Assemblea col Vescovo e 49a Festa della Ripresa

don Pietro Marchetti, parroco

Editoriale dal Nostro S.Paolo, agosto 2025

Quest’anno la nostra festa della Ripresa sarà preceduta da un’importantissimo evento: una Assemblea che vede coinvolte le nostre comunità di San Paolo e di Fruges richiesta dal nostro Vescovo in persona.
Questo appuntamento si terrà MARTEDI’ 02 SETTEMBRE in chiesa a San Paolo alle ore 20,45.

La partecipazione coinvolge tutti, piccoli e grandi, gruppi parrocchiali e singoli fedeli e quindi non possiamo mancare a questo appuntamento.
Il Vescovo ci vuole parlare e ci vuole ascoltare. Anche la vita interna della Chiesa è sottoposta a continue mutazioni determinate da tanti fattori, uno dei quali è la rapida diminuzione dei Sacerdoti che costringe il Vescovo ad affidare ad un solo sacerdote più parrocchie.
Questo fatto, non riguarda solo il Vescovo e i sacerdoti, ma coinvolge tutti (dall’inizio dell’anno 4 sacerdoti ci hanno lasciato per tornare al Padre), anche i laici, sia appartenenti ai gruppi, sia singoli fedeli: si chiede pertanto un maggiore interesse, impegno e generosità nell’affiancare i pochi sacerdoti non limitandosi semplicemente ad una collaborazione, ma ad una vera e propria “corresponsabilità” .
Ci viene a ricordare di voler bene ai nostri sacerdoti, non dimenticando che sono prima di tutto degli uomini, poi sono dei battezzati, quindi dei cristiani e sono dei “consacrati al ministero di Cristo buon pastore” e non sono dei distributori di servizi religiosi, di sacramenti, ma dei fratelli chiamati a camminare per le vie del mondo con noi, per testimoniare e annunciare Cristo.
Un incontro molto importante, che imprimerà un carattere particolare anche alla festa della Ripresa, che puntuale si svolgerà anche quest’anno all’oratorio.
Mi auguro che il clima che si creerà sia davvero di amicizia, di dialogo e di pace tra e nelle persone. Sia la festa di una comunità che si prepara a vivere una nuova “Avventura pastorale” in questo nuovo anno e tempo che verrà.

Programma dal 16 al 24 agosto 2025

Letture: Geremia 38,4-6.8-10 / Salmo 32 / Ebrei 12,1.4

Signore, vieni presto in mio aiuto.

Dal Vangelo secondo Luca (12,49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 16 18.30 + Trombetti Franco e Bendini Giulia
Domenica 17 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi
Lunedì 18
Martedì 19 8.00 + Roberta Dotti
Mercoledì 20 18.30 + Ballardini Cesira, Pio ed Olinda

+ Comandini Maria Grazia e Scandura Mariano

Giovedì 21 18.30 deff. Mussino e Giacometti, Franca e Francesco
Venerdì 22 8.00 + Adriano Castelli e Giovanna Cicognani
Sabato 23
Domenica 24

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Agosto 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 17

XX del T. Ord

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).
Venerdì 22

B.V.Maria Regina

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Domenica 24

XXI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 19,16-22 Mt 19,23-30 Mt 20,1-16 Mt 22,1-14 Mt 22,34-40 Mt 23,1-12

Vivere il mistero – Nel mondo del Vecchio Testamento, il fuoco indica spesso la presenza di Dio nella storia dell’uomo (cf. Gen 15,17; Nm 9,15; ecc.), altre volte manifesta il giudizio di Dio (cf. Sal 106,18) e altre volte ancora simboleggia la purificazione nel credente (cf. ls 48,10). Questo modo di pensare passa in buona parte nel Nuovo Testamento, dove il fuoco simboleggia il giudizio di Dio (cf. Lc 17,29) e anche il castigo eterno (cf. Ap 16,8; 18,18, ecc…). In modo particolare nel Nuovo Testamento il fuoco, come giudizio salvifico di Dio, è legato al battesimo di Gesù: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16). Quel battesimo al Giordano è solo un’immagine del vero battesimo di Gesù, cioè della sua morte: «Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!» (Lc 12,50). Nella morte di Cristo Dio ha espresso il suo giudizio sugli uomini, facendo sì che i loro peccati venissero assunti ed espiati dal Servo. Possiamo comprendere che la morte di croce, dove Gesù sarebbe stato «totalmente immerso» (battezzato), è il momento più alto dove il giudizio di Dio si è espresso a favore degli uomini. Per il credente, dunque, essere completamente immerso nell’opera di Dio (battesimo) e diventando una cosa sola con Cristo, equivale diverse cose. Prima di ogni altra, a essere figlio di Dio e, quindi, ad accogliere il giudizio favorevole di Dio (salvezza). Ne consegue che il battezzato, figlio e non servo, è liberato dal debito con Dio. Infine, proprio perché figlio, è chiamato ad assumere la stessa mentalità di Gesù. Il cristiano non è come gli altri uomini: egli ragiona secondo Dio e non secondo gli uomini. Diventa uno «non-inglobabile» a causa della sua adesione a Gesù Cristo, E questo può creare divisione. Ed è ciò che Gesù profetizza. Il testo evangelico originale è stato arricchito da un incipit liturgico piuttosto robusto («ln quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli») che precisa mittente e destinatari. La pericope di Lc 12,49-53 è composta da due brani distinti. Il primo, Lc 12,49-50, tocca il tema dell’atteggiamento di Gesù davanti alla sua passione. Il secondo, Lc 12,52-53, tocca il tema dell’incompatibilità della mentalità cristiana con qualunque altra mentalità. I due testi sono, di per sé, due «detti» pronunciati da Gesù in circostanze diverse, ma Luca (o chi per lui) ha voluto unirli. È impossibile risalire al momento esatto in cui Gesù, storicamente, ha detto questo. È possibile, invece, capire il motivo per cui la comunità di Luca (e di Matteo) li hanno ricordati. Nel secolo I d.C. c’erano intere famiglie che erano cristiane, ma era frequentissimo il caso che in una famiglia pagana ci fosse un componente cristiano. È ovvio che il cristiano, avendo come riferimento dei valori che i pagani non avevano, operava scelte che i pagani non potevano capire. Di qui la divisione nella famiglia. Come comportarsi? L’Evangelista ricorda al credente cosa disse Gesù su questo argomento. Gesù non è venuto a portare sulla terra quella pace che livella tutti gli uomini su un piano minimale di valori condivisi. Lo shalom che Gesù risorto offre ai suoi discepoli è la realizzazione dell’uomo secondo il pensiero di Dio. Chi accetta questo, sceglie di andare oltre Adamo e di ricomporre il dialogo con Dio. Chi non lo accetta, rimane nella logica di Adamo (l’uomo è dio di se stesso). (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Adoriamo il Sacramento [continuazione] (di Pietro Sorci)

