Programma dal 24 maggio al 1 giugno 2025

Letture: Atti degli Apostoli 15,1-2.22-29 / Salmo 66 / Apocalisse 21,10-14.22-23

Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,23-29)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 24
Domenica 25 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Guadagnini Silvana

Lunedì 26
Martedì 27
Mercoledì 28
Giovedì 29 18.30 + Montesi Natale
Venerdì 30
Sabato 31 18.30 + Calderoni Paola
Domenica 01

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Maggio – Giugno 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 25

VI di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 16.00 (oratorio) : Festa di fine anno per i partecipanti al progetto “Aiuto allo studio”.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

Lunedì 26 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Martedì 27 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 28 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.15 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 29 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Venerdì 30 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (C.E.M.I.) : Processione con l’immagine della B. Vergine della Consolazione di ritorno al suo santuario.(vedi sotto)

Sabato 31

Visitazione della B.V. Maria

S. Messa ad orario prefestivo

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 01

Ascensione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Da lunedì 9 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per 5 settimane, come preannunciato.

La processione di Ritorno al Santuario

Partenza dalla Comunità Educativa Maria Immacolata, v.le Zaganelli, via Roma, v.le Alighieri, via Amendola, via Sangiorgi, via Berlinguer, via Mentana, v.le Zaganelli, via J. F. Kennedy, via S. Giovanni XXIII, v.le Cimitero fino al Santuario.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 15,26-16,4a Gv 16,5-11 Gv 16,12-15 Gv 16,16-20 Gv 16,20-23a Lc 1,39-56

Vivere il mistero – Il Signore Gesù nel Vangelo di questa domenica ci fa risalire fino al Padre quale fonte e modello di relazione e di amore infinito: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il momento è assai grave! Il Signore annuncia ai suoi discepoli che sta per allontanarsi visibilmente da loro, eppure li vuole lasciare nella «pace» (14,27) e non nel turbamento. Questa «pace» la si acquisisce e la si conserva osservando la sua parola che, interiormente, non solo assicura, ma persino approfondisce la sua presenza. Le parole del Signore Gesù sono particolarmente dense: ora Gesù non sarà più a portata di mano, passando al Padre inaugura un nuovo modo di vivere la relazione. Potremmo dire che la sua presenza alla quale i discepoli, non solo sono ormai abituati, ma giustamente anche profondamente legati, sarà ormai a «portata di cuore». In questo modo il Cristo, attraverso il mistero della sua Pasqua, diverrà alla portata di ogni uomo e donna che si aprono alla fede accogliendo l’amore del Padre e del Figlio che ha ormai un volto e un nome: Spirito Santo. Si tratta non di una diminuzione di presenza, ma di un salto di qualità vertiginoso il quale permette, a ciascuno dei discepoli, di vivere della stessa vita del Maestro. Il Cristo Signore se ne va verso il Padre e la sua carità ci spinge a non essere negligenti, nei confronti del dono dello Spirito poiché da questa attenzione, che si fa accoglienza, dipende la sua vita in noi e, attraverso di noi, la sua presenza nel mondo. La cosa che sembra stare massimamente a cuore al Signore, mentre guarda diritto in faccia il mistero della sua passione imminente, è la serenità dei suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (14,27). Se il nostro cuore è in pace, allora non potremo che trovare, sempre, il modo per regalare questa medesima pace e serenità a tutti. Questo desiderio ci obbliga a cercare il «bene» di ciascuno senza mai imporre obblighi che appesantiscano inutilmente ed eccessivamente il cammino che è già normalmente così faticoso ed esigente. Il bene di tutti sembra passare attraverso il discernimento di ciascuna di quelle che sono le «cose necessarie» (At 15,28). A partire da questo alleggerimento radicale che sta a fondamento della vita della Chiesa di sempre e che ne dovrebbe sempre guidare le scelte, possiamo comprendere meglio la parola dell’Apocalisse che mette al centro, sempre e solo, il mistero di Cristo risorto fino a dire: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). Eppure, non possiamo e mai dobbiamo dimenticare che l’amore si nutre al seno della separazione, ai seni delle separazioni. Così la più grande promessa che l’amore può fare è: «Tornerò!» (Gv 14,28). L’amore è sempre un «tornante», una realtà che procede in modo ellittico, che sempre si eleva ma che talvolta si perde di vista mentre diventa più alto, più maturo, più vero. Ma quale angoscia quando girando lo sguardo non lo si vede più e quale consolazione quando lo si scorge da lontano ricomparire sempre là, ma un po’ più in là: «Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino» (Ap 21,11). Nel tempo della separazione, la comunione e la comunicazione si attuano attraverso la memoria che è dono e opera dello Spirito il quale «vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14,27). Solo il ricordare dà spessore all’amore e alla relazione! Solo il ricordare rende possibile che nell’assenza e nella distanza penetri e si radichi la presenza di un senso ancora più forte e profondamente sperimentabile. L’Apocalisse dice: «Non vidi alcun tempio in essa» (Ap 21,22) poiché la presenza va cercata non più in una consistenza palpabile, ma in una luce interiore che scalda diffusamente senza essere imprigionata: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [] (di Jesus Castellano Rivera)

