Medjugorje, 18 marzo 2025 – Apparizione annuale a Mirjana

“Cari figli!

Con amore materno vi prego:

datemi le vostre mani giunte,

datemi i vostri cuori purificati nella confessione

ed io vi guiderò a mio Figlio!

Perché, figli miei,

soltanto mio Figlio, con la Sua luce può illuminare le tenebre,

soltanto Lui, con la Sua Parola può togliere la sofferenza.

Perciò non abbiate paura di camminare con me

perché io vi guido a mio Figlio, alla salvezza.

Vi ringrazio.”

(Con approvazione ecclesiastica)

Programma dall’15 al 23 marzo 2025

Letture: Genesi 15,5-12.17-18 / Salmo 26 / Filippesi 3,17-4,1

Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Dal Vangelo secondo Luca (9,28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 15 18.00 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
Domenica 16 10.30

18.00

+ Tomaso Sangiorgi

+ Luisi Giovanni, Orlacchio Angelina, Faccani Alessandro e Stefano

+ Fausta, Rina, Magda, Giannina Bighi

Lunedì 17
Martedì 18
Mercoledì 19 18.00 + Vittorio

+ Giuseppe

Giovedì 20
Venerdì 21 20.30 + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo
Sabato 22 18.00 + Adriano Castelli
Domenica 23 10.30 + Baruzzi Bruna

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

 

Anno : C

Marzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 16

II di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 17 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 18 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Ore 21.00 (oratorio) : Incontro per la “Festa della Ripresa”

Mercoledì 19

S. Giuseppe

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Ore 20.30 (oratorio) : Incontro genitori in preparazione alla “Prima Comunione”

Giovedì 20 Ore 20.30 (oratorio) : Incontro genitori in preparazione al Sacramento della Cresima
Venerdì 21

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Sabato 22 Ore 19.00 (oratorio) : Incontro giovani famiglie con cena insieme
Domenica 23

III di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 14.30 (Cattedrale) : Giornata diocesana cresimandi

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Visita alle famiglie con benedizione

17 – 21 Marzo

(dalle ore 15.00)

Lunedì 17 : Via D’Acquisto.

Martedì 18 : Via Castelletto (pari dal n°2 al n°50).

Mercoledì 19 : Via Castelletto (pari dal 54 alla fine).

Giovedì 20 : Via Castelletto (dispari).

Venerdì 21 : Via Moro.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 6,36-38 Mt 23,1-2 Mt 1,16.18-21.24a Lc 16,19-31 Mt 21,33-43.45-46 Lc 15,1-3.11-32

