Via Crucis 2019

Pubblichiamo i testi della Via Crucis vissuta insieme venerdì 12 aprile, con le riflessioni curate dai giovani della parrocchia.

Jesus engrave text

Stazione I – Gesù è condannato a morte 

Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

Sempre pronti a condannare il fratello, ci siamo mai chiesti da che parte saremmo stati noi quel giorno? 

La colpa dell’altro ci sembra sempre così grande da coprire anche la nostra, quasi a farci sembrare perfetti. Quando poi non siamo i primi ad accusare, sfuggiamo ad ogni responsabilità, tiepidi, gelosi del nostro quieto vivere.  

Perdonaci Signore per tutte le volte in cui abbiamo giudicato insistentemente l’altro fino a crocifiggerlo e per le occasioni in cui ci è mancato il coraggio di esporci. 

Donaci il tuo sguardo perché possiamo accogliere il fratello con amore e verità.

Stazione II – Gesù è caricato della croce

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, [Gesù] disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». 

Chi vorrebbe seguire Gesù, rinnegare ciò che possiede, le proprie comodità, vedendolo caricato di una croce che è presagio di sofferenza e morte? Chi vorrebbe seguirlo ora che tutto ti dice che è più importante evitare il dolore, vivere per sé stessi, nell’egoismo del proprio interesse, accumulando, gioendo solo dei propri insaziabili successi?

Gesù ci dice, sotto il peso della croce, che chi vuole salvarsi in questo modo non ce la farà. Lui ci fa vedere la strada da percorrere per avere la vita eterna, quella vera: fidarci di lui, caricarci della sofferenza, del dolore, e seguirlo. 

La strada, difficile, è Lui a tracciarla, e per questo è possibile percorrerla: non prima o al suo posto, ma dopo di Lui e accanto a Lui. Fidarci. La ricompensa sarà grande, immensa, eterna.

Signore, aiutaci a seguire Gesù sulla via della croce, aiutaci a percorrere insieme a Lui la strada verso la vita eterna.

Stazione III — Gesù cade per la prima volta

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

Signore, la strada è dura, e il legno che porti sembra farsi sempre più pesante ad ogni passo.
La folla si accalca, curiosa di vedere l’uomo che era salito a Gerusalemme: quel profeta atteso, ora cade come un malfattore. Ma non c’è risentimento nel tuo sguardo, mentre rimetti un piede davanti all’altro e continui a camminare verso ciò che ti attende. 

Signore, staccaci da quella folla senza volto e insegnaci la pazienza di raccogliere ciò che cade.

Stazione IV — Gesù incontra sua madre

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Agli occhi dei tanti spettatori di Gerusalemme, quell’uomo ora non è più un uomo: è un colpevole, un condannato, uno da cui tenersi alla larga ad ogni costo. Lungo la via della croce, i soldati fanno di tutto per togliere a Gesù la sua umanità. 

L’incontro con Maria, il suo sguardo e la sua presenza restituiscono Gesù a sé stesso, alla sua dignità di vero uomo e alla sua natura di Figlio di Dio.

Maria, aiutaci riconoscere le parole e i gesti con cui ogni giorno priviamo gli altri della loro bellezza e della loro identità; insegnaci il tuo sguardo d’amore che ridona dignità e umanità ad ogni persona.Stazione V – Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. 

Simone di Cirene sono io quando, finita una giornata di lavoro torno a casa per proseguire, senza novità, la mia vita di tutti i giorni. Mentre scorre la mia confortevole quotidianità qualcuno o qualcosa mi blocca e mi costringe a caricarmi di pesi altrui. Mi sento stanca, sfinita: invece la mia strada incrocia la tua. Mi guardi e non sei neppure tu a volermi addossare il peso della Croce.  Solo mi precedi, mi apri la strada, mi insegni a cambiare prospettiva e a essere tua discepola sopportando il peso delle mie fragilità, dei miei pregiudizi, delle mie preoccupazioni. 

