Programma dal 5 al 13 luglio 2025

Letture: Isaia 66,10-14c / Salmo 65 / Galati, 6,14-18

Il Signore mi ha liberato da ogni paura.

Acclamate Dio, voi tutti della terra.

 

Dal Vangelo secondo Luca (10,1-12.17-20)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 05 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo))

Per una famiglia (vivente)

Domenica 06 10.30 + Elmore, Rita e Stefano
Lunedì 07 18.30 + Pasquale Giustino
Martedì 08
Mercoledì 09
Giovedì 10 18.30 + Vincenzo
Venerdì 11 8.00 + Santese Otello (10° anniv.) e Frascerra Anna
Sabato 12 18.30 + Toffanello Maria
Domenica 13 10.30 + Alfonso, Alma, Maria e Peppino

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Luglio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 06

XIV del T. Ord

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).
Lunedì 07 Ore 20.30 (Frascata – Villa Manzoni) : S. Messa celebrata dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nell’80° anniversario dell’uccisione della contessa Manzoni e dei suoi figli
Venerdì 11

S. Benedetto

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Domenica 13

XV del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno è iniziata all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato. Si accettano le adesioni.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 9,18-26 Mt 9,32-38 Mt 10,1-7 Mt 10,7-15 Mt 19,27-29 Mt 10,24-33

Vivere il mistero – I discepoli di Gesù, mandati in missione, ritornano «pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». Si tratta di una gioia per la liberazione definitiva. Non è la liberazione dalla schiavitù babilonese – come ai tempi del Deutero-Isaia -, ma la liberazione dal maligno e dal male («Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore»). La gioia, poi, si fonda sul fatto che questi discepoli, portatori della pace che viene da Dio, hanno i loro nomi scritti nei cieli. Come loro anche i cristiani di oggi che portano lo shalom dentro e attorno a sé, hanno i loro nomi scritti nei cieli (= sono salvi per sempre). Gesù, dunque, inviava i suoi discepoli in brevi missioni nei territori circostanti della Galilea. Alcuni ritorni non erano molto entusiasti. Non tutto riusciva bene, come viene narrato nell’episodio dell’epilettico indemoniato in Mc 9,14-29: i discepoli non erano riusciti a cacciare il demonio che si era impossessato del giovane. E il morale degli inviati non era senz’altro gioioso: basti ricordare la situazione che può aver originato la parabola del buon seminatore a livello del Gesù storico. Altri ritorni, invece, erano ricchi di entusiasmo, come quello narrato dal Vangelo odierno. I discepoli avevano visto come la loro opera di predicazione e di esorcismo avesse avuto successo. Erano pieni di gioia. Essi avevano annunciato lo shalom del Signore e ne avevano dimostrato la potenza e l’efficacia, guarendo i malati e liberando gli ossessi dal maligno. Gesù accoglie la gioia dei suoi discepoli e la vuole rendere completa, annunciando che i loro nomi sono scritti nei cieli. 0gni cristiano è chiamato a portare in sé e attorno a sé lo shalom di Gesù, l’invito a realizzare se stessi secondo il pensiero di Dio e non secondo ciò che pensano gli uomini. Questo progetto che rende la persona congrua con sé, con la propria fede e con i suoi valori, non è un progetto egoistico: il cristiano, infatti, assume la sensibilità e l’attenzione necessarie per aiutare anche il prossimo ad attuare la realizzazione di sé. Come i primi discepoli di Gesù, anche i cristiani di oggi, che portano lo shalom di Gesù dentro e attorno a sé, hanno i loro nomi scritti in cielo. Sono, cioè, salvi. […] Il testo di Lc 10,1-12.17-20 si può suddividere in tre unità: la designazione dei settantadue (10,1); il discorso di missione e le raccomandazioni (10,2-12); il ritorno gioioso dei settantadue (10,17-20). Quanti erano esattamente i discepoli designati da Gesù, 70 o forse 72? La tradizione manoscritta riporta ora una cifra ora l’altra ed è difficilissimo poter decidere. Può darsi che la Chiesa nascente abbia visto in questa missione l’invio dei discepoli a tutti i popoli della terra che, secondo la tradizione manoscritta di Gen 10, potrebbero essere o 70 o 72. L’incertezza testuale del testo della Genesi è passata alla tradizione del testo del Vangelo di Luca. Proprio questo caso di critica testuale ha permesso agli studiosi di affermare che questo invio di apostoli da parte di Gesù rispecchia l’apertura del Maestro a tutte le genti (fino a Lc 10 la missione dei Dodici era chiusa all’interno dei confini del popolo di Dio). La missione dei discepoli parte dalla preghiera («pregate dunque il padrone della messe...»). La missione di Gesù è prima di ogni altra cosa un atto di fede e non il progetto di un’azienda dove anzitutto contano tattiche e strategie. La missione si concretizza in un percorso: «Andate...». Si tratta di un percorso dove Gesù invia i suoi in mezzo a tutti i popoli allo stesso modo con cui Yhwh aveva disperso Israele, l’agnello, in mezzo agli altri popoli, i lupi. L’inviato imparerà la povertà (niente borsa, bisaccia, ecc.) perché il Regno va proposto e non imposto. Come risposta ci può, dunque, essere l’indifferenza e il rifiuto. L’inviato esperimenterà la libertà: la legge di purità prescriveva alcuni cibi e proibiva altri («mangiate ciò che viene posto innanzi»). Egli imparerà la totale dedizione alla missione che non permette nessuna distrazione («non salutate nessuno lungo la strada…»). Il ritorno degli inviati è contrassegnato dalla gioia. Satana è vinto. L’inviato non deve gioire solo per la «vittoria» contro il male, ma deve gioire soprattutto perché ogni inviato sa che fin da ora il proprio nome, è scritto nei cieli. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Per salvaguardare il senso teologico e misterico di tale celebrazione nella quale il primato appartiene a Dio che ci introduce nei suoi misteri, sarà utile riportare la descrizione che ne offre T. Federici della mistagogia liturgica: «La mistagogia è l’operazione della divina grazia gratuita trasformante attraverso la quale il Padre mediante Cristo Signore nello Spirito Santo ‘cura’ i suoi figli diletti nella sua Chiesa, la Una Santa, la Sposa del Signore, la Madre dei viventi, e servendosi di essa, per condurre lungo un esodo doloroso ma decisivo ed in crescendo alla Pienezza nuziale della Vita divina». Emergono qui i tratti fondamentali dell’esperienza liturgica nel senso trinitario, ecclesiale, antropologico; si staglia la dimensione sacramentale, storica ed escatologica. Si sottolinea l’iniziativa e la gratuità del dono da parte di Dio. (7– continua)

