Letture: Isaia 35,4-7a / Salmo 145 / Giacomo 2,1-5
Loda il Signore, anima mia.
Dal Vangelo secondo Marco (7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 07 | 18.30 | + Adolfo, Adriana e cg. Marangoni |
Domenica 08 | 10.30 | + padre Antonio Costa
+ cg. Ferro Almerigo e Costantin Rina |
Lunedì 09 | ||
Martedì 10 | 8.00 | + Anselmo e Lea |
Mercoledì 11 | ||
Giovedì 12 | ||
Venerdì 13 | 8.00 | + Cervellera Alessandra e Geminiani Desolina |
Sabato 14 | 18.30 | Vivi e defunti fam. Dovadola e Ruffini e secondo le intenzioni di Maria Teresa
+ Forni Vilma e Semeraro Giacomo |
Domenica 15 | 10.30 | + Martini Giovanni |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario (escluso venerdì)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 08
XXIII del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Ore 10,00 (città) : Corteo storico con benedizione del Palio sul sagrato della chiesa. Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo dell’ospitalità. Ore 18.00(oratorio) : 48° Palio del timone |
Lunedì 09 | Ore 19.00 (oratorio) : “Cibi dal mondo” A tavola con le diversità culturali presenti sul territorio.
Ore 21.00 (oratorio) : “Arte migrante Imola” |
Venerdì 13 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Ore 21.00 (oratorio) : Musica live con alcune “band” |
Sabato 14
Esaltazione della Santa Croce |
S. Messa prefestiva ad orario
Ore 21.00 (oratorio) : Serata in ricordo di don Orfeo Giacomellii |
Domenica 15
XXIV del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 (oratorio) e 18.30 (S. Paolo)
Ore 10.30 (oratorio) : S. Messa nel campo dell’oratorio Ore 20.30 (oratorio) : Giochi senza quartiere |
La festa della Ripresa (ovvero un invito alla partecipazione)
Sabato 7 settembre alle ore 18.00 inizia la “Festa della Ripresa”
Tutti gli appuntamenti della festa sono riportati nel volantino a parte.
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Lc 6,6-11 | Lc 6,12-19 | Lc 6,20-26 | Lc 6,27-38 | Lc 6,39-42 | Gv 3,13-17 |
Vivere il mistero – Durante i riti esplicativi del sacramento del battesimo, il celebrante, toccando bocca e orecchi del battezzato, compie il rito dell’«effathà» (= apriti). La liturgia ha preso questa parola dall’episodio della guarigione del sordomuto, narrata nel Vangelo odierno: Mc 7,31-37. Otto secoli prima di Gesù, Isaia aveva profetizzato alcuni «segni» della presenza di Dio in mezzo al suo popolo (prima lettura, Is 35,4-7a). Tra questi avvenimenti di salvezza o «segni», Isaia elenca il recupero della vista per i ciechi, dell’udito per i sordi, della deambulazione per gli zoppi e della parola per i muti. La guarigione del sordomuto non è dunque un avveni mento miracoloso-terapeutico soltanto. Prima di tutto è l’adempimento di una profezia e questo dato ha un’importanza molto grande nella fede biblica perché il Deutero-Isaia aveva dimostrato l’esistenza di un solo Dio, Yhwh, proprio attraverso questo argomento: nessuna divinità pagana profetizza e ciò che è profetizzato avviene (cf. Is 44,6-7). Ln secondo luogo, il miracolo è segno della messianicità di Gesù. In Lui convergono le profezie. Gesù è un discendente di Davide, compie i miracoli, morirà in croce per il perdono dei peccati degli uomini. Risorgerà. Ciò che Gesù, compie, dunque, è un gesto che rivela sé stesso dove egli manifesta la propria identità messianica. Il miracolo, poi, rivela in terzo luogo la capacità di Gesù di dare la salvezza all’uomo, restituendo la persona al suo stadio originale. Infine, il miracolo di Gesù svela la presenza di Dio nella storia e la sua volontà di guidare la storia secondo il suo volere, pur nel rispetto della Libertà umana. Il ciclo letterario di Mc 6,30-8,26 è una lunga preparazione, attraverso la narrazione di miracoli e di discussioni, alla grande e centrale confessione messianica di Pietro in Mc 8,27-30 (Mc 8,27-35 è il Vangelo di domenica prossima). Il Lezionario, invece, ha scelto Mc 7,31-37 come unico testo preparatorio alla confessione apostolica. Mc 7,31-37 è un testo più antico dello stesso Vangelo di Marco. Ha origini palestinesi (vedi l’espressione aramaica effathà). Poiché viene svelata la parola segreta di guarigione (effathà) significa che il brano è stato tramandato in una comunità greco-cristiana in aperta polemica con la «magia» ellenistica, che custodiva