Programma dal 8 al 16 novembre 2025

Letture: Ezechiele 47,1-2.8-9.12 / Salmo 45 / 1Corinzi 3,9c-11.16-17

Un fiume rallegra la città di Dio.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 08 18.00 Per Aldo e Benedetta (viventi)
Domenica 09 10.30 + Gattucci Stefano
Lunedì 10
Martedì 11
Mercoledì 12 18.00 Deff. fam. Chellini
Giovedì 13 18.00 + Liviano

+ Santese Otello e Donato e Frascerra Anna

Venerdì 14 8.00 + Renato Silvio
Sabato 15 18.00 + Guida Vincenzo, Carmela, Leonina e Rosina
Domenica 16 10.30 + Resta Maria e Antonio

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

S. Paolo Sabato ore 16.4517.45 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Chiesa della Conversione di S. Paolo Apostolo

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Chiesa di S. Giacomo Apostolo – Fruges

Orario SS. Messe Feriale dal Lunedì al Venerdì ore 18.30

Prefestiva ore 16.30 Festiva ore 8.00 e 11.00

S. Rosario dal Lunedì al Venerdì ore 18.00 Sabato ore 17.30

Cappella del Seminario di Montericco

Orario SS. Messe Martedì ore 19.00 e Mercoledi ore 7.00

Anno : C

Novembre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 09

Dedic. Basilica Lateranense

Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo e S. Giacomo).

Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Ore 19.00 (circolo massese) : Festa con l’accoglienza del nuovo parroco don Fabio Gennai

Lunedì 10

Dedicazione della chiesa di S. Paolo

Ore 18.00 (S. Paolo) :S. Messa nel 448° anniversario della Dedicazione della nostra chiesa.
Martedì 11

S. Martino di Tours

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 12 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 14 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Sabato 15 Ore 16.30 (S. Giacomo) : S. Messa prefestiva durante la quale avrà luogo la Vestizione dei nuovi Ministranti (5a elementare)
Domenica 16

XXXIII del T.O.

Festa parrocchiale del Ringraziamento

Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo e S. Giacomo).

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Sabato 8 novembre in S. Giacomo, con inizio alle ore 17.30

Polenta e biscotti da asporto per auto finanziare la Casa Poggioletto di Belvedere.

Occorre prenotarsi (vedi avviso a parte)

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 17,1-6 Lc 17,7-10 Lc 17,11-19 Lc 17,20-25 Lc 17,26-37 Mt 18,1-8

Vivere il mistero – In questa domenica ricordiamo la I Dedicazione della Basilica del Laterano, sede della cattedra del vescovo di Roma, il quale, secondo la felice asserzione di sant’Ireneo, «presiede le Chiese nella carità». L’antico palazzo dei Laterani era stato offerto dall’imperatore Costantino alla Chiesa romana e per secoli rimase la residenza dei Papi. Costantino vi aveva fatto erigere accanto anche una basilica, che prese il nome di SS.mo Salvatore, la quale, posta sulle alture del Laterano, divenne, a poco a poco, il segno della suprema autorità pontificia. Più tardi la Basilica fu dedicata a San Giovanni Battista e così prese il nome di San Giovanni in Laterano. La celebrazione della sua Dedicazione risale al XII secolo. Il brano evangelico proposto per la santa Messa ci ricorda che il Cristo glorioso è il nuovo tempio vivo (cf Gv 2,13-22), mentre il breve passo paolino ci ricorda che ogni credente, nel Battesimo, è divenuto dimora di Dio e dello Spirito (1 Cor 3,9c-11.16-17). In questa mutua inabitazione sgorga la pienezza della salvezza e della vita (cf Ez 47,1-2.8-9.12). […] La festa della Dedicazione del Laterano è un’occasione per riaffermare la centralità di Cristo nella nostra vita e nelle nostre comunità cristiane. La pietra angolare o d’angolo era una pietra di grandi proporzioni che nelle fondamenta univa le due facciate dell’edificio impedendo così che crollasse. La pietra d’angolo è, quindi, un elemento di stabilità. Per noi cristiani questa pietra d’angolo è Gesù. È lui che dona alla nostra vita quella consistenza che ci impedisce di soccombere sotto i «crolli» della storia (personale e collettiva). Ma la pietra d’angolo è posta da Dio anzitutto nella creazione. Leggiamo in Gb 38,6: «Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta della terra? … Dove sono fissate le sue basi. E chi ha posto la pietra angolare?». Dio ricorda a Giobbe che il mondo non è frutto del caso; c’è un fondamento, una logica che tutto sostiene, accompagna e finalizza. Il IV Vangelo, memore di questo passo, affermerà che nel Verbo, Parola e Fondamento, Dio ha creato «tutto ciò che esiste» (Gv 1,3). Successivamente, questa pietra d’angolo assumerà i tratti del Messia futuro: «Da lui (Giuda) uscirà la pietra angolare» (Zc10,4). La pietra d’angolo darà, così, stabilità non solo alla creazione ma anche alla casa di Giuda. Non a caso, Luca ambienta la nascita di Gesù a Betlemme, la terra di Giuda (cf Lc 2,4-11). Nella rilettura cristiana la pietra d’angolo, come abbiamo detto, assume il volto e il nome di Gesù di Nazareth. Egli sarà pietra di fondamento. Questa pietra ha, poi, una storia in quanto sarà accolta ma anche, paradossalmente, rifiutata. Questo rifiuto è prefigurato nelle Scritture (cf Sal 117,22), confermato da Gesù stesso, che si ritrova nella sorte della pietra angolare (cf Mt 21,42) e testimoniato, infine, dalla comunità cristiana dopo la Pasqua (cf At 4,11). Ma chi rifiuta la pietra d’angolo è destinato ad inciampare in essa (cf Rm 9,33), ovvero a cadere nella tenebra dell’incredulità (cf 1 Pt 2,7). Davanti a Cristo non può, quindi, esserci neutralità. Il rifiuto porta allo scandalo, come abbiamo sopra ricordato, e al giudizio. Non è un caso che Gesù, rileggendo la Storia della salvezza con la parabola dei vignaioli assassini, termini affermando che «chiunque cadrà su questa pietra (si scandalizzerà) si sfracellerà e a chi cadrà addosso lo stritolerà» (cf Lc 20,9-19). Quanti, invece, accolgono la pietra rigettata, quanti edificano sulla pietra viva vengono a loro volta plasmati in pietre vive di un edificio santo. Scrive Pietro: «Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale» (1 Pt 2,4ss). Profetizzava Isaia: «Ecco io pongo in Sion una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede (in essa) non vacillerà» (ls 28,16). Giovanni rilegge l’oracolo isaiano e pone sulle labbra di Gesù questa affermazione: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29). Chi crede in Gesù costruisce sulla roccia (cf Mt7,24), mantiene ferma la professione della fede (cf Eb 4,14) e passa dalle tenebre alla luce» (cf 1 Pt 2,4-10). Ma c’è un altro aspetto da evidenziare: certamente la pietra d’angolo è la pietra sulla quale si edifica tutto l’edificio santo. Il profeta però ci parla anche di una pietra posta da Dio al vertice: «Egli estrarrà la pietra di vertice, mentre si acclamerà: “Quanto sei bella!”» (Zc 4,7). La pietra di vertice è la pietra che corona la costruzione del tempio. Cristo, pietra angolare, è anche pietra vertice. In lui, per mezzo di lui e in vista di lui tutto è fatto (cf Col 1,16); egli, infatti, è «l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 22,13). (padre Sandro Carotta)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

La precisazione, poi, di alcuni elementi rubricali e cerimoniali, considerata come fedele rispetto della norma in atto e di riflesso del comune agire rituale, se da una parte rimanda all’esigenza di una uniformità rituale per salvaguardare l’unità del Rito romano, dall’altra stimola, a volte esplicitamente a volte implicitamente, a saper trarre, con saggezza ed equilibrio, dall’elemento normativo-rituale lo spirito che anima l’agire liturgico. Così codificata, dunque, la nuova edizione del Missale romanum non si pone in discontinuità con le precedenti edizioni, ma conserva in continuità e progresso, sia pur con caratteristiche proprie che la qualificano come editio typica tertia, l’intento fondamentale del Messale di Paolo VI, quello cioè di condurre il popolo di Dio a una celebrazione sì fedelmente eseguita, ma soprattutto efficacemente partecipata e fruttuosamente vissuta. La pubblicazione della terza edizione tipica del Messale Romano segna un punto fondamentale sia nella storia dell’attuazione pratica dei principi teologico-liturgici del Concilio Ecumenico Vaticano II sia nell’evoluzione redazionale di un libro liturgico che, in continuità con l’antica e ininterrotta tradizione della Chiesa, ha offerto e continua a offrire una rinnovata comprensione del mistero eucaristico, tanto sotto il profilo dei contenuti teologico-ecclesiali quanto nei suoi peculiari ordinamenti liturgico-rituali. (6-continua)

Letture: Ezechiele 47,1-2.8-9.12 / Salmo 45 / 1Corinzi 3,9c-11.16-17

Un fiume rallegra la città di Dio.

Custodire la Parola …don Fabio Gennai

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Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-22)


Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.

