Programma dal 14 al 22 giugno 2025

Letture: Proverbi 8,22-31 / Salmo 8 / Romani, 5,1-5

O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»..

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 14 18.30 + Folli Dante
Domenica 15 10.30

18.30

+ Resta Luigi e Francesca

+ Guadagnini Armando

+ Toffanello Teresina

Lunedì 16
Martedì 17
Mercoledì 18
Giovedì 19
Venerdì 20
Sabato 21 18.30 + cg. Mussino e Giacometti e Franca e Francesco
Domenica 22 10.30

18.30

+ Carlo Fabbri e Venerina Ghirardini

+ Armando Castelli e Giovanna Cicognani

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 15

Ss.ma Trinità

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).

Ore 15.00 (Casola Canina) : Festa diocesana di A.C.

(vedi avviso a parte)

Giovedì 19 Ore 20.30 (Santo Spirito) : S. Messa presieduta da mons. Giovanni Mosciatti a cui segue la processione del Corpus Domini fino al Santuario della Coraglia e Benedizione.
Venerdì 20 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.
Domenica 22

Corpus Domini

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne a cui segue la processione Eucaristica e al termine, la Benedizione Eucaristica.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno è iniziata all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato. Si accettano le adesioni.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

La processione del Corpus Domini a San Paolo

Corso V. Veneto, p.za Ricci, via Battisti, via Bassi, via Torchi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 5,38-42 Mt 5,43-48 Mt 6,1-6.16-18 Mt 6,7-15 Mt 6,19-23 Mt 6,24-34

Vivere il mistero – Dopo il primo millennio sono nate alcune feste «teologiche». Tra queste, la solennità della Trinità. Nel primo millennio la Chiesa aveva, con pazienza e sapienza, privilegiato la celebrazione degli avvenimenti della storia della salvezza. Celebrare, infatti, significa per la liturgia rendere presente per l’uomo d’oggi, qui, l’avvenimento salvifico che si celebra. Nel secondo millennio la Chiesa colloca la celebrazione liturgica anche nella sfera della contemplazione (oltre che nella sfera del ringraziamento, della lode, della domanda, ecc.) e della verità teologica. Da qui l’introduzione nell’anno liturgico di feste come la Santissima Trinità o il Corpus Domini. La Chiesa ha fatto questa scelta per porre a disposizione del popolo cristiano una serie di verità di fede che lungo la storia erano state messe in dubbio o attorno alle quali si erano sviluppate delle concezioni teologiche non corrette. Qualcuno, forse confondendo (oppure volendo di proposito confondere?) il nome Trinità con la verità di fede, afferma che questa dottrina «deve risalire a circa 350 anni dopo la morte di Gesù». Si tratta di affermazioni gratuite e senza fondamento. Certamente il vocabolo «Trinità», non si trova nella Bibbia, ma la verità della Trinità, sì. Il mistero della Trinità è presente nella rivelazione del Nuovo Testamento, che esplicitamente presenta Dio come unico e, insieme, come Padre, Figlio e Spirito Santo. Il nome Trinità compare nella riflessione cristiana con Teofilo di Antiochia (fine del secolo II) e con Tertulliano (secolo III). La verità di fede e la dottrina, dunque, c’è tutta nel Nuovo Testamento e il nome è già presente nella teologia della Chiesa almeno centocinquanta anni prima di quanto certe persone, che si reputano «informate», pensino. Il mistero della Trinità ha da sempre affascinato la riflessione dei cristiani. Si racconta che sant’Agostino avesse tentato di penetrare il mistero di Dio, ma qualcuno gli ha fatto capire che una piccola buca fatta sulla sabbia della spiaggia non può contenere tutta l’acqua del mare. La liturgia sa che il mistero non si spiega. Preferisce presentare la Trinità in atto e, continuando sulle orme della Scrittura, cerca di celebrare le opere salvifiche trinitarie. (cf. Vangelo: Gv 16,12-15; seconda lettura: Rm 5,1-5). Il testo di Gv 16,12-15 è tratto dal lunghissimo discorso di Gesù nell’ultima cena. Essendo il testo isolato dal suo contesto, la redazione liturgica è stata costretta a costruire l’incipit («ln quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»). Il testo evangelico ruota attorno al tema della «verità tutta intera». I credenti saranno guidati alla pienezza di questa verità attraverso l’opera dello Spirito Santo. Lo Spirito, a sua volta, non è l’artefice solitario di questa impresa proprio perché l’annunzio che farà è l’annunzio di quella verità che è già tutta in Cristo Gesù, e per questo motivo, è tutta la verità del Padre. Tutto ciò che è di Cristo, è anche del Padre («Tutto quello che il Padre possiede è mio»). Questa tematica del Vangelo si intreccia con l’annunzio sapienziale e tipologico del mistero già presente nell’Antico Testamento (Pr 8,22-31) e vissuto nella fede della Chiesa (Rm 5,1-9). Nel contesto liturgico la chiave del testo si trova in queste parole di Gesù: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Teniamo presente che il «messaggio» di Gesù è la rivelazione di Dio Padre per mezzo di ciò che Gesù dice e fa. Lo Spirito di verità manifesterà il mistero salvifico operato dall’umanità e dalla divinità di Gesù («Egli mi glorificherà»), guidando la Chiesa alla piena comprensione della persona di Gesù. Lo Spirito, perciò, mentre aiuta i credenti a «comprendere» – a livello di fede – sempre meglio il Figlio, li aiuta attraverso di essa a «comprendere» il mistero del Padre. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

F. Ruiz nel suo Manuale di Teologia spirituale mette in luce il termine e la sua portata indicando I’uso che oggi si fa nell’ambito della pastorale della spiritualità. Si riferisce a Dio come primo mistagogo al soggetto interpellato per accogliere la comunicazione divina, al mediatore che può essere il ministro o anche il direttore spirituale o confessore, ai mezzi che sono la Parola e le varie azioni.