La celebrazione dell’Eucaristia, in quanto culmine dell’azione con cui Dio Padre santifica gli uomini in Cristo per mezzo del suo mistero pasquale e del culto che gli uomini rendono al Padre adorandolo per mezzo di Cristo suo Figlio, è il centro di tutta la vita cristiana, per la comunità locale, per la Chiesa universale e per il singolo cristiano. Essa contiene tutto il bene spirituale della Chiesa, ossia Cristo nostra Pasqua e pane vivo, che mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo dà la vita agli uomini. Per questo tutti i ministeri e le attività di apostolato della Chiesa sono ordinati all’Eucaristia. Il fatto pero che Cristo abbia istituito l’Eucaristia come banchetto perché i discepoli partecipando ad essa si nutrano del suo corpo e del suo sangue – spiega il Concilio di Trento – non vuol dire che per questo non debba essere adorato, né tanto meno che non si possa ricevere la comunione al di fuori della celebrazione eucaristica. Già S. Giustino intorno all’anno 150 nella sua Prima Apologia (67,5) attesta che, conclusa la celebrazione domenicale, i diaconi portavano il pane eucaristico ai moribondi, ai malati e ai carcerati. Tertulliano di Cartagine verso il 200 scrive che i cristiani portano a casa il pane consacrato per comunicarsi durante la settimana (Sulla preghiera, 19, Alla moglie, 2,5). Un altro scritto della Chiesa antica, la Tradizione Apostolica, pochi anni dopo, attesta che i cristiani portavano con sé a casa il pane eucaristico e Io custodivano gelosamente per cibarsi di esso prima di prendere qualsiasi altro alimento (36-37). All’inizio del secolo IV il primo concilio ecumenico, il Concilio di Nicea, nel canone 13 stabilisce che a nessuno in punto di morte, neanche al peccatore che non ha ottenuto ancora la riconciliazione, purché consti che sia veramente pentito, si deve negare il pane eucaristico. Segni di venerazione al pane eucaristico al momento di riceverlo non sono mai mancati nella Chiesa. (1- continua)

Programma dal 9 al 17 agosto 2025

Letture: Sapienza 18,6-9 / Salmo 32 / Ebrei 11,1-2.8-19

Beato il popolo scelto dal Signore.

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (12,32-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più»..

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 09
Domenica 10 10.30 + Liviano
Lunedì 11
Martedì 12
Mercoledì 13
Giovedì 14 18.30 + Forni Vilma e Giacomo Semeraro
Venerdì 15 18.30 Vivi e deff. fam. Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa
Sabato 16 18.30 + Trombetti Franco e Bendini Giulia
Domenica 17 10.30 + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Anno : C

Agosto 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 10

XIX del T. Ord

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).
Lunedì 11

Santa Chiara

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 13

S. Cassiano m.

Ore 10.30 (Cattedrale) : S. Messa solenne presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nella solennità del Santo Patrono.
Giovedì 14

S. Massimiliano M. Kolbe

S. Messa della vigilia
Venerdì 15

Assunzione della B.V.Maria

Giornata comunitaria a Piedimonte (vedi sotto)

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Domenica 17

XX del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)

Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte

Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre “il primo”)

Ore 15.00 S. Rosario

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 17,22-27 Mt 18,1-5.10. 12-14 Mt 10,24-28 Mt 18,21-19,1 Lc 1,39-56 Mt 19,13-15

