Programma dal 4 al 12 febbraio 2023

Letture: Isaia 58,7-10 / Salmo 111 / 1Corinzi 2,1-5

Il giusto risplende come luce.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,13-16)

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore

Vivere il Mistero- In queste domeniche del Tempo Ordinario che si collocano prima della Quaresima, la liturgia legge in modo frammentato il discorso della montagna secondo il Vangelo di Matteo. Si tratta del primo discorso pronunciato da Gesù, subito dopo l’invito a convertirsi fatto dal Maestro in tutta la Galilea. Convertirsi, cioè cambiare mentalità, come? Nel discorso della montagna Gesù espone una serie di insegnamenti che illustrano quale sia la mentalità da assumere. Nel brano evangelico di questa domenica egli tratteggia, con due immagini, l’identità dei suoi discepoli, di coloro cioè che hanno deciso di convertirsi: «Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo...» (Mt 5, 1 3. 14). Mentre non c’è alcuna difficoltà per capire la metafora della luce, ci potrebbe essere – per la nostra mentalità – una certa fatica a capire la metafora del sale: ai tempi di Gesù, il sale veniva tratto dal Mar Morto e le placche di salgemma venivano usate direttamente in cucina, sia per insaporire i cibi sia per ravvivare il fuoco (data la ricchezza di cloruri e di fosfati presente nelle placche). Il sale, dunque, non era ben raffinato come il nostro, ma presentava numerose impurità e scorie. Quando, per vari fattori, il sale si scioglieva, rimanevano solo le impurità e le scorie, che venivano puntualmente gettate via insieme ad altre immondizie. [continua in ultima pagina]

VITA ECCLESIALE

Sabato 04

18.00

  • + Guerra Giuseppina

Domenica 05

10.30

18.00

+ Luciano e Deremo

+ Amadei Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo

+ Rossella

+ Primo Marchetti

+ Rolando, Giuseppe e deff. fam. Savini e Campanella

Deff. Gherardi e Cremon

+ Brignani Adriano

Lunedì 06

18.00

+ Preti Giovannino e Costa Marisa in Preti

Martedì 07

8.00

+ Moroni Lorenzo

Mercoledì 08

   

Giovedì 09

   

Venerdì 10

   

Sabato 11

18.00

  • Parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa
  • + Foschini Iref e Capucci Giuseppa
  • + Pirazzini Rosina e deff. fam. Guadagnini Vincenzo

Domenica 12

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

 

Anno : A

Febbraio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

V del T. Ord.

Festa parrocchiale A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.

Mercoledì 08

Ore 20.30 (S. Paolo): Prove del “Coro S. Paolo”.

Giovedì 09

Ore 20.45 (canonica): Incontro catechisti.

Venerdì 10

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 11

B. V. Maria

di Lourdes

Giornata mondiale del malato

Ore 6.30 (C.E.M.I.) : S. Messa.

Ore 17.00 (S. Paolo) : S. Rosario seguito dalla Celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi.

Domenica 12

VI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mc 6,53-56

Mc 7,1-13

Mc 7,14-23

Mc 7,24-30

Mc 7,31-37

Mc 8,1-10

[dalla prima pagina]

