nome di ciascuno dei primi tre, l’evocazione del legame di altri due e un numero infine che lascia aperto ogni nome possibile: «Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli» (21,2). A questo compare un modo nuovo di porsi: «lo vado a pescare» cui segue un «Veniano anche noi con te». Vi è un’ultima parola del Risorto: «Seguimi». Ormai è il tempo della solitudine, del cammino della fede vissuto, certo e necessariamente, in comunione profonda con gli altri discepoli, ma aperti all’irriducibile dell’esperienza personale che è unica e irripetibile: «e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21,18). (p. Michael Davide Semeraro)

Programma dal 26 aprile al 04 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 5,12-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9-11a.12-13.17-19

Rendete grazie al Signore perché è buono.

 

27 aprile Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 26

   

Domenica 27

18.30

Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

+ Pia e Francesco

+ Ladogana Carolina, Conte Anna e Conte Mario

Lunedì 28

   

Martedì 29

8.00

+ Montesi Natale

Mercoledì 30

   

Giovedì 01

   

Venerdì 02

8.00

+ Bertuzzi Onorato

Sabato 03

   

Domenica 04

18.30

+ Ruffini Armanda (5° anniv.)

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Aprile – Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 27

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Ore 16.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Lunedì 28

Ore 20.30 (Cattedrale) : S. Messa in suffragio di papa Francesco

Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Martedì 29

S. Caterina da Siena

S. Messa ad orario feriale

Giovedì 01

S. Giuseppe lav.

Pellegrinaggio parrocchiale mariano ad Assisi

NON c’è la S. Messa in S. Paolo

Venerdì 02

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere S. Paolo. (vedi sotto)

Sabato 03

Ss. Filippo e Giacomo ap.

(Nel pomeriggio) : Ritiro per i fanciulli che si preparano al sacramento della Prima Comunione

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 04

III dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere S. Paolo

Via XIII aprile, piazza Mazzini, via Garibaldi, via Piave, via Bagnarolo fino al n° 1 (sosta con benedizione), via Bagnarolo, via Piave, via Bonvicini, via Monte Grappa, piazza Costa, via Roli

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 3,1-8

Mt 11,25-30

Gv 3,16-21

Mt 13,54-58

Gv 6,1-15

Gv 14,6-14

 