E alla fine mi rendo conto che è bello poter alleviare parte della tua fatica. 

Grazie per tutte le volte che, scombinando i miei piani, mi coinvolgi nel tuo amore.

Stazione VI – Veronica asciuga il volto di Cristo

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Signore, fin dalla nascita vieni trattato con disprezzo e anche nel giorno della tua morte sei come l’ultimo degli uomini.

Una donna tra la folla però vuole vedere il tuo volto, forse per comprendere meglio o forse per amarti ancor di più.

Veronica, la “vera icona”, vuole conoscere il vero amore che passa solo dal tuo volto, con il tocco lieve del suo velo ne asciuga il sangue, lacrime, sudore, terra, per mostrare anche agli altri il volto dell’Amore.

Signore, insegnaci a vedere nel volto del prossimo il riflesso del tuo amore, ad avvicinare e non ad allontanare le persone, ad avere il coraggio di vedere oltre le apparenze.Stazione VII – Gesù cade per la seconda volta 

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. […] Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Cadi ancora Signore, vieni deriso, sei stremato. Prendi altro coraggio, ti rialzi, devi proseguire in questo cammino. Cadendo ci mostri la tua umanità, ma anche la tua potenza: non ti arrendi, riprendi ancora il peso delle nostre colpe sulle tue spalle per salvarci.

Donaci Signore la forza di rialzarci e di proseguire nel cammino verso te. 

Stazione VIII – Gesù incontra le donne di Gerusalemme  

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

Le parole dure e schiette che il Signore rivolge a queste donne che lo seguono e piangono, irrompono nella nostra vita. Ogni volta che accostiamo la nostra quotidianità e gli avvenimenti del mondo con sentimentalismo e pietà, esse ci riportano alla necessità di una conversione profonda, di una fede vissuta e di una vita cambiata.

La nostra responsabilità è seria! Il Signore ci chiama ad uscire dalla semplificazione del male dietro cui ci nascondiamo per giustificare la nostra solita vita. 

Signore, davanti a te ora facciamo esperienza che il nostro pianto non basta. Ti chiediamo la conversione del cuore, per riuscire a trasformare il nostro pianto in amore che educa, in fortezza che guida, in dialogo che costruisce, in severità che corregge, in presenza che accompagna.Stazione IX — Gesù cade per la terza volta

Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

Perché, nella Via Crucis, Gesù cade proprio ‘tre’ volte? Certo, è un segno della grandezza delle sue sofferenze e quindi, della grandezza del Suo sacrificio per noi, ma non solo. 

Cadere a terra è toccare il punto più basso, mettere la faccia tra la polvere che l’altra gente calpesta. È un’esperienza che ciascuno di noi ad un certo punto fa: cadiamo per un lutto, cadiamo per una cattiveria altrui, cadiamo per il nostro stesso peccato. 

È in questi momenti che ci serve sapere che anche Gesù, Dio fatto uomo, è caduto. E non una volta sola, ma tre volte! 

Gesù, tu non ci lasci soli nelle nostre ripetute cadute. Aiutaci a vedere che Tu sei con noi ogni volta che cadiamo, per farci rialzare con Te.

Stazione X – Gesù è spogliato delle vesti

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 

Ti mostri nudo, fragile, solo.

Nella mia nudità e fragilità di ogni giorno, riesco a rivolgermi a Cristo con la fiducia e la speranza di un vero cristiano? Quando mi accorgo delle mie nudità, debolezze e mancanze sono pronto a rimboccarmi le maniche cercando di migliorare facendomi aiutare da chi mi sta attorno? Quante volte capita di incontrare persone nude, che si mostrano veramente come sono, mettendomi davanti agli occhi i loro bisogno o chiedendomi aiuto per i loro problemi – penso agli anziani, alle persone sole, a chi non ha più nulla perché lontano dalla propria terra in cerca di pace e di lavoro – quante volte non riusciamo a spogliarci di quelle maschere e farci prossimi. 

