Programma dal 20 al 28 maggio 2023

Letture: Atti 1,1-11 / Salmo 46 / Efesini 1,17-23

Ascende il Signore tra canti di gioia.

Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)

 In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.


Vivere il Mistero- L’Ascensione ci pone una domanda: siamo capaci di creare una distanza con le persone, con la missione che sentiamo ci è stata affidata, con i nostri progetti e i nostri desideri? L’elevazione è necessaria per non possedere e imparare ad accompagnare nell’amore che si fa rispetto. Il nostro desiderio deve diventare sempre più leggero e purificato dal bisogno di dominio e di controllo che ci inchiodano a terra rendendoci così estranei alla nostra terra interiore e a quella che abitiamo con i nostri fratelli e sorelle in umanità e con tutte le creature. Apriamo le mani in un gesto di resa e di serena attesa, leviamo gli occhi al cielo senza distoglierli dalla terra, anzi per vederla e amarla dall’alto di un amore più vero. Nel Risorto la nostra carne, divenuta pienamente umana, fa parte della stessa vita di Dio – «del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» – e, al contempo, nessun uomo può più sentirsi come Caino «ramingo e fuggiasco sulla terra»: la promessa dell’«Emmanuele» degli inizi è ormai «rivelazione»: «Ecco, io sono con voi». Adesso risuona per noi l’invito pressante degli angeli a «non guardare il cielo» perché esso è al sicuro! Come la Madre del Signore imitiamo il Maestro e camminiamo con «ferma decisione» verso la nostra Gerusalemme: essa, secondo l’Apocalisse, ha «dodici porte» che sono «dodici perle». Cerchiamo di arrivarci e, come invita Gregorio Magno, «di non arrivarci soli». Non preoccupiamoci perché se la gioia della vista della «città-madre» sarà grande, immenso sarà lo stupore di ritrovare all’interno delle sue mura proprio tutti. Una domanda rimane aperta: «Come si fa a passare per una perla?». Esattamente nello stesso modo in cui una perla – almeno così credevano stupendamente i Padri – viene creata nell’ostrica: per il misterioso infiltrarsi attraverso gli abissi del mare di un raggio di luce. Lasciamo che la luce del Risorto, che ora siede alla destra del Padre, attraversi e illumini la nostra vita attraverso la segreta opera dello Spirito che ogni giorno ci viene donato. (don M-D. Semeraro)

VITA ECCLESIALE

Sabato 20

18.30

+ Ines

Domenica 21

10.30

18.30

+ Pellegrina

+ Antonio

Lunedì 22

18.30

+ Adriano Castelli

Martedì 23

   

Mercoledì 24

18.30

+ Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda

Giovedì 25

   

Venerdì 26

   

Sabato 27

   

Domenica 28

10.30

18.30

+ Guadagnini Silvana

Per le intenzioni di Maria Teresa (vivente)

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Maggio 2023

Domenica 21

Ascensione del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 22

S. Rita da Cascia

S. Messa ad orario feriale.

(Dalle ore 9.00 alle 12.00 e dopo la S. Messa delle ore 18.30) benedizione delle rose nella memoria di S. Rita

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Martedì 23

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Mercoledì 24

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 25

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Venerdì 26

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Bolognano. (vedi sotto)

Sabato 27

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 28

Pentecoste

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere Bolognano

Partenza dalla Chiesa di S. Paolo, corso V. Veneto, p.za U. Ricci, via Martiri della Libertà, via Padre Costa, via Decorati al Valor Civile, via Fratelli Cervi, via Berardi, via Moro, via A. De Gasperi, (breve sosta davanti alla Caserma dei Carabinieri), via Togliatti, via Padre Costa, via Pertini, via Gramsci, via Risorgimento, p.za Marmirolo, via Ricci Signorini fino alla Chiesa di S. Paolo.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Gv 16,29-33