Programma dal 28 giugno al 6 luglio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 12,1-11 / Salmo 33 / 2 Timoteo, 4,6-8.17-18

Il Signore mi ha liberato da ogni paura.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 28 18.30 Secondo le intenzioni di Maria Tersa Dovadola (vivente)
Domenica 29 10.30

18.30

+ Montesi Natale

deff. famiglie Ravaglia e Sisti

40° di Matrimonio di: Marconi Angelo

Barcellona Emanuela

Per una persona vivente

Lunedì 30
Martedì 01
Mercoledì 02
Giovedì 03 18.30 + Ghiselli Paola
Venerdì 04 8.00 + Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica e Silverio e secondo le intenzioni di Maria Teresa
Sabato 05 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo)
Domenica 06 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Giugno – Luglio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

Ss. Pietro e Paolo Apostoli

Giornata per la Carità del Papa

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).

Giovedì 03

S. Tommaso Ap.

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 04 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Sabato 05 Primo sabato del mese

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 06

XIV del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno è iniziata all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato. Si accettano le adesioni.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 8,18-22 Mt 8,23-27 Mt 8,28-34 Gv 20,24-29 Mt 9,9-13 Mt 9,14-17

Vivere il mistero – Sant’Agostino, commentando la solennità dei santi Pietro e Paolo, osservava che un solo giorno è consacrato alla memoria di questi due apostoli di Cristo. Un solo giorno come anch’essi erano una sola cosa nella confessione della fede fino al martirio. L’episodio di Cesarea (cf Mt 16,13-19) rappresenta una grande svolta all’interno della narrazione di Matteo. Gesù pone la domanda decisiva ai suoi discepoli riguardo la sua identità; Pietro, a nome del gruppo apostolico, confessa apertamente la messianicità del Maestro. A questa confessio, Gesù risponde definendo il ruolo di Pietro e lo fa attraverso tre immagini: la roccia, le chiavi e il «legare-sciogliere». Pietro è chiamato da Gesù «roccia». Cosa significa? La «pietra/roccia» è un attributo divino (cf Dt 32,4). La fede in Gesù come Messia dona perciò a Pietro una prerogativa di Dio. Attorno a lui si costituisce così la domus Dei la Chiesa, l’unità dei credenti. L’immagine delle chiavi rimanda invece all’autorità di Pietro, che deriva da Cristo, pietra angolare. La terza immagine, infine, («legare-sciogliere») evidenzia che a Pietro è conferita l’autorità di dire ciò che è conforme o meno al Vangelo, di dichiarare chi appartiene o meno al Regno di Dio. Queste prerogative sono le stesse del Messia; questo significa che l’autorità di Pietro è vicaria. Vero e unico Signore della Chiesa è Gesù Cristo. […] Delle tredici lettere attribuite a Paolo solo sette sono riconosciute sue (1 Ts, Gal, Rm, 1-2 Cor, Fil, Fm). Le altre risentono della sua predicazione, ma sono state redatte da discepoli. Emerge un dato singolare: il termine Chrirtos ricorre quattrocento volte nel corpus paolino, su cinquecentotrentacinque in cui ricorre in tutto il Nuovo Testamento. Questo fa emergere un dato: la centralità di Cristo nella vita e nella predicazione di Paolo. Tutto ciò è cosi vero che potremmo sintetizzare la sua esperienza in una sua celebre frase: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21). Ma cosa ci dice Paolo di Cristo? Scrivendo agli Efesini, egli afferma che il disegno di Dio ha come fine la ricapitolazione di ogni cosa in Gesù Cristo (cf Ef 1,10). Il verbo «ricapitolare» ha due significati: «riassumere» e «mettere tutto sotto un’unica sovranità». Ln questo orizzonte la storia non è più un insensato susseguirsi di fatti o eventi, ma comincia ad essere leggibile. Gesù, che tutto ricapitola in sé, diviene così la chiave ermeneutica della storia umana. In Gal 3,28, Paolo fa un’altra grande affermazione, quando dice che tutti noi siamo «una sola persona» in Gesù Cristo. Tutti noi, nella fede, siamo strettamente congiunti a Cristo, al punto che nulla e nessuno potrà mai separarci da lui. Cristo è la solidarietà vivente, in cui tutto converge. Infine, nell’inno che troviamo in Col 1,15ss leggiamo: «Egli(Cristo)è immagine del Dio invisibile». Gesù Cristo è l’immagine di Dio, cioè la Sua icona (eikòn). Per la Scrittura il termine eikon non è una pallida immagine, ma la realtà stessa. Per Paolo, Gesù è quanto di più vero noi possiamo sapere, vedere e conoscere di Dio. La figura di Paolo è stata fondamentale per la Chiesa. Pensiamo solo alla riflessione cristologica, di cui fu grande maestro. Giovanni Crisostomo affermava di lui: «Come la fiamma, che si abbatte tra le canne e il fieno, trasforma nella propria natura ciò che arde, cosi Paolo tutto invade e tutto trasporta alla verità, torrente che tutto raggiunge, superando ogni ostacolo». La tradizione vuole che Pietro e Paolo siano morti a Roma sotto la persecuzione di Nerone: Pietro, condannato al supplizio della croce, ottenne di essere crocifisso con la testa in giù, come segno di umiltà; Paolo invece fu decapitato. Con il martirio sigillarono la loro opera evangelizzatrice. La loro testimonianza è ancora viva tra noi. (padre Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Ricordiamo Cirillo di Gerusalemme, Ambrogio, Agostino, Teodoro di Mopsuestia, Giovanni Crisostomo, essi hanno speso molte energie per spiegare ai fedeli prima, durante e dopo le celebrazioni, il senso delle parole e dei riti, specialmente quelli dell’iniziazione cristiana. Cirillo di Gerusalemme ha usato nelle catechesi mistagogiche la metodologia della catechesi a posteriori, come evocazione dell’esperienza dei sacramenti celebrati nella veglia pasquale, per invitare i neofiti a far memoria di quanto hanno visto e sperimentato, ed appropriarsi dell’esperienza della grazia, pienamente compresa, dopo essere stata vissuta. In questo metodo, che lascia al momento celebrativo tutta la capacità di stupire il neofita man mano che viene introdotto nella memoria della celebrazione, si sottolinea che non si tratta soltanto di una catechesi dottrinale per capire quanto sta per realizzarsi; è piuttosto un invito alla «conoscenza globale» del mistero ricevuto, all’esperienza viva già fatta. In essa il linguaggio è vivo, biblico, ma anche esistenziale, come quando si fa riferimento a simboli pregnanti di significato, come l’allusione alla vasca battesimale quale «sepolcro e seno materno». Questo linguaggio tende a coinvolgere tutta la profondità della «psiche» umana. Normalmente però, la catechesi mistagogica precede la celebrazione dei misteri o è continuamente richiamata, per far memoria di quanto si presuppone che sia conosciuto ma va continuamente ricordato. ln questo senso tutti abbiamo bisogno di essere continuamente istruiti nei santi misteri della liturgia. Ma siamo pure convinti che senza una continua, sistematica e profonda catechesi biblica, simbolica, esistenziale, la liturgia non è ancora coinvolgente. In secondo luogo vi è la celebrazione stessa, che è propriamente mistagogia o «esperienza dei misteri», alla quale si accede mediante una viva partecipazione teologale, personale e comunitaria, cioè un’apertura al mistero del Dio trino, Padre, Figlio, Spirito Santo, protagonisti assoluti del mistero. Una partecipazione che esige fede, speranza, amore. (6– continua)

