Programma dal 19 al 27 aprile 2025

Letture: Atti degli Apostoli 10,34a.37-43 / Salmo 117 / Colossesi 3,1-4

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 19
Domenica 20 10.30

18.30

+ Tomaso Sangiorgi, Liliana e Attilio Ragazzini

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ cg. Teseo e Valeria Penazzi

Per le Anime del Purgatorio e per le varie intenzioni di Maria Teresa

Lunedì 21
Martedì 22 8.00 + Adriano Castelli

+ Brusa Sara e Benfenati Anselmo

Mercoledì 23
Giovedì 24
Venerdì 25 9.15 Per i caduti di tutte le guerre
Sabato 26
Domenica 27 18.30 Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

+ Pia e Francesco

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.40 : Novena della Divina Misericordia

ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Aprile 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 20

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Lunedì 21 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Martedì 22 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Mercoledì 23 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Giovedì 24 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Venerdì 25 Ore 9.15 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre con la partecipazione delle autorità nell’anniversario della liberazione

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 26 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Domenica 27

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Ore 16.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Visita alle famiglie con benedizione

22 – 24 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 22 : Via Monte Grappa, Zecca, Oberdan,

Torchi, Saffi, P.za Marconi, P.za Matteotti.

Martedì 23 : Via Borgo Pescatori, Dei Lombardi,

XIII Aprile, Bonvicini, P.za Mazzini.

Mercoledì 24 : Corso Vittorio Veneto, via della Pace.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 28,8-15 Gv 20,11-18 Lc 24,13-35 Lc 24,35-48 Gv 21,1-14 Mc 16,9-15

Vivere il mistero – La domenica di Pasqua celebra la vittoria di Cristo sulla morte. Questa domenica, matrice di tutte le domeniche dell’anno, è una sorta di pregustazione della salvezza definitiva che avrà il suo coronamento nella parusia, quando il Signore ritornerà nella sua gloria immortale. Andiamo alle due pericopi evangeliche proposte dalla liturgia odierna. Le parole di Maria provocano la corsa al sepolcro di Pietro e del discepolo amato. Generalmente questi due discepoli sono citati assieme dall’evangelista Giovanni. Con molta probabilità hanno un ruolo rappresentativo; Pietro incarna l’istituzione, mentre il discepolo amato il carisma. Se il primo riveste un ruolo di autorevolezza, il secondo è l’icona della chiaroveggenza dell’amore. Entrambi sono necessari per giungere atta fede pasquale. Ma Giovanni ci fa attenti ad un verbo: «vedere» sinonimo di «credere». Non a caso questo verbo ricorre con frequenza nel nostro brano e con delle significative sfumature. Quando il discepolo amato giunse al sepolcro «vide i teli posati là» (Gv 20,5). Qui viene utilizzato iI verbo blépein, che indica il semplice vedere sensoriale, fisico. Vi è poi un secondo verbo, theoréin, quando Pietro, giunto al sepolcro: «osservò i teli posati là» (Gv 20,6). In questo caso abbiamo un vedere più riflessivo, attento; un vedere che pondera e cerca di capire. Il terzo verbo è orao, il verbo usato da Giovanni per esprimere la fede, la confessio fidei. Giovanni, infatti, conclude l’episodio affermando che il discepolo amato. «Vide e credette» (Gv 20,8). Giovanni traccia una sorta di itinerario della fede pasquale che, da uno sguardo piuttosto frettoloso sul sepolcro vuoto, giunge al riconoscimento credente. La frase finale appare un po’ enigmatica: «Infatti non avevano ancora appreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (Gv 20,9). I discepoli non avevano ancora visto nella Scrittura una testimonianza della risurrezione di Gesù. E in questo orizzonte che va colto anche il «non sappiamo» di Maria (cf Gv 20,2). Tuttavia, il discepolo amato, vedendo i segni, crede. La Messa vespertina del giorno prevede il famoso racconto dei due discepoli di Emmaus. Questo brano non presenta il conferimento della missione, ma la modalità con cui il Risorto si fa conoscere. Nella sua forma letteraria si rifà alla conversione dell’etiope narrata da Luca in At 8,26-40, dove però viene svolto il tema del battesimo. Gesù si accosta ai discepoli in fuga da Gerusalemme e chiede loro di cosa stanno discutendo lungo la strada. Non chiede chi sono, donde vengono e dove vanno. Chiede qual è l’argomento della loro conversazione. La risposta è un misto di incredulità e meraviglia: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?» (Lc24,18). Ribatte Gesù: «Che cosa?» (Lc 24,19). Gesù vuol far parlare i due, i quali iniziano raccontando i fatti riguardanti il rabbi di Nazareth. Dal loro racconto emerge che erano stati inizialmente conquistati da quel rabbi che appariva come profeta potente in parole e opere. Tutto sarebbe stato bello, ma purtroppo la morte ha frantumato le loro speranze. Per questi due discepoli non c’è continuità tra il profeta potente e il crocifisso. Gesù allora prende la parola è parla di una necessitas divina (cf Lc24,26). La morte in croce non è stata una fatalità, ma rientra nel disegno di Dio, un disegno d’amore di cui la croce ne è la fulgente immagine. Sì, perché solo l’amore può dare senso all’insensatezza della sofferenza riscattando ogni ingiustizia. Se è solo la croce a presentarsi davanti allo sguardo, l’unica reazione è la fuga; se invece è l’amore a parlare dalla croce c’è attrazione. Poi Gesù, attraverso la Parola di Dio, rilegge e interpreta la sua vicenda pasquale. L’apertura delle Scritture provoca l’apertura degli occhi, che rende possibile riconoscere il Signore e riconoscerlo nel gesto della sua offerta, lo spezzare il pane. Se lungo la strada lo vedevano ma non lo riconoscevano, ora lo riconoscono sebbene lui sparisca. Questo non significa che divenga assente; anzi è e rimane presente nella sua modalità di Risorto. L’Eucaristia è, appunto, questa modalità di presenza lungo il cammino della storia. Il laetissimum spatium. La domenica di Pasqua inaugura il laetissimum spatium, come amava dire Tertulliano (160-220), il tempo della gioia per la vittoria della vita sulla morte. Questa gioia traboccante si estende per cinquanta giorni, fino a Pentecoste. A livello spirituale occupa invece tutta l’estensione del tempo in cui la comunità dei credenti vive il suo esodo da questo mondo a Dio e va oltre sfociando nei cieli nuovi e nella terra nuova, dove la festa non avrà mai fine. Il laefissimum spatium è il tempo di Cristo; lui è la vera Pasqua, tanto che Gregorio Nazianzeno (329- 390) affermava: «O grande e santa Pasqua, salvezza di tutto il mondo! lo ti parlo come si parla ad un essere vivente» (Oratio 45,30). È pure il tempo dello Spirito promesso ed effuso dal Signore. È il tempo della Chiesa, nata ai piedi della croce e che nel giorno di Pentecoste ha avuto la sua manifestazione al mondo. E non da ultimo il laetissimum spatium è un’anticipazione del tempo escatologico. Vivere il tempo escatologico significa saper vivere Cristo, la gioia vera, come abbiamo detto. E questo è estremamente impegnativo e difficile; viviamo in una cultura neopagana, siamo attraversati dall’incredulità nell’eterno, per cui il tempo escatologico è un tempo disabitato. La pasqua deve, invece, aiutarci a recuperare la grazia della nuova creazione inaugurata dal Risorto; nuova creazione nella quale l’uomo nuovo ritrova la sua sorgente e il suo fine ultimo, ritrova Colui che ha conosciuto nella fede, amato e seguito nella prova e che è chiamato a contemplare nella gloria. Amen, Alleluia! (p. Sandro Carotta)