Gv 17,1-11a

Gv 17,11b-19

Gv 17,20-26

Gv 21,15-19

Gv 21,20-25

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Inoltre, il fatto di essere «elevato» rievocherebbe il duplice luogo dell’offerta di Cristo al Padre: innanzitutto il Calvario, quindi il suo sacrificio offerto sull’altare della Croce, a cui tutti «innalzeranno lo sguardo» (cf. Gv 3,14 e 19,37; Zc 12,10); in secondo luogo la camera alta del Cenacolo (cf. Lc 22,12), evocata dalla simbologia del béma, cioè il rialto su cui è posto l’altare, perciò al medesimo sacrificio di Cristo, anticipato nell’Ultima Cena e perpetuato dai suoi discepoli nella celebrazione del sacramento sulla mensa dell’Eucaristia. Un utile commento conclusivo ci sembra quanto richiamato dalla nota pastorale della CEI sull’adeguamento degli spazi liturgici: «L’altare nell’assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto utile alla celebrazione, ma è il segno della presenza di Cristo, sacerdote e vittima, è la mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente di carità e unità. Per questo è necessario che l’altare sia visibile da tutti, affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte ed è ovviamente necessario che sia unico nella chiesa, per poter essere il centro visibile al quale la comunità riunita si rivolge». L’altare, come l’intero edificio ecclesiale, è oggetto di una particolare «iniziazione» attraverso una solenne azione liturgica dove, insieme alla chiesa o da solo, è «dedicato», in altre parole destinato a un suo uso specifico, alla celebrazione dell’Eucaristia: «Per sua stessa natura, l’altare è dedicato a Dio soltanto, perché a Dio soltanto viene offerto il sacrificio eucaristico» (Premesse DCA, n. 161). Solamente l’edificio chiesa e l’altare godono di una «dedicazione», a differenza di ogni altro oggetto o luogo liturgico che invece vengono «benedetti» anch’essi con un proprio rito. La storia del rito trova la sua prima notizia negli scritti di Eusebio di Cesarea, il quale, quando fu dedicata la cattedrale di Tiro fra il 316 e il 319, con grande concorso di popolo e con la partecipazione di molti vescovi, pronunciò un discorso solenne. La dedicazione consisteva essenzialmente nella celebrazione eucaristica con la proclamazione di letture adatte e il canto di salmi appropriali (Storia Ecclesiastica X, 4). La celebrazione della Messa, presieduta dal vescovo, costituiva infatti il vertice della dedicazione sia dell’altare sia dell’edificio destinato alla preghiera della comunità e per lungo tempo sarà considerato il rito principale. A questo primo nucleo si aggiunse presto, già nel IV secolo, anche la deposizione delle reliquie dei martiri e poi dei santi. Successivamente gli elementi rituali per la dedicazione dell’altare si moltiplicarono: unzioni crismali, abluzione con l’acqua, iscrizione dell’alfabeto greco e latino nella cenere sparsa sul pavimento, lustrazioni, incensazioni, segni di croce, preghiere di benedizione su ogni suppellettile, vestizione dell’altare. La celebrazione nel corso dei secoli diventò in tal modo ridondante di molti elementi, dove la simbologia dei riti, sovrabbondante e allegorica, non temeva né l’eccessiva lunghezza né le ripetizioni. La «consacrazione» sia della chiesa sia dell’altare erano viste come un «rito di iniziazione cristiana»: chiesa e altare dovevano essere battezzati, cresimati e così pronti alla celebrazione della Messa. Papa Pio XII, dopo una prima autorizzazione a dividere la complessa celebrazione in due giorni successivi, decise finalmente la revisione dell’insieme, affidando l’incarico alla Commissione per la riforma generale della liturgia. Il lavoro si concluse con un nuovo Ordo, praticamente uno snellimento del precedente, promulgato da Giovanni XXIII nel 1961. A sua volta divenne il punto di partenza, dopo il Concilio, per un’ulteriore revisione del Rito che portò nel 1977 all’attuale secondo libro del Pontificale Romano approvato da Paolo VI (Ordo dedicationis ecclesiae et altaris), pubblicato poi nella versione italiana dalla CEI nel 1980 (Benedizione degli oli e dedicazione della chiesa e dell’altare). I criteri e principi direttivi per la preparazione del nuovo Ordo furono essenzialmente gli stessi che guidarono l’intera riforma liturgica promossa dal Vaticano II, quali la semplificazione, la partecipazione attiva dei fedeli, la ricchezza scritturistica ed eucologica, l’autenticità e l’eloquenza dei segni e dei riti, l’ecclesiologia conciliare. In questa sede interessa invece rilevare innanzitutto l’idea guida, tanto antica quanto essenziale, dell’intera revisione e strutturazione del rito rinnovato: restituire alla celebrazione eucaristica il suo ruolo principale, come l’atto consacratorio più importante dell’intera liturgia per la dedicazione. A questo riguardo nei Praenotanda del Pontificale si legge che «Il rito più importante e l’unico indispensabile per la dedicazione di una chiesa è la celebrazione dell’Eucaristia» (Premesse DCA, n. 41). [6 continua]

Programma dal 13 al 21 maggio 2023

Letture: Atti 8,5-8.14-17 / Salmo 65 / 1 Pietro 3,15-18

Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 13 18.30
  • Ilaria e Gaia (viventi)
  • + Attilio Ragazzini e Liliana e deff. della famiglia
  • + Angelo Mazzotti, Sangiorgi Maria Luisa e deff. delle famiglie Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
Domenica 14 10.30 + Amadei Carlo e Valter , Fabbri Adamo e Brandolini Irene
Lunedì 15 18.30 + Adolfo Tabanelli
Martedì 16
Mercoledì 17 18.30 + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa
Giovedì 18 18.30 + Sangiorgi Gian Battista
Venerdì 19
Sabato 20 18.30
  • + Ines
Domenica 21 10.30

18.30

+ Pellegrina

+ Antonio

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : A

Maggio 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 14

VI di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 15 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.15 (canonica) : Caritas parrocchiale

