Programma dal 2 al 10 dicembre 2023

Letture: Isaia 63,16b-17.19b / Salmo 79 / 1Corinzi 1,3-9

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Parola del Signore.

Vivere il misteroVigilate! È la parola di Gesù con cui iniziamo questo tempo di Avvento. È l’ultima parola che Gesù lascia ai suoi discepoli e a tutti nel Vangelo di Marco nell’imminenza dei racconti della passione (Mc 13,37), prima del suo ingresso a Gerusalemme. È questa la parola che Gesù affida ai suoi discepoli per il tempo che essi dovranno vivere durante i «giorni duri» della sua passione (Mc 14,34.37.38), ma anche per tutto il tempo «dell’assenza dello sposo» dalla sua Pasqua fino al suo ritorno. «Vigilate» non è quindi una parola da conservare gelosamente perché torni utile in un lontano futuro ma è una parola che accompagna ogni passo della vita dei discepoli che camminano dietro il loro Maestro nel difficile tempo della passione e nel difficile tempo dell’assenza dello sposo, che è anche tempo dell’incontro, della perseveranza e della fedeltà. Questo grido di Gesù, che apre il tempo di Avvento, non è affermazione di una semplice assenza, ma indizio di una presenza nascosta nelle sere, nelle notti, all’aurora, nelle mattine dei giorni dell’uomo. Una presenza che può diventare incontro – appunto Avvento! – perché «ora- ci dice la liturgia dell’Avvento – egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ognitempo… perché lo accogliamo!». È l’annuncio di questa prima parola d’Avvento, che è anche l’ultima parola lasciata da Gesù ai suoi discepoli. Parola che crea incontri nel tempo dell’assenza, parola che annuncia: «Dio non è là, “egli viene”, atteso fino all’ultimo giorno, sorprendendo sempre i desideri che lo annunciano» (Mrchel De Certau). Ma in tutto questo noi non siamo i soli protagonisti. L’attesa non è unicamente uno sforzo umano. Isaia ci dice che la venuta di Dio va invocata: è un dono da ricevere che si fonda sulla fedeltà di un Dio che è Padre. (continua in ultima pagina)

VITA ECCLESIALE

Sabato 02

18.00

  • + Preda Maria Teresa
  • + Roncassaglia Pietro

Domenica 03

10.30

18.00

+ Alma. Alfonso, Maria e don Orfeo

+ Nicola Gorilla, Ivone Marinon, Ismini Mingardo e Maria Vittoria Orrù

Lunedì 04

   

Martedì 05

   

Mercoledì 06

   

Giovedì 07

   

Venerdì 08

10.30

18.00

+ Ravaglia Domenico e Costa Paolina

+ Sasdelli Giustina e Franti Goffredo

+ Benfenati Maria in Brignani

+ Alberti Dantre, Irma e Vilma

+ Federica Borghi

Per Gaia e Giovanni (viventi)

Sabato 09

   

Domenica 10

10.30

18.00

+ Angelo Mazzotti, Sangiorgi Maria Luisa, defunti delle famiglie Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Carmelo Bertucci

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso ad inizio ottobre.

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Anno : B

Dicembre 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 03

I di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Lunedì 04

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Martedì 05

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Mercoledì 06

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata.

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 07

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata.

Ore 20.00 (oratorio) : Inizio adorazione eucaristica notturna che si protrae fino alle ore 7.00 del mattino.

(Nel cartellone all’ingresso della chiesa si può dare la propria disponibilità riportando il proprio nome a fronte del tempo che si ritiene di poter disporre per l’adorazione).

Venerdì 08

Immacolata Concezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai gruppi giovanili

A.C. e AGESCI.

Al termine, in piazza Matteotti, rito di affidamento della città al Cuore Immacolato di Maria

Domenica 10

II di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la seconda candela di avvento.