Programma dal 12 al 20 aprile 2025

Letture: Isaia 50,4-7 / Salmo 21 / Filippesi 2,6-11

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

50

Dal Vangelo secondo Luca (23,1-40) [forma breve]
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. (Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 12 18.30 + Anna e Maria Joia
Domenica 13 10.30 + Matulli Sergio e Camilla
Lunedì 14
Martedì 15
Mercoledì 16 8.00 + Margotti Teresa
Giovedì 17
Venerdì 18
Sabato 19
Domenica 20 10.30

18.30

+ Tomaso Sangiorgi, Liliana e Attilio Ragazzini

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

Per le Anime del Purgatorio e per le varie intenzioni di Maria Teresa

MattinoPomeriggioSera

Lunedì 14 : Ore 20.45 – 22.00

Martedì 15 : Ore 20.45 – 22.00

Giovedì 17 : Ore15.00-19.00 21.45 – 23.00

Venerdì 18 : Ore 10.00-12.0016.00-19.00

Sabato 19: Ore 9.30-12.0015.00-19.00

Domenica 20: Ore 16.30-18.00

Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Le Confessioni della Settimana Santa

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Mercoledì ore 8.00

Lunedì ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Veglia Pasquale : ore 21.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Domenica delle Palme ore 17.25 S. Rosario ; 18.00 Via Crucis

Da Venerdì : ore 17.40 Novena della Divina Misericordia

 

Anno : C

Aprile 2022

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13

Le Palme

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Mercoledì 16 Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa (NO alle 18.30)

Ore 19.00 (S. Cassiano) : S. Messa del Crisma

Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S.- Paolo”

Giovedì 17

Santo

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne “In Coena Domini”

a seguire : Adorazione fino alle ore 23.00

Venerdì 18

Santo

Astinenza eDigiuno

Ore 15.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 20.30 (S. Paolo) : Celebrazione della Passione del Signore

Sabato 19

Santo

Ore 9.30–12 e 15.30–19 (S. Paolo):Benedizione delle uova

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 21.30 (S. Paolo) : Veglia Pasquale

Domenica 20

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Visita alle famiglie con benedizione

14 – 16 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 14 : Via Roli, Ricci Signorini, Maccaferri, Garibaldi (dispari).

Martedì 15 : Via Pisacane, Garibaldi (pari), Rustici.

Mercoledì 16 : Via del Monte, P.za Ricci, P.za Marmirolo

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 12,1-11 Gv 13,21-33.36-38 Mt 26,14-25 Gv 13,1-15 Gv 18,1-19,42 Lc 24,1-12

Vivere il Mistero- Entriamo nella celebrazione dei misteri di questa Settimana santa seguendo certamente il Signore Gesù che sale al Calvario con la sua croce, ma vogliamo salire anche noi con la nostra croce, con la croce che siamo. La speranza più grande è quella che questi giorni possano essere, per ciascuno di noi, una vera scuola di vita che non può mai omettere la lezione fondamentale sul mistero della sofferenza e della morte. 0ggi leviamo in alto le palme come i bambini di Gerusalemme e prepariamo noi stessi per essere innalzati alla stessa altezza del Crocifisso e potergli infine parlare in una intimità e una verità che ci renderà capaci di pensare a noi stessi in un modo completamente nuovo. Siamo ormai vicini alla «discesa del monte degli Ulivi, che precede di poco l’erta del Calvario, ma non siamo soli… e non lasciamolo solo! Allora la morte – ogni morte – non sarà che una porta spalancata di «paradiso». Sì, le «pietre» dei nostri cuori, addolciti dalla grazia di questi giorni, potranno stupirsi ancora davanti alla pietra rotolata via dal sepolcro e intoneranno, presto, il canto della vittoria dell’amore. Luca ci ricorda che «Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme! Con queste parole cominciamo questa Settimana santa. Il Signore Gesù è avanti a noi e ci apre la strada verso quell’esodo di cui aveva parlato con Mosè ed Elia sul Tabor. Il Signore Gesù non entra a Gerusalemme a piedi, ma chiede ai suoi di procurargli un puledro spiegando e facendo spiegare che «il Signore ne ha bisogno». Ben misterioso è questo puledro di cui Gesù ha bisogno per entrare a Gerusalemme ma soprattutto ne ha bisogno per salirci sopra: «Gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire 6esù». Certo è un modo per affermare visivamente un profondo legame con l’autocoscienza di Gesù quale Messia nella linea propria di Davide, re e pastore che su quella medesima «erta degli Ulivi» aveva conosciuto il massimo della sua umiliazione; è anche un modo per dire quanto in Gesù si compia la profezia del re mite ed umile di cui aveva parlato Zaccaria. Il Signore Gesù oramai conosce e accoglie la via del suo compimento così come i profeti l’hanno preannunciata: «Sarà sepolto come si seppellisce un asino, lo trascineranno e lo getteranno al di là delle porte di Gerusalemme. E noi? Sapremo privarci del nostro mantello per gettarlo sul puledro e farvi sedere sopra Gesù? Sapremo rischiare che il nostro unico mantello funga da tappeto per farvi passare su il puledro selvatico che avanza verso la collina… dall’altra parte della città? (p. Michael Davide Semeraro)

 

Programma dal 5 al 13 aprile 2025

Letture: Isaia 43,16-21 / Salmo 125 / Filippesi 3,8-14

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 05

18.30

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Domenica 06

10.30

18.30

+ Bufano Margherita

+ Gagliardi Bruno e Albertina

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Lunedì 07

   

Martedì 08

   

Mercoledì 09

   

Giovedì 10

   

Venerdì 11

   

Sabato 12

   

Domenica 13

10.30

+ Matulli Sergio e Camilla

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (Domenica ore 17.25)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 18.00 Via Crucis

 

Anno : C

Aprile 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 06

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 16.00 (piazza e oratorio) : ”Come una volta”, giochi, laboratori, bar e stand gastronomico proposti dai Quartieri.

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 07

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio parrocchiale di amministrazione.

Mercoledì 09

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio parrocchiale di A.C.

Giovedì 10

Ore 20.45 (cattedrale) : Preghiera per la pace.

Ore 21.00 (Conselice) : Adorazione eucaristica di vicariato

Venerdì 11

Astinenza

Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (via Amendola) : Via Crucis con partenza dall’incrocio di via Amendola con via Dini e Salvalai fino al Santuario della B. V. della Consolazione.

Sabato 12

Ore 15.30 (S. Paolo) : Rappresentazione della Passione di N.S.G.C. per i ragazzi.

Domenica 13

Le Palme

Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione dei rami di ulivo e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Visita alle famiglie con benedizione

07 – 11 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 07 : Via Roma.

Martedì 08 : Viale Zaganelli (pari).

Mercoledì 09 : Viale Zaganelli (dispari), F.lli Rosselli.

Giovedì 10 : Via Bassi (dispari e pari dal 4 al 16).

Venerdì 11 : Via Bassi (pari dal n. 18 alla fine).