Vivere il mistero – In questa domenica ricordiamo la I Dedicazione della Basilica del Laterano, sede della cattedra del vescovo di Roma, il quale, secondo la felice asserzione di sant’Ireneo, «presiede le Chiese nella carità». L’antico palazzo dei Laterani era stato offerto dall’imperatore Costantino alla Chiesa romana e per secoli rimase la residenza dei Papi. Costantino vi aveva fatto erigere accanto anche una basilica, che prese il nome di SS.mo Salvatore, la quale, posta sulle alture del Laterano, divenne, a poco a poco, il segno della suprema autorità pontificia. Più tardi la Basilica fu dedicata a San Giovanni Battista e così prese il nome di San Giovanni in Laterano. La celebrazione della sua Dedicazione risale al XII secolo. Il brano evangelico proposto per la santa Messa ci ricorda che il Cristo glorioso è il nuovo tempio vivo (cf Gv 2,13-22), mentre il breve passo paolino ci ricorda che ogni credente, nel Battesimo, è divenuto dimora di Dio e dello Spirito (1 Cor 3,9c-11.16-17). In questa mutua inabitazione sgorga la pienezza della salvezza e della vita (cf Ez 47,1-2.8-9.12). […] La festa della Dedicazione del Laterano è un’occasione per riaffermare la centralità di Cristo nella nostra vita e nelle nostre comunità cristiane. (continua in 4a pagina)

VITA ECCLESIALE

Sabato 08 18.00 Per Aldo e Benedetta (viventi)
Domenica 09 10.30 + Gattucci Stefano
Lunedì 10
Martedì 11
Mercoledì 12 18.00 Deff. fam. Chellini
Giovedì 13 18.00 + Liviano

+ Santese Otello e Donato e Frascerra Anna

Venerdì 14 8.00 + Renato Silvio
Sabato 15 18.00 + Guida Vincenzo, Carmela, Leonina e Rosina
Domenica 16 10.30 + Resta Maria e Antonio

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

S. Paolo Sabato ore 16.4517.45 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Chiesa della Conversione di S. Paolo Apostolo

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Chiesa di S. Giacomo Apostolo – Fruges

Orario SS. Messe Feriale dal Lunedì al Venerdì ore 18.30

Prefestiva ore 16.30 Festiva ore 8.00 e 11.00

S. Rosario dal Lunedì al Venerdì ore 18.00 Sabato ore 17.30

Cappella del Seminario di Montericco

Orario SS. Messe Martedì ore 19.00 e Mercoledi ore 7.00

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Anno : C

Novembre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 09

Dedic. Basilica Lateranense

Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo e S. Giacomo).

Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Ore 19.00 (circolo massese) : Festa con l’accoglienza del nuovo parroco don Fabio Gennai

Lunedì 10

Dedicazione della chiesa di S. Paolo

Ore 18.00 (S. Paolo) :S. Messa nel 448° anniversario della Dedicazione della nostra chiesa.
Martedì 11

S. Martino di Tours

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 12 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 14 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Sabato 15 Ore 16.30 (S. Giacomo) : S. Messa prefestiva durante la quale avrà luogo la Vestizione dei nuovi Ministranti (5a elementare)
Domenica 16

XXXIII del T.O.

Festa parrocchiale del Ringraziamento

Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo e S. Giacomo).

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Sabato 8 novembre in S. Giacomo, con inizio alle ore 17.30

Polenta e biscotti da asporto per auto finanziare la Casa Poggioletto di Belvedere.

Occorre prenotarsi (vedi avviso a parte)

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 17,1-6 Lc 17,7-10 Lc 17,11-19 Lc 17,20-25 Lc 17,26-37 Mt 18,1-8

[dalla prima pagina] […] La pietra angolare o d’angolo era una pietra di grandi proporzioni che nelle fondamenta univa le due facciate dell’edificio impedendo così che crollasse. La pietra d’angolo è, quindi, un elemento di stabilità. Per noi cristiani questa pietra d’angolo è Gesù. È lui che dona alla nostra vita quella consistenza che ci impedisce di soccombere sotto i «crolli» della storia (personale e collettiva). Ma la pietra d’angolo è posta da Dio anzitutto nella creazione. Leggiamo in Gb 38,6: «Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta della terra? … Dove sono fissate le sue basi. E chi ha posto la pietra angolare?». Dio ricorda a Giobbe che il mondo non è frutto del caso; c’è un fondamento, una logica che tutto sostiene, accompagna e finalizza. Il IV Vangelo, memore di questo passo, affermerà che nel Verbo, Parola e Fondamento, Dio ha creato «tutto ciò che esiste» (Gv 1,3). Successivamente, questa pietra d’angolo assumerà i tratti del Messia futuro: «Da lui (Giuda) uscirà la pietra angolare» (Zc10,4). La pietra d’angolo darà, così, stabilità non solo alla creazione ma anche alla casa di Giuda. Non a caso, Luca ambienta la nascita di Gesù a Betlemme, la terra di Giuda (cf Lc 2,4-11). Nella rilettura cristiana la pietra d’angolo, come abbiamo detto, assume il volto e il nome di Gesù di Nazareth. Egli sarà pietra di fondamento. Questa pietra ha, poi, una storia in quanto sarà accolta ma anche, paradossalmente, rifiutata. Questo rifiuto è prefigurato nelle Scritture (cf Sal 117,22), confermato da Gesù stesso, che si ritrova nella sorte della pietra angolare (cf Mt 21,42) e testimoniato, infine, dalla comunità cristiana dopo la Pasqua (cf At 4,11). Ma chi rifiuta la pietra d’angolo è destinato ad inciampare in essa (cf Rm 9,33), ovvero a cadere nella tenebra dell’incredulità (cf 1 Pt 2,7). Davanti a Cristo non può, quindi, esserci neutralità. Il rifiuto porta allo scandalo, come abbiamo sopra ricordato, e al giudizio. Non è un caso che Gesù, rileggendo la Storia della salvezza con la parabola dei vignaioli assassini, termini affermando che «chiunque cadrà su questa pietra (si scandalizzerà) si sfracellerà e a chi cadrà addosso lo stritolerà» (cf Lc 20,9-19). Quanti, invece, accolgono la pietra rigettata, quanti edificano sulla pietra viva vengono a loro volta plasmati in pietre vive di un edificio santo. Scrive Pietro: «Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale» (1 Pt 2,4ss). Profetizzava Isaia: «Ecco io pongo in Sion una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede (in essa) non vacillerà» (ls 28,16). Giovanni rilegge l’oracolo isaiano e pone sulle labbra di Gesù questa affermazione: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29). Chi crede in Gesù costruisce sulla roccia (cf Mt7,24), mantiene ferma la professione della fede (cf Eb 4,14) e passa dalle tenebre alla luce» (cf 1 Pt 2,4-10). Ma c’è un altro aspetto da evidenziare: certamente la pietra d’angolo è la pietra sulla quale si edifica tutto l’edificio santo. Il profeta però ci parla anche di una pietra posta da Dio al vertice: «Egli estrarrà la pietra di vertice, mentre si acclamerà: “Quanto sei bella!”» (Zc 4,7). La pietra di vertice è la pietra che corona la costruzione del tempio. Cristo, pietra angolare, è anche pietra vertice. In lui, per mezzo di lui e in vista di lui tutto è fatto (cf Col 1,16); egli, infatti, è «l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 22,13). (padre Sandro Carotta)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

La precisazione, poi, di alcuni elementi rubricali e cerimoniali, considerata come fedele rispetto della norma in atto e di riflesso del comune agire rituale, se da una parte rimanda all’esigenza di una uniformità rituale per salvaguardare l’unità del Rito romano, dall’altra stimola, a volte esplicitamente a volte implicitamente, a saper trarre, con saggezza ed equilibrio, dall’elemento normativo-rituale lo spirito che anima l’agire liturgico. Così codificata, dunque, la nuova edizione del Missale romanum non si pone in discontinuità con le precedenti edizioni, ma conserva in continuità e progresso, sia pur con caratteristiche proprie che la qualificano come editio typica tertia, l’intento fondamentale del Messale di Paolo VI, quello cioè di condurre il popolo di Dio a una celebrazione sì fedelmente eseguita, ma soprattutto efficacemente partecipata e fruttuosamente vissuta. La pubblicazione della terza edizione tipica del Messale Romano segna un punto fondamentale sia nella storia dell’attuazione pratica dei principi teologico-liturgici del Concilio Ecumenico Vaticano II sia nell’evoluzione redazionale di un libro liturgico che, in continuità con l’antica e ininterrotta tradizione della Chiesa, ha offerto e continua a offrire una rinnovata comprensione del mistero eucaristico, tanto sotto il profilo dei contenuti teologico-ecclesiali quanto nei suoi peculiari ordinamenti liturgico-rituali. (6-continua)

Letture: Ezechiele 47,1-2.8-9.12 / Salmo 45 / 1Corinzi 3,9c-11.16-17

Un fiume rallegra la città di Dio.

Custodire la Parola …don Fabio Gennai

https://share.google/WijrN2HB0OlmbvAWo

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-22)


Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore.

Vivere il mistero – In questa domenica ricordiamo la I Dedicazione della Basilica del Laterano, sede della cattedra del vescovo di Roma, il quale, secondo la felice asserzione di sant’Ireneo, «presiede le Chiese nella carità». L’antico palazzo dei Laterani era stato offerto dall’imperatore Costantino alla Chiesa romana e per secoli rimase la residenza dei Papi. Costantino vi aveva fatto erigere accanto anche una basilica, che prese il nome di SS.mo Salvatore, la quale, posta sulle alture del Laterano, divenne, a poco a poco, il segno della suprema autorità pontificia. Più tardi la Basilica fu dedicata a San Giovanni Battista e così prese il nome di San Giovanni in Laterano. La celebrazione della sua Dedicazione risale al XII secolo. Il brano evangelico proposto per la santa Messa ci ricorda che il Cristo glorioso è il nuovo tempio vivo (cf Gv 2,13-22), mentre il breve passo paolino ci ricorda che ogni credente, nel Battesimo, è divenuto dimora di Dio e dello Spirito (1 Cor 3,9c-11.16-17). In questa mutua inabitazione sgorga la pienezza della salvezza e della vita (cf Ez 47,1-2.8-9.12). […] La festa della Dedicazione del Laterano è un’occasione per riaffermare la centralità di Cristo nella nostra vita e nelle nostre comunità cristiane. (continua in 4a pagina)

VITA ECCLESIALE

Sabato 08 18.00 Per Aldo e Benedetta (viventi)
Domenica 09 10.30 + Gattucci Stefano
Lunedì 10
Martedì 11
Mercoledì 12 18.00 Deff. fam. Chellini
Giovedì 13 18.00 + Liviano

+ Santese Otello e Donato e Frascerra Anna

Venerdì 14 8.00 + Renato Silvio
Sabato 15 18.00 + Guida Vincenzo, Carmela, Leonina e Rosina
Domenica 16 10.30 + Resta Maria e Antonio

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

S. Paolo Sabato ore 16.4517.45 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Chiesa della Conversione di S. Paolo Apostolo

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Chiesa di S. Giacomo Apostolo – Fruges

Orario SS. Messe Feriale dal Lunedì al Venerdì ore 18.30

Prefestiva ore 16.30 Festiva ore 8.00 e 11.00

S. Rosario dal Lunedì al Venerdì ore 18.00 Sabato ore 17.30

Cappella del Seminario di Montericco

Orario SS. Messe Martedì ore 19.00 e Mercoledi ore 7.00

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Anno : C

Novembre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 09

Dedic. Basilica Lateranense

Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo e S. Giacomo).

Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Ore 19.00 (circolo massese) : Festa con l’accoglienza del nuovo parroco don Fabio Gennai

Lunedì 10

Dedicazione della chiesa di S. Paolo

Ore 18.00 (S. Paolo) :S. Messa nel 448° anniversario della Dedicazione della nostra chiesa.
Martedì 11

S. Martino di Tours

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 12 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 14 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Sabato 15 Ore 16.30 (S. Giacomo) : S. Messa prefestiva durante la quale avrà luogo la Vestizione dei nuovi Ministranti (5a elementare)
Domenica 16

XXXIII del T.O.

Festa parrocchiale del Ringraziamento

Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo e S. Giacomo).

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Sabato 8 novembre in S. Giacomo, con inizio alle ore 17.30

Polenta e biscotti da asporto per auto finanziare la Casa Poggioletto di Belvedere.

Occorre prenotarsi (vedi avviso a parte)

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 17,1-6 Lc 17,7-10 Lc 17,11-19 Lc 17,20-25 Lc 17,26-37 Mt 18,1-8

[dalla prima pagina] […] La pietra angolare o d’angolo era una pietra di grandi proporzioni che nelle fondamenta univa le due facciate dell’edificio impedendo così che crollasse. La pietra d’angolo è, quindi, un elemento di stabilità. Per noi cristiani questa pietra d’angolo è Gesù. È lui che dona alla nostra vita quella consistenza che ci impedisce di soccombere sotto i «crolli» della storia (personale e collettiva). Ma la pietra d’angolo è posta da Dio anzitutto nella creazione. Leggiamo in Gb 38,6: «Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta della terra? … Dove sono fissate le sue basi. E chi ha posto la pietra angolare?». Dio ricorda a Giobbe che il mondo non è frutto del caso; c’è un fondamento, una logica che tutto sostiene, accompagna e finalizza. Il IV Vangelo, memore di questo passo, affermerà che nel Verbo, Parola e Fondamento, Dio ha creato «tutto ciò che esiste» (Gv 1,3). Successivamente, questa pietra d’angolo assumerà i tratti del Messia futuro: «Da lui (Giuda) uscirà la pietra angolare» (Zc10,4). La pietra d’angolo darà, così, stabilità non solo alla creazione ma anche alla casa di Giuda. Non a caso, Luca ambienta la nascita di Gesù a Betlemme, la terra di Giuda (cf Lc 2,4-11). Nella rilettura cristiana la pietra d’angolo, come abbiamo detto, assume il volto e il nome di Gesù di Nazareth. Egli sarà pietra di fondamento. Questa pietra ha, poi, una storia in quanto sarà accolta ma anche, paradossalmente, rifiutata. Questo rifiuto è prefigurato nelle Scritture (cf Sal 117,22), confermato da Gesù stesso, che si ritrova nella sorte della pietra angolare (cf Mt 21,42) e testimoniato, infine, dalla comunità cristiana dopo la Pasqua (cf At 4,11). Ma chi rifiuta la pietra d’angolo è destinato ad inciampare in essa (cf Rm 9,33), ovvero a cadere nella tenebra dell’incredulità (cf 1 Pt 2,7). Davanti a Cristo non può, quindi, esserci neutralità. Il rifiuto porta allo scandalo, come abbiamo sopra ricordato, e al giudizio. Non è un caso che Gesù, rileggendo la Storia della salvezza con la parabola dei vignaioli assassini, termini affermando che «chiunque cadrà su questa pietra (si scandalizzerà) si sfracellerà e a chi cadrà addosso lo stritolerà» (cf Lc 20,9-19). Quanti, invece, accolgono la pietra rigettata, quanti edificano sulla pietra viva vengono a loro volta plasmati in pietre vive di un edificio santo. Scrive Pietro: «Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale» (1 Pt 2,4ss). Profetizzava Isaia: «Ecco io pongo in Sion una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede (in essa) non vacillerà» (ls 28,16). Giovanni rilegge l’oracolo isaiano e pone sulle labbra di Gesù questa affermazione: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29). Chi crede in Gesù costruisce sulla roccia (cf Mt7,24), mantiene ferma la professione della fede (cf Eb 4,14) e passa dalle tenebre alla luce» (cf 1 Pt 2,4-10). Ma c’è un altro aspetto da evidenziare: certamente la pietra d’angolo è la pietra sulla quale si edifica tutto l’edificio santo. Il profeta però ci parla anche di una pietra posta da Dio al vertice: «Egli estrarrà la pietra di vertice, mentre si acclamerà: “Quanto sei bella!”» (Zc 4,7). La pietra di vertice è la pietra che corona la costruzione del tempio. Cristo, pietra angolare, è anche pietra vertice. In lui, per mezzo di lui e in vista di lui tutto è fatto (cf Col 1,16); egli, infatti, è «l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 22,13). (padre Sandro Carotta)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

La precisazione, poi, di alcuni elementi rubricali e cerimoniali, considerata come fedele rispetto della norma in atto e di riflesso del comune agire rituale, se da una parte rimanda all’esigenza di una uniformità rituale per salvaguardare l’unità del Rito romano, dall’altra stimola, a volte esplicitamente a volte implicitamente, a saper trarre, con saggezza ed equilibrio, dall’elemento normativo-rituale lo spirito che anima l’agire liturgico. Così codificata, dunque, la nuova edizione del Missale romanum non si pone in discontinuità con le precedenti edizioni, ma conserva in continuità e progresso, sia pur con caratteristiche proprie che la qualificano come editio typica tertia, l’intento fondamentale del Messale di Paolo VI, quello cioè di condurre il popolo di Dio a una celebrazione sì fedelmente eseguita, ma soprattutto efficacemente partecipata e fruttuosamente vissuta. La pubblicazione della terza edizione tipica del Messale Romano segna un punto fondamentale sia nella storia dell’attuazione pratica dei principi teologico-liturgici del Concilio Ecumenico Vaticano II sia nell’evoluzione redazionale di un libro liturgico che, in continuità con l’antica e ininterrotta tradizione della Chiesa, ha offerto e continua a offrire una rinnovata comprensione del mistero eucaristico, tanto sotto il profilo dei contenuti teologico-ecclesiali quanto nei suoi peculiari ordinamenti liturgico-rituali. (6-continua)

Programma dal 1 al 9 novembre 2025

Letture: Siracide 35,15b-17.20-22a / Salmo 33 / 2 Timoteo 4,6-8.16-18

Chi spera in te, Signore, non resta deluso

 

 

Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 01 18.00 + Grassi Nicola (trigesima)+ Matulli Sergio e Camilla
Domenica 02 8.0010.30

18.00

Deff. fam. Foschini, Capucci, Rabeggiani, Farolfi e Pacilli+ Vincenzo ed Elisa

Deff. fam. Biancoli e Penazzi

+ Dovadola Ivano e Ruffini Armanda

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

Secondo le intenzioni del Santo Padre

+ Liverani Paolo

+ Preda Maria Teresa

Lunedì 03 18.00 + Facchini Franca e Lanzoni Marta
Martedì 04
Mercoledì 05 18.00 + Rizzi Luigi (detto Carlo)
Giovedì 06
Venerdì 07
Sabato 08 18.00 Per Aldo e Benedetta (viventi)
Domenica 09 18.00 + Padre Gabriele Costa

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

S. Paolo Sabato ore 16.4517.45 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Chiesa della Conversione di S. Paolo Apostolo

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Chiesa di S. Giacomo Apostolo – Fruges

Orario SS. Messe Feriale dal Lunedì al Venerdì ore 18.30

Prefestiva ore 16.30 Festiva ore 8.00 e 11.00

S. Rosario dal Lunedì al Venerdì ore 18.00 Sabato ore 17.30

 

Anno : CNovembre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 02Commemorazione fedeli defunti Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ss. Messe ad orario festivo (S. Giacomo)

Ore 15.00 (Santuario) : S. Messa (segue benedizione alle tombe

Lunedì 03 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Martedì 04 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Mercoledì 05 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 06 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Venerdì 07 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti Ore 8.45-12.00 (s. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Sabato 08 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Domenica 09Dedic. basilica Lateranense Ss. Messe ad orario festivo (S. Paolo)Ss. Messe ad orario festivo (S. Giacomo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Sabato 8 novembre in S. Giacomo, con inizio alle ore 17.30

Polenta e biscotti da asporto per auto finanziare la Casa Poggioletto di Belvedere.

Occorre prenotarsi (vedi avviso a parte)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 14,12-14 Lc 14,15-24 Lc 14,25-33 Lc 15,1-10 Lc 16,1-8 Mt 16,9-15