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Importante

Lunedì 11 dicembre Don Pietro celebra il 40° anniversario di Ordinazione sacerdotale che ricorderà nella S. Messa delle ore 10.30 di domenica 10 p.v.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 8,5-11

Lc 10,21-24

Mt 15,29-37a

Mt 7,21.24-27

Lc 1,26-38

Mt 9,35-38-10,1.6-8

(dalla prima pagina)

L’apostolo Paolo, d’altro canto, ci ricorda che solo il Signore ci può rendere «saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo». L’impegno della vigilanza nasce dal dono della fedeltà di Dio che è nostro padre, che non abbandona chi confida in lui. Solo se Dio squarcia i cieli – «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» – noi potremo essere vigilanti, per poterlo incontrare «alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino» nella passione del mondo, fino all’incontro con il Signore che viene! (padre M. Ferrari)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Di fronte agli interventi di molti Sinodi per contenere e limitare il moltiplicarsi delle forme di pietà popolare verso l’Eucaristia, che spesso rasentavano la superstizione e l’esagerazione, le edicole divenivano una sorta di compromesso capace di contenere e insieme di soddisfare il mai sazio desiderio dei fedeli di vedere l’ostia consacrata, trasformando in questo modo il luogo della riserva eucaristica in una specie di esposizione permanente del Santissimo Sacramento. Dal principio del XVI secolo in poi, praticamente da pochi decenni prima del Concilio di Trento a quello del Vaticano II, è invalso l’uso di porre e fissare il tabernacolo sull’altare maggiore. Benché l’uso di collocare la riserva eucaristica sopra l’altare – come abbiamo annotato poco sopra – sia iniziato già alla fine del X secolo, non pare che tale prassi si fosse molto diffusa; lo stesso Durando nel descrivere il propiziatorio attesta che esso esisteva soltanto «in quibusdam ecclesiis». Promotori di un vero movimento per fare della mensa la sede stabile del tabernacolo furono due vescovi italiani: Matteo Giberti, vescovo di Verona (1524-1543), e Carlo Borromeo, vescovo di Milano (1563-1584). Il vescovo veronense quando costruì nella sua cattedrale un nuovo altare maggiore vi collocò al centro il tabernacolo e raccomandò di fare altrettanto in tutte le chiese della sua diocesi. Il tabernacolo doveva essere di legno oppure di un altro solido materiale, fissato stabilmente sull’altare, chiuso con una sicura serratura per evitare furti sacrileghi. L’esempio del Giberti, che godeva di un personale e grande prestigio, trovò presto una favorevole accoglienza in molte diocesi, specialmente in Italia, e prima fra tutte quella di Milano. San Carlo, infatti, dispose che nel Duomo la custodia eucaristica, fino ad allora conservata nella sacrestia, fosse collocata sopra l’altare maggiore e lui rese obbligatorio questo uso in tutta la diocesi. Sotto l’ispirazione milanese questi tabernacoli posti sopra l’altare, sempre più colossali ma senza baldacchino come nel Duomo di Milano, si moltiplicarono nel XVII secolo. L’iniziativa fu accolta favorevolmente anche nella Curia romana, tanto che il Rituale Romanum, promulgato nel 1614 da Paolo V, incoraggiò questa prassi che si diffuse rapidamente: «in tabernaculo inamovibili in media parte altaris posito et clave obserato» (Tit. V, Cap. I, n. 5). Tuttavia, nelle chiese cattedrali o di una certa importanza si trattava non dell’altare maggiore ma quello di qualche cappella absidale o laterale. Fuori d’Italia, questa sistemazione del tabernacolo sopra l’altare non trovò immediatamente larga diffusione, perché mancava una vera e propria normativa generale che ne imponesse l’obbligo, e solamente verso la metà del secolo XVIII divenne prassi universale, quando Benedetto XIV poteva appunto dichiararla, nella Costituzione Accepimus del 1746, «vigens disciplina». Occorrerà tuttavia attendere fino al 1863 per trovare un Decreto della Congregazione dei Riti che vietava ogni altra forma di custodia. Il barocco, poi, favorì questo modo di intendere e costruire il tabernacolo: esso viene fissato sopra l’altare maggiore, riccamente realizzato a forma di tempio o di chiesa, inserito in una vera e propria struttura architettonica, fatta di colonnine, marmi colorati e bronzi, e sviluppata al punto tale che l’altare stesso scompare in una grandiosa e sovrastante scenografia che esalti la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Con una tale sistemazione, la riserva eucaristica viene ora concepita principalmente in funzione dell’adorazione. L’altare, a sua volta, perde la propria centralità e si presenta come una mensola allungata che fa da piedistallo portante per sostenere il tabernacolo inserito in una struttura-trono monumentale. [8 continua]