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 8,12-20

Gv 8,21-30

Gv 8,31-42

Gv 8,51-59

Gv 10,31-42

Gv 11,45-56

Vivere il mistero – La donna che la liturgia ci fa contemplare in questa domenica prende, per così dire, il posto di Lazzaro. Il dialogo con il Padre che Gesù vive davanti alla tomba di Lazzaro, mentre i Giudei cercano di capire che cosa significhi realmente essere amici del Signore, diventa in questo anno liturgico dialogo con una donna. Senza nome, questa donna, prende volto a partire dalla parola e dai gesti che il Signore compie per lei… come per ciascuno di noi. Nel cammino della nostra vita in cui tutti, seppure in modi diversi, abbiamo il compito di trovare il nostro spazio a partire dallo sguardo degli altri che si posa su di noi, questa donna diventa un segno per noi. Siamo chiamati a trovare e mantenere il nostro giusto posto: esattamente di fronte al Signore Gesù. Mentre «scribi e farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio» (Gv 8,3) come un caso da risolvere evitando di creare pericolosi precedenti, il Signore Gesù ha il coraggio di rivolgerle direttamente una parola facendola così uscire dall’anonimato e riconoscendole una dignità fondamentale che nessun peccato può infangare. «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata» (Gv 8,1 0). Quest’oggi siamo chiamati a identificarci con questa donna cui il Signore restituisce la possibilità di riprendere a camminare con una coscienza ancora più grande. Dobbiamo anche riconoscere che assomigliamo pure a quegli uomini che hanno già in mano una pietra da scagliare per evitare la fatica di riconoscere il proprio dolore e la propria erranza. Non si tratta solo di evitare di essere lapidati, è necessario fare attenzione a non lasciarsi conquistare dalla follia di passare tutta la vita con urla pietra in mano in cui si rispecchia, tanto miseramente niente altro che il nostro cuore di pietra e non ancora di carne. Hanno ben ragione questi farisei a voler incriminare questa donna sorpresa in flagrante adulterio; hanno ragione a incriminare Gesù che si oppone all’applicazione della Legge, e infine Io condanneranno secondo la Legge, ma contro il cuore della Legge. Davanti alla spianata del Tempio è come se si facessero le prove generali del processo e della condanna di Gesù stesso: al centro vi è il mistero dell’umanità misera che accoglie la misericordia divina. Tutta la scena è dominata dal grande silenzio di questa donna che sa bene di essere colpevole e non dice una sola parola per giustificarsi. Ella attende la condanna o la misericordia come qualcosa che non dipende da se stessa. Icona meravigliosa della nostra originale innocenza che non può che confidare nella misericordia. Tutti nel profondo, sappiamo bene di non avere altra speranza se non la misericordia. Il Signore Gesù partecipa di questo silenzio e, in questo silenzio di fondo, vivrà la sua stessa Passione durante la quale, alle brevi parole che dirà, accompagnerà un grande silenzio di attesa… fino alla consumazione di tutto. Il Signore Gesù si lascia interpellare non come un rabbì e neanche come un giudice. Secondo il suo modo di fare aperto, leale, assolutamente trasparente Gesù si lascia toccare da questa donna che giace lì, davanti ai suoi occhi in attesa che lui punti il dito contro di lei e invece: «si mise a scrivere col dito per terra». Forse Gesù scriveva: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche…». O forse non scriveva nulla ma lasciava a ciascuno di leggere nel suo proprio cuore tutto quello che si sarebbe potuto scrivere contro i suoi inganni, le sue ombre, le sue paure. Il Signore Gesù non si muove dal suo posto e invece di interessarsi alla donna puntando il dito contro di lei si rivolge ai suoi accusatori toccando il loro cuore: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Questa parola cambia tutto. La Scrittura senza la Parola uccide. Gesù dà Parola alla Scrittura e tutto cambia e la Scrittura invece di essere «eseguita» viene «compiuta» come più tardi avverrà sul Gòlgota dove Gesù sarà crocifisso esattamente e proprio «nel mezzo». Ormai si può fondare tutto non sulla giustizia «derivante dalla legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo». Il Signore Gesù sa e insegna che solo dal cuore può nascere la comprensione e l’assoluzione, non dalla prova dei fatti. In realtà nei fatti tutti siamo peccatori e nel cuore tutti possiamo reciprocamente ridonarci l’innocenza originale: «La sola cosa importante e decisiva che potrebbe capitarci, è quella di trovarci sotto lo sguardo di Gesù Cristo. Ciò che infatti dobbiamo veramente temere, non è l’inferno dei nostri spaventi e delle nostre fantasmagorie – questo inferno è cosi carnale da essere ridicolo – ma l’innocente nudità dello sguardo di Gesù Cristo, il verdetto di questa Luce che attraversa la nostra vita e a cui rischiamo di sottrarci ogni volta in cui ci crediamo giusti, cedendo cosi alla volontà di potenza: l’occhio nudo di Cristo ci giudica» in misericordia (F. Cassingena-Trevedy, Sermons aux oiseaux). Il dono che riceviamo può e deve trasformare le pietre, che già stringiamo tra le mani per scagliarle, in gesti di attenzione e di comprensione, capaci di creare le condizioni per la conversione: «e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Le stesse Premesse al nuovo Rito, prima ancora di parlare del sacramento, ricordano che la penitenza è un elemento determinante tanto nella vita quanto nella liturgia della Chiesa. Innanzitutto la esercita nella vita in molti e diversi modi, «prendendo parte, con la sopportazione delle sue prove, alle sofferenze di Cristo, compiendo opere di misericordia e di carità, e intensificando sempre più, di giorno in giorno, la sua conversione, secondo il Vangelo di Cristo» (RP 4). La Chiesa esprime tutto questo non solo nella sua vita ma lo celebra pure nella sua liturgia, «quando i fedeli si professano peccatori e implorano il perdono di Dio e dei fratelli, come si fa nelle celebrazioni penitenziali, nella proclamazione della parola di Dio, nella preghiera, negli elementi penitenziali della celebrazione eucaristica», per giungere, infine e specialmente, al sacramento della Riconciliazione mezzo privilegiato di grazia, dove «i fedeli ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui, e insieme si riconciliano con la Chiesa, ferita dal loro peccato» (ibidem). Per far crescere questo spazio vitale del sacramento, occorre valorizzare la predicazione, l’azione pastorale e, in modo particolare, la catechesi che sappia raggiungere e accompagnare tutte le persone, non fermandosi alla preparazione sacramentale dei più piccoli’. (6- continua)

Programma dal 29 marzo al 6 aprile 2025

Letture: Giosuè 5,9a.10-12 / Salmo 33 / 2Corinzi 5,17-21

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 29 18.00 + Montesi Natale
Domenica 30 10.30 + Francesco Vilardo

+ Liparesi Giovanni (4° anniv.), genitori e fratello, Carlo e Tonina, Buldrini Antonio, Carolina e i figli Paolo, Gaetano e Domenica

Lunedì 31 18.30 + Venieri Nino e Stefano e deff. fam. Venieri
Martedì 01 8.00 Baldini Norberto e Luigia
Mercoledì 02 18.30 + Preda Maria Teresa
Giovedì 03
Venerdì 04
Sabato 05 18.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo)
Domenica 06 10.30

18.30

+Bufano Margherita

+ Gagliardi Bruno e Albertina

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Attenzione : Torna l’Ora Legale… Orari modificati

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (Domenica ore 17.25)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 18.00 Via Crucis

 

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 30

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Mercoledì 02 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.30 (oratorio) : ”Bussola dei genitori” Incontro con la psicologa dell’infanzia d.ssa Elisabetta Tessier (iscriversi)

Giovedì 03 Ore 20.45 (canonica) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 04

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 5a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Sabato 05 Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 06

V di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 16.00 (piazza e oratorio) : ”Come una volta”, giochi, laboratori, bar e stand gastronomico proposti dai Quartieri.

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Visita alle famiglie con benedizione

31 mar – 04 apr

(dalle ore 15.00)

05 aprile

(mattina e pomeriggio)

Lunedì 31 : Via Battisti.

Martedì 01 : Via XX Settembre, p.za Costa,

via Baracca, Rabin, Berardi (pari).