Vivere il mistero – Oggi la Chiesa è in preghiera per tutti i fratelli e le sorelle che sono passati da questo mondo al Padre. Giorno di preghiera, quindi, ma anche giorno di riflessione sul mistero della morte, definita in modo suggestivo la più vuota delle immagini (Giorgio Pigafetta). Infatti, nessuno sa rappresentare la morte, nessuno sa dire cosa sia. Perché? Ce lo spiega bene il filosofo Epicuro quando afferma: «Quando ci siamo noi, non c’è la morte, e quando c’è la morte, non ci siamo più noi». Nessuno quindi può parlare della morte; possiamo parlare solo del morire, quel morire che avvertiamo in noi e attorno a noi quando, ad esempio, ci sfiora la disgrazia, quando la malattia vuole impossessarsi del nostro corpo e della nostra anima, quando-la sofferenza ci colpisce all’improvviso… Proprio perché inafferrabile, l’uomo non parla volentieri della morte, rendendola così la grande innominata.  Nel nostro tempo, poi, si assiste a una vera e propria rimozione della morte sebbene, ed è paradossale, sia presentata in modo ossessivo attraverso i media. La morte, definita la grande apolide, in quanto non ha patria, la vediamo così insediata in ogni angolo della nostra casa comune, persino nella foglia accartocciata – come scriveva Montale – e fino al rivo strozzato. Non è mai messa nei nostri progetti eppure è l’unica scadenza certa della nostra vita. Se la morte è un enigma, la più vuota delle immagini, è vero anche che la sentiamo come un destino che ci abita, che sta dentro di noi. La morte, infatti, non ci sta davanti, ma è in noi. Il poeta libanese KhaliI Gibran scriveva: «Vorreste conoscere il segreto della morte ma come scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?». Si, il senso della morte va cercato nel cuore della vita. Questo ci permetterà di capire chi siamo e allo stesso istante ci donerà di intravvedere il futuro che ci attende. Come cristiani, il segreto della morte dobbiamo coglierlo nella luce della fede pasquale di Cristo morto e risorto. Solo allora non saremo più intimoriti dalla fine ma scopriremo il fine, il segreto, non tanto della morte ma della vita nuova. Guardiamo allora a Gesù. Egli si è posto davanti alla morte in un duplice modo. Come ognuno di noi, egli ha visto la morte negli altri. Prendiamo ad esempio il racconto della figlia di Giairo (cf. Mc 5,21-43). In quell’episodio, Gesù parla detta morte come di un sonno. A quanti gli dicono che la bambina è morta, lui ribatte che dorme. Cosa significa? Che Gesù nega la potenza definitiva delta morte. Poi pronuncia la sua parola efficace: talita kum, e la fanciulla subito si rialza. Se è vero che risuscitare dai morti è prerogativa di Dio, questa avviene non senza la mediazione di Gesù. Gesù ha affrontato anche la sua morte. Sulla croce si è trovato faccia a faccia con la terribile nemica. In quell’ora il Cielo era muto, i discepoli latitanti, solo le donne stavano piangenti ai suoi piedi, ma erano impotenti. Gesù era solo ma in preghiera e dalle sue labbra uscì il versetto del salmo 21: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Gesù vive la sua morte nella fede in Dio, gridando la sua fede nel Padre, in Colui che, solo, può illuminare il non senso del morire. Così facendo, Gesù è passato attraverso la nostra mortalità fisica e spirituale, fecondandola con un seme d’immortalità. Ed è la risurrezione. Da quel giorno la morte è divenuta sorella. Sì, la morte non è più una realtà che sfigura ma trasfigura, che immette l’uomo nella sua pienezza; una realtà amica e che appunto può essere cantata come sorella. Penso che questo sia il culmine della fede, una vera e propria liturgia della speranza cristiana. Ognuno di noi è una parola meravigliosa uscita dalla bocca di Dio; una parola carica di vita, irripetibile e originalissima. Quando sorella morte busserà alla porta della nostra casa non dovremmo aprirle subendo il suo avvento come un fatale destino, ma dovremmo invece – e Dio ce ne conceda la grazia – celebrare attraverso di essa il nostro transitus in Dio. Questo richiederà il sì filiale, l’ultimo, in obbedienza al Padre. Al riguardo, Teilhard De Chardin, scienziato e teologo, così diceva a Cristo: «Quando sul mio corpo o sul mio spirito comincerà a pesare l’usura dell’età. Quando si abbatterà su di me dall’esterno o nascerà dal di dentro il male che sminuisce e porta via… concedimi Signore di capire che sei tu ad aprire dolorosamente le fibre del mio essere per penetrare fino nell’intimo della mia sostanza e assorbirmi in te». (padre Sandro Carotta)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

In appendice al Rito della Messa si trovano anche le Preghiere eucaristiche della Riconciliazione e la peculiare Preghiera eucaristica che può essere usata nelle Messe «per varie necessità», elementi che nell’edizione italiana erano già presenti. «Tradizione» e «progresso» sono i termini fondamentali per la comprensione delle principali «novità» racchiuse nel Messale, ovvero fedeltà da una parte, attraverso la custodia dell’identità del Rito romano, mediante la salvaguardia della forma celebrationis, legittimamente riconosciuta e concretamente decodificata nell’edizione «tipica» del liber princeps della preghiera di Rito romano. Apertura dall’altra, mediante la ricezione di alcune istanze di adattamento rituale e testuale, maturate in diverse Chiese locali, attraverso le traduzioni del Messale romano nelle lingue nazionali, ufficializzate dalla Santa Sede negli ultimi trent’anni. La terza edizione tipica del Messale romano contiene al suo interno integrazioni e ritocchi che si pongono nella linea dell’arricchimento dei contenuti e dell’adeguamento rubricale alla normativa liturgica vigente. L’accrescimento testuale, il cui contenuto è, per la maggior parte dei casi, desunto dal ricco patrimonio eucologico della tradizione, mentre offre la possibilità di una maggiore scelta dei formulari nell’ambito della celebrazione, apre nuove prospettive che confermano e integrano le linee teologiche del Vaticano II. (5-continua)

Programma dal 25 ottobre al 2 novembre 2025

Letture: Siracide 35,15b-17.20-22a / Salmo 33 / 2 Timoteo 4,6-8.16-18

Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Custodire la Parola …don Fabio Gennai

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 25
Domenica 26 10.30 + Amadei Angelo e Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo
Lunedì 27 18.00 + Settembrini Augusto
Martedì 28
Mercoledì 29 18.30 + Montesi Natale

+ Lullo Onofrio, Carolina e Domenico

Giovedì 30 18.00 + Sangiorgi Gianbattista, Giacomo, Vittorina, Raimondo e Maria
Venerdì 31 18.00 + Benfenati Anselmo e Brusa Sara
Sabato 01 18.00 + Grassi Nicola (trigesima)
Domenica 02 8.00

10.30

18.00

Deff. fam. Foschini, Capucci, Rabeggiani, Farolfi e Pacilli

+ Vincenzo ed Elisa

Deff. fam. Biancoli e Penazzi

+ Dovadola Ivano e Ruffini Armanda

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

Secondo le intenzioni del Santo Padre

+ Liverani Paolo

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

Sabato ore 16.4517.45 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 26

XXX del . Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Lunedì 27 Ore 20.45 (canonica) : Consiglio Pastorale Parrocchiale
Martedì 28

Ss. Simone e Giuda ap.

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 29 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 31 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 01

Tutti i Santi

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario intero per tutti i defunti

Domenica 02

Commemorazione fedeli defunti

Ss. Messe alle ore 8.00 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (Santuario) : S. Messa (segue benedizione alle tombe)

1 – Da Lunedì 01 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo ore 17.55 (17.25 con l’ora solare) S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

2 – Da Domenica 26 ottobre torna l’ora solare . Fare attenzione ai cambi di orario delle celebrazioni liturgiche (S. Messa vespertina e S. Rosario anticipati di mezz’ora).

3- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 13,10-17 Lc 6,12-19 Lc 13,22-30 Lc 13,31-35 Lc 14,1-6 Mt 1,5-12a

Vivere il mistero – Nel testo evangelico odierno si comprende immediatamente quale sia l’intenzione del Maestro nel riportare la cosiddetta parabola del fariseo e del pubblicano: voleva evidenziare come egli disapprovi assolutamente coloro che hanno la «presunzione di essere giusti» e disprezzano gli altri. Ai tempi di Gesù il fariseo era un ebreo che riteneva di essere salvato perché osservava in modo scrupoloso la legge. Si tratta del classico atteggiamento di chi ritiene che l’uomo possa salvarsi da solo, purché sia fedele alla legge. Dio non c’entra con la salvezza perché considerato uno che prende atto dei meriti ed emette la sentenza. Gesù, invece, intende sottolineare che l’uomo è salvato prima di tutto per grazia. Il pubblicano, infatti, non ha da presentare a Dio dei meriti per mercanteggiare la salvezza. Ha solo se stesso, la consapevolezza del proprio bisogno di perdono e del fatto che Dio può perdonarlo. La parabola viene detta da Gesù per togliere agli uomini la presunzione di essere giusti e togliere agli stessi il disprezzo per chi essi ritenevano (e ritengono) che non fosse giusto (osservatore della legge). Essere, poi, presuntuosi nel ritenersi migliori degli altri ed essere giusti davanti a Dio è una caratteristica negativa che già l’Antico Testamento bollava come insipiente. Il libro di Giobbe si interrogava: «Che cos’è l’uomo perché si ritenga puro, perché si dica giusto un nato di donna?» (Gb 15,14). Il libro del Siracide gli faceva eco: «Non farti giusto davanti al Signore né saggio davanti al re» (Sir 7,5). Anche nella preghiera ritornava il messaggio. «Dico a chi si vanta: Non vantatevi» (Sal 75,5). Subito dopo il grande insegnamento della misericordia di Dio (Lc 15: pecora e moneta perdute e ritrovate, il padre buono) Gesù, rivolgendosi ai farisei dice: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio, (Lc 16,15). Alla luce di queste parole, si comprende meglio il richiamo all’umiltà nel giudicare se stessi: «Come puoi dire al tuo fratello: “Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Lc 6,42). Nel Vangelo fin da subito viene presentato il criterio interpretativo: la parabola non è per tutti, ma «per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri». Le parabole non sono, infatti, tutte uguali. La parabola del buon samaritano, ad esempio, è un racconto esemplare. La parabola dei vignaioli omicidi o quella del padre buono e il figliol prodigo sono parabole polemiche. La parabola del fariseo e del pubblicano è didascalica. Il testo evangelico è scandito in tre momenti. In Lc 18,9 vengono presentati il mittente (Gesù) e i destinatari (coloro che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri). In Lc 18,10-13 si trova la parabola didascalica. In Lc 18,14 viene presentata la considerazione finale del Maestro. Nel testo evangelico c’è ironia e amarezza. La mentalità del fariseo si fonda su due dati: la comparazione di se stesso nei confronti della legge e la comparazione di se stesso nei confronti dell’altro. Questa mentalità è totalmente assente dalla teologia biblica dell’Antico Testamento. Più volte la Parola di Dio esigeva che il credente fosse santo perché Dio è santo (cf. Lv 11,44.45;19,2;20,7;20,26; ecc.). Gesù, a sua volta, dirà: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). L’uomo non deve, dunque, paragonarsi con l’adempimento della legge. Se vuole paragonarsi, deve porsi davanti a Dio. Ne consegue che l’uomo è sempre in cammino e non può mai dirsi arrivato. L’autore sacro si interrogava: «Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l’uomo davanti al suo creatore?» (Gb 4,17). La risposta è ovvia. Per quanto riguarda il paragonarsi ad altri, il mondo sapienziale ebraico si era già pronunciato. Nel libro dei Proverbi ci sono due affermazioni molto dure in merito: «Chi disprezza il suo prossimo è privo di senno, l’uomo prudente invece tace». (Pr 11,12); «Chi disprezza il prossimo pecca, beato chi ha pietà degli umili». (Pr 14,21). Paolo rincarerà la dose: «Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio. 0uindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se sfesso. Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello» (Rm 14,10-13). Il pubblicano non si pone davanti né alla legge né al prossimo. Si pone davanti a Dio e preferisce pregare con le stesse parole del peccatore del Sal 51(50),3: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato» («0 Dio, abbi pietà di me peccatore»). Questo è l’atteggiamento suggerito dalla liturgia: «Fa’ che ci apriamo alla confidenza della tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome». Assumere la mentalità del pubblicano non significa concedersi la possibilità di peccare senza migliorarsi, significa prendere consapevolezza che comunque si è sempre «mancanti» davanti a Dio. (don Renato De Zan)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