Vivere il mistero – Il Signore Dio, l’Altissimo, si rivolge ad Abram con le parole: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle». In questa seconda domenica di Quaresima sembra proprio che l’invito alla conversione passi attraverso una purificazione di sguardo, di cuore. Siamo invitati a vivere generosamente una sorta di rettificazione dello sguardo della cui povertà e limitatezza dobbiamo renderci consapevoli. Solo così saremo in grado di andare oltre ciò che vediamo con gli occhi, per non diventare patetici nella nostra ansia di controllo: «… se riesci a contarle». C’è una punta di benevolo umorismo nelle parole che l’Altissimo rivolge al suo servo Abram, il quale sta imparando a conoscere Dio in modo assai diverso dalle sue abitudini e immaginazioni idolatriche. Sul monte della Trasfigurazione, ove sembra ci sia il trionfo della vista come organo della percezione più sicura e certa, in realtà è l’ascolto ad essere richiesto. Proprio mentre lo sguardo sembra raggiungere il vertice delle sue possibilità, l’invito alla conversione risuona come una sorta di deviazione: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». L’intento del Signore Gesù, mentre sale verso la montagna, è assolutamente chiaro e viene sottolineato dall’evangelista Luca: «Salì sul monte a pregare». Il Maestro si apparta sul monte non per dare spettacolo, ma per entrare in intimità con quel Dio che egli chiama sempre con il dolcissimo nome di Padre come farà dall’inizio della sua coscienza di uomo e di credente fino all’estremo dono della sua vita. Il mistero, e non tanto il miracolo della trasfigurazione, – termine accuratamente evitato da Luca – è il segno esterno di questo intimo colloquio interiore tra il Figlio che invoca quel Padre che lo riconosce e lo rivela come «Figlio mio». Il fatto che il «suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante», non è altro che la manifestazione della gioia inenarrabile che il Signore Gesù vive nell’intimità della preghiera come luogo di assoluto ascolto dell’Altro. Per Luca non si tratta di «trasfigurazione», egli non usa questo termine, ma semplicemente si tratta di «alterizzazione», in quanto si tratta di un «diventare altro» della sua faccia. Dal punto di vista delle attese e delle immaginazioni dei discepoli, il Signore Gesù diventa irriconoscibile. Il momento della trasfigurazione in realtà segna il tempo offerto ai discepoli per reimpostare il loro sguardo di Gesù. Si tratta di rinunciare alle loro proiezioni per entrare nella chiara luce di ciò che il Signore, con le sue parole e i suoi gesti, rivela di se stesso, del Padre e della nostra stessa vocazione di discepoli. Ciò che è offerto sul monte è un tempo propizio, ma assai delicato e quasi rischioso. Tutto ciò avviene evidentemente di notte poiché i suoi discepoli «erano oppressi dal sonno» e tuttavia vegliarono e restarono svegli e – a fatica – videro la sua gloria. Quando Mosè ed Elia partono, dopo aver parlato con Gesù del suo prossimo «esodo», ecco che Pietro parla. La sua parola è mozzata da una seconda notte, una nube e – come già per Abram – «ebbero paura». Pietro come Abram – come ciascuno di noi- non capisce, anzi fraintende, tentato com’è dal lato estetico di ciò che avviene fino a dire senza sapere che cosa dice: «E bello». Pietro si fa ammaliare da una sorta di bel/ben-essere che è proprio il contrario di ciò di cui Gesù va discorrendo. Per i discepoli di ogni tempo e di ogni luogo la sfida rimane la stessa: passare dall’estetica all’estatica che fa compiere l’esodo sempre doloroso attraverso il bello verso il buono e il vero. Di questo il Signore Gesù andava discorrendo con Mosè ed Elia, ed è di questo che vuole parlare con ciascuno di noi. Sembra del tutto naturale che l’argomento di questa fittissima e luminosissima conversazione sia il «suo esodo». Anche se è del tutto comprensibile che Pietro, invece di mettersi più decisamente in cammino, si lascia prendere dalla tentazione di fermarsi fino a sedentarizzarsi: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne…». Come già per Abram, così per Pietro e per tutti noi è necessario attraversare la fase dell’abbassamento della vista, fino al suo assoluto velarsi nel «torpore» del «sonno» per svegliarsi, in modo più sensibile, all’ascolto. Paolo evoca i «nemici della croce di Cristo». Ci auguriamo certo di non essere annoverati nel numero di costoro, nondimeno è necessario non darlo per scontato. Infatti, ogni volta che ci fidiamo troppo dei nostri occhi, rischiamo di vedere solo attraverso il velo del «terrore» delle nostre paure che ci bloccano. Allora dobbiamo aprire un poco di più le orecchie e lasciarci guidare dalla voce che dentro ci parla e ci guida in modo più sicuro e più certo dei nostri occhi. Un luogo privilegiato per vivere questo esodo interiore è certamente la preghiera che, in questo tempo quaresimale, siamo chiamati a intensificare non solo a livello di tempo, ma per qualità di attenzione e di disponibilità alla conversione. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Tre considerazioni, che diventano tre suggerimenti. Per prima cosa è bene rammentare che il rito sacramentale ha tre forme celebrative. Se ci sono, vanno usate tutte. Sebbene la terza modalità, il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale, sia di fatto (e purtroppo) resa inutilizzabile per la rigidità delle condizioni richieste, ne rimangono altre due con cui celebrare il sacramento. Tra le due, poi, non si può neppure pensare, perché non viene mai dichiarato nel Rituale, che la prima forma individuale sia quella ordinaria e normale. Anzi sembra che si affermi proprio l’opposto: è la seconda da preferire perché ha un valore aggiunto, per opportunità e vantaggi, in quanto «la celebrazione comune manifesta più chiaramente la natura ecclesiale della penitenza» (RP, Premesse n.22). Nella prassi pastorale delle parrocchie invece è celebrata, nel migliore dei casi e non sempre in modo completo, come preparazione immediata al Natale e alla Pasqua o alle prime comunioni e alle cresime. Certamente è una forma impegnativa, per la necessaria preparazione e a volte pure per la scarsità dei sacerdoti, ma sicuramente dal punto divista dello spazio celebrativo, è quella che meglio esprime la ricchezza teologica del sacramento ed è più capace di coinvolgere tutti i poli liturgici più importanti e simbolici della chiesa. (3- continua)

Programma dall’8 al 16 marzo 2025

Letture: Deuteronomio 26,4-10 / Salmo 90 / Romani 10,8-13

Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.

 

Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13)

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 08 18.00
Domenica 09 10..3018.00 + Folli Dante (1° anniv.), Giuseppe, Zaffagnini Giovanna e Folli Enzo+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Matulli Sergio e Camilla

+ Aldo Stanghellini e Luisa Dosi

+ Mariangela, Nino e deff. fam. Fontana e Bighini

Lunedì 10 18.00 + Ricci Francesco, Antonio e Tabanelli Maria+ Pia Mazzetti (anniv.)
Martedì 11
Mercoledì 12
Giovedì 13 18.00 + Cg. Cerfogli Carlo ed Elisabetta
Venerdì 14
Sabato 15 18.00 +Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
Domenica 16 10.3018.00 + Tomaso Sangiorgi+ Fausta, Rina, Magda, Giannina Bighi

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

Anno : CMarzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 09I di Quaresima Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis
Mercoledì 12 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 13 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.Ore 21.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.
Venerdì 14Astinenza Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)Ore 17.00 (S. Paolo) : Via CrucisOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 2a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Domenica 16II di Quaresima Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

10 – 14 Marzo

(dalle ore 15.00)

15 – marzo

(tutta il giorno)

Lunedì 10 : Via Gramsci (pari dal 2 al 10).

Martedì 11 : Via Gramsci (pari dal 12 alla fine), via Gramsci (dispari).