Accanto all’immagine della luce e del sale, lungo il suo apostolato pubblico, il Maestro riprenderà una terza immagine per definire i suoi discepoli: «Voi siete il lievito...» (Mt 13,33). Sale, luce, lievito sono piccole realtà che hanno una capacità straordinaria di interagire con le situazioni circostanti molto più grandi di loro. Un po’ di sale, infatti, rende ricca di sapore una realtà molto più grande. Un lucerniere rischiara il buio di una stanza intera. Un po’ di lievito rende fermentata la massa della pasta. Si tratta, in fondo, di un linguaggio allusivo. La fede del cristiano non è a uso e consumo personale e tanto meno vive a sé stante. Si tratta, invece, di una realtà che, se sinceramente accolta, rettamente intesa, seriamente maturata e vissuta nell’imitazione del Maestro, diventa contagiosa di bene nei confronti di tutto ciò che la circonda. Per questo motivo la petizione della colletta propria chiede di avere in dono «il vero spirito del Vangelo». Il credente, se vive in modo autentico la sua fede operosa, non resta un «isolato», ma diventa – in senso positivo – un «contagioso» di bene nei confronti di coloro che lo circondano. Essere lievito, sale e luce, tuttavia, non dipende dalla fantasia del cristiano, ma dalla sua capacità di camminare dietro a Gesù. Il Maestro, infatti, dice: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Esso è certamente un «oggetto» in funzione della liturgia, e tra gli elementi dell’aula ha il ruolo principale, ma è pure carico di una significatività che va al di là della sua pura funzionalità: al momento della Sinassi eucaristica, l’altare trova la sua massima relazione con la presenza di Cristo, sacerdote e vittima del suo sacrificio, ma anche a chiesa vuota, fuori dalla liturgia comunitaria, si innalza come icona di Cristo e dell’incontro con Lui. Ecco il motivo per cui la tradizione cristiana, anche in riferimento al valore biblico della pietra che lo costituisce, lo ha identificato proprio con Gesù stesso: «l’altare è Cristo», come aveva scritto Cirillo di Gerusalemme (+ 444). La nostra ricerca sull’altare si dividerà nella pubblicazione in tre parti, che rispecchiano altrettanti temi e momenti di riflessione: la storia, il presente e il simbolo. Quella che verrà riportata qui di seguito cercherà di ripercorrere la storia dell’altare cristiano, fino alle porte del Concilio Vaticano II (prima parte); la seconda tappa si occuperà dell’altare voluto dalla riforma liturgica promossa dal Concilio e del nuovo rituale per la sua dedicazione o benedizione (seconda parte); da ultimo, l’attenzione sarà portata su una lettura mistagogica dell’altare come «segno» del mistero di Cristo e come «oggetto» per la celebrazione dell’Eucaristia (terza parte). «Le forme degli altari [e dei tabernacoli] si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di volta in volta non solo i motivi dell’estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del Mistero» (Ecclesia de Eucharistia, 49). Nella lingua latina del mondo antico esistono tre termini per indicare questo luogo centrale nel tempio o nell’area sacra della divinità: ara, altare e mensa. Il primo termine è il più frequente, il secondo è usato raramente, mentre l’ultimo indica il tavolo su cui si deponevano le offerte sacrificali oppure, nel linguaggio quotidiano, si consumava il pasto familiare. Il vocabolo altare, utilizzato poi nel culto cristiano, è composto da un aggettivo, o participio, e da un nome: alta-ara. La prima parte del termine potrebbe derivare sia dall’aggettivo latino altus/a/um, ovvero «alto», sia dal participio del verbo alere, cioè «nutrire»; perciò può indicare una struttura alta o che sta in alto oppure che è destinata alla funzione della nutrizione. La seconda parte, ovvero il primo vocabolo, troverebbe la sua etimologia nel verbo arére: ardere, bruciare, quindi come «luogo del fuoco». La natura fondamentale di ogni altare o ara nel mondo precristiano, quindi, era quella di essere una struttura elevata, normalmente di pietra, sulla quale deporre e bruciare le offerte destinate o sacrificate alla divinità, perché fossero da essa accolte e consumate. La funzione pratica dell’altare non era quella dell’immolazione cruenta delle vittime sacrificali, la cui uccisione veniva compiuta in altro luogo, ma quella di accogliere le offerte e permettere la loro combustione, quale manducazione divina. Talvolta il rito sacrificale comportava la consumazione dell’offerta anche da parte dell’uomo, cioè l’offerente stesso era chiamato a parteciparvi. L’altare cristiano, tuttavia, non si inserisce in questo contesto cultuale, anzi ne prende le distanze. [3-continua]

Programma dal 28 gennaio al 5 febbraio 2023

Letture: Sofonia 2,3;3,12-13 / Salmo 145 / 1Corinzi 1,26-31

Beati i poveri in spirito.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12a)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 28
Domenica 29 18.00 + Montesi Natale

+ Carmine, Ida, Vincenzo e Bice

Lunedì 30 18.00 + Farolfi Luisa, Marcello, Valeria e Dante

+ Orioli Maria Teresa, Montanari Mario e figli Andrea e Alessandro

+Mazzella Pietro Paolo

Martedì 31 20.30 + Dovadola Mirta e Guerra Iole
Mercoledì 01
Giovedì 02 20.30 + Preda Maria Teresa
Venerdì 03 8.00 Deff. fam. Baldrati
Sabato 04
Domenica 05 10.30

18.00

+ Luciano e Deremo

+ Amadei Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo

+ Rossella

+ Rolando, Giuseppe e deff. fam. Savini e Campanella

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Anno : A

Gennaio – Febbraio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

IV del T. Ord.

Festa diocesana A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Martedì 31

S. Giovanni Bosco

Ore 20.30 (oratorio) : S. Messa animata dai giovani.

Unica S. Messa

Giovedì 02

Presentazione del Signore

Giornata della vita consacrata

Ore 20.30 (S. Paolo): S. Messa della festa con benedizione delle candele. Unica S. Messa

Venerdì 03 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 04 Primo sabato del mese

Ore 7.30 (Santuario) : S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa.