Nell’attuale desiderio di vivere in pienezza ciò che è celebrato nella santa liturgia acquista una grande importanza la considerazione della liturgia stessa come mistagogia. Tecnicamente, mistagogia è un termine legato alla costellazione semantica di “mistero“, “mistica“,”myeo “, nel senso di iniziare, con la precisa accezione di introduzione, iniziazione, rivelazione, pedagogia personalizzata o comunitaria per arrivare alla comprensione ed esperienza dei misteri. Questo termine, “mistagogia“, così caro alla tradizione liturgica e spirituale dell’antichità cristiana, poi sparito dal linguaggio corrente, sta diventando familiare nell’ambito della teologia liturgica e spirituale. E’ entrato perfino nei documenti della Riforma liturgica e della Santa Sede. Con varie accezioni che è doveroso ricordare. Segnaliamo prima di tutto il riferimento esplicito ad un tempo della vita cristiana chiamato “mistagogia” che si ritrova nel Rituale dell’iniziazione cristiana degli adulti. Infatti nelle Premesse generali o Introduzione, si considera come mistagogia l’ultima tappa dell’iniziazione cristiana, quella che segue la celebrazione dei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia, al termine del cammino iniziato con il precatecumenato ed il catecumenato. Di tale momento si afferma: «Dopo quest’ultimo grado, la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella meditazione del Vangelo, nella partecipazione all’Eucaristia e nell’esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica della vita. Questo è l’ultimo tempo dell’iniziazione, cioè il tempo della “mistagogia” dei neofiti». (1- continua)

Il congedo di Papa Francesco,il dono di papa Leone XIV

di don Pietro Marchetti, parroco

Un tempo di Pasqua e un Anno Santo che certamente passerà alla storia: il giorno di Pasqua, papa Francesco ha voluto, per l’ultima volta salutare e benedire quel popolo di Dio che ha guidato per dodici anni, prima di congedarsi. Non si è risparmiato fino all’ultimo e le sue ultime parole spese per invocare dal Signore il dono della pace per questo mondo martoriato da tanti grandi e piccoli conflitti, per ricordarci che il disarmo è una strada per arrivare alla pace definitiva. E la risposta del popolo di Dio che si è sentito amato da questo Papa e padre si è manifestata nell’interminabile corteo di persone che hanno voluto rendergli omaggio in san Pietro, prima dei funerali e durante gli stessi e lungo il tragitto che lo portava alla chiesa dove ha chiesto di riposare in attesa della resurrezione finale, in compagnia della Beata Vergine Maria a cui papa Francesco era molto devoto e alla cui protezione ricorreva all’inizio e al termine di ogni suo viaggio pastorale.
Ora noi siamo chiamati a fare tesoro degli insegnamenti e degli esempi che Lui ci ha donato.
Ma il Signore, sempre attento e premuroso verso la sua più grande creatura che è la Chiesa, ha provveduto immediatamente a donarle un nuovo pastore, perché in continuità con il ministero di Pietro possa farle proseguire il cammino nel tempo odierno, tempo di Grazia e di Redenzione.
Lo Spirito Santo ha provveduto a dare al mondo intero il dono del nuovo Papa nella persona di Leone quattordicesimo.
Le preghiere del popolo di Dio, sono state ascoltate, un popolo che non voleva rimanere a lungo “orfano di padre”, un’opera straordinaria dello Spirito Santo che in poco tempo (neppure 48 ore) è riuscito a mettere d’accordo 133 cardinali provenienti da tutto il mondo e ad eleggere davvero in tempi rapidissimi il nuovo Pontefice.
Questo Conclave non passi inosservato, perché è stato un grandissimo esempio di sinodalità; fossimo così rapidi anche noi a cercare insieme la volontà del Signore nella nostra vita parrocchiale, ma purtroppo siamo ancora troppo preoccupati di far passare le nostre idee personali, e guai se non passano, perché arrivano subito alle minacce: “me ne vado” o parole simili, forse ancora ben lontani dall’essere veramente strumento dello Spirito Santo e segno di quella unità e sinodalità che i Cardinali ci hanno testimoniato, oltretutto stupendoci ancora una volta, per aver scelto, non quel candidato che gli uomini volevano con i loro stupidi sondaggi, ma il candidato che Dio ha voluto e che ci ha spiazzato tutti, come al solito.
Accogliamo con gioia Papa Leone XIV che fin dal suo saluto, la sera stessa della elezione, ci ha ricordato che la pace, l’amore, l’unità, la sinodalità, i ponti da costruire nelle relazioni tra di noi, debbono essere fondati su Cristo perché Lui solo ne è la sorgente vera, autentica.
Ora a noi il compito di accoglierlo, ascoltarlo, conoscerlo e seguirlo, perché così facendo ascolteremo, conosceremo e seguiremo Cristo buon pastore. Buon cammino insieme a Papa Leone XIV, preghiamo sempre per lui e per noi affinché siamo docili alla sua guida.

Programma dal 19 maggio al 25 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 14,21b-27 / Salmo 144 / Apocalisse 21,1-5a

Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

 

18 maggio Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.

Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 17 18.30 + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)
Domenica 18 18.30 + Sangiorgi Gian Battista
Lunedì 19
Martedì 20
Mercoledì 21
Giovedì 22 18.30 + Adriano Castelli
Venerdì 23
Sabato 24
Domenica 25 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

 

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C
Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 18V di Pasqua Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Lunedì 19 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.Ore 21.15 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 20 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 21 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.Ore 21.15 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 22S. Rita da Cascia S. Messa ad orario feriale.(Dalle ore 9.00 alle 12.00 e dopo la S. Messa delle ore 18.30) benedizione delle rose nella memoria di S. Rita

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Venerdì 23 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Bolognano. (vedi sotto)
Sabato 24 Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.Ore 20.30 (Santuario B.V. del Molino) : Processione di ingresso della B.V. del Molino fino alla chiesa della Collegiata.
Domenica 25VI di Pasqua Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)Ore 16.00 (oratorio) : Festa di fine anno per i partecipanti al progetto “Aiuto allo studio”.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

 

La processione nel quartiere Bolognano

Partenza dalla Chiesa di S. Paolo, corso V. Veneto, p.za U. Ricci, via Martiri della Libertà, via Padre Costa, via Decorati al Valor Civile, via Fratelli Cervi, via Berardi, via Moro, via A. De Gasperi, (breve sosta davanti alla Caserma dei Carabinieri), via Togliatti, via Padre Costa, via Pertini, via Gramsci, via Risorgimento, p.za Marmirolo, via Ricci Signorini fino alla Chiesa di S. Paolo.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 14,21-26 Gv 14,27-31a Gv 15,1-8 Gv 15,9-11 Gv 15,12-17 Gv 15,18-21

