Letture: Levitico 19,1-2.17-18 / Salmo 102 / 1Corinzi 3,16-23
Il Signore è buono e grande nell’amore.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 18 | 18.00 |
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Domenica 19 | 10.30 | 50° di Matrimonio di: Pietrantoni Giuseppe
Franti Marilena Giovanna |
Lunedì 20 | 18.00 | + Vandini Liviano |
Martedì 21 | 8.00 | + Antonio |
Mercoledì 22 | 20.30 | Per una famiglia (che chiede l’intercessione della Santa Famiglia)
+ Adriano Castelli |
Giovedì 23 | ||
Venerdì 24 | 20.30 | + Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda
+ Venturi Francesco + Folli Corrado |
Sabato 25 | ||
Domenica 26 |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Anno : A
Febbraio 2023 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 19
VII del T. Ord. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
Lunedì 20 | Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale |
Mercoledì 22
Le Ceneri Astinenza e digiuno |
Inizio del Tempo di Quaresima
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri (Unica S. Messa in S. Paolo) |
Venerdì 24
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)
Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale |
Domenica 26
I di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
1 – Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.
2 – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mc 9,14-29 | Mc 9,30-37-9 | Mt 6,1-6.16-18 | Lc 9,22-25 | Mt 9,14-15 | Lc 5,27-32 |
Vivere il Mistero- II testo biblico-liturgico del Vangelo ha l’incipit liturgico che, come domenica scorsa, chiarisce il mittente e i destinatari («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»): quanto Gesù dice è per i suoi discepoli, non per altri. Il testo evangelico odierno fa parte del discorso della montagna che è la risposta alla domanda: «Se Gesù chiede la conversione, e convertirsi significa cambiare modo di pensare, quale modo di pensare deve acquisire il discepolo?». In questo brano, Gesù illustra con degli esempi (paradossi) come comportarsi con il malvagio e come identificare il prossimo. Gesù vuole superare una volta per tutte la legge del taglione («Occhio per occhio...») e il concetto di prossimo come correligionario buono. Il brano evangelico si fonda su due presupposti. Il cristiano è chiamato ad andare al di là della giustizia stretta e rigorosa, per giungere a una carità comprensiva, generosa e intelligente. Perché Gesù sceglie questi paradossi? Forse si può trovare una risposta nella teologia rabbinica. All’epoca di Gesù Io schiaffo era condannato (nel trattato Baba’ Qamma’, si dice che se un uomo colpisce un suo simile «con il rovescio della mano, gli darà 400 sus» [alcuni milioni] in riparazione). Per quanto riguarda il mantello, il pensiero rabbinico, infatti, diceva: «Chi dice: il mio è mio e il tuo è tuo, pensa come l’uomo comune (altri però dicono: è il modo di pensare di Sodoma). Chi dice: il mio è tuo e il tuo è mio, parla come il popolo della terra (che non conosce la Legge). Chi dice: il mio è tuo e il tuo è tuo, è l’uomo pio. Chi dice: il tuo è mio e il mio è mio, è il malfattore». Nel pensiero rabbinico c’era l’obbligo di accompagnare in viaggio il credente, ma non il «malvagio». Il pensiero rabbinico, infine, aveva accolto senza commenti il criterio dell’amore verso il correligionario (Lc 19,18) e dell’odio verso il nemico della fede (Dt 7,2; 23,6; Sal 139,19-24). Gesù dunque dialoga con il pensiero del suo tempo e lo supera. (don R. De Zan)
Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)
Per il passaggio all’uso cristiano di «altare» si dovrà attendere ancora qualche tempo. Determinante al cambiamento terminologico sarà il raggiungimento della libertà religiosa, con l’editto di Milano del 313: il declino del culto pagano come religione di Stato e l’espandersi del cristianesimo ridimensionarono nella Chiesa il pericolo di confondere il sacrificio eucaristico con quello degli antichi culti compiuto sugli altari pagani. Il vocabolo non suscitava più ambiguità, al contrario ora poteva meglio significare quello che da sempre la comunità cristiana credeva del memoriale che celebrava: la «cena del Signore» è il «sacrificio di Cristo» e, di conseguenza, la «mensa del Signore» non poteva essere altro che un «altare» di questa offerta. 0uindi, la teologia che ha interpretato l’Eucaristia come sacrificio viene proiettata sulla tavola-mensa della celebrazione che, da questo momento, diventa altare per l’Eucaristia. Questa nuova denominazione avrà presto una larga diffusione e si imporrà universalmente nella liturgia latina come termine tecnico, mentre la prima locuzione paolina andrà completamente in disuso. Nelle nascenti comunità cristiane, che si riuniscono per «spezzare il pane» viene seguita la scelta di Gesù nell’ultima cena e la prassi del Nuovo Testamento (cf. At 2,42-46 e 20,7): si utilizza un tavolo da pranzo di tipo familiare, anche perché inizialmente il pasto sacramentale era unito al pasto comune. L’Eucaristia è celebrata nelle case private attorno a un tavolo di uso comune, che viene allestito per l’occasione. La forma dell’altare non ha nulla di specifico o di proprio, dato che si tratta di un oggetto, una tavola mobile, che si trova abitualmente nelle abitazioni: è la sua funzione nella celebrazione eucaristica che lo rende «altare», infatti una volta che il culto è terminato non perde il nome e il carattere profano. La più antica rappresentazione di un altare cristiano la troviamo nella cappella dei Sacramenti nel cimitero di S. Callisto: si tratta di un tavolino a tre piedi, non molto grande e mobile, usato quindi occasionalmente per la liturgia. L’altare, dunque, nei primi tre secoli è normalmente di legno, di piccole dimensioni e mobile, di forma rotonda, o quadrata, oppure a semicerchio o a forma di sigma arrotondato da una parte. Da questi primi altari, semplici tavoli approntati per la liturgia, si passerà – anche in un breve spazio di tempo – all’altare di pietra, quindi stabile nel luogo di culto che a sua volta non è più quello spazio riservato nelle case private ma in edifici appositamente costruiti per la liturgia. Nel IV secolo, con il diritto di possedere luoghi di culto pubblici (grazie all’editto di Licinio e Costantino nel 313) e con lo sviluppo dell’architettura basilicale, diventa prestissimo prassi consolidata sia in 0ccidente sia in Oriente porre un altare di pietra, fissato direttamente sul pavimento e senza gradini di accesso, collocato nello spazio absidale, davanti alla cattedra, o al centro del transetto che attraversava la grande navata. [5-continua]