Semplificando la normativa precedente, si estende la competenza all’ 0rdinario diocesano, il quale, avendo facoltà di emanare norme particolari per la propria diocesi, può affidare a ciascun sacerdote, in quanto pastore proprio di una particolare comunità, la facoltà di discernere l’opportunità di distribuire la comunione sotto le due specie anche oltre i casi nei quali in genere viene consigliata. Nel contesto, poi, dei formulari di Messa che costituiscono la parte più consistente del libro – cioè quelli dei tempi di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, del Santorale, dei Comuni, delle Messe rituali, per varie necessità e per i defunti -, va messo in evidenza l’aspetto funzionale migliorato degli elementi strutturali del Missale romanum, in modo particolare la formulazione integrale di non pochi formulari, l’inserimento di nuovi testi qualitativamente significativi, l’integrazione delle rubriche organicamente formulate in base alla legislazione liturgica vigente. Significativo, nel periodo di Quaresima, è l’inserimento di una «orazione sul popolo, nel formulario di ogni giorno, elemento recuperato dagli antichi sacramentari che evidenzia la volontà di dare rilievo al carattere penitenziale e comunitario di questo tempo liturgico. (4-continua)

Programma dal 18 al 26 ottobre 2025

Letture: Esodo 17,8-13 / Salmo 120 / 2 Timoteo 3,14-4,2

Il mio aiuto viene dal Signore.

Custodire la Parola …don Fabio Gennai

 

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (18,1-8)

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 18
Domenica 19 10.3018.30 + Gagliardi Bruno, Elodia e Albertina+ Biancoli Angelo e Penazzi Elettra (nell’anniversario)

+ Anna, Ivo e Pietro Marri e Pinardi Rino

+ Ada, Domenico, Silvana e Aldo

Lunedì 20
Martedì 21 8.00 + Antonio e deff. fam. Marconi e Patriarca
Mercoledì 22 18.30 Secondo le intenzioni di Maria Teresa Dovadola (vivente)+ Adriano Castelli e Giovanna Cicognani
Giovedì 23
Venerdì 24
Sabato 25
Domenica 26

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

Sabato ore 17.1518.15 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario (in forma più solenne)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : COttobre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19XXIX del . Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa con conferimento del Sacramento della Cresima per ministero del nostro vescovo mons. Giovanni Mosciatti
Lunedì 20 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Mercoledì 22 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 24 Dedicazione della Cattedrale di ImolaOre 6.45 (Montericco) : ”Complemessa” : S. Messa celebrata da don Fabio Gennai nell’anniversario di Ordinazione sacerdotale.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Cassiano) : Solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Giovanni Mosciatti

Domenica 26XXX del T. Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1 – Da Lunedì 01 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo ore 17.55 (17.25 con l’ora solare) S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

2 – Da Domenica 26 ottobre torna l’ora solare . Fare attenzione ai cambi di orario delle celebrazioni liturgiche (S. Messa vespertina e S. Rosario anticipati di mezz’ora).

3- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 12,13-21 Lc 12,35-38 Lc 12,39-48 Lc 12,49-53 Lc 12,54-59 Lc 13,1-9

Vivere il mistero – Il tema della preghiera si ritrova con frequenza lungo il Nuovo Testamento. Gesù pregava molto (Mt 14,23; I Mt 26,36; Mc 7,46; Lc 5,16; 6,12; 9,18.28; 11,1; ecc.). Nella formazione dei discepoli si premura di esortarli a «pregare sempre, senza stancarsi» (Lc 18,1). Anche nel Getsemani Gesù invita i suoi a pregare sempre: «Vegliate e pregate in ogni momento» (Lc 21,36). Negli Atti degli Apostoli la preghiera è presentata come una delle quattro costanti che caratterizzano la comunità nascente, modello di ogni comunità: «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). L’apostolo Paolo non cessa di incoraggiare i suoi alla preghiera: «Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi» (Ef 6,18); «Pregate anche per noi» (Col 4,3); «State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie», (1Ts 5,16-18); «Fratelli, pregate anche per noi» (1Ts 5,25). Anche altri scritti del Nuovo Testamento incoraggiano fortemente la preghiera come Gc 5,16 «Pregate gli uni per gli altri» o come Gd 1,20-21 «Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna». Un’affermazione attribuita a sant’Alfonso Maria de’ Liguori recita così: «Chi prega certamente si salva, chi non prega certamente si danna». C’è, dunque, un filo ininterrotto che da Gesù passa alla Chiesa nascente e giunge fino a oggi, con l’invito alla preghiera a ogni singolo credente e alla comunità. Gesù, dopo aver istruito i suoi con la parabola della vedova e del giudice disonesto, conclude con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Questo interrogativo evidenzia lo stretto legame tra preghiera e fede. La preghiera è nutrimento della fede. Senza la preghiera la fede muore. Il Vangelo di oggi sotto il profilo letterario, ha tre cadenze: l’annuncio del tema (Lc 18,1: pregare sempre), l’insegnamento (Lc 18,2-4: la parabola) e le deduzioni (Lc 18,6-8). Gesù si avvale del procedimento rabbinico chiamato qal wa-chomer (leggerezza-pesantezza), che potremmo tradurre «dalla cosa piccola alla cosa grande». Si trattava del procedimento dimostrativo che i latini denominavano a minori ad maius. È come dire che se l’argomento tiene per le cose piccole e meno significative a maggior ragione l’argomento (non l’esemplificazione) tiene per le cose più importanti e significative. Se il giudice disonesto ascolta la preghiera incessante della vedova, tanto più Dio, che non è disonesto, ma tre volte Santo, ascolterà la preghiera incessante dei discepoli. L’insegnamento sembra chiarissimo e il testo potrebbe fermarsi lì. Si avrebbe, però, la sensazione che la preghiera insistente sia una specie di elemento che scardina la resistenza di Dio affinché egli esaudisca la domanda degli oranti. Il testo, però, obbliga il credente ad andare più in profondità e riporta una domanda stupefacente di Gesù: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Qui c’è la ragione teologica della necessità di pregare. La preghiera incessante per la vita della fede; perché la fede si nutra, cresca, maturi e si traduca in testimonianza operosa (prima la preghiera, poi l’operatività; prima la preghiera, poi la carità). Dalla fede, che per natura sua è «operosa», deriva il dono della «giustizia» (che nel linguaggio della Chiesa nascente significa: Dio rende giusto il discepolo e lo salva). Poiché l’interrogativo posto da Gesù riguarda la fine del mondo, è chiaro che Gesù sta parlando non di una preghiera qualunque, ma di quella che chiede al Padre la fine di questo mondo (di ingiustizie, di sopraffazioni, di violenze, di morte, di finitudine) e l’instaurazione di quel mondo costituito dalla giustizia di Dio, dalla pace, dalla vita e dalla gioia. In breve, Gesù sta parlando, avendo probabilmente davanti ai suoi occhi l’invocazione «Padre, venga il tuo Regno». Il Regno di Dio (il mondo della signoria di Dio, della pace, della vita e della gioia) verrà. I credenti che lo invocano continuamente (ogni volta che pregano il «Padre nostro») ne devono star certi perché Dio mantiene sempre la parola data. La sua pro messa, una volta annunciata, ha già preso la strada dell’adempimento adempiere la parola data. In Oriente significa fondamentalmente «giustizia». La domanda finale, inquietante e sferzante, non sembra un’espressione di dubbio. Nel discorso escatologico, infatti, Gesù dirà chiaramente che alla fine del mondo compariranno davanti al Figlio dell’uomo sia i credenti sia gli altri uomini. La domanda sembrerebbe alludere piuttosto alla fragilità della fede che un credente, purtroppo, può sempre perdere. (don Renato De Zan)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

La nuova edizione tipica del Messale romano si distingue, rispetto alle due precedenti edizioni, per una serie di ritocchi e aggiunte effettuati nel testo, di cui diamo un sommario elenco. Oltre a essere sottoposto a una vera e propria rivisitazione sia eucologica sia rubricale, la terza edizione tipica del Messale ha avuto anche una nuova stesura di quella parte non meno importante e fondamentale costituita dall’Institutio Generalis, documento che, posto all’inizio del Messale, offre il significato delle singole sequenze rituali e dei particolari elementi celebrativi che compongono il rito della Messa, fornendo allo stesso tempo utili orientamenti per l’uso e per le modalità di realizzazione. Una normativa che, nonostante le variazioni e integrazioni avute nel tempo, ma pur sempre animata dal valore teologico, liturgico, rituale, spirituale e pastorale, contribuisce a dare alla celebrazione del mistero eucaristico quell’efficacia che garantisce la consapevole, attiva e fruttuosa partecipazione del popolo di Dio. In questa prima parte, la novità più rilevante è l’inserimento del capitolo IX che raccoglie l’insieme delle norme relative all’adattamento e all’inculturazione della liturgia eucaristica, in particolare quelle che competono al vescovo diocesano e alle Conferenze episcopali. Degno di nota è pure l’ampliamento della facoltà di amministrare la comunione sotto le due specie (nn. 281-287). (3-continua)

Programma dall’11 al 19 ottobre 2025

Letture: 2 Re 5,14-17 / Salmo 97 / 2 Timoteo 2,8-13

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Custodire la Parola …don Fabio Gennai

 

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (17,11-19)