Programma dal 25 novembre al 3 dicembre 2023

Letture: Ezechiele 34,11-12.15-17 / Salmo 22 / 1Corinzi 15,20-26.28

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 25 18.00 + Norma e deff. famiglie Morelli e Naldoni+ Giuseppe
Domenica 26 10.3018.00 + Deremo e Luciano+ Marcello Moroni

+ cg. Quinto Pilani e Teresa Randi

Secondo le intenzioni di Maria Teresa e per i vivi e i defunti delle famiglie Dovadola e Ruffini

Lunedì 27 18.00 Secondo le intenzioni di Maria Teresa e per i vivi e i defunti della famiglia Dovadola Ivano
Martedì 28 8.00 + Norberto e Luigia e Ines Baldini
Mercoledì 29 18.00 + Montesi Natale
Giovedì 30 18.00 + Andrea, Anna, Antonietta, Jovincio, Mafalda e Isabella
Venerdì 01
Sabato 02 18.00 + Preda Maria Teresa
Domenica 03 10.30 + Roncassaglia Pietro

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

___________

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : ANovembre –Dicembre 2023
Domenica 26N. S. Gesù Cristo Re dell’universo Festa parrocchiale del RingraziamentoSs. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori dei campi

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”.

Mercoledì 29 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata.Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 30S. Andrea Ap. S. Messa ad orario ferialeOre 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata.
Venerdì 01 Primo venerdì del mese – Comunione agli impeditiOre 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena dell’Immacolata

Sabato 02 Primo sabato del meseOre 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Domenica 03I di Avvento Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 21,1-4 Lc 21,5-11 Lc 21,12-19a Mt 4,18-22 Lc 21,29-33 Lc 21,34-36