Mercoledì 02 : Via Martiri della L., Berardi (dispari).

Giovedì 03 : Via Piave, viale della Repubblica.

Venerdì 04 : Via Alpi (dispari).

Sabato 05 : Via Alpi (pari). [mattina e pomeriggio]

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 4,43-54 Gv 5,1-16 Gv 5,17-30 Gv 5,31-47 Gv 7,1-2.10. 25-30 Gv 7,40-53

Vivere il mistero – ln questa quarta domenica di Quaresima il viola dei paramenti si attutisce in un rosaceo che conforta non solo l’occhio, ma, soprattutto, il cuore. Quale il motivo di tutta questa gioia cui il salmista sembra invitarci con una certa urgenza: «Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni paura mi ha liberato»? La risposta ci viene data attraverso le letture di questa domenica, là dove siamo rapiti dalla parabola con cui il Signore ci fa sentire la gioia inenarrabile e piena di ritrovarsi in un’alleanza restaurata e, per molti aspetti, migliorata: l’anello, il vitello, la veste sono i simboli che dicono come e quanto siamo stati «riconciliati». Tutte le nostre lontananze possono trasformarsi in ritorno. 0gni nostra esperienza di fame può essere l’occasione per sperimentare la gioia di poterci nutrire di un nuovo cibo. Per il popolo e per ciascun credente l’ingresso nella Terra della promessa non è altro che l’esperienza dell’abbraccio del Padre misericordioso e coincide con una nuova tappa della vita. La parabola non ci parla solo del ritorno del figlio più giovane, ma mette il dito nella piaga di tanti ritorni mancati e di tante conversioni rimandate o semplicemente snobbate. Le parole del Signore Gesù sono rivolte a quegli «Scribi e farisei» che sono solo intenti a giudicare e a crogiolarsi nella loro presunta e presuntuosa giustizia. Tra costoro non sarà difficile trovare anche una parte di noi stessi. La liturgia, preparandoci alla Pasqua, ci chiede una grande conversione del cuore e della mente. Infatti, mentre noi, normalmente non ci poniamo delle domande su Dio e non ci interroghiamo su ciò che Dio è per noi, la parola del Signore oggi ci invita a chiederci ciò che noi siamo agli occhi di Dio. L’apostolo Paolo lo dice con limpida e illuminante chiarezza: noi siamo «nuova creatura» nel senso che agli occhi del nostro Dio siamo sempre bisognosi di essere accolti e continuamente accompagnati per la crescita. L’autonomia alimentare di cui fa esperienza il popolo passando il Giordano ed entrando nella terra della libertà, è segno di un’autonomia interiore che è una grande responsabilità. Non dobbiamo dimenticare che Dio ci fa crescere per darci la possibilità di essere persone libere, persino quando questa libertà comporta qualche piccolo o grande rischio. Quando noi disperiamo di noi stessi, il Signore continua a sperare che la nostra libertà ci aiuti a fare memoria che essa è un dono che fa tutt’uno con il mistero della vita. Che non ci capiti di reagire come il figlio maggiore. In realtà sotto la maschera della sua fedele irreprensibilità si nasconde l’incapacità a vivere in una vera libertà. Il padre misericordioso accoglie anche lui con tutta la sua fatica come accoglie il figlio minore. La speranza del ritorno per il figlio minore diventa la speranza che il figlio maggiore riconosca che il suo grande lavorare è sempre una possibilità che la grazia misericordiosa del padre gli concede. In ambedue i casi, il padre coprendo la diversa paura dei suoi due figli con il morbidissimo manto di un silenzio comprensivo e amoroso. Non sappiamo, come alla fine, reagirà il figlio maggiore… la parabola rimane aperta, ma ci viene narrato il percorso del figlio minore che ogni figlio maggiore, a suo modo, è chiamato a seguire. Così si interroga san Pietro Crisologo pensando al giovane che medita e decide il ritorno a casa: «Da dove viene questa speranza, questa franchezza, questa fiducia? Dal fatto che si tratta proprio di suo padre. Ho perso, dice dentro di sé, la mia condizione di figlio; ma lui non ha perso la sua condizione di padre; non c’è bisogno di un estraneo per intercedere presso un padre: il suo affetto interviene e supplica nel più profondo del cuore. Le sue viscere paterne lo spingono a generare di nuovo il figlio per mezzo del perdono e aggiunge «Il padre non svela il peccato di suo figlio, non sciupa suo figlio, ma cura le sue ferite in modo che non lascino nessuna cicatrice, nessun disonore». A metà Quaresima il Padre ci onora con la sua misericordia e si aspetta da noi di essere più capaci di compassione o almeno di un po’ più di silenzio. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Solo così può essere riaccolto anche nella comunità (la navata), che è stata ferita dal suo peccato, e insieme può ringraziare la misericordia divina e riaccostarsi nuovamente alla sinassi eucaristica (l’altare); uscendo infine dalla chiesa (la porta), prosegue la sua sincera conversione e la esprime con una vita rinnovata secondo il Vangelo e ravvivata dall’amore di Dio. Da ultimo, una terza esigenza. Il sacramento ha bisogno di trovare un «altro luogo», essenziale per non ridursi all’adempimento di una formalità o di un precetto, ma diventare un mezzo privilegiato per portare a pieno sviluppo la grazia battesimale e un’«occasione e stimolo a conformarsi più intimamente a Cristo e a rendersi sempre più docili alla voce dello Spirito» (RP 7b): lo spazio vitale, quello cioè della vita di fede. Solo in una dimensione più ampia e permanente di conversione e di crescita spirituale secondo il Vangelo, la celebrazione sacramentale può costituire il punto di arrivo e insieme di partenza, o ripartenza, di un cammino penitenziale per una vera riconciliazione con Dio e i fratelli e un profondo rinnovamento di vita. (5- continua)

Programma dal 22 al 30 marzo 2025

Letture: Esodo 3,1-8a.13-15 / Salmo 102 / 1Corinzi 10,1-6.10-12

Il Signore ha pietà del suo popolo.

 

Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9)

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 22

18.00

+ Adriano Castelli

Domenica 23

10.30

+ Baruzzi Bruna

+ Elisa e Cesare Randi

Lunedì 24

   

Martedì 25

   

Mercoledì 26

   

Giovedì 27

18.00

+ Dovadola Ivano, Monica e Silverio, Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa

Venerdì 28

   

Sabato 29

18.00

+ Montesi Natale

Domenica 30

   

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

 

Anno : C

Marzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 23

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 14.30 (Cattedrale) : Giornata diocesana cresimandi

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Martedì 25

Annunciazione

S. Messa ad orario feriale.

Mercoledì 26

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.30 (canonica) : Consiglio parrocchiale A.C.

Venerdì 28

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Sabato 29

Ore 15.00 (S. Paolo) : Celebrazione del Sacramento della Prima Confessione

Domenica 30

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Visita alle famiglie con benedizione

24 – 28 Marzo

(dalle ore 15.00)

29 Marzo

(solo mattino)

Lunedì 24 : Via del Melograno, delle Campanelle,

della Lavanda, della Ginestra.

Martedì 25 : Via Decorati al V. C., F.lli Cervi,

De Gasperi, Caduti di Cefalonia.

Giovedì 27 : Via Imola, Togliatti, Iotti, Bixio,

Monte Nero.

Venerdì 28 : Via Padre Costa (pari).