 

 

Vivere il mistero – Il Signore Gesù nel Vangelo di questa domenica ci aiuta a capire meglio cosa sia questa vela che è capace di portare la nostra vita sempre di più al largo, permettendoci di avanzare sicuri e gioiosi sull’abisso del mare delle nostre paure e dei nostri timori. La sua parola è semplice, essenziale, fondamentale: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri, (Gv 13,34). L’Evangelista tiene a specificare come il Signore Gesù abbia atteso che Giuda fosse «uscito» (13,31) prima di dare ai suoi discepoli il mandato di essere più che apostoli, dei veri riflessi della sua stessa unione con il Padre: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (13,35). Un segno distintivo dell’amore è la capacità di rispettare e, per certi aspetti, di amare persino il rifiuto dell’amore! Per questo il Signore lascia partire nella «notte» (13, 30) della sua scelta di un cuore turbato e deluso uno dei suoi apostoli, senza imporgli inutilmente il fardello di un appello ad amare cui ormai la vita di Giuda si è completamente chiusa. Il Signore Gesù ama fino a saper portare una chiusura che non può essere forzata dall’amore se non nella forma dell’assoluto rispetto del non-amore. Come scriveva e continuava a dire Raoul Follerau: «La carità è l’ordine che regna nella stessa vita di Dio e si fa riflesso per noi della sua eternità» e aggiunge «solo cosi potremo diventare veramente umani».
Pertanto, la nostra umanità è come la nave evocata nella prima lettura: essa può avanzare sfidando le correnti e le onde o accondiscendendo ai venti solo nella misura in cui spiega la propria vela al soffio dello Spirito. La nota introduttiva del Vangelo di oggi non è semplicemente un modo per contestualizzare la Parola di Gesù ai suoi discepoli, ma ci permette di capire fino a che punto il «comandamento» (Gv 13,33), che il Signore affida ai suoi, radichi in un’esperienza di dono assoluto. Solo «quando Giuda fu uscito dal cenacolo» (13,31) consumando così il suo distanziarsi dal Signore Gesù, questi, invece di commentare il tradimento, si chiede e chiede un di più di amore, una misura ancora più grande di passione. Il Signore conosce il nostro cuore come conosceva il cuore di Giuda e sa bene quanto, la misura del nostro amore, sia povera e fragile. È per questo che non ci chiede di amare, ma di imitare il suo amore facendocene avvolgere e, per la sua forza vitale, continuamente ricreare dalle fondamenta della nostra interiorità. Il Signore Gesù non si accontenta di dire: «che vi amiate gli uni gli altri», ma aggiunge: «Come io ho amato voi, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri» (13,34). Ciò che Giovanni attesta di vedere nell’Apocalisse è ciò che noi tutti attendiamo di vedere: «un nuovo cielo e una terra nuova» (Ap 21,1). Questo nuovo cielo, questa nuova terra non possono che essere il frutto dell’accoglienza piena e generosa di quel «comandamento nuovo» (Gv 13,32) che sta sulle labbra del Signore Gesù proprio come l’invito ad accoglierlo come «sposo» (Ap 21,2) della nostra vita per farci iniziare all’arte dell’amore. E l’amore è sempre contemporaneo al desiderio che viene colto e accolto dall’occhio del cuore capace di vedere così in profondità da andare oltre ogni apparenza. L’amore è sempre «ora» (Gv 13,31) ed è nella forza di un presente assoluto capace di dare futuro a ogni memoria. L’amore è l’unica realtà che può rendere Dio «glorificato», dalla e nella nostra vita. Perché amando diamo spazio e peso al disegno di Dio sulla nostra umanità facendo del nostro umano cammino una tappa della sua rivelazione. Di fatto non c’è nulla di nuovo nel comandamento del Signore, ma ciò che fa tutto completamente nuovo è quel «come io» (13,34) che fa del nostro cammino un continuo riflesso del suo essere in mezzo a noi: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio con loro» (Ap 21,3). Questa presenza asciuga ogni «lacrima» e supera ogni «morte» attraverso il fuoco dell’amore che gonfia e sospinge la vela del cuore. La parola del Risorto, che la Chiesa è chiamata ad accogliere e annunciare, non è un «messaggio», è una vera e propria modalità di esistenza: uno stile di vita! Il comandamento nuovo di Gesù rende l’amore, che da sempre fa dell’uomo l’immagine di Dio, la realtà che può continuamente rendere nuovo «il cielo e la terra» (Ap 21,1). L’immagine della «pronta sposa adorna per il suo sposo» (21,2) dà speranza al Giuda che è dentro di noi: sì, con l’amore ogni cosa può essere vissuta di nuovo e in modo completamente «nuovo». Non solo: ogni realtà può essere accolta e affrontata «come» Gesù ha fatto e farebbe al nostro posto ossia: sempre e solo con un di più di amore e senza una sola parola di recriminazione o di lamentela perché il male non sia amplificato, ma ridotto alla sua essenziale nullità e inesistenza. La «porta della fede» (At 14,27) che si apre a tutti e che permette a ciascuno di entrare in questi «cielo nuovo e terra nuova», non è altro che l’imitazione del modo di essere al mondo del Signore Gesù e che è stato affidato, come modalità di essere suoi testimoni, alla Chiesa tutta e a ogni credente. Cerchiamo di attraversare la «porta della fede» con una consapevolezza accresciuta poiché la parola e il mistero del dono di Cristo Risorto ci spingono ad andare, oltre tutte le nostre resistenze, verso un amore sempre più ampio. Questo nostro amore che risponde all’amore ci permette di varcare la soglia di un mondo nuovo dandoci la forza di vivere in modo completamente nuovo. (p. Michael Davide Semeraro)

Programma dal 12 maggio al 18 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 13,14.43-52 / Salmo 99 / Apocalisse 7,9.14b-17

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

 

11 maggio

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 10

18.30

  • + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Bartolini Cristina

Domenica 11

18.30

+ Liverani Paolo

Lunedì 12

18.30

+ Giuseppe e Domenico

Martedì 13

8.00

Per Ilaria e famiglia (viventi)

Mercoledì 14

   

Giovedì 15

   

Venerdì 16

   

Sabato 17

18.30

  • + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

Domenica 18

18.30

+ Sangiorgi Gian Battista


Orario Confessioni
Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C

Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 11

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 12

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Martedì 13

B.V. Maria di Fatima

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Mercoledì 14

S. Mattia Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 15

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Venerdì 16

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Fruges. (vedi sotto)

Sabato 17

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 18

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.


