Programma dal 23 settembre al 1 ottobre 2023

Letture: Isaia 55,6-9 / Salmo 144 / Filippesi 1,20c-24.27a

Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Dal Vangelo secondo Matteo (20,3-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.

Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 23
Domenica 24 10.30

18.30

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Maria

Lunedì 25
Martedì 26
Mercoledì 27 18.30 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda
Giovedì 28
Venerdì 29 8.00 + Montesi Natale
Sabato 30
Domenica 01 10.30

18.30

+ Mondini Luigi e Alfredo

+ Alberto e Maria Giovanna Marchetti

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Settembre – Ottobre 2023

Domenica 24

XXV del T. Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Mercoledì 27 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 29

Ss. Michele, Gabriele e Raffaele

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Domenica 01

XXVI del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 (al Santuario) e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (Santuario) : S. Messa (in caso di maltempo sarà celebrata in S. Paolo)

Ore 17.30 (Santuario): S. Rosario

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.

La festa al Santuario della B.V. della Consolazione

Domenica 1 ottobre ore 10.30 : S. Messa nel piazzale del Santuario

ore 17.30 : S. Rosario nel Santuario

Da Lunedì 02 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo

ore 17.50 S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 8,16-18 Lc 8,19-21 Lc 9,1-6 Lc 9,7-9 Gv 1,47-51 Lc 9,43b-45

Vivere il misteroL’aggiunta liturgica con cui inizia il Vangelo chiarisce il mittente, il destinatario e il genere letterario del messaggio («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola»). Nel testo di Matteo, la parabola degli operai mandati nella vigna segue immediatamente il dialogo tra Pietro e Gesù sulla ricompensa che riceverà colui che ha lasciato tutto per il Regno. Nel Vangelo bisogna leggere la parabola contestualmente a questo dialogo. Emerge così il tema della ricompensa divina che non può essere calcolata umanamente. Il Lezionario liturgico, invece, staccando la parabola dal dialogo tra Gesù e Pietro, rende il brano autonomo. Il lettore scopre un significato nascosto: Dio, e solo Lui, è capace di associare la bontà-misericordia alla giustizia. Il testo della parabola è suddiviso da due elementi che aprono e chiudono il giorno: «all’alba» (Mt 20,1-7) e «quando fu sera» (Mt 20,8-16). Nella prima parte viene detto che il padrone uscì quattro volte (all’alba, alle nove del mattino, a mezzogiorno, alle cinque di sera) e altrettante volte chiamò operai nella sua vigna. Solo con gli operai della prima ora (all’alba) il padrone stipula un patto. Con gli altri, no. Molti antichi commentatori hanno visto negli operai dell’alba l’allusione al popolo ebraico. Negli altri operai, hanno visto il popolo cristiano. Questa precisazione potrebbe gettare nuova luce sull’espressione conclusiva: «Gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi». L’articolazione del racconto evidenzia diverse antitesi. Da una parte c’è la fatica di chi ha lavorato tutto il giorno e la fatica di chi ha lavorato un’ora soltanto. Da una parte c’è un contratto («un denaro al giorno») e dall’altra la generosità libera del padrone. Da una parte c’è il silenzio totale (non viene evidenziata la riconoscenza) e dall’altra c’è la mormorazione. Da una parte la giustizia, dall’altra la bontà. Questa forma narrativa per antitesi fa risaltare quanto già detto nella prima lettura: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri». Accogliere questa verità significa «convertirsi» (ritornare «al Signore che avrà misericordia») e pensare secondo Dio. Infine, la risposta del padrone della vigna contiene il messaggio che va oltre le parole. Di fronte a chi lavora per «contratto», il padrone si comporta di conseguenza: rispetta il contratto. Di fronte a chi lavora affidandosi, il padrone non rispetta nessun contratto, ma fa leva sulla propria bontà. Umanamente si prova disagio. Tale disagio, però, nasce dalla comparazione e si chiama invidia. Comparando se stesso all’altro, l’uomo percepisce ingiustizia, prova invidia e si ribella. La giustizia divina va oltre quella umana, perché Dio sa coniugare alla giustizia quella bontà che l’uomo non può avere se vuol essere giusto. Questo è il motivo per cui Giobbe dice: «Chi gli può dire: “Che fai?”» (Gb 9,12). Le parole del profeta, dunque, non sono poesia, ma forte realtà. I pensieri e le vie di Dio non sono i pensieri e le vie dell’uomo. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (quarta parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Immediatamente dopo, si parla della presenza della croce d’altare e della sua collocazione: «Vi sia sopra l’altare, o accanto ad esso, una croce, con l’immagine di Cristo crocifisso, ben visibile allo sguardo del popolo radunato»; reputa inoltre conveniente «che questa croce rimanga vicino all’altare anche al difuori delle celebrazioni liturgiche, per ricordare alla mente dei fedeli la salvifica Passione del Signore» (OGMR 308). La presenza di altre «suppellettili» sull’altare, è introdotta dalle norme con un chiaro principio: «Sopra la mensa dell’altare possono disporsi solo le cose richieste per la celebrazione della Messa» (OGMR 306). Di conseguenza, viene esplicitamente indicato quanto «serve» e dunque possiamo trovare sopra di esso: l’Evangeliario, dall’inizio della celebrazione fino alla proclamazione del Vangelo; il calice con la patena, la pisside, il corporale, il purificatoio, la palla e il Messale, tutte cose però che devono essere disposte sulla mensa «solo dal momento della presentazione dei doni fino alla purificazione dei vasi» (lbidem). La stessa attenzione, infine, è suggerita anche per «ciò che può essere necessario per amplificare la voce del sacerdote», cioè il microfono, oggi indispensabile perché tutti possano udire chiaramente le parole del celebrante: sia collocato «in modo discreto» (lbidem). il senso di «moderazione» è richiesto ugualmente nell’ornare l’altare: nessuna aggiunta per abbellire e impreziosire deve sminuire il segno più importante, l’altare stesso (cf. OGMR 305). Gli eccessi di ornamento, infatti, contrastano con la leggibilità del medesimo segno, con il senso e gusto estetico, e con lo spirito del rinnovamento liturgico che richiede «dignità, decoro e bellezza, per significare e simbolizzare le realtà soprannaturali» (SC 122). [4 continua]

