Programma dal 11 al 19 marzo 2023

Letture: Esodo 17,3-7 / Salmo 94 / Romani 5,1-2.5-8

Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 11 18.00 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando
Domenica 12 10.30

18.00

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Gerardina

+ Baldini Norberto e Baldini Luigia

Lunedì 13 18.00 + Monesi Gino
Martedì 14
Mercoledì 15
Giovedì 16
Venerdì 17 20.30 + Elmore, Rita e Stefano
Sabato 18 18.00 + Sangiorgi Tomaso
Domenica 19 10.30 + Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Torquato, Luciana, Antonietta e Lorenzo

+ Brignani Gregorio e Poggiali Santa

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Marzo 2023

Domenica 12

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Cattedrale) : Incontro diocesano cresimandi

Ore 15.00 (oratorio) : Commedia dialettale presentata dalla filodrammatica di Casola Canina dal titolo “Una chembra par du”

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Venerdì 17

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 4a Stazione Quaresimale

Domenica 19

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2 – Il 17 e 18 marzo ha luogo la “24 ore per il Signore” iniziativa quaresimale di preghiera e riconciliazione voluta da Papa Francesco. Oltre alle iniziative già in programma per il pomeriggio-sera di venerdì, il sacerdote è disponibile per la confessione Venerdì dalle 10.00 alle 11.30 e sabato dalle 11.00 alle 12.00.

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 4,24-30 Mt 18,21-35 Mt 5,17-19 Lc 11,14-23 Mc 12,28b-34 Lc 18,9-14

Vivere il Mistero- Il Signore Gesù cerca di incontrare la nostra umanità assetata e si pone sulla nostra strada attendendoci accanto a quel pozzo (Gv 4,6) cui dobbiamo ritornare ogni giorno per attingere l’energia necessaria per continuare il cammino. Egli ci attende e, invece di farlo nella forza, mette sotto i nostri occhi lo spettacolo della nostra debolezza senza dirci che ci appartiene, ma dandoci persino l’impressione – almeno per un attimo – di essere noi dalla parte della forza: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo…»… Prima di venirci incontro con la sua potenza di salvezza, il Signore si mette accanto a noi per condividere tutta la nostra debolezza. Anzi, si mostra ancora più bisognoso di noi, tanto da poter essere persino un po’ canzonato da questa donna che, di certo, deve aver conosciuto, nella sua vita, uomini molto diversi da questo, che ascolta in modo più «profondo» del pozzo dove ogni giorno cerca di attingere un secchio di speranza e le chiede aiuto imponendosi a lei con la sua debolezza. Potremo anche noi unirci al coro dei samaritani che acclamano Gesù come «salvatore del mondo» (4,42) nella misura in cui lo avremo scoperto, secondo una bellissima espressione di Isacco Siro, come «il grande esperto della nostra debolezza». (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

L’altare perde anche la sua antica dimensione piuttosto contenuta, scompare il ciborio, e si sviluppa intorno ad esso, nella parte terminale dell’abside, un nuovo spazio per il clero, il coro. Quando il culto dei Santi riceve un nuovo e forte impulso, alla fine del IX secolo, comincia a essere collocato stabilmente sulla mensa un nuovo elemento: i reliquiari dei santi. Ciò diventa il punto di partenza per una profonda trasformazione pure della struttura esterna dell’altare, specialmente nel periodo del fiorire dello stile gotico (secolo XII-XIV): la sua forma si allunga, viene spostato sempre più in fondo all’abside, è sopraelevato con alcuni gradini, si sviluppa dietro ad esso una sovrastruttura architettonica, inizialmente con dei dossali poggiati sulla parte posteriore dell’altare che diventavano decorativi oppure permettono di accogliere i reliquiari e posizionarli in alto. Mano a mano la struttura si arricchisce di altri nuovi elementi architettonici, particolarmente intorno alle urne con le reliquie, e si eleva verso l’alto con diversi ripiani e scomparti, a loro volta riempiti di pitture e sculture. Attraverso l’arte del Rinascimento e poi del Barocco l’altare maggiore, addossato alla parete absidale, diventa ancora più imponente e spettacolare, assumendo sempre di più l’apparenza e la funzione di un monumento, quale espressione di gloria. La pala d’altare, ora a scena unica e senza scomparti, è sviluppata nelle dimensioni e offre agli artisti motivo di realizzare attorno ad essa una vasta inquadratura architettonica in marmo o in stucco, con colonne, cornicioni, timpani, statue di santi, gruppi di angeli. Le grandiose proporzioni di tale struttura la fanno diventare un vero e proprio monumento, nel quale l’altare quasi si perde, ridotto a un ripiano lungo e rettangolare: esso appare più come un accessorio del grandioso monumento absidale piuttosto che il centro dell’aula liturgica. Un’ulteriore trasformazione dell’altare, soprattutto della sua funzione, è quella che avviene nel medesimo periodo storico e artistico: da «mensa» per l’Eucaristia, si trasforma a «mensola» per il tabernacolo. [8-continua]

Programma dal 4 al 12 marzo 2023

Letture: Genesi 12,1-4a / Salmo 32 / 2Timoteo 1,8b-10

Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04 18.00 + Giuseppe, Salvatore e Lucia, Vittorio, Guido ed Elisabetta
Domenica 05 10.30 + Amatulli Felice

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

Lunedì 06
Martedì 07 8.00 + Angelina, Ubaldo, Maria e Massimiliano
Mercoledì 08 18.00 + Anna Maria, Antonietta, Jovencio e Andrea
Giovedì 09
Venerdì 10
Sabato 11 18.00 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando
Domenica 12 10.30

18.00

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Baldini Norberto e Baldini Luigia

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Marzo 2023

Domenica 05

II di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Giovedì 09 Adorazione eucaristica di vicariato

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario

Ore 21.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica per le vocazioni

Venerdì 10

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale

Domenica 12

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Cattedrale) : Incontro diocesano cresimandi

Ore 15.00 (oratorio) : Commedia dialettale presentata dalla filodrammatica di Casola Canina dal titolo “Una chembra par du”

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 6,36-38 Mt 23,1-12 Mt 20,17-28 Lc 16,19-31 Mt 21,33-43.

45-46

Lc 15,1-3.