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 11 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo) e secondo le intenzioni di Maria Teresa+ Mazzotti Angelo e Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando+ Lanzoni Ugo, Galanti Pia e Lanzoni Lino
Domenica 12 10.3018.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino+ Maria Benfenati
Lunedì 13 18.30 + Guida Domenico, Vincenzo e Giuseppe
Martedì 14
Mercoledì 15 18.30 + Mariangela Fontana (1 anniv.)
Giovedì 16
Venerdì 17
Sabato 18
Domenica 19 10.3018.30 + Gagliardi Bruno, Elodia e Albertina+ Biancoli Angelo e Penazzi Elettra (nell’anniversario)+ Anna, Ivo e Pietro Marri e Pinardi Rino

+ Ada, Domenico, Silvano e Aldo

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

Sabato ore 17.1518.15 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario (in forma più solenne)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : COttobre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 12XXVIII del . Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Mercoledì 15 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 16 Ore 20.45 (canonica) : Gruppo liturgico
Venerdì 17 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 18S. Luca Ev. S. Messa ad orario prefestivoOre 15.00 (S. Paolo) : Ritiro cresimandi
Domenica 19XXIX del T. Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa con conferimento del Sacramento della Cresima per ministero del nostro vescovo mons. Giovanni Mosciatt

1 – Da Lunedì 01 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo ore 17.55

S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 11,29-32 Lc 11,37-41 Lc 11,42-46 Lc 11,47-54 Lc 12,1-7 Lc 10,1-9

Vivere il mistero – L’uomo, purtroppo, ha una gratitudine molto ridotta nei confronti di Dio. Se si facesse una breve indagine nel libro dei salmi, ci si accorgerebbe che le lamentazioni e le suppliche sono molto più numerose dei salmi di ringraziamento. Per questo motivo la Colletta propria, nell’amplificazione della petizione, ricorda all’assemblea orante che Dio è la «fonte della vita temporale ed eterna». Da lui, dunque, abbiamo ricevuto tutto ciò che siamo. L’episodio della guarigione dei dieci lebbrosi è altamente significativo. Nel Medio Oriente antico, il lebbroso era una persona emarginata e disprezzata. Disprezzata perché «castigato da Dio» con la malattia; emarginato perché «solo» in quanto impuro. Il lebbroso, infatti, viveva fuori dal villaggio ed era considerato un morto che respirava. Guarire un lebbroso, perciò, non era un gesto puramente terapeutico. La guarigione di un lebbroso era considerato un evento che poteva sgorgare solo da Dio perché quella guarigione significava il perdono del peccato che – nella mentalità ebraica – aveva generato la malattia, significava reintegrarlo nella pienezza della vita che solo Dio possiede e può donare. Guarire un lebbroso, dunque, significava «risorgerlo» e reinserirlo nella dinamica dei rapporti che la vita sociale e religiosa comportava. La guarigione dei lebbrosi viene presentata da Gesù ai discepoli di Giovanni il Battista come segno della sua messianicità. La guarigione operata da Gesù, inoltre, è un «segno» che indica la capacità che egli ha e la sua identità: ridona la vita, perdona i peccati, reinserisce l’individuo nel tessuto religioso e sociale, lo guarisce dalla malattia facendolo «risorgere», si manifesta come Dio. Il Maestro compie la guarigione, gesto di risurrezione-perdono- risocializzazione, nei confronti di dieci lebbrosi, ebrei e samaritani, ai quali la malattia aveva aiutato a superare ogni traccia di razzismo. Di questi solo uno torna indietro a rendere gloria a Dio (= ringraziare). E Gesù si meraviglia. La riconoscenza avrebbe reso Gesù meno amaro nelle sue considerazioni e forse più sereni i guariti. Costoro, tutti presi dall’adempimento della Legge, dimenticano la dimensione umana della gratitudine. La riconoscenza verso Dio è la radice della riconoscenza verso gli altri. Questa dimensione religiosa-antropologica è stata vissuta dal samaritano riconoscente. I suoi colleghi ebrei obbediscono alla Legge perché vanno al tempio per farsi riconoscere guariti. 0sservano la Legge, ma non hanno un vero rapporto con Dio. Diventa chiaro, allora, il motivo per cui Paolo afferma che noi siamo salvati dalla fede (rapporto con Dio) e non dalle opere della Legge (Rm 3,28). La riconoscenza è una virtù rara. Per chi è cresciuto con la mentalità «ho dei diritti e li voglio tutti, subito e qui; non ho chiesto io di venire al mondo» la vita riserva delle sorprese amare. Questa persona è destinata alla continua insoddisfazione per il semplice motivo che non sempre, non sempre subito e non sempre qui possono essere esauditi (da chi?) tutti i veri o presunti diritti. Difficilmente, inoltre, saprà essere rispettosa dei diritti altrui: le costerà, cioè, immensa fatica riconoscere i propri doveri, soprattutto il dovere della gratitudine. Il brano del Vangelo procede, a livello narrativo, con il criterio della rastremazione. L’autore parte con un orizzonte geografico ampio («Gesù attraversava la Samaria e la Galilea») per poi restringerlo («Entrando in un villaggio») fino ad arrivare a un dialogo con alcune persone («Gli vennero incontro dieci lebbrosi») e a focalizzare l’attenzione su una persona davanti a Gesù («Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo»). Questo procedimento guida l’attenzione del lettore/ascoltatore a non soffermarsi troppo sul tema del miracolo della guarigione, ma piuttosto sulla riconoscenza del samaritano. Il miracolo, infatti, fa da preambolo alla scena del ringraziamento. Vale la pena in questo testo sottolineare almeno due aspetti: il razzismo e il suo superamento; l’osservanza della Legge e la riconoscenza. All’epoca di Gesù, i samaritani non erano ben visti dagli ebrei (che venivano ripagati con la stessa antipatia; anche Gesù ne ha fatto le spese). Questo razzismo si trova superato nel gruppo dei malati. La lebbra ha fatto cadere tutti i pregiudizi religiosi e culturali. Accomunati nella sofferenza, riscoprono la condivisione umana della vita, ebrei e samaritani insieme. Sono costretti a rispettare le leggi della purità. Contemporaneamente fanno un’esperienza nuova: la Legge non guarisce e non salva; solo Gesù salva. I dieci lebbrosi sono osservanti perfetti della Legge. Si fermano a distanza. Gesù, osservando il precetto della Legge, li invia dai sacerdoti per essere dichiarati guariti. Nove di essi, ancora una volta, ligi alla Legge, vanno dal sacerdote. In nome della Legge hanno perso il senso della riconoscenza. Ciò rispecchia, purtroppo, un atteggiamento di chi, adempiendo la Legge, pensa di non aver più nessun altro obbligo e dimentica che esiste una legge non scritta che abita nel cuore ed è molto più costringente e importante. (don Renato De Zan)

Il Messale Romano- Terza edizione [continuazione] (di Maurizio Barba)

Le idee di fondo, infatti, che hanno contribuito a far nascere una nuova edizione tipica del Messale sono di carattere teologico-pastorale: un rinnovamento dei testi liturgici, rispondenti quanto più possibile ai segni dei tempi e alle esigenze degli uomini secondo le loro differenti espressioni culturali, avrebbe senza dubbio incrementato quella partecipazione attiva sostenuta e auspicata dal Concilio Vaticano II. Accanto alla necessità di aggiornare il Messale, dopo non pochi anni dalla sua ultima edizione, vi era pure l’esigenza di un suo adeguamento alla normativa vigente. Infatti, una nuova edizione era richiesta non solo nella linea dell’aggiunta di alcuni formulari di Messe, ma anche nella prospettiva di adeguarne la parte normativo- canonica al Codice di Diritto Canonico del 1983 e di conformare quella normativo-liturgica alle disposizioni della Santa Sede posteriori al 1975 e ai Praenotanda dei libri liturgici pubblicati nel frattempo, con un particolare riferimento a qualche sviluppo presente in alcune traduzioni in lingua nazionale. Per venire incontro, poi, alle esigenze sia di correzione di alcune imprecisioni sia di aggiornamento di elementi intercorsi tra una edizione e l’altra, nel 2008, come già nel 1971, è stata pubblicata una ristampa del Messale con alcune variazioni. (2-continua)

Programma dal 4 al 12 ottobre 2025

Letture: Abacuc 1,2-3.;2,2-4 / Salmo 94 / 2 Timoteo 1,6-8.13-14

Ascoltate oggi la voce del Signore.

 

Dal Vangelo secondo Luca (17,5-10)

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04 18.30 + Emma

Deff. fam. Martini e Tonini

+ Serafina e deff. fam. Baroncini e Poletti

Domenica 05 10.30

18.30

+ Gianni Zanelli e mamma Odenea

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Lunedì 06 18.30 Per padre Serafino Tognetti (35* di Ordinazione) – (vivente)
Martedì 07 8.00 Vivi e defunti della famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)
Mercoledì 08 18.30 + Paola e Angelina
Giovedì 09
Venerdì 10
Sabato 11 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo) e secondo le intenzioni di Maria Teresa

+ Mazzotti Angelo e Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

Domenica 12 18.30 + Maria Benfenati

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

Sabato ore 17.1518.15 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Fabio eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario (in forma più solenne)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Ottobre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

XXVI del . Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 (Santuario) e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (Santuario) : S. Messa (celebrata nel piazzale del Santuario).