Medjugorje, 25 Giugno 2025 – 44° Anniversario delle Apparizioni

“Cari figli,

anche oggi ringrazio l’Onnipotente di essere con voi

e di potervi guidare verso il Dio d’amore e di pace.

Le ideologie che demoliscono voi e la vostra vita spirituale

sono passeggere.

Io vi chiamo, figlioli,

ritornate a Dio

perché con Dio avete il futuro e la vita eterna.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

(Con approvazione ecclesiastica)

Programma dal 21 al 29 giugno 2025

Letture: Genesi 14,18-20 / Salmo 109 / 1 Corinzi, 11,23-26

Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

 

Dal Vangelo secondo Luca (9,11b-17)

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.

Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.30 + cg. Mussino e Giacometti e Franca e Francesco
Domenica 22 10.30

18.30

+ Carlo Fabbri e Venerina Ghirardini

+ Adriano Castelli e Giovanna Cicognani

Lunedì 23
Martedì 24 8.00 Per una persona defunta
Mercoledì 25 18.30 Per una persona defunta
Giovedì 26
Venerdì 27 8.00 Vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)
Sabato 28 18.30 Secondo le intenzioni di Maria Tersa Dovadola (vivente)
Domenica 29 10.30 + Montesi Natale

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 22

Corpus Domini

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne a cui segue la processione Eucaristica e al termine, la Benedizione Eucaristica.

Martedì 24

Natività di S. Giovanni B.

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 27

Sacratissimo Cuore di Gesù

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Ore 18.00 (C.E.M.I.) : S. Messa della solennità.

Sabato 28

Cuore Immacolato di Maria

S. Messa ad orario prefestivo
Domenica 29

Ss. Pietro e Paolo Apostoli

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno è iniziata all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato. Si accettano le adesioni.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

La processione del Corpus Domini a San Paolo

Corso V. Veneto, p.za Ricci, via Battisti, via Bassi, via Torchi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 7,1-5 Lc 1,57-66.80 Mt 7,15-20- Mt 7,21-29 Lc 15,3-7 Lc 2,41-51

 