11-32

Vivere il Mistero- Come ogni anno, in questa seconda domenica di Quaresima siamo condotti, «in disparte» su un alto monte. Nel Vangelo secondo Matteo il «monte» è una figura maggiore ed è evocata in riferimento a Mosè la cui vita è un continuo andirivieni tra il deserto e la montagna. La prima volta che il «monte alto» compare nel Vangelo è proprio quando il diavolo vi conduce il Signore Gesù per l’ultima delle tre tentazioni di cui abbiamo letto domenica scorsa. Siamo condotti sul monte per non temere di seguire Gesù verso il suo mistero pasquale. Per fare questo siamo chiamati a rileggere ogni passo della nostra vita alla luce di ogni tratto della storia della salvezza. Si tratta di puntare direttamente e decisamente a conformare la nostra vita sul modello di quella del «Figlio amato» offerto e consegnato. La trasfigurazione non mostra un’altra realtà, ma ci presenta la verità della nostra vita che diventa luminosa se è conforme alla logica del dono di sé. Il tempo di Quaresima ci è dato come occasione per ripartire anche noi sulla Parola del Signore che vuole fare, della nostra capacità di camminare insieme, il luogo della benedizione per «tutte le famiglie della terra». Questo esige che sappiamo andare – in un vero esodo da noi stessi – oltre le nostre abitudini, le nostre paure e le nostre resistenze, per camminare accanto ai nostri fratelli, al di sopra di ogni sospetto e di ogni autoriferimento. Solo così ci apriremo a un ascolto vero, capace di dare alla nostra vita ali sempre più ampie che ci permettano di elevarci al di sopra delle nostre piccinerie, fino a renderci capaci di consegnarci come Cristo Signore. Nella misura in cui lo sguardo del nostro cuore si poserà amorevolmente su «Gesù solo», sarà capace di ritrovare lo sguardo di ogni fratello e sorella che sono la nostra «casa» e la nostra «terra» di benedizione. Così ogni angolo della nostra vita si trasformerà in un luogo sempre possibile di trasfigurazione attraverso uno sguardo d’amore in cui risplende «la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo» (2 Tm 1,10). (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

La forma dell’altare delle chiese più antiche e di tutte quelle dell’alto medioevo, praticamente dal IV al IX secolo, tendeva preferibilmente al quadrato o leggermente alla forma rettangolare, con i lati che non sorpassavano il metro di altezza e larghezza, quindi con dimensioni assai modeste; l’iconografia lo presenta spesso coperto da una sola tovaglia (già testimoniata negli Atti apocrifi di san Tommaso), che scende solitamente fino a terra, conferendo all’altare la forma di un cubo. Solo dall’VIII secolo comincia a esserci una molteplicità di tovaglie e fino al XII/XIII secolo la liturgia romana non prevedeva nessun’altra cosa sull’altare, né croce né candelieri, se non le oblate per l’Eucaristia. A volte, almeno nel primo millennio e nello stile romanico, viene eretto sopra l’altare un ciborio; si tratta di una cupola sorretta da quattro colonne, una specie di baldacchino, che conferisce all’altare venerazione e solennità. La Chiesa antica, inoltre, coerente al simbolismo di vedere nell’altare il segno di Cristo fino al punto di identificarlo – «l’altare è Cristo» – tramandava l’uso di un unico altare, come unico è Cristo, e di conseguenza di una sola celebrazione della Messa. Come l’edificio cultuale è uno, così uno è anche l’altare: un solo altare, un solo Salvatore, una sola fede, una sola celebrazione, una sola Chiesa. Tale equilibrio, purtroppo, lo troviamo già spezzato nel VI secolo: nella chiesa cominciano a esserci più altari collocati normalmente lungo le navate laterali e, con il passare del tempo, diventano sempre più numerosi. I motivi sono molteplici e compositi: la crescente venerazione e devozione verso i martiri e i santi, ai quali vengono appunto dedicati gli altari; l’aumentato numero dei monaci sacerdoti nelle chiese dei monasteri (secolo VII-VIII); le celebrazioni delle Messe ripetute da uno stesso sacerdote, sia nelle cattedrali sia nelle chiese urbane e rurali, per il suffragio dei defunti e le intenzioni degli offerenti, le varie necessità o la venerazione dei santi e delle loro reliquie (secolo IX); la crescita repentina anche del clero nelle città (secolo XIII). Pur nella molteplicità degli altari, a volte rasentante l’esagerazione, non si perdette comunque mai di vista l’ideale unicità dell’altare cristiano, conservato nella particolare distinzione riservata a quello principale, «l’altare maggiore», il quale tuttavia venne a subire una radicale trasformazione. Già verso la fine del primo millennio il cambiamento diventa evidente: l’altare maggiore, posto idealmente al centro dell’assemblea, comincia ad allontanarsi da essa e viene relegato e chiuso nel presbiterio, dove il sacerdote celebra normalmente orientato verso oriente, almeno idealmente, verso il fondo dell’abside. Se poi il presbiterio è alto, perché dopo il Mille spesso viene costruita anche la cripta, all’interno della chiesa si crea una frattura anche strutturale tra l’assemblea e il sacerdote. [7-continua]

Programma dal 18 al 26 febbraio 2023

Letture: Levitico 19,1-2.17-18 / Salmo 102 / 1Corinzi 3,16-23

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 18 18.00
  • + Aristide
  • + Lino Foletti
  • + Giuseppe, Giovanna ed Enzo Folli
Domenica 19 10.30 50° di Matrimonio di: Pietrantoni Giuseppe

Franti Marilena

Giovanna

Lunedì 20 18.00 + Vandini Liviano
Martedì 21 8.00 + Antonio
Mercoledì 22 20.30 Per una famiglia (che chiede l’intercessione della Santa Famiglia)

+ Adriano Castelli

Giovedì 23
Venerdì 24 20.30 + Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda

+ Venturi Francesco

+ Folli Corrado

Sabato 25
Domenica 26

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Anno : A

Febbraio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19

VII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 20 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Mercoledì 22

Le Ceneri

Astinenza e digiuno

Inizio del Tempo di Quaresima

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Venerdì 24

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale

Domenica 26

I di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 9,14-29 Mc 9,30-37-9 Mt 6,1-6.16-18 Lc 9,22-25 Mt 9,14-15 Lc 5,27-32