Domenica 05

V del T. Ord.

Festa parrocchiale A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 5,1-20 Mc 5,21-43 Mc 6,.1-6 Lc 2,22-40 Mc 6,14-29 Mc 6,30-34

Vivere il Mistero- La liturgia, dopo aver presentato la figura di Gesù e gli inizi della sua predicazione («Convertitevi») con la chiamata dei primi discepoli, ora intende proporre l’identità del cristiano. Se l’uomo per convertirsi deve abbandonare il suo modo di «pensare-sentire», quale altro modo deve acquisire? Paolo risponde in sintesi: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5). In modo più esteso Matteo risponde attraverso le beatitudini: fate vostro il modo di valutare le cose che ha Gesù. Non è facile. Per nove volte il testo di Matteo ripete la parola «beati» e la attribuisce a gente che di «felice» non ha neppure l’ombra (poveri in spirito, afflitti, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per causa della giustizia, insultati, perseguitati e calunniati per causa di Cristo). È possibile? Il testo delle beatitudini viene circoscritto dall’esegesi in Mt 5,1-12. La liturgia, dopo aver collocato l’incipit liturgico classico («In quel tempo»), ha di proposito tolto Mt 5,12b («Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi») perché intende presentare semplicemente le beatitudini, senza nessun tipo di paragone e perché vuole sottolineare la grande ricompensa nei cieli. Il testo di Mt 5,1-12a si può suddividere in tre parti: la presentazione della scena (Mt 5,1-2), le otto beatitudini (vv. 3-10) e la beatitudine personalizzata («Beati voi»). La presentazione della scena richiama Mosè sul Sinai, mentre la beatitudine personalizzata evidenzia bene come la beatitudine cristiana è associata alla persecuzione. Le altre otto beatitudini sono un corpo compatto (cf. l’inclusione «di essi è il Regno dei cieli»:vv. 5.10), suddiviso in due strofe (cf. la ripresa del tema della «giustizia» alla quarta e all’ottava beatitudine: vv. 6.10 di quattro stichi ciascuna. Le strofe si leggono in parallelo e si nota che le beatitudini sono geminate: poveri in spirito / misericordiosi; quelli che sono nel pianto / puri di cuore; miti / operatori di pace; quelli che hanno fame e sete della giustizia / i perseguitati a causa della giustizia). Questo fenomeno letterario aiuta a comprendere reciprocamente i contenuti di ciascuna. È ovvio: non si può essere operatori di pace se non si è miti, misericordiosi se non si è poveri in spirito o puri di cuore senza aver mai fatto esperienza di pianto oppure perseguitati per causa della giustizia se non si è assetati e affamati di essa. Non c’è solo questo modo di leggere il testo. Ce n’è anche un altro (e chi sa quanti ancora). Il criterio è «come Lui». Gesù, infatti, disse: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,29). Cosa significa l’espressione «Beati i miti»? Significa «Beati coloro che hanno imparato da Lui a essere miti e umili di cuore». Diventa facile comprendere che ogni beatitudine va rapportata al Maestro per capire cosa la beatitudine significhi. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Per la stessa dinamica convergono verso l’altare, e insieme da esso si irradiano, tutte le linee dell’architettura della «chiesa», cioè dell’edificio che raccoglie la comunità orante attorno al mistero salvifico di Cristo. ln tutti i documenti e studi, l’altare è stato trattato come l’elemento più importante e solenne dello spazio cultuale ed è sempre presentato come punto focale di convergenza dell’assemblea liturgica e di ogni altro polo celebrativo. Il motivo sta proprio nel fatto che l’Eucaristia è il sacramento sommo della salvezza, il memoriale pieno del mistero pasquale del Signore, che egli stesso ha offerto ai discepoli come atto d’amore definitivo: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24-25). Come l’Eucaristia, dunque, è il cuore della liturgia e di tutti gli altri sacramenti, così l’altare è centro e fondamento di tutti gli altri spazi liturgici: da qui tutto si sprigiona e qui tutto converge. Nella celebrazione della dedicazione della chiesa, infatti, è l’unico elemento liturgico al quale è riservata una particolare e solenne ritualità. «lntroibo ad altàre Dei. Ad Deum qui laetificat iuventutem meam». Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. Nel Messale tridentino la celebrazione inizia, ai piedi dell’altare, con il canto di questa antifona e del Salmo 43, da cui è stata attinta. Tale preghiera voleva – e vuole – essere il momento preparatorio all’entrata nel mistero: Il Salmo esprime il desiderio e la gioia di salire all’altare, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. L’altare è come una soglia che introduce nel mistero divino, Ora anche noi, con il medesimo spirito e sentimento, ci accingiamo a entrare in questo tratto, centrale e più importante, del percorso intrapreso nei luoghi celebrativi dell’aula ecclesiale. Davanti a esso vogliamo ascoltare – come ci ricorderebbe Romano Guardini – le parole che il «segno» dell’altare ci rivolge e vedere il mistero di Cristo che esso ci rivela. – [2-continua]

Medjugorje, 25 Gennaio 2023

“Cari figli!