Nel discorso specifico sulla liturgia come mistagogia, nell’ambito del numero monografico sull’accompagnamento spirituale, occorre notare che la Chiesa, con le celebrazioni liturgiche non soltanto mette come fondamento della vita dei cristiani, il seme della Parola e della grazia dei sacramenti dell’iniziazione, ma accompagna tutta la vita dei credenti, giorno dopo giorno con la certezza delle verità della fede proclamate nella Parola e nelle preghiere; nutre altresì con la grazia dei sacramenti tutta la vita dei credenti, la modella interiormente con la ricchezza del mistero e dei misteri di Cristo, fino all’ultimo viatico. Tutto ha come una concentrazione i8deale nell’ambito dell’anno liturgico, massima e completa «mistagogia» della Chiesa e sua programmazione pastorale e spirituale permanente, per aprire i sentieri della vita cristiana, come vita in Cristo e vita nello Spirito. E’ la Chiesa stessa che viene implicata, come madre e maestra della fede e della vita dei credenti, nell’accompagnamento dei fedeli verso la piena realizzazione della vita cristiana; essa trova nella liturgia, e in modo speciale nella celebrazione eucaristica, la sorgente ed il culmine; parimenti nella liturgia trovano «la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano». Paolo VI ha saputo affermare con parole ispirate questo ruolo mistagogico quando nel lontano 1963, approvando la Costituzione liturgica, primo documento conciliare, così si esprimeva: «Esulta l’animo nostro per questo risultato. Noi vi ravvisiamo l’ossequio alla scala dei valori e dei doveri: Dio al primo posto, la preghiera, nostra prima obbligazione, la liturgia prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano...». (4– continua)

Programma dal 7 al 15 giugno 2025

Letture: Atti degli Apostoli 2,1-11 / Salmo 103 / Romani, 8,8-17

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23b-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 07

18.30

+ Guarnotta Maria Gabriella e Di Pasquale Benny

Domenica 08

10.30

18.30

+ Ornella Rivalta Marconi

+ Ghiselli Giovanna e Dante(Avanti) e Martini Elena

Secondo le intenzioni di M. Teresa Dovadola

Lunedì 09

   

Martedì 10

   

Mercoledì 11

   

Giovedì 12

18.30

+ Bertucci Carmelo

Venerdì 13

   

Sabato 14

18.30

+ Folli Dante

Domenica 15

10.30

18.30

+ Resta Luigi e Francesca

+ Guadagnini Armando

+ Toffanello Teresina

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 08

Pentecoste

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).

Lunedì 09

B.V. Maria Madre della Chiesa

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 11

S. Barnaba Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 12

Ore 20.00 (Belricetto) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 13

S. Antonio

di Padova

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Ore 20.30 (canonica) : Caritas parrocchiale.

Sabato 14

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 15

Ss.ma Trinità

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Casola Canina) : Festa diocesana di A.C.

(vedi avviso a parte)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato.