Vivere il Mistero- II testo biblico-liturgico del Vangelo ha l’incipit liturgico che, come domenica scorsa, chiarisce il mittente e i destinatari («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»): quanto Gesù dice è per i suoi discepoli, non per altri. Il testo evangelico odierno fa parte del discorso della montagna che è la risposta alla domanda: «Se Gesù chiede la conversione, e convertirsi significa cambiare modo di pensare, quale modo di pensare deve acquisire il discepolo?». In questo brano, Gesù illustra con degli esempi (paradossi) come comportarsi con il malvagio e come identificare il prossimo. Gesù vuole superare una volta per tutte la legge del taglione («Occhio per occhio...») e il concetto di prossimo come correligionario buono. Il brano evangelico si fonda su due presupposti. Il cristiano è chiamato ad andare al di là della giustizia stretta e rigorosa, per giungere a una carità comprensiva, generosa e intelligente. Perché Gesù sceglie questi paradossi? Forse si può trovare una risposta nella teologia rabbinica. All’epoca di Gesù Io schiaffo era condannato (nel trattato Baba’ Qamma’, si dice che se un uomo colpisce un suo simile «con il rovescio della mano, gli darà 400 sus» [alcuni milioni] in riparazione). Per quanto riguarda il mantello, il pensiero rabbinico, infatti, diceva: «Chi dice: il mio è mio e il tuo è tuo, pensa come l’uomo comune (altri però dicono: è il modo di pensare di Sodoma). Chi dice: il mio è tuo e il tuo è mio, parla come il popolo della terra (che non conosce la Legge). Chi dice: il mio è tuo e il tuo è tuo, è l’uomo pio. Chi dice: il tuo è mio e il mio è mio, è il malfattore». Nel pensiero rabbinico c’era l’obbligo di accompagnare in viaggio il credente, ma non il «malvagio». Il pensiero rabbinico, infine, aveva accolto senza commenti il criterio dell’amore verso il correligionario (Lc 19,18) e dell’odio verso il nemico della fede (Dt 7,2; 23,6; Sal 139,19-24). Gesù dunque dialoga con il pensiero del suo tempo e lo supera. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Per il passaggio all’uso cristiano di «altare» si dovrà attendere ancora qualche tempo. Determinante al cambiamento terminologico sarà il raggiungimento della libertà religiosa, con l’editto di Milano del 313: il declino del culto pagano come religione di Stato e l’espandersi del cristianesimo ridimensionarono nella Chiesa il pericolo di confondere il sacrificio eucaristico con quello degli antichi culti compiuto sugli altari pagani. Il vocabolo non suscitava più ambiguità, al contrario ora poteva meglio significare quello che da sempre la comunità cristiana credeva del memoriale che celebrava: la «cena del Signore» è il «sacrificio di Cristo» e, di conseguenza, la «mensa del Signore» non poteva essere altro che un «altare» di questa offerta. 0uindi, la teologia che ha interpretato l’Eucaristia come sacrificio viene proiettata sulla tavola-mensa della celebrazione che, da questo momento, diventa altare per l’Eucaristia. Questa nuova denominazione avrà presto una larga diffusione e si imporrà universalmente nella liturgia latina come termine tecnico, mentre la prima locuzione paolina andrà completamente in disuso. Nelle nascenti comunità cristiane, che si riuniscono per «spezzare il pane» viene seguita la scelta di Gesù nell’ultima cena e la prassi del Nuovo Testamento (cf. At 2,42-46 e 20,7): si utilizza un tavolo da pranzo di tipo familiare, anche perché inizialmente il pasto sacramentale era unito al pasto comune. L’Eucaristia è celebrata nelle case private attorno a un tavolo di uso comune, che viene allestito per l’occasione. La forma dell’altare non ha nulla di specifico o di proprio, dato che si tratta di un oggetto, una tavola mobile, che si trova abitualmente nelle abitazioni: è la sua funzione nella celebrazione eucaristica che lo rende «altare», infatti una volta che il culto è terminato non perde il nome e il carattere profano. La più antica rappresentazione di un altare cristiano la troviamo nella cappella dei Sacramenti nel cimitero di S. Callisto: si tratta di un tavolino a tre piedi, non molto grande e mobile, usato quindi occasionalmente per la liturgia. L’altare, dunque, nei primi tre secoli è normalmente di legno, di piccole dimensioni e mobile, di forma rotonda, o quadrata, oppure a semicerchio o a forma di sigma arrotondato da una parte. Da questi primi altari, semplici tavoli approntati per la liturgia, si passerà – anche in un breve spazio di tempo – all’altare di pietra, quindi stabile nel luogo di culto che a sua volta non è più quello spazio riservato nelle case private ma in edifici appositamente costruiti per la liturgia. Nel IV secolo, con il diritto di possedere luoghi di culto pubblici (grazie all’editto di Licinio e Costantino nel 313) e con lo sviluppo dell’architettura basilicale, diventa prestissimo prassi consolidata sia in 0ccidente sia in Oriente porre un altare di pietra, fissato direttamente sul pavimento e senza gradini di accesso, collocato nello spazio absidale, davanti alla cattedra, o al centro del transetto che attraversava la grande navata. [5-continua]

Programma dal 11 al 19 febbraio 2023

Letture: Siracide 15,15-20 / Salmo 118 / 1Corinzi 2,6-10

Beato chi cammina nella legge del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-37)

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore

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VITA ECCLESIALE

Sabato 11

18.00

Parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa

+ Foschini Iref e Capucci Giuseppa

+ Pirazzini Rosina e deff. fam. Guadagnini Vincenzo

+ Cassani Eleuterio e Augusta e Geminiani Angelo

Domenica 12

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

+ Cesare, Elettra, Luigi e Antonio

+ Poggiali Dante

Lunedì 13

   

Martedì 14

   

Mercoledì 15

18.00

+ Marianna Servidori

+ Luciano Piovanelli

Giovedì 16

18.00

+ Bassi Giovanni, Resta Maria e Bassi Francesco

Venerdì 17

8.00

+ Dalfiume Uliano

Sabato 18

18.00

+ Aristide

+ Arcangelo Foletti

Domenica 19

10.30

50° di Matrimonio di: Pietrantoni Giuseppe

Franti Marilena Giovanna

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

 

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Febbraio 2023

Domenica 12

VI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Martedì 14

Ss. Cirillo e Metodio

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 15

Ore 20.30 (S. Paolo): Prove del “Coro S. Paolo”.