Programma dal 9 al 17 settembre 2023

Letture: Ezechiele 33,1.7-9 / Salmo 94 / Romani 13,8-10

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 09
Domenica 10 10.30

18.30

+ cg. Ferro Almerigo e Costantin Rina

+ Bertucci Carmelo

Lunedì 11
Martedì 12 8.00 + Cervellera Alessandra e Geminiani Desolina
Mercoledì 13
Giovedì 14 18.30 Per le intenzioni di Maria Teresa e vivi e deff. fam. Dovadola e Ruffini
Venerdì 15 8.00 Per un defunto
Sabato 16
Domenica 17 10.30 Vivi e defunti della famiglia Dovadola Ivano

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Settembre 2023

Domenica 10

XXIII del T. Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo all’oratorio

Ore 18.00(oratorio) : 47° Palio del timone

Martedì 12

Ss.mo Nome di Maria

S. Messa ad orario feriale
Giovedì 14

Esaltazione della S. Croce

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 15

B.V. Maria Addolorata

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.45 (S. Cassiano) : Incontro con Gioele Anni membro della segreteria nazionale del cammino sinodale sul tema “Il discernimento comunitario”

Domenica 17

XXIV del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 6,6-11 Lc 6,12-19 Lc 6,20-26 Gv 3,13-17 Gv 19,25-27 Lc 6,43-49

Vivere il misteroIl brano evangelico odierno è una piccola parte del grande discorso ecclesiale di Mt 18,1-35 (il più grande, lo scandalo, la pecora smarrita, la correzione fraterna, la preghiera comune, il perdono delle offese, la parabola del servo spietato). Testo biblico e testo biblico-liturgico coincidono, fatto salvo l’incipit. Le parole di Gesù sono fondamentalmente cadenzate da due elementi letterari: la triplice ripetizione «se non ti ascolterà» e la duplice ripetizione «in verità io vi dico». Questi due elementi suddividono il testo in due momenti principali. Il primo riguarda la correzione fraterna (Mt 18,15-17) ed è scandito da quattro passaggi: «se ti ascolterà» (1x) o «se non ti ascolterà» (3x). Se la correzione va subito a buon fine, «avrai guadagnato tuo fratello». Se la correzione non va a buon fine, ci sono altri tre passaggi da compiere, sempre rispettosi della libertà altrui. Il secondo momento, invece, è scandito da due passaggi: «in verità io vi dico» (2x). Nel primo viene ripreso il detto che Gesù ha già pronunciato sull’apostolo Pietro: tutto ciò che legherai e scioglierai sulla terra verrà legato e sciolto anche in cielo. Là al singolare (a Pietro), qui al plurale (alla comunità). Nel secondo passaggio si trova la promessa di Gesù di essere in mezzo ai suoi, quando pregano in due o più. La proposta della correzione fraterna viene fatta da Gesù secondo lo stile letterario della legge casuistica, dove si pone il problema e, poi, si offre la soluzione. La soluzione è scandita a tappe. La cadenza della correzione fraterna si esprime in quattro momenti progressivi, qualora il destinatario non presti ascolto: «fra te e lui solo», «ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni», «dillo alla comunità», «sia per te come il pagano e il pubblicano». Le quattro tappe – viste dalla parte di chi corregge – sono importanti: prima la delicatezza della discrezione, poi l’intervento prudente con persone informate (e amiche), poi l’affido alla ricchezza educativa della comunità e, infine, l’assunzione dell’atteggiamento di Gesù che ha cercato i peccatori e ha chiamato i pubblicani. Nella correzione fraterna anche il ruolo della comunità è importante. Tre, infatti, sono gli interventi della comunità. Il primo riguarda la correzione («se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità»), quando il cristiano non riesce, come correttore, a ottenere nessun risultato: spesso la comunità può compiere ciò che il singolo non riesce a fare. Il secondo riguarda il potere che la comunità ha di perdonare: colui che sbaglia ne ha bisogno e, spesso, il perdono diventa esperienza per cambiare. Infine, la comunità ha il potere di pregare per colui che ha sbagliato. C’è un ultimo particolare da evidenziare. San Giacomo scrive che «chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati». Aiutare un fratello a migliorarsi equivale a salvare se stessi. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (quarta parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Una terza modalità di venerazione dell’altare è l’incensazione che «esprime riverenza e preghiera, come è indicato nella sacra Scrittura [cf. Sal 140,2; Ap 8,3-4]» (OGMR 276). È proprio nelle Premesse del Rito della Dedicazione che viene richiamato il significato profondo del gesto compiuto dopo l’unzione dell’altare e che si ripete in ogni altra celebrazione liturgica: «Significa che il sacrificio di Cristo, perpetuato sull’altare nel mistero, sale a Dio in odore di soavità; significa inoltre che le preghiere dei fedeli s’innalzano accette e gradite fino al trono di Dio» (DCA 173). Secondo le disposizioni dei Praenotanda del Messale romano l’incensazione dell’altare è facoltativa, tuttavia può essere compiuta in tutte le forme dl celebrazione della Messa, non solo in quelle solenni, in due momenti: al principio della Messa e alla preparazione dei doni (cf. OGMR 49 e 75), senza precedere o seguire il gesto con l’inchino che viene invece fatto solo alla croce, «per significare che l’offerta della Chiesa e la sua preghiera si innalzano come incenso al cospetto di Dio» (lbidem, n. 75). Nella logica della «verità dei segni» si muove ancora l’Ordinamento Generale del Messale Romano nell’indicare tanto le suppellettili da porre sopra l’altare quanto il suo ornamento. Il principio tradizionale dell’unicità dell’altare che, insieme a quello della sua centralità, significa alla comunità dei fedeli l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa, chiede innanzitutto che l’attenzione sia riservata all’altare principale, qualora esista nel fondo dell’abside il vecchio altare oppure altri altari laterali: esso solo va «ornato con particolare cura» e dignità, perché centro della sinassi eucaristica e segno visibile e permanente del mistero di Cristo che si è offerto e si offre al Padre (cf. OGMR 303). [2 continua]

Programma dal 2 al 10 settembre 2023

etture: Geremia 20,7-9 / Salmo 62 / Romani 12,1-2

Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

Dal Vangelo secondo Matteo (16,21-27)

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 02
Domenica 03 10.30

18.30

+ Stefano e Maria Baldini

+ Balestri Franco, Enzo, Edgardo ed Elisa Dalle Vacche

+ Emilia e Veliano Chiarini

Lunedì 04
Martedì 05
Mercoledì 06
Giovedì 07 18.30 + Tellarini Adolfo e coniugi Marangoni
Venerdì 08
Sabato 09
Domenica 10 18.30 + Bertucci Carmelo

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : A

Settembre 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 03

XXII del T. Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30

Ore 10.30 (oratorio) : S. Messa nel campo dell’oratorio

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo dell’ospitalità

Ore 16.00 (oratorio) : Pomeriggio e sera per bimbi e famiglie.

