Programma dal 4 al 12 gennaio 2025

Letture: Siracide 24,1-2.8-12 / Salmo 147 / Efesini 1,3-6.15-18

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04

 

+ Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica, Silverio

e per Dovadola Maria Teresa (vivente)

Domenica 05

10.30

18.00

40° di Matrimonio di: Leta Pino

Vilardo Maria Rosa

+ Francesco Vilardo e Carmine Leta e Ida

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Lunedì 06

10.30

+ Giovanni, Isolina, Giacomo, Elde e don Orfeo

+ Peruzzi Giovanna, Marani Umberto e Giovanna

Martedì 07

18.00

Deff. fam. Pasquali

Mercoledì 08

   

Giovedì 09

   

Venerdì 10

   

Sabato 11

   

Domenica 12

10.30

50° di Matrimonio di: Barraco Antonino

Alba Francesca

30° annivers. di Ordinazione diaconale di Enzo, Ernesto, Eros e Rino

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Lunedì 06

Epifania del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e benedizione delle famiglie

Ore 16.00 (oratorio) : Festa per le famiglie

Mercoledì 08

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 09

Ore 20.00 (Ascensione) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 10

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Domenica 12

Battesimo del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo): Mons. Giovanni Mosciatti presiede la celebrazione eucaristica in occasione del trentesimo di ordinazione diaconale di Enzo , Ernesto, Eros e Rino.

Ore 17.00 (oratorio): ”Natale con The Chosen” puntata speciale della serie “The Chosen” dedicata al Natale

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1- Lunedì 6 gennaio

Festa parrocchiale della famiglia

Ore 10.30 (S. Paolo)– S. Messa

Ore 16.00 (oratorio) Festa con la tombola e giochi per le famiglie.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mt 2,1-12

Mt 4,12-17. 23-25

Mc 6,34-44

Mc 6,45-52

Lc 4,14-22a

Lc 5,12-16

Vivere il mistero – La Chiesa prosegue, in questa seconda domenica di Natale, la sua riflessione sul mistero dell’incarnazione. Domina, nella liturgia della Parola, il solenne Prologo giovanneo. Quando Giovanni ci parla del Verbo di Dio intende parlarci della suprema manifestazione di Dio. Dire “Verbo” equivale a dire l’origine di tutto, la ragione di tutto, quel principio unificante ove cogliamo il senso dell’uomo, della terra, del cosmo. Il Verbo, storicizzato in Gesù di Nazaret, diviene così il luogo ove gli uomini possono capire e capirsi, accogliersi senza paure, senza diffidenze e senza sospetti. Nel Verbo c’è la pienezza della vita e questa vita è luce (cf. Gv 7,4). La luce poi splende nella tenebra (cf. Gv 1,5); sì, la tenebra ancora pesa sul cuore dell’uomo ma oramai, in Cristo, è stata attraversata dalla luce divina. E con la luce, il nostro mondo non è più un teatro dell’assurdo ma un cantiere dove si edifica la nuova umanità. Vero quello che scrisse il grande martire Ignazio di Antiochia: «La sua luce fu oltre ogni parola e la sua novità destò stupore». La novitas del Natale, di un dono così inatteso, così libero e gratuito, che abbraccia il mondo e ognuno, non può che stupirci. È sulla nota del ringraziamento che vog1iamo allora vivere questa domenica. L’uomo è chiamato a entrare nella circolarità dell’amore del Padre in quanto figlio: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Vi sono tuttavia delle condizioni. La prima e fondamentale è quella della fede in Gesù. Giovanni afferma infatti che bisogna credere nel suo nome. E’ l’adesione a Gesù che ci fa nascere come figli. Per Gesù, Dio è suo Padre, ma non in modo esclusivo. Dio è Padre di tutti. In Gv 20,17 dirà alla Maddalena: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre, ma va dai miei fratelli e dì loro: ”Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Qui per la prima volta Gesù chiama i discepoli «fratelli». Ciò significa che si diventa pienamente figli di Dio e fratelli nella Pasqua di morte e risurrezione. Nella Pasqua, il Gesù risorto dona il principio della creazione nuova, lo Spirito Santo. È proprio lo Spirito a conferire ontologicamente al cristiano la figliolanza. Nel Prologo Gesù è chiamato anzitutto Logos, che possiamo tradurre con Verbo, Parola. Questo titolo risente della cultura greca e giudaica. Per la prima il logos indica il pensiero che si esprime attraverso il linguaggio, mentre per la seconda il logos diviene sinonimo di Dio stesso. Giovanni afferma che il Logos è Dio, la rivelazione di Dio; una rivelazione che si attua in Cristo Gesù, immagine visibile di Dio. Questa rivelazione porta alla conoscenza del vero Dio (cf. Gv 17,3) ed ha un effetto creativo e redentivo. Logos deriva dal verbo legein che significa «raccogliere»: il Logos è colui che raccoglie. Forse non è un caso che il quarto Vangelo parli di Gesù come buon pastore (cf. Gv 10). Per Giovanni, Gesù è il Logos pastore che è venuto a radunare l’umanità in Dio. Il Natale è perciò illuminato dalla luce della Pasqua: l’incarnazione attesta la venuta di Dio tra gli uomini. La finalità di questa venuta è che gli uomini giungano a Dio. E come giungere a Dio se non attraverso il Cristo, via nuova e vivente (cf. Eb 10,20)? Ecco perché l’adagio patristico, da sant’Atanasio in poi, afferma che l’uomo è un animale la cui vocazione è diventare Dio. (padre Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Praticamente esse richiamano le situazioni più frequenti del passato e fanno riferimento quasi esclusivamente alla prima forma sacramentale: il Rito della riconciliazione dei singoli penitenti. La prima soluzione (n. 32a), quella tradizionale e di fatto più utilizzata, trova la collocazione delle sedi penitenziali «in un’area prossima all’ingresso della chiesa». Il riferimento conduce ovviamente all’immagine della porta che «richiama il significato della Penitenza come punto di arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno a Dio e del passaggio alla vita nuova». Un valore evocativo aggiunto è quando la sede del battistero si trova in prossimità dell’ingresso: questa offre «miglior rilievo al significato della Penitenza come recupero della grazia battesimale». Il secondo caso previsto, cioè la collocazione della sede penitenziale «in cappelle o ambienti laterali» (n. 32b), come pure la terza ipotesi, «in una navata laterale» o nella navata se unica (n. 32c), sono sempre considerati nella prospettiva di stare in spazi «aperti verso» l’aula dell’assemblea, affinché «la celebrazione avvenga nel contesto di un’assemblea riunita», sia considerata «un evento sacramentale messo alla portata di tutti i fedeli» e venga sottolineata «opportunamente la dimensione comunitaria della Penitenza e il rapporto tra la sua celebrazione e l’assemblea eucaristica» (ibidem). La quarta soluzione (n. 32d), quella più recente e già adottata subito dopo il Concilio, ipotizza la costruzione di una nuova «penitenzieria» o «cappella della riconciliazione». (14– continua)

Programma dal 28 dicembre 2024 al 5 gennaio 2025

Letture: 1Samuele 1,20-22.24-28 / Salmo 83 / 1Giovanni 3,1-2.21-24-10

Beato chi abita nella tua casa, Signore.

 

Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52)

Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 28

   

Domenica 29

10.30

+ Montesi Natale

Def. fam. Franchini

Lunedì 30

   

Martedì 31

18.00

+Proni Domenico

Per Vita (vivente)

Mercoledì 01

18.00

+ Lullo Onofrio, Carolina e Domenico

Giovedì 02

18.00

+ Preda Maria Teresa

Venerdì 03

   

Sabato 04

18.00

+ Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica, Silverio

e per Dovadola Maria Teresa (vivente)

Domenica 05

10.30

18.00

40° di Matrimonio di: Leta Pino

Vilardo Maria Rosa

Rizzi Luigi (detto Carlo)

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Dicembre – Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

Santa Famiglia

UNICA S: MESSA ore 10.30 (S. Paolo)

Ore 17.00 (S. Maria in Regola) : Inizio Apertura Anno Giubilare in diocesi. In pellegrinaggio si parte dalla chiesa percorrendo il centro storico di Imola per raggiungere la cattedrale dove sarà intronizzata la Croce giubilare.