Ore 17.00 (Santuario): S. Rosario

Lunedì 06 Ore 18.30 (oratorio): La Caritas diocesana incontra le Caritas parrocchiali.
Martedì 07

B.V. Maria del Rosario

S. Messa ad orario feriale

Ore 21.00 (oratorio) : Incontro di verifica della “Festa della Ripresa 2025”

Mercoledì 08 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 10 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Domenica 12

XXVII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

La festa al Santuario della B.V. della Consolazione

Domenica 5 ottobre ore 10.30 : S. Messa nel piazzale del Santuario

(in caso di pioggia la S. Messa sarà celebrata in S. Paolo)

ore 17.00 : S. Rosario nel Santuario

1 – Da Lunedì 01 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo ore 17.55

S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 10,25-37 Lc 10,38-42 Lc 11,1-4 Lc 11,5-13 Lc 11,15-26 Lc 11,27-28

Vivere il mistero – Dopo alcuni brani evangelici delle domeniche pregresse dove il tema fondamentale era il rapporto che il cristiano deve avere con le ricchezze, è ora la volta di brani evangelici che, per alcune domeniche, toccheranno il tema della fede. Con il termine «fede», il credente dice essenzialmente due cose tra loro profondamente connesse: il legame fiduciale con Dio e l’adesione alle verità presenti in modo esplicito o implicito nel deposito della rivelazione (Scrittura nella Tradizione) e indicate dalla Chiesa. Detto in altre parole, la relazione di amore operoso con Dio dà vita all’accoglienza delle verità che egli ha voluto rivelare e ai valori morali che egli ha voluto proporre per il bene dell’uomo. L’espressione del profeta Abacuc (piima lettura: Ab 1 ,2-3; 2,2-4: «Il giusto vivrà per la sua fede») venne ritenuta così importante che Paolo la cita in Rm 1,17: «ln esso [= Vangelo di Gesù] infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede [ebraica] a fede [cristiana], come sta scritto: Il giusto per fede vivrà». Tale espressione creò nel secolo XVI un dibattito forte tra Lutero e la Chiesa cattolica. La discussione venne chiusa con il Concilio di Trento, dove la fede è dichiarata salvifica se è una fede fiduciale, operosa e accogliente la verità di Dio. È bene anche ricordare che Dio non ha bisogno delle nostre opere perché esse non gli danno niente che egli non abbia già. Il servo, dunque, davanti al padrone non può sentirsi «insostituibile». Le opere hanno una valenza fondamentale per noi: testimoniano la fede che abbiamo (cf. Gc 2,18: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede»). La richiesta dei discepoli («Accresci in noi la fede»,) nasce dalle parole del Maestro che esigeva una grande libertà interiore per seguirlo: chiedeva di essere il primo nel cuore del discepolo, chiedeva che il discepolo fosse distaccato sia dai beni sia dalla gloria. Le richieste erano impegnative, ma i doni che derivavano erano inaspettati. I discepoli avevano visto in Gesù la misteriosa presenza della misericordia illimitata di Dio quando il Maestro aveva parlato loro del figliol prodigo e del padre buono, e avevano visto in atto la sua tenerezza verso il mondo dei deboli (ammalati, donne, poveri, peccatori, ecc.). La risposta di Gesù alla richiesta dei discepoli lascia stupiti. Nella fede il più o il meno non è decisivo (basta anche una fede piccola come un granello di senapa). Decisivo è averla. Può essere piccola come un granello di senape, eppure è capace di fare miracoli. Le opere che ne derivano non sono la prima cosa da sottolineare. È importante l’albero. I frutti vengono di conseguenza. Il testo è composto da una prima considerazione di Gesù sulla fede (Lc 17,5-6) e da una seconda considerazione di Gesù sulle opere (Lc 17,7-10). Ciò che deriva dalla lettura congiunta dei due insegnamenti è inatteso: nella vita del credente ciò che è fondamentale è la fede, mentre le opere vengono in subordine necessario. Se, all’inverso, le opere fossero più importanti della fede, nascerebbe un equivoco profondo: si possono acquisire meriti ed essere salvati senza la fede. Il che è un assurdo. Ma questa era la mentalità che circondava Gesù. La parabola del padrone e del servo è articolata secondo il criterio del ragionamento per antitesi: al destinatario viene presentato uno scenario impossibile (il padrone che serve lo schiavo) e immediatamente dopo uno scenario reale (lo schiavo che serve il padrone). Successivamente si chiede al destinatario quale sia lo scenario più logico secondo l’esperienza del tempo. Era impensabile che il personaggio più importante (padrone) si mettesse al servizio del personaggio meno importante (servo). Da qui la domanda ovvia: il padrone «si riterrà obbligato verso il suo servo, perché (il servo) ha eseguito gli ordini ricevuti?». La risposta è evidentemente negativa e Gesù trae le conseguenze. Quando il discepolo si sarà comportato da discepolo, può aprire con Dio un credito o piuttosto può affermare di essere stato semplicemente se stesso? Gesù aveva detto: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Paolo, riprendendo il pensiero di Gesù, ridice il concetto con altre parole: «Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te» (Rm 11 ,18). Dentro a questo orizzonte di pensiero va collocata la strana frase di Gesù: «Cosi anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». L’espressione greca dùloi achrèiòi esmen, tradotta alla lettera, dà questo risultato: «Siamo servi inutili». Nella scienza della traduzione si sa che rispettare la lingua di partenza (greco con substrato aramaico) significa ottenere un equivoco nella lingua di arrivo (italiano) e, viceversa, rispettare la lingua di arrivo significa perdere le caratteristiche della lingua di partenza. Nel caso concreto è stata rispettata la lingua di partenza, ma non quella di arrivo. Rispettando la lingua di arrivo bisognerebbe dire «siamo servi che non recano vantaggio al loro padrone» oppure «siamo servi che non fanno guadagnare al padrone niente che egli già non abbia». La fede, infatti, è un rapporto di innamoramento e di fascino con Dio. L’amore ha la sua ricompensa che non viene mai misurata dall’amante, ma dalla persona amata. La ricompensa è misurata da Dio, non dal discepolo. Per questo motivo la Colletta generale mostra come Dio ricompensi l’uomo di più di quanto l’uomo possa aspettare: il Padre esaudisce le preghiere dei discepoli «al di là di ogni desiderio e di ogni merito» e, perdonando ciò che la coscienza teme, aggiunge «ciò che la preghiera non osa sperare». (don Renato De Zan)

Il Messale Romano- Terza edizione [] (di Maurizio Barba)

Con l’approvazione del Santo Padre Giovanni Paolo II, il 10 aprile 2000, e con il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 20 aprile del medesimo anno, il Messale romano è giunto alla sua terza edizione tipica nel 2002, a più di trent’anni dalla prima editio typica (1970) e a più di venticinque dalla seconda (1975). Non si tratta di una semplice ristampa del libro liturgico per la celebrazione eucaristica, ma di una nuova edizione con aggiunte e modifiche di natura sostanziale, integrativa e migliorativa di quanto già le precedenti edizioni avevano confermato. (1-continua)

Programma dal 27 settembre al 5 ottobre 2025

Letture: Amos 6,1a.4+-7 / Salmo 145 / 1 Timoteo 6,11-16

Loda il Signore, anima mia.

 

Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:

«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.

Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 27 18.30 Pro populo
Domenica 28 10.30 + Mondini Luigi, Alfredo e Giulia
Lunedì 29 18.30 + Montesi Natale+ Resta Maria e Bassi Giovanni

+ Vilardo Francesco

Martedì 30
Mercoledì 01
Giovedì 02 18.30 + Biancoli Vincenzo
Venerdì 03 8.00 + don Felice Marchi
Sabato 04
Domenica 05 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo)

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

Sabato ore 17.1518.15 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario (in forma più solenne)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : CSettembre – Ottobre 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 28XXIV del . Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Lunedì 29Ss. Michele, Gabriele e Raffaele S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 01S. Teresa di Gesù Bambino S. Messa ad orario ferialeOre 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 02Ss. Angeli Custodi S. Messa ad orario feriale
Venerdì 03 Primo venerdì del mese – Comunione agli impeditiOre 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 04S. Francesco d’Assisi Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa
Domenica 05XXVII del T. Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 (Santuario) e 18.30 (S. Paolo)Ore 10.30 (Santuario) : S. Messa (celebrata nel piazzale del Santuario).

Ore 17.00 (Santuario): S. Rosario

La festa al Santuario della B.V. della Consolazione

Domenica 5 ottobre ore 10.30 : S. Messa nel piazzale del Santuario

ore 17.00 : S. Rosario nel Santuario

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 1,47-51 Lc 9,51-56 Lc 9,57-62 Mt 18,1-5.10 Lc 10,13-16 Mt 11,25-30

Vivere il mistero – L’ingiustizia sociale è una piaga che affligge l’umanità da millenni. Il profeta Amos nel secolo VIII a.C. tracciò un ritratto impietoso nei confronti dei ricchi che scelgono la logica del denaro; logica che non si ferma davanti a niente e a nessuno pur di guadagnare, guadagnare sempre di più e a qualunque costo. In nome del guadagno, coloro che sposano tale logica calpestano i poveri e sterminano gli umili del paese. È ovvio che la condanna divina sia inevitabile. La logica di Dio, infatti, è diversa da quella dei ricchi. Colui che vive da egoista non può vivere eternamente in comunione con gli altri e con Dio. Qualcuno ha proposto la rivoluzione come strumento per arrivare alla giustizia sociale e all’eguaglianza. L’insegnamento del Maestro, nel Vangelo odierno, propone come linea di soluzione l’ascolto della Parola da cui poi prenderanno vita le strategie che l’amore cristiano saprà umanamente organizzare.  I ricchi, i sapienti e i potenti lasciano il loro nome alla storia, nessuno si ricorda dei singoli poveri. Nella storia della salvezza avviene il contrario: conosciamo il nome del povero Lazzaro. Non conosciamo il nome del ricco, costui viene spesso chiamato con il nome di epulone che non è un nome, ma è un epiteto che deriva dalla traduzione latina della Vulgata. Girolamo in Lc 16,19 traduce il testo greco in questo modo: «Homo quidam erat dives et… epulabatur cotidie splendide (Un certo uomo era ricco e… banchettava ogni giorno lautamente)». Epulone è un nome italiano fatto derivare dal verbo latino «epulon» (mangiare, banchettare): più o meno significa, «mangione». Dio non può restare indifferente di fronte al ricco sazio e al povero affamato. La comunità cristiana invoca l’intervento di Dio in modo forte. Nella prima petizione della Colletta propria, infatti, invoca Dio con queste parole: «Stabilisci con giustizia la sorte di tutti gli oppressi, poni fine all’orgia degli spensierati». E poiché Paolo avverte coloro che stanno in piedi di non cadere, la comunità prega per la propria conversione che deriva dall’ascolto della Parola (terza petizione della Colletta propria: «E fa’ che aderiamo in tempo alla tua Parola». Poco prima del testo evangelico odierno, in Lc 16,14, i farisei sono tratteggiati come persone attaccate al denaro: «l farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui». Si tenga presente che i farisei credevano alla vita dopo la morte e, perciò, la provocazione della parabola è precisa in quanto il corpo del racconto parabolico avviene nell’ambito della sopravvivenza dopo la morte. Il testo si suddivide in due momenti. Il primo (Lc 16,19-21) presenta i protagonisti nella loro situazione storica: il ricco mangione e il povero Lazzaro, commiserato dai cani e non dal ricco. Nel secondo (Lc 16,22-31) viene illustrata la situazione dei due dopo la loro morte: Lazzaro in braccio ad Abramo in paradiso, il ricco mangione in mezzo alle fiamme. Questa seconda parte è scandita dalla parola «padre». Il primo brano (Lc 16,24-26) inizia con «padre Abramo» ed è dominato dal lamento del ricco perché la fiamma lo tortura. Il secondo (Lc 16,27) è caratterizzato dalla sola invocazione «padre» ed è dominato dalla richiesta: Lazzaro dovrebbe ammonire i fratelli del ricco perché cambino stile di vita. Il terzo brano (Lc 16,30) ha l’espressione «padre Abramo» (inclusione con la prima espressione) ed è caratterizzato dalla motivazione: l’ascolto di chi viene dai morti porta alla conversione. Abramo smaschera tale motivazione se non si ascolta la Parola di Dio nessun miracolo è efficace. Le risposte di Abramo sono agghiaccianti: sono sempre un «no!», insuperabile. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Adoriamo il Sacramento [continuazione] (di Pietro Sorci)