3- Continua all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 19,25-34

Mt 5,13-16

Mt 10,7-13

Mt 5,20-26

Mt 5,27-32

Mt 5,33-37

Vivere il mistero – La Chiesa, come pure ciascuno di noi quali membra vive di un unico corpo, ci troviamo sempre nella condizione degli apostoli. Dopo la risurrezione e l’Ascensione i discepoli nel Cenacolo attendevano «insieme» (At 2,1) di essere capaci di portare e di annunciare l’esperienza vissuta con il Signore Gesù. Nella nostra esperienza quotidiana tutti noi sappiamo che senza il fuoco e senza il calore nulla può essere trasformato e nessun alimento può essere cotto. Se questo vale per le cose che la natura ci offre e che noi amiamo trasformare per rendere più nutrienti e gustose, vale altresì anche per noi stessi, per la nostra vita fatta di emozioni e sentimenti contrastanti che devono essere purificati e trasformati per opera dello Spirito. Le parole di un maestro spirituale come Taulero possono ben introdurci e accompagnarci nella celebrazione e nella contemplazione di questa festa di Pentecoste in cui la gioia pasquale non solo raggiunge la pienezza del suo dono, ma pure il senso pieno del suo significato: «Ecco il bell’anniversario del giorno in cui lo Spirito Santo è stato mandato sui santi discepoli e su tutti coloro che erano riuniti insieme, giorno nel quale ci è stato restituito il grande tesoro che l’astuzia del Nemico e la debolezza dell’uomo ci avevano sottratto nel Paradiso terrestre. Il modo con cui è arrivato è già straordinario esternamente; quanto al mistero nascosto e racchiuso in tali meraviglie, non c’è ragione, né pensiero, né creatura che sappia conoscerlo, concepirlo e dirlo. Lo Spirito Santo è realtà di tale grandezza, immensità, incomprensibile e dolce, che qualsiasi grandezza e immensità la ragione possa concepire, è nulla in confronto a essa. Ecco perché lo Spirito Santo deve lui stesso preparare il posto per essere ricevuto, operar lui stesso per rendere l’uomo capace di riceverlo; è l’abisso ineffabile di Dio che deve lui stesso essere luogo e capacità di accoglienza».  Siamo al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua di risurrezione, ma viviamo, ancora una volta e in modo ancora più intenso, la grazia del primo e del terzo, del settimo e dell’ottavo giorno che simbolicamente rimandano sempre a un passaggio della grazia che ci permette di accogliere i doni divini per farli fruttificare nella nostra vita. La mattina di Pentecoste è per la Chiesa l’inizio del suo porsi al cuore dell’umanità come sale e come lievito, capaci di scomparire senza per questo essere assenti. Dopo il trauma della passione e lo shock della risurrezione, finalmente gli apostoli vengono spinti fuori dal cenacolo per rivelarsi come la Chiesa che sta sulla soglia ove l’incontro e il confronto generoso con l’altro sono obbligati e desiderati. Proprio quando lo Spirito promesso dal Risorto finalmente «riempi tutta la casa dove stavano» (At 2,2), i discepoli non sentono più il bisogno di trattenersi all’interno, ma vengono come catapultati all’esterno per farsi prossimi a tutti. La vita irrompe come «un rombo dal cielo» (At 2,2) perché viene da oltre noi stessi e le nostre storie, penetrando magnificamente nella nostra esistenza! La vita fa irruzione «Come vento gagliardo» (2,2) e penetra in ogni angolo più recondito del nostro cuore scuotendoci fin nelle pieghe più nascoste. La vita è come «lingue di fuoco» (2,3) e si comunica a noi come particella divina che attende di assumere i tratti di un volto preciso: il nostro, e un timbro speciale, quello della «nostra lingua nativa» (2,8) che ci definisce fino in fondo, consegnandoci all’altro in dono d’amore gratuito, totale… e in tutta la sua vulnerabilità. Portando a compimento i giorni della letizia pasquale, siamo richiamati all’urgenza di fare posto a quel principio Altro che è la presenza dello Spirito del Risorto al cuore della nostra vita di credenti, presenza che fa di noi il Corpo di Cristo, la Chiesa che non è mai per se stessa, ma per il mondo! Possiamo così comprendere appieno la parola dell’Apostolo che invita alla consapevolezza più importante: «dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi» (Rm 8,9). La presenza dello Spirito nelle molte dimore del nostro essere più profondo e più vero è come un profumo effuso e diffuso, capace di rinverdire la memoria e la scelta di amare in modo sempre più vero. La parola del Signore Gesù suona come una vera consegna: «Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Pertanto, non bisogna mai dimenticare che una delle regole fondamentali di ogni apprendimento è la costanza e l’attenzione. Con il dono dello Spirito nel giorno di Pentecoste è cominciato il grande tempo della pazienza e dell’amore in cui ciascuno è chiamato a stare al proprio posto per ricevere lo Spirito e nella sua forza, andare lontano, sempre più lontano con un cuore dilatato e ricolmo di Dio. L’insistenza del Signore Gesù nel chiedere ai suoi di rimanere a Gerusalemme per attendere e accogliere il dono dello Spirito è rivolta anche a noi. Gerusalemme rappresentava per i discepoli il luogo più amaro ove si era consumata non solo la passione del loro Maestro e Signore, ma pure si era rivelata la povertà della loro discepolanza. Eppure è questo luogo, che tanto si vorrebbe abbandonare, a essere quello più adatto per accogliere lo Spirito che purifica e spinge lontano, oltre le nostre fragilità e ben oltre i nostri stessi progetti. Accogliamo ancora una volta il dono rinnovato dello Spirito nel «qui» della Gerusalemme del nostro cuore, ove oramai non si scorge alcuna sagoma di tempio perché il santuario siamo noi e la casa di Dio è il mondo intero. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica il termine ricorre come espressione della catechesi liturgica che introduce alla comprensione dei misteri celebrati: «la catechesi liturgica mira ad introdurre nel mistero di Cristo (essa è infatti “mistagogica”) in quanto procede dal visibile all’invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai “sacramenti” ai ” misteri”…». Queste diverse accezioni della parola mistagogia coincidono in realtà con l’uso che di questo termine si è fatto nella Chiesa dei primi secoli. Le catechesi come introduzione al mistero, la liturgia stessa come celebrazione mistagogica, la vita cristiana, vissuta come frequentazione del mistero, la sua assimilazione come perenne mistagogia. Oggi ritorna con forza l’interesse per la terminologia e per i contenuti. Ma oggi anche la teologia spirituale si appropria del termine, sia per indicare che la vita spirituale è radicata nell’iniziazione cristiana, sia per mettere in luce il carattere «esperienziale» della vita cristiana, che ha costante bisogno di una guida e di una continua assimilazione dei contenuti di grazia per essere portati allo splendore della vita cristiana vissuta. La felice convergenza in questo termine da parte di liturgisti e teologi della spiritualità è indice di ritrovata armonia nella visione della vita spirituale cristiana che non può non essere radicata nel mistero e nei misteri di Cristo da vivere e da assimilare. (3– continua)

Programma dal 31 maggio al 8 giugno

Letture: Atti degli Apostoli 1,1-11 / Salmo 46 / Ebrei 9,24-28;10,19-23

Ascende il Signore tra canti di gioia.

Dal Vangelo secondo Luca (24,46-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 31

18.30

+ Calderoni Paola

Domenica 01

10.30

+ Natale Ingegneri

Lunedì 02

18.30

+ Fiorella Giuseppe

Martedì 03

8.00

Per Cristina e Gianni (viventi)

Mercoledì 04

   

Giovedì 05

18.30

+ Lugi Rizzi (detto Carlo)

Venerdì 06

   

Sabato 07

   

Domenica 08

10.30

18.30

+ Ornella Rivalta Marconi

+ Ghiselli Giovanna e Dante(Avanti) e Martini Elena

Secondo le intenzioni di M. Teresa Dovadola

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 01

Ascensione del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Cassiano) : S. Messa solenne a conclusione della settimana delle Rogazioni e a seguire processione con l’immagine della B.V. del Piratello fino alla Piazza Matteotti con Atto di affidamento e Benedizione alla città e alla diocesi.

Lunedì 02

S. Messa ad orario feriale

Martedì 03

Ore 20.45 (canonica) : Incontro catechisti

Mercoledì 04

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Venerdì 06

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 08

Pentecoste

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2-Da lunedì 9 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato.

3- Inizia all’oratorio da lunedì 3 giugno la preparazione dei tortellini per la prossima Festa della Ripresa secondo il programma predefinito:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 16,29-33