Vivere il mistero – Il libro dell’Esodo racconta che nella notte della Pasqua ebraica, in cui Dio passò in mezzo alle case, risparmiò quelle famiglie dove si mangiava l’agnello. Gli ebrei dovevano mangiarlo con i «fianchi cinti» (cf. Es 12,1-14) per essere pronti a intraprendere il cammino della libertà, l’esodo, che dall’Egitto li avrebbe portati alla Terra promessa. Nel discorso fatto da Gesù in Lc 12,32-48 («vesti strette ai fianchi») si allude a questo brano dell’esodo. Gesù, con molta delicatezza, prepara i suoi discepoli all’incontro finale e definitivo con Dio, adoperando gli schemi culturali e teologici dell’esodo. La vita, dunque, viene vista come un esodo, un cammino progressivo che si allontana dalla schiavitù dell’Egitto (che può benissimo raffigurare l’egoismo, la cattiveria, l’immaturità, ecc.) verso la libertà della Terra promessa (che raffigura il regno di Dio). La Colletta propria, in una felice sintesi delle tematiche del Vangelo e della prima lettura, presenta Abramo come modello di colui che non ha stabile dimora, il pellegrino («Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino»). Nella seconda petizione, presenta la vigilanza dei credenti nell’attesa dell’incontro con Dio («Non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell’attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna»). L’essere pronti non va inteso come un estraniarsi dalla vita. Al contrario, consiste nel vivere la vita fino in fondo, secondo quanto Dio ha chiesto a ciascuno. Significa comprendere che non esiste spaccatura tra la vita presente e quella futura. Se ci pensiamo bene non siamo noi a morire, ma sono gli altri che ci vedono morire. Noi passiamo da una vita vissuta pienamente a una vita piena. Il tempo è tempo di grazia perché abbiamo sempre la possibilità di convertirci: il tempo è la magnanimità di Dio per noi (cf. 2 Pt 3,15: «La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza»). Il testo biblico e il testo biblico-liturgico del Vangelo sono uguali, fatto salvo per l’incipit liturgico «ln quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli». Il taglio della pericope è esegeticamente «irregolare». Alla pericope di Lc 12,22-34 (abbandonarsi alla provvidenza) vengono tolti gli ultimi tre versetti che, con i primi quattro versetti della pericope successiva, Lc 12,35-48 (tenersi pronti per il ritorno del padrone) costituiscono la pericope biblico-liturgica. La liturgia preferisce un taglio non esegetico perché il tema dell’attesa dev’essere accompagnato dal tema della fiducia («Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno»). Il testo che ne risulta è composto da tre brani tra loro associati. Vediamo in che modo si manifestano questi tre brani. La forma lunga del Vangelo possiede una caratteristica letteraria di facile individuazione. In Lc 12,35 c’è il comando «Siate pronti» e in Lc 12,40 c’è un secondo comando «Tenetevi pronti». Si tratta di una inclusione che circoscrive il brano di Lc 12,35-40 che riguarda i servi svegli e in attesa del ritorno del padrone. Gli altri due brani sono Lc 12,32-34 e Lc 12,41-48. Lc12,32-34 è il brano del piccolo gregge, destinatario del regno e invitato a farsi un tesoro nel cielo. È il brano della fiducia che aiuta a leggere l’incontro finale con il Maestro (Lc 12,35-40) come un incontro, improvviso sì, ma desiderato e amicale. Lc 12,41-48, invece, è il brano di Pietro e del servo in autorità che ha più responsabilità di qualunque altro servo. È il brano del richiamo a chi ha autorità nella comunità credente. Per lui esiste un parametro di valutazione diverso da quello che il Maestro adopera per gli altri. Tutti e tre i brani sono conclusi da una frase sapienziale con il sapore del proverbio. A conclusione di Lc 12,32-34 c’è’. «Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore». Alla fine di Lc 12,35-40 leggiamo: «Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate». Al termine di Lc 12,41-48 troviamo: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». . (don Renato De Zan)

Programma dal 2 al 10 agosto 2025

Letture: Qoelet 1,2;2,21-23 / Salmo 89 / Colossesi 3,1-5.9-11

Signore, sei stato per noi un rifugio.

Dal Vangelo secondo Luca (12,13-21)

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 02 18.30 + Capucci Giuseppa e Foschini Iref
Domenica 03 10.30 + Ravaglia Giordano e deff. della famiglia
Lunedì 04
Martedì 05 8.00 + Rizzi Luigi (detto Carlo) e secondo le intenzioni di Maria Teresa
Mercoledì 06 18.30 + Penazzi Natale e deff. della famiglia Penazzi
Giovedì 07 18.30 + Pilani Enzo
Venerdì 08
Sabato 09
Domenica 10

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : CAgosto 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 03XVIII del T. Ord Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.30 (S. Paolo).Ore 8.00 (S- Paolo) : S. Messa celebrata in particolare per i gruppi AGESCI in partenza per i campi estivi.
Lunedì 04S. Giovanni Maria Vianney S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 06Trasfigurazione del Signore S. Messa ad orario feriale
Venerdì 08S. Domenico Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. RosarioOre 20.15 (Madonna del Molino) : Pellegrinaggio al Santuario lughese con recita del S. Rosario e a seguire S. Messa nella Novena in preparazione alla solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria
Sabato 09Santa Teresa Benedetta della Croce S. Messa ad orario prefestiva
Domenica 10XIX del T. Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)

Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte

Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre la minestra)

Ore 15.00 S. Rosario

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 14,13-21 Mt 14,22-36 Lc 9,28b-36 Mt 16,13-23 Mt 16,24-28 Mt 25,1-13