Mercoledì 12 : Viale del Risorgimento.

Giovedì 13 : Viale della Costituzione (dispari).

Venerdì 14 : Viale della Costituzione (pari dal 10 al 38).

Sabato 15 : Viale della Costituzione (pari dal 42 alla fine).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 25,31-46 Mt 6,7-158 Lc 11,29-32 Mt 7,7-12 Mt 5,20-26 Mt 5,43-48

Vivere il mistero – La prima domenica di Quaresima ci riporta sempre e giustamente alle tentazioni di Gesù nel deserto. Mettendoci di nuovo in cammino verso il giardino di Pasqua, attraversando il deserto quaresimale, siamo obbligati a porci alcune domande. La prima che sale al cuore, e forse ci prende alla gola, potrebbe essere articolata così: «Ma cosa significa lasciarsi sospingere nel deserto e là dimorare in attesa – dopo quaranta giorni di digiuno – che si scateni finalmente la tentazione?». Il deserto è lo stato normale della nostra vita. Sotto questo simbolo, cui ci rimanda ogni anno l’inizio della Quaresima, è significato lo spazio in cui sempre di più siamo messi a confronto con la nostra essenza di creature non solo viventi, ma anche consapevoli. Questo nostro carattere di umanità ci obbliga a misurarci con la nostra solitudine. La fame di cui maggiormente noi tutti soffriamo non è, di certo, quella che attanaglia il nostro stomaco, bensì quella che soffoca il nostro cuore affamato di amore, di condivisione, di presenza e, soprattutto, di senso. Nel deserto, il Signore Gesù non solo vince le tentazioni, ma ancor più profondamente, si mostra capace di attraversarle. Infatti, il «tempo» fissato è proprio quello della sua crocifissione quando, dall’alto della sua offerta pasquale, ritroverà la stessa tentazione in forma di insulto. Essa fiorirà amaramente sulla bocca di quanti passeranno sotto la croce del suo dolore e salirà persino alle labbra di uno dei due ladroni che condivideva con lui lo stesso dolore. Siamo alle solite: «Se è lui il Cristo di Dio…» (23,35), «Se tu sei il re dei Giudei» (23,37) e ancora «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi» (23,40). Nel deserto il Signore oppone, al diavolo che lo tenta, il ricorso alla Parola di Dio nella quale ha annegato le suggestioni di successo che gli vengono proposte. Sulla croce la reazione sarà di perfetto abbandono in una silenziosa consegna. Il perfetto abbandono della croce non si improvvisa neppure per Gesù, ma va preparato. Per questo nel deserto il Figlio, appena riconosciuto tale nel momento del suo battesimo, non accetta di dialogare con il male. Al contrario continua a coltivare la relazione intima con il Padre che «vede nel segreto» (Mt 6,6). Nella fatica della solitudine assunta e non subita né fuggita, il Signore assume le conseguenze del suo essere Figlio di quel «Padre» affidabile per il quale sarà il suo ultimo umano respiro: «Nelle tue mani consegno il mio spirito» (23,46). Il cammino di Gesù nel deserto prepara il suo mistero pasquale ed è per questo che la Chiesa, in questa prima domenica di Quaresima, ci fa seguire il Signore in questo luogo di prova e al contempo di rara intimità. A tal fine Luca annota che «era guidato dallo Spirito nel deserto» (4,1). Lo stesso percorso viene proposto a ciascuno di noi inoltrandoci ancora una volta in questo tempo che è l’appuntamento annuale del nostro rimetterci in marcia guidati, sospinti e animati dallo Spirito. Ci incamminiamo per dare un nome a quanto, nella nostra vita, è ancora segnato dall’egoismo e dalla falsa idolatria di noi stessi e aprirci, così, all’esperienza di una salvezza che viene proprio dalla relazione intima e forte con il Signore. L’apostolo Paolo ci incoraggia e, in un certo senso, ci dà una spinta perché non ci lasciamo sopraffare dal timore «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore» (Rm 10,8). ln questo senso il deserto della nostra vita si ritrova a essere un giardino perché non siamo soli e non abbiamo bisogno della compagnia delle illusioni messe in scena così potentemente dal nemico delle nostre anime, dal nemico di sempre. Sembra proprio che ogni volta che riprendiamo la strada del cuore il serpente antico non sia per nulla contento ed ecco che, approfittando della nostra fame e della nostra stanchezza, inocula il veleno del «se». Il suo linguaggio è tanto ipotetico quanto suggestivo «Se tu sei… se ti prostrerai… se tu sei…». E il Signore Gesù risponde al «se» con un netto «Sta scritto». Un modo per dire che là, nel suo inesorabile darsi, è l’unica via alla verità, la strada maestra per la santità. Sulla cesta del cuore non possiamo ricamare o dissimulare all’infinito, possiamo solo guardare e offrire. Nel gesto di questa offerta le stesse cose assumono un senso e una forza del tutto nuove e insperate. Se al Giordano Gesù è rivelato come Figlio, nel deserto sceglie di essere Figlio. (p. Michael Davide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La preoccupazione principale di questo studio, pubblicato sulle pagine di questa Rivista in diverse puntate e raccolto anche in un libro edito dalla San Paolo (cf. p. 64), è stata quella di far emergere, attraverso una sintetica comprensione teologica e rituale del sacramento nella storia, le coordinate funzionali e simboliche dello spazio liturgico, preziose per leggere e ripensare, oggi, il luogo della sua celebrazione. A queste, è essenziale aggiungere e ricordare, in particolare ai ministri del sacramento, quanto scrive il Rituale riguardo agli adattamenti che spettano proprio ai sacerdoti, e specialmente ai parroci: ad essi è consentito «nella celebrazione della riconciliazione, sia per i singoli che per la comunità, adattare il rito alla situazione concreta dei penitenti, conservando la struttura essenziale e integralmente la formula dell’assoluzione; per motivi pastorali omettere o arricchire alcune parti scegliendo i testi sia delle letture che delle orazioni e scegliere il luogo più adatto per la celebrazione, secondo le norme stabilite dalle Conferenze Episcopali, in modo che tutta la celebrazione risulti ricca e fruttuosa» (RP 40a). Con queste parole il nuovo Rituale mostra una straordinaria fiducia nell’intelligenza liturgica dei ministri, l’ars celebrandi, e questa vale tanto per il rito quanto per l’area e la sede della celebrazione del sacramento. La scelta e la cura di uno «spazio felice» per il sacramento della riconciliazione, cioè adeguato all’azione liturgica e insieme icona eloquente della misericordia divina, dipenderà dunque molto da questa saggezza e intelligenza del buon celebrare. (2- continua)