Venerdì 17

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 18

Ore 15.00 (oratorio) : Festa di carnevale per ragazzi

Domenica 19

VII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mc 8,11-13

Lc 10,1-9

Mc 8,22-26

Mc 8,27-33

Mc 8,34-9,1

Mc 9,2-13

Vivere il Mistero- Per il Vangelo la liturgia propone la forma lunga (Mt 5,17 -37) e la forma breve (5,20- 22a.27 -28.33 -34a.37). Se non ci sono motivi particolari di ordine pastorale (Praenotanda dell’Ordo Lectionum Missae l981,80), è preferibile proclamare la forma lunga. La forma lunga del Vangelo ha l’incipit liturgico lungo («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli») per chiarire chi sia il mittente e chi il destinatario. Non va dimenticato che nel testo originale, il discorso della montagna ha come uditori la folla e i discepoli (Mt 5,1-2: «Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo…»). La liturgia, invece, riduce ad ascoltatori solo i discepoli (Mt 5,17: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»). Il brano di Mt 5,17-37 è diviso in due parti. La prima parte, Mt 5,17-20, è caratterizzata dalla ripetizione «Io vi dico» (vv. 18.20) preceduta dalla tesi fondamentale: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti… ma a dare pieno compimento». La seconda parte, Mt 5,21- 57, è invece caratterizzata dalle quattro antitesi «Fu detto… Ma io vi dico» (vv.21.27.31.33), dove la prima e la quarta fungono da inclusione in quanto l’espressione lunga è ripetuta in modo esatto («Avete anche inteso che fu detto agli antichi»: vv. 21.33). Si tratta di una Legge nuova, dove la vecchia Legge di Mosè viene profondamente ritoccata: non si uccide il prossimo, nemmeno con le parole. La riconciliazione viene prima del culto. L’adulterio non si commette solo fisicamente, ma anche con il cuore. La lealtà non dev’essere un’eccezione, ma un metodo continuo: per questo non è necessario giurare. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

La sua specifica origine la troviamo non nelle are o negli altari sacrificali delle antiche religioni, compresa anche quella ebraica, ma nella tavola dell’ultima cena. Attorno a un tavolo, in una sala al piano superiore di una casa di Gerusalemme, Gesù ha radunato i suoi discepoli: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Su questa tavola Egli ha deposto il suo Corpo e il suo Sangue nelle specie del pane e del vino, quale realizzazione del sacrificio profetico dell’agnello pasquale ebraico. Su «l’altare del Cenacolo», dove Cristo ha anticipato il sacrificio offerto su «l’altare della Croce», non è più l’uomo che offre il cibo alla divinità, ma è Dio stesso che si dona e offre se stesso all’uomo come nutrimento per la vita eterna. L’Eucaristia non nasce nel tempio ma in una sala destinata al pasto familiare, nel Cenacolo di Gerusalemme, dove c’è non un altare-ara ma una tavola, durante la cena pasquale e al termine della quale egli disse: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare in memoria di lui, soprattutto «il primo giorno della settimana» (At 20,7) vale a dire la domenica, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha compiuto la vigilia della sua Passione (cf. At 2,42.46). L’altare dei cristiani, dunque, è segnato da una netta discontinuità con quello delle altre religioni, sebbene quello ebraico abbia una particolare importanza perché su di esso si compiva profeticamente il sacrificio al Dio unico e vero in attesa che Cristo stesso, divenuto «altare, vittima e sacerdote» (Prefazio pasquale V), offrisse, una volta per sempre, se stesso per la salvezza di tutti gli uomini (cf. Eb 7,27). All’origine dell’altare cristiano, che viene riservato unicamente alla celebrazione dell’Eucaristia, c’è una «tavola», quella dell’ultima cena. Il sacrificio di Cristo, perpetuato nel memoriale del sacramento, avviene nel contesto di un pasto. Si tratta di un dato storico e insieme teologico che non può mai venire meno o essere trascurato in ogni riflessione sull’altare, qualunque sia l’epoca o la situazione culturale nelle quali ha trovato la propria realizzazione. Tra i primi a parlare dell’altare dell’Eucaristia è san Paolo che lo indica semplicemente come «mensa del Signore» (1 Cor 10,21), «tavola» e non «altare», proprio in contrapposizione agli altari del culto pagano, e subito dopo crea un parallelo con la Sinassi eucaristica definendola «cena del Signore» (1 Cor 11,20). Le prime comunità cristiane hanno ben presente l’altare del tempio di Gerusalemme e, fuori da Israele, quello dei templi pagani, come strumenti di una forma di sacrificio che non possono più condividere, e per questo si guardano bene dal chiamare la mensa per la celebrazione eucaristica con il medesimo termine, Anzi, i primi apologisti- scrittori impegnati a difendere il cristianesimo dalle accuse rivolte dai pagani – insistono nell’affermare che i cristiani non hanno né templi né altari, ma assemblee e mense. L’altare cristiano, dunque, è diventato subito luogo di una discontinuità teologica e religiosa senza precedenti. [4-continua]

Programma dal 4 al 12 febbraio 2023

Letture: Isaia 58,7-10 / Salmo 111 / 1Corinzi 2,1-5

Il giusto risplende come luce.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,13-16)

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore

Vivere il Mistero- In queste domeniche del Tempo Ordinario che si collocano prima della Quaresima, la liturgia legge in modo frammentato il discorso della montagna secondo il Vangelo di Matteo. Si tratta del primo discorso pronunciato da Gesù, subito dopo l’invito a convertirsi fatto dal Maestro in tutta la Galilea. Convertirsi, cioè cambiare mentalità, come? Nel discorso della montagna Gesù espone una serie di insegnamenti che illustrano quale sia la mentalità da assumere. Nel brano evangelico di questa domenica egli tratteggia, con due immagini, l’identità dei suoi discepoli, di coloro cioè che hanno deciso di convertirsi: «Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo...» (Mt 5, 1 3. 14). Mentre non c’è alcuna difficoltà per capire la metafora della luce, ci potrebbe essere – per la nostra mentalità – una certa fatica a capire la metafora del sale: ai tempi di Gesù, il sale veniva tratto dal Mar Morto e le placche di salgemma venivano usate direttamente in cucina, sia per insaporire i cibi sia per ravvivare il fuoco (data la ricchezza di cloruri e di fosfati presente nelle placche). Il sale, dunque, non era ben raffinato come il nostro, ma presentava numerose impurità e scorie. Quando, per vari fattori, il sale si scioglieva, rimanevano solo le impurità e le scorie, che venivano puntualmente gettate via insieme ad altre immondizie. [continua in ultima pagina]