Gv 17,1-11a

Gv 17,11b-19

Gv 17,20-26

Gv 21,15-19

Gv 21,20-25

Vivere il mistero – Il fatto che l’evangelista Luca ci faccia contemplare il Cristo risorto che nel momento del suo ritorno al Padre «li benediceva» (Lc24,51) ci aiuta a vivere questa festa come la conclusione di una tappa di rivelazione che apre a un tempo altrettanto importante e significativo. Come avviene sempre alla fine della celebrazione eucaristica, la benedizione finale è non solo un commiato, ma è pure l’invio in missione per essere «testimoni» (24,48) di ciò che il Signore ci ha concesso di sperimentare personalmente, che diventa un dono per tutti. Il frutto dell’ascensione è una sorta di ritorno «a Gerusalemme con grande gioia» e una ripresa della frequentazione abituale del «tempio» (24,52-53) eppure, se tutto è come prima più nulla potrà essere come prima. Troviamo tuttavia una contraddizione tra i due racconti lucani del mistero che celebriamo quest’oggi. Nella prima lettura i discepoli sembrano disorientati e un po’ imbambolati, mentre nel Vangelo vediamo che essi assumono in modo deciso e naturale la sfida della missione. Attraverso questo espediente letterario messo in atto da Luca possiamo scoprire che il-legame che unisce Gesù ai suoi discepoli non è una semplice amicizia, o una seduzione passeggera, ma una generazione alla missione che nasce dall’assunzione matura di una missione a favore degli altri. Il Risorto fa ancora una volta memoria della sua Pasqua ricordando il fine del suo dono: «Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme» (Lc 24,7).  Questo dinamismo di pienezza pasquale fa entrare i discepoli nel ritmo di un nuovo modo di relazione contrassegnata da un processo mai completamente compiuto di missione testimoniale. Si può ben dire che l’Ascensione non è tanto il mistero della partenza di Gesù, ma la rivelazione del cammino che si apre davanti a noi e che ci da «piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne» (Eb 10,19-20). Ora il santuario siamo noi e il tempio in cui adorare e servire il Signore sono i nostri fratelli e sorelle in umanità nella concretezza dei loro vissuti. L’Ascensione non è né un abbandono né una dimissione ma è il compimento pieno dell’incarnazione come possibilità e sfida a rendere la relazione ancora più profonda, più duratura, meno sensibile e più vissuta. Gli uomini-angeli ricordano che il Cristo è stato assunto «di tra voi», in una parola «di tra noi». La domanda si fa esigentissima: lo stare tra noi del Signore che cosa ha cambiato in noi e tra di noi? Ogni giorno si tratta di fare della vita un’ascensione di senso tanto che l’ordinarietà della vita divenga un autentico santuario di rivelazione non nella separazione ma in una solidarietà essenziale. A noi quindi è ora richiesto di rivivere, nella nostra vita, l’esperienza degli apostoli amando di dimorare nel tempio interiore del nostro cuore per potervi ricevere il dono della vita nuova: di una vita risorta. Al cuore della nostra fede condivisa vi è una certezza che nasce da una promessa: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo sfesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1 ,11). La gioia dell’Ascensione è una gioia che libera il cuore perché non lo incatena nemmeno a un’esperienza compiuta di Dio, ma lo spinge verso quell’oltre di cui è rimando il simbolo del «cielo». Non ci è chiesto di distaccarci o disinteressarci della vita quotidiana, ci è semplicemente dato di essere profondamente coinvolti e, allo stesso tempo profondamente liberi, perché chiaramente orientati così da essere tanto coinvolti quanto assolutamente distaccati da ogni paura di fallire o di soffrire. A noi è chiesto di essere testimoni della potenza della misericordia e del perdono che abbiamo appreso dalle parole e dai gesti del Maestro e di cui ora, in attesa del suo mite e festoso ritorno, siamo chiamati ad essere testimoni possibilmente credibili, ma soprattutto interessanti per quella gioia sottile e contagiosa che dovrebbe segnare e contraddistinguere il nostro tratto, tanto da riconoscervi uno sprazzo di cielo. Il Signore ritorna nel seno del Padre dopo aver rivelato nel mistero della sua incarnazione, pienamente manifestatosi nel mistero pasquale, quale amore il Padre ha per il mondo di cui noi siamo parte. Il Verbo torna in cielo con il nostro corpo preparando così un posto, uno spazio, una possibilità di «essere» – per la nostra umanità – al cuore stesso della vita divina. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

A questa indicazione semplice dell’Introduzione si aggiungono, nel momento della descrizione dei riti, una serie di proposte: l’accompagnamento della comunità, la partecipazione dei neofiti nelle Messe dell’ottava di Pasqua e del tempo pasquale, una particolare celebrazione di chiusura di questo tempo propizio della vita nuova dei neofiti, la memoria annuale del loro Battesimo, l’incontro frequente con il Vescovo. Tale descrizione della mistagogia è forse la forma più ampia di far riferimento all’esperienza e al cammino della vita spirituale dei cristiani a partire dai sacramenti dell’iniziazione. In questo senso si può affermare che tutta la vita è un vero e proprio cammino di mistagogia. In un’Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica riguardante la formazione liturgica nei Seminari si accenna alla «formazione mistagogica», giacché si tratta di una iniziazione alla santa liturgia mediante le stesse celebrazioni. In tal senso la mistagogia è la stessa celebrazione liturgica, pienamente compresa e vissuta. Il termine ha avuto una particolare risonanza nel documento del Sinodo straordinario del 1985, come chiave del doveroso e qualitativo approfondimento della partecipazione liturgica del popolo di Dio nel presente e nell’avvenire. Si afferma infatti: «È evidente che la liturgia deve favorire e far risplendere il senso del sacro… Deve essere permeata dello spirito della riverenza, dell’adorazione e della gloria di Dio… Le catechesi, come già accadeva all’inizio della Chiesa, devono tornare ad essere un cammino che introduca alla vita liturgica (catechesi mistagogica).» (2– continua)

Medjugorje, 25 Maggio 2025

” Cari figli,

in questo tempo di grazia

vi invito ad essere uomini di speranza, pace e gioia,

affinché ogni uomo sia operatore di pace e amante della vita.

Pregate, figlioli, lo Spirito Santo

affinché vi colmi con la forza del suo Santo Spirito

del coraggio e dell’abbandono.

Anche questo tempo sarà un dono per voi

ed un cammino nella santità verso la vita eterna.

Io sono con voi e vi amo.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata. “

(Con approvazione ecclesiastica).