Vivere il mistero – Attorno alla ritrovata presenza del Risorto viene risanata la nostra fede sempre un po’ malata, debole, fragile: guariti nella profondità del nostro cuore «incredulo» veniamo restituiti e reintegrati nella comunità di fede. La figura di «Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo» (Gv 20,24) racchiude ed è simbolo di una dimensione che tutti noi portiamo dentro e che potremmo definire la «sindrome del gemello». Questo vivere continuamente all’«ombra» (At 5,15) dell’altro che caratterizza il vissuto dei gemelli i quali non sanno che cosa sia vivere senza l’altro avendone condiviso da sempre persino lo stretto ambito del seno materno. Ma fa parte della «sindrome del gemello» anche il bisogno – talora sofferto – di avere una vita propria, realmente autonoma senza comunque poter rinunciare a questo legame con l’altro, costitutivo della propria personalità. Possiamo dire che la figura dell’apostolo Tommaso abita il nostro immaginario discepolare quasi per farci sentire meno soli nella nostra fatica a credere. Questo apostolo ci diventa particolarmente caro quando ci sembra troppo arduo ricominciare a credere nonostante la delusione e il rammarico. Tommaso diventa per ciascun discepolo un compagno di viaggio con cui ci si sente a proprio agio. Con questo apostolo cisi sente più alla pari tanto che possiamo considerarlo come il «Didimo-gemello» di ciascuno di noi. La sua capacità di manifestare fino in fondo il proprio disappunto fino a dichiarare apertamente la sua mancanza di fiducia ci fa sentire meno strani nel nostro bisogno di protesta che talora ci spinge persino a impuntarci: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco io non credo» (Gv 20,26). Fare memoria del modo di Tommaso di vivere il dramma pasquale ci permette di fare spazio alla parte di noi che crede con fatica e fatica a credere senza perdere la fede. Poiché la fede, passata e purificata nel crogiolo del mistero pasquale, è radicalmente provata dall’esperienza del fallimento di ogni immaginazione messianica. Solo così può diventare una fede di relazione personale: «Mio Signore e mio Dio!» (20,28). Tutta la forza di questa professione post-pasquale sta nell’aggettivo possessivo che diventa, come già per Maria di Magdala nel giardino della tomba vuota, un aggettivo di intimità. 0gni esperienza di intimità obbliga sempre a fare i conti con la ricchezza e la povertà di una relazione. Il voler vedere di Tommaso è una scuola di fede piuttosto che un segno di incredulità. Le garanzie che Tommaso richiede e le condizioni che mette alla sua adesione personale a quanto gli altri discepoli gli raccontano, riguardano se stesso e lo riguardano in prima persona. Da buon ebreo Tommaso ha un così grande rispetto per Dio da non poter concedere la sua adesione di fede a chicchessia e in qualsivoglia condizione. Così pure ha rispetto di se stesso per timore e amore del Creatore. La fede non solo non è contraria alle esigenze dell’intelligenza, ma esige l’uso e lo sviluppo della ragione. Come spiega mons. Bouchez: «La fede non è pura irrazionalità. Salto nel vuoto e nell’assurdo, slancio di una coscienza cieca, movimento puramente affettivo, fiducia disordinata, “fideismo” come si direbbe oggi». Tommaso ci ricorda che la fede non è adesione a una notizia credibile per l’autorità di chi ce la trasmette – oggi potrebbero essere i mass media di ogni genere – ma è un rischio personale. Si tratta di un’adesione che passa per una revisione generosa delle proprie posizioni e una rilettura onesta delle proprie ferite nella relazione con se stessi, con gli altri, con Dio. Il contatto diretto e intimo con le piaghe del Risorto non ci crocifiggono nel complesso di colpa. Il tocco che il Crocifisso vivente ci dona di sperimentare, risuscita in noi una nuova possibile forma di relazione personale. […] Questo venire di Gesù, nella discreta potenza della sua risurrezione, sembra un modo per rassicurarsi che l’amore, la comunione e la discepolare complicità dei discepoli, non solo si ristabilisca, ma quasi venga rafforzata e approfondita. La conclusione del Vangelo di questa domenica può diventare per noi una sorta di mappa spirituale per verificare l’efficacia del mistero pasquale nella nostra vita: «Gesù in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome» (20,30-31). Abbiamo bisogno di «stare insieme», (At 5,12) per poter fare esperienza della visita del Risorto che ci incontra in modo del tutto personale, diventando non solo «mio Signore e mio Dio» (20,28), ma «mio fratello gemello» senza il quale la mia vita non esiste come vita di relazione, di condivisione e di amore. (p. Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Ma tutto ciò, se anche ben concepito e organizzato, non è ancora sufficiente. Pure «la miglior catechesi, che sappia evangelizzare tutte le ricchezze del sacramento, è indispensabile, ma non basta; molte scoperte, e forse le più profonde e durevoli, potranno venire alla luce solo facendo partecipare attivamente i fedeli a celebrazioni veramente centrate su valori essenziali, preparate di volta in volta e adatte alle varie categorie e situazioni, secondo le indicazioni contenute nel RP. Qui lo studio e la preparazione di celebrazioni veramente esemplari sono determinanti per tutto il programma di rinnovamento». Concludendo, ritorna la domanda: confessionale «» o confessionale «no»? Possiamo allora rispondere convintamente: confessionale «anche», per un solo luogo della celebrazione, la chiesa, ma con spazi liturgici molteplici, complementari e dinamici. Tuttavia, bisogna ricordare, che non serve a nulla adoperarci solamente a mantenere o eliminare il vecchio confessionale oppure a trovare altre soluzioni più moderne e adeguate, se prima non si cambia, come singoli e come Chiesa, il modo di intendere, di celebrare e di vivere il sacramento dell’amore e della misericordia di Dio. (7– fine)

Medjugorje, 25 Aprile 2025

“Cari figli,

i venti dell’inquietudine,

dell’egoismo e del peccato

afferrano molti cuori

e li guidano all’inquietudine

ed alla perdizione.

Perciò vi invito, figlioli,

ritornate a Dio ed alla preghiera

affinché possiate star bene nei cuori

e sulla terra, sulla quale vivete.

Vi amo, figlioli,

e perciò non mi stanco

ad invitarvi alla conversione.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

(Con approvazione ecclesiastica)

Programma dal 19 al 27 aprile 2025

Letture: Atti degli Apostoli 10,34a.37-43 / Salmo 117 / Colossesi 3,1-4

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 19
Domenica 20 10.30

18.30

+ Tomaso Sangiorgi, Liliana e Attilio Ragazzini

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ cg. Teseo e Valeria Penazzi

Per le Anime del Purgatorio e per le varie intenzioni di Maria Teresa

Lunedì 21
Martedì 22 8.00 + Adriano Castelli

+ Brusa Sara e Benfenati Anselmo

Mercoledì 23
Giovedì 24
Venerdì 25 9.15 Per i caduti di tutte le guerre
Sabato 26
Domenica 27 18.30 Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

+ Pia e Francesco

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.40 : Novena della Divina Misericordia

ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Aprile 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 20

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Lunedì 21 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Martedì 22 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Mercoledì 23 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Giovedì 24 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Venerdì 25 Ore 9.15 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre con la partecipazione delle autorità nell’anniversario della liberazione

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 26 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Domenica 27

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Ore 16.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Visita alle famiglie con benedizione

22 – 24 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 22 : Via Monte Grappa, Zecca, Oberdan,

Torchi, Saffi, P.za Marconi, P.za Matteotti.