Programma dall’1al 9 marzo 2025

Letture: Siracide 27,4-7 / Salmo 91 / 1Corinzi 15,54-58

E’ bello rendere grazie al Signore.

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:

«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 01 18.00 + Pirazzini Giuliana e Baldissarri Angelina
Domenica 02 10..30

18.00

+ Amatulli Felice

+ Pimul Kazimierz (Casimir) e Kziot Rudolf e Wiktoria

+ Montanari Dircea

+ Preda Maria Teresa

Lunedì 03 18.00 Per amici e famigliari Anna, Davide, Daniele, Cristiano, Alberto e loro famiglie
Martedì 04
Mercoledì 05 20.30 + Rizzi Luigi (detto Carlo)
Giovedì 06
Venerdì 07
Sabato 08
Domenica 09 10.30

18.00

+ Folli Dante (1° anniv.), Giuseppe, Zaffagnini Giovanna e Folli Enzo

+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Mariangela, Nino e deff. fam. Fontana e Bighini

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Mercoledì e Venerdì ore 20.30

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.30 Via Crucis

 

Anno : C

Marzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 02

VIII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Mercoledì 05

Le Ceneri Astinenza e digiuno

Inizio del Tempo di Quaresima

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Venerdì 07

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Domenica 09

I di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

03 – 07 Marzo

(dalle ore 15.00)

08 – marzo

(tutta il giorno)

Lunedì 03 : Via Dini e Salvalai (pari dal 2 al 32)

Martedì 04 : Via Dini e Salvalai (pari dal n° 34 alla

fine).

Mercoledì 05 : Via Dini e Salvalai (dispari), via Rossa

Giovedì 06 : Via XXV Aprile (pari), viale Ravenna.

Venerdì 07 : Via Pertini.

Sabato 08 : Via XXV Aprile (dispari). (tutto il giorno)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 10,17-27 Mc 10,28-31 Mt 6,1-6.16-18 Lc 9,22-25 Mt 9,14-15 Lc 5,27-32