Sabato 29 : Via Padre Costa (dispari dal n.3 al n.37/B)

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Lc 4,24-30

Lc 1,26-38

Mt 5,17-19

Lc 11,14-23

Mc 12,28b-34

Lc 18,9-14

Vivere il mistero – Il testo del Vangelo di questa domenica ci chiede e ci I permette di fare un ulteriore passo nel nostro cammino di conversione che comporta un incremento di intelligenza e di discernimento. Questi tali che si avvicinano al Signore Gesù, ben ci rappresentano nella nostra necessità di evidenziare alcune situazioni di catastrofe che fanno emergere il nostro bisogno di rassicurazione. Quando una disgrazia ha colpito altri e ha risparmiato noi stessi e i nostri cari, vorremmo tanto poterla interpretare come attestazione di un indice di maggiore giustizia e bontà da parte nostra. Se la sorte non si è accanita su di noi o almeno ci ha risparmiato, una ragione certo ci sarà: siamo migliori o almeno non siamo peggiori degli altri. La risposta del Signore è netta: «No, io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo». Il «modo» cui fa riferimento il Signore Gesù è quello che egli stesso dovrà assumere fino a subire nel mistero della sua passione. La sua morte in croce sarà ritenuta dalla stragrande maggioranza di quanti seguiranno gli ultimi passi del suo esodo, la giusta punizione per la sua iniquità religiosa: farsi figlio di Dio. Per quanti invece non hanno preoccupazioni religiose, ma interessi e privilegi da difendere, la sua parola sembrerà una minaccia politica. Annunciare come fa il Signore Gesù un nuovo modo di relazionarsi superando la logica del potere, rappresenta un vero pericolo per chi fonda la propria sicurezza sulla vulnerabilità altrui. Il cammino di conversione che il Signore Gesù ci chiede di affrontare è quello di superare la tentazione della mormorazione che è un modo sottile, ma efficace di ritenersi superiori e migliori degli altri e perfino di saperne più di Dio. Mormorare è proprio di quanti desiderano sempre e accuratamente evitare che un Pilato qualunque mescoli il loro stesso sangue «con quello dei loro sacrifici». Sono coloro che amano rimanere spettatori della storia e possibilmente al riparo dai pericoli: sempre in diritto di dire e ridire, ma mai in dovere di esporsi e di fare qualcosa. […] Nella parabola evangelica padrone e fattore si avvicinano al fico con il rischio di rimanere delusi per la mancanza di frutti. Ma il fatto di avvicinarsi e di vedere da vicino non permette più semplicemente di mormorare o di riportare perché esige la compromissione. L’antidoto alla tentazione che attanaglia continuamente il nostro cuore e contamina la nostra sensibilità rendendoci estranei alla logica del Vangelo, la troviamo nella parabola che Gesù racconta e nella quale possiamo riconoscere la sua stessa presenza nelle vesti del «vignaiolo». In questa veste il Maestro si oppone, con garbo e con audacia, al suo padrone: «Lascialo, ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime». Con questa proposta in cui è personalmente coinvolto, il vignaiolo si distanzia dalla decisività del suo padrone: tagliare è un’operazione drastica e per certi aspetti faticosa al momento, ma senza strascichi. Il vignaiolo, invece, prende tempo e, soprattutto, si assume tutta la sua responsabilità: zappare e concimare per un anno intero. Con questa risoluzione, indirettamente ma coraggiosamente, egli riconosce che, forse, non ha fatto tutto il necessario perché l’albero producesse frutto. Forse di non averlo fatto, fino a quel momento, con sufficiente cura e attenzione. In una parola il vignaiolo sente che la mancanza di frutti di quel fico, è anche un suo personale fallimento. L’audacia non si ferma qui perché, se per quanto riguarda il lavoro di cura dell’albero egli si impegna in prima persona, non fa altrettanto per ciò che concerne l’eventuale soluzione drastica da cui si dissocia radicalmente: «se no, lo taglierai». Sembra dire al suo padrone, con cui ha già osato tanto, con il rischio di accendere la sua collera: «Se le cose andranno per il peggio, lo taglierai tu, non io!». È un trucco della divina pazienza e del suo amore infinito. Gli ascoltatori di Gesù sanno che del fico non ci si prende cura… rimane per certi aspetti un albero selvatico e capriccioso e, per questo, i suoi dolci frutti sono ancora più dolci. Eppure, l’amore e la misericordia sono capaci di sfidare la situazione, fino a ottimizzare, persino, le immutabili leggi della natura. Possiamo riprendere a questo punto la parola dell’apostolo: da una parte egli dice che tutto ciò è un «esempio per noi» e, dall’altra, che essa rimane per noi come un ammonimento. Di tutto ciò l’esperienza di Mosè al Sinai è un’altra possente parabola. Il «roveto» continua a bruciare nelle parole e nei gesti del Signore che si oppone risolutamene a ogni interpretazione disumanizzante della Parola di Dio. Quando si disumanizza la Parola di Dio si è già caduti nell’idolatria. La croce, che presto sarà innalzata sul Gòlgota, sarà un roveto in cui si rivelerà, ancora una volta il Nome di un Dio che osserva la «miseria» e assume ogni «grido». Sulla croce Dio non si rivela nel fuoco della sua collera, ma del suo infinito amore che continua a bruciare per illuminare ogni storia… tutte le storie… ognuna delle nostre vite senza consumarsi e senza mai bruciare la speranza di ogni uomo, di ogni donna. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

In secondo luogo, proprio perché l’aula per l’assemblea liturgica è lo spazio proprio della celebrazione sacramentale, sia per l’inizio di un cammino di conversione sia per la sua conclusione con la riconciliazione con Dio e i fratelli, essa non può più essere considerata uno spazio «statico» ma, al contrario, «dinamico». Difatti, il Rito della Penitenza, nel suo percorso di penitenza e di grazia, utilizza, oppure ha come orientamento o riferimento, tutti i poli liturgici più importanti della chiesa. Se questo dinamismo si mostra più evidente nella celebrazione comunitaria, anche la forma più individuale per la riconciliazione dei singoli penitenti è celebrata in chiesa come un itinerario di conversione e riconciliazione: all’inizio del cammino, la comunità accoglie sulla soglia cultuale colui che entra in penitenza (la porta) e, attraverso la carità, l’esempio e la preghiera, lo accompagna per riacquistare la grazia del battesimo (il battistero); il penitente si mette in ascolto della Parola di Dio e con essa confronta la propria vita (l’ambone); pentito dei peccati, chiede a Dio il perdono e attraverso il ministero della Chiesa stessa ottiene la riconciliazione (la sede penitenziale); (4- continua)

Programma dall’15 al 23 marzo 2025

Letture: Genesi 15,5-12.17-18 / Salmo 26 / Filippesi 3,17-4,1

Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Dal Vangelo secondo Luca (9,28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 15 18.00 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
Domenica 16 10.30

18.00

+ Tomaso Sangiorgi

+ Luisi Giovanni, Orlacchio Angelina, Faccani Alessandro e Stefano

+ Fausta, Rina, Magda, Giannina Bighi

Lunedì 17
Martedì 18
Mercoledì 19 18.00 + Vittorio

+ Giuseppe

Giovedì 20
Venerdì 21 20.30 + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo
Sabato 22 18.00 + Adriano Castelli
Domenica 23 10.30 + Baruzzi Bruna

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

 

Anno : C

Marzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 16

II di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 17 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 18 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Ore 21.00 (oratorio) : Incontro per la “Festa della Ripresa”

Mercoledì 19

S. Giuseppe

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.30 (oratorio) : Incontro genitori in preparazione alla “Prima Comunione”

Giovedì 20 Ore 20.30 (oratorio) : Incontro genitori in preparazione al Sacramento della Cresima
Venerdì 21

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Sabato 22 Ore 19.00 (oratorio) : Incontro giovani famiglie con cena insieme
Domenica 23

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 14.30 (Cattedrale) : Giornata diocesana cresimandi

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Visita alle famiglie con benedizione

17 – 21 Marzo

(dalle ore 15.00)

Lunedì 17 : Via D’Acquisto.