Martedì 23 : Via Borgo Pescatori, Dei Lombardi,

XIII Aprile, Bonvicini, P.za Mazzini.

Mercoledì 24 : Corso Vittorio Veneto, via della Pace.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 28,8-15 Gv 20,11-18 Lc 24,13-35 Lc 24,35-48 Gv 21,1-14 Mc 16,9-15

Vivere il mistero – La domenica di Pasqua celebra la vittoria di Cristo sulla morte. Questa domenica, matrice di tutte le domeniche dell’anno, è una sorta di pregustazione della salvezza definitiva che avrà il suo coronamento nella parusia, quando il Signore ritornerà nella sua gloria immortale. Andiamo alle due pericopi evangeliche proposte dalla liturgia odierna. Le parole di Maria provocano la corsa al sepolcro di Pietro e del discepolo amato. Generalmente questi due discepoli sono citati assieme dall’evangelista Giovanni. Con molta probabilità hanno un ruolo rappresentativo; Pietro incarna l’istituzione, mentre il discepolo amato il carisma. Se il primo riveste un ruolo di autorevolezza, il secondo è l’icona della chiaroveggenza dell’amore. Entrambi sono necessari per giungere atta fede pasquale. Ma Giovanni ci fa attenti ad un verbo: «vedere» sinonimo di «credere». Non a caso questo verbo ricorre con frequenza nel nostro brano e con delle significative sfumature. Quando il discepolo amato giunse al sepolcro «vide i teli posati là» (Gv 20,5). Qui viene utilizzato iI verbo blépein, che indica il semplice vedere sensoriale, fisico. Vi è poi un secondo verbo, theoréin, quando Pietro, giunto al sepolcro: «osservò i teli posati là» (Gv 20,6). In questo caso abbiamo un vedere più riflessivo, attento; un vedere che pondera e cerca di capire. Il terzo verbo è orao, il verbo usato da Giovanni per esprimere la fede, la confessio fidei. Giovanni, infatti, conclude l’episodio affermando che il discepolo amato. «Vide e credette» (Gv 20,8). Giovanni traccia una sorta di itinerario della fede pasquale che, da uno sguardo piuttosto frettoloso sul sepolcro vuoto, giunge al riconoscimento credente. La frase finale appare un po’ enigmatica: «Infatti non avevano ancora appreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (Gv 20,9). I discepoli non avevano ancora visto nella Scrittura una testimonianza della risurrezione di Gesù. E in questo orizzonte che va colto anche il «non sappiamo» di Maria (cf Gv 20,2). Tuttavia, il discepolo amato, vedendo i segni, crede. La Messa vespertina del giorno prevede il famoso racconto dei due discepoli di Emmaus. Questo brano non presenta il conferimento della missione, ma la modalità con cui il Risorto si fa conoscere. Nella sua forma letteraria si rifà alla conversione dell’etiope narrata da Luca in At 8,26-40, dove però viene svolto il tema del battesimo. Gesù si accosta ai discepoli in fuga da Gerusalemme e chiede loro di cosa stanno discutendo lungo la strada. Non chiede chi sono, donde vengono e dove vanno. Chiede qual è l’argomento della loro conversazione. La risposta è un misto di incredulità e meraviglia: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?» (Lc24,18). Ribatte Gesù: «Che cosa?» (Lc 24,19). Gesù vuol far parlare i due, i quali iniziano raccontando i fatti riguardanti il rabbi di Nazareth. Dal loro racconto emerge che erano stati inizialmente conquistati da quel rabbi che appariva come profeta potente in parole e opere. Tutto sarebbe stato bello, ma purtroppo la morte ha frantumato le loro speranze. Per questi due discepoli non c’è continuità tra il profeta potente e il crocifisso. Gesù allora prende la parola è parla di una necessitas divina (cf Lc24,26). La morte in croce non è stata una fatalità, ma rientra nel disegno di Dio, un disegno d’amore di cui la croce ne è la fulgente immagine. Sì, perché solo l’amore può dare senso all’insensatezza della sofferenza riscattando ogni ingiustizia. Se è solo la croce a presentarsi davanti allo sguardo, l’unica reazione è la fuga; se invece è l’amore a parlare dalla croce c’è attrazione. Poi Gesù, attraverso la Parola di Dio, rilegge e interpreta la sua vicenda pasquale. L’apertura delle Scritture provoca l’apertura degli occhi, che rende possibile riconoscere il Signore e riconoscerlo nel gesto della sua offerta, lo spezzare il pane. Se lungo la strada lo vedevano ma non lo riconoscevano, ora lo riconoscono sebbene lui sparisca. Questo non significa che divenga assente; anzi è e rimane presente nella sua modalità di Risorto. L’Eucaristia è, appunto, questa modalità di presenza lungo il cammino della storia. Il laetissimum spatium. La domenica di Pasqua inaugura il laetissimum spatium, come amava dire Tertulliano (160-220), il tempo della gioia per la vittoria della vita sulla morte. Questa gioia traboccante si estende per cinquanta giorni, fino a Pentecoste. A livello spirituale occupa invece tutta l’estensione del tempo in cui la comunità dei credenti vive il suo esodo da questo mondo a Dio e va oltre sfociando nei cieli nuovi e nella terra nuova, dove la festa non avrà mai fine. Il laefissimum spatium è il tempo di Cristo; lui è la vera Pasqua, tanto che Gregorio Nazianzeno (329- 390) affermava: «O grande e santa Pasqua, salvezza di tutto il mondo! lo ti parlo come si parla ad un essere vivente» (Oratio 45,30). È pure il tempo dello Spirito promesso ed effuso dal Signore. È il tempo della Chiesa, nata ai piedi della croce e che nel giorno di Pentecoste ha avuto la sua manifestazione al mondo. E non da ultimo il laetissimum spatium è un’anticipazione del tempo escatologico. Vivere il tempo escatologico significa saper vivere Cristo, la gioia vera, come abbiamo detto. E questo è estremamente impegnativo e difficile; viviamo in una cultura neopagana, siamo attraversati dall’incredulità nell’eterno, per cui il tempo escatologico è un tempo disabitato. La pasqua deve, invece, aiutarci a recuperare la grazia della nuova creazione inaugurata dal Risorto; nuova creazione nella quale l’uomo nuovo ritrova la sua sorgente e il suo fine ultimo, ritrova Colui che ha conosciuto nella fede, amato e seguito nella prova e che è chiamato a contemplare nella gloria. Amen, Alleluia! (p. Sandro Carotta)