Pregate con me per la pace

perché satana vuole la guerra e l’odio

nei cuori e nelle nazioni.

Perciò pregate e, nelle vostre giornate,

fate sacrifici con il digiuno e la penitenza

perché Dio vi doni la pace.

Il futuro è al bivio

perché l’uomo moderno non vuole Dio.

Perciò l’umanità va verso la perdizione.

Voi, figlioli, siete la mia speranza.

Pregate con me

affinché si realizzi

ciò che ho iniziato a Fatima e qui.

Pregate e testimoniate la pace intorno a voi

e siate uomini di pace.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Programma dal 21 al 29 gennaio 2023

bLetture: Isaia 8,23b-9,3 / Salmo 26 / 1Corinzi 1,10-13.17

Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Dal Vangelo secondo Matteo (4,12-23)

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta».

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.00 + Antonio
Domenica 22 10.30

18.00

+ Adriano Castelli

+ Buscaroli Dante e cg. Venieri

Lunedì 23
Martedì 24 8.00 + Dovadola Monica (2° anniv.)

+ Montanari Rita

+ Piccolo Biagio e fam.

Mercoledì 25 10.30

18.00

+ Angelo ed Elena Padovani, Paolo e Nina Montanari

+ Fernando ed Evarista

+ Pasquina ed Aldo

Per i parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo l’intenzione di Maria Teresa

Giovedì 26
Venerdì 27
Sabato 28
Domenica 29 18.00 + Montesi Natale

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Gennaio 2023

Domenica 22

III del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Martedì 24

S. Francesco di Sales

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 25

Conversione di S. Paolo Ap.

Festa del Patrono

Termina la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Ss. Messe alle ore 10.30 – 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne presieduta dal nostro vescovo mons. Giovanni Mosciatti

Ore 11.45 (S. Paolo) : Inaugurazione della mostra “Santi della porta accanto” alla presenza del nostro vescovo

Venerdì 27 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica 29

IV del T. Ord.

Festa diocesana A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 3,22-30 Mc 3,31-35 Mc 16,.15-18 Lc 10,1-9 Mc 4,26-34 Mc 4,35-41

Vivere il Mistero- Il testo evangelico di Mt 4,12-17 narra la scelta di Gesù di lasciare Nazareth per andare ad abitare a Cafarnao. Il testo successivo, Mt 4,18-22, racconta la chiamata dei primi quattro discepoli (Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni). Il testo di Mt 4,23-25, infine, presenta una specie di ampio sommario sull’attività di Gesù (predicazione e guarigioni) e la sequela delle folle. Per gli esegeti, dunque, le tre pericopi costituirebbero una panoramica armonica e completa degli inizi dell’apostolato di Gesù. La liturgia sceglie la pericope di Mt 4,12-23, interrompendo il sommario (vengono tolti i versetti 24-25 dove viene toccato il tema della fama e della sequela delle folle). Ciò che la liturgia vuole evidenziare non è la fama o la sequela delle folle, ma il fatto che la predicazione di Gesù in Galilea è l’adempimento della profezia di Isaia. L’aggiunta della chiamata dei discepoli corrisponde alla preoccupazione della liturgia: i discepoli continuano a far risplendere quella luce che Gesù ha acceso. Il testo biblico-liturgico di Mt 4,12-23 si suddivide facilmente in tre momenti: gli inizi (Mt 4,12-17), le vocazioni (Mt 4,18-22), il sommario (Mt 4,23). L’inizio dell’apostolato di Gesù coincide con la l’uscita di scena di Giovanni Battista. Lo scenario è la Galilea i cui abitanti erano ritenuti dei paganeggianti. Dio aveva annunciato che proprio da lì il Messia avrebbe cominciato la sua missione. Gesù, già chiamato dal vecchio Simeone «luce per rischiarare le genti» (Lc 2,32), inizia la sua predicazione con il richiamo alla conversione. La vocazione dei primi quattro discepoli ha un valore sia storico sia simbolico. Storicamente, Gesù ha voluto subito associare a sé coloro che avrebbero imparato, stando con Lui, chi sarebbe stato il Messia, quale la sua opera e il suo messaggio. In questo modo avrebbero saputo continuare ciò che il Messia aveva iniziato. Il primo obiettivo della chiamata, però, non è la missione («Vi farò pescatori di uomini»), ma la sequela («Venite dietro a me»). Solo nella sequela il discepolo può diventare il continuatore dell’opera salvifica del Messia. Il sommario finale (Mt 4,23) presenta Gesù che «guarisce» l’umanità bisognosa. Il Maestro si presenta ai suoi discepoli come il modello da imitare. Ogni «ferita» dell’umanità (corporale, psicologica, spirituale, sociale, politica, culturale, ecc.) va guarita. Gesù ha iniziato questa missione. La salvezza radicale dell’uomo è in Gesù. Il cristiano è colui che è chiamato a seminarla, ovunque, sempre. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare (di don D. Ravelli)