Martedì 18 : Via Castelletto (pari dal n°2 al n°50).

Mercoledì 19 : Via Castelletto (pari dal 54 alla fine).

Giovedì 20 : Via Castelletto (dispari).

Venerdì 21 : Via Moro.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 6,36-38 Mt 23,1-2 Mt 1,16.18-21.24a Lc 16,19-31 Mt 21,33-43.45-46 Lc 15,1-3.11-32

Vivere il mistero – Il Signore Dio, l’Altissimo, si rivolge ad Abram con le parole: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle». In questa seconda domenica di Quaresima sembra proprio che l’invito alla conversione passi attraverso una purificazione di sguardo, di cuore. Siamo invitati a vivere generosamente una sorta di rettificazione dello sguardo della cui povertà e limitatezza dobbiamo renderci consapevoli. Solo così saremo in grado di andare oltre ciò che vediamo con gli occhi, per non diventare patetici nella nostra ansia di controllo: «… se riesci a contarle». C’è una punta di benevolo umorismo nelle parole che l’Altissimo rivolge al suo servo Abram, il quale sta imparando a conoscere Dio in modo assai diverso dalle sue abitudini e immaginazioni idolatriche. Sul monte della Trasfigurazione, ove sembra ci sia il trionfo della vista come organo della percezione più sicura e certa, in realtà è l’ascolto ad essere richiesto. Proprio mentre lo sguardo sembra raggiungere il vertice delle sue possibilità, l’invito alla conversione risuona come una sorta di deviazione: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». L’intento del Signore Gesù, mentre sale verso la montagna, è assolutamente chiaro e viene sottolineato dall’evangelista Luca: «Salì sul monte a pregare». Il Maestro si apparta sul monte non per dare spettacolo, ma per entrare in intimità con quel Dio che egli chiama sempre con il dolcissimo nome di Padre come farà dall’inizio della sua coscienza di uomo e di credente fino all’estremo dono della sua vita. Il mistero, e non tanto il miracolo della trasfigurazione, – termine accuratamente evitato da Luca – è il segno esterno di questo intimo colloquio interiore tra il Figlio che invoca quel Padre che lo riconosce e lo rivela come «Figlio mio». Il fatto che il «suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante», non è altro che la manifestazione della gioia inenarrabile che il Signore Gesù vive nell’intimità della preghiera come luogo di assoluto ascolto dell’Altro. Per Luca non si tratta di «trasfigurazione», egli non usa questo termine, ma semplicemente si tratta di «alterizzazione», in quanto si tratta di un «diventare altro» della sua faccia. Dal punto di vista delle attese e delle immaginazioni dei discepoli, il Signore Gesù diventa irriconoscibile. Il momento della trasfigurazione in realtà segna il tempo offerto ai discepoli per reimpostare il loro sguardo di Gesù. Si tratta di rinunciare alle loro proiezioni per entrare nella chiara luce di ciò che il Signore, con le sue parole e i suoi gesti, rivela di se stesso, del Padre e della nostra stessa vocazione di discepoli. Ciò che è offerto sul monte è un tempo propizio, ma assai delicato e quasi rischioso. Tutto ciò avviene evidentemente di notte poiché i suoi discepoli «erano oppressi dal sonno» e tuttavia vegliarono e restarono svegli e – a fatica – videro la sua gloria. Quando Mosè ed Elia partono, dopo aver parlato con Gesù del suo prossimo «esodo», ecco che Pietro parla. La sua parola è mozzata da una seconda notte, una nube e – come già per Abram – «ebbero paura». Pietro come Abram – come ciascuno di noi- non capisce, anzi fraintende, tentato com’è dal lato estetico di ciò che avviene fino a dire senza sapere che cosa dice: «E bello». Pietro si fa ammaliare da una sorta di bel/ben-essere che è proprio il contrario di ciò di cui Gesù va discorrendo. Per i discepoli di ogni tempo e di ogni luogo la sfida rimane la stessa: passare dall’estetica all’estatica che fa compiere l’esodo sempre doloroso attraverso il bello verso il buono e il vero. Di questo il Signore Gesù andava discorrendo con Mosè ed Elia, ed è di questo che vuole parlare con ciascuno di noi. Sembra del tutto naturale che l’argomento di questa fittissima e luminosissima conversazione sia il «suo esodo». Anche se è del tutto comprensibile che Pietro, invece di mettersi più decisamente in cammino, si lascia prendere dalla tentazione di fermarsi fino a sedentarizzarsi: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne…». Come già per Abram, così per Pietro e per tutti noi è necessario attraversare la fase dell’abbassamento della vista, fino al suo assoluto velarsi nel «torpore» del «sonno» per svegliarsi, in modo più sensibile, all’ascolto. Paolo evoca i «nemici della croce di Cristo». Ci auguriamo certo di non essere annoverati nel numero di costoro, nondimeno è necessario non darlo per scontato. Infatti, ogni volta che ci fidiamo troppo dei nostri occhi, rischiamo di vedere solo attraverso il velo del «terrore» delle nostre paure che ci bloccano. Allora dobbiamo aprire un poco di più le orecchie e lasciarci guidare dalla voce che dentro ci parla e ci guida in modo più sicuro e più certo dei nostri occhi. Un luogo privilegiato per vivere questo esodo interiore è certamente la preghiera che, in questo tempo quaresimale, siamo chiamati a intensificare non solo a livello di tempo, ma per qualità di attenzione e di disponibilità alla conversione. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Tre considerazioni, che diventano tre suggerimenti. Per prima cosa è bene rammentare che il rito sacramentale ha tre forme celebrative. Se ci sono, vanno usate tutte. Sebbene la terza modalità, il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale, sia di fatto (e purtroppo) resa inutilizzabile per la rigidità delle condizioni richieste, ne rimangono altre due con cui celebrare il sacramento. Tra le due, poi, non si può neppure pensare, perché non viene mai dichiarato nel Rituale, che la prima forma individuale sia quella ordinaria e normale. Anzi sembra che si affermi proprio l’opposto: è la seconda da preferire perché ha un valore aggiunto, per opportunità e vantaggi, in quanto «la celebrazione comune manifesta più chiaramente la natura ecclesiale della penitenza» (RP, Premesse n.22). Nella prassi pastorale delle parrocchie invece è celebrata, nel migliore dei casi e non sempre in modo completo, come preparazione immediata al Natale e alla Pasqua o alle prime comunioni e alle cresime. Certamente è una forma impegnativa, per la necessaria preparazione e a volte pure per la scarsità dei sacerdoti, ma sicuramente dal punto divista dello spazio celebrativo, è quella che meglio esprime la ricchezza teologica del sacramento ed è più capace di coinvolgere tutti i poli liturgici più importanti e simbolici della chiesa. (3- continua)

Programma dall’8 al 16 marzo 2025

Letture: Deuteronomio 26,4-10 / Salmo 90 / Romani 10,8-13

Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.