Ore 18.00 (Cattedrale) : Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Giovanni Mosciatti e concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi.

Martedì 31

Unica S. Messa prefestiva ore 18.00 (No alle 8.00)

Ore 23.00 (C.E. Maria Immacolata : Adorazione Eucaristica

Mercoledì 01

Maria SS.ma Madre di Dio

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e canto del

“Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso

Venerdì 03

Ss.mo Nome di Gesù

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 04

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 05

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1- Lunedì 6 gennaio

Festa parrocchiale della famiglia

Ore 10.30 (S. Paolo)– S. Messa

Ore 16.00 (oratorio) Festa con la tombola per le famiglie

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

 

1IMPORTANTE-

Domenica 29 dicembre

NON sarà celebrata la S. Messa delle ore 18.00

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Lc 2,36-40

Gv 1,1-18

Lc 2,16-21

Gv 1,19-28

Gv 1,29-34

Gv 1,35-42

Vivere il mistero – La contemplazione del mistero della famiglia di Gesù è un vero annuncio di gioia e di salvezza. La famiglia di Nàzaret è, infatti, così particolare perché segnata da una solitudine che sta alla base di una vera vita di comunione. Ciò che contempliamo nella famiglia di Nàzaret non è la mancanza dei sentimenti così necessari a ogni esperienza di famiglia non solo nei confronti dei figli, ma prima tutto tra i genitori. L’esperienza della famiglia in cui il Verbo fatto carne diventa un figlio della nostra umanità, ci fa percepire come i sentimenti più forti devono essere levigati dal rispetto assoluto per il cammino dell’altro in cui le parole, in realtà, sono rare. Di Giuseppe non ci viene tramandata una sola parola, neppure nel momento del ritrovamento di Gesù nel Tempio quando Maria riesce a confessare al figlio quanto erano stati «angosciati» (Lc 2,48). La risposta non suona certo un balsamo, anzi sembra quasi un pizzico di sale che trasforma quello che poteva sembrare un incidente in uno stile: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (2,49).  Le prime parole di Gesù sono una domanda e non una risposta, né un’affermazione. Non conosciamo nulla dei primi balbettii del bambino Gesù mentre impara a camminare, a mangiare, a giocare. Non sappiamo quali siano state le prime parole pronunciate dal piccolo Gesù mentre è in braccio a sua madre o mentre gattona dietro a suo padre nella bottega di Nàzaret. Quando finalmente Gesù prende la parola su domanda esplicita di sua madre, sembra che siano i suoi genitori a dover dare una risposta e non il contrario. Così la prima paro[a uscita dalla bocca di Gesù che conosciamo sembra essere una sorta di protesta contro ogni angoscia che esprime la paura di perdere e di smarrire l’amore. Alla richiesta di comprensione dal cuore della madre: «Figlio, perché ci hai fatto questo?» (2,48), il Signore Gesù reagisce in modo inatteso che chiede una fiducia assoluta nel suo mistero di figlio di Dio. 0gni mistero è più grande del sentimento che genera o con cui lo circondiamo e questo vale in ogni relazione che non può mai ridursi alle nostre relazioni. La conclusione del testo suona come un primo piano dell’attitudine e dello stile propri del Signore Gesù il quale «scese dunque con Loro e venne a Nàzaret e stava Loro sottomesso» (2, 51). Nondimeno il Vangelo ci ricorda che la sottomissione non può generare relazioni sane se non passa attraverso una chiara presa di distanza. Questo il giovane Gesù lo fa quando prende una certa distanza dai suoi genitori e «rimase a Gerusalemme» (2,45). La famiglia che accoglie il Verbo è un luogo in cui si sanno accogliere le inevitabili separazioni che sono il necessario preludio alle necessarie identificazioni con la propria missione che fa tutt’uno con il mistero della propria persona. […]Quando il Vangelo ci parla di ciò che noi chiamiamo la «santa famiglia», ci racconta l’avventura umana di persone ricordate con il loro nome, il loro compito a servizio della vita dell’altro, la loro storia non sempre facile e non riconducibile ai soliti schemi. Se guardiamo l’icona della Natività siamo rapiti dalla solitudine e dalla pensosità che vi si respira, ma non manca certo la gioia sottile di chi sa che può contare sull’altro anche quando l’amore si fa separazione, differenza, fatica a capire i cammini imprevisti e le svolte inattese. Le nostre famiglie, come pure le nostre comunità di vario genere e grado, non sono mai un quadretto da appendere alla parete o da postare sui socialnetwork. Le nostre relazioni umane e persino le nostre umane solitudini hanno una loro dignità e una loro segreta e talora incomprensibile bellezza. La cosa più bella che questi giorni natalizi ci possono annunciare non è di sentire la diversità eccellente della famiglia in cui Gesù è cresciuto, ma il fatto che sia una condivisione di vita come le nostre: con tante domande e poche risposte. Pertanto una cosa può darci sempre la speranza di ritrovarci, la possibilità che ci è donata di poterci ritrovare – tutti e così come siamo messi – attorno a Gesù (cf. Mc 3,34) per essere la sua famiglia anche quando non ne avessimo più una. (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Quando la sede viene utilizzata dal celebrante, nella seconda e terza forma rituale, contribuisce a mettere in più chiara luce la primaria natura ecclesiale e comunitaria del sacramento: «È sempre un atto della Chiesa la celebrazione di questo sacramento: con esso, la Chiesa proclama la sua fede, rende grazie a Dio per la libertà con cui Cristo ci ha liberati, offre la sua vita come sacrificio spirituale a lode della gloria di Dio e intanto affretta il passo incontro a Cristo Signore» (RP , Premesse n. 7) . L’ambone per la proclamazione della parola di Dio è un altro polo liturgico interessato alla celebrazione del sacramento, tanto nella forma individuale quanto in quella comunitaria. La Liturgia della Parola è il contesto celebrativo delle due forme comunitarie del Rito per la riconciliazione di più penitenti nel quale sono inserite la confessione e l’assoluzione, individuale o generale. Ma la lettura della sacra Scrittura è un elemento essenziale anche nella prima modalità rituale, quella più individuale, inserita all’inizio del rito stesso e fatta dal sacerdote o dal penitente, oppure almeno come preparazione al sacramento se non è possibile nel corso dello stesso (cf RP 17). Il principio e la motivazione vengono così formulate ancora nelle Premesse al Rito: «Il sacramento della Penitenza deve prendere l’avvio dall’ascolto della parola di Dio, perché proprio con la sua parola Dio chiama a penitenza, e porta alla vera conversione del cuore» (RP 24). «È infatti la parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio» (RP 17). Alla luce di queste importanti coordinate spaziali e simboliche, possiamo allora comprendere le quattro soluzioni proposte dal secondo documento della CEI per individuare i luoghi più adatti alla celebrazione del sacramento e alla collocazione delle sedi penitenziali stabili nell’aula liturgica, in particolare per gli edifici più antichi (cf AC 32). (13– continua)

Programma dal 21 al 29 dicembre 2024

Letture: Michea 5,1-4a / Salmo 79 / Ebrei 10,5-10

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

 

Dal Vangelo secondo Luca (3,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore.