Lunedì 04 Ore 19.00 (oratorio) : “Cibi dal mondo” A tavola con le diversità culturali presenti sul territorio.
Martedì 05

S. Teresa di Calcutta

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 06 Ore 20.30 (oratorio) : Oratorio, quale futuro? Ci confrontiamo per dirci cosa pensiamo del futuro dell’oratorio.
Venerdì 08

Natività della

B.V. Maria

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (oratorio) : Din Don Bimbo d’Oro

Sabato 09 Ore 21.00 (oratorio) : Din Don Dero d’Oro
Domenica 10

XXIII del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo all’oratorio

Ore 18.00(oratorio) : 47° Palio del timone

La festa della Ripresa (ovvero un invito alla partecipazione)

Sabato 2 settembre alle ore 19 inizia la “Festa della Ripresa”

Tutti gli appuntamenti della festa sono riportati nel volantino a parte.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 4,16-30 Lc 4,31-37 Lc 4,38-44 Lc 5,1-11 Mt 1,1-16.18-23 Lc 6,1-5

Vivere il misteroIl testo biblico del Vangelo inizia con: «Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva…». Questo modo di narrare lega l’episodio di Mt I6,21-23 all’episodio precedente (professione di fede e primato di Pietro: Mt 16,13-20). La liturgia taglia l’espressione «Da allora…» e la sostituisce con il solito incipit liturgico «In quel tempo». Si tratta di un invito molto forte a concentrare l’attenzione sulla tematica essenziale: pensare secondo Dio. Il testo si apre con il primo «annuncio della passione». È interessante notare come sia invalso l’uso di chiamare «profezia della passione» un testo che invece racchiude sia l’annuncio della sofferenza e della morte sia l’annuncio della risurrezione di Gesù («…venire ucciso e risuscitare il terzo giorno»: v. 21). Croce e risurrezione sono i parametri con cui il cristiano è chiamato a valutare la propria esistenza: sofferenza e gioia sono gli estremi che si intersecano e si annodano nel mistero dell’esistenza e della salvezza. Non è possibile assolutizzarne uno solo. La proposta di Gesù è forte: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà». L’espressione «andare dietro a…» equivale a «essere discepolo di…». Il comando di rinnegare se stessi non può contraddire il comandamento «ama il prossimo tuo come te stesso» (cf. Mt 22,39). Cosa significa, dunque «rinnegare se stessi», se contemporaneamente uno deve amare se stesso? Se si presta attenzione al testo, la dicitura è chiara. Gesù chiede al discepolo di rinunciare ad amare se stesso secondo il pensiero degli uomini. Ne consegue che il comando di rinnegare se stessi va collocato nel pensiero degli uomini. Per gli uomini perdonare, occuparsi dei bisognosi, pregare, obbedire a Dio significa «rinnegare se stessi» perché non ci si realizza secondo la mentalità degli uomini (o per dirla come Adamo, non si diventa dio di se stessi). Alla luce di quanto detto si può capire il valore della frase di Gesù che sembra un secondo assurdo: «Chi vuol salvare la propria vita, la perderà...»: semplificando, rileggiamola così: «Chi vuole salvare la propria vita (secondo il pensiero degli uomini), la perderà (secondo il pensiero di Dio); ma chi perderà la propria vita per causa mia (secondo il pensiero degli uomini), la troverà (secondo il pensiero di Dio)». (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (quarta parte) [] (di don D. Ravelli)

Dopo esserci soffermati sull’altare come «segno», ora ci occupiamo di esso come «oggetto» per la celebrazione, quindi dell’uso e della dignità che la Chiesa gli riserva nella liturgia e pure fuori di essa. Nella liturgia romana le espressioni di venerazione per l’altare sono: l’inchino di tutto il corpo, o profondo, il bacio e l’incensazione. L’inchino esprime la riverenza e l’onore che si danno normalmente alle persone o ai loro segni (cf. OGMR 275). L’Ordinamento Generale del Messale Romano stabilisce che, giunti in presbiterio, il sacerdote insieme al diacono e agli altri ministri salutano l’altare con un profondo inchino e Io ripetono prima di lasciare il presbiterio al termine della celebrazione (cf. nn. 49 e 90). Se nel presbiterio ci fosse il tabernacolo con il Santissimo Sacramento, invece dell’inchino, il sacerdote e i ministri genuflettono al loro arrivo e al loro allontanamento, ma non durante la Messa (cf. n. 274): il centro della celebrazione è l’altare, segno di Cristo, sul quale si perpetua e si rinnova per noi il sacrificio della Croce. Altro gesto liturgico di venerazione, secondo l’uso tramandato nei secoli, è il bacio dell’altare (cf. OGMR 273): subito dopo l’inchino, all’arrivo in presbiterio, il sacerdote e il diacono baciano l’altare e ugualmente fanno al termine della celebrazione, prima dell’inchino profondo di congedo (cf. lbidem, nn. 49 e 90). Il gesto del bacio durante la Messa, come segno di profonda venerazione, viene riservato nella liturgia romana anche a un altro elemento: l’Evangeliario. Il Libro dei Vangeli, per di più, è l’unico oggetto che può essere posto sull’altare durante la Messa al difuori di quanto serve esplicitamente per la liturgia eucaristica (cf. lbidem, n. 306). Altare ed Evangeliario godono, quindi, di un particolare rapporto perché sono segni visibili dell’unico «mistero di Cristo» che si rende presente nella proclamazione della sua Parola e nella celebrazione del memoriale della sua Pasqua. [1 continua]

Programma festa della ripresa 2023

Comunità cattolica Massa Lombarda

Oratorio San Paolo

02-10 Settembre 2023 Festa della Ripresa

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Sabato 02 APERTURA FESTA

Ore 19: Apertura stand gastronomico

Ore 20.30 Commedia dialettale

La COMPAGNIA dei GIOVANI di CHIUSURA

Presenta la commedia dialettale in 3 atti

Mi mujér védva

di U. Palmerini e A. Lucchini

Una moglie, Lella, innamorata del proprio marito.

