Letture: Atti 1,1-11 / Salmo 46 / Efesini 1,17-23
Ascende il Signore tra canti di gioia.
Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore.
Vivere il Mistero- L’Ascensione ci pone una domanda: siamo capaci di creare una distanza con le persone, con la missione che sentiamo ci è stata affidata, con i nostri progetti e i nostri desideri? L’elevazione è necessaria per non possedere e imparare ad accompagnare nell’amore che si fa rispetto. Il nostro desiderio deve diventare sempre più leggero e purificato dal bisogno di dominio e di controllo che ci inchiodano a terra rendendoci così estranei alla nostra terra interiore e a quella che abitiamo con i nostri fratelli e sorelle in umanità e con tutte le creature. Apriamo le mani in un gesto di resa e di serena attesa, leviamo gli occhi al cielo senza distoglierli dalla terra, anzi per vederla e amarla dall’alto di un amore più vero. Nel Risorto la nostra carne, divenuta pienamente umana, fa parte della stessa vita di Dio – «del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» – e, al contempo, nessun uomo può più sentirsi come Caino «ramingo e fuggiasco sulla terra»: la promessa dell’«Emmanuele» degli inizi è ormai «rivelazione»: «Ecco, io sono con voi». Adesso risuona per noi l’invito pressante degli angeli a «non guardare il cielo» perché esso è al sicuro! Come la Madre del Signore imitiamo il Maestro e camminiamo con «ferma decisione» verso la nostra Gerusalemme: essa, secondo l’Apocalisse, ha «dodici porte» che sono «dodici perle». Cerchiamo di arrivarci e, come invita Gregorio Magno, «di non arrivarci soli». Non preoccupiamoci perché se la gioia della vista della «città-madre» sarà grande, immenso sarà lo stupore di ritrovare all’interno delle sue mura proprio tutti. Una domanda rimane aperta: «Come si fa a passare per una perla?». Esattamente nello stesso modo in cui una perla – almeno così credevano stupendamente i Padri – viene creata nell’ostrica: per il misterioso infiltrarsi attraverso gli abissi del mare di un raggio di luce. Lasciamo che la luce del Risorto, che ora siede alla destra del Padre, attraversi e illumini la nostra vita attraverso la segreta opera dello Spirito che ogni giorno ci viene donato. (don M-D. Semeraro)
VITA ECCLESIALE
Sabato 20 |
18.30 |
+ Ines |
Domenica 21 |
10.30 18.30 |
+ Pellegrina + Antonio |
Lunedì 22 |
18.30 |
+ Adriano Castelli |
Martedì 23 |
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Mercoledì 24 |
18.30 |
+ Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda |
Giovedì 25 |
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Venerdì 26 |
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Sabato 27 |
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Domenica 28 |
10.30 18.30 |
+ Guadagnini Silvana Per le intenzioni di Maria Teresa (vivente) |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : A Maggio 2023 |
Domenica 21 Ascensione del Signore |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo) Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Lunedì 22 S. Rita da Cascia |
S. Messa ad orario feriale. (Dalle ore 9.00 alle 12.00 e dopo la S. Messa delle ore 18.30) benedizione delle rose nella memoria di S. Rita Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Martedì 23 |
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Mercoledì 24 |
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 25 |
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Venerdì 26 |
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Bolognano. (vedi sotto) |
Sabato 27 |
Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Domenica 28 Pentecoste |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo) Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
La processione nel quartiere Bolognano
Partenza dalla Chiesa di S. Paolo, corso V. Veneto, p.za U. Ricci, via Martiri della Libertà, via Padre Costa, via Decorati al Valor Civile, via Fratelli Cervi, via Berardi, via Moro, via A. De Gasperi, (breve sosta davanti alla Caserma dei Carabinieri), via Togliatti, via Padre Costa, via Pertini, via Gramsci, via Risorgimento, p.za Marmirolo, via Ricci Signorini fino alla Chiesa di S. Paolo.
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.