Vivere il misteroL’ultimo grande discorso di Gesù nel Vangelo di Matteo è quello escatologico. L’ultimo brano di questo discorso costituisce il Vangelo odierno. Il testo è impostato, secondo lo stile semitico, su un forte parallelismo antitetico: da una parte i giusti dall’altra i reprobi. Vediamo il brano più in dettaglio. Il brano evangelico è suddiviso in una parte introduttiva (Mt 25,31-35) dove Gesù annuncia il suo ritorno. Successivamente, la parte più ampia è dedicata all’illustrazione del giudizio universale con un paragone: («separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre») è impostato su un dittico che esprime un parallelismo antitetico. Il primo dittico presenta i giusti, la loro reazione di fronte all’accoglienza del giudice-re. Il secondo, presenta i reprobi, la loro reazione di fronte alla maledizione regale e la risposta del giudice-re. Una breve conclusione chiude il racconto. Nella conclusione, come si può notare, il tema è severo: il supplizio eterno esiste. Accanto a questa severa verità è bene collocare una domanda: ma esiste una persona così spietata da non provare mai, in nessun momento della sua vita, compassione per un affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere? Gesù parla di sé come del «Figlio dell’uomo». Quando il Figlio dell’uomo verrà (parusia) apparirà come re: («Verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria»), come pastore e come giudice. Questa pluralità di titoli cristologici non è stata scelta a caso. Gesù si presenta senz’altro come giudice perché il compito del Figlio dell’uomo alla fine della storia è proprio questo: giudicare per rendere a ciascuno secondo le proprie opere. Ma si presenta come il sovrano che è al di sopra di qualunque legge e come pastore che sempre ha avuto cura delle sue pecore. Non è dunque un giudice «imparziale», ma è «orientato». Si tratta di un giudice che conosce le sue pecore, le ha curate quando erano ferite, le ha cercate quando si erano smarrite. Il suo sarà un giudizio diverso da quelli che la miglior giustizia umana ci ha fatto esperimentare. Di questo giudizio divino Gesù ci ha anticipato i criteri. I lettori del Vangelo di Matteo sanno che i bisogni del prossimo sono di diverso tipo: da quelli più immediati e materiali (mangiare, bere) a quelli più interiori e relazionali (accoglienza dello straniero, dignità dell’uomo attraverso il vestito, la speranza di chi manca di libertà). Sanno anche che andare incontro al bisognoso non è un atto di filantropia, ma di fede. Dietro al volto del bisognoso, infatti, c’è il volto di Cristo e fare del bene a una persona nel bisogno è fare del bene a Cristo stesso, che su questo ti giudicherà. Alla fine del testo evangelico viene spontaneo chiedersi se quanto Gesù dice sia per i suoi discepoli o per tutti gli uomini: («Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli»), compresi i suoi discepoli. (D. Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Sempre dopo il Mille troviamo quella che sarà la forma per diversi secoli più adottata in Italia, e pure in Germania, perché ritenuta più pratica e sicura: il tabernacolo murale. Si tratta di una nicchia ricavata nel muro dell’abside, generalmente a fianco dell’altare, in cornu Evangelii, oppure nel coro, ed era munita di una porticina con serratura. Spesso questa edicola si proponeva con un timpano: sorretto da due colonnine tortili, in cui l’apparato decorativo si limitava a una ornamentazione a rilievo piuttosto sobria e all’impiego anche del mosaico. Nel periodo gotico, e anche rinascimentale, questi tabernacoli a muro ebbero una larga diffusione, crebbero nelle dimensioni, si arricchirono di sculture a rilievo con simboli eucaristici e divennero sempre più dei veri capolavori che ancora oggi si possono ammirare, come quello di S. Clemente a Roma (XIII secolo) e quello di Spoleto (XV secolo). Dal XVII secolo, con le prescrizioni post-tridentine del tabernacolo sull’altare, vengono abbandonati e usati per conservare gli oli santi. A partire dal XIII secolo, soprattutto in Germania e nelle chiese del Nord Europa, vengono realizzate le edicole eucaristiche. Si presentano come costruzioni imponenti e ricche, spesso monumentali, in legno e marmo, a forma di torre, la cui altezza talvolta raggiunge quasi la volta, di prevalente stile ogivale. Venivano erette vicino all’altare e custodivano l’ostia consacrata in un vaso trasparente, posto dietro una grata metallica in modo da lasciarla vedere, o intravedere, perennemente. L’origine di tali edicole si può trovare nel forte desiderio, così vivo nella pietà popolare di quel tempo, di «vedere» le specie eucaristiche, sia nella celebrazione, con l’elevazione della particola e del calice, sia fuori, nelle cosiddette mostranze e nell’accrescersi delle esposizioni eucaristiche. [7 continua]

Programma dal 18 al 26 novembre 2023

Letture: Proverbi 31,10-13.19-20.30-31 / Salmo 127 / 1Tessalonicesi 5,1-6

Beato chi teme il Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.

Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.

Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore.