Un marito, Nino, innamorato della propria moglie.

Quale condizione più dolce e romantica si potrebbe desiderare… se non fosse che l’uomo che occupa il cuore di Lella non è l’attuale marito, di cui è comunque innamorata, ma quello…defunto, il povero Fiffo.

Domenica 03

Ore 10.30 Santa Messa all’ORATORIO.

Ore 12.30 Pranzo della Ospitalità con gli amici della Caritas.

Aperto a tutti su prenotazione, con menù fisso:

Antipasto romagna, tortellini ragù/panna. Cotoletta, verdure pastellate. Dolce/gelato, caffè, bevande

19€ Adulti 10€ sino a 14 anni 13€ Piatto singolo (antipasto-primo-bevande oppure secondo-contorno-bevande). Free sino a 6 anni

PRENOTAZIONI: 3495206409 Paolo,3480406642 Laura, 3385347352 Paola

Ore 16

Pomeriggio per ragazzi e famiglie. Con BOTTEGHE SCOUTS

Nell’ambito del 50° del gruppo di Massa Lombarda, laboratori, attività e giochi a cura degli scouts.

Ore 20 GIOCHI SENZA QUARTIERE

Dagli Egizi, ai Maya agli Avatar, con le quattro squadre dei quartieri un viaggio nel tempo e nella storia per una serata di giochi.

Ore 22.30

Terzo tempo dei GIOCHI

Dopo i giochi una spaghettata assieme in allegria.

Per i giocatori e per tutti.

Lunedì 04

CIBI DAL MONDO

Un incontro a tavola con le diversità culturali presenti a Massa Lombarda

Ore 19 apertura stand con punti di degustazione da varie parti d’Italia e del mondo.

Partenopeo, Brasiliano, Nigeriano, Magrebino, Indiano….e non mancherà il Romagnolo con i nostri tortellini.

Ore 20.30 Musiche e danze dal mondo

Apre la serata il nostro coro Ettore ed Antonio Ricci con le canzoni della nostra terra romagnola, proseguono gli amici di ARTE MIGRANTES con canti e danze dal mondo

Mercoledì 06

Ore 20.30 ORATORIO, quale futuro?

Una serata per confrontarci sul nostro Oratorio

La Festa è aperta, ma il ristorante è chiuso per una serata rivolta a tutti noi, a tutti coloro che hanno a cuore l’oratorio, per riflettere non solo sull’oggi, ma soprattutto su domani da costruire tutti assieme.

Con gli amici dell’Oratorio San Giacomo di Imola a raccontarci la loro esperienza.

Un invito a tutta la comunità, a tutti i gruppi, ai genitori, agli educatori ai ragazzi (a tutti i ragazzi, sino ai 100 anni).

Un invito a chi all’Oratorio ci tiene.

Per domandarci cosa l’Oratorio può fare per la nostra comunità e cosa noi possiamo fare per il nostro Oratorio

Serata con stand ristorante CHIUSO, ma con piadine ed affettati e bar, per chi vuole mangiare e bere qualcosa.

Venerdì 08

Ore 20.30 Din Don BIMBO D’Oro

Era il 1986 quando si è svolta la prima edizione del Din Don Dero D’Oro, pensata e voluta Da Don Luca, allora il “prete dell’Oratorio”, Don Luca a cui va il grato ed affettuoso ricordo di tutti noi ad una anno dalla sua scomparsa.

Da allora tante edizioni ed anche la nascita del Din Don Bimbo, dedicato ai più piccoli.

E con i più piccoli apriamo questa doppia serata che vedrà sul palco bambini dai 3 ai 10 anni impegnati a cantare le canzoni dello Zecchino D’Oro ed assieme a loro le danze della sciola di ballo “Associazione la mucca dance”.

Sabato 09

Ore 20.30 Din Don Dero D’oro gara

Ragazzi dagli 11 anni a cantare canzoni dal repertorio della musica italiana.

E nel corso della serata non mancheranno ospiti “speciali”

Domenica 10

Ore 10.30 Messa in San Paolo

Al termine indizione del Palio

Ore 12.30 Pranzo all’Oratorio

Con il ristorante della festa a menù completo

Ore 18 PALIO del TIMONE edizione 47 – Forza Romagna

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IL RISTORANTE DELLA FESTA

Cucina Romagnola

Tortellini fatti a mano – carne alla griglia

Polenta al ragù Piadina e pizza fritta, dolci casalinghi

Aperto sabato 02, domenica e lunedì 04 settembre.

Aperto venerdì 8, sabato e domenica 10 settembre

Tutte le sere dalle 19 (18.30 per asporto)

Domenica 3 Pranzo dalle 12.30 con menù fisso solo su prenotazione

Domenica 10 Pranzo dalle 12.30 con menù completo

Per PRENOTAZIONI: 3495206409 Paolo,3480406642 Laura, 3385347352 Paola

Programma dal 26 agosto al 3 settembre 2023

Letture: Isaia 22,19-23 / Salmo 137 / Romani 11,33-36

Signore, il tuo amore è per sempre.

Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-20)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 26 18.30
  • + Morini Giada (II anniversario)
Domenica 27 10.30

18.30

+ Stanghellini Aldo e Dosi Luisa

+ De Giovanni Anna e Brignani Adriano

Lunedì 28
Martedì 29 8.00 + Montesi Natale
Mercoledì 30
Giovedì 31
Venerdì 01
Sabato 02
Domenica 03 10.30

18.30

+ Stefano e Maria Baldini

+ Emilia e Veliano Chiarini

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : A

Agosto – Settembre 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 27

XXI del T. Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Lunedì 28

S. Agostino

S. Messa ad orario feriale
Martedì 29

Martirio di

S. Giovanni Batt.

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 01 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 02 Primo sabato del mese

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 03

XXII del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30

Ore 10.30 (oratorio) : S. Messa nel campo dell’oratorio

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo dell’ospitalità

La festa della Ripresa (ovvero un invito alla partecipazione)

Continua la preparazione alla festa :

Giovedì 31 agosto e venerdì 1 settembre, all’oratorio, a partire dalle ore 20.30 e sabato 2 settembre dalle 8.30 in poi… si continua con la preparazione delle strutture.