Martedì 16 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 17 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 18 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Venerdì 19 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Fruges. (vedi sotto)

Sabato 20 Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Domenica 21

Ascensione del Signore

Ss. Messe alle ore 8.00 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere Fruges

Via Mameli, via IV novembre, via Ricci, via Argine S. Paolo, via XI maggio, via S.Giacomo, v. le Martiri della Libertà, via Baffé e Foletti, p.le Falcone, (sosta), poi via Baffè e Foletti, v.le Martiri della Libertà, via Tiglio, via S. Giacomo, via Mameli.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 15,26-16,4 Gv 16,5-11 Gv 16,12-15 Gv 16,16-20 Gv 16,20-23a Gv 16,23b-28

Vivere il Mistero- Le ultime parole del Vangelo di questa domenica ci pongono in una magnifica tensione tra passato, presente e futuro: «Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Il tempo che attraversiamo è quello in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere in una memoria che si fa continuamente apertura a un futuro che è la presenza e la promessa di Dio: una promessa che dà alla nostra vita consistenza e verità. Nonostante tutto forse anche noi, a livello della nostra evoluzione spirituale che è naturalmente ancora incompleta, siamo nella condizione di quanti in Samaria erano divenuti credenti eppure non avevano ricevuto lo Spirito Santo. È chiaro che con i sacramenti dell’iniziazione cristiana, come già nel dono del soffio di vita ricevuto nel momento della nostra nascita, lo Spirito di Dio aleggia sulle nostre esistenze e anima la nostra vita di credenti. Nondimeno, questo dono di presenza intima e corroborante di Dio nella nostra vita è ancora e sempre tutto da ricevere, nel senso che non è mai completamente compiuta la sua opera di animazione della speranza, nel tessuto delle nostre vite. È la presenza dello Spirito dentro di noi che ci rende capaci di mettere in pratica l’esortazione dell’apostolo Pietro: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». È come se la nostra vita credente fosse chiamata a vivere continuamente nella memoria del futuro da cui attingiamo la forza per vivere con serenità e responsabilità il presente. Infatti è l’attesa di qualcosa che ci attende e ci precede a darci la fantasia di una fedeltà alla storia che pure non si identifica mai con ciò che siamo chiamati puntualmente a vivere. La promessa del Signore Gesù non è una semplice consolazione. Suona piuttosto come un orientamento attraverso cui siamo difesi da noi stessi, dalla nostra tentazione di ripiegarci sul passo che stiamo compiendo per inserirlo, invece, in un cammino ben più ampio: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi». La sua promessa ci assicura del fatto che egli ci viene incontro, permette alla nostra vita di andargli veramente incontro a nostra volta attraverso la fedeltà alle piccole e grandi realtà del quotidiano. Questo dinamismo diviene parte integrante del futuro di Dio che è l’unico presente degno di essere vissuto. Tutto questo non solo è pensabile e desiderabile, ma pure concretamente vivibile e percepibile a una condizione che non è una condizione, bensì un respiro: «Se mi amaste…». (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La collocazione dell’altare diventa allora di fondamentale importanza perché l’azione liturgica possa svolgersi correttamente, con quella necessaria centralità da assicurare senso pieno alla celebrazione. Tanto la sua conformazione quanto la sua collocazione devono rendere possibile la celebrazione rivolti al popolo («versus populum») e devono consentire di girarvi intorno e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici a esso inerenti. Tale indicazione, che sebbene senza alcun obbligo ha avuto in brevissimo tempo un’applicazione pressoché universale, è quella che manifesta meglio sia la realtà di quanto si celebra nella Messa, cioè il sacrificio di Cristo e lo spezzare insieme il pane, sia la realtà stessa della Chiesa come «popolo sacerdotale» che esprime in pienezza l’armonia tra il sacerdozio ministeriale o gerarchico e il sacerdozio comune dei fedeli (cf. LG 10) proprio nel trovarsi «circumstantes» (Canone Romano), vale a dire «tutti», ministri ordinati e fedeli, «ritti intorno all’altare». La centralità dell’altare nell’assemblea liturgica manifesta la presenza di Cristo che, proprio nella celebrazione e sopra di esso, si realizza nel modo più pieno: dunque, né rivolti verso oriente, né gli uni verso gli altri, ma tutti verso e intorno a Cristo. Un’ultima caratteristica è quella che riprende la sopraelevazione, mediante alcuni gradini o anche di uno solo, del piano di appoggio dell’altare nelle vecchie chiese. Benché nessun documento lo prescriva, è normale trovare che anche i nuovi altari poggino su una predella (intesa come un basamento dell’altezza di un gradino) sufficientemente ampia, anche se già si trovasse su di un presbiterio alquanto elevato. Se nel passato tale soluzione era soprattutto di carattere funzionale, per renderlo visibile ai fedeli assai distanti dal fondo dell’abside e ordinati uno dietro l’altro nelle lunghe navate, oggi è spesso realizzata per la sua ricca simbolicità. Questa sopraelevazione infatti evidenzierebbe il luogo centrale dell’altare e la sua importanza primaria e, allo stesso tempo, lo distinguerebbe dal «presbiterio», inteso come luogo proprio dei presbiteri, ma non dell’altare, sottolineando così la sua appartenenza non solo al sacerdote ma a tutta la comunità celebrante e attorno ad esso raccolta. [5continua]

Programma dal 6 al 14 maggio 2023

Letture: Atti 6,1-7 / Salmo 32 / 1 Pietro 2,4-9

Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre»..