VITA ECCLESIALE

Sabato 04

18.00

  • + Guerra Giuseppina

Domenica 05

10.30

18.00

+ Luciano e Deremo

+ Amadei Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo

+ Rossella

+ Primo Marchetti

+ Rolando, Giuseppe e deff. fam. Savini e Campanella

Deff. Gherardi e Cremon

+ Brignani Adriano

Lunedì 06

18.00

+ Preti Giovannino e Costa Marisa in Preti

Martedì 07

8.00

+ Moroni Lorenzo

Mercoledì 08

   

Giovedì 09

   

Venerdì 10

   

Sabato 11

18.00

  • Parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa
  • + Foschini Iref e Capucci Giuseppa
  • + Pirazzini Rosina e deff. fam. Guadagnini Vincenzo

Domenica 12

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

 

Anno : A

Febbraio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

V del T. Ord.

Festa parrocchiale A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.

Mercoledì 08

Ore 20.30 (S. Paolo): Prove del “Coro S. Paolo”.

Giovedì 09

Ore 20.45 (canonica): Incontro catechisti.

Venerdì 10

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 11

B. V. Maria

di Lourdes

Giornata mondiale del malato

Ore 6.30 (C.E.M.I.) : S. Messa.

Ore 17.00 (S. Paolo) : S. Rosario seguito dalla Celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi.

Domenica 12

VI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mc 6,53-56

Mc 7,1-13

Mc 7,14-23

Mc 7,24-30

Mc 7,31-37

Mc 8,1-10

[dalla prima pagina]

Accanto all’immagine della luce e del sale, lungo il suo apostolato pubblico, il Maestro riprenderà una terza immagine per definire i suoi discepoli: «Voi siete il lievito...» (Mt 13,33). Sale, luce, lievito sono piccole realtà che hanno una capacità straordinaria di interagire con le situazioni circostanti molto più grandi di loro. Un po’ di sale, infatti, rende ricca di sapore una realtà molto più grande. Un lucerniere rischiara il buio di una stanza intera. Un po’ di lievito rende fermentata la massa della pasta. Si tratta, in fondo, di un linguaggio allusivo. La fede del cristiano non è a uso e consumo personale e tanto meno vive a sé stante. Si tratta, invece, di una realtà che, se sinceramente accolta, rettamente intesa, seriamente maturata e vissuta nell’imitazione del Maestro, diventa contagiosa di bene nei confronti di tutto ciò che la circonda. Per questo motivo la petizione della colletta propria chiede di avere in dono «il vero spirito del Vangelo». Il credente, se vive in modo autentico la sua fede operosa, non resta un «isolato», ma diventa – in senso positivo – un «contagioso» di bene nei confronti di coloro che lo circondano. Essere lievito, sale e luce, tuttavia, non dipende dalla fantasia del cristiano, ma dalla sua capacità di camminare dietro a Gesù. Il Maestro, infatti, dice: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Esso è certamente un «oggetto» in funzione della liturgia, e tra gli elementi dell’aula ha il ruolo principale, ma è pure carico di una significatività che va al di là della sua pura funzionalità: al momento della Sinassi eucaristica, l’altare trova la sua massima relazione con la presenza di Cristo, sacerdote e vittima del suo sacrificio, ma anche a chiesa vuota, fuori dalla liturgia comunitaria, si innalza come icona di Cristo e dell’incontro con Lui. Ecco il motivo per cui la tradizione cristiana, anche in riferimento al valore biblico della pietra che lo costituisce, lo ha identificato proprio con Gesù stesso: «l’altare è Cristo», come aveva scritto Cirillo di Gerusalemme (+ 444). La nostra ricerca sull’altare si dividerà nella pubblicazione in tre parti, che rispecchiano altrettanti temi e momenti di riflessione: la storia, il presente e il simbolo. Quella che verrà riportata qui di seguito cercherà di ripercorrere la storia dell’altare cristiano, fino alle porte del Concilio Vaticano II (prima parte); la seconda tappa si occuperà dell’altare voluto dalla riforma liturgica promossa dal Concilio e del nuovo rituale per la sua dedicazione o benedizione (seconda parte); da ultimo, l’attenzione sarà portata su una lettura mistagogica dell’altare come «segno» del mistero di Cristo e come «oggetto» per la celebrazione dell’Eucaristia (terza parte). «Le forme degli altari [e dei tabernacoli] si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di volta in volta non solo i motivi dell’estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del Mistero» (Ecclesia de Eucharistia, 49). Nella lingua latina del mondo antico esistono tre termini per indicare questo luogo centrale nel tempio o nell’area sacra della divinità: ara, altare e mensa. Il primo termine è il più frequente, il secondo è usato raramente, mentre l’ultimo indica il tavolo su cui si deponevano le offerte sacrificali oppure, nel linguaggio quotidiano, si consumava il pasto familiare. Il vocabolo altare, utilizzato poi nel culto cristiano, è composto da un aggettivo, o participio, e da un nome: alta-ara. La prima parte del termine potrebbe derivare sia dall’aggettivo latino altus/a/um, ovvero «alto», sia dal participio del verbo alere, cioè «nutrire»; perciò può indicare una struttura alta o che sta in alto oppure che è destinata alla funzione della nutrizione. La seconda parte, ovvero il primo vocabolo, troverebbe la sua etimologia nel verbo arére: ardere, bruciare, quindi come «luogo del fuoco». La natura fondamentale di ogni altare o ara nel mondo precristiano, quindi, era quella di essere una struttura elevata, normalmente di pietra, sulla quale deporre e bruciare le offerte destinate o sacrificate alla divinità, perché fossero da essa accolte e consumate. La funzione pratica dell’altare non era quella dell’immolazione cruenta delle vittime sacrificali, la cui uccisione veniva compiuta in altro luogo, ma quella di accogliere le offerte e permettere la loro combustione, quale manducazione divina. Talvolta il rito sacrificale comportava la consumazione dell’offerta anche da parte dell’uomo, cioè l’offerente stesso era chiamato a parteciparvi. L’altare cristiano, tuttavia, non si inserisce in questo contesto cultuale, anzi ne prende le distanze. [3-continua]