Se volessimo ridurre a un titolo la ricca simbologia cristiana dello spazio liturgico potremmo così sintetizzare: «La Chiesa è l’assemblea e l’altare è Cristo». Nel nostro percorso attraverso i luoghi del culto cristiano, l’altare occupa il posto centrale e privilegiato perché nella chiesa è, tanto per la liturgia quanto per l’architettura, ciò che il cuore è per il corpo. La comunità dei credenti trova in questo «luogo» il centro della sua liturgia, il «culmine», e la «fonte» di tutta la sua preghiera: «L’altare – precisano le Premesse al Rito della Dedicazione di un altare – è pertanto, in tutte le chiese, il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia: a questo centro sono in qualche modo ordinati tutti gli altri riti della Chiesa» (n. 155). La molteplice presenza di Cristo nelle azioni liturgiche (cf. SC 7) raggiunge il suo culmine proprio nella celebrazione eucaristica (cf. SC 10), soprattutto nel giorno del Signore. Tutti i sacramenti trovano il loro fine e la loro motivazione nella centralità del «mistero dell’altare»: il mirabile Sacramento dell’amore – specifica Benedetto XVI nel titolo dell’esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis – è «fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Poiché nell’Eucaristia si concentra l’intero mistero pasquale di morte e risurrezione del Signore Gesù, è ovvio che l’aula ecclesiale è stata sempre edificata principalmente per questa funzione, affinché la comunità radunata possa parteciparvi «in modo consapevole, attivo e fruttuoso» (SC 11) e possa attingere da essa quell’energia necessaria, la grazia, per esprimere nella vita quanto ricevuto nella fede e progredire continuamente nella santità e nella carità di Cristo (cf. SC 10 e 0GMR 5). Giovanni Paolo II comincia la sua lettera enciclica sull’Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa con queste parole: «La Chiesa vive dell’Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa» (Ecclesia de Eucharistia, n. 1). [1-continua]

Programma dal 14 al 22 gennaio 2023

Letture: Isaia 49,3.5-6 / Salmo 39 / 1Corinzi 1,1-3

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

 

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 14 18.00 + Alessandro Gotti e famiglia
Domenica 15 10.30

18.00

+ Pelliconi Antonio e Augusto, Emilia e Giuseppina

+ Edmondo ed Ebriana

+ Punzetti Liviano

Lunedì 16 18.00 + Punzetti Liviano
Martedì 17 10.30

18.00

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Antonio

Ringraziamento al Signore

Mercoledì 18
Giovedì 19
Venerdì 20 8.00 + Dovadola Silverio (10 anniv.)

+ Benini Cesare

Sabato 21 18.00 + Antonio
Domenica 22 18.00 + Buscaroli Dante e cg. Venieri

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia è ripreso nel mese di ottobre

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Gennaio 2023

Domenica 15

II del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 16 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 17

S. Antonio Ab.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Nel pomeriggio sul sagrato della chiesa dalle 16.00 alle 17.00 Benedizione degli animali

Mercoledì 18 Inizia la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

(18 – 25 gennaio)

Venerdì 20

S. Sebastiano

Ss. Messe ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Sabato 21

S. Agnese

Ss. Messe prefestiva alle ore 18.00
Domenica 22

III del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 2,18-22 Mc 2,23-28 Mc 3,.1-6 Mc 3,7-12 Mc 3,13-19 Mc 3,20-21