Chi può è invitato a dare il proprio contributo.

Sabato 2 settembre alle ore 19 inizia la “Festa della Ripresa”

Tutti gli appuntamenti della festa sono riportati nel volantino a parte.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 23,13-22 Mc 6,17-29 Mt 23,27-32 Mt 24-42-51 Mt 25,1-13 Mt 25,14-30

Vivere il misteroAl testo biblico originale del Vangelo, la liturgia premette il solito incipit («In quel tempo»). In questo caso ha valore puramente narrativo e non sostituisce nessuna espressione originale. Il testo potrebbe dividersi in tre momenti particolari. In Mt 16,13-15 troviamo le risposte dei discepoli su chi sia Gesù: dalle risposte che riportano il parere della gente alla risposta di Pietro che confessa Gesù come Messia e come Figlio del Dio vivente. Nella seconda parte, Mt 16,17-19,viene narrato il conferimento del primato petrino, dove Gesù gioca sulla parola aramaica kepha (pietra, roccia). Pietro è la roccia e sulla roccia che è Pietro Gesù edificherà la sua Chiesa. La confessione di Pietro e il «conferimento» del primato sono due testi letterariamente differenti, ma teologicamente uniti. L’ultimo versetto (Mt 16,20) è una ingiunzione che si lega al segreto messianico, tanto caro a Marco (e a Gesù). La confessione di Pietro è un dono: egli può confessare Gesù come Messia e come Figlio di Dio perché ha ottenuto da Dio una rivelazione. La «carne e il sangue» non possono giungere da soli a quella confessione di fede. Al massimo possono solamente accorgersi che Gesù è un uomo straordinario, un «Giovanni Battista», un «Elia», un «Geremia» o uno dei «profeti». Il testo del primato di Pietro è un punto caldo della controversia tra gli esegeti che vedono nel testo alcuni dati inoppugnabili e gli esegeti che non riescono a ritenere inoppugnabili tali dati. Le parole di Gesù (di non facile retroversione aramaica) esprimono prima di ogni altra cosa tutta l’autorità di Dio: Gesù cambia il nome di Simone in Pietro, come aveva già fatto Yhwh con Abramo, Sara e Giacobbe. Le parole di Gesù, inoltre, esprimono una promessa che è legata sia alla persona di Pietro in quanto «kepha» su cui si fonda la Chiesa sia alla Chiesa stessa che lungo la storia non verrà mai sovrastata da nessuna potenza di morte. Nelle parole di Gesù il ruolo di Pietro non si esaurisce nella sua individualità storica, ma si trasmette a tutti coloro che gli succederanno nello stesso compito di confermare nella fede i fratelli. Le parole di Gesù conferiscono, inoltre, a Pietro un potere particolare: il potere delle chiavi che lo fa «luogotenente del padrone per la conduzione dei suoi possessi in suo nome e al suo posto». L’altro potere, quello del legare e sciogliere, viene molto spesso ridotto al solo potere di assolvere il credente dai peccati. I numerosi paralleli rabbinici di questo testo evangelico indicano che con quelle parole Gesù intendeva dare a Pietro anche un potere di determinazione magisteriale (i rabbini potevano dichiarare una cosa lecita o no, vincolando la coscienza). In breve, «Pietro è l’inizio della Chiesa, che sarà edificata sulla fede che egli ha per primo confessato» (Yves Congar). (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Proprio come tutte le linee dell’architettura dell’edificio ecclesiale convergono verso l’altare, il centro della chiesa, e congiuntamente da esso si irradiano, allo stesso modo la liturgia, ma in maniera particolare la sinassi eucaristica, è «il culmine verso cui converge tutta l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia» (SC 10). I fedeli, nutriti dai sacramenti pasquali, sono spinti a vivere in perfetta unione tra loro, a esprimere nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede e, rinnovati poi dall’alleanza di Dio con gli uomini nell’Eucaristia, vengono spronati nella pressante carità di Cristo e infiammati con essa (cf. Ibidem). Sull’altare si è amati da Dio e dall’altare si impara ad amare come Dio: da lì si parte ad animare il mondo con lo spirito evangelico e a diventare testimoni di Cristo «in mezzo a tutti, e cioè pure in mezzo alla società» (GS, 43; cf. Eucharisticum Mysterium, 13). Nella Messa di dedicazione, dopo l’orazione post comunione che domanda al Padre di essere trasformati in colui che si è ricevuto sull’altare (cf. DCA 215), il rito termina con la benedizione solenne del vescovo sull’assemblea liturgica e ne diventa un esplicito «mandato missionario» che, dall’altare dell’Eucaristia, apre verso tutta la Chiesa e il mondo intero: portate «nella vita i frutti del sacrificio» a cui avete partecipato; diventate «un cuor solo e un’anima sola» perché vi siete nutriti dell’unico pane alla mensa del Signore; «annunciate il Vangelo con la testimonianza della vita perché tutti gli uomini riconoscano il Cristo Signore» (DCA 216). [10 fine]

Programma dal 12 al 20 agosto 2023

Letture: Sapienza 5,1-6.14-16 / Salmo 30 / 2 Timoteo 2,3-13

Alle tue mani, Signore, affido la mia vita.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (10,24-28)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo».

Parola del Signore.

San Cassiano Martire.- Le notizie più antiche su Cassiano sono riferite da Prudenzio, nei primi anni del V secolo. Nel suo viaggio verso Roma, Prudenzio si fermò a Forum Cornelii (Imola) e venerò le spoglie del martire, custodite in un sarcofago al disopra del quale erano raffigurati alcuni episodi del martirio.

Il culto si estese anche a Milano intorno al 1450 e in Tirolo, mentre una raffigurazione del santo è presente a Ravenna, in Sant’Apollinare Nuovo.

Nel corso del XII secolo si diffonde un leggenda che fa del Santo l’apostolo di Sabiona, in Tirolo, esiliato a Imola dai pagani, ove subì il martirio narrato da Prudenzio. A Imola la leggenda subisce un’ulteriore corruzione e Cassiano risultò vescovo della città.