Vivere il mistero – Nella Didaché – il primo «catechismo» della Chiesa – l’Eucaristia è presentata come fondamento della stessa unità della Chiesa e suo nutrimento: «Come i grani di frumento che sono germinati, sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme, hanno fatto un solo pane, cosi, o Signore, fa’ di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini dell’uva che erano molti ed erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e hanno fatto un solo prodotto, cosi, o Signore, fa’ che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento». Nel Vangelo di Luca, Gesù ha voluto far esperimentare, attraverso la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la realtà dell’Eucaristia (che ovviamente va oltre quel pane e quel pesce moltiplicato). Sant’Ignazio di Antiochia (morto verso il 110), nella lettera ai cristiani di Smirne, affermava che l’Eucaristia «è la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha patito per i nostri peccati e che il Padre, per sua benignità, ha risuscitato». Dalla presenza reale all’adorazione il passo non è lungo. Nel nord Europa nasce, all’inizio del secondo millennio la devozione eucaristica dell’adorazione (cf. 0dilia di Liegi, Cristina di S. Trond, lda di Lovanio, Giuliana di Liegi, ecc.). Non bisogna tuttavia perdere di vista che l’Eucaristia era ed è un’alleanza nuova tra Dio e il suo popolo, la presenza profetica del sacrificio della sua morte e della sua risurrezione, la celebrazione della Pasqua che rende presente l’escatologia (cf. Gv 6,54: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»). Naturalmente l’elenco potrebbe continuare, ma questi dati riassuntivi, proposti dalla liturgia, sono già più che sufficienti a comprendere che prima di tutto l’Eucaristia è un’azione, («Fate questo in memoria di me») che include l’anamnesi, l’epiclesi (l’invocazione dello Spirito), la dossologia e la comunione con Dio e con il prossimo. Poi c’è senz’altro posto anche per il momento di adorazione. Il testo biblico-liturgico di Lc 9,11b-17 incomincia con queste parole: «ln quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio». Il testo lucano della moltiplicazione dei pani si lega al testo dell’episodio di Emmaus. Siamo al tramonto («Il giorno cominciava a declinare» / «si fa sera e il giorno è ormai al tramonto»). La moltiplicazione dei pani è un anticipo dei segni che porrà il Risorto. C’è anche da dire che i gesti di Gesù durante il miracolo sono gli stessi gesti di Gesù all’ultima cena («Prese i cinque pani… recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli» / «Preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro…»). Il miracolo di Gesù è legato all’Eucaristia. Qui dona il cibo materiale per il corpo. Là dona il cibo secondo lo Spirito, per la vita eterna. Gesù compie il miracolo partendo dalla condivisione dei beni (cinque pani e due pesci). L’Eucaristia (sacrificio che rinnova il mistero pasquale e banchetto storico che rende presente quello futuro ed escatologico) non può essere vissuto se non viene in qualche modo anticipato nella quotidianità. In una comunità dove l’ingiustizia, dovuta all’egoismo, separa in modo brutale le persone tra loro, è difficile rinnovare il miracolo della moltiplicazione dei pani (attenzione all’altro e condivisione) ed è difficile, quindi, celebrare successivamente in modo veritiero l’Eucaristia. La condivisione è premessa indispensabile per l’Eucaristia. Già san Paolo rimproverava i cristiani di Corinto per la mancanza di condivisione (1 Cor 11,17-33) Le dodici ceste di pani avanzati, indicano la sovrabbondanza di vita che Dio dona all’uomo. Così avviene nell’Eucaristia (cf. il decreto sulla Messa del Concilio di Trento, capitolo 2: Il Signore, placato da questo sacrificio [quello della Messa], mentre concede la grazia e il dono della penitenza, perdona «crimina et peccata etiam ingentia» = crimini e peccati gravi). (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

La complessità della liturgia si propone oggi con la triplice formula: lex credendi, lex orandi, lex vivendi. Infatti nella liturgia si esprime la fede della Chiesa e si esercita la sua evangelizzazione e la sua catechesi. Essa esprime nella forma più bella e ricca il modo e le modulazioni della preghiera cristiana, comunitaria e personale. Essa inoltre esprime il modo di essere e di agire dei credenti, non solo l’ortodossia ma anche la doverosa ortoprassi morale, apostolica, missionaria, secondo le diverse vocazioni. Tutta la liturgia quindi è mistagogica, ma occorre segnalare le implicazioni e viverne le virtualità. Infatti, affinché possa la liturgia svolgere il suo ruolo essa suppone tre indissolubili momenti progressivi e collegati: l’iniziazione catechetica, la celebrazione vissuta, l’assimilazione progressiva e vitale. La mistagogia liturgica nel senso globale di iniziazione al mistero, comprende indissolubilmente questi tre momenti caratteristici che vanno proposti e messi in atto se vogliamo qualificare la partecipazione ai misteri liturgici. Prima di tutto la catechesi mistagogica o iniziazione catechetica; essa offre ai fedeli, già fondamentalmente iniziati ai misteri (mediante il catecumenato ed il battesimo), la grazia della “illuminazione” o la capacità di capire quanto Dio ci offre per mezzo della sua Chiesa. E’ la possibilità concreta di entrare nella “conoscenza“, non meramente intellettuale ma viva e sapiente, dei riti, delle preghiere, delle parole, dei simboli; solo in questo modo ci si addentra nella complessità del mistero liturgico, come può essere ad esempio quello dell’anno liturgico e dei suoi tempi e celebrazioni, quello dei singoli sacramenti. L’iniziazione presuppone la fede e la docile accoglienza del dono di Dio. I Padri della Chiesa sono stati grandi mistagoghi. (5– continua)

 

Programma dal 14 al 22 giugno 2025

Letture: Proverbi 8,22-31 / Salmo 8 / Romani, 5,1-5

O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»..

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 14 18.30 + Folli Dante
Domenica 15 10.30

18.30

+ Resta Luigi e Francesca

+ Guadagnini Armando

+ Toffanello Teresina

Lunedì 16
Martedì 17
Mercoledì 18
Giovedì 19
Venerdì 20
Sabato 21 18.30 + cg. Mussino e Giacometti e Franca e Francesco
Domenica 22 10.30

18.30

+ Carlo Fabbri e Venerina Ghirardini

+ Armando Castelli e Giovanna Cicognani

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 15

Ss.ma Trinità

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).

Ore 15.00 (Casola Canina) : Festa diocesana di A.C.