Programma dal 12 al 20 aprile 2025

Letture: Isaia 50,4-7 / Salmo 21 / Filippesi 2,6-11

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

50

Dal Vangelo secondo Luca (23,1-40) [forma breve]
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. (Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 12 18.30 + Anna e Maria Joia
Domenica 13 10.30 + Matulli Sergio e Camilla
Lunedì 14
Martedì 15
Mercoledì 16 8.00 + Margotti Teresa
Giovedì 17
Venerdì 18
Sabato 19
Domenica 20 10.30

18.30

+ Tomaso Sangiorgi, Liliana e Attilio Ragazzini

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

Per le Anime del Purgatorio e per le varie intenzioni di Maria Teresa

MattinoPomeriggioSera

Lunedì 14 : Ore 20.45 – 22.00

Martedì 15 : Ore 20.45 – 22.00

Giovedì 17 : Ore15.00-19.00 21.45 – 23.00

Venerdì 18 : Ore 10.00-12.0016.00-19.00

Sabato 19: Ore 9.30-12.0015.00-19.00

Domenica 20: Ore 16.30-18.00

Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Le Confessioni della Settimana Santa

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Mercoledì ore 8.00

Lunedì ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Veglia Pasquale : ore 21.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Domenica delle Palme ore 17.25 S. Rosario ; 18.00 Via Crucis

Da Venerdì : ore 17.40 Novena della Divina Misericordia

 

Anno : C

Aprile 2022

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13

Le Palme

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Mercoledì 16 Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa (NO alle 18.30)

Ore 19.00 (S. Cassiano) : S. Messa del Crisma

Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S.- Paolo”

Giovedì 17

Santo

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne “In Coena Domini”

a seguire : Adorazione fino alle ore 23.00

Venerdì 18

Santo

Astinenza eDigiuno

Ore 15.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 20.30 (S. Paolo) : Celebrazione della Passione del Signore

Sabato 19

Santo

Ore 9.30–12 e 15.30–19 (S. Paolo):Benedizione delle uova

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 21.30 (S. Paolo) : Veglia Pasquale

Domenica 20

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Visita alle famiglie con benedizione

14 – 16 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 14 : Via Roli, Ricci Signorini, Maccaferri, Garibaldi (dispari).

Martedì 15 : Via Pisacane, Garibaldi (pari), Rustici.