Programma dal 28 gennaio al 5 febbraio 2023

Letture: Sofonia 2,3;3,12-13 / Salmo 145 / 1Corinzi 1,26-31

Beati i poveri in spirito.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12a)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 28
Domenica 29 18.00 + Montesi Natale

+ Carmine, Ida, Vincenzo e Bice

Lunedì 30 18.00 + Farolfi Luisa, Marcello, Valeria e Dante

+ Orioli Maria Teresa, Montanari Mario e figli Andrea e Alessandro

+Mazzella Pietro Paolo

Martedì 31 20.30 + Dovadola Mirta e Guerra Iole
Mercoledì 01
Giovedì 02 20.30 + Preda Maria Teresa
Venerdì 03 8.00 Deff. fam. Baldrati
Sabato 04
Domenica 05 10.30

18.00

+ Luciano e Deremo

+ Amadei Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo

+ Rossella

+ Rolando, Giuseppe e deff. fam. Savini e Campanella

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Anno : A

Gennaio – Febbraio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

IV del T. Ord.

Festa diocesana A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Martedì 31

S. Giovanni Bosco

Ore 20.30 (oratorio) : S. Messa animata dai giovani.

Unica S. Messa

Giovedì 02

Presentazione del Signore

Giornata della vita consacrata

Ore 20.30 (S. Paolo): S. Messa della festa con benedizione delle candele. Unica S. Messa

Venerdì 03 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 04 Primo sabato del mese

Ore 7.30 (Santuario) : S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa.

Domenica 05

V del T. Ord.

Festa parrocchiale A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 5,1-20 Mc 5,21-43 Mc 6,.1-6 Lc 2,22-40 Mc 6,14-29 Mc 6,30-34

Vivere il Mistero- La liturgia, dopo aver presentato la figura di Gesù e gli inizi della sua predicazione («Convertitevi») con la chiamata dei primi discepoli, ora intende proporre l’identità del cristiano. Se l’uomo per convertirsi deve abbandonare il suo modo di «pensare-sentire», quale altro modo deve acquisire? Paolo risponde in sintesi: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5). In modo più esteso Matteo risponde attraverso le beatitudini: fate vostro il modo di valutare le cose che ha Gesù. Non è facile. Per nove volte il testo di Matteo ripete la parola «beati» e la attribuisce a gente che di «felice» non ha neppure l’ombra (poveri in spirito, afflitti, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per causa della giustizia, insultati, perseguitati e calunniati per causa di Cristo). È possibile? Il testo delle beatitudini viene circoscritto dall’esegesi in Mt 5,1-12. La liturgia, dopo aver collocato l’incipit liturgico classico («In quel tempo»), ha di proposito tolto Mt 5,12b («Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi») perché intende presentare semplicemente le beatitudini, senza nessun tipo di paragone e perché vuole sottolineare la grande ricompensa nei cieli. Il testo di Mt 5,1-12a si può suddividere in tre parti: la presentazione della scena (Mt 5,1-2), le otto beatitudini (vv. 3-10) e la beatitudine personalizzata («Beati voi»). La presentazione della scena richiama Mosè sul Sinai, mentre la beatitudine personalizzata evidenzia bene come la beatitudine cristiana è associata alla persecuzione. Le altre otto beatitudini sono un corpo compatto (cf. l’inclusione «di essi è il Regno dei cieli»:vv. 5.10), suddiviso in due strofe (cf. la ripresa del tema della «giustizia» alla quarta e all’ottava beatitudine: vv. 6.10 di quattro stichi ciascuna. Le strofe si leggono in parallelo e si nota che le beatitudini sono geminate: poveri in spirito / misericordiosi; quelli che sono nel pianto / puri di cuore; miti / operatori di pace; quelli che hanno fame e sete della giustizia / i perseguitati a causa della giustizia). Questo fenomeno letterario aiuta a comprendere reciprocamente i contenuti di ciascuna. È ovvio: non si può essere operatori di pace se non si è miti, misericordiosi se non si è poveri in spirito o puri di cuore senza aver mai fatto esperienza di pianto oppure perseguitati per causa della giustizia se non si è assetati e affamati di essa. Non c’è solo questo modo di leggere il testo. Ce n’è anche un altro (e chi sa quanti ancora). Il criterio è «come Lui». Gesù, infatti, disse: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,29). Cosa significa l’espressione «Beati i miti»? Significa «Beati coloro che hanno imparato da Lui a essere miti e umili di cuore». Diventa facile comprendere che ogni beatitudine va rapportata al Maestro per capire cosa la beatitudine significhi. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Per la stessa dinamica convergono verso l’altare, e insieme da esso si irradiano, tutte le linee dell’architettura della «chiesa», cioè dell’edificio che raccoglie la comunità orante attorno al mistero salvifico di Cristo. ln tutti i documenti e studi, l’altare è stato trattato come l’elemento più importante e solenne dello spazio cultuale ed è sempre presentato come punto focale di convergenza dell’assemblea liturgica e di ogni altro polo celebrativo. Il motivo sta proprio nel fatto che l’Eucaristia è il sacramento sommo della salvezza, il memoriale pieno del mistero pasquale del Signore, che egli stesso ha offerto ai discepoli come atto d’amore definitivo: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24-25). Come l’Eucaristia, dunque, è il cuore della liturgia e di tutti gli altri sacramenti, così l’altare è centro e fondamento di tutti gli altri spazi liturgici: da qui tutto si sprigiona e qui tutto converge. Nella celebrazione della dedicazione della chiesa, infatti, è l’unico elemento liturgico al quale è riservata una particolare e solenne ritualità. «lntroibo ad altàre Dei. Ad Deum qui laetificat iuventutem meam». Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. Nel Messale tridentino la celebrazione inizia, ai piedi dell’altare, con il canto di questa antifona e del Salmo 43, da cui è stata attinta. Tale preghiera voleva – e vuole – essere il momento preparatorio all’entrata nel mistero: Il Salmo esprime il desiderio e la gioia di salire all’altare, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. L’altare è come una soglia che introduce nel mistero divino, Ora anche noi, con il medesimo spirito e sentimento, ci accingiamo a entrare in questo tratto, centrale e più importante, del percorso intrapreso nei luoghi celebrativi dell’aula ecclesiale. Davanti a esso vogliamo ascoltare – come ci ricorderebbe Romano Guardini – le parole che il «segno» dell’altare ci rivolge e vedere il mistero di Cristo che esso ci rivela. – [2-continua]

