Programma dal 10 all’18 aprile 2021

Letture: Atti 4,32.35 / Salmo 117 / 1 Giovanni 5,1-6

Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 10 18.30 + Iannozzi Gerardina
Domenica 11 10.30 Vivi e defunti fam. Dovadola e Ruffini e gli amici

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Marangoni Cesare, Ugolini Marisa e Brusa Maria

+ Balestri Franco

Per la salute di una persona vivente

Lunedì 12 18.30 Per la salute di una persona vivente
Martedì 13 8.00 + Adriana, Adolfo e genitori
Mercoledì 14
Giovedì 15 18.30 Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni
Venerdì 16 8.00 + Margotti Teresa
Sabato 17
Domenica 18 10.30 + Lorenzo e Antonietta Ravaglia – Torquato e Luciana Sisti

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Aprile 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 11

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Mercoledì 14 Ore 20.45 (in Rete) : 7° Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio
Venerdì 16 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Domenica 18

III dopo Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 15.00 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione per un primo gruppo di bambini

Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 3,1-8 Gv 3,7-15 Gv 3,16-21 Gv 3,31-36 Gv 6,1-15 Gv 6,16-21

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Vivere il Mistero- Il brano evangelico di questa domenica è estremamente suggestivo e ricco. In evidenza anzitutto la duplice venuta di Gesù e la reazione dei discepoli, tra cui emerge quella di Tommaso. Uno degli aspetti cristologici più evidenti del IV Vangelo è la presentazione di Gesù come il Veniente. Il nostro brano presenta ben due «venute» del Risorto: una fondazionale (v 19) e una abituale (v 26). Giovanni nota che «la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana… venne Gesù». Questa è la prima manifestazione del Risorto ai discepoli ed è una venuta che pone i fondamenti della comunità cristiana: la pace, l’amore, la gioia, lo Spirito e il perdono. Il perdono è anticipazione dell’eschaton (di ciò che sta alla fine, ovvero dei cieli nuovi e della terra nuova) e la prima manifestazione dell’archè (principio) della nuova creazione inaugurata dalla morte e risurrezione di Gesù. Sempre in Gv 20, al v 26 leggiamo: «Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo a casa e c’era con loro anche Tommaso. Viene (presente storico) Gesù». Il verbo venire, in questo caso, è al tempo presente. Questo espediente letterario è usato per descrivere la venuta abituale di Gesù tra i suoi. Abitualmente egli viene, abitualmente visita la comunità. La reazione dei discepoli è duplice: passiamo dalla gioia (v 20) allo scetticismo di Tommaso. Su Tommaso l’evangelista si sofferma in modo particolare. Tommaso è stato l’unico tra i discepoli a non aver paura di morire con Gesù (cf Gv 11,16). Per questo, forse, è stato chiamato Didimo- Gemello e, dopo Simon Pietro, per il IV Vangelo è il più importante (nominato sette volte). Egli certamente è abitato dall’incredulità, ma passa anche alla più alta professione di fede: «Mio Signore e mio Dio»(Gv 20,28). Tommaso riconosce che Gesù è Dio. Questo è iI telos del IV Vangelo, giungere a professare che Gesù è il Figlio di Dio, Dio stesso. Questo cammino, come sappiamo, era iniziato nel Prologo ove si affermava solennemente che il Logos era Dio. Abbiamo evidenziato vari aspetti dei Vangeli della risurrezione che ci hanno accompagnato lungo tutto questo «giorno» che Gesù ha inaugurato trionfando sulla morte. Abbiamo notato che gli evangelisti non hanno voluto tanto redigere la cronaca di quel primo mattino di Pasqua, quanto illustrare alcune delle innumerevoli iridescenze di quel messaggio che riflette la sua luce sull’intera parabola esistenziale di Gesù di Nazareth. La Pasqua, quindi, è il criterio per leggere tutta la vicenda storica di Gesù e in lui dell’esistenza cristiana in genere. Attorno alla tomba vuota si sono registrati i più contrastanti atteggiamenti che vanno dalla cura affettuosa, alla paura, dalla fuga all’incredulità e alla fede. Ma Gesù, stando a At 3,15, è il capofila della vita (arkegòs tes zoés) e tutti accompagna a quella pienezza di vita che è il Padre: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17). Facciamo nostro l’anelito della poetessa Margherita Guidacci che in una lirica suggestiva canta la risurrezione futura: «Alla fine dei secoli, quando mi chiamerà un’altra voce e proverò per la seconda volta l’impeto di risurrezione, prego che come questa volta, quando sei stato tu a chiamarmi alzandomi stupita dalla fossa con le ossa che sentono la carne stendersi nuovamente su di loro, con la carne che sente in sé di nuovo penetrare l’anima, io possa, in quel tremendo campo dove avrà inizio l’eterno, fissare il primo sguardo su di te, ritrovarti al mio fianco».

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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