Programma dal 24 maggio al 1 giugno 2025

Letture: Atti degli Apostoli 15,1-2.22-29 / Salmo 66 / Apocalisse 21,10-14.22-23

Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,23-29)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 24
Domenica 25 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Guadagnini Silvana

Lunedì 26
Martedì 27
Mercoledì 28
Giovedì 29 18.30 + Montesi Natale
Venerdì 30
Sabato 31 18.30 + Calderoni Paola
Domenica 01

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Maggio – Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 25

VI di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 16.00 (oratorio) : Festa di fine anno per i partecipanti al progetto “Aiuto allo studio”.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

Lunedì 26 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Martedì 27 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 28 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.15 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 29 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Venerdì 30 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (C.E.M.I.) : Processione con l’immagine della B. Vergine della Consolazione di ritorno al suo santuario.(vedi sotto)

Sabato 31

Visitazione della B.V. Maria

S. Messa ad orario prefestivo

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 01

Ascensione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Da lunedì 9 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato.

La processione di Ritorno al Santuario

Partenza dalla Comunità Educativa Maria Immacolata, v.le Zaganelli, via Roma, v.le Alighieri, via Amendola, via Sangiorgi, via Berlinguer, via Mentana, v.le Zaganelli, via J. F. Kennedy, via S. Giovanni XXIII, v.le Cimitero fino al Santuario.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 15,26-16,4a Gv 16,5-11 Gv 16,12-15 Gv 16,16-20 Gv 16,20-23a Lc 1,39-56

Vivere il mistero – Il Signore Gesù nel Vangelo di questa domenica ci fa risalire fino al Padre quale fonte e modello di relazione e di amore infinito: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il momento è assai grave! Il Signore annuncia ai suoi discepoli che sta per allontanarsi visibilmente da loro, eppure li vuole lasciare nella «pace» (14,27) e non nel turbamento. Questa «pace» la si acquisisce e la si conserva osservando la sua parola che, interiormente, non solo assicura, ma persino approfondisce la sua presenza. Le parole del Signore Gesù sono particolarmente dense: ora Gesù non sarà più a portata di mano, passando al Padre inaugura un nuovo modo di vivere la relazione. Potremmo dire che la sua presenza alla quale i discepoli, non solo sono ormai abituati, ma giustamente anche profondamente legati, sarà ormai a «portata di cuore». In questo modo il Cristo, attraverso il mistero della sua Pasqua, diverrà alla portata di ogni uomo e donna che si aprono alla fede accogliendo l’amore del Padre e del Figlio che ha ormai un volto e un nome: Spirito Santo. Si tratta non di una diminuzione di presenza, ma di un salto di qualità vertiginoso il quale permette, a ciascuno dei discepoli, di vivere della stessa vita del Maestro. Il Cristo Signore se ne va verso il Padre e la sua carità ci spinge a non essere negligenti, nei confronti del dono dello Spirito poiché da questa attenzione, che si fa accoglienza, dipende la sua vita in noi e, attraverso di noi, la sua presenza nel mondo. La cosa che sembra stare massimamente a cuore al Signore, mentre guarda diritto in faccia il mistero della sua passione imminente, è la serenità dei suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (14,27). Se il nostro cuore è in pace, allora non potremo che trovare, sempre, il modo per regalare questa medesima pace e serenità a tutti. Questo desiderio ci obbliga a cercare il «bene» di ciascuno senza mai imporre obblighi che appesantiscano inutilmente ed eccessivamente il cammino che è già normalmente così faticoso ed esigente. Il bene di tutti sembra passare attraverso il discernimento di ciascuna di quelle che sono le «cose necessarie» (At 15,28). A partire da questo alleggerimento radicale che sta a fondamento della vita della Chiesa di sempre e che ne dovrebbe sempre guidare le scelte, possiamo comprendere meglio la parola dell’Apocalisse che mette al centro, sempre e solo, il mistero di Cristo risorto fino a dire: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). Eppure, non possiamo e mai dobbiamo dimenticare che l’amore si nutre al seno della separazione, ai seni delle separazioni. Così la più grande promessa che l’amore può fare è: «Tornerò!» (Gv 14,28). L’amore è sempre un «tornante», una realtà che procede in modo ellittico, che sempre si eleva ma che talvolta si perde di vista mentre diventa più alto, più maturo, più vero. Ma quale angoscia quando girando lo sguardo non lo si vede più e quale consolazione quando lo si scorge da lontano ricomparire sempre là, ma un po’ più in là: «Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino» (Ap 21,11). Nel tempo della separazione, la comunione e la comunicazione si attuano attraverso la memoria che è dono e opera dello Spirito il quale «vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14,27). Solo il ricordare dà spessore all’amore e alla relazione! Solo il ricordare rende possibile che nell’assenza e nella distanza penetri e si radichi la presenza di un senso ancora più forte e profondamente sperimentabile. L’Apocalisse dice: «Non vidi alcun tempio in essa» (Ap 21,22) poiché la presenza va cercata non più in una consistenza palpabile, ma in una luce interiore che scalda diffusamente senza essere imprigionata: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [] (di Jesus Castellano Rivera)

Nell’attuale desiderio di vivere in pienezza ciò che è celebrato nella santa liturgia acquista una grande importanza la considerazione della liturgia stessa come mistagogia. Tecnicamente, mistagogia è un termine legato alla costellazione semantica di “mistero“, “mistica“,”myeo “, nel senso di iniziare, con la precisa accezione di introduzione, iniziazione, rivelazione, pedagogia personalizzata o comunitaria per arrivare alla comprensione ed esperienza dei misteri. Questo termine, “mistagogia“, così caro alla tradizione liturgica e spirituale dell’antichità cristiana, poi sparito dal linguaggio corrente, sta diventando familiare nell’ambito della teologia liturgica e spirituale. E’ entrato perfino nei documenti della Riforma liturgica e della Santa Sede. Con varie accezioni che è doveroso ricordare. Segnaliamo prima di tutto il riferimento esplicito ad un tempo della vita cristiana chiamato “mistagogia” che si ritrova nel Rituale dell’iniziazione cristiana degli adulti. Infatti nelle Premesse generali o Introduzione, si considera come mistagogia l’ultima tappa dell’iniziazione cristiana, quella che segue la celebrazione dei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia, al termine del cammino iniziato con il precatecumenato ed il catecumenato. Di tale momento si afferma: «Dopo quest’ultimo grado, la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella meditazione del Vangelo, nella partecipazione all’Eucaristia e nell’esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica della vita. Questo è l’ultimo tempo dell’iniziazione, cioè il tempo della “mistagogia” dei neofiti». (1- continua)