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VITA ECCLESIALE

Sabato 18 18.00
  • Per una persona che chiede preghiere
Domenica 19 10.30

18.00

+ Alfonso, Alma, Maria e Peppino

+ Ranieri Giuseppe

+ Concetta, Maria, Antonio Fiore e fam- Montefusco

Lunedì 20 18.00 Secondo le intenzioni delle famiglie Capra e Lotrecchiano
Martedì 21 8.00 + Antonio, Alide, Emma e Dante

+ Parrottino Filomena, Vincenzo e figli defunti

Mercoledì 22 18.00 + Adriano castelli

+ Giuseppa

Giovedì 23 18.00 + Antonio
Venerdì 24 8.00 Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda

+ Massari Anna

Sabato 25
Domenica 26 10.30

18.00

+ Deremo e Luciano

+ Marcello Moroni

Secondo le intenzioni di Maria Teresa e per i vivi e i defunti delle famiglie Dovadola e Ruffini

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : A

Novembre 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19

XXXIII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)
Lunedì 20 Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Martedì 21

Presentazione della B.V.Maria

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 22

S. Cecilia

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Venerdì 24 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica 26

N. S. Gesù Cristo Re dell’universo

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 18,35-43 Lc 19,1-10 Lc 19,11-28a Lc 19,41-44 Lc 19,45-48 Lc 20,27-40

Vivere il misteroLa liturgia in queste ultime domeniche proclama testi evangelici che toccano l’argomento delle cose ultime: «Al termine poi dell’Anno liturgico si sfocia con naturalezza nel tema escatologico, caratteristico delle ultime domeniche». Con la parabola dei talenti Vangelo, Gesù ritorna sullo stesso tema affrontato domenica scorsa con quello delle dieci vergini e invita a tradurre il «Vegliate» con l’impegno a operare, facendo maturare in crescita personale e in opere concrete il bene che Dio ha seminato nella persona. La parabola dei talenti (Mt 25,14-30) fa parte del discorso escatologico di Matteo (Mt.24,4-25,46). Mentre nella prima parte del discorso il Maestro intende parlare della fine del mondo (efficacemente rappresentata dalla prossima caduta di Gerusalemme), nella seconda Gesù intende spiegare il giudizio universale e i criteri divini che lo guidano. La parabola – che ha valore illustrativo – apre questa nuova tematica. Nel testo evangelico lungo ci sono espressioni che fanno pensare. Cosa voleva intendere Gesù quando dice: «Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha»? Un modo semplice di tradurre il concetto potrebbe essere il seguente: chi ha fede e ha vissuto secondo quanto la sua fede dettava, avrà il premio e l’avrà in abbondanza; a chi non si è mai interessato della fede… Gesù parla dell’inferno, quando dice: «E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti»? Certamente Gesù fa comprendere che esiste un atteggiamento dell’uomo che Dio approva e premia e un altro atteggiamento che Dio non approva, lasciando l’uomo al destino che egli stesso ha scelto. L’intenzione della liturgia, però, non è evidenziare queste due espressioni, ma piuttosto mettere in risalto il criterio della giustizia divina. Le parole del padrone sono identiche sia per chi ha riconsegnato quattro talenti, sia per chi ne ha riconsegnati dieci. Tutti e due hanno dato il massimo rispetto al loro punto di partenza. Ambedue hanno dato il doppio. Dio è giusto proprio perché adopera una «giustizia» adatta a ciascuno. Non c’è, dunque, la possibilità di «fare i furbi» con Dio. La giustizia proporzionale di Dio è fondamentale per comprendere come la parola «santità» vada compresa come una realtà alla quale tutti i cristiani sono chiamati. C’è, infine, da sottolineare come l’impostazione della parabola abbia una valenza profetica. Il padrone che se ne va e che ritorna «dopo molto tempo», è un personaggio che simbolizza il Signore Gesù che ascende al cielo e che ritorna alla fine del mondo come Figlio dell’Uomo, cioè come giudice degli uomini. (Don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Verso la fine del primo millennio comincia l’uso di porre la pisside eucaristica sopra l’altare, assieme alle reliquie dei santi. Così infatti ci ricorda Raterio, vescovo di Verona, quando nel 933 prescrive ai sacerdoti che sull’altare non si deve mettere niente, tranne le teche e le reliquie, o i quattro evangeli e i vasi o pissidi con il corpo e sangue del Signore per il viatico agli infermi. Spesso il contenitore dell’Eucaristia, di diversa forma o grandezza, veniva ricoperto di una seta a forma di tenda circolare, che poi darà il nome stesso di tabernacolo, cioè appunto «tenda» se detta in latino, o di conopeo, termine anch’esso che significa «tenda» se detta in greco. Ben presto pero la pisside, invece di essere coperta con la stoffa, verrà posta in una cassetta di legno, oppure di metallo, che molto spesso aveva il tetto piramidale e quasi sempre di modeste dimensioni e mobile: potremmo considerarlo il precursore del tabernacolo, come inteso oggi. Il Concilio Lateranense IV (1215) prescriverà che l’Eucaristia, come il crisma, fosse chiusa a chiave e ben sicura per timore che venisse sottratta e profanata. Guglielmo Durando, vescovo di Mende, negli ultimi anni del XIII secolo attesta che sopra la parte posteriore dell’altare, «super posteriori parte altaris», è collocata un’arca o «tabernacolo» in cui si custodisce la pisside con il Corpo di Cristo, nostra propiziazione (cf. Eb 9; Rm 3,25), e che viene chiamato propitiatorium, a imitazione del propiziatorio dell’Antico Testamento posto a coperchio dell’arca dell’Alleanza, considerata il luogo della presenza di Dio (cf. Es 25,17-22; Lv 16,2.14-15). Era questo un sistema di custodia assai diffuso anche in Italia nei secoli XIII-XIV. Altra consuetudine, a cominciare dall’XI secolo e diffusasi principalmente in Francia e in Inghilterra, meno in Italia, è quella di conservare l’Eucaristia in custodie a forma di colomba e sospese sopra l’altare. Come vaso simbolico era già in uso fin dal V secolo nei battisteri per contenere il crisma. Questa colomba eucaristica, di dimensioni pure qui modeste, recava sul dorso un coperchio a chiusura di un incavo, dentro il quale si poneva la pisside con le particole, e poggiava sopra un piatto appeso con catenelle alla cupola o alla volta del ciborio -quindi al cielo – oppure a lato dell’altare. Un velo bianco poteva coprire la colomba. [6 continua]

