Letture: Geremia 31,31-34 / Salmo 50 / Ebrei 5,7-9
Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Dal Vangelo secondo Giovanni (12,20-33)
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 16 | 18.00 | + Mazzotti Angelo e Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
+ Donata, Dino e Francesco + Rossella |
Domenica 17 | 10.30 | + Sangiorgi Tomaso
+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi + Mazzanti Antonio e per Monia (vivente) |
Lunedì 18 | 18.00 | + Rosa e Carmine |
Martedì 19 | ||
Mercoledì 20 | 18.00 | + Faccani Alessandro e Stefano, Orlacchio Angelina e Luisi Giovanni |
Giovedì 21 | 18.00 | + Antonio |
Venerdì 22 | ||
Sabato 23 | 18.00 | + Solaroli Giovanna |
Domenica 24 | 10.30 | + Amodeo Melchiorre e Milotta Maria, Di Liberto Giuseppe e Giorlando Maria
+ Mazzanti Antonio e per Monia (vivente) |
Orario Confessioni Venerdì ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì e domenica)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica ore 16.55 S. Rosario
ore 17.30 Via Crucis
Anno : B
Marzo 2024 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 17
V di Quaresima. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Lunedì 18 | Ore 20.45 (canonica) : Caritas Parrocchiale |
Mercoledì 20 | Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 21 | Ore 20.45 (oratorio) : 3°Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio. |
Venerdì 22
Astinenza |
Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (via Amendola) : Via Crucis con partenza dall’incrocio di via Amendola con via Dini e Salvalai fino al Santuario della B. V. della Consolazione. |
Domenica 24
Le Palme |
Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo) Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo. Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis |
A – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Visita alle famiglie con benedizione
18 mar. – 22 mar.
(dalle ore 15.00)
23 marzo
(pomeriggio)
Lunedì 18 : Via Dini e Salvalai (pari dal n.2 al n.36E)
Martedì 19 : Via Dini e Salvalai (pari dal n.36G al n.36T)
Mercoledì 20 : Via Dini e Salvalai (pari dal n.38 alla fine)
Giovedì 21 : Via XXV Aprile (pari)
Venerdì 22 : Via XXV Aprile (dispari dal n.1 al n.19)
Sabato 23 : Via XXV Aprile (dispari dal n.21 alla fine)
Alla scuola di Gesù : | ||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | |
Gv 8,1-11 | Mt 1,16.18-21.24a | Gv 8,31-42 | Gv 8,51-59 | Gv 10,31-42 | Gv 11,45-56 |
Vivere il mistero – Le letture di questa domenica, che sembra ormai affacciarsi decisamente sull’imminente Settimana santa, da una parte sembrano concludere e dall’altra cercano di aprire. Si conclude il cammino fatto attraverso queste domeniche sul senso dell’alleanza e, ancora una volta, la prima lettura ci riporta su questo mistero di appartenenza come è sempre avvenuto lungo tutte queste domeniche. Mentre la Pasqua si avvicina a grandi passi, il Signore Gesù non fa alcun mistero del fatto che la sua «anima» è «turbata» (Gv 12,27) e in tal modo ci concede di essere turbati a nostra volta. Ciò nulla toglie alla realtà del cammino: «Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire»(12,32). Certo il Signore parla del suo esodo pasquale ormai imminente, ma prepara il cuore di ciascuno di noi alle nostre pasque non solo inevitabili, ma persino desiderabili. Anche noi come il Signore Gesù siamo chiamati a passare attraverso la sua stessa esperienza pasquale: lasciare che il Padre ci onori e ci glorifichi nella misura in cui impariamo da ciò che patiamo e non, invece, patiamo ciò che impariamo. La Pasqua del Signore è vicina: più vicina essa è, e più si manifesta pienamente l’opzione fondamentate della nostra vita. La Croce, sembra dirci il Signore, è proprio quella «voce che non è venuta per me ma per voi» (12,30) al fine di indicarci che è giunto il tempo di acconsentire a divenire discepoli: dare la vita semplicemente così come ci viene chiesta, semplicemente nel solco in cui il seme della nostra esistenza «cadde» (Mc 4,4), Per accettare la logica del seme abbiamo bisogno di «un animo generoso», di «uno spirito saldo» e di «non essere privati del suo santo spirito» come ci fa pregare il re Davide. Solo così anche di noi il Signore potrà dire: «l’ho glorificato e lo glorificherò ancora» (Gv 12,28). Come dimenticare che la storia di ogni albero è questa di un piccolo seme? Non temiamo quindi di marcire e sempre ricordiamo che se non accetteremo il destino del seme non avremo alcun futuro di vita e i nostri occhi saranno solo per la morte, mentre noi invece desideriamo la vita senza fine. (d. Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
A partire già dall’IX secolo, in concomitanza con un’evoluzione significativa delle forme del culto cristiano, si ebbe un adattamento altrettanto importante dei suoi edifici, sia nella costruzione delle nuove chiese sia nella disposizione interna degli spazi e dei luoghi liturgici. Di questi adattamenti ci interessa sottolineare quello che riguarda il polo principale della celebrazione, cioè l’altare, perché di fatto coinvolse anche la sede. Infatti, si assiste a un duplice fenomeno: da una parte, uno spostamento progressivo dell’altare principale o «maggiore», privato ormai del suo ciborio, verso il fondo dell’abside, al quale è orientata e rivolta la preghiera del sacerdote e dei fedeli; dall’altra, la mutazione della sua forma originaria, divenendo allungato e stretto, inserito in una maestosa e magnifica struttura scenografica come una specie di piedistallo per accogliere candelieri, fiori e reliquie dei santi, e non più riconoscibile come la mensa del Signore. Questa nuova posizione e forma dell’altare, appiattito e spinto nel fondo del semicerchio absidale, comportò anche lo spostamento della cattedra episcopale e dei seggi dei presbiteri che, nelle antiche basiliche e nelle cattedrali fino al secolo XI-XII, avevano normalmente proprio lì la loro collocazione. Lasciata l’abside, la cattedra trovò un posto fisso accanto all’altare o lungo un lato dello spazio antistante l’altare stesso, normalmente a sinistra guardando l’abside dalla navata, a latere Evangelii, orientato quindi perpendicolarmente all’asse longitudinale della chiesa. Altare e presbiterio occupano ora uno spazio comune in cui andrà accentuandosi ancora di più la separazione dal resto della chiesa e, quindi, dal resto dell’assemblea. La sopraelevazione della sede, rispetto al piano del presbiterio, venne limitata e stabilita a tre gradini, a differenza dell’antica disposizione absidale il cui numero era determinato dall’esigenza della visibilità del vescovo celebrante, mentre invece si sviluppo in altezza con il suo schienale e apparato decorativo. Nel Rinascimento la cattedra verrà munita di baldacchino, cuscini e preziosi drappeggi secondo il colore liturgico del giorno, a imitazione del trono regale o dei signori feudali nei saloni di gala delle nobili residenze. Di conseguenza, ne erediterà anche il nome appunto di trono, manifestando così in primo luogo non più la funzione liturgica ma l’onore dovuto alla dignità e autorità del vescovo, il quale in realtà, più che presiedere, «assisteva» alle celebrazioni. (4 continua)