La processione nel quartiere Fruges

Via Mameli, via IV novembre, via Ricci, via Argine S. Paolo, via XI maggio, via S.Giacomo, v. le Martiri della Libertà, via Baffé e Foletti, p.le Falcone, (sosta), poi via Baffè e Foletti, v.le Martiri della Libertà, via Tiglio, via S. Giacomo, via Mameli.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 10,1-10

Gv 10,22-30

Gv 15,9-17

Gv 13,16-20

Gv 14,1-6

Gv 14,7-14

 

Vivere il mistero – Durante la Veglia pasquale abbiamo ancora una volta – come ogni anno – letto il racconto della prova di Abramo cui il Signore chiede di offrire in olocausto il proprio figlio. Il testo ebraico è costruito su una simpatica quanto drammatica ambiguità poiché lo stesso termine – tal’ja (che indica l’agnello) – rischia di indicare anche il figlio. Così al cuore del tempo pasquale il mistero del Figlio e dell’Agnello ci vengono riproposti magnificamente dalla liturgia. Nel breve Vangelo di questa domenica colui che, indirettamente (nei versetti che leggiamo quest’anno) si considera pastore, sa di avere delle pecore che ne ascoltano la voce e lo «seguono» (Gv 10,27). Quando parla di se stesso, in realtà, Gesù lo fa riferendosi in modo forte a quel Padre che in un solo versetto viene evocato per ben tre volte: «Il Padre mio che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strappare dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30). In questa unità di comunione sostanziale sta il fondamento di quel cammino verso l’unità e la condivisione di un medesimo respiro cui è chiamata tutta l’umanità nella misura in cui si lascia guidare come suo «pastore» (Ap 7,17) da colui che si è fatto amorevolmente «Agnello». Ancora una volta la liturgia crea una magnifica corrispondenza: se per tre volte nel Vangelo viene evocato il Padre, per tre volte, nella prima lettura si parla dell’Agnello. Questo Agnello è, esattamente, quel Figlio che ci apre a una comunione e relazione con Dio definitivamente riscattata da ogni ombra di paure e di servitù per aprirci allo spirito della figliolanza in cui ci sentiamo e siamo veramente liberi. La visione del veggente di Patmos diventa così un’iniezione di speranza: «Vidi: ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello» (7,9).
Spesso nell’Apocalisse troviamo piuttosto l’attitudine dello stare prostrati in adorazione, qui invece l’attitudine è quella che indica la libertà e la dignità che, proprio in virtù del mistero pasquale di Cristo Signore, ci rende vittoriosi su ogni forma di paura e di diminuzione di dignità: «avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani». A questo punto potremmo riprendere quella che si potrebbe intendere come un’acclamazione nel ritmo narrativo della prima lettura: «Si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero» (At 13,48). Verrebbe da chiedersi in che cosa «credettero?» Dovremmo chiederci in che cosa noi stessi crediamo e forse la risposta è che il senso profondo della nostra fede in Cristo, morto e risorto, è sentirci sempre di più veramente figli del Padre tanto da lasciarci portare nella sua «mano» (Gv 10,29) con una fiducia e un’allegrezza impareggiabili. Il Signore Gesù non si lamenta delle sue pecore. Al contrario, né è profondamente felice. Il legame tra il pastore e le pecore non è solo di conoscenza, ma di un tipo di conoscenza che sfocia nell’amore. Proprio questo amore rende Gesù fiero delle sue pecore e sicuro del fatto che esse apprezzeranno il dono di «vita eterna» (10,28), dono che non è altro che la gioia di stare insieme e di rimanere vicini. Il bel pastore non ha dubbi, proprio come nessun dubbio attraversa il cuore dell’innamorato: «Nessuno le strapperà dalla mia mano». Dopo aver fatto memoria dei grandi pastori che preparano l’Avvento del Cristo-Pastore – Abele, Abramo, Giacobbe, Mosé, Davide… – Basilio di Seleucia conclude dicendo: «Ma guardiamo ora il nostro pastore, Cristo; guardiamo il suo amore per gli uomini e la sua mansuetudine nel condurli ai pascoli. Gioisce delle pecore che lo circondano e cerca quelle che si smarriscono. Né monti, né foreste gli sono di ostacolo; corre nella valle dell’ombra per giungere al luogo dove si trova la pecora smarrita. Fu visto negli inferi per dare il segnale del ritorno; per questa via si prepara a stringere amicizia con le pecore. Ora, ama Cristo chi accoglie con attenzione le sue parole» (Basilio di Seleucia, Discorsi,26,2). Ancora oggi il Signore Risorto dà il segnale del ritorno a casa come il pastore che, con il suo fischio e i suoi versi, invita le greggi a rientrare nelle stalle e negli ovili, dopo una lunga giornata di pascolo, per riposare e dare il frutto quotidiano del latte. È il Signore Gesù che posa ciascuno di noi nella grande mano di Dio dopo averci portato amorevolmente sulle sue spalle di buon pastore e facendoci così ritrovare la strada perduta della fiducia, della gioia, della speranza… in una parola della figliolanza proprio nel turbine della «grande tribolazione» (Ap 7,14). L’esperienza che siamo chiamati a fare riposando nella grande e dolce mano del Padre è l’esperienza di ritrovare la propria sicurezza nell’intimità di un abbraccio che ci restituisce a noi stessi. L’Apocalisse ci ricorda che, in questo nostro ritorno a casa, potremo sperimentare, dopo la gioia di essere stati nutriti e custoditi, anche quella di essere consolati: «Sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap7,17). Questa consolazione è il sigillo e il segno della nostra relazione con il Signore. Nella prima lettura viene evocato un momento difficile della relazione tra i discepoli e la loro comunità di origine, eppure alla fine troviamo che: «i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo» (At 13,52). In questa domenica, che segna lo zenit del tempo pasquale, vogliamo lasciarci accarezzare e consolare dalla mano e dallo sguardo di Cristo pastore per superare ogni timore ed andare oltre ogni ansia… persino quella di volere essere delle buone pecore. Ci basti poter contare sull’intoccabile bontà di quel pastore che non ha esitato a dare la sua stessa vita per noi e che ogni giorno non solo ci guida, ma pure ci accarezza con la sua mano forte ed amorevole. (p. Michael Davide Semeraro)