in un segreto assoluto la parola di guarigione. Il viaggio stranissimo di Gesù (Tiro, Sidone, mare di Galilea, Decapoli) potrebbe indicare la sicurezza dell’avvenimento e l’insicurezza del luogo dove è avvenuto. Il verbo «aprirsi» viene adoperato nel Nuovo Testamento nove volte per indicare di norma l’apertura alla conoscenza, attraverso le Scritture, del Gesù Risorto. Il commento, poi, al miracolo è fatto dalle parole presenti nel racconto della creazione: «Ha fatto bene ogni cosa» // «E Dio vide che ciò era buono». Un modo semplice per alludere alla divinità di Gesù. Si tratta di allusioni piuttosto sostanziose a livello teologico. Ciò permette di comprendere il silenzio imposto da Gesù (segreto messianico): capire ciò che Gesù dice e fa, significa capire bene il concetto di «Messia». (don Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Le prime e precise indicazioni, per la realizzazione di adeguati spazi al «sacramento della confessione», le troviamo negli scritti di due vescovi diocesani e, grazie alla loro diffusione, entreranno praticamente inalterate nella riforma tridentina. Il vescovo di Verona, mons. Gian Matteo Giberti, fu il primo che nelle Constitutiones, da lui emanate nel 1542 per motivi di ordine pastorale e disciplinare, interviene anche a dare indicazioni puntuali sul luogo della celebrazione del sacramento. A questo proposito scrive: «Per evitare gli scandali, che a volte possono accadere nel ministero delle confessioni, stabiliamo che esse, specialmente quelle delle donne, d’ora innanzi si facciano sempre in un luogo “aperto et evidenti“, così che ugualmente si possa vedere il confessore e le penitenti. Inoltre stabiliamo e comandiamo che fra il sacerdote e la penitente vi sia “tabula una cum fenestella, supra quam sit una grata seu lamina perforata”. Questa tavola la denominiamo “confessionale” e in tutte le chiese comandiamo siano eretti i così detti confessionali”. Successivamente fu san Carlo Borromeo, cardinale di Milano, nelle sue lnstructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae (1577), a definire nei minimi particolari i confessionali e a prescriverli per tutte le chiese della sua estesa diocesi. Al capitolo XXIII del Libro I tratta, offrendo dimensioni e dettagli precisi per la sua esecuzione e sistemazione in chiesa, quello che pure lui chiama ufficialmente: «confessionale». Innanzitutto, prescrive il Borromeo, deve essere tutto di legno, preferibilmente di noce, e diviso verticalmente in modo da creare due vani, uno per il sacerdote e uno per il penitente. Il sedile del sacerdote sarà chiuso sui lati, dietro e sopra con assi dell’altezza di una persona, mentre la parte anteriore dovrà rimanere sempre aperta e visibile, con la possibilità però di chiuderlo a chiave con una porta a graticcio o un cancello di legno perché non venga usato da laici o da vagabondi per sedere o dormire. La parete laterale che divide il sacerdote dal fedele dev’essere munita di una finestrella, che verso il confessore avrà una tendina e verso il penitente una lamina di ferro completamente forata, con buchi della grandezza di un «cece». Nel vano del penitente sarà aggiunto un predellino come inginocchiatoio e una tavoletta su cui poggiare le mani giunte. Al di sopra della finestrella sia collocata un’immagine di carta del crocifisso, piamente eseguita. L’altra parete, invece, deve essere totalmente chiusa. A questa struttura sarà lecito apporre qualche decorazione, come cornici lavorate, nella parte anteriore o qualche altro tipo di ornamento decoroso. In tutte le parrocchie, e pure nelle chiese più piccole non parrocchiali, devono esserci almeno due confessionali, per tenere distinti gli uomini dalle donne. La collocazione dei confessionali, normalmente, sarà lungo le pareti della navata, ma sempre al di fuori del perimetro dell’altare maggiore, e in numero sufficiente a seconda della grandezza delle chiese e il numero dei fedeli. È consentito pure, per esigenze di spazio, collocarli in altri luoghi della chiesa, come in alcune cappelle di ampie dimensioni. Infine vanno sempre posizionati in modo che la finestrella dev’essere dalla parte della porta d’ingresso, cosicché il penitente si trovi rivolto verso l’altare maggiore e il sacerdote verso la parte inferiore della chiesa. [10 continua]