Vivere il mistero – Il tema centrale del Vangelo si può formulare così: «Tenetevi lontani da ogni cupidigia». Ciò è dato dall’incontro tematico tra la prima lettura e il Vangelo, incontro che viene sottolineato dalla Colletta propria: «Fa’ che operando con le nostre forze a sottomettere la terra non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall’egoismo, ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a te». Tutto ci e dato in amministrazione e niente è nostro in modo definitivo. Sicuramente la cupidigia è il veleno disgregante della società in cui viviamo. La cupidigia (in greco, pleonexia) è l’atteggiamento dell’uomo che si impadronisce di qualcosa al di la dell’ambito che gli è assegnato nella convivenza umana, facendo (anche in senso figurato) il prepotente con il prossimo. La inoltre, oltre alla scontentezza che le è insita, ha sempre in sé qualche cosa della prepotenza, della sopraffazione, dell’arroganza, della prevaricazione e dell’ingiustizia. Paolo colloca la cupidigia tra la malvagità e la malizia (Rm 1,29-31), mentre un suo discepolo la equipara all’idolatria (Col 3,5). La cupidigia è una mentalità che opera secondo una certa sequenza. Dall’egoismo nasce la cupidigia, che genera scontentezza per ciò che si è e si ha. Nasce il desiderio compulsivo che, attraverso la prepotenza, la prevaricazione, l’ingiustizia e l’arroganza, arriva al possesso, che non soddisfa e che spinge ad avere ancora. Esistono vari tipi di cupidigie (potere, ideologia, cultura, dominio spirituale, ecc…) che sono devianti come la cupidigia del possedere beni. Lo dicevano già il greco Filostrato e il latino Cicerone. Una delle cupidigie più sottili è quella «intellettuale». Nella cupidigia delle idee non c’è ricerca sincera della verità, ma viene chiamata verità tutto ciò che dà ragione ai propri punti di vista. Chi si oppone a quei punti di vista viene disprezzato, ridicolizzato, schiacciato. È la morte del dialogo e del rispetto, ma è anche la morte della ricerca, della maturazione, della crescita. Non a caso Gesù sottolinea che bisogna guardarsi da «ogni» cupidigia. Non c’è differenza tra il testo biblico del Vangelo e il testo biblico-liturgico, fatto salvo il classico incipit («ln quel tempo»). Il testo è scandito da un episodio e da tre prese di parola (E disse loro / Poi disse loro una parabola / Poi disse ai suoi discepoli): l’effetto è mostrare la grande autorevolezza del Maestro. Il testo, dunque, è diviso in quattro momenti. Nel primo (Lc 12,13-14) viene presentato l’episodio in cui Gesù rinuncia a fare la mediazione tra due fratelli che litigano per l’eredità. Nel secondo (Lc 12,15), introdotto da «E disse loro» si trova la raccomandazione di tipo sapienziale sulla vita e l’abbondanza delle ricchezze. Il terzo momento (Lc 12,16-21), introdotto da «Poi disse loro una parabola» è dedicato alla parabola del contadino ricco che accumula ricchezze, ma muore senza godersele. Infine nel quarto momento (Lc 12,22-23), introdotto ancora una volta da «Poi disse ai suoi discepoli», si trova una raccomandazione finale, dove la «Vita» viene presentata come il valore più grande. Gesù intende toccare il modo di pensare della folla. Anche il diritto più giusto – come la spartizione di una eredità o il legittimo diritto di gioire del frutto del lavoro di una vita – può essere vissuto con l’atteggiamento di cupidigia. Gesù è capace di dire di «no» (essere buoni non è dire sempre «si»). Anche il «rifiuto» fa parte della bontà quando tale rifiuto significa respingere qualunque coinvolgimento nell’approvare un vizio altrui. La cupidigia, infatti, porta l’uomo a seguire una certa logica che non è senz’altro la logica di Dio. «Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona» (Lc 16,13). (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Una autentica mistagogia valorizza i segni e li rende belli ed espressivi; esalta il valore del silenzio e dell’interiorità, ma anche mette in risalto l’espressività dei gesti. Siamo richiamati nella santa liturgia ad una piena partecipazione nella salvezza mediante tutto il nostro essere, corpo e psiche compresi. Ma mette sempre al centro la dimensione teologica e teologale della partecipazione, quella che garantisce non solo la comprensione, ma anche la celebrazione autentica dei misteri, come accoglienza del dono di Dio e risposta alla sua benevola ed amorevole grazia. Elevare la qualità delle nostre liturgie nella dimensione della verità di quanto si afferma, della bontà di quanto ci viene comunicato, della bellezza intrinseca ed esteriore del celebrare, della gioia interiore ed esteriore che ogni autentica celebrazione deve produrre, è un compito quanto mai necessario. Ma s’impone la necessaria attenzione alla triplice dimensione della mistagogia: iniziazione catechetica, celebrazione viva e teologale, assimilazione quotidiana e perseverante del dono sempre nuovo e sempre fedele di Dio Padre, per Cristo, nello Spirito, nell’ambito insieme familiare e sacramentale dell’assemblea della Chiesa. Ln mezzo alle difficoltà di questo mondo la Chiesa può salvare i valori più alti della persona umana offrendo la verità e la bontà, la bellezza e la gioia delle sue celebrazioni, capaci di attirare verso Dio l’umanità del nostro tempo. (11- fine)

Programma dal 26 luglio al 3 agosto 2025

Letture: Genesi 18,20-32 / Salmo 137 / Colossesi 2,12-14

Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

 

Dal Vangelo secondo Luca (11,1-13)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

“Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 26
Domenica 27
Lunedì 28 18.30 + Ruffini Vittorio
Martedì 29 8.00 + Montesi Natale
Mercoledì 30
Giovedì 31
Venerdì 01
Sabato 02 18.30 + Capucci Giuseppa e Foschini Iref
Domenica 03

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Luglio – Agosto 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 27

XVII del T. Ord

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).
Venerdì 01

S. Alfonso Maria de Liguori

S. Messa ad orario feriale

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 12.00 Inizio pratica del “Perdono d’Assisi”

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Sabato 02 “Perdono d’Assisi” per tutta la giornata

Primo sabato del mese

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza a piedi in pellegrinaggio verso il Santuario e recita del S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa.

Domenica 03

XVIII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 8.00 (S- Paolo) : S. Messa celebrata in particolare per i gruppi AGESCI in partenza per i campi estivi.

PER RICEVERE L’INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI

(per sé o per i defunti)

Tale indulgenza è lucrabile, per sé o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno in quel santo luogo e, per una volta sola, da mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente, visitando una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale.