Programma dal 05 maggio al 11 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 5,27b-32.40b-41 / Salmo 29 / Apocalisse 5,11-14

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

 

04 maggio

Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-19)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 03

   

Domenica 04

10.30

18.30

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Ruffini Armanda (5° anniv.)

Lunedì 05

18.30

+ Rizzi Luigi (detto Carlo) e Mara Signani e famiglia

Martedì 06

   

Mercoledì 07

   

Giovedì 08

   

Venerdì 09

8.00

+ Pirazzini Virgilio

Sabato 10

18.30

  • + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
  • + Bartolini Cristina

Domenica 11

   

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 20.30 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

 

 

Anno : C

Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 04

III dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 05

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Martedì 06

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Mercoledì 07

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 08

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di Maggio

Venerdì 09

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Meletolo. (vedi sotto)

Sabato 10

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 11

IV dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere Meletolo

Partenza dalla chiesa di S. Paolo, via dei Lombardi, via Bassi, via Saffi, v.le Quadri, v.le Baravelli, v.le della Resistenza, via Vicini, p.za Pascoli (dove si farà una breve sosta); poi v.le Baravelli, via Grieco, v.le Dante Alighieri, v.le della Resistenza, via Pisacane, via Torchi, via Bassi, (breve sosta all’Oratorio), via Saffi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

 

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 6,22-29

GV 6,30-35

Gv 6,35-40

Gv 6,44-51

Gv 6,52-59

Gv 6,60-69

 

Vivere il mistero – L’invito che sta al cuore della liturgia di oggi è quello che il Signore fa ai suoi discepoli e rivolge anche a ciascuno di noi: «Venite a mangiare» (Gv 21,12). Proprio come fa una madre con i membri della propria famiglia così fa il Signore con i suoi discepoli e con noi ancora oggi. Mentre tutti sono dispersi dietro alle loro occupazioni e capricci, risuona la voce della donna di casa: «È pronto, venite a mangiare». L’aggiunta giovannea al suo Vangelo è come se fosse una risposta possibile a una domanda ricorrente nel cuore dei discepoli di ogni tempo e che, certamente, si affaccia pure al nostro cuore: «come riconoscere il Risorto?». Il racconto evangelico che la liturgia ci fa leggere in questa domenica, evoca «la terza volta, nella quale il Signore si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti». Siamo di fronte a una rivelazione della tenerezza e di una tenerezza contagiosa. Come una madre che nutre i propri figli e li raduna attorno alla tavola di casa ristabilendo, attraverso i profumi della cucina i legami più intimi e aiutando a superare le inevitabili fatiche e tristezze, così il Signore cerca di creare l’occasione per i suoi discepoli non solo di ricominciare a lavorare insieme, ma pure di prendere cibo e riposo insieme. L’evangelista Giovanni ci porta ben lontano, veramente al largo nella necessaria comprensione del mistero di Cristo che, risorto dai morti, continuamente ci precede nelle vie della vita. Mentre gli apostoli cercano di ritrovare se stessi dopo il dramma pasquale recuperando, per così dire, la vita di sempre. il Signore risorto stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù mentre il Maestro sapeva bene chi erano i suoi discepoli. La Pasqua ha cambiato realmente tutto e in modo così radicale che non basta riprendere le abitudini di prima per ritrovare il proprio cammino. E necessario fare i conti con la Pasqua! Il Signore Gesù sta sulla riva per aiutare e accompagnare i discepoli a non far finta di nulla e a non dimenticare tutto ciò che è avvenuto e di cui sono chiamati a essere responsabili. Il Signore risorto aiuta i suoi a fare memoria e quindi essere in grado di fare un passo avanti nella loro intima comprensione del mistero della vita, piuttosto che cercare in tutti i modi di tornare indietro alla vita di sempre. Se ci lasciamo guidare dalla sapienza della liturgia, possiamo mettere in parallelo il passo dell’Apocalisse con ciò che ci viene raccontato dal Vangelo. È come se si trattasse di due liturgie: una celeste e l’altra terrestre, una cultuale e l’altra esistenziale. Eppure sarebbe proprio la riva del lago a essere il luogo più giusto e più vero per sciogliere il proprio cuore nell’acclamazione: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli» (Ap 5,13). Si potrebbe osare un’immagine che rasenta la banalizzazione irriverente, ma che pure rischia di essere particolarmente efficace: nel mistero dell’abbassamento pasquale del Verbo fatto carne, Dio ormai «siede sul trono» come una madre di famiglia sta ai fornelli per poter invitare tutti con amorevole allegrezza: «Venite a mangiare» (Gv 21,12). Solo dopo i gesti della tenerezza e della bontà, così com’era già accaduto alla vigilia della sua passione nel cenacolo, il Signore Gesù può parlare persino, e ancora una volta, di «morte» e rinnovare il suo appello: «Seguimi». Solo se avremo potuto ritrovare interamente la nostra intima familiarità con il Maestro e il Signore della nostra vita potremo, come i discepoli, accettare persino di essere maltrattati e flagellati senza per questo smettere di essere lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù (At 5,40). Chissà se ci siamo accorti che Gesù ci aspetta sulla riva, (Gv 21 ,4) con lo stesso atteggiamento – forse persino con lo stesso grembiule – della vigilia di Pasqua e ci chiede di mangiare con lui, di mangiare di lui per fare finalmente il punto sulla verità e intensità del nostro amore. Se, infatti, c’è una «terza volta» per Gesù di venirci incontro, prima o poi, c’è pure una «terza volta» perché noi diciamo, in verità, chi siamo diventati: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». La fecondità pasquale, se è il frutto maturo del cammino di Gesù in mezzo a noi, rappresenta anche una rottura radicale nel modo della sua presenza. Ciò viene suggerito da una sorta di trasformazione numerica che, per gli antichi, è il modo più adeguato per indicare un radicale e irreversibile mutamento del reale. I discepoli non sono né i Dodici, né gli Undici degli altri racconti della risurrezione: questa è infatti la «terza volta»! Per questa occasione sono ormai sette, numero che indica la pienezza e la perfezione come nel settenario della creazione. Ma soprattutto essi non vengono ricordati con l’evocazione di un numero, ma con la precisa ripetizione del nome di ciascuno dei primi tre, l’evocazione del legame di altri due e un numero infine che lascia aperto ogni nome possibile: «Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli» (21,2). A questo compare un modo nuovo di porsi: «lo vado a pescare» cui segue un «Veniano anche noi con te». Vi è un’ultima parola del Risorto: «Seguimi». Ormai è il tempo della solitudine, del cammino della fede vissuto, certo e necessariamente, in comunione profonda con gli altri discepoli, ma aperti all’irriducibile dell’esperienza personale che è unica e irripetibile: «e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21,18). (p. Michael Davide Semeraro)

