Letture: Ezechiele 2,2-5 / Salmo 122 / 2 Corinzi 12,7-10
I nostri occhi sono rivolti al Signore.
Dal Vangelo secondo Marco (6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 03 | 18.30 | + Paola |
Domenica 04 | 10.30
18.30 |
+ Ruffini Armanda e Dovadola Ivano
+ Balestri Franco 50° di Matrimonio di: Volpe Luigi e Viscido Lidia + Alberti Dante, Irma e Vilma + Eugenio e Silvia Negroni e deff. della famiglia |
Lunedì 05 | ||
Martedì 06 | ||
Mercoledì 07 | 18.30 | + Alide, Emma e Dante |
Giovedì 08 | 18.30 | + Montanari Pietro |
Venerdì 09 | ||
Sabato 10 | 18.30 | + Biancoli Vincenzo |
Domenica 11 | 10.30
18.30 |
+ Santese Otello
+ Aristide + Elena, Elio e Marco |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : B
Luglio 2021 |
Domenica 04
XIV del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Martedì 06
S. Maria Goretti |
S. Messa ad orario feriale |
Venerdì 09 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Domenica 11
XV del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
IMPORTANTE:
E iniziata all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima “Festa della Ripresa”. I giorni e gli orari di ritrovo sono:
Lunedì, Martedì e Mercoledì : dalle 15.00 alle 17.00
e dalle 20.00 alle 22.00
Nota. Ss. Messe feriale e festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Rispettare tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 9,18-26 | Mt 9,32-38 | Mt 10,1-7 | Mt 10,7-15 | Mt 10,16-23 | Mt 10,24-33 |
Vivere il Mistero- Gesù, nella sua vita e nel suo ministero, è stato oggetto di entusiasmo e di sospetto, di ammirazione e di scandalo. C’è chi ha riconosciuto in lui un personaggio carismatico, tanto da lasciare tutto e seguirlo, e chi, invece, l’ha guardato con diffidenza. I suoi stessi concittadini non hanno visto in lui che un semplice carpentiere. Non sono andati oltre. Gesù inizialmente si è meravigliato di tale ottusità, ma poi ha lentamente compreso il suo destino nella figura del Servo sofferente profetizzato da Isaia. Il ritorno di Gesù a Nazareth suscita tra i suoi concittadini una serie di interrogativi. I primi tre sono relativi all’attività del Maestro e riassumono, nell’economia del Vangelo di Marco, i primi sei capitoli. Gesù ha insegnato e operato guarigioni prodigiose. Ma «da dove» gli viene tutto questo? Marco ce lo fa intuire: la sapienza è data a Gesù, mentre le opere vengono compiute attraverso di lui. In una parola, in Gesù opera Dio, Ma non tutti lo credono. Per gli scribi Gesù è un servo di Beelzebùl. C’è poi un’altra serie di domande che rivelano lo scetticismo profondo della gente di Nazareth. Certo, affermano, in Gesù c’è dell’eccezionale ma di lui si conosce tutto, dalla famiglia alla professione. Questa seconda serie di domande è profondamente denigratoria. Si fa una comparazione tra Gesù e i familiari, e lo si etichetta a partire dalla professione. Insomma, lo si vuole ridimensionare. Chi fa il carpentiere, può forse pretendere d’insegnare? Un operaio può forse fare il teologo? II disprezzo cresce quando si ricorda che è figlio di Maria. Come mai non si menziona il padre, Giuseppe? Anche se un padre era morto, si menzionava sempre un tale dicendo di chi era figlio, collocandolo così nell’albero genealogico. La novità di Gesù, attraverso questo processo denigratorio, viene riportata all’interno di un orizzonte noto e banale. La figura di Cristo ha sempre suscitato varie reazioni: accoglienza, rifiuto, bestemmia, adorazione. Il famoso filosofo Nietzsche scriveva nel suo Anticristo: «C’è stato un solo cristiano, ma purtroppo è morto in croce». Cristo è esistito, ma dopo di lui non c’è stato più nulla, la sua figura non è altro che un puro silenzio. Anche in ambito più strettamente cristiano non sempre si è riusciti a comprendere il Cristo nella sua interezza. Pensiamo solo al grande teologo tedesco Rudolf Bultmann che affermava: «Di Gesù noi non sappiamo il come, non sappiamo il che cosa, sappiamo solo che fu un che». Di Gesù non si sa come visse; sì, afferma il teologo, i Vangeli ne parlano ma è solo una ricostruzione per dare consistenza a una realtà trascendente. Non sappiamo neppure che cosa Cristo fosse. E conclude, sappiamo solo che fu un che cioè un puro elemento di congiunzione. Ma per Bultmann questo non costituisce un problema; egli predilige, com’è noto, il Cristo della fede, non tanto il Cristo della storia. Ma non si possono scindere i due aspetti, né esaltarne uno a scapito dell’altro altrimenti si cade o nella gnosi (eresia che in antico negava la carnalità di Cristo, la sua storicità per esaltare solo la sua divinità) o si nega totalmente la natura divina di Gesù, con la sua forza salvifica. La seconda lettura è un autentico gioiello di spiritualità cristiana perché ci insegna, attraverso l’esperienza di Paolo, a integrare la fragilità e il male che ci abitano. Non solo, ci rivela anche come sia importante riconoscere nella nostra debolezza un «luogo» in cui Dio manifesta la sua potenza salvifica. Non ci è detto cosa Paolo intenda per «spina nella carne». Forse era una malattia cronica che lo prostrava. Comunque, nella persona ci sono tre tipi di debolezza o limite: fisiologico, psicologico e morale. Stando alle sue parole, sembra che questa spina sia stata un limite che lo ridimensionava agli occhi suoi e a quelli del prossimo. Paolo prega (per tre volte) di esserne liberato, ma il Signore non lo esaudisce. A ben guardare, tuttavia Dio fa molto di più, gli manifesta che nella debolezza egli riversa la sua grazia. Paolo lo comprende e intona il suo magnificat. Sì, non canta più i suoi meriti, ma rende grazie al Signore che ha operato attraverso la sua povertà. Questo processo di trasformazione conforma il discepolo al Maestro. Anche Gesù ha toccato, sulla croce, la sua fragilità e impotenza, ma ha detto «sì» consegnando tutto se stesso e la propria storia nel cuore dell’onnipotenza amante del Padre. Questa autoconsegna non ha solo glorificato Dio, ma ha aperto nella carne della nostra umanità la via della redenzione. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un grande paradosso che appella la nostra mente a una conversione.