(vedi avviso a parte)

Giovedì 19 Ore 20.30 (Santo Spirito) : S. Messa presieduta da mons. Giovanni Mosciatti a cui segue la processione del Corpus Domini fino al Santuario della Coraglia e Benedizione.
Venerdì 20 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.
Domenica 22

Corpus Domini

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne a cui segue la processione Eucaristica e al termine, la Benedizione Eucaristica.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno è iniziata all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato. Si accettano le adesioni.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

La processione del Corpus Domini a San Paolo

Corso V. Veneto, p.za Ricci, via Battisti, via Bassi, via Torchi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 5,38-42 Mt 5,43-48 Mt 6,1-6.16-18 Mt 6,7-15 Mt 6,19-23 Mt 6,24-34

Vivere il mistero – Dopo il primo millennio sono nate alcune feste «teologiche». Tra queste, la solennità della Trinità. Nel primo millennio la Chiesa aveva, con pazienza e sapienza, privilegiato la celebrazione degli avvenimenti della storia della salvezza. Celebrare, infatti, significa per la liturgia rendere presente per l’uomo d’oggi, qui, l’avvenimento salvifico che si celebra. Nel secondo millennio la Chiesa colloca la celebrazione liturgica anche nella sfera della contemplazione (oltre che nella sfera del ringraziamento, della lode, della domanda, ecc.) e della verità teologica. Da qui l’introduzione nell’anno liturgico di feste come la Santissima Trinità o il Corpus Domini. La Chiesa ha fatto questa scelta per porre a disposizione del popolo cristiano una serie di verità di fede che lungo la storia erano state messe in dubbio o attorno alle quali si erano sviluppate delle concezioni teologiche non corrette. Qualcuno, forse confondendo (oppure volendo di proposito confondere?) il nome Trinità con la verità di fede, afferma che questa dottrina «deve risalire a circa 350 anni dopo la morte di Gesù». Si tratta di affermazioni gratuite e senza fondamento. Certamente il vocabolo «Trinità», non si trova nella Bibbia, ma la verità della Trinità, sì. Il mistero della Trinità è presente nella rivelazione del Nuovo Testamento, che esplicitamente presenta Dio come unico e, insieme, come Padre, Figlio e Spirito Santo. Il nome Trinità compare nella riflessione cristiana con Teofilo di Antiochia (fine del secolo II) e con Tertulliano (secolo III). La verità di fede e la dottrina, dunque, c’è tutta nel Nuovo Testamento e il nome è già presente nella teologia della Chiesa almeno centocinquanta anni prima di quanto certe persone, che si reputano «informate», pensino. Il mistero della Trinità ha da sempre affascinato la riflessione dei cristiani. Si racconta che sant’Agostino avesse tentato di penetrare il mistero di Dio, ma qualcuno gli ha fatto capire che una piccola buca fatta sulla sabbia della spiaggia non può contenere tutta l’acqua del mare. La liturgia sa che il mistero non si spiega. Preferisce presentare la Trinità in atto e, continuando sulle orme della Scrittura, cerca di celebrare le opere salvifiche trinitarie. (cf. Vangelo: Gv 16,12-15; seconda lettura: Rm 5,1-5). Il testo di Gv 16,12-15 è tratto dal lunghissimo discorso di Gesù nell’ultima cena. Essendo il testo isolato dal suo contesto, la redazione liturgica è stata costretta a costruire l’incipit («ln quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»). Il testo evangelico ruota attorno al tema della «verità tutta intera». I credenti saranno guidati alla pienezza di questa verità attraverso l’opera dello Spirito Santo. Lo Spirito, a sua volta, non è l’artefice solitario di questa impresa proprio perché l’annunzio che farà è l’annunzio di quella verità che è già tutta in Cristo Gesù, e per questo motivo, è tutta la verità del Padre. Tutto ciò che è di Cristo, è anche del Padre («Tutto quello che il Padre possiede è mio»). Questa tematica del Vangelo si intreccia con l’annunzio sapienziale e tipologico del mistero già presente nell’Antico Testamento (Pr 8,22-31) e vissuto nella fede della Chiesa (Rm 5,1-9). Nel contesto liturgico la chiave del testo si trova in queste parole di Gesù: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Teniamo presente che il «messaggio» di Gesù è la rivelazione di Dio Padre per mezzo di ciò che Gesù dice e fa. Lo Spirito di verità manifesterà il mistero salvifico operato dall’umanità e dalla divinità di Gesù («Egli mi glorificherà»), guidando la Chiesa alla piena comprensione della persona di Gesù. Lo Spirito, perciò, mentre aiuta i credenti a «comprendere» – a livello di fede – sempre meglio il Figlio, li aiuta attraverso di essa a «comprendere» il mistero del Padre. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

F. Ruiz nel suo Manuale di Teologia spirituale mette in luce il termine e la sua portata indicando I’uso che oggi si fa nell’ambito della pastorale della spiritualità. Si riferisce a Dio come primo mistagogo al soggetto interpellato per accogliere la comunicazione divina, al mediatore che può essere il ministro o anche il direttore spirituale o confessore, ai mezzi che sono la Parola e le varie azioni.