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.00 + AntonioDeff. fam. Preti
Domenica 22 10.30 + Antonia, Giovanni, Gaetano, Gabriella
Lunedì 23
Martedì 24 8.0022.30 + Galanti Silla e Buldrini Natalino+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Pilani Ezio, Ronchini Giulio e Angiolina

+ Liverani Paolo

+ Natale Ingegneri

Mercoledì 25 18.00 Vivi e defunti fam. Dovadola e Ruffini
Giovedì 26 10.30 + Stefano e Maria Baldini+ Lorenzo Bonanni
Venerdì 27 8.00 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio, Franco e Ruffini Armanda
Sabato 28
Domenica 29 10.30 + Montesi Natale

Le Confessioni in prossimità del Natale

Venerdì 20 Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20

Sabato 21 Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20 20.30 – 22.00

Domenica 22 Ore 9.30 – 10.15 16.00 – 17.20

Lunedì 23 Ore 15.00 – 17.20

Martedì 24 Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 19.00 21.00 – 22.00

Mercoledì 25 Ore 16.00 – 17.20

 

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

 

Anno : CDicembre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 22IV di Avvento Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Quarta candela di avvento.

Al termine benedizione delle statuine di Bambino.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Lunedì 23 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 20.45 (S. Paolo) : “Vi annuncio una grande gioia” – Canti sull’evento natalizio con il coro “S. Paolo”, il coro “Dolci Note” e il coro “Kinnor”
Martedì 24 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 22.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne della Notte
Mercoledì 25Natale del Signore Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne del Giorno
Giovedì 26S. Stefano m. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Venerdì 27S. Giovanni Ap. S. Messa ad orario ferialeOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.
Domenica 29Santa Famiglia UN ICA S: MESSA ore 10.30 (S. Paolo)Ore 17.00 (S. Maria in Regola) : Inizio Apertura Anno Giubilare in diocesi. In pellegrinaggio si parte dalla chiesa percorrendo il centro storico di Imola per raggiungere la cattedrale dove sarà intronizzata la Croce giubilare.

Ore 18.00 (Cattedrale) : Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Giovanni Mosciatti e concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1IMPORTANTE-

Domenica 29 dicembre

NON sarà celebrata la S. Messa delle ore 18.00

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 1,57-66 Lc 1,67-79 Gv 1,1-18 Mt 10,17-22 Gv 20,2-8 Mt 2,13*18

Vivere il mistero – La promessa del profeta Michea arriva direttamente al cuore di ogni nostra attesa: «Abiteranno sicuri» (Mi 5,3). Sentirci al sicuro è uno dei bisogni fondamentali di ogni creatura sotto il cielo… chissà perfino le stelle e i pianeti avranno bisogno di sentirsi al sicuro nell’armonia degli universi. Nel momento in cui Maria si scopre madre non può che assumere il carattere e lo stile di quel figlio che porta in grembo e non il contrario come avviene secondo la natura. Questa conformazione della madre al carattere del figlio non è solo per se stessa, ma per la gioia di tutti… e allora non può che mettersi in viaggio. La parola del Verbo eterno: «Ecco, io vengo…» diventa il dinamismo proprio della vita della madre la quale acconsente alla vita di Dio in lei. Davanti a questo mistero di inabitazione non si può fare altro se non lasciare che la vita di Dio non solo prenda forma ma informi il suo passo, il tono della sua voce, le emozioni più genuine e forti del suo cuore. La bellezza e la verità di ciò che Maria sta vivendo come grazia sono inconfondibili e impossibili a nascondersi: «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo». Ben diverso è il tono del saluto di Maria da quello dell’arcangelo. La «grazia», agitata come un vessi[lo da Gabriele, si sta ormai facendo «un corpo» tanto da assumere il tono di una grazia più percepibile e per nulla temibile di una voce amica. A Elisabetta non è necessario dire ciò che fu detto a Zaccaria prima e a Maria dopo: «Non temere»! Non c’è ormai più nulla da temere. Il modo in cui Dio visita la nostra vita non suscita più paura, ma solo l’esultanza dello stupore più puro e gioioso. Maria, vergine ormai madre, non appena è abitata dalla presenza del Verbo fatto carne si mette in viaggio, si mette in cammino per andare a gioire con Elisabetta. Costei si ritrova davanti la sua giovane cugina conosciuta da sempre come servizievole e amorevolmente attenta, uguale e totalmente diversa tanto da riconoscere in lei, con intuito squisitamente femminile affinato dallo stato di gravidanza, nientemeno ce la «madre del mio Signore». Non è Gabriele a chiamare Maria come «madre», ma Elisabetta che sta sperimentando la stessa miracolosa gioia di tramettere la vita. Nel momento della visitazione la corporeità stessa di Maria sembra trasformata, così come la luce può radicalmente trasformare – con il suo insorgere – un panorama o un volto: tutto come prima e nulla più come prima. Il semplice saluto di Maria fa trasalire la maternità di Elisabetta. Si tratta di un piccolo grande intimo terremoto che indica, come già avvenne alle falde del Sinai (Es 19) e sulla soglia del Tempio (Is 6) l’incontenibile eppure circoscritta Presenza di Dio. Maria diventa per noi guida verso e nel mistero dolcissimo dell’Incarnazione del Verbo: lei che si era chiesto «che senso avesse un saluto» come quello di Gabriele (Lc 1,19) dopo le parole dell’angelo, ora non fa altro che «salutare» a sua volta. Nelle lingue neolatine in questa parola vi è un sottile gioco tra saluto e salvezza. Il seno di Maria, come l’antica Arca, contiene il Santo dei Santi ma nella forma della più assoluta umiltà. Tutto sta nell’accettare l’umiltà di Dio che si fa così vicino da essere portato in modo così discreto e ciò esige di acconsentire alle vie dell’umiltà. Le salite della carità e dell’evangelizzazione sono ormai alate e leggere. La presenza nascosta e infuocata del Verbo permette ed esige uno sguardo sulle cose di sempre, sulle persone di sempre, su noi stessi di sempre… assolutamente nuovi: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me» (Lc1,43). Il grido di Elisabetta fa il colore di questa domenica che si affaccia già sul Natale ormai imminente e trova nel mistero della visitazione una qualità che si rinnoverà con la visita dei pastori, dei magi. Come spiegava René Voillaume «Maria ha dato inizio a una serie innumerevole di “visitazioni” che non finirà fino a quando ci saranno uomini e donne sulla terra» (R.Voillaume. Lettres aux fraternité, Cerf, Paris 1960, p.253). Ciascuno di noi è chiamato a gestire e a partecipare le terre sconosciute della maternità del cuore le cui acque nutrici permettono le comunicazioni più segrete, le più belle, le più indimenticabili. Proprio questa esperienza, che oggi chiameremmo pre-natale, permetterà ai due bambini esultanti nel grembo delle loro madri, di riconoscersi con la discrezione propria di uomini adulti e di profeti abitati dal fuoco. Possiamo intuire perché si sentissero così «sicuri» nel grembo delle loro madri! (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Opportunamente «l’immagine della porta richiama il significato della Penitenza come punto d’arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno a Dio e del passaggio alla vita nuova» (AC 32). Varcare una soglia, vuol dire prendere una decisione e fare una scelta per cambiare una situazione. La porta diventa dunque, simbolo della volontà di conversione. Il figliol prodigo si pone in cammino verso la casa paterna, immagine stessa del Padre, un percorso lungo o breve che termina davanti a una porta- Essa è termine di una realtà e inizio di un’altra. Era effettivamente davanti alla porta della chiesa che, nella prassi antica, il penitente veniva ricevuto dal vescovo per iniziare un itinerario penitenziale e sempre lì, in un secondo momento, veniva accolto, riconciliato, nella comunità dei fedeli. Anche per ogni battezzato, quindi, entrando in chiesa attraverso la porta che è Cristo, inizia il proprio percorso penitenziale che, passando dal luogo del sacramento del perdono, lo conduce alla mensa eucaristica. Il cammino riprende poi in senso inverso e sempre attraverso la porta: dalla comunione con Dio alla comunione con i fratelli e il mondo. Rimangono, non perché ultimi, altri due poli liturgici coinvolti nella celebrazione della Penitenza, soprattutto nelle forme comunitarie del rito: la sede presidenziale e l’ambone. La prima è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che guida l’assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, Capo e Pastore, e nella persona della Chiesa, suo Corpo. (12– continua)

Programma dal 14 al 22 dicembre 2024

Letture: Sofonia 3,14-17 / Salmo da Isaia 12,2-6 / Filippesi 4,4-7

Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo di Israele.

Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 14

18.00

 

Domenica 15

10.30

+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Mondini Alfredo, Luigi e Giulia

Lunedì 16

18.00

+ Brini Gigliola

Martedì 17

   

Mercoledì 18

   

Giovedì 19

18.00

S. Messa con la partecipazione delle scuole

Venerdì 20

8.00

+ Dovadola Dario

Sabato 21

18.00

+ Antonio

Deff. fam. Preti

Domenica 22

   

Venerdì20Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20

Sabato21Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20

20.30 – 22.00

Domenica22Ore 9.30 – 10.15 16.00 – 17.20

Lunedì23Ore 15.00 – 17.20

Martedì24Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 19.00

21.00 – 22.00

Mercoledì25Ore 16.00 – 17.20

Le Confessioni

in prossimità del

Natale

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

 

Anno : C

Dicembre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 15

III di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Terza candela di avvento.

Lunedì 16

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio pastorale parrocchiale

Martedì 17

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Mercoledì 18

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.30 (S. Paolo) : Prove del “Coro San Paolo”

Giovedì 19

Ore 9.30 (cattedrale) : S. Messa nell’anniversario della morte di Mons. Carrara (50 anni) e Mons. Dardani (25 anni) e, al termine, sepoltura dei resti mortali di Mons. Tribbioli e Mons. Carrara nella tomba dei vescovi nella cripta della cattedrale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Venerdì 20

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena di Natale

Ore 20.00 (oratorio) : Recita di Natale (a cura di Catechisti ed Educatori e ragazzi).

Sabato 21

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Domenica 22

IV di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Quarta candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mt 21,23-27

Mt 1,1-17

Mt 1,18-24

Lc 1,5-25

Lc 1,26-38

Lc 1,39-45

Vivere il mistero – Le ultime parole del Vangelo di questa terza domenica di Avvento aprono davanti a noi un vasto orizzonte: «Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo» (Lc 3,18). In questo verbo è racchiuso tutto il mistero dell’incarnazione che, nella notte di Natale, sarà annunciato ai pastori come una «grande gioia che sarà di tutto il popolo» (Lc 2,10). Un sentimento che farà trasalire il cuore dei Magi dopo il loro lungo cammino il cui ultimo tratto – quello che va da Gerusalemme a Betlemme – sarà il più costoso. Nonostante tutta la fatica del cammino alla fine persino il cuore dei Magi si aprirà a una «gioia grandissima» (Mt 2,10). In una sua meditazione, Giovanni Paolo II così commentava il mistero di questa domenica Gaudete: «Sapere che Dio non è lontano, ma vicino, non indifferente, ma compassionevole, non estraneo, ma Padre misericordioso che ci segue amorevolmente nel rispetto della nostra libertà: tutto questo è motivo di una gioia profonda che le alterne vicende quotidiane non possono scalfire.  Caratteristica inconfondibile della gioia cristiana è che essa può convivere con la sofferenza, perché è tutta basata sull’amore. In effetti, il Signore che ci è vicino al punto da farsi uomo, viene ad infonderci la sua gioia, la gioia di amarsi». In questo contesto di esultanza, le risposte che Giovanni Battista dà ai suoi interlocutori che gli chiedono indicazioni per la salvezza, sono in realtà un’esortazione a vivere la propria condizione con fiducia, con pace e in una reciproca attenzione di amore. Questo modo di portare e sentire la vita genera la gioia vera e fa spazio a Colui che viene per «pulire» l’aia del nostro cuore da tutto ciò che rende meno facile l’armonia e la pace. In una parola siamo chiamati ad essere partecipi della stessa gioia di Dio che si rivela in Cristo Gesù come «qualcosa di primordiale, di fondamentale e di immutabile: la gioia è il riposo e la piena realizzazione della nostra umanità nella verità, l’amore e l’armonia». La gioia è sempre espressione di una grande fiducia e questo ci permette di accedere alla condivisione come respiro abituale della vita senza più la paura di perdere, ma nella letizia di dare e di essere con gli altri fino a essere per gli altri. Il Battista non richiede ai suoi ascoltatori niente di straordinario ma esorta semplicemente: «Chi ha due tuniche,ne dia una a chi non ne ha». Il Precursore esorta perfino i pubblicani con parole misurate: «Non esigete nulla di più». Ai soldati dice «accontentatevi». Dopo aver ascoltato queste risposte del Battista potremmo cercare di aprire interiormente l’orecchio del nostro cuore per intuire – a partire dalla nostra situazione personale – quale tipo di segno può esprimere nella nostra vita la vicinanza del Regno di Dio. Possiamo chiederci quale tipo di nota particolare può assumere l’«amabilità» di cui parla l’apostolo nel tessuto concreto della nostra vita. Dalla dinamica che ritroviamo nel testo evangelico sembra risultare chiaro che l’amabilità può essere solo il frutto della serena accoglienza di una parola minima di conversione. Così minima da essere realmente possibile e veramente praticabile da ciascuno a partire dalla propria struttura e situazione concreta di vita. Eppure, questo minimo si inserisce nell’orizzonte più ampio e – indubbiamente più esigente – della manifestazione del Messia. Proprio il Messia come assicura Giovanni: «vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Tutto questo fuoco ci può spaventare solo se arrivassimo impreparati e – per certi aspetti – se non fossimo passati da questa prima fase che potremmo definire la preparazione dell’amabilità. Questo sentimento squisitamente umano ci permette di aprirci a esigenze sempre più forti che, inevitabilmente, l’incontro con il Signore e Cristo porta con sé. In ogni modo si comincia sempre con il poco! Le grandi cose devono sempre prendere avvio con il minimo che permette una fiducia e un’apertura crescenti e capaci di condurre, gradualmente, ben oltre il semplice «accontentatevi». Per esporsi al giudizio, al discernimento che esige ogni incontro autentico con il Signore Gesù e le esigenze del suo Vangelo è necessario sentire, prima di tutto e fondamentalmente, l’annuncio del profeta: «Il Signore ha revocato la tua condanna» e ancora «non lasciarti cadere le braccia» e tutto questo perché egli «ti rinnoverà con il suo amore». Solo un simile fuoco d’amore può permettere di passare attraverso il crogiuolo del battesimo di fuoco che è la conversione della vita. (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La celebrazione sacramentale della Penitenza, con la quale «il cristiano muore e risorge con Cristo e viene così rinnovato nel mistero pasquale» (RP 44), ci permette di recuperare lo stato iniziale e ci riporta alla grazia battesimale: è ritornare alla casa del Padre e rigodere di nuovo della sua condizione divina. Proprio per questo «il nostro Salvatore Gesù Cristo […] istituì nella sua Chiesa il sacramento della Penitenza, perché i fedeli caduti in peccato dopo il battesimo riavessero la grazia e si riconciliassero con Dio. “Acqua e lacrime non mancano alla Chiesa: l’acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza” [S. Ambrogio]» (RP, Premesse n. 2). Sempre nelle Premesse al Rito, viene proposta la validità e l’utilità del ricorso «assiduo e frequente» al sacramento anche per i peccati veniali come «un costante e rinnovato impegno di affinare la grazia del Battesimo» e «occasione e stimolo a conformarsi più intimamente a Cristo, e a rendersi sempre più docili alla voce dello Spirito» (Ibidem n. 7). Un terzo luogo liturgico, fortemente simbolico, quello della porta mette in evidenza un aspetto importante, seppure disatteso, nella prassi sacramentale della riconciliazione: il sacramento «come» e «in» un cammino di rinnovamento, e non semplicemente come un atto devozionale e a sé stante. (11– continua)

