Letture: Deuteronomio 18,15-20 / dal Salmo 94 / 1 Corinzi 7,31-35
Ascoltate oggi la voce del Signore.
Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore
Vivere il Mistero- Dopo aver narrato il battesimo di Gesù al Giordano, la sua permanenza nel deserto e la chiamata dei primi discepoli, Marco ci accompagna dentro una giornata – la così detta giornata di Cafarnao – ove il Maestro annuncia il Vangelo e compie i segni che attestano la venuta del Regno di Dio nel mondo. Tutti sono stupiti del suo insegnamento, delle guarigioni compiute e si chiedono: «Che è mai questo?». Sappiamo come la domanda sull’identità di Gesù pervada l’intero racconto di Marco. Tuttavia non sembra questa l’unica domanda che il lettore deve porsi. Se stiamo solo alla giornata di Cafarnao, vediamo Gesù continuamente in movimento. Dapprima lo troviamo nella sinagoga, poi nella casa di Simone, poi in un luogo deserto a pregare. E quando i suoi discepoli lo trovano, afferma perentoriamente: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là». Il Gesù di Marco non è mai là dove il discepolo crede di trovarlo, ma sempre altrove, sempre oltre. Questo è estremamente significativo: Gesù è un mistero che mai si raggiunge del tutto. Il discepolo è continuamente sulle sue tracce: questa è la bellezza della sequela.
Nella sinagoga Gesù entra per insegnare e la gente lì raccolta percepisce subito la sua autorità. La Parola di Dio porta alla luce ciò che l’uomo tende generalmente ad occultare. Ecco allora che lo spirito impuro inizia una lotta con Gesù per mantenere il potere sull’uomo. Accusa Gesù di essere venuto a rovinarlo. L’uomo posseduto della sinagoga rappresenta l’umanità lacerata in se stessa, strattonata dai demoni. Questi demoni, o spiriti impuri, possono essere identificati anche con le nostre emozioni, i nostri sentimenti e i nostri desideri non bene armonizzati e integrati; possiamo riconoscerli anche in certe logiche mondane che affascinano il cuore e plasmano atteggiamenti e modelli culturali non omogenei con il Vangelo. Quando Gesù incontra questa umanità con la sua autorità messianica la riconduce alla sua integrità, quindi alla sua bellezza.
VITA ECCLESIALE
Sabato 30 | 18.00 | Vivi e defunti della Famiglia Florek
+ Mazzella Pietropaolo |
Domenica 31 | 10.30
18.00 |
+ Mirta Dovadola e Guerrini Iole
+ Farolfi Luisa e Marcello, Valeria e Dante + Vincenzo Guida e Rocco Maria Carmela |
Lunedì 01 | ||
Martedì 02 | 20.15 | + Preda Maria Teresa |
Mercoledì 03 | ||
Giovedì 04 | 18.00 | + Ruffini Armanda e Dovadola Ivano
+ Fabbri Adamo (1° anniv.) |
Venerdì 05 | 8.00 | + Lorenzo e Marcello Moroni |
Sabato 06 | 18.00 | + Barbato Rita |
Domenica 07 | 10.30 | + Luciana e Deremo |
Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze
(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Gennaio – Febbraio 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 31
IV del T.O. |
Memoria di San Giovanni Bosco
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00) Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai gruppi giovanili. |
Martedì 02
Presentazione del Signore |
Giornata della vita consacrata
Ore 20.15 (S. Paolo): S. Messa della festa con benedizione delle candele Unica S. Messa |
Venerdì 05
S. Agata v. e m. |
Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti
S. Messa ad orario feriale Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica |
Domenica 07
V del T.O. |
Festa parrocchiale della Pace
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00) Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.R. |
1 – E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2021 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.
Si può fare anche rivolgendosi in sacrestia, oppure al “Punto Radio Maria” il venerdì o il sabato mattina.
Nota. La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mc 5,1-20 | Lc 2,22-40 | Mc 6,1-6 | Mc 6,7-13 | Mc 6,14-29 | Mc 6,30-34 |
Preghiera di Papa Francesco
O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce
sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.
Nuovo Messale: Continuità della tradizione di don Silvano Sirboni
Cinquant’anni fa (1969), veniva approvato il nuovo ordinamento della messa secondo il mandato dell’assemblea conciliare: «Il rito della messa sia riveduto in modo che appaiano più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la partecipazione pia e attiva dei fedeli. Per questo, i riti, conservando fedelmente la loro sostanza, siano resi più semplici; si sopprimano quegli elementi che col passare dei secoli furono duplicati o aggiunti inutilmente; siano invece ristabiliti secondo la primitiva norma dei santi Padri quegli elementi che col trascorrere del tempo sono caduti in disuso, nella misura che sembrerà opportuna o necessaria» (SC 50).
Pertanto Paolo VI, come già Pio V e con la stessa autorità, premette al nuovo messale una Costituzione apostolica che giustifichi e confermi i cambiamenti. Essa, infatti, si conclude con una formula solenne simile a quella di Pio V: «Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere di contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti apostolici dei nostri predecessori e in altre disposizioni, anche degne di particolare menzione e deroga».
Ciononostante, in quello stesso anno, i cardinali Ottaviani e Bacci inviavano al Papa una lettera con una dura critica al nuovo ordinamento della messa. Critiche che, purtroppo, vennero subito fatte proprie dal movimento tradizionalista e anticonciliare lefebvriano fino ad oggi. Nei disegni di Dio gli ostacoli e le difficoltà diventano strumenti per approfondire, motivare meglio e consolidare il cammino intrapreso dalla Chiesa. Infatti, Paolo VI decise di arricchire le premesse al messale con un Proemio in 15 punti dove si dimostra la totale ortodossia e legittimità del nuovo messale e la sua piena fedeltà alla tradizione. E ciò non nonostante, ma grazie ai cambiamenti operati. «La tradizione dei santi Padri esige dunque che non solo si conservi la tradizione trasmessa dai nostri predecessori immediati, ma che si tenga presente e si approfondisca fin dalle origini tutto il passato della Chiesa e si faccia un’accurata indagine sui modi molteplici con cui l’unica fede si è manifestata in forme di cultura umana e profana così diverse tra loro, quali erano quelle in uso nelle regioni abitate da Semiti, Greci e Latini. Questo approfondimento più vasto ci permette di constatare come lo Spirito santo accordi al popolo di Dio un’ammirevole fedeltà nel conservare immutato il deposito della fede per grande che sia la varietà delle preghiere e dei riti» (n. 9). Purtroppo il Proemio non raggiunse lo scopo di una riconciliazione, poiché il rifiuto non riguardava solo il messale, ma il Concilio e la forma di Chiesa che la messa intende esprimere ed alimentare. Con la terza edizione del Messale romano il. Proemio è entrato a far parte integrante delle premesse, diventando strumento imprescindibile per una corretta catechesi, comprensione e celebrazione della messa.