Programma dal 23 al 31 gennaio 2021

Letture: Genesi 3,1-5.10 / dal Salmo 24 / 1 Corinzi 7,29-31

Fammi conoscere, Signore, le tue vie

Dal Vangelo secondo Marco (1,14-20)

24 gennaio Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parola del Signore

 

 

Vivere il Mistero- Il tema che unisce le letture di questa 3a domenica per annum è quello del “tempo”. Con Gesù, quindi, siamo nella pienezza del tempo, che però non ha ancora portato tutti i suoi frutti. Gesù inizia il suo ministero pubblico quando termina quello di Giovanni Battista. Ed inizia in Galilea, terra confinante con il mondo pagano e che per Marco ha un valore simbolico. La Galilea sarà il luogo dell’attività del Maestro, come pure dei discepoli dopo la Pasqua. Gesù annuncia sostanzialmente due cose: l’avvento del Regno di Dio e il compimento dei tempi. Di qui due inviti: la conversione e l’adesione al Vangelo. Convertirsi e credere al Vangelo significa per Marco seguire Gesù. Ecco perché dopo l’annuncio programmatico segue l’episodio della chiamata dei primi discepoli. Notiamo alcuni elementi: anzitutto Gesù chiama con autorità; inoltre, la chiamata avviene mentre i futuri discepoli sono nel pieno della loro attività. Così è stato anche per Mosè mentre pascolava le greggi e per Gedeone mentre batteva il grano, ln questo modo la signoria di Cristo appare più evidente. Ad Andrea e Simone, due fratelli, fa anche una promessa: da pescatori di pesci diverranno pescatori di uomini, ovvero raduneranno i figli dispersi di Dio come fanno i pescatori che raccolgono nella rete i pesci dispersi. Più tardi Gesù li invierà come apostoli ad annunciare il Regno di Dio. La risposta è pronta e radicale: subito lasciano la vecchia professione, la famiglia di appartenenza e seguono Gesù. In questa icona abbiamo i primi quattro grandi testimoni che saranno vicini a Gesù fin dall’inizio del suo ministero e che diventeranno (tre in particolare) testimoni dei grandi eventi della vita del Maestro, quali la trasfigurazione e la Passione nel Getzemani. Tutti e quattro ascolteranno il discorso escatologico. La sequela, e Marco non lo nasconde, sarà segnata dalla paura, dalla fuga e dal rinnegamento. Tuttavia, Gesù risorto ricostituirà i suoi dopo gli eventi tragici della Passione e li invierà ad evangelizzare Israele e i pagani.

VITA ECCLESIALE

Sabato 23    
Domenica 24 10.30 + Piccolo Biagio
Lunedì 25 10.30

 

18.00

+ Angelo e Elena Padovani, Paolo e Nina Montanari

 

+ Evarista e Fernando

+ Dall’Olio Gaspera

Vivi e defunti delle famiglie Dovadola e Ruffini

Martedì 26    
Mercoledì 27 18.00 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda
Giovedì 28    
Venerdì 29 8.00 + Montesi Natale

 

Deff. fam. Baldrati

Sabato 30 18.00 Vivi e defunti della Famiglia Florek

 

+ Mazzella Pietropaolo

Domenica 31 10.30

 

18.00

+ Mirta Dovadola e Guerrini Iole

 

+ Farolfi Luisa e Marcello, Valeria e Dante

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

 

Gennaio 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 24

 

III del T.O.

Giornata diocesana per la scuola cattolica

 

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 15.00 (S. Paolo) : S. Messa e celebrazione del Sacramento della Cresima per ministero del nostro vescovo mons. Giovanni Mosciatti

Lunedì 25

 

Conversione di

S. Paolo Ap.

Festa del Patrono

 

Termina la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Ss. Messe alle ore 10.30 e 19.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne presieduta dal nostro vescovo mons. Giovanni Mosciatti.

Martedì 26

 

Ss. Timoteo e Tito

S. Messa ad orario feriale
Giovedì 28

 

S. Tommaso d’Acquino

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 29 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Domenica 31

 

IV del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

1E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2021 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

Si può fare rivolgendosi in sacrestia, oppure al “Punto Radio Maria” il venerdì o il sabato mattina.

Nota. La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 16,15-18 Lc 10,1-9 Mc 4,1-20 Mc 4,21-25 Mc 4,26-34 Mc 4,35-41

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Nuovo Messale: Rinnovare la comunità ecclesiale di don Silvano Sirboni

Le titolazioni di alcuni giornali dopo l’Assemblea generale Cei (12-15 novembre 2018) potrebbero indurre a pensare che la terza edizione italiana del Messale romano sia stata giustificata solo dal cambiamento di una frase del Padre nostro («non abbandonarci alla tentazione») e dell’esordio del Gloria a Dio («pace in terra agli uomini, amati dal Signore»). Si tratta di due modifiche pastoralmente più che opportune, e da tempo attese, per evitare malintesi per le quali in ogni caso, nessuna traduzione potrà essere pienamente soddisfacente. La nuova edizione del Messale romano ha ben altre ragioni. Nel comunicato finale, le due innovazioni sono appena accennate, mentre i vescovi insistono nell’evidenziare che «la pubblicazione della nuova edizione costituisce l’occasione per contribuire al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma liturgica. Di qui la necessità di un grande impegno formativo. La formazione è destinata ad abbracciare sia i ministri ordinati che i fedeli».

Il messale non è un libro da leggere! Gli anziani ricordano la “messa letta”. Esso è uno strumento per la formazione e il rinnovamento della comunità ecclesiale attraverso la celebrazione di quell’eucaristia che fa, esprime e alimenta la Chiesa. Il messale approvato dai vescovi è la terza edizione italiana dell’unico messale latino, frutto del Vaticano II, ed emanato nel 1970 da Paolo VI. Così avvenne anche per il messale precedente, frutto del Concilio di Trento (1545- 1563), emanato nel 1570 da Pio V. Messale che da Clemente VIII (1604) fino a Giovanni XXIII (1962) ebbe sei nuove edizioni latine (fino al 1965 non vi era alcuna possibilità di stampare edizioni in lingua viva). Il messale del 1570 rispondeva alle particolari esigenze della Chiesa che era chiamata a salvaguardare la dottrina, soprattutto per il sacramento eucaristico e il sacerdozio ministeriale. Da qui la necessità di purificare i diversi messali che si erano prolificati nella prima metà del secondo millennio, contenendo sovente riti e orazioni non del tutto ortodosse, talvolta persino superstiziose ed eretiche. Per questo Pio V fu costretto a imporre un unico messale, salvaguardando però quelli che avessero una tradizione superiore ai duecento anni.

Sebbene il Concilio di Trento avesse intenzioni di realizzare una riforma più radicale del messale, compreso l’uso della lingua parlata almeno in alcune parti, non ne ebbe il tempo e neppure gli strumenti. Per questo Pio V si limitò ad assumere, con alcuni aggiustamenti, il primo messale stampato nel 1474 e in uso nella curia romana, strutturato in funzione della messa privata, letta, senza la presenza di un’assemblea. Questa è la dimensione riduttiva del vetus ordo tridentino che, nel tempo, si rivelò pastoralmente sempre meno adatto per una Chiesa in cammino. La nuova edizione del Messale romano dovrà essere l’occasione per riprendere, dopo oltre cinquant’anni, quei principi che fanno della celebrazione eucaristica il luogo privilegiato della pastorale della Chiesa.

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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