Letture: Isaia 6,1-2a.3-8 / Salmo 137 / 1Corinzi 15,1-11
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
Dal Vangelo secondo Luca (5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 08 |
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Domenica 09 |
10.30 |
+ Brignani Adriano + Poggiali Dante 50° di Matrimonio di: Fratta Giuseppe Cataneo Maria |
Lunedì 10 |
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Martedì 11 |
18.00 |
Deff. fam. Guadagnini Vincenzo + Foschini Iref e Capucci Giuseppa |
Mercoledì 12 |
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Giovedì 13 |
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Venerdì 14 |
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Sabato 15 |
18.00 |
+ Marianna Servidori + Luciano Petroselli + Donata, Dino e Francesco |
Domenica 16 |
10.30 |
+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi + Francesco Marconi |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Anno : C Febbraio2025 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 09 V del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
Martedì 11 B.V. di Lourdes |
Giornata del Malato Ore 17.00 (C.E.M.Immacolata) : Celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi. Ore 17.30 : S. Rosario seguito alle ore 18.00 dalla S. Messa Unica S. Messa : Non c’è la S. Messa alle ore 8.00 Ore 20.45 (canonica) : Consiglio Pastorale Parrocchiale |
Mercoledì 12 |
Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 13 |
Ore 20.00 (Voltana) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni. |
Venerdì 14 Ss. Cirillo e Metodio |
S. Messa ad orario feriale Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario |
Domenica 16 VI del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
Visita alle famiglie con benedizione
10 – 14 febbraio
(dalle ore 15.00)
Sabato 15 febbraio
(mattino e pomeriggio)
Lunedì 10 : Via don Minzoni (dispari).
Martedì 11 : Viale Dante Alighieri (pari).
Mercoledì 12 : Via Berlinguer, D. Alighieri (dispari).
Giovedì 13 : Via Sapori, Grieco, Carducci (dispari).
Venerdì 14 : Via Carducci (pari).
Sabato 15 : Via don Orfeo, P.za Pascoli.
Alla scuola di Gesù : |
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Lunedì |
Martedì |
Mercoledì |
Giovedì |
Venerdì |
Sabato |
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Mc 6,53-56 |
Mc 7,1-13 |
Mc 7,14-23 |
Mc 7,24-30 |
Lc 10,1-9 |
Mc 8,1-10 |
Vivere il mistero – La vocazione è un carisma, rispondendo alla quale il cristiano realizza se stesso e opera il bene comune. La vocazione è un dono che bisogna saper cogliere nel silenzio e nell’ascolto. Solo il silenzio e l’ascolto permettono di cogliere in sé e nei segni di cui Dio ci circonda, quale sia la chiamata divina. Purtroppo oggi come ieri molti elementi interferiscono nel percepire la chiamata. Si tratta di condizionamenti personali (il miraggio dei soldi e della fama, l’arrivismo, modelli sbagliati di autorealizzazione, ecc.) o esterni (desideri dei genitori, modelli di società disumanizzati, ecc.). Ogni chiamato (alla vita da single o alla vita matrimoniale o alla vita consacrata oppure al sacerdozio), diventa collaboratore del progetto divino di salvezza. Solo il silenzio e l’ascolto permettono al credente di cogliere, in sé e nei «segni» di cui Dio lo circonda, quale sia la chiamata divina. Questa chiamata può essere improvvisa e possente come è stata quella di Paolo a Damasco oppure lenta e progressiva come è stata quella di Abramo. Può essersi accompagnata a un momento mistico come è capitato a Isaia o a un momento di vita ordinaria, come è capitato a Pietro. Può essere stata per qualche cosa di momentaneo come è successo per Amos o per qualche cosa che sarebbe durato per tutta la vita come è successo ai Dodici. Il testo evangelico odierno è un testo compatto e non eclogadico (dal greco «ekloghé» = scelta, selezione; termine tecnico adoperato negli studi specialistici sul Lezionario). Eclogadico, invece, è il brano della prima lettura (ls 6,1-2a.3-8). Tornando al testo evangelico, il brano biblico-liturgico è uguale al brano biblico originale, tranne che per l’incipit. L’incipit originale dice: «Mentre la folla gli faceva ressa…». L’incipit liturgico, invece, recita: «ln quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa…». Il testo può essere scandito in tre scene. Nella prima, Gesù è il