Le condizioni per acquistare il Perdono sono quelle prescritte per tutte le indulgenze plenarie:

  • Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni preced. o seg.)
  • Partecipazione alla Messa e Comunione Eucaristica;
  • Visita alla chiesa della Porziuncola (o un’altra chiesa francescana o chiesa

parrocchiale), per recitare alcune preghiere;

In particolare:

Il CREDO, per riaffermare la propria identità cristiana;

Il PADRE NOSTRO, per riaffermare la propria dignità di figli di Dio,ricevuta nel Battesimo;

UNA PREGHIERA SECONDO LE INTENZIONI DEL PAPA (ad esempio Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.

Fu canonizzata il 7 ottobre 1391. Un data mariana anch’essa, come si può vedere. Nella Bolla di canonizzazione si affermava che la santa “per grazia dello Spirito Santo meritò di vedere visioni, di udire rivelazioni e di predire molte cose con spirito profetico”, riconoscendo quindi alla mistica svedese il carisma della profezia, raramente affibbiato a una donna nella storia della Chiesa.

 

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 13,31-35 Lc 10,38-42 Mt 13,44-46 Mt 13,47-53 Mt 13,54-58 Mt 14,1-12

Vivere il mistero – La Didaché, testo catechistico risalente agli anni I 70/80 d.C., prima affronta il tema del digiuno e poi quello della preghiera. Per quanto riguarda la preghiera, scrive: «Non pregate come gli ipocriti, ma come comandò il Signore nel suo Vangelo, cosi pregate: “Padre nostro, che sei nel cielo, sia santificato il tuo nome, venga il regno tuo, sia fatta la tua volontà come in cielo cosi in terra; dacci il nostro pane quotidiano e rimetti a noi il debito nostro come anche noi lo rimettiamo ai nostri debitori e non indurci in tentazione, ma liberaci dal male; poiché tua è la potenza e la gloria nei secoli”. Cosi pregate tre volte al giorno». Fin dalle origini, dunque, la comunità credente ha pregato il Padre nostro come una preghiera distintiva del gruppo. Si tratta di una preghiera che distingue i primi cristiani dagli ebrei. È vero che i temi del Padre nostro sono in parte presenti anche nel Qaddish, preghiera conclusiva del culto del sabato (sfachrit), ma è altrettanto vero che la preghiera di Gesù manifesta il suo vero e profondo significato alla luce della predicazione e della persona di Gesù. Come dire, il Padre nostro si può capire, conoscendo tutto il Vangelo (e si può comprendere il Vangelo, conoscendo bene il Padre nostro). Secondo Luca, la preghiera viene insegnata da Gesù su insistenza dei discepoli («Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli»). All’epoca di Gesù ogni Maestro insegnava una specie di preghiera segreta che solo i discepoli conoscevano. Gesù, dunque, insegna la preghiera distintiva del gruppo, non come preghiera segreta, ma come preghiera che ogni uomo può conoscere e che solo il cristiano può pregare in modo pieno. […] Il testo evangelico di Lc 11 ,1-13 associa al Padre nostro un insegnamento sulla preghiera, illustrando fondamentalmente due temi. Il primo riguarda il tempo della preghiera e l’altro riguarda la perseveranza. Stando al breve racconto, l’orante può rivolgersi a Dio quando vuole: non esiste nessun momento che sia inopportuno per Dio. L’insistenza, poi, – dice Gesù – non è una pecca, ma una qualità. Gesù, nel Getsemani, dirà ai suoi discepoli: «Vegliate in ogni momento pregando». Alla preghiera del Padre nostro la liturgia ha voluto associare due brani illustrativi: il racconto dell’amico importuno (perseveranza nella preghiera (Lc 11,5-8) e quello dell’efficacia della preghiera (Lc 11,9-13). Spesso c’è la pretesa di «capire» la preghiera che Gesù ci ha insegnato. La Colletta propria ci suggerisce l’umiltà: la comprensione non è solo frutto di studio e di riflessione. Esiste anche il dono che viene dall’alto, per questo motivo la comunità prega: «Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo». Una parafrasi possibile (poverissima e criticabilissima), assolutamente non esaustiva, potrebbe essere la seguente: Padre, che sei oltre le nostre idee, ma che vegli su tutti individualmente, donaci la capacità di esperimentare la tua presenza paterna e salvifica nella nostra storia. In questo modo siamo pronti ad accogliere il compimento finale del tuo Regno, mentre tu porti ad attuazione la tua volontà salvifica su ogni vivente. Abbiamo bisogno di tutto ciò che sostiene la nostra natura umana e di esperimentare già oggi le realtà future che ci attendono. Perdona, dunque, i nostri peccati perché noi, fin da adesso intraprendiamo la strada del perdono verso chi ci ha fatto del male. Nel momento difficile per la fede aiutaci a non soccombere, liberandoci da ogni azione del maligno. Se Dio non ha orari per ascoltare la preghiera perché è sempre disponibile, è altrettanto vero che il credente è chiamato alla perseveranza nella preghiera. Paolo, che conosce benissimo l’insegnamento di Gesù, dirà ai Tessalonicesi: «Pregate ininterrottamente». Un discepolo dell’Apostolo, scrivendo ai cristiani di Efeso, raccomanderà: «ln ogni occasione, pregate». Se tutto questo è importante, è altrettanto importante associare la preghiera all’azione. Nel Vangelo di Luca, Gesù rimprovera i suoi uditori con queste parole: «Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?». Nel Vangelo di Matteo, il Maestro dà un avvertimento’. «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Preghiera e azione si completano, perché complementari. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Anche qui una luce di realismo spirituale ci viene offerta dalla liturgia stessa contro ogni illusione e contro ogni scoraggiamento. Come abbiamo detto ripetutamente, la liturgia è una tipica e qualificata esperienza cristiana. Essa viene vissuta in un quotidiano reiterativo, nella dimensione del mistero che può essere solo colto nella fede. Eppure, è esperienza qualificata e qualificante perché indica che anche la vita spirituale concreta si vive nel quotidiano, si svolge nel mistero, si compie attraverso altre “mediazioni” sacramentali della presenza di Cristo nel mondo, nella storia e nei fratelli. L’esperienza liturgica educa all’esperienza quotidiana. E’ qui che deve realizzarsi, con l’accompagnamento quotidiano delle celebrazioni liturgiche, il cammino della santità, aiutato dalla preghiera personale, dalla comunione dei fratelli e delle sorelle, dal discernimento spirituale e dalla guida del confessore. Una liturgia mistagogica piena di verità e di bontà, di bellezza e di gioia. In tempi in cui occorre un serio discernimento spirituale, la liturgia ci offre non solo la sicurezza della ortodossia e retta fede – retta gloria – che viene da Dio e a Dio ritorna, ma anche la vera ed oggettiva santità e santificazione mediante i segni sacramentali nella Chiesa con la sua mediazione obiettiva e non semplicemente soggettiva. Ed è qui, come abbiamo notato, che si esprime anche tutto l’impegno della risposta personale e comunitaria per vivere nell’esistenza quotidiana quanto abbiamo ricevuto mediante la fede. (10– continua)