Programma dal 7 al 15 dicembre 2024

Letture: Genesi 3,9-15.20 / Salmo 97 / Efesini 1,3-6.11-12

 

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 07

18.00

+ Anna, Ivo e Pietro Marri

+ Federica Borghi

per Nicola

Domenica 08

10.30

18.00

+ Resta Paolo, Luigi e Maria

+ Ravaglia Domenico e Costa Paolina

+ Benfenati Maria in Brignani

Per Gaia e Giovanni (viventi)

Lunedì 09

   

Martedì 10

   

Mercoledì 11

   

Giovedì 12

   

Venerdì 13

10.30

18.00

+ Antonio

+ Luisi Giovanni e Orlacchio Angelina, Faccani Alessandro e Stefano

+ Francesco (anniversario)

Sabato 14

   

Domenica 15

10.30

+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Mondini Alfredo, Luigi e Giulia

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Dicembre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 08

Immacolata Concezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai gruppi giovanili

A.C. e AGESCI. – – I bambini del catechismo accendono la seconda candela di avvento.

Al termine, in piazza Matteotti, rito di affidamento della città al Cuore Immacolato di Maria.

Mercoledì 11

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo”

Venerdì 13

S. Lucia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (Conselice) : Incontro di riflessione e preghiera organizzato dal vicariato e guidato da don Samuele Nannuzzi in preparazione al Giubileo 2025.

Domenica 15

III di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la Terza candela di avvento.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Lc 5,17-26

Mt 18,12-14

Mt 11,28-30

Mt 11,11-15

Mt 11,16-19

Mt 17,10-13

Vivere il mistero – La solennità dell’Immacolata Concezione che segna, ogni anno, il nostro cammino di preparazione al Natale trova nell’Avvento il suo contesto più naturale. La contemplazione del mistero della grazia, così come si rivela nella vita di Maria, è fonte di speranza per tutta la Chiesa e per ciascun credente, per ogni uomo e per ogni donna: fondamento della storia è il disegno di salvezza per ogni creatura che sta al cuore di Dio Creatore. La promessa che viene fatta proprio nel momento in cui l’umanità si distrae profondamente dal più prezioso dei doni che è la comunione con Dio, il Signore non esita ad annunciare – sin da subito – la possibilità di vincere ogni forma di male: «Ti schiaccerà la testa» (Gen 3,15). Celebrare l’Immacolata Concezione della Madre di Dio, di Maria di Nazareth, non è cosa facile. Soprattutto non dobbiamo vergognarci di sentire e manifestare un certo imbarazzo e quasi una sorta di «antipatia» per una persona che rischia di non condividere con noi la cosa che sentiamo più pesante e per questo non marginale nella vita: il nostro peccato! Ma il centro del mistero che celebriamo non è l’assenza di peccato – che resta pur fondamentale – ma la presenza di una chiamata a svolgere un ruolo nella storia e nella storia della salvezza che cambia la vita sin dalla radice. La colletta dell’Eucaristia ci fa pregare così: «O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di Lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato…». Oggi la nostra attenzione è tutta rivolta al prodigio di una creatura come noi che è segnata sin dal primo momento di vita – a partire dal suo concepimento – da quello che è il suo ruolo nella storia della salvezza: essere la Madre del Signore crocifisso e risorto! Potremmo fare molte acrobazie per spiegare questo mistero della nostra fede, per questo ci sono i manuali di teologia. In realtà forse ci serve motto di più stupirci di questo modo di fare di Dio che non vale solo per Maria ma per tutti: «Ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci ad essere per lui figli» (Ef 1,4). Prima della nostra stessa esperienza di vita, prima ancora e ben oltre tutti gli incidenti e le ombre che accompagnano la nostra esistenza vi è – intensissimo! – questo sguardo di Dio su di noi, questo suo desiderio che fa dell’Altissimo un «Dio per noi» (Rm 8,51). Maria di Nazareth a cui – in un giorno qualunque della sua vita – un angelo portò il grande annuncio: «Ecco concepirai un figlio» (Lc 1,31), risplende come stella polare per indicarci come «Dio Padre del nostro Signore Gesù Cristo» (Ef 1,3). Il Creatore ci ha pensati per qualcosa di preciso e di bello nel suo grande progetto non solo «della creazione del mondo» (Ef 1,4) ma, pure, della sua ri-creazione attraverso il lavoro di trasformazione del mondo a cui ciascuno è chiamato a collaborare. II primo passo per collaborare come Maria al disegno di salvezza universale del Padre è di lasciarci conquistare da quell’amore di Dio che è capace di ricreare in ciascuno di noi la bellezza originale senza negare la storia, ma trasfigurandola radicalmente. Maria si lasciò conquistare dal pensiero di Dio su di lei con una docilità che la rese talmente trasparente alla grazia da esserne totalmente ripiena e compenetrata. Ben diversa forse è la nostra storia! Eppure una festa come quella di oggi, lungi dal renderci la Madre del Signore lontana ed estranea ce la renda più vicina e più compagna: ognuno di noi è stato pensato per…! Lasciamo che il pensiero di Dio ci renda secondo «il pensiero di Cristo» (1 Cor 2,16). Con questo profondo sentimento continuiamo ad attenderlo con crescente e sempre più ardente desiderio. (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Essere direzionati all’altare rievoca al penitente la volontà del Padre misericordioso della parabola, che è corso incontro al figlio perduto e che, dopo averlo abbracciato e accolto, ordina ai servi che venga rivestito dell’abito più bello e che sia preparato per lui un ricco banchetto e si faccia festa (cf. Lc 15,2O-23). «Segno» di questo perdono ricevuto è appunto «la rinnovata e più frequente partecipazione alla mensa del Signore, nella gioia grande del convito che la Chiesa di Dio imbandisce per festeggiare il ritorno del figlio lontano» (RP, Premesse n. 6d). Il luogo della celebrazione sacramentale della Penitenza quindi, è specificatamente l’aula eucaristica. Oltre a sottolineare la dimensione comunitaria ed ecclesiale della Penitenza, dal momento che la sua celebrazione avviene nel medesimo luogo dell’Eucaristia e, ancora meglio, nella forma comunitaria, nel contesto celebrativo di un’assemblea riunita, l’orientamento simbolico all’altare, sul quale Cristo è anche sacerdote e vittima dice pure lo stretto legame che il sacramento del perdono ha con la celebrazione eucaristica: «Nel sacrificio della Messa sottolineano proprio le Premesse del nuovo Rito viene ripresentata ln passione di Cristo il suo corpo dato per noi e il suo sangue per noi sparso in remissione dei peccati, nuovamente vengono offerti dalla Chiesa a Dio per la salvezza del mondo intero. Nell’Eucaristia infatti il Cristo è presente e viene offerto come “sacrificio di riconciliazione”, e perché il suo santo Spirito “ci riunisca in un solo corpo”» (RP 2). Il fonte battesimale, memoria del nostro battesimo, ci ricorda a sua volta che, incorporati in Cristo, nella sua morte e risurrezione, siamo stati in lui una prima volta riconciliati col Padre, e per Lui siamo diventati figli di Dio. Infatti la Chiesa professa la sua fede in «un solo Battesimo, per il perdono dei peccati». Il peccato personale, poi, ci ha posti di nuovo in uno stato di rifiuto di questa condizione filiale. (10– continua)