Programma dal 11 al 19 novembre 2023

Letture: Sapienza 6,12-16 / Salmo 62 / 1Tessalonicesi 4,13-18

Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.

Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 11
Domenica 12 10.30

18.00

+ Resta Maria, Luigi e Paolo

+ Carmen e deff. fam. Ghetti e Valenti

+ Angelo Tozzola (II anniv.)

Lunedì 13 18.00 + Santese Otello e Frascerra Anna
Martedì 14
Mercoledì 15 18.00 + Bernardo
Giovedì 16 18.00 + Celeste e Costanza, Aristodemo e Virginia
Venerdì 17
Sabato 18
Domenica 19 18.00 + Ranieri Giuseppe

+ Concetta, Maria, Antonio Fiore e fam- Montefusco

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Novembre 2023

Domenica 12

XXXII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)
Lunedì 13 Ore 20.45 (canonica) : Consiglio pastorale parrocchiale
Mercoledì 15 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 16 Ore 20.00 (S. Maria in Fabriago) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.
Venerdì 17 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Ore 21.00 (S. Giacomo-Lugo) : Veglia di preghiera per le vittime di abusi

Domenica 19

XXXIII del T.Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 17,1-6 Lc 17,7-10 Lc 17,11-19a Lc 17,20-25 Lc 17,26-37 Lc 18,1-8