Nel discorso specifico sulla liturgia come mistagogia, nell’ambito del numero monografico sull’accompagnamento spirituale, occorre notare che la Chiesa, con le celebrazioni liturgiche non soltanto mette come fondamento della vita dei cristiani, il seme della Parola e della grazia dei sacramenti dell’iniziazione, ma accompagna tutta la vita dei credenti, giorno dopo giorno con la certezza delle verità della fede proclamate nella Parola e nelle preghiere; nutre altresì con la grazia dei sacramenti tutta la vita dei credenti, la modella interiormente con la ricchezza del mistero e dei misteri di Cristo, fino all’ultimo viatico. Tutto ha come una concentrazione i8deale nell’ambito dell’anno liturgico, massima e completa «mistagogia» della Chiesa e sua programmazione pastorale e spirituale permanente, per aprire i sentieri della vita cristiana, come vita in Cristo e vita nello Spirito. E’ la Chiesa stessa che viene implicata, come madre e maestra della fede e della vita dei credenti, nell’accompagnamento dei fedeli verso la piena realizzazione della vita cristiana; essa trova nella liturgia, e in modo speciale nella celebrazione eucaristica, la sorgente ed il culmine; parimenti nella liturgia trovano «la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano». Paolo VI ha saputo affermare con parole ispirate questo ruolo mistagogico quando nel lontano 1963, approvando la Costituzione liturgica, primo documento conciliare, così si esprimeva: «Esulta l’animo nostro per questo risultato. Noi vi ravvisiamo l’ossequio alla scala dei valori e dei doveri: Dio al primo posto, la preghiera, nostra prima obbligazione, la liturgia prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano...». (4– continua)

Programma dal 7 al 15 giugno 2025

Letture: Atti degli Apostoli 2,1-11 / Salmo 103 / Romani, 8,8-17

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23b-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 07

18.30

+ Guarnotta Maria Gabriella e Di Pasquale Benny

Domenica 08

10.30

18.30

+ Ornella Rivalta Marconi

+ Ghiselli Giovanna e Dante(Avanti) e Martini Elena

Secondo le intenzioni di M. Teresa Dovadola

Lunedì 09

   

Martedì 10

   

Mercoledì 11

   

Giovedì 12

18.30

+ Bertucci Carmelo

Venerdì 13

   

Sabato 14

18.30

+ Folli Dante

Domenica 15

10.30

18.30

+ Resta Luigi e Francesca

+ Guadagnini Armando

+ Toffanello Teresina

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 08

Pentecoste

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).

Lunedì 09

B.V. Maria Madre della Chiesa

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 11

S. Barnaba Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 12

Ore 20.00 (Belricetto) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 13

S. Antonio

di Padova

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Ore 20.30 (canonica) : Caritas parrocchiale.

Sabato 14

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 15

Ss.ma Trinità

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Casola Canina) : Festa diocesana di A.C.

(vedi avviso a parte)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 19,25-34

