Massa Lombarda, 31 marzo 2018
La liturgia della Parola della Veglia pasquale ha un carattere di esemplarità. Dalle letture della notte di Pasqua ogni altra proclamazione della Parola nelle celebrazioni liturgiche trae senso e ispirazione. Nella Veglia, accanto all’ambone, luogo della proclamazione della Parola, splende il cero pasquale, alla luce del quale la Chiesa leggerà le Scritture sante in questa celebrazione, ma anche per tutto il tempo di Pasqua fino al compimento della Pentecoste. Così alla luce di Cristo le Scritture vengono lette e interpretate, a partire dalla creazione fino all’annuncio del dono di un cuore nuovo da parte di Ezechiele profeta ed alla narrazione della scoperta della tomba vuota nel brano evangelico. In questo cammino si inserisce anche l’oggi della Chiesa e dell’umanità che vede realizzarsi nel presente della celebrazione ciò di cui fa memoria e ciò che attende.
Nella liturgia della Parola della Veglia troviamo tutte le sfumature e le forme in cui la Parola di Dio si è comunicata e si comunica all’umanità: nella Torà (Genesi, Esodo), nei Profeti (Isaia, Baruc, Ezechiele), negli Scritti (Salmi), nel Nuovo Testamento (Lettera ai Romani e Vangelo).Nel canto dell’Exultet, che apre la celebrazione della Veglia, si ricorda un fatto singolare della fede cristiana. Questa notte è la sola che ha conosciuto i tempi e l’ora in cui Cristo è risorto. Nessuno dei Vangeli, infatti, ci narra la risurrezione di Gesù. Il centro della nostra fede non è stato descritto da nessuno: solo questa notte ne custodisce per noi il mistero. In essa ognuno può diventare testimone oculare di ciò che occhio non vide né orecchi udì (1Cor 2,9).
tratto dal sussidio della CEI per la Quaresima 2018
Nella notte santa dei cristiani si è svolta la Veglia pasquale che, come dice Sant’Agostino è “la madre di tutte le sante veglie” iniziata con la benedizione del fuoco da cui si è acceso il cero pasquale e con ala luce del cero si è proceduti nella chiesa buia rischiarata pian piano dalle candele dei fedeli. Si sono poi lette quattro delle sette letture proposte prima del solenne Gloria con il suono delle campane, che hanno taciuto dal giovedì santo, e per esplodere poi nell’Alleluia non più proclamato durante il tempo quaresimale. Dopo la liturgia della Parola si è svolta la liturgia battesimale con la proclamazione delle litanie dei Santi, la benedizione dell’acqua, la rinuncia al peccato e a Satana, il credo e l’aspersione con l’acqua benedetta ai fedeli.
Anche l’altare riprendeva l’avvenimento di questa notte e cioè la risurrezione di Cristo con una composizione che ricordava il giardino in cui c’era il sepolcro con la pietra rotolata e il sudario con cui era avvolto Gesù (per ulteriori spiegazioni vedi la pagina “Simboli liturgici” nel menù “Liturgia” n.d.r.).
Alla fine della Santa Messa sono stati distribuiti dei flaconi con l’acqua benedetta e un’immagine di Gesù Risorto che portava sul retro una preghiera da recitare durante la benedizione con l’acqua benedetta della casa o della mensa.