Alla scuola di Gesù : |
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Lunedì |
Martedì |
Mercoledì |
Giovedì |
Venerdì |
Sabato |
Gv 16,29-33 |
Gv 17,1-11a |
Gv 17,11b-19 |
Gv 17,20-26 |
Gv 21,15-19 |
Gv 21,20-25 |
Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Inoltre, il fatto di essere «elevato» rievocherebbe il duplice luogo dell’offerta di Cristo al Padre: innanzitutto il Calvario, quindi il suo sacrificio offerto sull’altare della Croce, a cui tutti «innalzeranno lo sguardo» (cf. Gv 3,14 e 19,37; Zc 12,10); in secondo luogo la camera alta del Cenacolo (cf. Lc 22,12), evocata dalla simbologia del béma, cioè il rialto su cui è posto l’altare, perciò al medesimo sacrificio di Cristo, anticipato nell’Ultima Cena e perpetuato dai suoi discepoli nella celebrazione del sacramento sulla mensa dell’Eucaristia. Un utile commento conclusivo ci sembra quanto richiamato dalla nota pastorale della CEI sull’adeguamento degli spazi liturgici: «L’altare nell’assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto utile alla celebrazione, ma è il segno della presenza di Cristo, sacerdote e vittima, è la mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente di carità e unità. Per questo è necessario che l’altare sia visibile da tutti, affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte ed è ovviamente necessario che sia unico nella chiesa, per poter essere il centro visibile al quale la comunità riunita si rivolge». L’altare, come l’intero edificio ecclesiale, è oggetto di una particolare «iniziazione» attraverso una solenne azione liturgica dove, insieme alla chiesa o da solo, è «dedicato», in altre parole destinato a un suo uso specifico, alla celebrazione dell’Eucaristia: «Per sua stessa natura, l’altare è dedicato a Dio soltanto, perché a Dio soltanto viene offerto il sacrificio eucaristico» (Premesse DCA, n. 161). Solamente l’edificio chiesa e l’altare godono di una «dedicazione», a differenza di ogni altro oggetto o luogo liturgico che invece vengono «benedetti» anch’essi con un proprio rito. La storia del rito trova la sua prima notizia negli scritti di Eusebio di Cesarea, il quale, quando fu dedicata la cattedrale di Tiro fra il 316 e il 319, con grande concorso di popolo e con la partecipazione di molti vescovi, pronunciò un discorso solenne. La dedicazione consisteva essenzialmente nella celebrazione eucaristica con la proclamazione di letture adatte e il canto di salmi appropriali (Storia Ecclesiastica X, 4). La celebrazione della Messa, presieduta dal vescovo, costituiva infatti il vertice della dedicazione sia dell’altare sia dell’edificio destinato alla preghiera della comunità e per lungo tempo sarà considerato il rito principale. A questo primo nucleo si aggiunse presto, già nel IV secolo, anche la deposizione delle reliquie dei martiri e poi dei santi. Successivamente gli elementi rituali per la dedicazione dell’altare si moltiplicarono: unzioni crismali, abluzione con l’acqua, iscrizione dell’alfabeto greco e latino nella cenere sparsa sul pavimento, lustrazioni, incensazioni, segni di croce, preghiere di benedizione su ogni suppellettile, vestizione dell’altare. La celebrazione nel corso dei secoli diventò in tal modo ridondante di molti elementi, dove la simbologia dei riti, sovrabbondante e allegorica, non temeva né l’eccessiva lunghezza né le ripetizioni. La «consacrazione» sia della chiesa sia dell’altare erano viste come un «rito di iniziazione cristiana»: chiesa e altare dovevano essere battezzati, cresimati e così pronti alla celebrazione della Messa. Papa Pio XII, dopo una prima autorizzazione a dividere la complessa celebrazione in due giorni successivi, decise finalmente la revisione dell’insieme, affidando l’incarico alla Commissione per la riforma generale della liturgia. Il lavoro si concluse con un nuovo Ordo, praticamente uno snellimento del precedente, promulgato da Giovanni XXIII nel 1961. A sua volta divenne il punto di partenza, dopo il Concilio, per un’ulteriore revisione del Rito che portò nel 1977 all’attuale secondo libro del Pontificale Romano approvato da Paolo VI (Ordo dedicationis ecclesiae et altaris), pubblicato poi nella versione italiana dalla CEI nel 1980 (Benedizione degli oli e dedicazione della chiesa e dell’altare). I criteri e principi direttivi per la preparazione del nuovo Ordo furono essenzialmente gli stessi che guidarono l’intera riforma liturgica promossa dal Vaticano II, quali la semplificazione, la partecipazione attiva dei fedeli, la ricchezza scritturistica ed eucologica, l’autenticità e l’eloquenza dei segni e dei riti, l’ecclesiologia conciliare. In questa sede interessa invece rilevare innanzitutto l’idea guida, tanto antica quanto essenziale, dell’intera revisione e strutturazione del rito rinnovato: restituire alla celebrazione eucaristica il suo ruolo principale, come l’atto consacratorio più importante dell’intera liturgia per la dedicazione. A questo riguardo nei Praenotanda del Pontificale si legge che «Il rito più importante e l’unico indispensabile per la dedicazione di una chiesa è la celebrazione dell’Eucaristia» (Premesse DCA, n. 41). [6 continua]