Mt 5,13-16

Mt 10,7-13

Mt 5,20-26

Mt 5,27-32

Mt 5,33-37

Vivere il mistero – La Chiesa, come pure ciascuno di noi quali membra vive di un unico corpo, ci troviamo sempre nella condizione degli apostoli. Dopo la risurrezione e l’Ascensione i discepoli nel Cenacolo attendevano «insieme» (At 2,1) di essere capaci di portare e di annunciare l’esperienza vissuta con il Signore Gesù. Nella nostra esperienza quotidiana tutti noi sappiamo che senza il fuoco e senza il calore nulla può essere trasformato e nessun alimento può essere cotto. Se questo vale per le cose che la natura ci offre e che noi amiamo trasformare per rendere più nutrienti e gustose, vale altresì anche per noi stessi, per la nostra vita fatta di emozioni e sentimenti contrastanti che devono essere purificati e trasformati per opera dello Spirito. Le parole di un maestro spirituale come Taulero possono ben introdurci e accompagnarci nella celebrazione e nella contemplazione di questa festa di Pentecoste in cui la gioia pasquale non solo raggiunge la pienezza del suo dono, ma pure il senso pieno del suo significato: «Ecco il bell’anniversario del giorno in cui lo Spirito Santo è stato mandato sui santi discepoli e su tutti coloro che erano riuniti insieme, giorno nel quale ci è stato restituito il grande tesoro che l’astuzia del Nemico e la debolezza dell’uomo ci avevano sottratto nel Paradiso terrestre. Il modo con cui è arrivato è già straordinario esternamente; quanto al mistero nascosto e racchiuso in tali meraviglie, non c’è ragione, né pensiero, né creatura che sappia conoscerlo, concepirlo e dirlo. Lo Spirito Santo è realtà di tale grandezza, immensità, incomprensibile e dolce, che qualsiasi grandezza e immensità la ragione possa concepire, è nulla in confronto a essa. Ecco perché lo Spirito Santo deve lui stesso preparare il posto per essere ricevuto, operar lui stesso per rendere l’uomo capace di riceverlo; è l’abisso ineffabile di Dio che deve lui stesso essere luogo e capacità di accoglienza».  Siamo al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua di risurrezione, ma viviamo, ancora una volta e in modo ancora più intenso, la grazia del primo e del terzo, del settimo e dell’ottavo giorno che simbolicamente rimandano sempre a un passaggio della grazia che ci permette di accogliere i doni divini per farli fruttificare nella nostra vita. La mattina di Pentecoste è per la Chiesa l’inizio del suo porsi al cuore dell’umanità come sale e come lievito, capaci di scomparire senza per questo essere assenti. Dopo il trauma della passione e lo shock della risurrezione, finalmente gli apostoli vengono spinti fuori dal cenacolo per rivelarsi come la Chiesa che sta sulla soglia ove l’incontro e il confronto generoso con l’altro sono obbligati e desiderati. Proprio quando lo Spirito promesso dal Risorto finalmente «riempi tutta la casa dove stavano» (At 2,2), i discepoli non sentono più il bisogno di trattenersi all’interno, ma vengono come catapultati all’esterno per farsi prossimi a tutti. La vita irrompe come «un rombo dal cielo» (At 2,2) perché viene da oltre noi stessi e le nostre storie, penetrando magnificamente nella nostra esistenza! La vita fa irruzione «Come vento gagliardo» (2,2) e penetra in ogni angolo più recondito del nostro cuore scuotendoci fin nelle pieghe più nascoste. La vita è come «lingue di fuoco» (2,3) e si comunica a noi come particella divina che attende di assumere i tratti di un volto preciso: il nostro, e un timbro speciale, quello della «nostra lingua nativa» (2,8) che ci definisce fino in fondo, consegnandoci all’altro in dono d’amore gratuito, totale… e in tutta la sua vulnerabilità. Portando a compimento i giorni della letizia pasquale, siamo richiamati all’urgenza di fare posto a quel principio Altro che è la presenza dello Spirito del Risorto al cuore della nostra vita di credenti, presenza che fa di noi il Corpo di Cristo, la Chiesa che non è mai per se stessa, ma per il mondo! Possiamo così comprendere appieno la parola dell’Apostolo che invita alla consapevolezza più importante: «dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi» (Rm 8,9). La presenza dello Spirito nelle molte dimore del nostro essere più profondo e più vero è come un profumo effuso e diffuso, capace di rinverdire la memoria e la scelta di amare in modo sempre più vero. La parola del Signore Gesù suona come una vera consegna: «Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Pertanto, non bisogna mai dimenticare che una delle regole fondamentali di ogni apprendimento è la costanza e l’attenzione. Con il dono dello Spirito nel giorno di Pentecoste è cominciato il grande tempo della pazienza e dell’amore in cui ciascuno è chiamato a stare al proprio posto per ricevere lo Spirito e nella sua forza, andare lontano, sempre più lontano con un cuore dilatato e ricolmo di Dio. L’insistenza del Signore Gesù nel chiedere ai suoi di rimanere a Gerusalemme per attendere e accogliere il dono dello Spirito è rivolta anche a noi. Gerusalemme rappresentava per i discepoli il luogo più amaro ove si era consumata non solo la passione del loro Maestro e Signore, ma pure si era rivelata la povertà della loro discepolanza. Eppure è questo luogo, che tanto si vorrebbe abbandonare, a essere quello più adatto per accogliere lo Spirito che purifica e spinge lontano, oltre le nostre fragilità e ben oltre i nostri stessi progetti. Accogliamo ancora una volta il dono rinnovato dello Spirito nel «qui» della Gerusalemme del nostro cuore, ove oramai non si scorge alcuna sagoma di tempio perché il santuario siamo noi e la casa di Dio è il mondo intero. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica il termine ricorre come espressione della catechesi liturgica che introduce alla comprensione dei misteri celebrati: «la catechesi liturgica mira ad introdurre nel mistero di Cristo (essa è infatti “mistagogica”) in quanto procede dal visibile all’invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai “sacramenti” ai ” misteri”…». Queste diverse accezioni della parola mistagogia coincidono in realtà con l’uso che di questo termine si è fatto nella Chiesa dei primi secoli. Le catechesi come introduzione al mistero, la liturgia stessa come celebrazione mistagogica, la vita cristiana, vissuta come frequentazione del mistero, la sua assimilazione come perenne mistagogia. Oggi ritorna con forza l’interesse per la terminologia e per i contenuti. Ma oggi anche la teologia spirituale si appropria del termine, sia per indicare che la vita spirituale è radicata nell’iniziazione cristiana, sia per mettere in luce il carattere «esperienziale» della vita cristiana, che ha costante bisogno di una guida e di una continua assimilazione dei contenuti di grazia per essere portati allo splendore della vita cristiana vissuta. La felice convergenza in questo termine da parte di liturgisti e teologi della spiritualità è indice di ritrovata armonia nella visione della vita spirituale cristiana che non può non essere radicata nel mistero e nei misteri di Cristo da vivere e da assimilare. (3– continua)

Programma dal 31 maggio al 8 giugno

Letture: Atti degli Apostoli 1,1-11 / Salmo 46 / Ebrei 9,24-28;10,19-23

Ascende il Signore tra canti di gioia.

Dal Vangelo secondo Luca (24,46-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 31

18.30

+ Calderoni Paola

Domenica 01

10.30

+ Natale Ingegneri

Lunedì 02

18.30

+ Fiorella Giuseppe

Martedì 03

8.00

Per Cristina e Gianni (viventi)

Mercoledì 04

   

Giovedì 05

18.30

+ Lugi Rizzi (detto Carlo)

Venerdì 06

   

Sabato 07

   

Domenica 08

10.30

18.30

+ Ornella Rivalta Marconi

+ Ghiselli Giovanna e Dante(Avanti) e Martini Elena

Secondo le intenzioni di M. Teresa Dovadola

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 01

Ascensione del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Cassiano) : S. Messa solenne a conclusione della settimana delle Rogazioni e a seguire processione con l’immagine della B.V. del Piratello fino alla Piazza Matteotti con Atto di affidamento e Benedizione alla città e alla diocesi.

Lunedì 02

S. Messa ad orario feriale

Martedì 03

Ore 20.45 (canonica) : Incontro catechisti

Mercoledì 04

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Venerdì 06

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 08

Pentecoste

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato.

3- Inizia all’oratorio da lunedì 3 giugno la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 16,29-33

