Programma 24 dicembre 2022 – 1 gennaio 2023

Letture: Isaia 52,7-10 / Salmo 97 / Ebrei 1,1-6

Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 24

22.30

+ Dovadola Monica e Dario

+ Franco, Maria, Demo e Luigi

+ Pilani Enzo, Ronchini Giulio e Angiolina

+ Paolo Liverani

Domenica 25

8.00

10.30

18.00

+ Castelli Bruno, Bianconi Velalma, Caroli Ugo e Liverani Iolanda

+ Natale Ingegnere

Secondo le intenzioni di Maria Teresa e vivi e deff. famiglia Dovadola Ivano e Ruffini e parenti

+ Galanti Silla e Boldrini Natalino

Lunedì 26

10.30

+ Stefano e Maria Baldini

50° Anniversario di Matrimonio di: Raffaele

Giovanna

Martedì 27

8.00

+ Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda

Mercoledì 28

   

Giovedì 29

18.00

+ Montesi Natale

Venerdì 30

   

Sabato 31

   

Domenica 01

18.00

+ Massimo Acampora

+ Lullo Onofrio, Carolina e Domenico

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Dicembre – Gennaio 2023

Domenica 25

Natale del Signore

Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Lunedì 26

S. Stefano

Unica S. Messa alle ore 10.30 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Cassiano) : S. Messa presieduta dal vescovo mons. Mosciatti durante la quale l’accolito Lorenzo Vrenna sarà Ordinato diacono permanente

No S. Rosario alle ore 17.25 né S. Messa delle ore 18.00

Martedì 27

S. Giovanni ap. ed evangelista

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : Concerto di Natale “Puer natus est” promosso dall’associazione “don Orfeo Giacomelli”

Mercoledì 28

Ss. Innocenti martiri

S. Messa ad orario feriale

Venerdì 30

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica 01

Maria Ss.ma Madre di Dio

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e canto del

“Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 10,17-22

Gv 20,2-8

Mt 2,13-18

Lc 2,22-35

Mt 2,13-15. 19-23

Gv 1,11-18

Vivere il Mistero- Il Prologo del Vangelo secondo Giovanni è uno dei testi che meglio ricapitolano, nella sua profondità, tutta la vicenda della rivelazione e della salvezza. Nelle prime parti viene tracciata la parabola del Verbo di Dio che, coeterno al Padre, è stato il grande mediatore di tutta la creazione. Questo Verbo è poi venuto nel mondo come luce e, attraverso i profeti, si è rivelato come vita. In questa rivelazione egli ha sperimentato opposizione: non solo quella del mondo creato in lui – «Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto» – ma anche quella del popolo eletto: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto». L’opposizione non è stata, però, per il Verbo l’ultima e definitiva parola della sua vicenda, perché «a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». In lui si è realizzata così una nuova nascita dei credenti, che li slega da tutte le precedenti provenienze e derivazioni per collocarli in una relazione nuova e sorgiva con il Dio del Verbo. I credenti nel Verbo non sono più nati «da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati». L’incarnazione – dopo la fase della luce profetica e sapienziale – è l’ultima parola di questa traiettoria del Verbo. Facendosi carne egli ha posto la vera tenda di Dio tra l’umanità. L’ultima strofa del Prologo propone un bilancio e un confronto finale tra le diverse fasi dell’economia della salvezza. Dopo aver affermato che tutto, nell’ordine della grazia, viene dal Verbo – «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia» – il paragone assume termini storici precisi. Dell’economia d’Israele il Prologo giovanneo dice: «La Legge fa data per mezzo di Mosè». Per la realtà dei discepoli di Cristo, invece, si afferma: «La grazia e la verità vennero (ma forse sarebbe meglio tradurre: “accaddero”) per mezzo di Gesù Cristo». Le coraggiosissime parole conclusive dell’inno al Verbo sostengono che solo in Cristo, venuto come luce e come carne, possiamo avere accesso a Dio: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». Secondo una comprensione probabilmente più precisa, proposta da qualche anno, l’espressione finale «è lui che lo ha rivelato» potrebbe essere resa meglio con l’idea: «lui ci ha aperto la via». Il Verbo, luce e carne, non ci ha fatto solo delle rivelazioni, ma ha davvero inaugurato, battuto e creato un cammino concreto che lui stesso ha percorso per primo perché noi potessimo arrivare al Padre. Il verbo greco exegésato, quando – come qui – è usato in maniera intransitiva non significa «rivelare», ma piuttosto «percorrere per primo un cammino». (don E. Manicardi)

Spazi per la liturgia- L’Ambone (continuazione) (di don D. Ravelli)

Nelle Premesse al Lezionario, il primo numero riguardante l’ambone così dispone: «Nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile, bene curato e opportunamente decoroso, che risponda insieme alla dignità della Parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messa vien preparata la mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e infine sia adatto il meglio possibile a facilitare l’ascolto e l’attenzione dei fedeli durante la liturgia della parola. Si deve pertanto far si che, secondo la struttura di ogni singola chiesa, l’ambone si armonizzi architettonicamente e spazialmente con l’altare» (0LM 32). In primo luogo il «deve esserci» prescrive con obbligatorietà che in ogni chiesa vi sia un luogo degno e importante per la proclamazione della Parola e non un semplice arredo che sostenga il libro. L’ambone, quindi, è descritto come l’insieme della «struttura-luogo» da cui viene proclamato l’annuncio del compimento della salvezza. Ecco perché il leggio è solo una parte funzionale dell’ambone e da solo non è costitutivo: «Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggio mobile» (OGMR 309). 0ltre a essere funzionale e necessario per la celebrazione liturgica deve poter essere percepito nella sua struttura come icona-memoria della risurrezione, cioè un «monumento pasquale». ln quanto luogo, esso esige pure un proprio spazio sufficientemente ampio e adeguato all’azione (cf . Premesse OLM 34) dove trovare una certa armonia spaziale e architettonica con l’altare. Pur strettamente unito all’altare, il luogo della Parola di Dio è una realtà a sé stante. La storia liturgica ci ha mostrato che l’ambone è sempre stato posizionato fuori o al limite del presbiterio, il quale non è il luogo riservato ai presbiteri ma proprio dell’altare. La Parola talvolta richiede una celebrazione tutta sua, altre volte è messa in relazione con l’altare: l’ambone deve, quindi, esprimere allo stesso tempo questa distinzione e questa unione. Nella nota pastorale «La progettazione di nuove chiese» della CEI (1993) si chiede che «la sua forma sia correlata all’altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso; la sua ubicazione sia pensata in prossimità all’assemblea [anche non all’interno del presbiterio, come testimonia la tradizione Liturgica]» (9). Se da una parte la riforma conciliare ci ha portato alla riscoperta dell’ambone, dall’altra, nell’economia spaziale dei luoghi liturgici, ci richiama alla sua relatività e alla sua propria iconicità. [8-continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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