Vivere il Mistero- La liturgia, sostituendo l’espressione originale «il giorno dopo» con l’espressione generica «In quel tempo», ha sottratto il testo di Gv 1,29-34 al problema esegetico della «settimana giovannea», semplificando la comprensione del brano. Il testo di Gv 1,29-34 è impostato in modo concentrico. Ciò significa che il testo è ben delimitato e suddiviso. La delimitazione è data dall’ inclusione formata dal verbo «vedere»: («Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui […] E io ho visto e ho testimoniato…»). La suddivisione è data dalla successione di alcune ripetizioni: nel segmento [a] troviamo gli elementi «vedendo + io non lo conoscevo + rese testimonianza»; nel segmento [b] c’è la descrizione della visione, espressa dagli elementi «Ho visto lo Spirito scendere…e posarsi»; nel terzo segmento [a’] troviamo gli stessi elementi presenti nel primo «Io non lo conoscevo + ho contemplato/vedrai + ho reso testimonianza». Il brano, dunque, redatto in modo raffinato e ricco sotto il profilo teologico, ha lo schema a – b – a’ ed evidenzia la discesa e la permanenza dello Spirito nella persona di Gesù. Perché questa centralità dello Spirito? Poco prima del diluvio, Dio disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni» (Gen 6,5). Al di là delle discussioni sui «centoventi anni», lo Spirito di Dio ritorna definitivamente tra gli uomini con la persona di Gesù. Con Gesù inizia, perciò, una nuova umanità che, inabitata dallo Spirito farà esperienza della morte, ma la morte non avrà il potere ultimo e definitivo su questa nuova umanità. Il Tempo Ordinario si apre, dunque, con la presentazione sintetica della persona e della missione di Gesù che saranno dipanate lungo tutto il Tempo Ordinario. L’assemblea, però, ha fin da subito chiaro quale sarà l’itinerario attraverso il quale celebrerà il mistero della salvezza in Cristo. In qualche modo il Battista potrebbe rappresentare i discepoli di Gesù, oggi. Essi, come Giovanni, sono chiamati a porre davanti a loro il Maestro («Prima di me»), a scoprire l’azione dello Spirito di Cristo nella comunità credente e nella propria vita («Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo») e testimoniare nella vita il Maestro («E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»). In modo sintetico così si esprime la petizione e il fine della petizione della colletta propria: «Conferma in noi la grazia del battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo». (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Ambone (continuazione) (di don D. Ravelli)

Preghiera di benedizione di un nuovo ambone

0 Dio, che chiami gli uomini dalle tenebre alla tua ammirabile luce,

accogli il nostro inno di benedizione e di lode;

tu non ci lasci mai mancare il nutrimento dolce e forte della tua Parola

e convocandoci in quest’aula ecclesiale continui a ricordare le meraviglie da te annunciate e compiute.

Risuoni dunque, o Padre, ai nostri orecchi la voce del tuo Figlio risorto,

perché corrispondendo all’azione interiore dello Spirito,

possiamo essere non solo ascoltatori, ma operatori fervidi e coerenti della tua parola.

Da questo ambone i tuoi messaggeri ci indichino il sentiero della vita,

perché camminando sulle orme di Cristo,

possiamo giungere alla gloria eterna.

Vogliamo accompagnare tale preghiera con un’immagine finale, che diventa un auspicio per le nostre celebrazioni, e che facciamo nostra ancora da Paolo Silenziario. Egli, descrivendo nel suo poema l’ambone della basilica di S. Sofia a Costantinopoli, ci racconta con quale emozione il popolo ascoltava la Parola di Dio: essa era così forte che si dovette transennare la solea che congiungeva l’ambone all’altare, perché quando «colui che annunciò la buona novella» tornava sui suoi passi «sollevando il libro d’oro» la folla gli si gettava addosso «per appoggiare le labbra e le mani sul Sacro Libro». Anche per noi allora: «Risuoni sempre in questo luogo la Parola di Dio: riveli e proclami il mistero pasquale di Cristo e operi nella Chiesa la nostra salvezza». [11-fine]

“San Pèval di segn”