Il congedo di Papa Francesco,il dono di papa Leone XIV

di don Pietro Marchetti, parroco

Un tempo di Pasqua e un Anno Santo che certamente passerà alla storia: il giorno di Pasqua, papa Francesco ha voluto, per l’ultima volta salutare e benedire quel popolo di Dio che ha guidato per dodici anni, prima di congedarsi. Non si è risparmiato fino all’ultimo e le sue ultime parole spese per invocare dal Signore il dono della pace per questo mondo martoriato da tanti grandi e piccoli conflitti, per ricordarci che il disarmo è una strada per arrivare alla pace definitiva. E la risposta del popolo di Dio che si è sentito amato da questo Papa e padre si è manifestata nell’interminabile corteo di persone che hanno voluto rendergli omaggio in san Pietro, prima dei funerali e durante gli stessi e lungo il tragitto che lo portava alla chiesa dove ha chiesto di riposare in attesa della resurrezione finale, in compagnia della Beata Vergine Maria a cui papa Francesco era molto devoto e alla cui protezione ricorreva all’inizio e al termine di ogni suo viaggio pastorale.
Ora noi siamo chiamati a fare tesoro degli insegnamenti e degli esempi che Lui ci ha donato.
Ma il Signore, sempre attento e premuroso verso la sua più grande creatura che è la Chiesa, ha provveduto immediatamente a donarle un nuovo pastore, perché in continuità con il ministero di Pietro possa farle proseguire il cammino nel tempo odierno, tempo di Grazia e di Redenzione.
Lo Spirito Santo ha provveduto a dare al mondo intero il dono del nuovo Papa nella persona di Leone quattordicesimo.
Le preghiere del popolo di Dio, sono state ascoltate, un popolo che non voleva rimanere a lungo “orfano di padre”, un’opera straordinaria dello Spirito Santo che in poco tempo (neppure 48 ore) è riuscito a mettere d’accordo 133 cardinali provenienti da tutto il mondo e ad eleggere davvero in tempi rapidissimi il nuovo Pontefice.
Questo Conclave non passi inosservato, perché è stato un grandissimo esempio di sinodalità; fossimo così rapidi anche noi a cercare insieme la volontà del Signore nella nostra vita parrocchiale, ma purtroppo siamo ancora troppo preoccupati di far passare le nostre idee personali, e guai se non passano, perché arrivano subito alle minacce: “me ne vado” o parole simili, forse ancora ben lontani dall’essere veramente strumento dello Spirito Santo e segno di quella unità e sinodalità che i Cardinali ci hanno testimoniato, oltretutto stupendoci ancora una volta, per aver scelto, non quel candidato che gli uomini volevano con i loro stupidi sondaggi, ma il candidato che Dio ha voluto e che ci ha spiazzato tutti, come al solito.
Accogliamo con gioia Papa Leone XIV che fin dal suo saluto, la sera stessa della elezione, ci ha ricordato che la pace, l’amore, l’unità, la sinodalità, i ponti da costruire nelle relazioni tra di noi, debbono essere fondati su Cristo perché Lui solo ne è la sorgente vera, autentica.
Ora a noi il compito di accoglierlo, ascoltarlo, conoscerlo e seguirlo, perché così facendo ascolteremo, conosceremo e seguiremo Cristo buon pastore. Buon cammino insieme a Papa Leone XIV, preghiamo sempre per lui e per noi affinché siamo docili alla sua guida.

Programma dal 19 maggio al 25 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 14,21b-27 / Salmo 144 / Apocalisse 21,1-5a

Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

 

18 maggio Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.

Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 17 18.30 + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)
Domenica 18 18.30 + Sangiorgi Gian Battista
Lunedì 19
Martedì 20
Mercoledì 21
Giovedì 22 18.30 + Adriano Castelli
Venerdì 23
Sabato 24
Domenica 25 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

 

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C
Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 18V di Pasqua Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Lunedì 19 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.Ore 21.15 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 20 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 21 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.Ore 21.15 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 22S. Rita da Cascia S. Messa ad orario feriale.(Dalle ore 9.00 alle 12.00 e dopo la S. Messa delle ore 18.30) benedizione delle rose nella memoria di S. Rita

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Venerdì 23 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Bolognano. (vedi sotto)
Sabato 24 Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.Ore 20.30 (Santuario B.V. del Molino) : Processione di ingresso della B.V. del Molino fino alla chiesa della Collegiata.
Domenica 25VI di Pasqua Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)Ore 16.00 (oratorio) : Festa di fine anno per i partecipanti al progetto “Aiuto allo studio”.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

 

La processione nel quartiere Bolognano

Partenza dalla Chiesa di S. Paolo, corso V. Veneto, p.za U. Ricci, via Martiri della Libertà, via Padre Costa, via Decorati al Valor Civile, via Fratelli Cervi, via Berardi, via Moro, via A. De Gasperi, (breve sosta davanti alla Caserma dei Carabinieri), via Togliatti, via Padre Costa, via Pertini, via Gramsci, via Risorgimento, p.za Marmirolo, via Ricci Signorini fino alla Chiesa di S. Paolo.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 14,21-26 Gv 14,27-31a Gv 15,1-8 Gv 15,9-11 Gv 15,12-17 Gv 15,18-21

 

 