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 06
Domenica 07 10.30

18.30

+ Alide

Per le spose e le madri dei caduti e dispersi in guerra

Lunedì 08
Martedì 09
Mercoledì 10 18.30 + Giuseppe
Giovedì 11
Venerdì 12
Sabato 13 18.30 Ilaria e Gaia (viventi)

+ Attilio Ragazzini e Liliana e deff. della famiglia

+ Angelo Mazzotti, Sangiorgi Maria Luisa e deff. delle famiglie Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

Domenica 14

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Maggio 2023

Domenica 07

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi verso S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

Lunedì 08 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Martedì 09 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 10 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 11 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati

Ore 20.30 (S. Bernardino) : S. Rosario seguito alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 12 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Meletolo. (vedi sotto)

Sabato 13

B.V.M. di Fatima

S. Messa prefestiva ore 18.30

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 14

VI di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere Meletolo

Partenza dalla chiesa di S. Paolo, via dei Lombardi, via Bassi, via Saffi, v.le Quadri, v.le Baravelli, v.le della Resistenza, via Vicini, p.za Pascoli (dove si farà una breve sosta); poi v.le Baravelli, via Grieco, v.le Dante Alighieri, v.le della Resistenza, via Pisacane, via Torchi, via Bassi, (breve sosta all’Oratorio), via Saffi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

2- Sabato 13 ricorre l’iniziativa Caritas “Dona la spesa” nel supermercato COOP di Massa.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 14,21-26 Gv 14,27-31a Gv 15,1-8 Gv 15,9-11 Gv 15,12-17 Gv 15,18-21

Vivere il Mistero- Non di rado come discepoli ci troviamo esattamente nella situazione del viandante affannato nel cercare un indirizzo e tormentato dall’angoscia di aver perso la strada mentre si trova esattamente di fronte alla sua méta. Così è avvenuto per i discepoli, così avviene per noi ogni volta che ci lasciamo troppo assillare dalle nostre domande. Queste ansiose domande mascherano le nostre paure più profonde e ci impediscono di accogliere la risposta che è la presenza del Signore nella nostra vita così come si fa concretamente presente: nulla di più, nulla di meno. Noi invece rischiamo di avere sempre qualche altro programma per il nostro incontro con Dio. Così, presi dai nostri programmi, rischiamo di perdere gli appuntamenti a cui il Signore, fedele amante della nostra vita, non manca perché mai può dimenticarsi di noi. Siamo costretti a chiederci, a questo punto del nostro pellegrinaggio verso la Pasqua eterna, proprio celebrando sacramentalmente il mistero pasquale, se davvero non conosciamo la via oppure abbiamo paura di accogliere in verità quanto «stretta sia quella che conduce alla vita» (Mt 7,14). Forse temiamo di venire a nostra volta coinvolti nella divina avventura, «quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù Cristo» (1 Pt 2,5). Forse anche noi rischiamo, come la prima comunità cristiana, di essere non solo vittime di malcontento (cf. At 6,1) ma soprattutto tentati di trascurare la Parola di Dio. Se si può trovare sempre una buona soluzione «per servire alle mense» (At 6,2), l’unica soluzione per superare ogni malcontento sembra essere quella di stringerci il più saldamente possibile a Cristo, «pietra d’angolo, scelta, preziosa» (1 Pt 2,6). È lui quel pane «duro» (Gv 6,60) che può nutrire il nostro uomo interiore (cf. 2 Cor 4,16) che così, come ha detto il Maestro, «compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi» (Gv 14,12). Perché tutto questo possa avvenire efficacemente nella nostra vita, si rende necessario porre la domanda giusta in quella verità su noi stessi che sola ci permette di avere la libertà da ogni forma di paura di dover prima o poi occupare «un posto» (cf. Gv 14,2). Non si tratta di un posto qualunque ma dell’unico possibile per ciascuno di noi! Il Signore Gesù è andato a prepararlo dopo aver assunto la nostra natura umana per conoscere interamente il nostro bisogno, le nostre necessità, i nostri desideri. Si «nella casa del Padre mio vi sono molte dimore» (Gv 14,2) come nel cuore di una madre. – (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