In ogni caso la distribuzione della comunione deve essere sempre preceduta da una liturgia della Parola, più o meno sviluppata secondo i casi perché non e possibile nutrirsi del pane del corpo di Cristo se prima non ci si è nutriti del pane delia sua Parola. L’adorazione eucaristica, privata e pubblica, prolunga nei fedeli gli atteggiamenti e i frutti della partecipazione all’Eucaristia e li dispone a meglio partecipare ad essa. I pii esercizi che si fanno dinanzi ad essa hanno- lo scopo di aiutare i fedeli a intensificare la comunione con Cristo, ad intercedere per la pace e la salvezza del mondo, ad approfondire l’alleanza, a trasformare tutta la vita in rendimento di grazie, ad offrire la propria vita con Cristo al Padre, ad attingere da questo mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità, in una parola ad attuare nelle opere i significati e i contenuti dell’Eucaristia ricevuta. L’esposizione specialmente nella forma delle Quarantore porta a riconoscere la presenza di Cristo e invita-alla comunione di Spirito con lui, unione che trova il suo culmine nella comunione sacramentale. Perciò nelle esposizioni deve apparire con chiarezza il rapporto con la Messa e la volontà di Cristo che ha istituito l’Eucarestia principalmente come nostro cibo, rimedio e sollievo. Nelle processioni Eucaristiche infine, in cui l’Eucaristia viene portata solennemente per le vie con l’accompagnamento di canti, e specialmente in quella Annuale nella solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, il popolo cristiano rende pubblica testimonianza di fede verso il Santissimo Sacramento, manifestando che l’Eucaristia non è soltanto il centro della vita della Chiesa, ma anche il fine del cammino e di tutte le umane attività e la primizia della creazione redenta e rinnovata. (7-fine)

Programma dal 20 al 28 settembre 2025

Letture: Amos 8,4-7 / Salmo 112 / 1 Timoteo 2,1-8

Benedetto il Signore che rialza il povero.

 

Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 20

   

Domenica 21

18.30

Deff. fam. Mussino e Giacometti, Franca e Francesco

Lunedì 22

18.30

+ Adriano Castelli e Giovanna Cicognani

Martedì 23

   

Mercoledì 24

   

Giovedì 25

   

Venerdì 26

   

Sabato 27

   

Domenica 28

10.30

+ Mondini Luigi, Alfredo e Giulia

Orario Confessioni Venerdì ore 9.0010.00 (don Fabio)

Sabato ore 17.1518.15 (don Fabio)

Domenica ore 9.4510.15 (don Fabio)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Cappella del Seminario di Montericco

Orario SS. Messe Martedì ore 19.00 e Mercoledi ore 7.15

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 21

XXV del . Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Solenne ingresso del nuovo parroco don FABIO GENNAI secondo il programma sotto riportato

Martedì 23

S. Pio da Pietrelcina

S. Messa ad orario feriale

Venerdì 26

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Domenica 28

XXVI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Programma per l’ingresso del nuovo parroco

Don FABIO GENNAI

Domenica 21 settembre 2025 – XXV del Tempo Ordinario

Ore 9.30 La Comunità accoglie e saluta don Fabio al Santuario della B.V. della Consolazione.

Ore 9.50 Insieme si parte per raggiungere la piazza della città.

Ore 10.10 Saluto del Sindaco e delle autorità in piazza Matteotti.

Ore 10.30 Celebrazione della Santa Messa Solenne nella chiesa di S. Paolo

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Lc 8,16-18

Lc 8,19-21

Lc 9,1-6

Lc 9,7-9

Lc 9,18-22

Lc 9,43b-45

Vivere il mistero – La Liturgia propone una Colletta propria dove c! sono tre petizioni. Nella seconda si dice esplicitamente: «Salvaci dalla cupidigia delle ricchezze». La preghiera riassume in modo mirabile il ricco messaggio del Vangelo di oggi (Lc16,1-13). Perché una preghiera di questo tipo? La vita pone l’uomo di fronte a una scelta. Da una parte la mentalità di questo mondo propone all’uomo come beni supremi il potere, la ricchezza, l’onore, la gloria in questa vita. Dio, invece, propone all’uomo la sua paternità, l’invito a gestire la vita imperniata sull’amore e sul perdono, la risurrezione personale, la salvezza eterna, la gioia senza fine.  La ricchezza viene chiamata «disonesta» da Gesù perché la ricchezza (con il denaro, il prestigio e il potere), quando viene assolutizzala come fosse una divinità, ha in sé una logica perversa: la capacità di indurre l’uomo a calpestare ogni valore e ogni persona pur di ottenerla e di trattenerla. Gesù insegna con chiarezza: «Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». La ricchezza genera nell’uomo una mentalità che non si accorda con la mentalità che Dio genera. La mentalità che Dio genera non è certamente ricca di pigrizia (tanto, fa tutto Dio), ma, stando alla parabola del fattore disonesto, è accortezza e intraprendenza: reagisci, abbi fiducia, opera, progredisci – secondo la mentalità di Dio – e, poi, anche condividi. Queste sono le caratteristiche che Gesù elogia (non elogia certamente il fattore che chiama «disonesto»). Per questo la comunità cristiana invoca il Padre e chiede di essere salvata dalla mentalità di questo mondo per poter alzare «al cielo mani libere e pure» e rendergli gloria con tutta la propria vita. Letterariamente il testo si articola in due unità e la divisione è data dall’espressione «Ebbene, io vi dico» che separa la parabola dell’amministratore disonesto (Lc 16,1-8) dalla riflessione sapienziale sul buon uso delle ricchezze (Lc 16,9-13). Mentre la parabola insegna ad agire con accortezza (ma non a essere disonesti come l’amministratore), la riflessione sapienziale di Gesù insegna ad agire secondo la mentalità di Dio. La parabola si colloca su due piani interpretativi. Il primo, quello più esplicito, riguarda la scaltrezza, cioè l’intraprendenza e l’accortezza. Il secondo, quello intessuto nel racconto, presenta l’uomo che si assicura un futuro sereno con ricchezze che non sono sue. Nella riflessione sapienziale, Gesù chiama la ricchezza «disonesta» non perché guadagnata ingiustamente, ma per una ragione più sottile e profonda. Nessuno può illudersi di servire la ricchezza, chiamata da Gesù «mammona» (vocabolo di origine fenicia), e Dio. La ricchezza, infatti, se l’uomo non vigila per non diventarne succube, porta in sé la spinta a calpestare ogni valore (giustizia, verità, condivisione, ecc…). Gesù dice che la ricchezza non va disprezzata, ma usata, senza farsi usare. L’uso migliore della ricchezza è farla diventare condivisione. Più volte Gesù dice che ciò che l’uomo possiede gli è dato in amministrazione. Quando muore, non si porta via niente. Con quella ricchezza che l’uomo «amministra» può – attraverso una sapiente condivisione – farsi degli amici che lo accolgano «nelle dimore eterne». L’affetto, la cultura, il tempo, la fede possono essere altrettante ricchezze che – sapientemente – possiamo condividere. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Adoriamo il Sacramento [continuazione] (di Pietro Sorci)

Scopo primario della conservazione dell’Eucaristia, sia dal punto di vista della storia che da quello della teologia, è l’amministrazione del viatico; scopi secondari sono la distribuzione della Comunione ai malati e agli assenti e l’adorazione. Il luogo dove si conserva deve distinguersi per nobiltà e decoro e prestarsi all’adorazione e alla preghiera personale. Questo scopo viene ottenuto più facilmente se il Santissimo Sacramento è custodito in una cappella separata dal corpo centrale della chiesa, facilmente accessibile, o comunque in una parte della chiesa nobile e ornata. Il tabernacolo in ogni caso deve essere unico, solido non trasparente, inviolabile, segnalato da una lampada a olio o a cera. Per quanto riguarda la comunione si deve tenere presente che forma perfetta di partecipazione all’Eucaristia è la comunione nella stessa, al pane consacrato durante la celebrazione, dopo la liturgia della Parola, la presentazione dei doni, la preghiera eucaristica. Per cui è necessario inculcare ai fedeli di comunicarsi durante la Messa. Tuttavia pure la comunione fuori della Messa, anche se il segno del convito pasquale non è del tutto evidente, resta memoriale della Pasqua, rendimento di grazie, partecipazione al sacrificio di Cristo e alla cena pasquale, rinnovazione dell’alleanza, comunione con Cristo e con i fratelli. Per cui si deve portare la comunione, non solo ai moribondi in forma di viatico, provvista del pane di vita per l’estremo viaggio e pegno della risurrezione – che è diritto e dovere grave di ogni battezzato – ma anche agli ammalati e alle persone anziane, specialmente nel giorno del Signore, e non si deve rifiutare ai fedeli impossibilitati a partecipare alla Messa. A questo scopo dopo il Concilio sono stati istituiti i ministri straordinari della comunione, uomini e donne. (6- continua)