Programma dal 30 novembre al 8 dicembre 2024

Letture: Geremia 33,14-16 / Salmo 24 / 1Tessalonicesi 3,12-4,2

A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

 

Dal Vangelo secondo Luca (21,25-28.34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 30 18.00 + Orioli Franco (anniversario)
Domenica 01 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo+ Quinto e Teresa Randi
Lunedì 02 18.00 + Preda Maria Teresa
Martedì 03 8.00 + Nicola Gorilla, Teone Marinon,Vittoria Orru, Ismini Mingardo
Mercoledì 04
Giovedì 05 18.00 + Luigi Rizzi (detto Carlo)
Venerdì 06
Sabato 07 18.00 + Anna, Ivo e Pietro Marri+ Federica Borghi
Domenica 08 10.3018.00 + Resta Paolo, Luigi e Maria+ Ravaglia Domenico e Costa Paolina

+ Benfenati Maria in Brignani

Per Gaia e Giovanni (viventi)

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

 

Anno : CDicembre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 01I di Avvento Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Lunedì 02 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Martedì 03 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Mercoledì 04 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’ImmacolataOre 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo”
Giovedì 05 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Venerdì 06 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti Ore 8.45-12.00 (s. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena dell’Immacolata

Sabato 07 Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Ore 20.00 (oratorio) : Inizio adorazione eucaristica notturna che si protrae fino alle ore 7.00 del mattino seguente.

(Nel cartellone all’ingresso della chiesa si può dare la propria disponibilità riportando il proprio nome a fronte del tempo che si ritiene di poter disporre per l’adorazione).

Domenica 08Immacolata Concezione Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai gruppi giovanili

A.C. e AGESCI. – – I bambini del catechismo accendono la seconda candela di avvento.

Al termine, in piazza Matteotti, rito di affidamento della città al Cuore Immacolato di Maria.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 8,5-11 Lc 10,21-24 Mt 15,29-37 Mt 7,21.24-27 Mt 9,27-31 Mt 9,35-38-10,1.6-8

Vivere il mistero – Nei testi che la liturgia ci offre all’inizio di un nuovo Avvento non c’è traccia alcuna di sdolcinatura natalizia. Al contrario, siamo messi quasi brutalmente di fronte alla vita come un dramma da accogliere e da affrontare con una buona misura di consapevolezza e di audacia. Mentre le luminarie illuminano le strade delle nostre città e i frontoni altezzosi dei nuovi templi che sono i centri commerciali, la liturgia ci richiama all’essenziale. La Parola di Dio ci scuote da ogni possibile stordimento per renderci massimamente vigilanti. E’ lo stesso Signore Gesù a prendersi cura del germoglio di speranza che germoglia nel nostro cuore. Il Vangelo di questa domenica per farci capire cosa sia importante all’inizio di ogni slancio spirituale, ci porta spiritualmente ai tempi della fine. In tal modo viene messo a nudo tutto il dramma del nostro vivere nel tempo: un continuo alternarsi e, più precisamente, altalenarsi tra speranza e angoscia: «Gli uomini moriranno per la paura… risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,26.28).  Tempo di attesa quello dell’Avvento, ma, forse ancora di più, scuola dell’attesa come stile di vita: e cosa c’è di più bello e di più difficile, di più esaltante e di più angosciante che aspettare? Cosa c’è di più umano che vegliare nell’attesa di qualcuno o di qualcosa? Potremmo dire che accanto all’homo sapiens, all’homo faber… l’uomo possa essere caratterizzato come homo vigilans: «Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36) invita il Signore Gesù nel Vangelo. Ma cosa può mantenere accesa la lampada della vigilanza se non il desiderio? Ed ecco che dentro ciascuno di noi respira e spera un homo desiderans. Sembra proprio che il Signore abbia scelto questa componente specifica dell’umano per farne la cifra e il luogo privilegiato della sua relazione con gli uomini: il desiderio, l’attesa che ci rende, per natura, protesi, slanciati e non legati al laccio di quelle «dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» (Lc 21,34). Questi lacci ci rendono pesanti e statici costringendoci a vivere allo stretto e senza grandi orizzonti. Al contrario, come esseri viventi in crescita verso la pienezza della propria umanità siamo continuamente chiamati a vivere protesi verso Colui che viene a rivelarci la verità di noi stessi. Per cogliere e accogliere questo dono di pienezza, il primo passo è quello della consapevolezza: siamo poveri in quanto non abbiamo già quello che desideriamo ma sempre e solo lo aspettiamo. I testi della preghiera che accompagnano le liturgie di questo tempo di Avvento, ci ricordano la vocazione a essere beati accettando di far parte dell’innumerevole schiera di «poveri in attesa», di pellegrini in cammino, di persone in divenire e sempre protese oltre se stesse. L’augurio dell’Apostolo ci tocca profondamente: «Il Signore vi faccia crescere» (1 Ts 3,12). Certo crescere nell’amore per «rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità» (3,13). Questo cammino di santità non significa altro che crescere e dilatare in noi il desiderio che, come dice Gregorio Magno, «cresce con il protrarsi». Allora non ci resta che seguire l’esempio dei poveri di tutti i tempi e di tutte le contrade della terra e, preso il bastone del pellegrino, metterci in viaggio. Di certo siamo consapevoli dei rischi, ma consci pure delle opportunità di ogni viaggio dell’anima. I momenti difficili e persino catastrofici possono trasformarsi in una componente dell’ordinaria crescita insita nel mistero della vita. Tutto ciò richiede una dignità e un’audacia senza pari: stare in piedi e non lasciarsi piegare. Come ricordava Simone WeiI parlando della perseveranza, questa virtù «designa un uomo che attende senza muoversi a dispetto di tutti i colpi con cui si cerca di smuoverlo». Per vedere le stelle, bisogna osare abbandonare la città e le luci della ribalta, assumersi il rischio di una certa solitudine: scopriremo allora che l’oscurità è popolata e potremo perfino scorgervi degli «angeli», dei volti radiosi senza orchestra e senza piume. Per scorgere tutto questo non possiamo certo dormire sonni tranquilli tra i cuscini piumosi della nostra superficialità. (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Per questo motivo nel documento dei vescovi italiani leggiamo che «ln buona visibilità della “sede confessionale” denominata anche ” confessionale” diventa un richiamo costante alla misericordia del Signore, che, nel segno sacramentale, riconcilia a sé il discepolo che si converte, comunicandogli la sua pace e riaggregandolo al popolo di Dio» (AC 30) e, inoltre, «i segni che li identificano devono mettere in evidenza, per quanto possibile, l’aspetto positivo del sacramento, richiamando il clima spirituale di festa evocato dalla parabola del padre misericordioso» (AC 31). La stessa nota pastorale del 1996, ribadendo quanto già evidenziato da quella del 1993 (cf. PNC 12), sottolinea l’esigenza della contestualità: «l luoghi della celebrazione della Penitenza devono far parte integrante dell’organismo architettonico e liturgico, essere facilmente percepibili e bene armonizzati spazialmente» (AC 31). L’esigenza di contestualità ci richiama che lo spazio proprio riservato alla celebrazione del sacramento ha una particolare corrispondenza con gli altri luoghi liturgici cioè con «le altri grandi presenze simboliche permanenti: l’altare, l’ambone, il battistero e il fonte battesimale […], la custodia eucaristica e la sede del presidente» (PNC 7). Innanzitutto, la lunga storia della disciplina penitenziale ci ha fatto conoscere il rapporto profondo di questo sacramento con quelli dell’Eucaristia e del Battesimo e, di conseguenza, del proprio polo celebrativo in stretta relazione con quello dell’altare e del battistero. «La sede propria della riconciliazione», ci ricorda opportunamente il Pontificale, «converge verso l’altare, come al centro ideale». L’Eucaristia, infatti, è il punto finale e di arrivo di ogni cammino di conversione: la piena riconciliazione è celebrare insieme ai fratelli la pasqua di Cristo. (9– continua)

Programma dal 22 novembre al 1 dicembre 2024

Letture: Deuteronomio 7,13-14 / Salmo 92 / Apocalisse 1,5-8

Dal Vangelo secondo Giovanni (18,33b-37)

Il Signore regna, si riveste di splendore.