Vivere il mistero – Il Signore Gesù nel Vangelo di questa domenica ci aiuta a capire meglio cosa sia questa vela che è capace di portare la nostra vita sempre di più al largo, permettendoci di avanzare sicuri e gioiosi sull’abisso del mare delle nostre paure e dei nostri timori. La sua parola è semplice, essenziale, fondamentale: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri, (Gv 13,34). L’Evangelista tiene a specificare come il Signore Gesù abbia atteso che Giuda fosse «uscito» (13,31) prima di dare ai suoi discepoli il mandato di essere più che apostoli, dei veri riflessi della sua stessa unione con il Padre: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (13,35). Un segno distintivo dell’amore è la capacità di rispettare e, per certi aspetti, di amare persino il rifiuto dell’amore! Per questo il Signore lascia partire nella «notte» (13, 30) della sua scelta di un cuore turbato e deluso uno dei suoi apostoli, senza imporgli inutilmente il fardello di un appello ad amare cui ormai la vita di Giuda si è completamente chiusa. Il Signore Gesù ama fino a saper portare una chiusura che non può essere forzata dall’amore se non nella forma dell’assoluto rispetto del non-amore. Come scriveva e continuava a dire Raoul Follerau: «La carità è l’ordine che regna nella stessa vita di Dio e si fa riflesso per noi della sua eternità» e aggiunge «solo cosi potremo diventare veramente umani».
Pertanto, la nostra umanità è come la nave evocata nella prima lettura: essa può avanzare sfidando le correnti e le onde o accondiscendendo ai venti solo nella misura in cui spiega la propria vela al soffio dello Spirito. La nota introduttiva del Vangelo di oggi non è semplicemente un modo per contestualizzare la Parola di Gesù ai suoi discepoli, ma ci permette di capire fino a che punto il «comandamento» (Gv 13,33), che il Signore affida ai suoi, radichi in un’esperienza di dono assoluto. Solo «quando Giuda fu uscito dal cenacolo» (13,31) consumando così il suo distanziarsi dal Signore Gesù, questi, invece di commentare il tradimento, si chiede e chiede un di più di amore, una misura ancora più grande di passione. Il Signore conosce il nostro cuore come conosceva il cuore di Giuda e sa bene quanto, la misura del nostro amore, sia povera e fragile. È per questo che non ci chiede di amare, ma di imitare il suo amore facendocene avvolgere e, per la sua forza vitale, continuamente ricreare dalle fondamenta della nostra interiorità. Il Signore Gesù non si accontenta di dire: «che vi amiate gli uni gli altri», ma aggiunge: «Come io ho amato voi, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri» (13,34). Ciò che Giovanni attesta di vedere nell’Apocalisse è ciò che noi tutti attendiamo di vedere: «un nuovo cielo e una terra nuova» (Ap 21,1). Questo nuovo cielo, questa nuova terra non possono che essere il frutto dell’accoglienza piena e generosa di quel «comandamento nuovo» (Gv 13,32) che sta sulle labbra del Signore Gesù proprio come l’invito ad accoglierlo come «sposo» (Ap 21,2) della nostra vita per farci iniziare all’arte dell’amore. E l’amore è sempre contemporaneo al desiderio che viene colto e accolto dall’occhio del cuore capace di vedere così in profondità da andare oltre ogni apparenza. L’amore è sempre «ora» (Gv 13,31) ed è nella forza di un presente assoluto capace di dare futuro a ogni memoria. L’amore è l’unica realtà che può rendere Dio «glorificato», dalla e nella nostra vita. Perché amando diamo spazio e peso al disegno di Dio sulla nostra umanità facendo del nostro umano cammino una tappa della sua rivelazione. Di fatto non c’è nulla di nuovo nel comandamento del Signore, ma ciò che fa tutto completamente nuovo è quel «come io» (13,34) che fa del nostro cammino un continuo riflesso del suo essere in mezzo a noi: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio con loro» (Ap 21,3). Questa presenza asciuga ogni «lacrima» e supera ogni «morte» attraverso il fuoco dell’amore che gonfia e sospinge la vela del cuore. La parola del Risorto, che la Chiesa è chiamata ad accogliere e annunciare, non è un «messaggio», è una vera e propria modalità di esistenza: uno stile di vita! Il comandamento nuovo di Gesù rende l’amore, che da sempre fa dell’uomo l’immagine di Dio, la realtà che può continuamente rendere nuovo «il cielo e la terra» (Ap 21,1). L’immagine della «pronta sposa adorna per il suo sposo» (21,2) dà speranza al Giuda che è dentro di noi: sì, con l’amore ogni cosa può essere vissuta di nuovo e in modo completamente «nuovo». Non solo: ogni realtà può essere accolta e affrontata «come» Gesù ha fatto e farebbe al nostro posto ossia: sempre e solo con un di più di amore e senza una sola parola di recriminazione o di lamentela perché il male non sia amplificato, ma ridotto alla sua essenziale nullità e inesistenza. La «porta della fede» (At 14,27) che si apre a tutti e che permette a ciascuno di entrare in questi «cielo nuovo e terra nuova», non è altro che l’imitazione del modo di essere al mondo del Signore Gesù e che è stato affidato, come modalità di essere suoi testimoni, alla Chiesa tutta e a ogni credente. Cerchiamo di attraversare la «porta della fede» con una consapevolezza accresciuta poiché la parola e il mistero del dono di Cristo Risorto ci spingono ad andare, oltre tutte le nostre resistenze, verso un amore sempre più ampio. Questo nostro amore che risponde all’amore ci permette di varcare la soglia di un mondo nuovo dandoci la forza di vivere in modo completamente nuovo. (p. Michael Davide Semeraro)

Programma dal 12 maggio al 18 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 13,14.43-52 / Salmo 99 / Apocalisse 7,9.14b-17

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

 

11 maggio

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 10

18.30

  • + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Bartolini Cristina

Domenica 11

18.30

+ Liverani Paolo

Lunedì 12

18.30

+ Giuseppe e Domenico

Martedì 13

8.00

Per Ilaria e famiglia (viventi)

Mercoledì 14

   

Giovedì 15

   

Venerdì 16

   

Sabato 17

18.30

  • + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

Domenica 18

18.30

+ Sangiorgi Gian Battista


Orario Confessioni
Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C

Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 11

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 12

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Martedì 13

B.V. Maria di Fatima

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Mercoledì 14

S. Mattia Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 15

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Venerdì 16

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Fruges. (vedi sotto)

Sabato 17

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 18

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.