 

Medjugorje, 25 luglio 2025

“Cari figli!

In questo tempo di grazia,

in cui l’Altissimo mi ha permesso di amarvi

e guidarvi sulla via della santità,

satana vuole aggrovigliarvi

con la corda dell’inquietudine e dell’odio.

Non permettetegli di prevalere

ma lottate, figlioli,

per la santità di ogni vita umana.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

(Con approvazione ecclesiastica)

Programma dal 19 al 27 luglio 2025

Letture: Genesi 18,1-10a / Salmo 14 / Colossesi 1,24-28

Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda.

Dal Vangelo secondo Luca (10,38-42)

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.

Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 19
Domenica 20 10.30 + Francesco Marconi (VII° Anniv.)
Lunedì 21 18.30 + Cg. Mussino e Giacometti, Franca e Francesco
Martedì 22 8.00 + Adriano Castelli e Giovanna Cicognani

+ Nicoletti Francesco

+ Piccolo Biagio e Librandi Antonietta e deff. fam. Minardi Rosa e Costanzo Antonio

Mercoledì 23 18.30 + Zuccarino Giovanni (X° anniv.)
Giovedì 24 18.30 + don Felice Marchi

+ Conti Paolo

Venerdì 25
Sabato 26
Domenica 27

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 20

XVI del T. Ord

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).
Martedì 22

S. Maria Maddalena

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 23

S. Apollinare

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 25

S. Giacomo ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.

Domenica 27

XVII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 12,38-42 Gv 20,1-2.11–18 Gv 10,11-18 Mt 13,10-17 Mt 20,20-28 Mt 13,16-17

Vivere il mistero – L’episodio di Marta e di Maria, conosciutissimo nel mondo cristiano occidentale come l’episodio che fonda la vita religiosa attiva (Marta) e quella contemplativa (Maria), va rivisto e approfondito meglio. Se fosse corretta questa lettura, ci sarebbe una contraddizione con la conclusione della parabola del buon samaritano, dove l’azione (vita attiva) viene comandata da Gesù: «Va’ e anche tu fa’ cosi» (Lc 10,37). Nel trattato Pirqé Abot, Rabbi Yosé ben Yohanan di Gerusalemme diceva: «Non parlare troppo con le donne… Ogni volta che si parla troppo con una donna ci si attira la sfortuna». Questa mentalità piuttosto radicata ai tempi di Gesù (ricordate la meraviglia dei discepoli che trovarono Gesù al pozzo di Sicar, mentre stava parlando con la samaritana?) può spiegare il fatto che nel mondo ebraico non esistesse il discepolato femminile. Gesù, invece, accetta che ci siano donne accanto a sé e ai discepoli. Andando radicalmente contro la mentalità del suo tempo, Gesù sceglie di avere non solo discepoli, ma anche discepole. San Paolo spiegherà il motivo: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). Il discepolato femminile voluto da Gesù è alluso nell’episodio di Marta e di Maria (Lc 10,38-42). Esiste nel testo un’espressione che sembra avere un valore poetico: «Maria, sedutasi ai piedi di Gesù (in greco pròs toùs pòdas tou kiriou = «presso i piedi del Signore), ascoltava la sua parola». L’espressione «presso i piedi del Signore, è una espressione tecnica per indicare il discepolato. […] Maria, dunque, aveva scelto di essere discepola di Gesù ricevendone la piena approvazione. Da qui la comprensione dell’espressione di Gesù circa Maria che ha scelto la parte migliore. In questo quadro generale si colloca il tema dell’accoglienza (Marta e Maria accolgono Gesù), ampiamente illustrato e anticipato dall’episodio di Mamre, dove Abramo accoglie tre uomini, rivelatisi poi come Dio e i suoi angeli (cf. prima lettura: Gen 18,1-10a). Il tocco del salmo responsoriale appare come risposta al tema. Colui che sa accogliere è accolto da Dio nella tenda divina. In breve: il discepolo sa accogliere Dio e il prossimo, perché l’accoglienza è un elemento essenziale del discepolato. Solo dopo prende vita il servizio (Marta), Gesù conferma questo dato: «Di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». […] I grandi temi del testo evangelico sono diversi. I più importanti potrebbero essere: l’ascolto della Parola (Maria e Gesù), l’ascolto della Parola come radice di ogni servizio (Marta e Gesù), il discepolato femminile (Maria è ai piedi di Gesù), l’accoglienza (Marta e Maria nei confronti di Gesù), l’amore del prossimo in rapporto a come il prossimo desidera essere amato (Gesù approva l’accoglienza di Maria) e non a come il soggetto attivo vuole amare (Marta ama Gesù a modo suo, senza chiedersi se in quel momento Gesù gradiva), la confidenza amicale che porta a correggere la persona amica dentro alla logica di un amore e di una stima intatti (Gesù corregge Marta). Diversamente dal mondo greco, Israele non ha mai conosciuto l’ideale della contemplazione. L’ideale per il mondo biblico consisteva nell’ascoltare la Parola e poi metterla in pratica. Gesù ritiene che soffermarsi sulla sua Parola sia la cosa essenziale. Per questo motivo il Maestro addita a Marta l’esempio di Maria. Perché l’azione del cristiano sia autentica ed efficace, deve avere come fondamento la Parola. Nel doppio fine della petizione della Colletta propria si trovano i temi preferiti dalla liturgia. Nella petizione e nel primo scopo troviamo: «Donaci un cuore umile e mite per ascoltare la parola del tuo Figlio che risuona ancora nella Chiesa, radunata nel suo nome». Nel secondo scopo si dice: «E per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli». Il richiamo a Mt 25,40 è chiarissimo: «ln verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Il tema articolato è scandito in tre tappe: ascolto della Parola, accoglienza e servizio dei fratelli. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