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 23 18.00 + Emma e Dante+ Maria, Ana, Joia e Delvis
Domenica 24 10.3018.00 + Malucelli Deremo e Luciana+ Bresadola Luciana e Torquato e don Francesco

+ Dovadola Monica, Ivano, Silverio, Franco e Ruffini Armanda

+ Liverani Paolo

Lunedì 25 18.00 Deff. fam. Franchini
Martedì 26 8.00 + Dante Folli
Mercoledì 27 18.00 Vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa
Giovedì 28 18.00 S. Messa di Ringraziamento
Venerdì 29 8.00 Per Vita (vivente)+ Montesi Natale
Sabato 30 18.00 + Orioli Franco (anniversario)
Domenica 01 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 24N.S. Gesù Cristo

Re dell’Universo

Festa parrocchiale del RingraziamentoSs. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”.

Mercoledì 27 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo”
Venerdì 29 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena dell’Immacolata
Sabato 30S. Andrea Ap. S. Messa ad orario ferialeOre 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Domenica 01I di Avvento Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2- Sono in vendita, con incarico alla Caritas, i biglietti della lotteria preparata dal “Banco alimentare” finalizzata a recuperare risorse per i poveri.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 21,1-4 Lc 21,5-11 Lc 21,12-19 Lc 21,20-28 Lc 21,29-33 Mt 4,18-22

Vivere il mistero – L’attuale solennità chiude l’anno liturgico. La comunità cristiana ha compiuto per un anno intero un percorso di fede in cui ha riflettuto, approfondito e celebrato il Mistero di Cristo. Al culmine del suo cammino, la comunità celebrante incontra Cristo, Re dell’universo. La riforma liturgica scaturita dal Concilio Vaticano II ha voluto collocare questa festa in chiusura di ogni anno liturgico per evidenziare il carattere universale ed escatologico (finale e definitivo) della regalità di Gesù. L’angolatura con cui la riforma liturgica vede la solennità di Cristo Re è alquanto diversa da quella con cui Pio XI aveva proposto tale celebrazione nel 1925. Agli inizi del secolo scorso si trattava di testimoniare l’autorità di Gesù sugli uomini e sulle istituzioni umane (nazionalismi e incipienti totalitarismi). Era una necessità ritornare allo spirito cristiano delle origini dove il titolo cristologico «Signore» serviva ai cristiani per essere liberi dall’asfissiante potere dell’impero. Allo stesso scopo doveva servire la celebrazione di Cristo, Re dell’universo. Oggi questa prospettiva è presente, ma la celebrazione va oltre (universalismo e sovranità ultima). Gesù è Re. Lo dice, con beffarda testimonianza, il cartiglio della croce. Lo testimonia in modo tragicamente serio Gesù stesso davanti a Pilato: «lo sono re». La sua sovranità non toglie il regno a nessuna autorità storica perché le supera tutte: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». La regalità di Gesù opera il iI dono più grande che l’uomo possa avere. Tale dono ha tre sfaccettature interdipendenti elargisce all’uomo il perdono dei peccati interdipendenti: Cristo elargisce all’uomo il perdono dei peccati (a causa del suo sangue versato per l’uomo), dona il superamento della morte (a causa della sua risurrezione) e offre la possibilità di dialogare con il Padre nel clima festoso della figliolanza (a causa del battesimo che incorpora in Cristo ogni battezzato e a causa del dono del sacerdozio fatto al suo popolo). Gesù, infatti, è venuto in questo mondo, è venuto «quaggiù», per testimoniare il mondo di Dio attraverso le proprie parole, le proprie azioni e la propria persona. Gesù è «il» testimone della verità e dell’esistenza di un mondo che «non è di quaggiù». C’è di più. Egli stesso è quella verità (cf. Gv 14,6: «lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»). In Lui il regno di Dio si è fatto presenza nella storia dell’uomo. La regalità di Gesù è aperta e accogliente, tanto da abbracciare qualunque uomo perché il suo regno è universale (cf. la prima lettura: Dn 7,13-14). Abbraccia anche coloro che lo trafissero (seconda lettura: Ap 1,5-8). Questo dato esprime bene il concetto di regalità che non va confusa con una supremazia che esercita il potere (cf. la visione umana di «regno»; si tratti di regno politico, culturale, ideologico e quant’altro). A un mondo moderno, segnato dall’ateismo, dalla secolarizzazione e dall’indifferenza, la solennità cristiana di Cristo Re ripropone l’eterno quesito del senso dell’esistenza e del modo di gestirla. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Il principale riferimento spaziale è dunque quello della chiesa (o dell’oratorio, da intendersi come luogo semipubblico, destinato al culto divino in favore di una comunità o di un gruppo di fedeli che lì si radunano, cf. CDC can. 1223) perché richiama la dimensione ecclesiale e comunitaria del sacramento, in piena conformità proprio alla tradizione antica, quando la prassi penitenziale canonica trovava nella chiesa, dove era convocata la comunità, i momenti sacramentali di un lungo itinerario di conversione e riconciliazione. D’altra parte, tutta la storia liturgica ci ha tramandato inalterato il principio che l’aula della chiesa sia il luogo proprio e più adeguato per celebrare il sacramento della Penitenza. Infatti, la chiesa-edificio, nella quale si riunisce la comunità cristiana per la preghiera e soprattutto per la celebrazione dell’Eucaristia è immagine speciale della Chiesa, pellegrina sulla terra e già beata in cielo, popolo santo, tempio di Dio edificato con pietre viventi. Nelle Premesse del Rituale, prima ancora di indicare i ministri propri della Penitenza e l’esercizio pastorale del loro ministero, viene ricordato che «tutta la Chiesa, in quanto popolo sacerdotale, è cointeressata e agisce, sia pur in modo diverso, nell’attuare l’opera di riconciliazione, che dal Signore le è stata affidata». E subito aggiunge: «Non solo, infatti, essa chiama i fedeli a penitenza mediante la predicazione della parola di Dio, ma intercede anche per i peccatori, e con la preghiera e sollecitudine materna aiuta e induce il penitente a riconoscere e confessare i suoi peccati, per ottenere da Dio, che solo può rimetterli, misericordia e perdono. La Chiesa stessa diventa strumento di conversione e di assoluzione del penitente, mediante il ministero affidato da Cristo agli Apostoli e ai loro successori» (RP 8). Ma più ancora, «nel sacramento della Penitenza, i fedeli ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui, e insieme si riconciliano con la Chiesa» (RP 4) e, «siccome il peccato di uno solo reca danno a tutti, […] così la penitenza ha sempre come effetto la riconciliazione anche con i fratelli» (RP 5). Così la dimensione ecclesiale e comunitaria del sacramento risulterà particolarmente evidente se, come luogo proprio della celebrazione, viene utilizzata la chiesa, icona e segno del Corpo mistico di Cristo. Ed è questo il motivo per cui la scelta di un luogo diverso da essa assume pure un evidente valore simbolico: deve esaltare la dignità del sacramento e rimanere una presenza che di- venti ammonimento del peccato, richiamo alla conversione e promessa del perdono e della riconciliazione. (8 – continua)

Programma dal 16 al 23 novembre 2024

Letture: Deuteronomio 12,1-3 / Salmo 15 / Ebrei 10,11-14.18

Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio.