Il nostro sguardo si rivolge a Cristo, rimasto nudo sulla croce perché il cuore si accosti anche solo di qualche centimetro a quello dell’altro e le mani non restino bloccate dalla paura.

Aiutaci a spogliarci di quanto di male c’è in noi, perché possiamo finalmente un giorno rivestirci della tunica bianca, quella dei figli, che tu da sempre hai preparato per noi.

Stazione XI – Gesù è inchiodato alla croce

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».


I chiodi nei polsi e nei piedi. Il dolore, la certezza che la morte sta arrivando. 

Tutta la sofferenza, tutto il male, tutta la storia di un innocente condannato a morte. 

Gesù perdona. Li guarda e li perdona. Perdona col suo sguardo, con le sue ultime parole, con il cuore. Loro sono impauriti, affamati, all’angolo della strada o soli negli appartamenti freddi; ignorati, in mezzo al mare, di fianco a chi passa e non li vede o al centro dell’attenzione e terribilmente disperati; nelle nostre case, nella nostra comunità, nelle migliori famiglie, dove le abitudini e i sorrisi non riescono più a supplire la necessità di quel perdono. Innocenti condannati a morte per l’indifferenza o il disprezzo. 

Signore, aiutaci a non restare indifferenti, a vedere nella sofferenza dei fratelli la sofferenza di Gesù sulla croce.

Stazione XII – Gesù muore in croce

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto»

Il sole si spegne, e il buio ne prende il suo posto. Anche il velo del tempio si strappa, si rompe. Una cosa grande sta capitando… tutto è compiuto: Gesù, il Figlio di Dio, muore per la salvezza di tutti. Paga il più grande riscatto, per la salvezza del mondo intero. Una cosa tanto importante, noi fatichiamo a comprenderla. Può realizzarsi una nuova alleanza tra Dio e gli uomini attraverso uno squarcio, un sacrificio così grande? Può egli morire per tutti, anche per quelli che lo volevano uccidere? Può salvare ancora questa umanità tanto spesso ingrata e piena di odio? Può la sua morte salvare anche me, quando preferisco il rancore all’ amare? 

Questo enorme smarrimento è il preludio della gioia più vera. Gesù, il Figlio amato, nel momento più alto e terribile della sua vita terrena, ha saputo consegnarsi nelle mani del Padre. 

Signore aiutaci a comprendere il tuo sacrificio, la tua morte sulla croce: ci spinga al sacrificio di noi, per una vita grata e compiuta.

Stazione XIII – Gesù è deposto dalla croce

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura.

Signore, è ormai notte quando Giuseppe e Nicodemo si accostano al tuo corpo, come era notte quando Nicodemo ti venne a cercare. Voleva capire come fosse possibile per un uomo nascere di nuovo, quando è vecchio.  Forse ora, mentre adagia il tuo corpo esanime ai piedi della croce, questo mistero sembra ancora più grande e difficile da spiegare. 

Signore, facci discepoli come Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, discepoli che non temono la notte della menzogna o del compromesso perché assetati di verità, discepoli capaci di desiderare la vita vera. 

Stazione XIV – Gesù è collocato nel sepolcro

Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. 

È in un sepolcro che vengono racchiusi i nostri dubbi, i nostri progetti falliti, le nostre attese disilluse. È una pietra pesante quella che chiude questa esperienza e spegne l’ultima luce.

In un giardino è iniziata la nostra storia e in un giardino sembra finire. Vieni adagiato in sepolcro nuovo dove nessuno ancora era stato posto: ora anche lì, nel silenzio e nel buio del cuore della terra è germogliata la speranza.

Signore, non stancarti di abitare i nostri sepolcri, perché, anche nella notte della fede e della rassegnazione tu possa farci fare l’esperienza radicale della Pasqua. Chi crede in te, infatti, anche se muore, vivrà. 

Filippo Buscaroli

Capo Scout. Amministratore del sito web parrocchiale.

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