Il Catechismo si domanda ancora: Quando celebrare? Risponde ricordando i tempi liturgici della celebrazione: il tempo e l’anno liturgico, la domenica, il ritmo quotidiano della liturgia delle ore. Finalmente alla domanda: Dove celebrare? Risponde illustrando il senso stesso dei luoghi della celebrazione: il tempio, l’altare, il tabernacolo, l’ambone, il battistero… Il momento mistagogico fondamentale è quindi la celebrazione stessa, il contatto vivo con il mistero, l’esperienza personale e comunitaria di questo dono divino. Ma a scanso di equivoci, miraggi o delusioni nel campo dell’esperienza liturgica, bisognerà notare alcune cose. Prima di tutto che non siamo noi a dettare le leggi o a determinare le forme e i gradi della percezione esperienziale. Si tratta, lo abbiamo sottolineato, di un dono gratuito. È Dio il primo mistagogo, per Cristo, nel suo Spirito. ln seconda istanza, anche se è importante la risposta del singolo e della comunità all’azione santificante, la liturgia evidenzia che è Dio colui che agisce o provoca l’esperienza in noi, essendo lui il mistagogo, e non siamo noi a fare di lui, anche se egli entra in comunione con noi attraverso i segni sacramentali. Egli è il soggetto che offre a noi la sua divina parola, la sua grazia che è comunione di vita, ed accoglie le nostre risposte. Ma è lui che sovranamente fissa le norme e le regole del suo autodonarsi a noi nel mistero liturgico. Da noi attende accoglienza piena e risposta perseverante. Come terza accezione la mistagogia liturgica è la lenta assimilazione dei contenuti del mistero, il passaggio graduale dalla liturgia alla vita, la progressiva presa di possesso da parte di Cristo del nostro essere e del nostro agire, in un impegno reiterato di vivere in conformità con quanto abbiamo celebrato, affinché avvenga quella auspicata osmosi tra celebrazione ed esperienza cristiana, in modo da vivere quanto abbiamo celebrato e reinserire nella celebrazione la propria esistenza cristiana. Salvaguardata l’oggettività del dono, è chiaro che Dio rimane libero di donare una più grande intensità alla sua comunicazione sacramentale, come può accadere sia per il dono gratuito che egli vuole fare, sia anche per l’intensità della vita teologale di coloro che partecipano alla liturgia. (9– continua)

Programma dal 12 al 20 luglio 2025

Letture: Deuteronomio 30,10-14 / Salmo 18 / Colossesi 1,15-20

I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

Dal Vangelo secondo Luca (10,25-37)
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 12 18.30 + Toffanello Maria)
Domenica 13 10.3018.30 + Alfonso, Alma, Maria e Peppino+ Matulli Sergio e Matulli Camilla
Lunedì 14
Martedì 15
Mercoledì 16
Giovedì 17
Venerdì 18
Sabato 19
Domenica 20 10.30 + Francesco Marconi (VII° Anniv.)

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni [escluso venerdì] ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : CLuglio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13XV del T. Ord Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo).
Mercoledì 16Beata Vergine Maria del Monte Carmelo Ore 17.55 (Sala del Carmine) : S. RosarioOre 18.30 (Sala del Carmine) : S. Messa

NON c’è la S. Messa in S. Paolo

Venerdì 18 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario.
Domenica 20XVI del T. Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Avviso

Mercoledì 16 la S. Messa sarà celebrata alla Sala del Carmine alle ore 18.30 preceduta dal S. Rosario alle ore 17.55

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 10,34-11,1 Mt 11,20-24 Mt 11,25-27 Mt 11,28-30 Mt 12,1-8 Mt 12,14-21