L’altare, poi, non ha bisogno neppure di particolari «iconografie e decorazioni artistiche», perché, per se stesso, è già icona del mistero di Cristo con un proprio simbolismo. L’eccessiva presenza di immagini e simboli, nelle quali abbonda frequentemente l’interpretazione allegorica, finisce per diminuire il valore iconico dell’altare stesso, riducendolo a una «suppellettile» e «ornamento» della chiesa o appesantendolo di «belle idee» ma spesso estranee alla sua vera natura e funzione. Pure il simbolismo dell’altare come «tomba dei martiri», vale a dire l’unione del sacrificio delle membra con quello del suo Capo, non scompare, ma non è più essenziale: «Si mantenga l’uso di deporre sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri. Però si curi di verificare l’autenticità di tali reliquie» (OGMR 302). Le premesse al Rito della dedicazione della chiesa e dell’altare aggiungono altre indicazioni: le «reliquie siano di grandezza tale da lasciar intendere che si tratta di parti di corpo umano» e se vi fossero dubbi circa la loro autenticità «è meglio dedicare l’altare senza reliquie»; il cofanetto-urna delle reliquie «non si deve sistemare né sull’altare, né inserire nella mensa, ma riporre sotto di essa, tenuta presente la forma dell’altare» (Premesse DCA, nn. 31 e 162). Infine, il tratto di novità più consistente – e forse in alcuni ambienti il più controverso – è quello della centralità dell’altare, che riguarda non tanto il principio in sé, che mai è venuto meno nella storia, quanto piuttosto la sua concreta applicazione nell’aula ecclesiale. Va comunque premesso che il nuovo modo di interpretare e ridefinire l’altare come centro ideale dell’assemblea liturgica non è frutto di un «prurito di cambiamento» ma riprende niente meno che una tradizione dello spazio celebrativo della liturgia occidentale, che praticamente ha segnato tutto il primo millennio, e oltre. L’OGMR così intende ed esprime questa caratteristica essenziale: «L’altare sia costruito staccato dalla parete, per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo: la qual cosa è conveniente realizzare ovunque sia possibile. L’altare sia poi collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione dei fedeli» (n. 299). [4 continua]

Programma dal 29 aprile al 7 maggio 2023

Letture: Atti 2,14a.36-41 / Salmo 22 / 1 Pietro 2,20b-25

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse:

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 29 18.30 + Montesi Natale

+ don Orfeo

Per una persona vivente

Domenica 30
Lunedì 01
Martedì 02 8.00 + Becca Luigi
Mercoledì 03
Giovedì 04 18.30 + Ruffini Armanda (3° anniv.)
Venerdì 05 8.00 + Signani Mara e vivi e deff. della famiglia
Sabato 06
Domenica 07 10.30

18.30

+ Alide

Per le spose e le madri dei caduti e dispersi in guerra

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile – Maggio 2023

Domenica 30

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Lunedì 01

S. Giuseppe lav.

Pellegrinaggio parrocchiale mariano a Cortona ed Arezzo
Martedì 02 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 03

Ss. Filippo e Giacomo

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 04 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Venerdì 05 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere S. Paolo. (vedi sotto)

Sabato 06 (Nel pomeriggio) : Ritiro per i fanciulli che si preparano al sacramento della Prima Comunione

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 07

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

La processione nel quartiere S. Paolo

Via XIII aprile, piazza Mazzini, via Garibaldi, via Piave, via Bagnarolo fino al n° 1 (sosta con benedizione), via Bagnarolo, via Piave, via Bonvicini, via Monte Grappa, piazza Costa, via Roli

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 13,54-58 Gv 10,22-30 Gv 14,6-14 Gv 13,16-20 Gv 14,1-6 Gv 14,7-14