Gv 17,1-11a

Gv 17,11b-19

Gv 17,20-26

Gv 21,15-19

Gv 21,20-25

Vivere il mistero – Il fatto che l’evangelista Luca ci faccia contemplare il Cristo risorto che nel momento del suo ritorno al Padre «li benediceva» (Lc24,51) ci aiuta a vivere questa festa come la conclusione di una tappa di rivelazione che apre a un tempo altrettanto importante e significativo. Come avviene sempre alla fine della celebrazione eucaristica, la benedizione finale è non solo un commiato, ma è pure l’invio in missione per essere «testimoni» (24,48) di ciò che il Signore ci ha concesso di sperimentare personalmente, che diventa un dono per tutti. Il frutto dell’ascensione è una sorta di ritorno «a Gerusalemme con grande gioia» e una ripresa della frequentazione abituale del «tempio» (24,52-53) eppure, se tutto è come prima più nulla potrà essere come prima. Troviamo tuttavia una contraddizione tra i due racconti lucani del mistero che celebriamo quest’oggi. Nella prima lettura i discepoli sembrano disorientati e un po’ imbambolati, mentre nel Vangelo vediamo che essi assumono in modo deciso e naturale la sfida della missione. Attraverso questo espediente letterario messo in atto da Luca possiamo scoprire che il-legame che unisce Gesù ai suoi discepoli non è una semplice amicizia, o una seduzione passeggera, ma una generazione alla missione che nasce dall’assunzione matura di una missione a favore degli altri. Il Risorto fa ancora una volta memoria della sua Pasqua ricordando il fine del suo dono: «Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme» (Lc 24,7).  Questo dinamismo di pienezza pasquale fa entrare i discepoli nel ritmo di un nuovo modo di relazione contrassegnata da un processo mai completamente compiuto di missione testimoniale. Si può ben dire che l’Ascensione non è tanto il mistero della partenza di Gesù, ma la rivelazione del cammino che si apre davanti a noi e che ci da «piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne» (Eb 10,19-20). Ora il santuario siamo noi e il tempio in cui adorare e servire il Signore sono i nostri fratelli e sorelle in umanità nella concretezza dei loro vissuti. L’Ascensione non è né un abbandono né una dimissione ma è il compimento pieno dell’incarnazione come possibilità e sfida a rendere la relazione ancora più profonda, più duratura, meno sensibile e più vissuta. Gli uomini-angeli ricordano che il Cristo è stato assunto «di tra voi», in una parola «di tra noi». La domanda si fa esigentissima: lo stare tra noi del Signore che cosa ha cambiato in noi e tra di noi? Ogni giorno si tratta di fare della vita un’ascensione di senso tanto che l’ordinarietà della vita divenga un autentico santuario di rivelazione non nella separazione ma in una solidarietà essenziale. A noi quindi è ora richiesto di rivivere, nella nostra vita, l’esperienza degli apostoli amando di dimorare nel tempio interiore del nostro cuore per potervi ricevere il dono della vita nuova: di una vita risorta. Al cuore della nostra fede condivisa vi è una certezza che nasce da una promessa: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo sfesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1 ,11). La gioia dell’Ascensione è una gioia che libera il cuore perché non lo incatena nemmeno a un’esperienza compiuta di Dio, ma lo spinge verso quell’oltre di cui è rimando il simbolo del «cielo». Non ci è chiesto di distaccarci o disinteressarci della vita quotidiana, ci è semplicemente dato di essere profondamente coinvolti e, allo stesso tempo profondamente liberi, perché chiaramente orientati così da essere tanto coinvolti quanto assolutamente distaccati da ogni paura di fallire o di soffrire. A noi è chiesto di essere testimoni della potenza della misericordia e del perdono che abbiamo appreso dalle parole e dai gesti del Maestro e di cui ora, in attesa del suo mite e festoso ritorno, siamo chiamati ad essere testimoni possibilmente credibili, ma soprattutto interessanti per quella gioia sottile e contagiosa che dovrebbe segnare e contraddistinguere il nostro tratto, tanto da riconoscervi uno sprazzo di cielo. Il Signore ritorna nel seno del Padre dopo aver rivelato nel mistero della sua incarnazione, pienamente manifestatosi nel mistero pasquale, quale amore il Padre ha per il mondo di cui noi siamo parte. Il Verbo torna in cielo con il nostro corpo preparando così un posto, uno spazio, una possibilità di «essere» – per la nostra umanità – al cuore stesso della vita divina. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

A questa indicazione semplice dell’Introduzione si aggiungono, nel momento della descrizione dei riti, una serie di proposte: l’accompagnamento della comunità, la partecipazione dei neofiti nelle Messe dell’ottava di Pasqua e del tempo pasquale, una particolare celebrazione di chiusura di questo tempo propizio della vita nuova dei neofiti, la memoria annuale del loro Battesimo, l’incontro frequente con il Vescovo. Tale descrizione della mistagogia è forse la forma più ampia di far riferimento all’esperienza e al cammino della vita spirituale dei cristiani a partire dai sacramenti dell’iniziazione. In questo senso si può affermare che tutta la vita è un vero e proprio cammino di mistagogia. In un’Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica riguardante la formazione liturgica nei Seminari si accenna alla «formazione mistagogica», giacché si tratta di una iniziazione alla santa liturgia mediante le stesse celebrazioni. In tal senso la mistagogia è la stessa celebrazione liturgica, pienamente compresa e vissuta. Il termine ha avuto una particolare risonanza nel documento del Sinodo straordinario del 1985, come chiave del doveroso e qualitativo approfondimento della partecipazione liturgica del popolo di Dio nel presente e nell’avvenire. Si afferma infatti: «È evidente che la liturgia deve favorire e far risplendere il senso del sacro… Deve essere permeata dello spirito della riverenza, dell’adorazione e della gloria di Dio… Le catechesi, come già accadeva all’inizio della Chiesa, devono tornare ad essere un cammino che introduca alla vita liturgica (catechesi mistagogica).» (2– continua)

Medjugorje, 25 Maggio 2025

” Cari figli,

in questo tempo di grazia

vi invito ad essere uomini di speranza, pace e gioia,

affinché ogni uomo sia operatore di pace e amante della vita.

Pregate, figlioli, lo Spirito Santo

affinché vi colmi con la forza del suo Santo Spirito

del coraggio e dell’abbandono.

Anche questo tempo sarà un dono per voi

ed un cammino nella santità verso la vita eterna.

Io sono con voi e vi amo.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata. “

(Con approvazione ecclesiastica).