Letture: Giobbe 38,1.8-11 / Salmo 106 / 2 Corinzi 5,14-17
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 19 | 18.30 | + Maria Francesca e per una famiglia (vivente)
Joia Anna (vivente) |
Domenica 20 | 10.30 | + Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo
+ Cesare, Elettra, Luigi e Antonia |
Lunedì 21 | 18.30 | + Antonio |
Martedì 22 | 8.00 | + Castelli Adriano |
Mercoledì 23 | 18.30 | + Golinelli Luciano |
Giovedì 24 | 18.30 | + Dovadola Monica
+ Albonetti Sofia |
Venerdì 25 | 8.00 | + Conti Vincenzo e Valenti Luisa |
Sabato 26 | 18.30 | + Francesco e Pia |
Domenica 27 | 10.30
18.30 |
+ Vrenna Giuseppe e Scicchitano Teresa
+ Dovadola Ivano e Ruffini Armanda |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : B
Giugno 2021 |
Domenica 20
XII del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Lunedì 21
S. Luigi G. |
S. Messa ad orario feriale |
Giovedì 24
Natività di S. Giovanni B. |
S. Messa ad orario feriale |
Venerdì 25 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Domenica 27
XIII del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Da lunedì 7 giugno è iniziata e continua all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga fino al 24 giugno, come preannunciato.
Nota. Ss. Messe feriale e festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Rispettare tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 7,1-5 | Mt 7,6.12-14 | Mt 7,15-20 | Lc 1,57-66.80 | Mt 8,1-4 | Mt 8,5-17 |
Vivere il Mistero- C’è un simbolo che attraversa la liturgia della Parola di questa domenica, l’acqua. L’acqua condensa in sé vari significati; è il simbolo, anzitutto, di Dio, della sua parola. Rappresenta la purificazione e il dono dello Spirito Santo. Ma l’acqua non è solo sinonimo di vita, ma anche di morte. Pensiamo al diluvio universale. Per la Scrittura l’acqua rappresenta perciò anche il nulla, il caos, il male stesso, il quale, minaccioso e terribile, cerca sempre di travolgere e sommergere l’uomo. Ma Dio ha pieno potere su questo «bimbo» implacabile e violento. Non è un caso che Giovanni, nell’Apocalisse, veda nella scomparsa del mare l’archè (inizio) della nuova creazione Entriamo ora nella pagina evangelica. «In quel medesimo giorno». Con questa indicazione temporale, Marco collega, in una medesima giornata, il discorso parabolico con i miracoli che seguono. Gesù è potente in parole ed opere. La scena del nostro racconto ha un fondale notturno. Per Marco la notte ha una valenza negativa. La prima parola di Gesù, poi, è un imperativo: «Passiamo all’altra riva». Gesù vuole annunciare il Vangelo di Dio altrove. Pronta è la risposta dei discepoli che lo prendono sulla barca «così com’era». Bisogna notare che qui è l’unica volta, nel Nuovo T stamento, dove si dice che sono i discepoli a prendere il Maestro. E lo prendono «così com’è», lo prendono cioè come uomo e come rabbi, lo prendono soprattutto come uomo stanco dopo una lunga giornata di predicazione e di miracoli. Non sorprende, allora, che Gesù sulla barca si metta a dormire. Ma se la stanchezza è accettata dai discepoli, meno comprensibile, ai loro occhi, appare il fatto che egli dorma beatamente mentre una tempesta rischia di travolgerli implacabilmente. Sì, Gesù guida la barca, ovvero traccia la direzione, ma perché dorme, perché è inerte e incurante del pericolo reale che incombe su tutti? Comprensibile, allora, la domanda angosciata dei discepoli: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Gesù è accusato di disinteresse. A queste parole, egli ribatte tacitando la potenza del mare, placando con la sua parola il caos, e rivolgendosi ai discepoli dice: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Gesù non rimprovera i discepoli perché hanno paura (comprensibile in un mare agitato), ma per la loro mancanza di fede. Non avendo fede si sono sentiti abbandonati dal Maestro proprio nell’ora del pericolo e della prova. Sorge, allora, la domanda: «Chi è dunque costui?». Dall’episodio emerge che Gesù è il JHWH, il Creatore e Salvatore, colui che ha posto ordine nel caos delle acque primordiali, che ha tratto Israele dall’Egitto aprendo una via nel Mar Rosso, che libera dalla paura della morte. Ma non è tutto. Il Gesù che dorme a poppa (la poppa è la prima parte della barca che affonda) è un segno della sua futura morte. Mai come in quest’ora i discepoli si sentiranno perduti. Gesù lo sa, per questo ora insiste sulla fede, sulla necessità di credere nella prova. Questo episodio mette in risalto la fatica della fede. Una fatica, e talora una lotta, che ha quattro aspetti, che qui vogliamo brevemente enunciare. 1. L’idolatria. Un grande ostacolo alla fede è l’idolatria (= adorazione di un idolo). Quando avvertiamo il silenzio di Dio si può cadere nella tentazione della prossimità e costruirsi l’idolo. L’idolo, come scriveva Enzo Bianchi, è un dio assente, un dio privo di Dio, a portata di mano e di bocca, la sostituzione del Dio altro con il dio facile, vicino, rassicurante. L’idolo non è altro che una proiezione dei nostri desideri. Assicura il potere, ma toglie ogni libertà. 2. L’oligopistia(= poca fede). Nell’episodio di Mc 4,35-41 emerge chiaramente come le situazioni della vita manifestino talora la poca fede del discepolo. Cosa fare? Bisogna riconoscerlo e far propria la preghiera del padre del ragazzo epilettico: «Credo; aiuta la mia incredulità!» (Mc 9 24). 3. La memoria corta. Noi dobbiamo imparare a far memoria della nostra storia passata, cogliendovi l’agire fedele di Dio altrimenti la nostra fede nel presente può spegnersi sotto l’urto delle difficoltà. Bisogna far memoria del passato, anche dei suoi tornanti forse meno nobili ed esaltanti, cercando di riconoscere il filo rosso di un amore (quello di Dio) nel quale è sempre possibile rinascere a vita nuova. 4. La divisione del cuore. Che rapporto abbiamo con il nostro cuore? Spesso sperimentiamo come una sorta di schizofrenia nel nostro vissuto. Comprendiamo bene dove il Vangelo voglia condurci, ma poi di fatto facciamo il contrario. Manca la coerenza, manca l’unità tra fede e vita, manca la disponibilità a lasciarsi cambiare dentro da Cristo. La fede allora sarà solo formale, esteriore, ritualistica e ripetitiva. In una esortazione sant’Agostino; il grande pastore e teologo invita a risvegliare in noi il Cristo; egli scrive: «Non è quando dimentichi la tua fede che Cristo dorme nel tuo cuore. La fede di Cristo nel tuo cuore è come Cristo nella barca. Ascolti insulti, ti affatichi, sei sconvolto: Cristo dorme. Risveglia Cristo in te, scuoti la tua fede (…) e si farà bonaccia nel tuo cuore» (Discorso163,b).