Vivere il Mistero- Ogni anno, nella quarta domenica di Pasqua ci è data la possibilità di ascoltare la voce del Signore risorto attraverso la similitudine del Buon Pastore che, in realtà, sarebbe meglio tradurre con il «Bel Pastore». L’inizio del capitolo decimo di Giovanni è di grande solennità. Al contempo, ci introduce in un’aura di grande intimità: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore». Subito dopo questo solenne esordio, l’Evangelista inserisce un altro personaggio in cui ci piacerebbe molto identificarci. «Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce…». Realmente ciascuno di noi – come discepolo – può identificarsi con una di queste pecore ma anche con questo sereno guardiano che permette al pastore di entrare «dalla porta» con cui – un po’ più in là – si identifica lo stesso Signore Gesù dicendo; «Io sono la porta delle pecore». Quante cose è, questo pastore bello! Le parole del Signore Gesù sono chiare, semplici, dirette: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante». Detto in altre parole il criterio di discernimento che ci viene offerto da Gesù per distinguere il pastore dal brigante – e il vero pastore dal ladro – è la sua rettitudine, che si rivela attraverso il suo modo semplice di relazionarsi con le pecore, senza inutili complicazioni e raggiri che fanno perdere tempo ed energie. Accanto al pastore vi è pure il guardiano. Non siamo soli, non si è mai soli e ogni nostro gesto – se autentico e non inficiato dalla doppiezza del cuore – può e dev’essere compiuto alla luce del sole e al cospetto di altri che condividono il nostro cammino e prendono parte, a loro modo, alla nostra dedizione e alla nostra cura. Da parte delle pecore è necessario sentire l’odore del pastore e discernere chiaramente la sua voce fino a riconoscere i gesti con cui le spinge fuori per farle pascolare. Il Signore insiste e quasi spera che possa essere vero per ognuna delle pecore del gregge: «Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». La «voce degli estranei» è ciò che ci distoglie dall’essenziale semplicità della nostra relazione con il Signore. Ci sono voci nel nostro cuore che promettono tante cose e ci illudono fino a sedurci. Per questo il Signore Gesù non ci lascia nell’ignoranza: «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere». Questo è il criterio per discernere il volto del pastore e distinguerlo, accuratamente, dai gesti incantatori del ladro che ci ruba a noi stessi; questo è pure il criterio per discernere in che misura, e fino a che punto, noi siamo «le sue pecore». – (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nelle nuove chiese, pertanto, è prescritto «che si costruisca un solo altare che significhi alla comunità dei fedeli l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa» (OGMR 303). La «celebrazione comunitaria», raccomandata dal Concilio (cf. SC 27), restituisce all’altare maggiore la sua principalità: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità“, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi […]; tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano» (SC 26). La «concelebrazione» poi «manifesta assai bene l’unicità del sacerdozio, del sacrificio e di tutto il popolo di Dio» (OGMR 199). A riconsegnare tutta la sua forza simbolica, diventa necessario che ogni chiesa abbia preferibilmente un «altare fisso, che significa più chiaramente e permanentemente Gesù Cristo, pietra viva (cf. 1Pt 2,4; Ef 2,20)» (OGMR 298). Le stesse premesse del Messale, poco più avanti, ricordano che, «secondo un uso e un simbolismo tradizionali nella Chiesa, la mensa dell’altare fisso sia di pietra, e più precisamente di pietra naturale», benché si possa «adoperare anche un’altra materia degna, solida e ben lavorata» (OGMR 301). L’altare diventa così l’icona più santa perché rappresenta Cristo stesso, la pietra angolare, la fonte zampillante di vita e di salvezza come la roccia percossa da Mosè nel deserto. I vescovi italiani da parte loro precisano: «La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere differenti da quelle dell’altare preesistente, evitando riferimenti formali e stilistici basati sulla mera imitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa del sacrificio e del convito pasquale, in conformità con la tradizione, la mensa del nuovo altare dovrebbe essere preferibilmente di pietra naturale, la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i suoi lati tutti ugualmente importanti». L’altare non richiede grandi dimensioni, dal momento che croce e candelieri possono essere collocati «anche» accanto a esso (cf. OGMR 307-308), basta che la sua superficie sia sufficiente ad accogliere «solo le cose richieste per la celebrazione della Messa» (OGMR 306). [3 continua]

Programma dal 22 al 30 aprile 2023

Letture: Atti 2,14a.32-33 / Salmo 15 / 1 Pietro 1,17-21

Mostraci, Signore, il sentiero della vita.

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 22 18.30 + Adriano Castelli

+ Brusa Sara

Domenica 23 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino
Lunedì 24
Martedì 25 9.15 Per i caduti di tutte le guerre
Mercoledì 26
Giovedì 27 18.30 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda

+ Pia e Francesco

Venerdì 28 8.00 Deff. fam. Galanti
Sabato 29 18.30 + Montesi Natale

+ don Orfeo

Domenica 30

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 23

III di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Martedì 25

S. Marco ev.

Ore 9.15 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre con la partecipazione delle autorità nell’anniversario della liberazione
Mercoledì 26 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 27 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 28 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 29 S. Caterina da Siena S. Messa prefestiva alle 18.30
Domenica 30

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

1- Il primo maggio riprende il tradizionale pellegrinaggio comunitario (Santuario S. Maria delle Grazie al Calcinaio e Arezzo). Chi desidera partecipare deve prenotarsi.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 6,22-29 Mc 16,15-20 Gv 6,35-40 Gv 6,44-51 Gv 6,52-59 Mt 11,25-30