Vivere il mistero – «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo»: è un detto proverbiale incisivo e non lascia scampo. Il detto di Gesù viene elaborato da Matteo in questa forma letteraria: «Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi?… Dai loro frutti dunque li riconoscerete». Purtroppo siamo abituati a spezzettare le persone. Quando giudichiamo uno di questi pezzetti come «evangelico» (e di nostro gradimento) potremmo correre il rischio di mitizzare tale persona e farla diventare per noi punto di riferimento indiscutibile. Quando, viceversa, troviamo uno di questi pezzetti meritevole di condanna (e non di nostro gradimento) potremmo correre il rischio di dannare tale persona e farla diventare un «dannato all’inferno» ancora prima che Dio ponga in essere il suo giudizio definitivo. Per Gesù questa non è una mentalità sana. Il brano del Vangelo di oggi si può agevolmente distinguere in tre parti dove viene via via esposto attraverso immagini l’insegnamento del Maestro: Lc 6,39-40 (i due ciechi), Lc 6,41 -42 (la pagliuzza e la trave) e Lc 6,43-45 (l’albero e i suoi frutti). Nel primo esempio Gesù si rifà all’esperienza del cieco che non può guidare un altro cieco: pena la caduta nel fosso. La sua intenzione è chiarissima. Gesù non intende creare una «scuola» di pensiero che abbia la pretesa di creare un «sistema di pensiero». I suoi discepoli non devono imparare le idee del Maestro, devono imparare il Maestro. Ne consegue che «il discepolo non è più del maestro». Gesù aveva rimproverato i farisei di essere «ciechi e guide di ciechi» (Mt 5,14). Nessuno può dare all’altro «ciò che egli non è». Gesù è la misura più alta che l’uomo possa immaginare per la propria realizzazione, dal momento che Egli è colui del quale il Padre si compiace. Uno scritto di scuola paolina esplicitamente afferma che i carismi e i ministeri sono stati istituiti affinché «arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13). La misura della valutazione tra i cristiani, dunque, è la fedeltà al discepolato. Per discepolato si intende quella scelta radicale che fa di Cristo, il Maestro, il modello da imitare «amatevi come io vi ho amato; vi ho dato l’esempio affinché come ho fatto io facciate anche voi». Nel secondo esempio Gesù fonda il suo insegnamento sulla correttezza della correzione fraterna. Certamente chi ha sbagliato si è caricato di una colpa. Correggerlo è parte integrante di quella responsabilità che vede il credente responsabile della salvezza dell’altro. Gesù, tuttavia, propone un metodo semplice per fare la correzione fraterna. Colui che corregge avrebbe prima il compito di valutare se stesso «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?», e di migliorarsi «togli prima la trave dal tuo occhio». Solo dopo può correggere fraternamente l’altro fratello, cercando di capire e senza collocarsi su un piedistallo. La correzione fraterna, dunque, diventa prima di tutto una profonda e umile consapevolezza dei propri limiti, cessando definitivamente di essere un momento in cui il fratello si erge a giudice e diventando, invece, accompagnamento verso il bene. Senza superbie o umiliazioni. Il terzo esempio serve a Gesù per offrire un principio. Non si giudica la persona, ma le azioni. Sono le azioni a manifestare l’uomo. Si tratta di un completamento (e non di un’opposizione) di quanto diceva il sapiente di Gerusalemme, il Siracide, per il quale erano le parole che rivelavano i sentimenti dell’uomo. Gesù stesso è convinto che la parola non si disgiunge dall’azione: parola e azione si completano a vicenda. Dall’uomo buono, parole e azioni buone. Dall’uomo cattivo, il contrario. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [] (di don D. Ravelli)

Con questa ultima parte, si conclude percorso all’interno della domus Ecclesiae con cui mons. Diego Ravelli ci ha accompagnati alla conoscenza della chiesa, la quale è luogo in cui la comunità cristiana è convocata nel nome del Signore ma, allo stesso tempo, immagine della stessa Chiesa: a lei rimanda, di lei parla, mostrandone la bellezza e la santità. Ma come rimanda alla comunità, essa parla anche di Cristo, Sposo divino della Chiesa, al quale i cristiani sono stretti come pietre vive per formare un edificio santo. Da qui viene un itinerario che, partendo dal portale, icona di Colui che ha definito sé stesso dicendo: «Io sono la Porta» (Gv 10,1), ci ha accompagnato: all’ambone, dove risuona la voce di Dio; all’altare, dove Cristo si offre al suo popolo e il popolo a Dio; alla custodia eucaristica, dove il Pane vivo resta fra i suoi per sfamarli; alla sede, dove il Signore si rende presente in colui che presiede la liturgia; al battistero, nelle cui acque nasce il fedele unito alla morte e risurrezione di Gesù; nel luogo della penitenza, dove viene offerta una nuova effusione della misericordia. Il nostro itinerario si conclude quindi al luogo della misericordia, da cui sono offerti alcuni spunti per continuare il cammino con una maggiore consapevolezza e una gioia più profonda Se alla fine di queste pagine la riflessione di chi legge si concludesse con questa domanda «conservare e usare il confessionale oppure dismetterlo e lasciarlo come arredo?», sarebbe una delusione. Dopo quanto detto, appare chiaro che non è più possibile rispondere semplicemente con un sì o un no. La novità del nuovo Rituale, che propone una triplice modalità celebrativa del sacramento, esige soluzioni che non possono essere ridotte a una semplice scelta o a un rifiuto di quella forma che è stata diffusa in tutta la Chiesa latina solamente dopo il Concilio tridentino. Il cosiddetto «confessionale» è solo «un tipo» di sede penitenziale, ancora utile e certamente importante perché, rispetto alle altre soluzioni, rimane nella chiesa, luogo proprio della misericordia e della salvezza, come una presenza stabile e fortemente simbolica dell’itinerario permanente di conversione e riconciliazione nel quale incamminarsi come singoli e come comunità. (1- continua)

Medjugorje, 25 Febbraio 2025

“Cari figli!

Questo tempo primaverile

sia per voi l’esortazione alla conversione personale

affinché con le vostre vite possiate amare

e pregare Dio al di sopra di ogni cosa,

per tutti coloro che sono nel bisogno.

Figlioli,

siate le mie mani di pace e di preghiera,

siate amore per tutti coloro che non amano,

non pregano e non vogliono la pace.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

(Con approvazione ecclesiastica)

Programma dal 22 febbraio al 2 marzo 2025

Letture: 1Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23 / Salmo 102 / 1Corinzi 15,45-49

Il Signore è buono e grande nell’amore.