Mercoledì 16 : Via del Monte, P.za Ricci, P.za Marmirolo

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 12,1-11 Gv 13,21-33.36-38 Mt 26,14-25 Gv 13,1-15 Gv 18,1-19,42 Lc 24,1-12

Vivere il Mistero- Entriamo nella celebrazione dei misteri di questa Settimana santa seguendo certamente il Signore Gesù che sale al Calvario con la sua croce, ma vogliamo salire anche noi con la nostra croce, con la croce che siamo. La speranza più grande è quella che questi giorni possano essere, per ciascuno di noi, una vera scuola di vita che non può mai omettere la lezione fondamentale sul mistero della sofferenza e della morte. 0ggi leviamo in alto le palme come i bambini di Gerusalemme e prepariamo noi stessi per essere innalzati alla stessa altezza del Crocifisso e potergli infine parlare in una intimità e una verità che ci renderà capaci di pensare a noi stessi in un modo completamente nuovo. Siamo ormai vicini alla «discesa del monte degli Ulivi, che precede di poco l’erta del Calvario, ma non siamo soli… e non lasciamolo solo! Allora la morte – ogni morte – non sarà che una porta spalancata di «paradiso». Sì, le «pietre» dei nostri cuori, addolciti dalla grazia di questi giorni, potranno stupirsi ancora davanti alla pietra rotolata via dal sepolcro e intoneranno, presto, il canto della vittoria dell’amore. Luca ci ricorda che «Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme! Con queste parole cominciamo questa Settimana santa. Il Signore Gesù è avanti a noi e ci apre la strada verso quell’esodo di cui aveva parlato con Mosè ed Elia sul Tabor. Il Signore Gesù non entra a Gerusalemme a piedi, ma chiede ai suoi di procurargli un puledro spiegando e facendo spiegare che «il Signore ne ha bisogno». Ben misterioso è questo puledro di cui Gesù ha bisogno per entrare a Gerusalemme ma soprattutto ne ha bisogno per salirci sopra: «Gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire 6esù». Certo è un modo per affermare visivamente un profondo legame con l’autocoscienza di Gesù quale Messia nella linea propria di Davide, re e pastore che su quella medesima «erta degli Ulivi» aveva conosciuto il massimo della sua umiliazione; è anche un modo per dire quanto in Gesù si compia la profezia del re mite ed umile di cui aveva parlato Zaccaria. Il Signore Gesù oramai conosce e accoglie la via del suo compimento così come i profeti l’hanno preannunciata: «Sarà sepolto come si seppellisce un asino, lo trascineranno e lo getteranno al di là delle porte di Gerusalemme. E noi? Sapremo privarci del nostro mantello per gettarlo sul puledro e farvi sedere sopra Gesù? Sapremo rischiare che il nostro unico mantello funga da tappeto per farvi passare su il puledro selvatico che avanza verso la collina… dall’altra parte della città? (p. Michael Davide Semeraro)

 

Programma dal 5 al 13 aprile 2025

Letture: Isaia 43,16-21 / Salmo 125 / Filippesi 3,8-14

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 05

18.30

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Domenica 06

10.30

18.30

+ Bufano Margherita

+ Gagliardi Bruno e Albertina

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Lunedì 07

   

Martedì 08

   

Mercoledì 09

   

Giovedì 10

   

Venerdì 11

   

Sabato 12

   

Domenica 13

10.30

+ Matulli Sergio e Camilla

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (Domenica ore 17.25)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 18.00 Via Crucis

 

Anno : C

Aprile 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 06

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 16.00 (piazza e oratorio) : ”Come una volta”, giochi, laboratori, bar e stand gastronomico proposti dai Quartieri.

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 07

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio parrocchiale di amministrazione.

Mercoledì 09

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio parrocchiale di A.C.

Giovedì 10

Ore 20.45 (cattedrale) : Preghiera per la pace.

Ore 21.00 (Conselice) : Adorazione eucaristica di vicariato

Venerdì 11

Astinenza

Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (via Amendola) : Via Crucis con partenza dall’incrocio di via Amendola con via Dini e Salvalai fino al Santuario della B. V. della Consolazione.

Sabato 12

Ore 15.30 (S. Paolo) : Rappresentazione della Passione di N.S.G.C. per i ragazzi.

Domenica 13

Le Palme

Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione dei rami di ulivo e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Visita alle famiglie con benedizione

07 – 11 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 07 : Via Roma.

Martedì 08 : Viale Zaganelli (pari).

Mercoledì 09 : Viale Zaganelli (dispari), F.lli Rosselli.

Giovedì 10 : Via Bassi (dispari e pari dal 4 al 16).

Venerdì 11 : Via Bassi (pari dal n. 18 alla fine).