Programma dal 26 aprile al 04 maggio 2025

Letture: Atti degli Apostoli 5,12-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9-11a.12-13.17-19

Rendete grazie al Signore perché è buono.

 

27 aprile Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 26

   

Domenica 27

18.30

Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

+ Pia e Francesco

+ Ladogana Carolina, Conte Anna e Conte Mario

Lunedì 28

   

Martedì 29

8.00

+ Montesi Natale

Mercoledì 30

   

Giovedì 01

   

Venerdì 02

8.00

+ Bertuzzi Onorato

Sabato 03

   

Domenica 04

18.30

+ Ruffini Armanda (5° anniv.)

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Aprile – Maggio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 27

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Ore 16.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Lunedì 28

Ore 20.30 (Cattedrale) : S. Messa in suffragio di papa Francesco

Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Martedì 29

S. Caterina da Siena

S. Messa ad orario feriale

Giovedì 01

S. Giuseppe lav.

Pellegrinaggio parrocchiale mariano ad Assisi

NON c’è la S. Messa in S. Paolo

Venerdì 02

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere S. Paolo. (vedi sotto)

Sabato 03

Ss. Filippo e Giacomo ap.

(Nel pomeriggio) : Ritiro per i fanciulli che si preparano al sacramento della Prima Comunione

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 04

III dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere S. Paolo

Via XIII aprile, piazza Mazzini, via Garibaldi, via Piave, via Bagnarolo fino al n° 1 (sosta con benedizione), via Bagnarolo, via Piave, via Bonvicini, via Monte Grappa, piazza Costa, via Roli

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 3,1-8

Mt 11,25-30

Gv 3,16-21

Mt 13,54-58

Gv 6,1-15

Gv 14,6-14

 