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (6,27-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 22 18.00 + Arcangelo Foletti detto Lino

+ Bentivogli Bruno, Anna Maria, Valeria, Santini Corinna

+ Buscaroli Dante e cg. Venieri

+ Adriano Castelli

Domenica 23 10..30 + Amadei Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo
Lunedì 24 18.00 + Dovadola Monica, Ruffini Armanda, Dovadola Ivano e Silverio e secondo le intenzioni di Dovadola Maria Teresa (vivente)

+ Venturi Francesco, Vandini Liviano e Zuffa Silvano

+ Folli Corrado

Martedì 25
Mercoledì 26 18.00 + Liverani Maria
Giovedì 27 18.00 + Dovadola Ivano (10° anniv.)

+ Teodora

Venerdì 28 8.00 + Montesi Natale
Sabato 01
Domenica 02 10.30

18.00

+ Amatulli Felice

+ Pimul Kazimierz (Casimir) e Kziot Rudolf e Wiktoria

+ Montanari Dircea

+ Preda Maria Teresa

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Febbraio – Marzo 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 23

VII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte)

Martedì 25 Ore 20.30 (oratorio) : Incontro formazione diocesano catechisti con don Ottorino.
Mercoledì 26 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 27 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 28 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Sabato 01 Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Ore 15.00 (oratorio) : Festa di carnevale per i ragazzi

Domenica 02

VIII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

24 – 28 febbraio

(dalle ore 15.00)

01 – marzo

(mattino)

Lunedì 24 : Via Vicini (pari dal n° 42 alla fine)

Martedì 25 : Via Marchetti (dispari dal n° 3

al n° 27), via Baldini (dispari).

Mercoledì 26 : Via Marchetti (dispari dal n° 31

alla fine), via Baldini (pari).

Giovedì 27 : Via Marchetti (pari), vicolo Caponnetto

Venerdì 28 : Via Turati.

Sabato 01 : Via della Libertà. (solo mattina)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 9,14-19 Mc 9,30-37 Mc 9,38-40 Mc 9,41-50 Mc 10,1-12 Mt 10,13-16

Vivere il mistero – Il testo evangelico di Lc 6,27-38 fa parte del discorso delle Beatitudini di Luca. Il testo originale si lega a quanto precede (i 4 guai) attraverso un incipit avversativo: «Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici». L’incipit del testo liturgico, invece, ha scelto questa dicitura: «ln quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: – A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici». È strano: le beatitudini di domenica scorsa erano dirette sia ai discepoli sia alla folla e ai pagani, mentre oggi la continuazione del discorso è rivolta solo ai discepoli. Il testo evangelico si divide in due parti: Lc 6,27-35 (amate i vostri nemici) e Lc 6,36-38 (siate misericordiosi). Ognuna di queste parti annuncia un principio («Amate i vostri nemici», // «Siate misericordiosi»), una esemplificazione («A chi ti percuote» / «A chi ti leva il mantello» ecc. // «Non giudicate» / «non condannate», ecc.) e una motivazione («Anche i peccatori fanno lo stesso» // «con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi»).
Questi elementi depongono a favore dell’origine storica dei detti (Gesù è Chiesa nascente) per il forte carattere semitico (parallelismo sinonimico formale). Lc 6,35, che chiude la prima parte, funge anche da testo centrale del brano odierno dove il comportamento del cristiano è legato all’imitazione di Dio. Il tema viene ripreso e chiarito subito dopo: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». La proposta di Gesù ha sostanzialmente tre fondamenti. Il primo è l’ampliamento del concetto di «giustizia». Per Gesù «giusto» è «dare all’altro ciò che tu hai ricevuto gratuitamente da Dio». Il Padre è stato «misericordioso» con tutti. Tale «misericordia» è la giustizia che il cristiano è chiamato ad avere verso tutti. I cristiani sanno, infatti, che prima erano stati «nemici di Dio» e dopo sono stati riconciliati con il Padre dal sangue di Gesù: «Quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo» (Rm 5,10). Questa riconciliazione donata per amore da Dio ai suoi «nemici» è la stessa che ogni cristiano è chiamato a offrire a ogni «nemico». Il secondo fondamento è il superamento del principio di reciprocità. Non è corretto per i cristiani fare agli altri ciò che gli altri fanno a essi: se uno ti ignora, tu lo ignori; se uno ti vuol bene, tu gli vuoi bene. Questo comportamento non identifica il cristiano perché anche i «peccatori» fanno lo stesso. I cristiani dovrebbero assumere come criterio di comportamento la propria esperienza con Dio: «Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19). Il terzo fondamento, infine, è il mistero dell’esperienza che ognuno fa di Dio. Solo dall’incontro con Dio nasce l’atteggiamento proposto da Gesù. Non si tratta, quindi di «volontarismo», ma di «volontà» sostenuta dal fascino di Dio. Si tratta di donare agli altri ciò che il cristiano ha «esperimentato» di aver ricevuto come dono da Dio. Fondamento della morale cristiana è la contemplazione (meditazione-preghiera) che il credente fa in modo serio e profondo circa ciò che Dio gli ha «donato». Questa esperienza è misteriosa. Dio ha donato a qualcuno pochi talenti. Ad altri ne ha donati molti di più. Il risultato oggettivo sarà diverso, ma l’impegno personale, dando il doppio di quanto ricevuto, è uguale. Di conseguenza: non giudicare! Conosci, forse, il mistero dell’incontro tra Dio e «quella persona»? Puoi presumere di «giudicare» conoscendo il dato «oggettivo»? Con il dato oggettivo giudichi i fatti (forse), ma non la persona. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Il documento successivo del 1996, che tratta dell’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica invece, è alquanto ottimista, perché ritiene che sia «sufficiente pensare solo a qualche modifica veramente necessaria, discreta e reversibile», con l’introduzione di qualche innovazione (come l’illuminazione interna ed esterna, condizioni sufficienti di riscaldamento, isolamento acustico) per adeguare positivamente «le sedi confessionali esistenti» al nuovo Rito della Penitenza (cf. AC 31). È comunque sempre in questa impostazione che la stessa nota pastorale richiama per primo l’esigenza della «buona visibilità della sede confessionale», perché «diventa un richiamo costante alla misericordia del Signore» (AC 30), e poi indica le sopramenzionate quattro soluzioni per la collocazione delle sedi in luoghi significativi (AC 32). L’ultima di queste è la «creazione di una nuova penitenzieria» o «cappella della riconciliazione», di fatto un ambiente riservato al sacramento della Penitenza, sia per le celebrazioni individuali sia per quelle comunitarie, che ha più «celle per la confessione e la riconciliazione individuale» (AC 32d). Pur presentando significativi vantaggi, questa soluzione rischia di indebolire il valore della chiesa come «luogo» della celebrazione e di far scomparire dalla chiesa stessa i segni permanenti della Penitenza. Proprio questo è forse il motivo per cui si premura anche di aggiungere che è adatta per i santuari lasciando intendere che non lo è per le chiese parrocchiali, se non come una forma integrativa e non alternativa rispetto alle sedi penitenziali presenti nell’aula assembleare. Anche per la celebrazione individuale della Penitenza nelle sedi penitenziali, o confessionali, si richiede che si predisponga un’area opportunamente arredata per la preparazione e il ringraziamento, preferibilmente orientata all’altare, con la possibilità di accostarsi agevolmente alla lettura della sacra Scrittura, anche attraverso sussidi specificatamente preparati con brani della parola di Dio, schemi biblici per l’esame di coscienza, salmi e preghiere di pentimento e di ringraziamento. (21- fine)