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 8,12-20

Gv 8,21-30

Gv 8,31-42

Gv 8,51-59

Gv 10,31-42

Gv 11,45-56

Vivere il mistero – La donna che la liturgia ci fa contemplare in questa domenica prende, per così dire, il posto di Lazzaro. Il dialogo con il Padre che Gesù vive davanti alla tomba di Lazzaro, mentre i Giudei cercano di capire che cosa significhi realmente essere amici del Signore, diventa in questo anno liturgico dialogo con una donna. Senza nome, questa donna, prende volto a partire dalla parola e dai gesti che il Signore compie per lei… come per ciascuno di noi. Nel cammino della nostra vita in cui tutti, seppure in modi diversi, abbiamo il compito di trovare il nostro spazio a partire dallo sguardo degli altri che si posa su di noi, questa donna diventa un segno per noi. Siamo chiamati a trovare e mantenere il nostro giusto posto: esattamente di fronte al Signore Gesù. Mentre «scribi e farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio» (Gv 8,3) come un caso da risolvere evitando di creare pericolosi precedenti, il Signore Gesù ha il coraggio di rivolgerle direttamente una parola facendola così uscire dall’anonimato e riconoscendole una dignità fondamentale che nessun peccato può infangare. «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata» (Gv 8,1 0). Quest’oggi siamo chiamati a identificarci con questa donna cui il Signore restituisce la possibilità di riprendere a camminare con una coscienza ancora più grande. Dobbiamo anche riconoscere che assomigliamo pure a quegli uomini che hanno già in mano una pietra da scagliare per evitare la fatica di riconoscere il proprio dolore e la propria erranza. Non si tratta solo di evitare di essere lapidati, è necessario fare attenzione a non lasciarsi conquistare dalla follia di passare tutta la vita con urla pietra in mano in cui si rispecchia, tanto miseramente niente altro che il nostro cuore di pietra e non ancora di carne. Hanno ben ragione questi farisei a voler incriminare questa donna sorpresa in flagrante adulterio; hanno ragione a incriminare Gesù che si oppone all’applicazione della Legge, e infine Io condanneranno secondo la Legge, ma contro il cuore della Legge. Davanti alla spianata del Tempio è come se si facessero le prove generali del processo e della condanna di Gesù stesso: al centro vi è il mistero dell’umanità misera che accoglie la misericordia divina. Tutta la scena è dominata dal grande silenzio di questa donna che sa bene di essere colpevole e non dice una sola parola per giustificarsi. Ella attende la condanna o la misericordia come qualcosa che non dipende da se stessa. Icona meravigliosa della nostra originale innocenza che non può che confidare nella misericordia. Tutti nel profondo, sappiamo bene di non avere altra speranza se non la misericordia. Il Signore Gesù partecipa di questo silenzio e, in questo silenzio di fondo, vivrà la sua stessa Passione durante la quale, alle brevi parole che dirà, accompagnerà un grande silenzio di attesa… fino alla consumazione di tutto. Il Signore Gesù si lascia interpellare non come un rabbì e neanche come un giudice. Secondo il suo modo di fare aperto, leale, assolutamente trasparente Gesù si lascia toccare da questa donna che giace lì, davanti ai suoi occhi in attesa che lui punti il dito contro di lei e invece: «si mise a scrivere col dito per terra». Forse Gesù scriveva: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche…». O forse non scriveva nulla ma lasciava a ciascuno di leggere nel suo proprio cuore tutto quello che si sarebbe potuto scrivere contro i suoi inganni, le sue ombre, le sue paure. Il Signore Gesù non si muove dal suo posto e invece di interessarsi alla donna puntando il dito contro di lei si rivolge ai suoi accusatori toccando il loro cuore: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Questa parola cambia tutto. La Scrittura senza la Parola uccide. Gesù dà Parola alla Scrittura e tutto cambia e la Scrittura invece di essere «eseguita» viene «compiuta» come più tardi avverrà sul Gòlgota dove Gesù sarà crocifisso esattamente e proprio «nel mezzo». Ormai si può fondare tutto non sulla giustizia «derivante dalla legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo». Il Signore Gesù sa e insegna che solo dal cuore può nascere la comprensione e l’assoluzione, non dalla prova dei fatti. In realtà nei fatti tutti siamo peccatori e nel cuore tutti possiamo reciprocamente ridonarci l’innocenza originale: «La sola cosa importante e decisiva che potrebbe capitarci, è quella di trovarci sotto lo sguardo di Gesù Cristo. Ciò che infatti dobbiamo veramente temere, non è l’inferno dei nostri spaventi e delle nostre fantasmagorie – questo inferno è cosi carnale da essere ridicolo – ma l’innocente nudità dello sguardo di Gesù Cristo, il verdetto di questa Luce che attraversa la nostra vita e a cui rischiamo di sottrarci ogni volta in cui ci crediamo giusti, cedendo cosi alla volontà di potenza: l’occhio nudo di Cristo ci giudica» in misericordia (F. Cassingena-Trevedy, Sermons aux oiseaux). Il dono che riceviamo può e deve trasformare le pietre, che già stringiamo tra le mani per scagliarle, in gesti di attenzione e di comprensione, capaci di creare le condizioni per la conversione: «e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Le stesse Premesse al nuovo Rito, prima ancora di parlare del sacramento, ricordano che la penitenza è un elemento determinante tanto nella vita quanto nella liturgia della Chiesa. Innanzitutto la esercita nella vita in molti e diversi modi, «prendendo parte, con la sopportazione delle sue prove, alle sofferenze di Cristo, compiendo opere di misericordia e di carità, e intensificando sempre più, di giorno in giorno, la sua conversione, secondo il Vangelo di Cristo» (RP 4). La Chiesa esprime tutto questo non solo nella sua vita ma lo celebra pure nella sua liturgia, «quando i fedeli si professano peccatori e implorano il perdono di Dio e dei fratelli, come si fa nelle celebrazioni penitenziali, nella proclamazione della parola di Dio, nella preghiera, negli elementi penitenziali della celebrazione eucaristica», per giungere, infine e specialmente, al sacramento della Riconciliazione mezzo privilegiato di grazia, dove «i fedeli ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui, e insieme si riconciliano con la Chiesa, ferita dal loro peccato» (ibidem). Per far crescere questo spazio vitale del sacramento, occorre valorizzare la predicazione, l’azione pastorale e, in modo particolare, la catechesi che sappia raggiungere e accompagnare tutte le persone, non fermandosi alla preparazione sacramentale dei più piccoli’. (6- continua)