 

Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13)

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 08 18.00
Domenica 09 10..3018.00 + Folli Dante (1° anniv.), Giuseppe, Zaffagnini Giovanna e Folli Enzo+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Matulli Sergio e Camilla

+ Aldo Stanghellini e Luisa Dosi

+ Mariangela, Nino e deff. fam. Fontana e Bighini

Lunedì 10 18.00 + Ricci Francesco, Antonio e Tabanelli Maria+ Pia Mazzetti (anniv.)
Martedì 11
Mercoledì 12
Giovedì 13 18.00 + Cg. Cerfogli Carlo ed Elisabetta
Venerdì 14
Sabato 15 18.00 +Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
Domenica 16 10.3018.00 + Tomaso Sangiorgi+ Fausta, Rina, Magda, Giannina Bighi

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

Anno : CMarzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 09I di Quaresima Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis
Mercoledì 12 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 13 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.Ore 21.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.
Venerdì 14Astinenza Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)Ore 17.00 (S. Paolo) : Via CrucisOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 2a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Domenica 16II di Quaresima Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

10 – 14 Marzo

(dalle ore 15.00)

15 – marzo

(tutta il giorno)

Lunedì 10 : Via Gramsci (pari dal 2 al 10).

Martedì 11 : Via Gramsci (pari dal 12 alla fine), via Gramsci (dispari).

Mercoledì 12 : Viale del Risorgimento.

Giovedì 13 : Viale della Costituzione (dispari).

Venerdì 14 : Viale della Costituzione (pari dal 10 al 38).

Sabato 15 : Viale della Costituzione (pari dal 42 alla fine).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 25,31-46 Mt 6,7-158 Lc 11,29-32 Mt 7,7-12 Mt 5,20-26 Mt 5,43-48

Vivere il mistero – La prima domenica di Quaresima ci riporta sempre e giustamente alle tentazioni di Gesù nel deserto. Mettendoci di nuovo in cammino verso il giardino di Pasqua, attraversando il deserto quaresimale, siamo obbligati a porci alcune domande. La prima che sale al cuore, e forse ci prende alla gola, potrebbe essere articolata così: «Ma cosa significa lasciarsi sospingere nel deserto e là dimorare in attesa – dopo quaranta giorni di digiuno – che si scateni finalmente la tentazione?». Il deserto è lo stato normale della nostra vita. Sotto questo simbolo, cui ci rimanda ogni anno l’inizio della Quaresima, è significato lo spazio in cui sempre di più siamo messi a confronto con la nostra essenza di creature non solo viventi, ma anche consapevoli. Questo nostro carattere di umanità ci obbliga a misurarci con la nostra solitudine. La fame di cui maggiormente noi tutti soffriamo non è, di certo, quella che attanaglia il nostro stomaco, bensì quella che soffoca il nostro cuore affamato di amore, di condivisione, di presenza e, soprattutto, di senso. Nel deserto, il Signore Gesù non solo vince le tentazioni, ma ancor più profondamente, si mostra capace di attraversarle. Infatti, il «tempo» fissato è proprio quello della sua crocifissione quando, dall’alto della sua offerta pasquale, ritroverà la stessa tentazione in forma di insulto. Essa fiorirà amaramente sulla bocca di quanti passeranno sotto la croce del suo dolore e salirà persino alle labbra di uno dei due ladroni che condivideva con lui lo stesso dolore. Siamo alle solite: «Se è lui il Cristo di Dio…» (23,35), «Se tu sei il re dei Giudei» (23,37) e ancora «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi» (23,40). Nel deserto il Signore oppone, al diavolo che lo tenta, il ricorso alla Parola di Dio nella quale ha annegato le suggestioni di successo che gli vengono proposte. Sulla croce la reazione sarà di perfetto abbandono in una silenziosa consegna. Il perfetto abbandono della croce non si improvvisa neppure per Gesù, ma va preparato. Per questo nel deserto il Figlio, appena riconosciuto tale nel momento del suo battesimo, non accetta di dialogare con il male. Al contrario continua a coltivare la relazione intima con il Padre che «vede nel segreto» (Mt 6,6). Nella fatica della solitudine assunta e non subita né fuggita, il Signore assume le conseguenze del suo essere Figlio di quel «Padre» affidabile per il quale sarà il suo ultimo umano respiro: «Nelle tue mani consegno il mio spirito» (23,46). Il cammino di Gesù nel deserto prepara il suo mistero pasquale ed è per questo che la Chiesa, in questa prima domenica di Quaresima, ci fa seguire il Signore in questo luogo di prova e al contempo di rara intimità. A tal fine Luca annota che «era guidato dallo Spirito nel deserto» (4,1). Lo stesso percorso viene proposto a ciascuno di noi inoltrandoci ancora una volta in questo tempo che è l’appuntamento annuale del nostro rimetterci in marcia guidati, sospinti e animati dallo Spirito. Ci incamminiamo per dare un nome a quanto, nella nostra vita, è ancora segnato dall’egoismo e dalla falsa idolatria di noi stessi e aprirci, così, all’esperienza di una salvezza che viene proprio dalla relazione intima e forte con il Signore. L’apostolo Paolo ci incoraggia e, in un certo senso, ci dà una spinta perché non ci lasciamo sopraffare dal timore «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore» (Rm 10,8). ln questo senso il deserto della nostra vita si ritrova a essere un giardino perché non siamo soli e non abbiamo bisogno della compagnia delle illusioni messe in scena così potentemente dal nemico delle nostre anime, dal nemico di sempre. Sembra proprio che ogni volta che riprendiamo la strada del cuore il serpente antico non sia per nulla contento ed ecco che, approfittando della nostra fame e della nostra stanchezza, inocula il veleno del «se». Il suo linguaggio è tanto ipotetico quanto suggestivo «Se tu sei… se ti prostrerai… se tu sei…». E il Signore Gesù risponde al «se» con un netto «Sta scritto». Un modo per dire che là, nel suo inesorabile darsi, è l’unica via alla verità, la strada maestra per la santità. Sulla cesta del cuore non possiamo ricamare o dissimulare all’infinito, possiamo solo guardare e offrire. Nel gesto di questa offerta le stesse cose assumono un senso e una forza del tutto nuove e insperate. Se al Giordano Gesù è rivelato come Figlio, nel deserto sceglie di essere Figlio. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La preoccupazione principale di questo studio, pubblicato sulle pagine di questa Rivista in diverse puntate e raccolto anche in un libro edito dalla San Paolo (cf. p. 64), è stata quella di far emergere, attraverso una sintetica comprensione teologica e rituale del sacramento nella storia, le coordinate funzionali e simboliche dello spazio liturgico, preziose per leggere e ripensare, oggi, il luogo della sua celebrazione. A queste, è essenziale aggiungere e ricordare, in particolare ai ministri del sacramento, quanto scrive il Rituale riguardo agli adattamenti che spettano proprio ai sacerdoti, e specialmente ai parroci: ad essi è consentito «nella celebrazione della riconciliazione, sia per i singoli che per la comunità, adattare il rito alla situazione concreta dei penitenti, conservando la struttura essenziale e integralmente la formula dell’assoluzione; per motivi pastorali omettere o arricchire alcune parti scegliendo i testi sia delle letture che delle orazioni e scegliere il luogo più adatto per la celebrazione, secondo le norme stabilite dalle Conferenze Episcopali, in modo che tutta la celebrazione risulti ricca e fruttuosa» (RP 40a). Con queste parole il nuovo Rituale mostra una straordinaria fiducia nell’intelligenza liturgica dei ministri, l’ars celebrandi, e questa vale tanto per il rito quanto per l’area e la sede della celebrazione del sacramento. La scelta e la cura di uno «spazio felice» per il sacramento della riconciliazione, cioè adeguato all’azione liturgica e insieme icona eloquente della misericordia divina, dipenderà dunque molto da questa saggezza e intelligenza del buon celebrare. (2- continua)

Programma dall’1al 9 marzo 2025

Letture: Siracide 27,4-7 / Salmo 91 / 1Corinzi 15,54-58

E’ bello rendere grazie al Signore.