Vivere il mistero – La domanda essenziale di Lc 10,25-37 si potrebbe identificare nelle parole del dottore della Legge: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» È una domanda complessa che presuppone una fede, una visione della vita, una morale, una visione dell’aldilà. Il dottore della Legge, purtroppo, la pone con malizia («per mettere alla prova 6esù»). Il Maestro, però, lo porta verso un’autenticità maggiore. «Cosa dice la Parola di Dio?» Invita l’uomo ad attivare un rapporto particolare con Dio (cf. Dt 6,5), con il prossimo e con sé stessi (Lv 19,18). Al tempo di Gesù questa risposta poteva essere formulata da qualunque buon ebreo maturo e formato. Con il racconto esemplare del buon samaritano Gesù va oltre e spiega molte cose, di cui due sono molto importanti.  La prima cosa riguarda cosa si intenda per «amore». Sappiamo che nel testo di Dt 6,5 l’amore verso Dio non è equivalente all’affetto (che può esserci e anche no), ma indica primariamente la fedeltà a tutta prova. Più delicato il significato di «amore» verso il prossimo. Il testo di Lv 19,18 avvicinava l’amore del prossimo con l’abbandono totale del rancore e della vendetta verso i connazionali. […] La seconda riguarda il rovesciamento della mentalità. Chi vuole ereditare la vita eterna non si chiede «chi è il mio prossimo», ma si chiede «io prossimo di chi sono». Il rapporto con l’altro prende un aspetto diverso. 0gnuno è prossimo di chiunque gli è vicino. Ci si trova davanti a una delle tante chiavi universalistiche del cristianesimo. […] Siamo ormai abituati a chiamare il brano di Lc 10,25-37 «la parabola del buon samaritano». Sotto il profilo letterario il racconto del buon samaritano non è una parabola, ma un racconto esemplare. La parabola contiene sempre lo smascheramento e l’inconsistenza della tesi o del comportamento dell’ascoltatore. Il racconto esemplare, invece, contiene un esempio da imitare («Va’ e anche tu fa’ così». C’è un modo curioso di interpretare la parabola del buon samaritano: il mercante sarebbe il cristiano, i briganti, i peccati. Il levita e i sacerdoti rappresenterebbero le forze umane incapaci di salvezza; il samaritano, invece, è Gesù. L’olio e il vino sarebbero la sua bontà e misericordia, il giumento su cui carica il ferito, la natura umana di Gesù. La locanda rappresenterebbe la Chiesa, l’albergatore, il sacerdote. I due denari sarebbero i due gruppi di sacramenti (sacramenti degli spiritualmente vivi e quelli degli spiritualmente morti); il ritorno del Samaritano indicherebbe la parusia. Si tratta di una interpretazione che proviene dall’epoca patristica. Bisogna, tuttavia, rilevare che il testo della Colletta propria (anno C) identifica il buon samaritano con Gesù, così come faceva l’interpretazione allegorica di epoca patristica: «Donaci un cuore attento e generoso verso le sofferenze e le miserie dei fratelli, per essere simili a Cristo, buon samaritano del mondo». Tutto il brano evangelico è composto per antitesi. Il dottore della legge si contrappone a Gesù (vuol metterlo alla prova). I briganti si contrappongono al mercante, il levita e il sacerdote – osservanti della legge di purità e non della persona dell’altro – si contrappongono al comando dell’amore di Dio e del prossimo (Dt 6,5; Lv 19,18) e al samaritano, la domanda del dottore della legge sul prossimo si contrappone alla domanda di Gesù sullo stesso tema. Sembra che Luca abbia voluto inviare al suo lettore un messaggio nodale. Il cristiano non deve temere le contrapposizioni: con la Parola di Dio nel cuore, dialogando con chi si contrappone si giunge alla scoperta di ciò che è più autentico. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Dentro il Mistero [continuazione] (di Jesus Castellano Rivera)

I celebranti, forse meglio i concelebranti di questa mistagogia trinitaria ed ecclesiale, sono oltre che le persone divine anche i fedeli, nella loro dignità battesimale, nella espressività della loro antropologia concreta e nelle dimensioni storiche e culturali della vita cristiana, insieme ai ministri, ma nella comunione con i santi della Gerusalemme celeste. Il Catechismo della Chiesa Cattolica aiuta a cogliere la complessità di questa mistagogia della celebrazione quando indica con alcune fondamentali domande il senso stesso del celebrare. Chi celebra? Sono i concelebranti della terra e del cielo. Come celebrare? Sinteticamente risponde alludendo ai segni e ai simboli, alle parole e alle azioni, al canto e alla musica, alle sacre immagini. Tuttavia nella spiegazione dei segni e dei simboli propone, come, gli stessi Padri della Chiesa suggerivano, una griglia essenziale per cogliere la profondità dei segni liturgici. Essi sono insieme evocativi o significativi, comunicativi ed efficaci, ma anche impegnativi nell’esigere una accoglienza ed una risposta. Si segnala inoltre che ogni segno, infatti, ha una dimensione umana e cosmica, un significato religioso, come viene esplicitato attraverso le pagine dell’Antico Testamento, un riferimento esplicito a Cristo, una sua finale e definitiva espressione nella liturgia della Chiesa. Basti pensare, ad esempio, all’acqua del Battesimo, elemento cosmico universale, pieno di significato nei mille episodi dell’antico Testamento – dalle acque primordiali a quelle del Mar Rosso – con un esplicito riferimento a Cristo – dal Battesimo nel Giordano all’acqua che sgorga dal suo costato e al mandato di “battezzare”; finalmente è la Chiesa che fissa il significato del rito nella sua liturgia secolare. Una catechesi mistagogica sui sacramenti e sulla liturgia non può prescindere dalla spiegazione di queste dimensioni che si possono applicare anche ad altri segni, parole, riti. (8– continua)