Programma dal 29 marzo al 6 aprile 2025

Letture: Giosuè 5,9a.10-12 / Salmo 33 / 2Corinzi 5,17-21

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 29 18.00 + Montesi Natale
Domenica 30 10.30 + Francesco Vilardo

+ Liparesi Giovanni (4° anniv.), genitori e fratello, Carlo e Tonina, Buldrini Antonio, Carolina e i figli Paolo, Gaetano e Domenica

Lunedì 31 18.30 + Venieri Nino e Stefano e deff. fam. Venieri
Martedì 01 8.00 Baldini Norberto e Luigia
Mercoledì 02 18.30 + Preda Maria Teresa
Giovedì 03
Venerdì 04
Sabato 05 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo)
Domenica 06 10.30

18.30

+Bufano Margherita

+ Gagliardi Bruno e Albertina

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Attenzione : Torna l’Ora Legale… Orari modificati

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (Domenica ore 17.25)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 18.00 Via Crucis

 

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 30

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Mercoledì 02 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.30 (oratorio) : ”Bussola dei genitori” Incontro con la psicologa dell’infanzia d.ssa Elisabetta Tessier (iscriversi)

Giovedì 03 Ore 20.45 (canonica) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 04

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 5a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Sabato 05 Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 06

V di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 16.00 (piazza e oratorio) : ”Come una volta”, giochi, laboratori, bar e stand gastronomico proposti dai Quartieri.

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Visita alle famiglie con benedizione

31 mar – 04 apr

(dalle ore 15.00)

05 aprile

(mattina e pomeriggio)

Lunedì 31 : Via Battisti.

Martedì 01 : Via XX Settembre, p.za Costa,

via Baracca, Rabin, Berardi (pari).

Mercoledì 02 : Via Martiri della L., Berardi (dispari).

Giovedì 03 : Via Piave, viale della Repubblica.

Venerdì 04 : Via Alpi (dispari).

Sabato 05 : Via Alpi (pari). [mattina e pomeriggio]

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 4,43-54 Gv 5,1-16 Gv 5,17-30 Gv 5,31-47 Gv 7,1-2.10. 25-30 Gv 7,40-53