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:

«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 01 18.00 + Pirazzini Giuliana e Baldissarri Angelina
Domenica 02 10..30

18.00

+ Amatulli Felice

+ Pimul Kazimierz (Casimir) e Kziot Rudolf e Wiktoria

+ Montanari Dircea

+ Preda Maria Teresa

Lunedì 03 18.00 Per amici e famigliari Anna, Davide, Daniele, Cristiano, Alberto e loro famiglie
Martedì 04
Mercoledì 05 20.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo)
Giovedì 06
Venerdì 07
Sabato 08
Domenica 09 10.30

18.00

+ Folli Dante (1° anniv.), Giuseppe, Zaffagnini Giovanna e Folli Enzo

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Mariangela, Nino e deff. fam. Fontana e Bighini

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Mercoledì e Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

 

Anno : C

Marzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 02

VIII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Mercoledì 05

Le Ceneri Astinenza e digiuno

Inizio del Tempo di Quaresima

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Venerdì 07

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Domenica 09

I di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

03 – 07 Marzo

(dalle ore 15.00)

08 – marzo

(tutta il giorno)

Lunedì 03 : Via Dini e Salvalai (pari dal 2 al 32)

Martedì 04 : Via Dini e Salvalai (pari dal n° 34 alla

fine).

Mercoledì 05 : Via Dini e Salvalai (dispari), via Rossa

Giovedì 06 : Via XXV Aprile (pari), viale Ravenna.

Venerdì 07 : Via Pertini.

Sabato 08 : Via XXV Aprile (dispari). (tutto il giorno)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 10,17-27 Mc 10,28-31 Mt 6,1-6.16-18 Lc 9,22-25 Mt 9,14-15 Lc 5,27-32

Vivere il mistero – «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo»: è un detto proverbiale incisivo e non lascia scampo. Il detto di Gesù viene elaborato da Matteo in questa forma letteraria: «Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi?… Dai loro frutti dunque li riconoscerete». Purtroppo siamo abituati a spezzettare le persone. Quando giudichiamo uno di questi pezzetti come «evangelico» (e di nostro gradimento) potremmo correre il rischio di mitizzare tale persona e farla diventare per noi punto di riferimento indiscutibile. Quando, viceversa, troviamo uno di questi pezzetti meritevole di condanna (e non di nostro gradimento) potremmo correre il rischio di dannare tale persona e farla diventare un «dannato all’inferno» ancora prima che Dio ponga in essere il suo giudizio definitivo. Per Gesù questa non è una mentalità sana. Il brano del Vangelo di oggi si può agevolmente distinguere in tre parti dove viene via via esposto attraverso immagini l’insegnamento del Maestro: Lc 6,39-40 (i due ciechi), Lc 6,41 -42 (la pagliuzza e la trave) e Lc 6,43-45 (l’albero e i suoi frutti). Nel primo esempio Gesù si rifà all’esperienza del cieco che non può guidare un altro cieco: pena la caduta nel fosso. La sua intenzione è chiarissima. Gesù non intende creare una «scuola» di pensiero che abbia la pretesa di creare un «sistema di pensiero». I suoi discepoli non devono imparare le idee del Maestro, devono imparare il Maestro. Ne consegue che «il discepolo non è più del maestro». Gesù aveva rimproverato i farisei di essere «ciechi e guide di ciechi» (Mt 5,14). Nessuno può dare all’altro «ciò che egli non è». Gesù è la misura più alta che l’uomo possa immaginare per la propria realizzazione, dal momento che Egli è colui del quale il Padre si compiace. Uno scritto di scuola paolina esplicitamente afferma che i carismi e i ministeri sono stati istituiti affinché «arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13). La misura della valutazione tra i cristiani, dunque, è la fedeltà al discepolato. Per discepolato si intende quella scelta radicale che fa di Cristo, il Maestro, il modello da imitare «amatevi come io vi ho amato; vi ho dato l’esempio affinché come ho fatto io facciate anche voi». Nel secondo esempio Gesù fonda il suo insegnamento sulla correttezza della correzione fraterna. Certamente chi ha sbagliato si è caricato di una colpa. Correggerlo è parte integrante di quella responsabilità che vede il credente responsabile della salvezza dell’altro. Gesù, tuttavia, propone un metodo semplice per fare la correzione fraterna. Colui che corregge avrebbe prima il compito di valutare se stesso «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?», e di migliorarsi «togli prima la trave dal tuo occhio». Solo dopo può correggere fraternamente l’altro fratello, cercando di capire e senza collocarsi su un piedistallo. La correzione fraterna, dunque, diventa prima di tutto una profonda e umile consapevolezza dei propri limiti, cessando definitivamente di essere un momento in cui il fratello si erge a giudice e diventando, invece, accompagnamento verso il bene. Senza superbie o umiliazioni. Il terzo esempio serve a Gesù per offrire un principio. Non si giudica la persona, ma le azioni. Sono le azioni a manifestare l’uomo. Si tratta di un completamento (e non di un’opposizione) di quanto diceva il sapiente di Gerusalemme, il Siracide, per il quale erano le parole che rivelavano i sentimenti dell’uomo. Gesù stesso è convinto che la parola non si disgiunge dall’azione: parola e azione si completano a vicenda. Dall’uomo buono, parole e azioni buone. Dall’uomo cattivo, il contrario. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [] (di don D. Ravelli)

Con questa ultima parte, si conclude percorso all’interno della domus Ecclesiae con cui mons. Diego Ravelli ci ha accompagnati alla conoscenza della chiesa, la quale è luogo in cui la comunità cristiana è convocata nel nome del Signore ma, allo stesso tempo, immagine della stessa Chiesa: a lei rimanda, di lei parla, mostrandone la bellezza e la santità. Ma come rimanda alla comunità, essa parla anche di Cristo, Sposo divino della Chiesa, al quale i cristiani sono stretti come pietre vive per formare un edificio santo. Da qui viene un itinerario che, partendo dal portale, icona di Colui che ha definito sé stesso dicendo: «Io sono la Porta» (Gv 10,1), ci ha accompagnato: all’ambone, dove risuona la voce di Dio; all’altare, dove Cristo si offre al suo popolo e il popolo a Dio; alla custodia eucaristica, dove il Pane vivo resta fra i suoi per sfamarli; alla sede, dove il Signore si rende presente in colui che presiede la liturgia; al battistero, nelle cui acque nasce il fedele unito alla morte e risurrezione di Gesù; nel luogo della penitenza, dove viene offerta una nuova effusione della misericordia. Il nostro itinerario si conclude quindi al luogo della misericordia, da cui sono offerti alcuni spunti per continuare il cammino con una maggiore consapevolezza e una gioia più profonda Se alla fine di queste pagine la riflessione di chi legge si concludesse con questa domanda «conservare e usare il confessionale oppure dismetterlo e lasciarlo come arredo?», sarebbe una delusione. Dopo quanto detto, appare chiaro che non è più possibile rispondere semplicemente con un sì o un no. La novità del nuovo Rituale, che propone una triplice modalità celebrativa del sacramento, esige soluzioni che non possono essere ridotte a una semplice scelta o a un rifiuto di quella forma che è stata diffusa in tutta la Chiesa latina solamente dopo il Concilio tridentino. Il cosiddetto «confessionale» è solo «un tipo» di sede penitenziale, ancora utile e certamente importante perché, rispetto alle altre soluzioni, rimane nella chiesa, luogo proprio della misericordia e della salvezza, come una presenza stabile e fortemente simbolica dell’itinerario permanente di conversione e riconciliazione nel quale incamminarsi come singoli e come comunità. (1- continua)