Vivere il Mistero- Ponendoci anche noi misticamente nell’atmosfera della sera di Pasqua possiamo a nostra volta meravigliarci come e con i discepoli che – non tanto diversamente da noi – sembrano essere «in cammino» e invece sono fermi, quasi impietriti e accecati dalla loro intima e cocente delusione. Così possiamo chiederci nell’intimo del nostro cuore: «Dove e perché mi sono fermato?» e ancora «Dove la mia speranza si è arresa all’evidenza della morte?». L’evangelista Luca tiene il nostro animo sospeso più a lungo di quanto facciano gli altri evangelisti. Infatti le donne fuggono dal sepolcro con un messaggio di risurrezione, ma senza avere incontrato il Risorto. Prima di incontrare personalmente il Signore vivente è necessario un tempo di rilettura e di riapertura del proprio cuore a ricomprendere gli stessi avvenimenti, quelli che ci hanno fatto sperimentare una terribile delusione, in un modo completamente diverso. Nessun incontro con il Risorto sembra possibile senza una previa purificazione dalle nostre illusorie aspettative. Il Risorto non si impone con una gloriosa e schiacciante presenza, bensì si ripropone in modo ancora più discreto nelle nostre stesse vesti: si fa viandante con dei viandanti, si fa pellegrino con dei pellegrini, si fa ignorante degli eventi con quanti gli eventi li hanno subiti senza veramente comprenderli: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme!». La domanda che suona quasi come rimprovero da parte dei discepoli è, in realtà, una dichiarazione inconsapevole dello stato del loro cuore incapace non solo di riconoscere in quel viandante il loro compianto Maestro, ma di rileggere gli ultimi avvenimenti a partire da una sapienza più profonda. Cosicché il Signore comincia una lunga catechesi che, poggiandosi sulle Scritture, aiuta i discepoli a leggere gli eventi non solo a partire dalle evidenze, ma ripartendo dal senso di una morte che, in realtà, non è stata un fallimento, bensì un coronamento in quanto compimento di una rivelazione del volto di Dio reso impotente dall’amore. La risurrezione del Signore non è la negazione della morte, bensì il suo regale e libero attraversamento. Per questo il Risorto si mostra con i segni della passione che lo hanno segnato profondamente e veramente e, in questo modo, rivela anche ai suoi discepoli come non fuggire la prova, ma possa dimostrarsi piuttosto capaci di essere temprati nella e dalla prova stessa. Il gemito dei discepoli è spesso anche il nostro: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele». In realtà, ciò che talora sembra fondare le nostre speranze non è capace di scaldare il nostro cuore. Esso ritrova il suo palpito vitale non nel successo e nella riuscita, bensì in una relazione in cui anche le realtà più dure rivelano un senso che ci porta un po’ «più lontano». (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Prima di trattare direttamente dell’altare, le Premesse ci indicano innanzitutto il posto preciso dove deve essere collocato nella chiesa: «Il presbiterio è il luogo dove si trova l’altare», lo stesso luogo dove pure «viene proclamata la Parola di Dio e il sacerdote, il diacono e gli altri ministri esercitano il loro ufficio». Vengono inoltre definite le caratteristiche del presbiterio: uno spazio ampio, da consentire un comodo svolgimento della celebrazione e da favorire la visibilità di ciò che avviene, e distinto dalla navata della chiesa per mezzo di un’elevazione oppure mediante strutture o ornamenti particolari (cf . lbidem). Interessante è l’indicazione dell’elevazione del presbiterio che trova le sue radici nella Chiesa gerosolomitana, la quale poneva l’altare su un rialto, il béma, come memoria della «camera alta» del Cenacolo, vale a dire la «sala al piano superiore», della casa dove Cristo ha celebrato l’ultima cena con i suoi discepoli. L’0ccidente, sin dall’inizio, ha recepito questa simbologia dell’elevazione dell’altare e presto ha trasformalo il béma in «presbiterio». Il primo articolo dedicato specificatamente all’altare dai Praenotanda del Messale ne traccia la sua profonda natura teologica, di ara sacrificale, di mensa conviviale e di centro dell’assemblea eucaristica, tutte dimensioni che saranno poi tradotte nelle indicazioni pratiche delle successive rubriche: «L’altare sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore, alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa: l’altare è il centro dell’azione di grazie che si compie nell’Eucaristia» (0GMR 296). Una caratteristica essenziale, sottintesa a questo numero e poi espressamente codificata nella parte normativa, è quella dell’unicità dell’altare, un principio fortemente sottolineato già dai Padri della Chiesa ma che nella storia, sebbene mai sia andato perso, di certo non è stato sempre significato nel modo più opportuno per il moltiplicarsi degli altari «secondari». [2 continua]

Programma dal 15 al 23 aprile 2023

Letture: Atti 2,42-47 / Salmo 117 / 1 Pietro 1,3-9

Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 15
Domenica 16 10.30 Deff. parenti e amici vivi e defunti della fam. Dovadola Ivano e Ruffini e Margotti Teresa

+ Amadei Carlo, Fabbri Adamo e Brandolini Irene

Lunedì 17 18.30 + Giuseppe
Martedì 18
Mercoledì 19 18.30 Per Luca, Matteo e Pia (viventi) e per il defunto Marcello
Giovedì 20
Venerdì 21 8.00 + Antonio

+ Pacilli Antonio

Sabato 22 18.30 + Adriano Castelli
Domenica 23 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 16

II di Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo comunitario

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Mercoledì 19 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 20 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 21 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 22 Ore 15.00 (S. Paolo) : Celebrazione del Sacramento della Prima Confessione dei fanciulli al secondo anno di catechismo.
Domenica 23