Programma dal 15 al 23 febbraio 2025

Letture: Geremia 17,5-8 / Salmo 1 / 1Corinzi 15,12.16-20

Beato l’uomo che confida nel Signore.

 

Dal Vangelo secondo Luca (6,17.20-26)

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.

Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete, perché riderete.

Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.

Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 15 18.00 + Marianna Servidori

+ Luciano Petroselli

+ Donata, Dino e Francesco

Domenica 16 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Francesco Marconi

Lunedì 17
Martedì 18
Mercoledì 19
Giovedì 20
Venerdì 21
Sabato 22 18.00 + Arcangelo Foletti detto Lino

+ Bentivogli Bruno, Anna Maria, Valeria, Santini Corinna

+ Buscaroli Dante e cg. Venieri

+ Adriano Castelli

Domenica 23 18.00 + Lea e Anselmo

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Febbraio2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 16

VI del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 17 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio parrocchiale A.C.

Mercoledì 19 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 20 Ore 21.00 (oratorio) : Incontro giovani
Venerdì 21 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Sabato 22

Cattedra di S. Pietro

S. Messa ad orario prefestivo
Domenica 23

VII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”.

1- Domenica 16 febbraio alle ore 15.30 il “Gruppo sposi” si trova a Longiano al santuario del Ss.mo Crocifisso per un incontro con mons. Castellucci, vescovo di Carpi, sul tema “Chiesa italiana chi sei? Chi vuoi essere?”

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

17 – 21 febbraio

(dalle ore 15.00)

Lunedì 17 : Via dell’Unione Europea, viale Quadri

Martedì 18 : Via Baravelli, Amendola (dispari).

Mercoledì 19 : Via Amendola (pari).

Giovedì 20 : Via Vicini (dispari),

viale della Resistenza.

Venerdì 21 : Via Vicini (pari dal n° 4 al n° 40/B).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 8,11-13 Mc 8,14-21 Mc 8,22-26 Mc 8,27-33 Mc 8,34-9,1 Mt 16,13-19

