Letture: Amos 8,4-7 / Salmo 112 / 1 Timoteo 2,1-8
Benedetto il Signore che rialza il povero.
Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 17 | 18.30 | Vivi e defunti della famiglia Dovadola Ivano
+ Chieregatto Mario e Cavaliere Gina + Fiore Maria Lucia |
Domenica 18 | 10.30 | + Franco, Maria, Demo e Luigi |
Lunedì 19 | ||
Martedì 20 | 8.00 | + Chiarini Maria Elena |
Mercoledì 21 | 18.30 | + Antonio |
Giovedì 22 | 18.30 | + Castelli Adriano |
Venerdì 23 | ||
Sabato 24 | 18.30 | + Dovadola Monica e vivi e defunti della Famiglia Dovadola Ivano |
Domenica 25 | 10.30
18.30 |
+ Mondini Luigi e Alfonso
+ Benfenati Brignani Maria Deff. Giacometti, Mussino , De Giovanni e Franca |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni (escluso il venerdì) ore 17.50 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : C
Settembre 2022 |
Domenica 18
XXV del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo) |
Lunedì 19 | Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale |
Mercoledì 21
S. Matteo apostolo ed ev.. |
Ss. Messe ad orario feriale |
Giovedì 22 | |
Venerdì 23
S. Pio da Pietrlc. |
Ss. Messe ad orario feriale
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Domenica 25
XXVI del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Ore 15.30 (S. Cassiano) : Pellegrinaggio di vicariato in Cattedrale nell’anno giubilare (vedi sotto) |
Programma del pellegrinaggio in Cattedrale del 25 p.v.
Ore 15.30 : Arrivo in Cattedrale e saluto del vescovo
Ore 16.00 : Visita alla Cattedrale e preghiera del Giubileo
Ore 17.00 : Visita al museo
Ore 18.00 : S. Messa (per chi lo desidera o non ha potuto partecipare altrimenti)
1 – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Lc 8,16-18 | Lc 8,19-21 | Mt 9,9-13 | Lc 9,7-9 | Lc 9,18-22 | Lc 9,43b-45 |
Vivere il Mistero- La prima lettura apre con un’invettiva contro la gente che tenta di comprare gli indi genti per quattro soldi. Il sigillo di queste sferzanti parole è il giuramento di Dio che assicura: «Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere» (Am 8,7). La seconda lettura, nell’ insistenza sulla qualità della preghiera dei cristiani, mostra l’ideale della società a cui gli uditori del messaggio paolino aspirano. Dietro la tranquillità sociale auspicata e invocata c’è la consapevolezza che l’umanità intera è una realtà unificata dall’unicità di Dio e del suo mediatore Gesù. Occorre dunque giungere a una realtà sociale che superi le diseguaglianze e le violenze, smascherate da profeti come Amos. Anche il Vangelo tratta questioni di giustizia e di onestà. Il racconto dell’amministratore accusato conduce a una serie di diversi assiomi. Questi ultimi sono forse da interpretare – uno dopo l’altro e uno indipendentemente dall’altro – come diverse chiavi della stessa parabola. L’apice è dato dall’affermazione che non è possibile «servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13), ma si deve arrivare a decisioni determinate e tempestive come quelle dell’amministratore. Il mercato spregiudicato, disonesto e ingiusto, che fa soldi alterando le bilance diventa un terribile strumento dell’oppressione degli umili del Paese. Con questi sistemi disumani non solo vengono calpestati i diritti dei poveri, ma vengono letteralmente sterminati anche «gli umili del paese» (Am 8,4). L’ingiustizia eretta a sistema, perciò, non solo è soltanto un problema economico, ma alla fine diventa una vera e propria scelta di genocidio. Dio che «solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo» (Sal 112,7-8) non può certo dimenticare delitti di questa grandezza. L’ideale a cui puntano le esortazioni di Paolo alla preghiera è la realizzazione di una società antitetica, di fatto, alle situazioni delineate nell’invettiva di Amos. L’ideale per cui il cristiano deve pregare è una situazione di equilibrio e di giustizia in cui «tutti gli uomini […] giungano a condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1Tm 2,2). L’obiettivo di Dio è che «tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità». L’umanità è infatti unificata fondamentalmente dalla realtà di un unico Dio e di un unico «mediatore tra Dio e gli uomini». Un Dio di questo tipo – e con un tale mediatore – non lascia escluso nessun uomo e tutti vuole impegnati in un cammino di conoscenza e di salvezza: «Dio, nostro salvatore […] vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità». Il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, ha dato se stesso in riscatto per tutti e. quindi, non sopporta che qualcuno sia escluso dalla salvezza, rendendo così incompiuta la sua mediazione. Molti lettori hanno definito l’amministratore di cui parla la parabola come disonesto». Forse lo si dovrebbe pensare piuttosto semplicemente come «accusato» (non si dice se giustamente o ingiustamente) e «spregiudicato» nei rimedi. Si può osservare, infatti, che questo amministratore viene semplicemente accusato di sperperare gli averi del suo padrone, senza preoccuparsi di spiegare all’ascoltatore quanto l’accusa sia fondata. In base a questa accusa non verificata non si intenta un regolare processo specifico, ma l’amministratore viene licenziato in tronco senza possibilità di difesa. Partendo da una tale situazione, quest’uomo – non sappiamo se disonesto o fedele – si affida a decisioni spregiudicate e discutibili. Sono queste azioni che, adesso, possono farlo definire un amministratore disonesto nei riguardi del padrone. Accusato in questo modo, egli decide di usare i beni amministrati a proprio vantaggio. «Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza» (Lc 16,8). Ciò che Gesù elogia è la forza con la quale questo amministratore riesce a tirarsi fuori dagli impicci bloccanti, in cui è stato trascinato probabilmente da pettegolezzi. La liturgia odierna contiene in sé una certa tensione. Da una parte affiora l’immagine di una società che, unificata dall’unico creatore e dall’unico mediatore Gesù Cristo, è chiamata a «condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1 Tm 2,2). A fronte di questo ideale appare una società percorsa da ingiustizie, violenze, accuse spesso infondate, iniziative spregiudicate e scorrette. In un tale panorama innegabile, il credente è chiamato ad agire con avvedutezza e su tantissimi piani. Le molte interpretazioni, che l’evangelista accumula dei vari detti finali senza gerarchizzarli, indicano la diversità di piani e di attenzioni perché si giunga davvero a servire Dio e non la ricchezza mondana. Come potrebbe qualcuno pensare che gli venga affidata una ricchezza importante, se non riesce a dominare le «normali» difficoltà del quotidiano e le dure relazioni sociali? (don Ermenegildo Manicardi)