VITA ECCLESIALE

Sabato 12

18.30

  • + Ave Liverani

Domenica 13

10.30

18.30

+ Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo

+ Italo e Maria Elena Chiarini

Lunedì 14

18.30

+ Ave Liverani

Martedì 15

8.00

Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano e Ruffini e secondo le intenzioni di Maria Teresa.

Per Maria e per la sua salute (vivente).

Mercoledì 16

   

Giovedì 17

18.30

+ Trombetti Franco

Venerdì 18

   

Sabato 19

   

Domenica 20

10.30

18.30

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Ballardini Cesira, Pio, Francesco e Olinda

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : A

Agosto 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13

San Cassiano M.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (Cattedrale) : S. Messa solenne presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nella solennità del Santo Patrono.

Lunedì 14

S. Massimiliano M. Kolbe

S. Messa della vigilia.

Martedì 15

Assunzione della B.V. Maria

Giornata comunitaria a Piedimonte (vedi sotto)

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Venerdì 18

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Domenica 20

XX del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)

Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte

Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre la minestra)

Ore 15.00 S. Rosario

1- Chi desidera partecipare al pellegrinaggio a Loreto organizzato dalla “Pia Unione” per il 9 settembre deve dare l’adesione entro il 22 p.v. (presso il collettore [Alcide], o in sacrestia).

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 17,22-27

Lc 1,39-56

Mt 18,15-20

Mt 18,21-19,1

Mt 19,3-12

Mt 19,13-15

Spazi per la liturgia- L’Altare (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nella liturgia cristiana assunse immediatamente un profondo simbolismo che, prima ancora del rispetto dovuto a quanto doveva accogliere sopra, intendeva sottolineare l’importanza e la solennità del banchetto eucaristico: diventò un chiaro segno distintivo di quella «tavola» che per il suo uso esclusivo è «altare per la celebrazione della Messa», cioè «mensa del sacrificio e del convito eucaristico». Il Pontificale prevede poi che, sistemata la tovaglia, si adorni a festa l’altare ponendovi i fiori, disponendo i candelieri con le relative candele e, se è il caso, collocando la croce al suo posto (cf. DCA 207). A questo punto i riti di dedicazione terminano con l’illuminazione: il vescovo consegna una candela al diacono affinché accenda le candele dell’altare mentre contemporaneamente vengono accese, in segno di gioia, anche le luci intorno all’altare e nell’intero edificio. Il vescovo accompagna il gesto con queste parole che lo interpretano: «La luce di Cristo rifulga su questo altare e siano luce del mondo i commensali alla cena del Signore» (DCA 208; cf. Premesse DCA, 173d). La luce, simbolo della festa e della gioia, è Cristo stesso (cf. Gv 8,12: «luce del mondo»: Lc 2,32: «luce per illuminare le genti») che risplende nell’altare soprattutto quando, come sommo sacerdote, offre se stesso al Padre e nutre a questa mensa i propri fratelli, rendendo a sua volta anch’essi figli della luce e portatori della luce di Cristo nel mondo (cf. Ef 5,8). Come abbiamo notato nella parte storica, lo stretto legame tra altare e reliquie, conservato ininterrottamente nella tradizione liturgica romana, è stato mantenuto anche nell’ultima revisione del Rito seguita al Concilio Vaticano II, perdendo tuttavia la sua obbligatorietà. Il Pontificale per la dedicazione dell’altare stabilisce che, dopo il canto delle litanie affinché «intercedano per noi tutti i santi, che hanno condiviso con lui la passione e ora sono suoi commensali nel convito eterno» (DCA 194), si depongano sotto l’altare, se si ritiene opportuno, le reliquie dei martiri o dei santi, per indicare che tutti coloro che sono stati battezzati nella morte e risurrezione di Cristo, e specialmente coloro che hanno sparso per Lui il proprio sangue, partecipano alla passione stessa di Cristo (cf. Premesse DCA, 171; n. 199 per il rito). La riforma liturgica non ha abbandonato la ricchezza simbolica del rapporto altare-reliquie, ma ne ha ristabilito la corretta relazione: le Premesse del Pontificale intendono infatti richiamarne il giusto valore (cf. DCA 156). Innanzitutto si afferma che la dignità dell’altare consiste tutta nel fatto che essa esso è la «mensa del Signore». Dunque, non sono i corpi dei martiri o dei santi che onorano l’altare, quanto piuttosto è l’altare che dà prestigio al loro sepolcro. Essere deposti sotto l’altare indica pure che al sacrificio del Capo si ricollega, e da esso trae origine e principio, il sacrificio delle membra del suo Corpo. Quindi, proprio per onorare i corpi dei martiri e degli altri santi, come pure per mettere in rilievo la comunione tra i fedeli e il loro Signore particolarmente nel dono totale di se stessi, è ribadita la convenienza che l’altare venga eretto sui sepolcri dei martiri o che sotto l’altare siano deposte le loro reliquie, in modo che come scrive sant’Ambrogio, «vengano queste vittime trionfali a prendere il loro posto nel luogo in cui Cristo si offre vittima. Egli pero sta sopra l’altare, perché ha patito per tutti; questi, riscattati dalla sua passione, saranno collocati sotto l’altare» (Epistula XXII, 13). Questa collocazione trova la propria fondatezza nella Scrittura, in quanto intende ripresentare la visione spirituale dell’apostolo Giovanni quando scrive nell’Apocalisse: «Vedo sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso» (Ap 6,9). I martiri e i santi hanno ascoltato questa parola e l’hanno incarnata nella propria vita e pure nella loro morte. Gli altri cristiani li prendono come esempio di vita e di conformazione a Cristo e, quando celebrano l’Eucaristia su un altare che contiene le loro reliquie, vengono richiamati al significato e al carattere esigente della comunione con il Signore Gesù, che proprio su quell’altare è realizzata nel modo più pieno e profondo. Durante il rito della deposizione non viene pronunciata alcuna preghiera, ma si esegue il canto del Salmo 14 con un’antifona che invoca la loro intercessione: «Santi di Dio che dimorate sotto l’altare, pregate per noi Cristo Signore», oppure con un’altra che rende loro onore: «I corpi dei santi dormono nella pace, il loro nome vive in eterno» (DCA 199). [8 continua]

Programma dal 5 al 13 agosto 2023

Letture: Deuteronomio 7,9-10.13-14 / Salmo 96 / 2 Pietro 1,16-19

Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 05 18.30 Secondo le intenzioni di Maria Teresa
Domenica 06 10.30