Vivere il mistero – Luca adopera il termine beati non solo per i poveri, per coloro che hanno fame, per coloro che piangono e per i credenti perseguitati. Chiama beati anche coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano (Lc 11,28), i servi – figura- simbolo dei discepoli vigilanti- che aspettano svegli il ritorno del padrone (Lc12,37) e gli occhi dei discepoli che vedono ciò che re e profeti avrebbero desiderato vedere e non lo videro (Lc 10,23-24). Il testo delle beatitudini in Luca è molto diverso dal testo delle beatitudini di Matteo. Due sono le diversità principali: il luogo e la struttura letteraria del discorso. Matteo pone il discorso delle beatitudini su un monte (Gesù come nuovo Mosè). Luca, invece in pianura (Gesù si volge al popolo del nuovo esodo). La struttura letteraria matteana articola il testo in nove unità (4+4+1), Luca in otto («beati» 3+1 in antitesi con «guai» 3+1). Luca, infatti, nel primo gruppo colloca i «beati», e nel secondo i «destinatari dei «guai» (espressione che. fa parte delle profezie veterotestamentarie di lamento o di minaccia). Mentre Matteo esprime le beatitudini come fossero dei detti sapienziali (beati i poveri…), Luca come fossero parte di un discorso diretto (beati, voi, poveri), probabilmente rivolto ai componenti della sua comunità.  Beato, dunque, è colui che, sebbene umanamente si trovi in una situazione estremamente critica (povertà, fame, pianto, persecuzione), riceve da Gesù la certezza di essere destinatario della vita divina per sempre. Se di felicità si può parlare, è corretto chiamarla felicità escatologica. Tra testo biblico e testo biblico-liturgico (Lc 6,17.20-26) ci sono due differenze: nell’ incipit e nel testo. Il testo originale dice: «Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante», mentre quello biblico-liturgico: «ln quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante». Questo incipit liturgico isola il discorso delle beatitudini dal racconto precedente, la scelta dei Dodici (Lc 16,12-16). Circa il testo, poi, si nota la soppressione dei versetti Lc 6,18-19 dove si dice che la gente era andata da Gesù per ascoltarlo, per farsi guarire dalle malattie ed essere esorcizzata. Questa soppressione allarga la platea degli ascoltatori: ascoltatori delle beatitudini sia «la gran folla dei suoi discepoli», sia «la gran moltitudine di gente» ebrea e pagana («dal litorale di Tiro e di Sidone»). La struttura letteraria delle beatitudini di Luca è semplice: a quattro «beatitudini» si contrappongono quatto «guai». Le prime tre beatitudini presentate da Luca (povertà, fame, pianto) propongono situazioni gravi della sofferenza umana. Letterariamente parlando, la seconda e la terza sofferenza sono equivalenti alla prima (fame e pianto indicano sempre una povertà). Alla prima sofferenza Gesù offre una risposta: la povertà che soffrite è compensata dal fatto che Dio ha stabilito che voi siate già salvi («Vostro è il regno di Dio» = cf. Mt 25,34: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo»). In questo regno ci sarà la risposta (vedi il tempo dei verbi: sarete saziati, riderete) a quelle sofferenze come la fame e il pianto. Nel regno di Dio non c’è nessuna risposta alla sazietà e alla risata dei bagordi (cf. Lc 16,19-31: il ricco della parabola di Lazzaro). Anzi, se il povero è già sicuro della salvezza, il ricco incapace di condivisione, non ha come prospettiva la salvezza. L’ultima beatitudine riguarda la persecuzione dei cristiani perché cristiani («a causa del Figlio dell’uomo»). Gesù pone in essere un criterio di verifica ben preciso: come i veri profeti hanno dovuto subire in- comprensioni e persecuzioni a causa della Parola, così il cristiano a causa delia sua fede. Significa che egli, come il vero profeta, è dalla pafie di Dio. La conclusione dei guai, invece, è piuttosto grave: se mai il cristiano ha vissuto qualche cosa del genere, c’è da dubitare dell’autenticità della sua fede perché quel cristiano è paragonabile ai falsi profeti. Significa che egli, come il falso profeta, non è dalla parte di Dio. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Passando alla celebrazione individuale della Penitenza, ossia al Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti pare che questa prima forma sia la sola entrata nella mens del legislatore e delle Conferenze Episcopali ai quali il Rituale ha demandato la decisione di stabilire le norme precise sul luogo adatto per la celebrazione (cf rispettivamente i nn. 12 e 38b). Infatti il Codice di Diritto Canonico, dopo aver rammentato che «le norme vengano stabilite dalla Conferenza Episcopale», parla unicamente dei «confessionali», stabilendo che vengano collocati «in luoghi aperti» e abbiano «una grata-fissa» e concludendo che «non si ricevano le confessioni fuori del confessionale se non per giusta causa» (cf. can. 964 §2-3). Forse, perfettamente in linea con questa disposizione, ma molto meno col nuovo Rituale, nelle normative della CEI viene riproposta, sostanzialmente come unica, la soluzione della tradizionale «”sede confessionale“, denominata anche “confessionale“» (AC 30). Questa impostazione, che risente ancora molto della prassi in vigore prima della promulgazione del nuovo Rito, presenta certamente dei limiti dal momento che tende a ignorare, o almeno a impoverire, alcune dimensioni e caratteristiche proprie dello stesso Rituale riformato anche nella modalità sacramentale più individuale: la liturgia della Parola, la dimensione celebrativa, la natura comunitario-ecclesiale. La prima nota pastorale, per la progettazione di nuove chiese, «richiede un luogo specifico (penitenzieria) o una sede» che sia «progettata contestualmente a tutto l’edificio», quindi confessionali non solo più di legno e mobili ma anche in muratura e integrati nell’edificio, «che metta in evidenza il valore del sacramento per la sua dimensione comunitaria e per la connessione con l’aula per la celebrazione dell’Eucaristia» e, inoltre, che favorisca «la dinamica dialogica tra penitente e ministro, con il necessario riserbo richiesto dalla celebrazione in forma individuale» (PNC 12). (20- continua)