Maestro che insegna alle folle e si avvale della collaborazione materiale di Pietro (Lc 5,1-3). La prima scena può essere vista come la scena che presenta il modello di ciò che è il progetto di Dio: egli associa a sé gli uomini come col-laboratori affinché venga offerta alle folle la possibilità di «ascoltare la Parola di Dio», (e sicuramente non proclami politici di tipo zelota o anti-romani oppure scelte ideologiche pro farisei o pro-sadducei). Il protagonista principale di questa scena è la Parola di Dio, cercata dalla folla e donata da Gesù. I «pescatori», tra i quali c’è Simone, fanno da personaggi di sfondo. Simone e i suoi compagni sono testimoni della missione che Dio ha affidato a Gesù e che successivamente Gesù affiderà a loro. Gesù li sta già associando alla redenzione. Nella seconda scena (Lc 5,4-7), Gesù compie – contro ogni esperienza umana in contrario («Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla») – il segno della pesca miracolosa a favore di coloro che chiamerà. Gesù offre un segno che sia comprensibile ai pescatori che sta per chiamare: un segno diverso da una pesca miracolosa avrebbe forse fatto contento il lettore del Vangelo, ma non avrebbe convinto i pescatori che stavano per diventare discepoli del Maestro. Nella terza scena (Lc 5,8-11), Gesù, andando oltre la confessione di Pietro, lo chiama alla propria sequela. Colui che sta per essere chiamato percepisce la sproporzione tra ciò che è («peccatore») e chi è colui che lo chiama («Signore»), ma è anche protagonista di una chiamata alla quale risponde abbandonando tutto ciò che apparteneva alla vita precedente. Simone non si fonda più sulla sua esperienza e va oltre, si fida della Parola di Gesù che è Parola di Dio. Il risultato è eccezionale. Tra Parola di Dio ed esperienza, Simone fa esperienza che la Parola è più ampia, completa, potente e competente. Gesù, come farà il padre della parabola del figliol prodigo, non tiene conto delle parole di Simone, ma va dritto all’essenziale. Chiama Pietro alla sequela, rassicurandolo. La sua esperienza di pescatore sarà utilissima anche nella sua collaborazione alla salvezza degli uomini: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». L’incontro con Dio che chiama non annulla, ma potenzia le qualità umane che servono alla realizzazione della persona e alla collaborazione con il piano salvifico di Dio. Il coinvolgimento degli uomini da parte di Dio diventa un gesto di amore per l’umanità e per la Parola stessa. Se Dio parlasse direttamente farebbe paura. Lo aveva già detto il popolo di Dio ai piedi del Sinai: «Allora dissero a Mosè: Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!» (Es 20,19). Se non fosse un uomo a parlare la Parola, la Parola cesserebbe di possedere la sua caratteristica primaria, quella di incarnarsi costantemente. (don Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Si richiede che le sedi siano rispondenti a criteri che garantiscano funzionalità e riservatezza, per cui è necessario predisporne alcune dotate di grata; allo stesso tempo devono essere conformate in modo tale che i gesti propri del penitente e del sacerdote possano essere facilmente compiuti e in tutta verità. Ecco perché allora è inopportuno e poco rispettoso utilizzare sedi improvvisate o casuali. La chiesa nel suo complesso dev’essere ben preparata per la celebrazione, con quella medesima cura usata per la Messa, facendo attenzione all’adeguata illuminazione, all’eventuale decorazione floreale, a segni e immagini da proporre alla meditazione, alla pulizia e al decoro di tutti gli spazi liturgici utilizzati nella celebrazione comunitaria, e cioè il presbiterio, l’ambone, la navata e le sedi penitenziali. In questa raccomandazione rientrano anche quei luoghi che direttamente non sono coinvolti nella celebrazione sacramentale ma che come abbiamo visto portano in sé una forte carica simbolica proprio in riferimento al sacramento della Penitenza. Tra questi, oltre al centrale e già ricordato altare, ricordiamo ancora una volta il battistero, che richiama al significato della penitenza come recupero della grazia battesimale, e la porta della chiesa, in quanto icona dello stesso Cristo Salvatore che accoglie i fratelli e li introduce nella casa del Padre per riconciliarli con il dono dello Spirito Santo attraverso la Chiesa. (19- continua)