Editoriale di don Pietro Marchetti

Il Nostro S.Paolo, gennaio 2023

La festa del Santo Patrono di Massa Lombarda è tradizionalmente chiamata “San Pèval di segn (San Paolo dei segni): infatti il 25 gennaio di ogni anno tutti i massesi volgono il loro sguardo al cielo nella speranza che la giornata sia metereologicamente parlando “serena” e non “nuvolosa” come auspicio per un buona annata agricola.
Accanto a questa “tradizione popolare” c’è soprattutto la storia di un uomo, Paolo, che dei “segni” nella vita ne ha avuti tanti e che davvero sono stati per lui molto fruttosi, tanto da portarlo sul podio più alto della vita come Santo, e nei tanti altari delle chiese di tutto il mondo, compresa quella di Massa Lombarda.
E’ lo stesso San Paolo a raccontare la sua storia nella “Lettera ai Filippesi” al capitolo 3: cresciuto fin da bambino come un ottimo ebreo, osservante della Legge, ad un certo momento della sua vita, si trova a fare i conti con lo stesso Gesù, che incontra in un modo tutto singolare sulla vita che conduce a Damasco: viene avvolto da una luce, cade a terra accecato dalla potenza della luce, ode una voce, che è quella stessa di Gesù, la ascolta assai spaventato e rialzandosi rimane per tre giorni incapace di vedere. Inizia così per questo uomo un cammino di “conversione” nel quale il Signore continuerà a mandargli dei “segni” che via via perfezioneranno sempre di più la sua profonda unione con Cristo, fino ad arrivare a dire “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Paolo permette così a Cristo di cambiare il suo pensiero, la sua mente, ma soprattutto il cuore: quel giorno nella vita di Paolo è spuntato il “sole della giustizia” Gesù Cristo. In quel giorno il Signore ha potuto raccontare quello che Lui stava facendo per Paolo .
La conversione è stata per Paolo, accogliere qualcuno di “Nuovo” nella sua vita.
Cari Massesi sull’esempio del nostro Santo Patrono anche noi alziamo gli occhi al cielo, spalanchiamo il cuore al sole, che è Gesù, perché possiamo proseguire il nostro cammino di conversione, accogliendo i “segni” della Grazia di Dio. E come Paolo, è stato un “segno” importante per chi lo ha incontrato, così chiediamo al Signore di essere anche noi sia come singoli, ma soprattutto come comunità dei “segni” nella nostra città: segni di speranza, di accoglienza, di pace, di solidarietà, di fraternità, per interrompere i “segni” nuvolosi che incombono.
Auguri a tutti e buona festa di San Paolo.

Programma 24 dicembre 2022 – 1 gennaio 2023

Letture: Isaia 52,7-10 / Salmo 97 / Ebrei 1,1-6

Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 24

22.30

+ Dovadola Monica e Dario

+ Franco, Maria, Demo e Luigi

+ Pilani Enzo, Ronchini Giulio e Angiolina

+ Paolo Liverani

Domenica 25

8.00

10.30

18.00

+ Castelli Bruno, Bianconi Velalma, Caroli Ugo e Liverani Iolanda

+ Natale Ingegnere

Secondo le intenzioni di Maria Teresa e vivi e deff. famiglia Dovadola Ivano e Ruffini e parenti

+ Galanti Silla e Boldrini Natalino

Lunedì 26

10.30

+ Stefano e Maria Baldini

50° Anniversario di Matrimonio di: Raffaele

Giovanna

Martedì 27

8.00

+ Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda

Mercoledì 28

   

Giovedì 29

18.00

+ Montesi Natale

Venerdì 30

   

Sabato 31

   

Domenica 01

18.00

+ Massimo Acampora

+ Lullo Onofrio, Carolina e Domenico

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Dicembre – Gennaio 2023

Domenica 25

Natale del Signore

Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Lunedì 26

S. Stefano

Unica S. Messa alle ore 10.30 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Cassiano) : S. Messa presieduta dal vescovo mons. Mosciatti durante la quale l’accolito Lorenzo Vrenna sarà Ordinato diacono permanente

No S. Rosario alle ore 17.25 né S. Messa delle ore 18.00

Martedì 27

S. Giovanni ap. ed evangelista

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : Concerto di Natale “Puer natus est” promosso dall’associazione “don Orfeo Giacomelli”