La processione nel quartiere Fruges

Via Mameli, via IV novembre, via Ricci, via Argine S. Paolo, via XI maggio, via S.Giacomo, v. le Martiri della Libertà, via Baffé e Foletti, p.le Falcone, (sosta), poi via Baffè e Foletti, v.le Martiri della Libertà, via Tiglio, via S. Giacomo, via Mameli.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 10,1-10

Gv 10,22-30

Gv 15,9-17

Gv 13,16-20

Gv 14,1-6

Gv 14,7-14

 

Vivere il mistero – Durante la Veglia pasquale abbiamo ancora una volta – come ogni anno – letto il racconto della prova di Abramo cui il Signore chiede di offrire in olocausto il proprio figlio. Il testo ebraico è costruito su una simpatica quanto drammatica ambiguità poiché lo stesso termine – tal’ja (che indica l’agnello) – rischia di indicare anche il figlio. Così al cuore del tempo pasquale il mistero del Figlio e dell’Agnello ci vengono riproposti magnificamente dalla liturgia. Nel breve Vangelo di questa domenica colui che, indirettamente (nei versetti che leggiamo quest’anno) si considera pastore, sa di avere delle pecore che ne ascoltano la voce e lo «seguono» (Gv 10,27). Quando parla di se stesso, in realtà, Gesù lo fa riferendosi in modo forte a quel Padre che in un solo versetto viene evocato per ben tre volte: «Il Padre mio che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strappare dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30). In questa unità di comunione sostanziale sta il fondamento di quel cammino verso l’unità e la condivisione di un medesimo respiro cui è chiamata tutta l’umanità nella misura in cui si lascia guidare come suo «pastore» (Ap 7,17) da colui che si è fatto amorevolmente «Agnello». Ancora una volta la liturgia crea una magnifica corrispondenza: se per tre volte nel Vangelo viene evocato il Padre, per tre volte, nella prima lettura si parla dell’Agnello. Questo Agnello è, esattamente, quel Figlio che ci apre a una comunione e relazione con Dio definitivamente riscattata da ogni ombra di paure e di servitù per aprirci allo spirito della figliolanza in cui ci sentiamo e siamo veramente liberi. La visione del veggente di Patmos diventa così un’iniezione di speranza: «Vidi: ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello» (7,9).
Spesso nell’Apocalisse troviamo piuttosto l’attitudine dello stare prostrati in adorazione, qui invece l’attitudine è quella che indica la libertà e la dignità che, proprio in virtù del mistero pasquale di Cristo Signore, ci rende vittoriosi su ogni forma di paura e di diminuzione di dignità: «avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani». A questo punto potremmo riprendere quella che si potrebbe intendere come un’acclamazione nel ritmo narrativo della prima lettura: «Si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero» (At 13,48). Verrebbe da chiedersi in che cosa «credettero?» Dovremmo chiederci in che cosa noi stessi crediamo e forse la risposta è che il senso profondo della nostra fede in Cristo, morto e risorto, è sentirci sempre di più veramente figli del Padre tanto da lasciarci portare nella sua «mano» (Gv 10,29) con una fiducia e un’allegrezza impareggiabili. Il Signore Gesù non si lamenta delle sue pecore. Al contrario, né è profondamente felice. Il legame tra il pastore e le pecore non è solo di conoscenza, ma di un tipo di conoscenza che sfocia nell’amore. Proprio questo amore rende Gesù fiero delle sue pecore e sicuro del fatto che esse apprezzeranno il dono di «vita eterna» (10,28), dono che non è altro che la gioia di stare insieme e di rimanere vicini. Il bel pastore non ha dubbi, proprio come nessun dubbio attraversa il cuore dell’innamorato: «Nessuno le strapperà dalla mia mano». Dopo aver fatto memoria dei grandi pastori che preparano l’Avvento del Cristo-Pastore – Abele, Abramo, Giacobbe, Mosé, Davide… – Basilio di Seleucia conclude dicendo: «Ma guardiamo ora il nostro pastore, Cristo; guardiamo il suo amore per gli uomini e la sua mansuetudine nel condurli ai pascoli. Gioisce delle pecore che lo circondano e cerca quelle che si smarriscono. Né monti, né foreste gli sono di ostacolo; corre nella valle dell’ombra per giungere al luogo dove si trova la pecora smarrita. Fu visto negli inferi per dare il segnale del ritorno; per questa via si prepara a stringere amicizia con le pecore. Ora, ama Cristo chi accoglie con attenzione le sue parole» (Basilio di Seleucia, Discorsi,26,2). Ancora oggi il Signore Risorto dà il segnale del ritorno a casa come il pastore che, con il suo fischio e i suoi versi, invita le greggi a rientrare nelle stalle e negli ovili, dopo una lunga giornata di pascolo, per riposare e dare il frutto quotidiano del latte. È il Signore Gesù che posa ciascuno di noi nella grande mano di Dio dopo averci portato amorevolmente sulle sue spalle di buon pastore e facendoci così ritrovare la strada perduta della fiducia, della gioia, della speranza… in una parola della figliolanza proprio nel turbine della «grande tribolazione» (Ap 7,14). L’esperienza che siamo chiamati a fare riposando nella grande e dolce mano del Padre è l’esperienza di ritrovare la propria sicurezza nell’intimità di un abbraccio che ci restituisce a noi stessi. L’Apocalisse ci ricorda che, in questo nostro ritorno a casa, potremo sperimentare, dopo la gioia di essere stati nutriti e custoditi, anche quella di essere consolati: «Sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap7,17). Questa consolazione è il sigillo e il segno della nostra relazione con il Signore. Nella prima lettura viene evocato un momento difficile della relazione tra i discepoli e la loro comunità di origine, eppure alla fine troviamo che: «i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo» (At 13,52). In questa domenica, che segna lo zenit del tempo pasquale, vogliamo lasciarci accarezzare e consolare dalla mano e dallo sguardo di Cristo pastore per superare ogni timore ed andare oltre ogni ansia… persino quella di volere essere delle buone pecore. Ci basti poter contare sull’intoccabile bontà di quel pastore che non ha esitato a dare la sua stessa vita per noi e che ogni giorno non solo ci guida, ma pure ci accarezza con la sua mano forte ed amorevole. (p. Michael Davide Semeraro)