Vivere il mistero – ln questa quarta domenica di Quaresima il viola dei paramenti si attutisce in un rosaceo che conforta non solo l’occhio, ma, soprattutto, il cuore. Quale il motivo di tutta questa gioia cui il salmista sembra invitarci con una certa urgenza: «Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni paura mi ha liberato»? La risposta ci viene data attraverso le letture di questa domenica, là dove siamo rapiti dalla parabola con cui il Signore ci fa sentire la gioia inenarrabile e piena di ritrovarsi in un’alleanza restaurata e, per molti aspetti, migliorata: l’anello, il vitello, la veste sono i simboli che dicono come e quanto siamo stati «riconciliati». Tutte le nostre lontananze possono trasformarsi in ritorno. 0gni nostra esperienza di fame può essere l’occasione per sperimentare la gioia di poterci nutrire di un nuovo cibo. Per il popolo e per ciascun credente l’ingresso nella Terra della promessa non è altro che l’esperienza dell’abbraccio del Padre misericordioso e coincide con una nuova tappa della vita. La parabola non ci parla solo del ritorno del figlio più giovane, ma mette il dito nella piaga di tanti ritorni mancati e di tante conversioni rimandate o semplicemente snobbate. Le parole del Signore Gesù sono rivolte a quegli «Scribi e farisei» che sono solo intenti a giudicare e a crogiolarsi nella loro presunta e presuntuosa giustizia. Tra costoro non sarà difficile trovare anche una parte di noi stessi. La liturgia, preparandoci alla Pasqua, ci chiede una grande conversione del cuore e della mente. Infatti, mentre noi, normalmente non ci poniamo delle domande su Dio e non ci interroghiamo su ciò che Dio è per noi, la parola del Signore oggi ci invita a chiederci ciò che noi siamo agli occhi di Dio. L’apostolo Paolo lo dice con limpida e illuminante chiarezza: noi siamo «nuova creatura» nel senso che agli occhi del nostro Dio siamo sempre bisognosi di essere accolti e continuamente accompagnati per la crescita. L’autonomia alimentare di cui fa esperienza il popolo passando il Giordano ed entrando nella terra della libertà, è segno di un’autonomia interiore che è una grande responsabilità. Non dobbiamo dimenticare che Dio ci fa crescere per darci la possibilità di essere persone libere, persino quando questa libertà comporta qualche piccolo o grande rischio. Quando noi disperiamo di noi stessi, il Signore continua a sperare che la nostra libertà ci aiuti a fare memoria che essa è un dono che fa tutt’uno con il mistero della vita. Che non ci capiti di reagire come il figlio maggiore. In realtà sotto la maschera della sua fedele irreprensibilità si nasconde l’incapacità a vivere in una vera libertà. Il padre misericordioso accoglie anche lui con tutta la sua fatica come accoglie il figlio minore. La speranza del ritorno per il figlio minore diventa la speranza che il figlio maggiore riconosca che il suo grande lavorare è sempre una possibilità che la grazia misericordiosa del padre gli concede. In ambedue i casi, il padre coprendo la diversa paura dei suoi due figli con il morbidissimo manto di un silenzio comprensivo e amoroso. Non sappiamo, come alla fine, reagirà il figlio maggiore… la parabola rimane aperta, ma ci viene narrato il percorso del figlio minore che ogni figlio maggiore, a suo modo, è chiamato a seguire. Così si interroga san Pietro Crisologo pensando al giovane che medita e decide il ritorno a casa: «Da dove viene questa speranza, questa franchezza, questa fiducia? Dal fatto che si tratta proprio di suo padre. Ho perso, dice dentro di sé, la mia condizione di figlio; ma lui non ha perso la sua condizione di padre; non c’è bisogno di un estraneo per intercedere presso un padre: il suo affetto interviene e supplica nel più profondo del cuore. Le sue viscere paterne lo spingono a generare di nuovo il figlio per mezzo del perdono e aggiunge «Il padre non svela il peccato di suo figlio, non sciupa suo figlio, ma cura le sue ferite in modo che non lascino nessuna cicatrice, nessun disonore». A metà Quaresima il Padre ci onora con la sua misericordia e si aspetta da noi di essere più capaci di compassione o almeno di un po’ più di silenzio. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Solo così può essere riaccolto anche nella comunità (la navata), che è stata ferita dal suo peccato, e insieme può ringraziare la misericordia divina e riaccostarsi nuovamente alla sinassi eucaristica (l’altare); uscendo infine dalla chiesa (la porta), prosegue la sua sincera conversione e la esprime con una vita rinnovata secondo il Vangelo e ravvivata dall’amore di Dio. Da ultimo, una terza esigenza. Il sacramento ha bisogno di trovare un «altro luogo», essenziale per non ridursi all’adempimento di una formalità o di un precetto, ma diventare un mezzo privilegiato per portare a pieno sviluppo la grazia battesimale e un’«occasione e stimolo a conformarsi più intimamente a Cristo e a rendersi sempre più docili alla voce dello Spirito» (RP 7b): lo spazio vitale, quello cioè della vita di fede. Solo in una dimensione più ampia e permanente di conversione e di crescita spirituale secondo il Vangelo, la celebrazione sacramentale può costituire il punto di arrivo e insieme di partenza, o ripartenza, di un cammino penitenziale per una vera riconciliazione con Dio e i fratelli e un profondo rinnovamento di vita. (5- continua)