Mercoledì 28

Ss. Innocenti martiri

S. Messa ad orario feriale

Venerdì 30

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica 01

Maria Ss.ma Madre di Dio

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e canto del

“Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 10,17-22

Gv 20,2-8

Mt 2,13-18

Lc 2,22-35

Mt 2,13-15. 19-23

Gv 1,11-18

Vivere il Mistero- Il Prologo del Vangelo secondo Giovanni è uno dei testi che meglio ricapitolano, nella sua profondità, tutta la vicenda della rivelazione e della salvezza. Nelle prime parti viene tracciata la parabola del Verbo di Dio che, coeterno al Padre, è stato il grande mediatore di tutta la creazione. Questo Verbo è poi venuto nel mondo come luce e, attraverso i profeti, si è rivelato come vita. In questa rivelazione egli ha sperimentato opposizione: non solo quella del mondo creato in lui – «Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto» – ma anche quella del popolo eletto: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto». L’opposizione non è stata, però, per il Verbo l’ultima e definitiva parola della sua vicenda, perché «a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». In lui si è realizzata così una nuova nascita dei credenti, che li slega da tutte le precedenti provenienze e derivazioni per collocarli in una relazione nuova e sorgiva con il Dio del Verbo. I credenti nel Verbo non sono più nati «da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati». L’incarnazione – dopo la fase della luce profetica e sapienziale – è l’ultima parola di questa traiettoria del Verbo. Facendosi carne egli ha posto la vera tenda di Dio tra l’umanità. L’ultima strofa del Prologo propone un bilancio e un confronto finale tra le diverse fasi dell’economia della salvezza. Dopo aver affermato che tutto, nell’ordine della grazia, viene dal Verbo – «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia» – il paragone assume termini storici precisi. Dell’economia d’Israele il Prologo giovanneo dice: «La Legge fa data per mezzo di Mosè». Per la realtà dei discepoli di Cristo, invece, si afferma: «La grazia e la verità vennero (ma forse sarebbe meglio tradurre: “accaddero”) per mezzo di Gesù Cristo». Le coraggiosissime parole conclusive dell’inno al Verbo sostengono che solo in Cristo, venuto come luce e come carne, possiamo avere accesso a Dio: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». Secondo una comprensione probabilmente più precisa, proposta da qualche anno, l’espressione finale «è lui che lo ha rivelato» potrebbe essere resa meglio con l’idea: «lui ci ha aperto la via». Il Verbo, luce e carne, non ci ha fatto solo delle rivelazioni, ma ha davvero inaugurato, battuto e creato un cammino concreto che lui stesso ha percorso per primo perché noi potessimo arrivare al Padre. Il verbo greco exegésato, quando – come qui – è usato in maniera intransitiva non significa «rivelare», ma piuttosto «percorrere per primo un cammino». (don E. Manicardi)

Spazi per la liturgia- L’Ambone (continuazione) (di don D. Ravelli)

Nelle Premesse al Lezionario, il primo numero riguardante l’ambone così dispone: «Nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile, bene curato e opportunamente decoroso, che risponda insieme alla dignità della Parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messa vien preparata la mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e infine sia adatto il meglio possibile a facilitare l’ascolto e l’attenzione dei fedeli durante la liturgia della parola. Si deve pertanto far si che, secondo la struttura di ogni singola chiesa, l’ambone si armonizzi architettonicamente e spazialmente con l’altare» (0LM 32). In primo luogo il «deve esserci» prescrive con obbligatorietà che in ogni chiesa vi sia un luogo degno e importante per la proclamazione della Parola e non un semplice arredo che sostenga il libro. L’ambone, quindi, è descritto come l’insieme della «struttura-luogo» da cui viene proclamato l’annuncio del compimento della salvezza. Ecco perché il leggio è solo una parte funzionale dell’ambone e da solo non è costitutivo: «Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggio mobile» (OGMR 309). 0ltre a essere funzionale e necessario per la celebrazione liturgica deve poter essere percepito nella sua struttura come icona-memoria della risurrezione, cioè un «monumento pasquale». ln quanto luogo, esso esige pure un proprio spazio sufficientemente ampio e adeguato all’azione (cf . Premesse OLM 34) dove trovare una certa armonia spaziale e architettonica con l’altare. Pur strettamente unito all’altare, il luogo della Parola di Dio è una realtà a sé stante. La storia liturgica ci ha mostrato che l’ambone è sempre stato posizionato fuori o al limite del presbiterio, il quale non è il luogo riservato ai presbiteri ma proprio dell’altare. La Parola talvolta richiede una celebrazione tutta sua, altre volte è messa in relazione con l’altare: l’ambone deve, quindi, esprimere allo stesso tempo questa distinzione e questa unione. Nella nota pastorale «La progettazione di nuove chiese» della CEI (1993) si chiede che «la sua forma sia correlata all’altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso; la sua ubicazione sia pensata in prossimità all’assemblea [anche non all’interno del presbiterio, come testimonia la tradizione Liturgica]» (9). Se da una parte la riforma conciliare ci ha portato alla riscoperta dell’ambone, dall’altra, nell’economia spaziale dei luoghi liturgici, ci richiama alla sua relatività e alla sua propria iconicità. [8-continua]

Medjugorje, 25 dicembre 2022

“Cari figli!

Oggi vi porto mio Figlio Gesù

perché siate la Sua pace

e il riflesso della serenità e gioia del Cielo.

Pregate, figlioli,

perché siate aperti ad accogliere la pace,

perché molti cuori sono chiusi

alla chiamata della luce che cambia i cuori.

Sono con voi e prego per voi

affinché vi apriate

ad accogliere il Re della Pace

che colma i vostri cuori

di calore e benedizione.

Grazie per aver risposto

alla mia chiamata.”