Vivere il mistero – Attorno alla ritrovata presenza del Risorto viene risanata la nostra fede sempre un po’ malata, debole, fragile: guariti nella profondità del nostro cuore «incredulo» veniamo restituiti e reintegrati nella comunità di fede. La figura di «Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo» (Gv 20,24) racchiude ed è simbolo di una dimensione che tutti noi portiamo dentro e che potremmo definire la «sindrome del gemello». Questo vivere continuamente all’«ombra» (At 5,15) dell’altro che caratterizza il vissuto dei gemelli i quali non sanno che cosa sia vivere senza l’altro avendone condiviso da sempre persino lo stretto ambito del seno materno. Ma fa parte della «sindrome del gemello» anche il bisogno – talora sofferto – di avere una vita propria, realmente autonoma senza comunque poter rinunciare a questo legame con l’altro, costitutivo della propria personalità. Possiamo dire che la figura dell’apostolo Tommaso abita il nostro immaginario discepolare quasi per farci sentire meno soli nella nostra fatica a credere. Questo apostolo ci diventa particolarmente caro quando ci sembra troppo arduo ricominciare a credere nonostante la delusione e il rammarico. Tommaso diventa per ciascun discepolo un compagno di viaggio con cui ci si sente a proprio agio. Con questo apostolo cisi sente più alla pari tanto che possiamo considerarlo come il «Didimo-gemello» di ciascuno di noi. La sua capacità di manifestare fino in fondo il proprio disappunto fino a dichiarare apertamente la sua mancanza di fiducia ci fa sentire meno strani nel nostro bisogno di protesta che talora ci spinge persino a impuntarci: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco io non credo» (Gv 20,26). Fare memoria del modo di Tommaso di vivere il dramma pasquale ci permette di fare spazio alla parte di noi che crede con fatica e fatica a credere senza perdere la fede. Poiché la fede, passata e purificata nel crogiolo del mistero pasquale, è radicalmente provata dall’esperienza del fallimento di ogni immaginazione messianica. Solo così può diventare una fede di relazione personale: «Mio Signore e mio Dio!» (20,28). Tutta la forza di questa professione post-pasquale sta nell’aggettivo possessivo che diventa, come già per Maria di Magdala nel giardino della tomba vuota, un aggettivo di intimità. 0gni esperienza di intimità obbliga sempre a fare i conti con la ricchezza e la povertà di una relazione. Il voler vedere di Tommaso è una scuola di fede piuttosto che un segno di incredulità. Le garanzie che Tommaso richiede e le condizioni che mette alla sua adesione personale a quanto gli altri discepoli gli raccontano, riguardano se stesso e lo riguardano in prima persona. Da buon ebreo Tommaso ha un così grande rispetto per Dio da non poter concedere la sua adesione di fede a chicchessia e in qualsivoglia condizione. Così pure ha rispetto di se stesso per timore e amore del Creatore. La fede non solo non è contraria alle esigenze dell’intelligenza, ma esige l’uso e lo sviluppo della ragione. Come spiega mons. Bouchez: «La fede non è pura irrazionalità. Salto nel vuoto e nell’assurdo, slancio di una coscienza cieca, movimento puramente affettivo, fiducia disordinata, “fideismo” come si direbbe oggi». Tommaso ci ricorda che la fede non è adesione a una notizia credibile per l’autorità di chi ce la trasmette – oggi potrebbero essere i mass media di ogni genere – ma è un rischio personale. Si tratta di un’adesione che passa per una revisione generosa delle proprie posizioni e una rilettura onesta delle proprie ferite nella relazione con se stessi, con gli altri, con Dio. Il contatto diretto e intimo con le piaghe del Risorto non ci crocifiggono nel complesso di colpa. Il tocco che il Crocifisso vivente ci dona di sperimentare, risuscita in noi una nuova possibile forma di relazione personale. […] Questo venire di Gesù, nella discreta potenza della sua risurrezione, sembra un modo per rassicurarsi che l’amore, la comunione e la discepolare complicità dei discepoli, non solo si ristabilisca, ma quasi venga rafforzata e approfondita. La conclusione del Vangelo di questa domenica può diventare per noi una sorta di mappa spirituale per verificare l’efficacia del mistero pasquale nella nostra vita: «Gesù in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome» (20,30-31). Abbiamo bisogno di «stare insieme», (At 5,12) per poter fare esperienza della visita del Risorto che ci incontra in modo del tutto personale, diventando non solo «mio Signore e mio Dio» (20,28), ma «mio fratello gemello» senza il quale la mia vita non esiste come vita di relazione, di condivisione e di amore. (p. Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Ma tutto ciò, se anche ben concepito e organizzato, non è ancora sufficiente. Pure «la miglior catechesi, che sappia evangelizzare tutte le ricchezze del sacramento, è indispensabile, ma non basta; molte scoperte, e forse le più profonde e durevoli, potranno venire alla luce solo facendo partecipare attivamente i fedeli a celebrazioni veramente centrate su valori essenziali, preparate di volta in volta e adatte alle varie categorie e situazioni, secondo le indicazioni contenute nel RP. Qui lo studio e la preparazione di celebrazioni veramente esemplari sono determinanti per tutto il programma di rinnovamento». Concludendo, ritorna la domanda: confessionale «» o confessionale «no»? Possiamo allora rispondere convintamente: confessionale «anche», per un solo luogo della celebrazione, la chiesa, ma con spazi liturgici molteplici, complementari e dinamici. Tuttavia, bisogna ricordare, che non serve a nulla adoperarci solamente a mantenere o eliminare il vecchio confessionale oppure a trovare altre soluzioni più moderne e adeguate, se prima non si cambia, come singoli e come Chiesa, il modo di intendere, di celebrare e di vivere il sacramento dell’amore e della misericordia di Dio. (7– fine)

Medjugorje, 25 Aprile 2025

“Cari figli,

i venti dell’inquietudine,

dell’egoismo e del peccato

afferrano molti cuori

e li guidano all’inquietudine

ed alla perdizione.

Perciò vi invito, figlioli,

ritornate a Dio ed alla preghiera

affinché possiate star bene nei cuori

e sulla terra, sulla quale vivete.

Vi amo, figlioli,

e perciò non mi stanco

ad invitarvi alla conversione.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

(Con approvazione ecclesiastica)

Programma dal 19 al 27 aprile 2025

Letture: Atti degli Apostoli 10,34a.37-43 / Salmo 117 / Colossesi 3,1-4

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 19
Domenica 20 10.30

18.30

+ Tomaso Sangiorgi, Liliana e Attilio Ragazzini

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ cg. Teseo e Valeria Penazzi

Per le Anime del Purgatorio e per le varie intenzioni di Maria Teresa

Lunedì 21
Martedì 22 8.00 + Adriano Castelli

+ Brusa Sara e Benfenati Anselmo

Mercoledì 23
Giovedì 24
Venerdì 25 9.15 Per i caduti di tutte le guerre
Sabato 26
Domenica 27 18.30 Vivi e defunti famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

+ Pia e Francesco

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.40 : Novena della Divina Misericordia

ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Aprile 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 20

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Lunedì 21 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Martedì 22 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Mercoledì 23 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Giovedì 24 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Venerdì 25 Ore 9.15 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre con la partecipazione delle autorità nell’anniversario della liberazione

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 26 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Domenica 27

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Ore 16.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Visita alle famiglie con benedizione

22 – 24 apr 2025

(dalle ore 15.00)

Lunedì 22 : Via Monte Grappa, Zecca, Oberdan,

Torchi, Saffi, P.za Marconi, P.za Matteotti.

Martedì 23 : Via Borgo Pescatori, Dei Lombardi,

XIII Aprile, Bonvicini, P.za Mazzini.