18.30

+ Penazzi Natale e defunti della famiglia

+ Franco Balestri, Enzo, Edgardo ed Elisa

Per una famiglia ed in particolare per i figli

Lunedì 07 18.30 + Anna Alvisi
Martedì 08 8.00 + Luigi Becca
Mercoledì 09 18.30 Per Clara e Andrea (viventi)
Giovedì 10
Venerdì 11 8.00 + Lorenzo Moroni
Sabato 12 18.30 + Ave Liverani
Domenica 13 18.30 + Italo e Maria Elena Chiarini

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Agosto 2023

Domenica 06

Trasfigurazione del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Martedì 08

S. Domenico

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 09

S. Teresa B. della Croce

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (Madonna del Molino) : Pellegrinaggio al Santuario lughese con recita del S. Rosario e a seguire S. Messa nella Novena in preparazione alla solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Giovedì 10

S. Lorenzo

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (Voltana) : S. Rosario seguito alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 11

S. Chiara

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Domenica 13

XIX del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (Cattedrale) : S. Messa Pontificale presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nella solennità del Santo Patrono.

15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)

Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte

Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre la minestra)

Ore 15.00 S. Rosario

1- Chi desidera partecipare al pellegrinaggio a Loreto organizzato dalla “Pia Unione” per il 9 settembre deve dare l’adesione entro il 22 p.v. (presso il collettore [Alcide], o in sacrestia).

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 14,22-36 Mt 15,1-2.10-14 Mt 25,1-13 Gv 12,24-26 Mt 16,24-28 Mt 17,14-20

Vivere il misteroLa Trasfigurazione del Signore, non è solo un mistero da contemplare, ma è essenzialmente un mistero che, mentre si contempla e si celebra, svela e illumina la vita del credente. Comprendere gli elementi fondativi della Trasfigurazione, perciò, significa comprendere i fondamenti della nostra vita interiore ed eterna. Non va dimenticato che la Trasfigurazione in Matteo ha un significato diverso da quello che assume in Marco e in Luca. In Luca la Trasfigurazione appare come un’esperienza personale di Gesù, condivisa con i tre discepoli, che illumina il significato della morte del Messia: «Parlavano della sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme». In Marco è la manifestazione del Messia nascosto. Nel Vangelo di Matteo Gesù trasfigurato è presentato come il Servo di Yhwh che va ascoltato. Nell’intervento di Pietro si può notare come le tre capanne sono per Mosè, Elia e Gesù. La capanna richiama immediatamente la presenza di Dio tra il suo popolo. Ciò può indicare che nella mentalità di Pietro la Parola di Dio proveniente dalla Legge (Mosè), dalla profezia (Elia) e dal Messia (Gesù) si possa mettere sullo stesso piano. L’intervento della voce proveniente dalla nube luminosa sottrae all’ambiguità tale atteggiamento: Gesù è il Messia, Servo di Yhwh, al di sopra della Legge e dei profeti ed egli va ascoltato. Il testo biblico del Vangelo inizia dicendo: «Sei giorni dopo...». La Liturgia sopprime tale dicitura e la sostituisce con il solito incipit neutro: «In quel tempo...». L’espressione evangelica originale «Sei giorni dopo» in qualche modo lega la Trasfigurazione alla teofania del Sinai. Tale legame farebbe apparire la Trasfigurazione come una teofania. D’altra parte il vocabolario apocalittico usato da Matteo alluderebbe a questo («il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce»). Questa scelta dell’evangelista intende presentare il Gesù trasfigurato non solo come risorto, ma come il Gesù escatologico (in altre parole, come colui che sarà così per sempre). Gesù trasfigurato ed escatologico diventa il modello per tutti i cristiani: ciò che Egli ha vissuto verrà vissuto con varianti proprie da ogni cristiano. Prima la fatica della testimonianza, poi la gloria. Letterariamente il testo della Trasfigurazione, è aperto e chiuso (inclusione) dal movimento legato al monte: «E li condusse in disparte, su un alto monte» e «Mentre scendevano dal monte». Nel racconto viene ripetuta due volte l’espressione «ed ecco»: in occasione dell’apparizione di Mosè ed Elia e per introdurre la voce celeste. Ciò produce una ripartizione del testo in quattro parti: Gesù trasfigurato; l’apparizione di Mosè ed Elia con la reazione di Pietro; la voce celeste e la reazione dei discepoli; conclusione dell’episodio, che evidenzia il legame tematico fra Trasfigurazione e risurrezione. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La preghiera del prefazio, ugualmente riprende questa iconologia. «Egli comandò di perpetuare nei secoli il sacrificio a te offerto sull’altare della croce… ti dedichiamo con gioia questa mensa dove si celebra il memoriale perenne della beata passione… intorno a questo altare ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio» (DCA 213). Pure nella Preghiera di benedizione dell’altare, dopo aver ricordato e reso grazie all’amore di Dio Padre che raccoglie il suo popolo intorno alla mensa del suo Figlio per celebrare il memoriale del sacrificio da Lui offerto sull’altare della Croce, si invoca il Signore affinché l’altare, preparato per celebrare i misteri divini, «sia l’ara sulla quale offriamo nei segni sacramentali il sacrificio del tuo Figlio; sia la mensa su cui spezziamo il pane della vita e beviamo il calice dell’unità» (DCA 255; Benedizionale, 1282). Ugualmente, anche i gesti rituali, compiuti sempre nella solenne celebrazione della dedicazione, sono fortemente espressivi di questa simbologia. Terminata l’incensazione, alcuni ministri compiono il rito della copertura dell’altare (cf. DCA 207): il gesto «indica che esso – come ricordano le stesse Premesse al rito – è insieme luogo del sacrificio eucaristico e mensa del Signore; intorno a esso stanno sacerdoti e fedeli, che svolgendo insieme la sfessa azione sacra, anche se con uffici e compiti diversi, celebrano il memoriale della morte e risurrezione di Cristo e partecipano alla Cena del Signore. E’ per questo che l’altare, mensa del convito sacrificale, viene preparato e ornato a festa: segno espressivo che a questa mensa del Signore tutti i fedeli si accostano con gioia, per nutrirsi del cibo divino, cioè del corpo e del sangue di Cristo immolato» (Premesse DCA, 173c). L’uso della tovaglia è antichissimo, viene ricordato già alla fine del II secolo negli Atti apocrifi di san Tommaso, anzi la liturgia romana fino almeno al XII secolo all’infuori di essa non prevedeva altro arredamento e segno di venerazione per l’altare. La sua origine, secondo l’uso comune, era di ordine pratico e di decoro, posta cioè per coprire il tavolo del convito soprattutto in occasioni importanti. [7 continua]

Programma dal 24 giugno al 2 luglio 2023

Letture: Geremia 20,10-13 / Salmo 68 / Romani 5,12-15

Nella tua grande bontà, rispondimi, o Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (10,26-33)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.

Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 24 18.30 Per una persona defunta

+ Albonetti Sofia

Domenica 25 10.30

18.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

Per una persona defunta

+ Bolognesi Gabriella e Rocco Pavone

Lunedì 26 18.30 + Ghiselli Antonietta
Martedì 27 8.00 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda
Mercoledì 28 18.30 + Elmore e Rita
Giovedì 29 18.30 + Montesi Natale
Venerdì 30
Sabato 01
Domenica 02

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Giugno – Luglio 2023

Domenica 25

XII del T. Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Mercoledì 28 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 29

Ss. Pietro e Paolo

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 30 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 01 Primo sabato del mese

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza a piedi in pellegrinaggio verso il Santuario e recita del S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa.

Domenica 02

XIII del T.Ordin.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

1- Continua all’Oratorio la preparazione dei tortellini per la Festa della Ripresa secondo il medesimo programma:

Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì dalle ore 20.30 alle ore 22.30.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 7,1-5 Mt 7,6-12.14 Mt 7,15-20 Mt 16,13-19 Mt 8,1-4 Mt 8,5-17

Vivere il Mistero– Il cristiano sa che nel mondo la sua vita non sarà senza difficoltà. Gesù aveva detto: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Questa difficoltà può portare il credente a diventare un personaggio trasparente nella società e a ridurre la propria fede a qualcosa che piaccia personalmente. La religione «fai da te» oggi, purtroppo, è la più gettonata. Diventa, perciò, importante il «mio» modo di immaginarmi Dio, il «mio» modo di rapportarmi con Lui, il «mio» momento di raccoglimento, il «mio» modo di sentire la verità di fede, il «mio» modo di pensare la morale. I Padri della Chiesa, di fronte a questo atteggiamento dove il mio «io» diventa un assoluto, avrebbero obiettato che Gesù ci ha insegnato a dire «Padre nostro», e non «Padre mio». Gesù era stato chiaro in merito: il cristiano è colui che testimonia Gesù Cristo davanti a chiunque, in ogni situazione della vita, in qualunque momento: «Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio». Il testo di Mt 10,26-33 è compatto, esegeticamente ben delimitato. Fa parte del grande discorso apostolico di Gesù. Il brano è caratterizzato dall’uso del verbo greco fobèo (temere), che purtroppo viene tradotto in italiano con vocaboli diversi (Non li temete dunque; non abbiate paura; temete piuttosto, non abbiate dunque timore). L’uso del verbo permette di dividere il testo in due momenti. Il testo di Mt 10,26-31, dove il verbo è usato, è articolato sul comando «Non abbiate paura» (Mt 10,26.28.51), espressione che si colloca all’inizio, al centro e alla fine del testo. Viene presentato ciò che per davvero il discepolo non deve o deve temere. Il testo di Mt 10,32-33 è costruito su un parallelismo antitetico che ruota attorno alla coppia verbale «riconoscere- rinnegare» (Mt 10,32: mi riconoscerà / lo riconoscerò; Mt 10,32: mi rinnegherà / lo rinnegherò). Vi si trova l’illustrazione del legame strettissimo fra la testimonianza del discepolo davanti agli uomini e la testimonianza di Gesù davanti al Padre. Sappiamo che fin dall’inizio la Chiesa ha dovuto combattere contro i gruppi che si dicevano depositari di una rivelazione segreta di Dio. Il discepolo non deve aver paura di coloro che si ritengono depositari di segreti spirituali particolari. Gesù dice che il cristianesimo non ha «segreti». Le persecuzioni, del passato e del presente, uccidono i testimoni della fede. Gesù dice che non c’è da temere il martirio, ma se si dovesse fare una graduatoria del timore, Dio andrebbe collocato in cima. Egli ha il potere vero di vita e di morte, compresa quella eterna, sugli uomini («Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna»). Dio, però, non intende avvalersi di questa prerogativa, quella cioè di essere il «temibile». Preferisce essere esperimentato come colui che si prende cura dell’uomo, preferisce essere il paterno e l’amabile. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (terza parte) [] (di don D. Ravelli)

La nostra ricerca sull’altare, dopo avere percorso la storia nella liturgia della Chiesa latina (prima parte) e averlo collocato nel pensiero e alla luce del Concilio Vaticano II (seconda parte), in questa terza parte vuole fissare lo sguardo sulla sua presenza concreta nel cuore delle nostre chiese: prima per scrutare il «mistero» che l’altare racchiude come «segno» e poi per cogliere la «dignità e l’onore» dovutigli nel suo utilizzo come «ara e mensa» per il sacrificio eucaristico. Questo simbolo e oggetto insieme rimane costantemente nell’aula ecclesiale, anche vuota, come «memoria» di quanto la Chiesa vi celebra, suscitando sentimenti di grande e grato «stupore»: su di esso si vede e si tocca l’amore di Dio nel Mistero eucaristico, che è sacrificio, presenza e banchetto. Scrive Giovanni Paolo II nella sua Lettera enciclica dedicata all’Eucaristia: «Giustamente il Concilio Vaticano II ha proclamato che il sacrificio eucaristico è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (LG 11). “Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini” (PO 5). Perciò lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell’Altare nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore». Per questo – come ci ha ricordato Benedetto XVI – san Tommaso d’Aquino Io definisce «sacramento della carità» perché «è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo […] e [nel sacramento eucaristico] continua ad amarci “fino alla fine”, fino al dono del suo Corpo e del suo Sangue». Guardando l’altare, dunque, dovremmo poter ripetere pure noi: «Quale stupore e meraviglia suscita nel nostro cuore il Mistero eucaristico!».

[1 continua]