Programma dal 21 al 29 gennaio 2023

bLetture: Isaia 8,23b-9,3 / Salmo 26 / 1Corinzi 1,10-13.17

Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Dal Vangelo secondo Matteo (4,12-23)

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta».

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.00 + Antonio
Domenica 22 10.30

18.00

+ Adriano Castelli

+ Buscaroli Dante e cg. Venieri

Lunedì 23
Martedì 24 8.00 + Dovadola Monica (2° anniv.)

+ Montanari Rita

+ Piccolo Biagio e fam.

Mercoledì 25 10.30

18.00

+ Angelo ed Elena Padovani, Paolo e Nina Montanari

+ Fernando ed Evarista

+ Pasquina ed Aldo

Per i parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo l’intenzione di Maria Teresa

Giovedì 26
Venerdì 27
Sabato 28
Domenica 29 18.00 + Montesi Natale

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Gennaio 2023

Domenica 22

III del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Martedì 24

S. Francesco di Sales

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 25

Conversione di S. Paolo Ap.

Festa del Patrono

Termina la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Ss. Messe alle ore 10.30 – 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne presieduta dal nostro vescovo mons. Giovanni Mosciatti

Ore 11.45 (S. Paolo) : Inaugurazione della mostra “Santi della porta accanto” alla presenza del nostro vescovo

Venerdì 27 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica 29

IV del T. Ord.

Festa diocesana A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 3,22-30 Mc 3,31-35 Mc 16,.15-18 Lc 10,1-9 Mc 4,26-34 Mc 4,35-41

Vivere il Mistero- Il testo evangelico di Mt 4,12-17 narra la scelta di Gesù di lasciare Nazareth per andare ad abitare a Cafarnao. Il testo successivo, Mt 4,18-22, racconta la chiamata dei primi quattro discepoli (Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni). Il testo di Mt 4,23-25, infine, presenta una specie di ampio sommario sull’attività di Gesù (predicazione e guarigioni) e la sequela delle folle. Per gli esegeti, dunque, le tre pericopi costituirebbero una panoramica armonica e completa degli inizi dell’apostolato di Gesù. La liturgia sceglie la pericope di Mt 4,12-23, interrompendo il sommario (vengono tolti i versetti 24-25 dove viene toccato il tema della fama e della sequela delle folle). Ciò che la liturgia vuole evidenziare non è la fama o la sequela delle folle, ma il fatto che la predicazione di Gesù in Galilea è l’adempimento della profezia di Isaia. L’aggiunta della chiamata dei discepoli corrisponde alla preoccupazione della liturgia: i discepoli continuano a far risplendere quella luce che Gesù ha acceso. Il testo biblico-liturgico di Mt 4,12-23 si suddivide facilmente in tre momenti: gli inizi (Mt 4,12-17), le vocazioni (Mt 4,18-22), il sommario (Mt 4,23). L’inizio dell’apostolato di Gesù coincide con la l’uscita di scena di Giovanni Battista. Lo scenario è la Galilea i cui abitanti erano ritenuti dei paganeggianti. Dio aveva annunciato che proprio da lì il Messia avrebbe cominciato la sua missione. Gesù, già chiamato dal vecchio Simeone «luce per rischiarare le genti» (Lc 2,32), inizia la sua predicazione con il richiamo alla conversione. La vocazione dei primi quattro discepoli ha un valore sia storico sia simbolico. Storicamente, Gesù ha voluto subito associare a sé coloro che avrebbero imparato, stando con Lui, chi sarebbe stato il Messia, quale la sua opera e il suo messaggio. In questo modo avrebbero saputo continuare ciò che il Messia aveva iniziato. Il primo obiettivo della chiamata, però, non è la missione («Vi farò pescatori di uomini»), ma la sequela («Venite dietro a me»). Solo nella sequela il discepolo può diventare il continuatore dell’opera salvifica del Messia. Il sommario finale (Mt 4,23) presenta Gesù che «guarisce» l’umanità bisognosa. Il Maestro si presenta ai suoi discepoli come il modello da imitare. Ogni «ferita» dell’umanità (corporale, psicologica, spirituale, sociale, politica, culturale, ecc.) va guarita. Gesù ha iniziato questa missione. La salvezza radicale dell’uomo è in Gesù. Il cristiano è colui che è chiamato a seminarla, ovunque, sempre. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (di don D. Ravelli)

Se volessimo ridurre a un titolo la ricca simbologia cristiana dello spazio liturgico potremmo così sintetizzare: «La Chiesa è l’assemblea e l’altare è Cristo». Nel nostro percorso attraverso i luoghi del culto cristiano, l’altare occupa il posto centrale e privilegiato perché nella chiesa è, tanto per la liturgia quanto per l’architettura, ciò che il cuore è per il corpo. La comunità dei credenti trova in questo «luogo» il centro della sua liturgia, il «culmine», e la «fonte» di tutta la sua preghiera: «L’altare – precisano le Premesse al Rito della Dedicazione di un altare – è pertanto, in tutte le chiese, il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia: a questo centro sono in qualche modo ordinati tutti gli altri riti della Chiesa» (n. 155). La molteplice presenza di Cristo nelle azioni liturgiche (cf. SC 7) raggiunge il suo culmine proprio nella celebrazione eucaristica (cf. SC 10), soprattutto nel giorno del Signore. Tutti i sacramenti trovano il loro fine e la loro motivazione nella centralità del «mistero dell’altare»: il mirabile Sacramento dell’amore – specifica Benedetto XVI nel titolo dell’esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis – è «fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Poiché nell’Eucaristia si concentra l’intero mistero pasquale di morte e risurrezione del Signore Gesù, è ovvio che l’aula ecclesiale è stata sempre edificata principalmente per questa funzione, affinché la comunità radunata possa parteciparvi «in modo consapevole, attivo e fruttuoso» (SC 11) e possa attingere da essa quell’energia necessaria, la grazia, per esprimere nella vita quanto ricevuto nella fede e progredire continuamente nella santità e nella carità di Cristo (cf. SC 10 e 0GMR 5). Giovanni Paolo II comincia la sua lettera enciclica sull’Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa con queste parole: «La Chiesa vive dell’Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa» (Ecclesia de Eucharistia, n. 1). [1-continua]