Dal Vangelo secondo Marco (13,24-32)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 16 18.00 + Dovadola Franco

+ Rossella

+ Mariangela Fontana

Domenica 17 10.30

18.00

+ Resta Maria e Antonio

+ Tozzola Angelo

Lunedì 18 18.00 + Renato Silvio
Martedì 19
Mercoledì 20 18.00 + Anna, Fausto e Achille
Giovedì 21 18.00 Vivi e defunti delle famiglie Dovadola e Ruffini e secondo le intenzioni di Maria Teresa

+ Antonio e Alide

+ Ranieri Giuseppe

Venerdì 22 8.00 + Parrottino Filomena, Maccaruso Vincenzo e defunti della famiglia
Sabato 23 18.00 + Emma e Dante
Domenica 24 10.30

18.00

+ Malucelli Deremo e Luciana

+ Dovadola Monica, Ivano, Silverio, Franco e Ruffini Armanda

+ Liverani Paolo

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 17

XXXIII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 18 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Ore 20.45 (Salone della Collegiata) : Veglia di preghiera col nostro vescovo Mons. Giovanni Mosciatti nella giornata in ricordo delle vittime di abusi

Mercoledì 20 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo”

Ore 20.45 (S. Cassiano) : Incontro con il Card. Giuseppe Betori arcivescovo emerito di Firenze sul tema del Giubileo 2025

Giovedì 21

Presentazione della B. V. Maria

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.00 (S. Maria in Fabriago) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Ore 20.30 (canonica) : Incontro catechisti

Venerdì 22 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Sabato 23 Ore 17.00 (S. Cassiano) : Ordinazione diaconale (permanente) di Giovanni Grassi, Vainer Gheduzzi e Andrea Turrini
Domenica 24

N. S. Gesù Cristo Re dell’universo

Festa parrocchiale del Ringraziamento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

2- Sono in vendita, con incarico alla Caritas, i biglietti della lotteria preparata dal “Banco alimentare” finalizzata a recuperare risorse per i poveri.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 18,35-43 Lc 19,1-10 Lc 19,11-28 Lc 19,41-44 Lc 19,45-48 Lc 20,27-40

Vivere il mistero – La conclusione dell’anno liturgico è prossima: questa è la I penultima domenica. Il Lezionario presenta la tematica classica, ormai cara alla tradizione cristiana, della parusia (= ritorno finale) di Gesù e della fine del mondo. Si tratta di un tema che fa da ponte tra la conclusione dell’anno liturgico e l’inizio di quello successivo. All’inizio dell’Avvento, infatti, ritroveremo lo stesso tema. Come la sua prima venuta (incarnazione) è stata per la salvezza, così la sua venuta ultima (parusia) sarà salvezza per i suoi discepoli (Mc13,24-32). Nella parusia Gesù comparirà come «Figlio dell’uomo». Questo titolo cristologico manifesta il ruolo di Gesù alla fine del mondo. Egli sarà il giudice dell’umanità. Allora i buoni risorgeranno per «la vita eterna» e gli altri per «la vergogna e per l’infamia eterna», (cf. prima lettura: Dn.12,1-3). Gli eletti saranno insieme con Cristo («Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo»). Quando accadrà questo? È la domanda dei discepoli di ogni luogo e tempo («Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?» Mc 13,4).  Dimenticando le parole di Gesù («Quanto pero a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre»),molti hanno tentato di stabilire il tempo. Già lo avevano fatto i millenaristi nel medioevo come lo hanno fatto alcune sette contemporanee oppure qualche preteso veggente moderno. Gesù aveva avvertito i suoi discepoli che ci sarebbe stata l’insipienza di voler a tutti i costi stabilire il tempo della fine: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono io” e:”Il tempo è prossimo”; non seguiteli» (Lc 21,7-8). L’insegnamento di Gesù dice che i cristiani non devono preoccuparsi della «data». Devono, piuttosto preoccuparsi, di essere pronti all’incontro con Colui che si annuncia come giudice. Il titolo cristologico «Figlio dell’uomo» («Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza»), infatti, sottolinea questa dimensione della figura del Signore. Ciò non deve impaurire i credenti perché il «giudice» compirà nei confronti dei suoi un gesto salvifico-redentivo. Nel mondo biblico, infatti, l’espressione «radunare gli eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo» indica un gesto divino atteso per secoli dal popolo ebraico. Si tratta della raccolta dei fedeli dispersi fuori dalla terra promessa a causa di invasioni e deportazioni (= castighi per i peccati del popolo). La raccolta dei fedeli indica il perdono divino, il ripristino dei rapporti tra il popolo di Dio e il suo Signore. Equivale a ritornare alle origini dell’alleanza, quando il popolo non era ancora diventato traditore del proprio Dio. Il giudizio di Dio – per i credenti – sarà un giudizio di salvezza. In altre parole, sarà l’incontro con un Dio che ha fatto di tutto perché l’uomo si salvi. Solo davanti all’ostinazione dell’uomo nel male, Dio – che non vuol violare la libertà umana – si ferma e si arrende. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Solo dopo una doverosa panoramica storico-liturgica sia sul rito sia sul luogo della celebrazione e, soprattutto, alla luce del nuovo Rituale riformato, è ora possibile provare a descrivere lo spazio liturgico per il sacramento della Penitenza o della Riconciliazione. A questo scopo, è infatti importante che non venga meno un principio fondamentale: il luogo e la sede della celebrazione devono essere adeguate al rito, e più precisamente alla pluralità di forme celebrative di un sacramento che nei secoli ha conosciuto un’indubbia e notevole evoluzione e che ha condizionato fortemente anche la sua ambientazione spaziale. Cercheremo così di non limitarci a una lettura dello spazio liturgico di tipo «statica», segnata da una preoccupazione primariamente giuridica di determinare con precisione «il» luogo, per privilegiarne invece una «dinamica», cioè una lettura che tenga in considerazione tutti «i» luoghi liturgici coinvolti nel percorso rituale del sacramento secondo la varietà delle sue tre forme celebrative. Inoltre, come per tutti i principali poli liturgici dell’aula, occorre considerarlo come uno spazio felice che si mostri, da una parte, ben «funzionale» alle dinamiche celebrative e, dall’altra, una bella icona del mistero celebrato, diventando un significativo luogo «simbolico». Infine, coordinate imprescindibili di riferimento per tali considerazioni rimangono sempre i documenti magisteriali: il nuovo Rito della Penitenza del Rituale Romano, il Pontificale Romano della Benedizione degli oli e Dedicazione della chiesa e dell’altare (del 1977 l’edizione tipica latina e del 1980 quella italiana), il Codice di Diritto Canonico del 1983 (=CDC) e, soprattutto, le due note pastorali della Conferenza Episcopale Italiana, firmate dalla Commissione Episcopale per la Liturgia e attualmente in vigore: una per La Progettazione di nuove chiese del 1993 (=PNC), l’altra per L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica del 1996 (=AC). Sia il Rituale sia il Pontificale non affrontano direttamente il tema del luogo della celebrazione: il secondo rimanda semplicemente al primo, il quale nelle Premesse indica, sotto il titoletto Luogo della celebrazione, che «il sacramento della Penitenza si celebra nel luogo e nella sede stabiliti dal diritto» (RP 12). È dunque il Codice a offrire inaspettatamente l’indicazione fondamentale più importante: «Il luogo proprio per ricevere le confessioni sacramentali è la chiesa o l’oratorio» (CDC can. 964 §1). Benché il testo risenta eccessivamente di una terminologia preconciliare («ricevere le confessioni sacramentali») e concretamente faccia riferimento solo alla prima delle tre forme del nuovo rituale, il suo merito è quello di affermare il dato tradizionalmente più rilevante: il luogo proprio della celebrazione è l’aula dell’assemblea liturgica e pertanto non può essere isolato da essa (cf. AC 31). (7 – continua)