Mercoledì 24 : Corso Vittorio Veneto, via della Pace.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 28,8-15 Gv 20,11-18 Lc 24,13-35 Lc 24,35-48 Gv 21,1-14 Mc 16,9-15

Vivere il mistero – La domenica di Pasqua celebra la vittoria di Cristo sulla morte. Questa domenica, matrice di tutte le domeniche dell’anno, è una sorta di pregustazione della salvezza definitiva che avrà il suo coronamento nella parusia, quando il Signore ritornerà nella sua gloria immortale. Andiamo alle due pericopi evangeliche proposte dalla liturgia odierna. Le parole di Maria provocano la corsa al sepolcro di Pietro e del discepolo amato. Generalmente questi due discepoli sono citati assieme dall’evangelista Giovanni. Con molta probabilità hanno un ruolo rappresentativo; Pietro incarna l’istituzione, mentre il discepolo amato il carisma. Se il primo riveste un ruolo di autorevolezza, il secondo è l’icona della chiaroveggenza dell’amore. Entrambi sono necessari per giungere atta fede pasquale. Ma Giovanni ci fa attenti ad un verbo: «vedere» sinonimo di «credere». Non a caso questo verbo ricorre con frequenza nel nostro brano e con delle significative sfumature. Quando il discepolo amato giunse al sepolcro «vide i teli posati là» (Gv 20,5). Qui viene utilizzato iI verbo blépein, che indica il semplice vedere sensoriale, fisico. Vi è poi un secondo verbo, theoréin, quando Pietro, giunto al sepolcro: «osservò i teli posati là» (Gv 20,6). In questo caso abbiamo un vedere più riflessivo, attento; un vedere che pondera e cerca di capire. Il terzo verbo è orao, il verbo usato da Giovanni per esprimere la fede, la confessio fidei. Giovanni, infatti, conclude l’episodio affermando che il discepolo amato. «Vide e credette» (Gv 20,8). Giovanni traccia una sorta di itinerario della fede pasquale che, da uno sguardo piuttosto frettoloso sul sepolcro vuoto, giunge al riconoscimento credente. La frase finale appare un po’ enigmatica: «Infatti non avevano ancora appreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (Gv 20,9). I discepoli non avevano ancora visto nella Scrittura una testimonianza della risurrezione di Gesù. E in questo orizzonte che va colto anche il «non sappiamo» di Maria (cf Gv 20,2). Tuttavia, il discepolo amato, vedendo i segni, crede. La Messa vespertina del giorno prevede il famoso racconto dei due discepoli di Emmaus. Questo brano non presenta il conferimento della missione, ma la modalità con cui il Risorto si fa conoscere. Nella sua forma letteraria si rifà alla conversione dell’etiope narrata da Luca in At 8,26-40, dove però viene svolto il tema del battesimo. Gesù si accosta ai discepoli in fuga da Gerusalemme e chiede loro di cosa stanno discutendo lungo la strada. Non chiede chi sono, donde vengono e dove vanno. Chiede qual è l’argomento della loro conversazione. La risposta è un misto di incredulità e meraviglia: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?» (Lc24,18). Ribatte Gesù: «Che cosa?» (Lc 24,19). Gesù vuol far parlare i due, i quali iniziano raccontando i fatti riguardanti il rabbi di Nazareth. Dal loro racconto emerge che erano stati inizialmente conquistati da quel rabbi che appariva come profeta potente in parole e opere. Tutto sarebbe stato bello, ma purtroppo la morte ha frantumato le loro speranze. Per questi due discepoli non c’è continuità tra il profeta potente e il crocifisso. Gesù allora prende la parola è parla di una necessitas divina (cf Lc24,26). La morte in croce non è stata una fatalità, ma rientra nel disegno di Dio, un disegno d’amore di cui la croce ne è la fulgente immagine. Sì, perché solo l’amore può dare senso all’insensatezza della sofferenza riscattando ogni ingiustizia. Se è solo la croce a presentarsi davanti allo sguardo, l’unica reazione è la fuga; se invece è l’amore a parlare dalla croce c’è attrazione. Poi Gesù, attraverso la Parola di Dio, rilegge e interpreta la sua vicenda pasquale. L’apertura delle Scritture provoca l’apertura degli occhi, che rende possibile riconoscere il Signore e riconoscerlo nel gesto della sua offerta, lo spezzare il pane. Se lungo la strada lo vedevano ma non lo riconoscevano, ora lo riconoscono sebbene lui sparisca. Questo non significa che divenga assente; anzi è e rimane presente nella sua modalità di Risorto. L’Eucaristia è, appunto, questa modalità di presenza lungo il cammino della storia. Il laetissimum spatium. La domenica di Pasqua inaugura il laetissimum spatium, come amava dire Tertulliano (160-220), il tempo della gioia per la vittoria della vita sulla morte. Questa gioia traboccante si estende per cinquanta giorni, fino a Pentecoste. A livello spirituale occupa invece tutta l’estensione del tempo in cui la comunità dei credenti vive il suo esodo da questo mondo a Dio e va oltre sfociando nei cieli nuovi e nella terra nuova, dove la festa non avrà mai fine. Il laefissimum spatium è il tempo di Cristo; lui è la vera Pasqua, tanto che Gregorio Nazianzeno (329- 390) affermava: «O grande e santa Pasqua, salvezza di tutto il mondo! lo ti parlo come si parla ad un essere vivente» (Oratio 45,30). È pure il tempo dello Spirito promesso ed effuso dal Signore. È il tempo della Chiesa, nata ai piedi della croce e che nel giorno di Pentecoste ha avuto la sua manifestazione al mondo. E non da ultimo il laetissimum spatium è un’anticipazione del tempo escatologico. Vivere il tempo escatologico significa saper vivere Cristo, la gioia vera, come abbiamo detto. E questo è estremamente impegnativo e difficile; viviamo in una cultura neopagana, siamo attraversati dall’incredulità nell’eterno, per cui il tempo escatologico è un tempo disabitato. La pasqua deve, invece, aiutarci a recuperare la grazia della nuova creazione inaugurata dal Risorto; nuova creazione nella quale l’uomo nuovo ritrova la sua sorgente e il suo fine ultimo, ritrova Colui che ha conosciuto nella fede, amato e seguito nella prova e che è chiamato a contemplare nella gloria. Amen, Alleluia! (p. Sandro Carotta)