Programma dal 14 al 22 gennaio 2023

Letture: Isaia 49,3.5-6 / Salmo 39 / 1Corinzi 1,1-3

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

 

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 14 18.00 + Alessandro Gotti e famiglia
Domenica 15 10.30

18.00

+ Pelliconi Antonio e Augusto, Emilia e Giuseppina

+ Edmondo ed Ebriana

+ Punzetti Liviano

Lunedì 16 18.00 + Punzetti Liviano
Martedì 17 10.30

18.00

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Antonio

Ringraziamento al Signore

Mercoledì 18
Giovedì 19
Venerdì 20 8.00 + Dovadola Silverio (10 anniv.)

+ Benini Cesare

Sabato 21 18.00 + Antonio
Domenica 22 18.00 + Buscaroli Dante e cg. Venieri

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia è ripreso nel mese di ottobre

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Gennaio 2023

Domenica 15

II del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 16 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 17

S. Antonio Ab.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Nel pomeriggio sul sagrato della chiesa dalle 16.00 alle 17.00 Benedizione degli animali

Mercoledì 18 Inizia la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

(18 – 25 gennaio)

Venerdì 20

S. Sebastiano

Ss. Messe ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Sabato 21

S. Agnese

Ss. Messe prefestiva alle ore 18.00
Domenica 22

III del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 2,18-22 Mc 2,23-28 Mc 3,.1-6 Mc 3,7-12 Mc 3,13-19 Mc 3,20-21

Vivere il Mistero- La liturgia, sostituendo l’espressione originale «il giorno dopo» con l’espressione generica «In quel tempo», ha sottratto il testo di Gv 1,29-34 al problema esegetico della «settimana giovannea», semplificando la comprensione del brano. Il testo di Gv 1,29-34 è impostato in modo concentrico. Ciò significa che il testo è ben delimitato e suddiviso. La delimitazione è data dall’ inclusione formata dal verbo «vedere»: («Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui […] E io ho visto e ho testimoniato…»). La suddivisione è data dalla successione di alcune ripetizioni: nel segmento [a] troviamo gli elementi «vedendo + io non lo conoscevo + rese testimonianza»; nel segmento [b] c’è la descrizione della visione, espressa dagli elementi «Ho visto lo Spirito scendere…e posarsi»; nel terzo segmento [a’] troviamo gli stessi elementi presenti nel primo «Io non lo conoscevo + ho contemplato/vedrai + ho reso testimonianza». Il brano, dunque, redatto in modo raffinato e ricco sotto il profilo teologico, ha lo schema a – b – a’ ed evidenzia la discesa e la permanenza dello Spirito nella persona di Gesù. Perché questa centralità dello Spirito? Poco prima del diluvio, Dio disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni» (Gen 6,5). Al di là delle discussioni sui «centoventi anni», lo Spirito di Dio ritorna definitivamente tra gli uomini con la persona di Gesù. Con Gesù inizia, perciò, una nuova umanità che, inabitata dallo Spirito farà esperienza della morte, ma la morte non avrà il potere ultimo e definitivo su questa nuova umanità. Il Tempo Ordinario si apre, dunque, con la presentazione sintetica della persona e della missione di Gesù che saranno dipanate lungo tutto il Tempo Ordinario. L’assemblea, però, ha fin da subito chiaro quale sarà l’itinerario attraverso il quale celebrerà il mistero della salvezza in Cristo. In qualche modo il Battista potrebbe rappresentare i discepoli di Gesù, oggi. Essi, come Giovanni, sono chiamati a porre davanti a loro il Maestro («Prima di me»), a scoprire l’azione dello Spirito di Cristo nella comunità credente e nella propria vita («Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo») e testimoniare nella vita il Maestro («E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»). In modo sintetico così si esprime la petizione e il fine della petizione della colletta propria: «Conferma in noi la grazia del battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo». (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Ambone (continuazione) (di don D. Ravelli)

Preghiera di benedizione di un nuovo ambone

0 Dio, che chiami gli uomini dalle tenebre alla tua ammirabile luce,

accogli il nostro inno di benedizione e di lode;

tu non ci lasci mai mancare il nutrimento dolce e forte della tua Parola

e convocandoci in quest’aula ecclesiale continui a ricordare le meraviglie da te annunciate e compiute.

Risuoni dunque, o Padre, ai nostri orecchi la voce del tuo Figlio risorto,

perché corrispondendo all’azione interiore dello Spirito,

possiamo essere non solo ascoltatori, ma operatori fervidi e coerenti della tua parola.

Da questo ambone i tuoi messaggeri ci indichino il sentiero della vita,

perché camminando sulle orme di Cristo,

possiamo giungere alla gloria eterna.

Vogliamo accompagnare tale preghiera con un’immagine finale, che diventa un auspicio per le nostre celebrazioni, e che facciamo nostra ancora da Paolo Silenziario. Egli, descrivendo nel suo poema l’ambone della basilica di S. Sofia a Costantinopoli, ci racconta con quale emozione il popolo ascoltava la Parola di Dio: essa era così forte che si dovette transennare la solea che congiungeva l’ambone all’altare, perché quando «colui che annunciò la buona novella» tornava sui suoi passi «sollevando il libro d’oro» la folla gli si gettava addosso «per appoggiare le labbra e le mani sul Sacro Libro». Anche per noi allora: «Risuoni sempre in questo luogo la Parola di Dio: riveli e proclami il mistero pasquale di Cristo e operi nella Chiesa la nostra salvezza». [11-fine]