Programma dal 6 al 14 febbraio 2021

Letture: Giobbe 7,1-4.6-7 / dal Salmo 146 / 1 Corinzi 9,16-19.22-23

Risanaci, Signore, Dio della vita.

Dal Vangelo secondo Marco (1,29-39)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Parola del Signore

Vivere il Mistero- Gesù si presenta, nei Vangeli, come medico delle anime e dei corpi; egli guarisce l’uomo dalle malattie fisiche e psicofisiche e soprattutto distrugge il potere del male che annienta la sua anima. Dopo la sinagoga, Gesù varca la soglia della casa di Simone e Andrea, accompagnato da Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. Sono i discepoli che seguiranno sempre Gesù nel suo ministero e nell’annuncio del Regno. Una donna a letto con la febbre non è un fatto grave, rispetto a quanti erano posseduti da spiriti immondi o erano affetti dalla lebbra. Ma a ben guardare il fatto non è così banale. Bisogna sapere che la febbre era vista come un castigo di Dio a chi era stato infedele all’alleanza. Questa donna, allora, vive in uno stato di infedeltà a Dio; infedeltà che degenera in paralisi (era a letto). Al di fuori del rapporto con Dio c’è paralisi e questo per il semplice fatto che un’altra forza, nemica, inchioda alla propria impotenza. ln questa donna la piccola comunità che segue Gesù è probabilmente invitata a riconoscere se stessa, la propria infermità. Ma Gesù si avvicina e guarisce. La giornata di Cafarnao è stata densa di avvenimenti, una sorta di primavera dove è apparso a tutti, tangibilmente, che qualcosa di nuovo era iniziato. Ma, al mattino presto, Gesù si ritira in un luogo deserto per pregare.

Marco, per tre volte, nel suo Vangelo, scrive che Gesù si è ritirato in preghiera. Non è specificato il contenuto della sua preghiera solitaria. Nel nostro caso abbiamo visto che Gesù ha operato segni e prodigi e la folla è accorsa numerosa. Il successo ottenuto costituisce probabilmente per Gesù una prova; egli si sente tentato da un messianismo spettacolare, di facili e prevedibili consensi. Ecco, allora, il silenzio del deserto dove, nella preghiera, attinge forza per stare nella volontà del Padre, in quella forma messianica secondo Dio e non secondo gli uomini (cf Mc 8,33).

VITA ECCLESIALE

Sabato 06 18.00 + Barbato Rita

Deff. fam.Gherardi e Cremon

+ Poggiali Dante

+ Preti Giovannino e Costa Marisa

Domenica 07 10.30 + Luciana e Deremo

+ Franco Balestri e Mario Puliti

Lunedì 08 18.00 + Dovadola Monica
Martedì 09
Mercoledì 10
Giovedì 11 18.00 Vivi e defunti delle famiglie Dovadola Ivano e Ruffini

+ Foschini Iref e Capucci Giuseppa

Deff. fam. Guadagnini Vincenzo

Venerdì 12
Sabato 13 18.00 + Giuseppe Guida e Vincenzo e Leonina

+ Giuseppina Montanari e Genitori

Domenica 14 10.30 25° di Matrimonio di : Massimiliano Guardigli

e Bettina Alberti

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Febbraio 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 07

V del T.O.

Festa parrocchiale della Pace

Giornata per la Vita

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.R.

Giovedì 11

B.V. di Lourdes

Giornata mondiale del malato

Ore 17.00 (S. Paolo): S. Rosario e celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi

Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 20.30 (S. Paolo): Adorazione Eucaristica di vicariato per le vocazioni

Venerdì 12 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Domenica 14

VI del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

1E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2021 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

Si può fare anche rivolgendosi in sacrestia, oppure al “Punto Radio Maria” il venerdì o il sabato mattina.

Nota. La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 6,53-56 Mc 7,1-13 Mc 7,14-23 Mc 7,24-30 Mc 7,31-37 Mc 8,1-10

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Nuovo Messale: Un Libro del popolo de Dio di don Silvano Sirboni

Il Messale tridentino (1570) diede puntuali e coerenti risposte alle esigenze ecclesiali di un particolare momento storico, ponendo fine all’inquinamento della messa causato dall’inserimento di testi e gesti estranei al culto cristiano e talvolta persino superstiziosi. Tale intento portò a concentrare tutta l’attenzione sul rito in sé e sui gesti del sacerdote. Infatti, l’ordo missae tridentino inizia con queste parole: «Il sacerdote rivestito di tutti i paramenti prende il calice con la mano sinistra […] si reca all’altare […] procede con gli occhi bassi e con un’andatura dignitosa…» (II, 1). Il sacerdote resta così il soggetto quasi unico di tutte le altre norme e rubriche. I fedeli non sono mai presi in considerazione se non indirettamente, come nel caso in cui ci fosse da distribuire loro la comunione. Circostanza paradossalmente solo ipotetica poiché la prassi diffusa fino alle soglie del Vaticano II era quella di comunicare i fedeli al di fuori della messa. Fu Pio XII che nell’enciclica Mediator Dei (1947) iniziò a esortare affinché i fedeli ricevessero la comunione a messa subito dopo il sacerdote. Assai diversamente inizia l’ordo missae voluto dal Vaticano II e promulgato da Paolo VI (1970): «Quando il popolo è radunato il sacerdote e i ministri, rivestiti delle vesti sacre…». Infatti, «la celebrazione eucaristica è azione di Cristo e della Chiesa, cioè del popolo santo riunito e ordinato sotto la guida del vescovo». Il messale, pertanto, non si preoccupa solo del sacerdote, ma del soggetto integrale della celebrazione, cioè di tutta l’assemblea. Pertanto il messale non contiene più le letture, che sono ritornate ai lezionari e all’evangeliario. Inoltre, è chiamato a ispirare «la preghiera personale e comunitaria del popolo di Dio, e quindi anche i pii esercizi e le varie forme di pietà popolare». Attenzione: non si tratta più di usare il messale da parte dei fedeli secondo la prassi preconciliare, quando i “messalini” costituivano un provvidenziale, indispensabile strumento per poter “seguire” ciò che il sacerdote compiva da solo all’altare e nell’antica lingua latina. Strumento relativamente recente, poiché ancora nel 1857 Pio IX ribadì la proibizione di tradurre l’ordinario della messa per i fedeli. Traduzione che solo nel 1898 fu tolta dall’elenco dei libri proibiti! Prima di allora la messa poteva essere “seguita” con altre preghiere devozionali ispirate alla passione e morte di Cristo. Il primo messalino per i fedeli apparve in Germania soltanto nel 1900, evitando però di riportare la traduzione delle parole dell’istituzione. Oggi i messalini per i fedeli sono utili per usarne i testi sia nella preghiera individuale che in quella comunitaria e per prepararsi alla celebrazione eucaristica. Durante la celebrazione è prevista la partecipazione attiva non con una lettura individuale, più o meno simultanea, ma attraverso l’ascolto comunitario e la comunione dei gesti e degli atteggiamenti. La partecipazione attiva e la ministerialità non sono semplici strumenti pedagogici e tanto meno elementi estetici, ma espressioni visibili del sacerdozio comune di tutta la Chiesa. Anzi, lo strumento fondamentale e più efficace per fare l’esperienza del mistero. L’assemblea non partecipa attivamente per graziosa concessione, ma perché ne ha diritto e dovere, in quanto soggetto integrale della celebrazione liturgica.

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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