Programma dal 12 al 20 novembre 2022

Letture: Malachia 3,19-20a / Salmo 97 / 2 Tessalonicesi 3,7-12

Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.

Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19)

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 12 18.00
  • + Tozzola Angelo (1° anniv.)
Domenica 13 10.30

18.00

+ Resta Maria, Luigi e Paolo

+ Santese Paolo e Frascerra Anna

Lunedì 14
Martedì 15
Mercoledì 16 18.00 + Cappadonia Giuseppe

+ Rossella

Giovedì 17
Venerdì 18
Sabato 19 18.00
  • + Elisabetta, Guido, Vittorio, Giuseppe, Salvatore e Lucia
Domenica 20 10.30

18.00

+ Deremo e Luciana

Secondo le intenzioni di Maria Teresa e vivi e deff. fam. Dovadola Ivano e Ruffini e parenti deff.

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13

XXXIII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Lunedì 14 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Mercoledì 16 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del Coro S. Paolo
Venerdì 18

Dedicaz. Basiliche Ss.Pietro e Paolo

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica 20

N.S. Gesù Cristo

Re dell’universo

Festa parrocchiale del Ringraziamento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 18,35-43 Lc 19,1-10 Lc 19,11-28 Lc 19,41-44 Lc 19,45-48 Lc 20,27-40

Vivere il Mistero- L’odierna liturgia della Parola è aperta da un oracolo minaccioso e terribile per «i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia», integrato da una promessa «per voi, che avete timore del mio nome». Nella seconda lettura l’apostolo Paolo si propone ai Tessalonicesi come modello per indicare uno stile operoso e serio. A tutti occorre evitare di cadere nell’ozio, nel disordine, nella confusione. Gesù, proprio come Paolo, non si accontenta di una visione superficiale e disimpegnata della vita. Di fronte alla gente entusiasta della bellezza del tempio di Gerusalemme e del suo ornato, egli richiama l’assoluta non definitività di questo edificio. Per quanto esso appaia adesso bello e possa essere vissuto con un senso di orgoglio estetico, nazionale, cultuale o anche religioso, resta vero che: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Lo sconcerto dell’annuncio porta gli ascoltatori a domandare quando tutto ciò dovrebbe accadere e quale sarà il segno dell’imminenza di questo disastro. Più che una risposta a tale quesito, il testo evangelico odierno ci riporta la parola di Gesù, preoccupato che non cadiamo in inganno individuando falsi segni. In effetti si può essere tentati di individuare le infinite e policrome disgrazie della storia come segni della fine: falsi profeti e messia, guerre e rivoluzioni, insurrezioni e conflitti, terremoti, carestie e pestilenze, fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Potrebbe essere un crescendo travolgente delle terribili dimensioni della realtà storica, in particolare per i discepoli, non è ancora finito. L’opposizione ai cristiani attraverserà le loro famiglie e i rapporti più cari: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi». In conclusione, la situazione del cristiano è collocata in una tensione drammatica: da una parte le tragedie del tempo e la non accoglienza del Vangelo – «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome» – ma al tempo stesso abbiamo la rassicurazione che «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto». È evidente allora quale debba essere la virtù che permette di vivere il presente nelle sue contradditorie, contemporanee dimensioni di tragedia e di presenza di Dio. La spensieratezza illusa o l’improvvisazione godereccia non saranno mai lo stile vero del cristiano. La sola sfida per tutti noi è la «perseveranza». Si tratta di raggiungere la capacità di resistere di fronte al male, senza soccombervi, ma cercando di tirare fuori a tutti i costi qualche qualità che sia contraria alle violenze che si spalancano spesso davanti a noi e che ci vorrebbero inghiottire come vittime o moltiplicatori di male. Qui ci può aiutare molto il coraggio dell’apostolo Paolo che, in un punto decisivo delle sue lettere, ha osato scrivere con la superiore lucidità del Vangelo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene». (don Ermenegildo Manicardi)

Spazi per la liturgia- L’Ambone (continuazione) (di don D. Ravelli)

Nel Messale tridentino, durante le cinquantadue domeniche dell’anno, erano lette poco più del dieci percento dei versetti della Bibbia. Da qui l’introduzione, nel nuovo 0rdinamento, delle letture di un ciclo di tre anni liturgici (A,B,C) che si aggiunge alle letture delle festività. La varietà dei testi regolarmente proclamati viene arricchita anche dall’introduzione, nelle domeniche e nelle feste, di una prima lettura tratta dall’Antico Testamento. Inoltre, per aiutare i fedeli a nutrirsi da questa mensa, viene vivamente raccomandato il dovere di fare l’omelia nelle domeniche e nei giorni festivi, norma che già il Concilio di Trento aveva richiamato ma non sempre era stata applicata (cf. SC 52; Premesse OLM 24-25). Da tale rinnovamento nasce l’esigenza di recuperare l’importanza dell’ambone come spazio eminente, significativo, monumentale e solenne per proclamare, annunciare e commentare la Parola di Dio. Anche Benedetto XVI, nell’esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini (68) ribadisce: «Un’attenzione speciale va data all’ambone, come luogo liturgico da cui viene proclamata la Parola di Dio». Esso, pertanto, non può essere considerato un oggetto d’arredo, un «leggio», ma deve proporsi come un vero «luogo liturgico», uno spazio, un vero e proprio locus Verbi quindi un elemento strutturale che deve relazionarsi con l’altare, confrontarsi e competere per forza, dinamicità e grandezza, e armonizzarsi con l’architettura dell’edificio sacro. L’importanza data all’annuncio della Parola di Dio nella celebrazione ha trovato sempre la sua debita espressione nello spazio dell’aula liturgica. Quando la comunità cristiana inizia a dare al luogo di culto una struttura propria, realizza subito per esso un luogo peculiare e di rilievo. 0riginariamente la struttura dell’ambone è semplice: si configura come un podio alto posto in mezzo all’assemblea, in modo da facilitare sia la proclamazione sia l’ascolto della Parola. L’esempio si traeva dall’uso sinagogale, come la tribuna descritta nel Libro di Neemia (8,1-12) ed eretta affinché il sacerdote Esdra dall’alto potesse leggere e spiegare il libro della Legge, mentre il popolo acclamava e sottolineava con gesti eloquenti (levarsi in piedi, alzare le mani, inginocchiarsi, prostrarsi con la faccia a terra) la sacralità e l’importanza della Parola annunciata. [2-continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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