III di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

1- Il primo maggio riprende il tradizionale pellegrinaggio comunitario (Santuario S. Maria delle Grazie al Calcinaio e Arezzo). Chi desidera partecipare deve prenotarsi.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 3,1-8 Gv 3,7-15 Gv 3,16-21 Gv 3,31-36 Gv 6,1-15 Gv 6,16-21

Vivere il Mistero- In mezzo ai suoi discepoli, la presenza del Risorto è capace di «spezzare», ancora una volta, la propria vita come pane del perdono che ridona pace. Il suo corpo Risorto, ma sempre segnato dalle ferite irrinunciabili della sua amara e gloriosa passione, è offerto alla Chiesa come ii pane per il cammino attraverso la storia. Il Signore Gesù venne «mentre erano chiuse le porte» eppure «mostrò loro le mani e il fianco». La risurrezione non è una negazione della morte e della sofferenza, non è un irenico superamento dei conflitti e dei fallimenti relazionali, è la rivelazione della possibilità di fare spazio a una misura d’amore sempre crescente e sempre più consapevole. Mentre i discepoli rischiano di essere intrappolati nelle reti del rammarico e nell’amarezza di un fallimento che li ferisce a morte, il Signore fa delle sue ferite una rivelazione: si può sempre ricominciare ad amarsi e i fallimenti dell’amore e nell’amore possono diventare le basi per un amore più grande e più vero perché più conscio della propria vulnerabilità. Il corpo risorto e piagato del Cristo, ci libera dalla vergogna di scoprire le ferite e le piaghe del nostro cuore che, nel perdono, ritrova tutta la sua pace ed è capace di spezzarla come dono agli altri. Otto giorni dopo il Signore Gesù viene a visitare i suoi discepoli, come otto giorni prima, a porte chiuse e rivolgendo le stesse parole «Pace a voi». In realtà, ritorna per farli crescere nella loro fede rimettendo in cammino la loro fraternità nonostante tutto. Il Signore Gesù non si scandalizza della difficoltà che Tommaso ha nel credere, al contrario, gli viene incontro parlando il suo stesso linguaggio e ripetendo una per una le parole della sua incredulità per trasformarle in sincero atto di fede. Gesù dice a Tommaso: «Non essere incredulo, ma credente!». Come un bambino appena nato e non ancora svezzato alla fede, ciascuno di noi può chiedere al Risorto: «Come posso credere?». La risposta a questa grande domanda ce la offre il testo degli Atti degli Apostoli quando presenta un primo piano della carità che regna nella comunità dei discepoli. Come e con i primi cristiani anche a noi viene chiesto di vivere in un ascolto della Parola e in una celebrazione dei sacramenti tali da aiutarci a crescere giorno dopo giorno fino alla «misura della pienezza di Cristo». A questa prima domanda «Come posso credere?» se ne aggiunge un’altra: «Cosa devo credere?». E qui la risposta ce la dà Tommaso, nostro fratello nell’incredulità. Il contenuto della nostra fede non è un concetto o una dottrina ma una Persona cui si dice non più Signore e neppure solo Dio, ma «mio Signore e mio Dio». Che il Signore ci conceda di giungere a questa maturità, a questa intimità per riposare sul suo petto squarciato e là rimettere le radici di tutta la nostra vita: nell’Amore. E l’amore è sempre in crescita, perennemente in viaggio e continuamente in maturazione. Il tempo pasquale è – ogni anno – una sorta di periodo di convalescenza dell’anima durante il quale ciascun battezzato lascia che la grazia della Pasqua e del battesimo rigeneri e illumini la sua vita interiore dopo il tempo della purificazione quaresimale. (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [] (di don D. Ravelli)

Il secondo momento della nostra riflessione ci porta a considerare l’altare per l’Eucaristia nell’oggi della liturgia, così come voluto dal rinnovamento liturgico. Questo passaggio diventa pure una necessaria introduzione che ci permetterà, nel prossimo articolo, di approfondire il suo ricco simbolismo perché «l’altare è il punto centrale per tutti i fedeli, è il polo della comunità che celebra. Non è un semplice arredo, ma il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, è mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente e segno di unità e carità».

Una recuperata identità dell’altare dopo il Concilio Vaticano II

Una nuova pagina nella storia dell’altare è quella che, a partire dal secondo dopoguerra, si è ispirata dapprima alle istanze del movimento liturgico e poi al rinnovamento della liturgia promosso dal Concilio Vaticano II. Tuttavia, la profonda novità di idee della riforma e l’esigenza di idoneità degli spazi liturgici per la celebrazione non sempre hanno avuto un’adeguata corrispondenza nella realizzazione dei nuovi altari, sia nell’adeguamento liturgico delle chiese esistenti sia nella costruzione di nuove. Al di là di quanto compiuto, ci pare invece importante richiamare quei criteri e princìpi che stanno a fondamento di una corretta comprensione e realizzazione di questo luogo celebrativo e che concretamente sono stati codificati nell’0rdinamento Generale del Messale Romano, cioè nelle sue ricche «Premesse dottrinali e normative» per la celebrazione eucaristica. [1 continua]