Vivere il misteroNon c’è differenza fra testo biblico e testo biblico-liturgico del Vangelo (Mt 25,1-15). Il testo liturgico è stato solo arricchito di una lunga introduzione: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola». Questa aggiunta è necessaria per comprendere chi siano il mittente e i destinatari di tale racconto. Il brano delle vergini stolte e delle vergini prudenti è stato collocato da Matteo nel discorso escatologico insieme ad altri racconti parabolici che invitano alla vigilanza operativa. La pericope, infatti, è preceduta dalla parabola del maggiordomo in attesa del ritorno del padrone (Mt 24,45-51) ed è seguita da quella dei talenti (Mt 25,14-30). Ci sono almeno tre punti che vanno approfonditi: il ritorno di Gesù, l’identità delle vergini e il valore simbolico delle lampade. La Parusia, il ritorno di Gesù, era molto attesa dalla prima generazione cristiana. Paolo, però, aveva avvertito la Chiesa che il ritorno non sarebbe stato immediato («Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente»; 2 Ts 2,1-2). L’attesa non è cosa facile. Pietro, a sua volta, aiuta i credenti ad accogliere il tempo dell’attesa come un tempo di misericordia: più il ritorno di Gesù tarda più tempo hanno i credenti per convertirsi e migliorare la propria vita («Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, cercate d’essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. La magnanimità del Signore nostro [= ritardo del ritorno di Gesù] giudicatela come salvezza» 2 Pt 3,14-15). Chi sono queste vergini? Certamente Gesù raccontava un caso vero o verosimile e, perciò, si trattava di singole persone invitate alle nozze. Quando, però, Matteo riporta questa parabola di Gesù, il termine «vergine» era stato caricato di significati simbolici più ampi. Paolo, infatti, chiama «vergine casta» la comunità di Corinto (2 Cor 11,2). Le vergini, dunque, non sarebbero le singole persone, ma piuttosto le comunità che formano la Grande Chiesa. Le lucerne, a loro volta, dovrebbero essere le opere che derivano dalla fede (cf. «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» Mt 5,76). Lo sposo è, ovviamente, Gesù (cf. Mc 2,19;2 Cor 11,2). Nell’attesa bisogna curare le lampade. (Don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Con la costruzione degli edifici per il culto pubblico e l’Eucaristia celebrata quotidianamente, la riserva eucaristica comincia a trovare nelle chiese stesse la sua principale collocazione, in un luogo adibito e adatto a tale scopo, mentre si fa sempre più raro, fino a scomparire, l’uso di conservare le ostie presso le case private. Troviamo testimonianze precise a questo riguardo nei libri rituali romani del VII secolo, ma che di fatto testimoniano la prassi liturgica romana del V e VI secolo (cf. Ordo Romanus I,48; II, 6). Stando a tali testimonianze, il luogo della custodia eucaristica in Occidente era il secretarium o sacrarium, le cui chiavi erano affidate ai diaconi. In questo locale (praticamente la sacrestia), che poteva essere collegato oppure nella chiesa stessa, si trovava il conditorium, cioè un armadio, nel quale veniva conservato il Pane eucaristico dentro un contenitore (arca, capsella), quale una teca o un cofanetto, di legno o di metallo, oppure in vere e proprie pissidi, cioè vasi di piccole dimensioni a forma cilindrica, senza piede, realizzate in vari materiali, anche preziosi e con un coperchio. In Oriente, le prime notizie del IV secolo indicano il pastoforio, letteralmente il «talamo» cioè – secondo la spiegazione del significato simbolico di questo luogo offerta da san Girolamo – la stanza nuziale preparata per lo Sposo, come luogo dove i diaconi dovevano riporre il Pane e il Vino consacrati e avanzati dalla celebrazione: esso si trovava situato di fianco all’altare, verso mezzogiorno. Dal secolo IX in avanti, per tutto l’Occidente, la consuetudine di conservare l’Eucaristia nelle chiese divenne comune, mentre non si hanno più testimonianze che il Pane eucaristico venisse ancora consegnato ai laici perché lo portassero e lo custodissero nelle proprie abitazioni. Tuttavia le modalità con le quali venivano conservate le specie eucaristiche potevano essere varie, come diversi potevano essere i luoghi dove venivano custodite. Innanzitutto rimane l’antica pratica di conservare l’Eucaristia in un luogo attiguo alla chiesa, generalmente nella sacrestia, dove si trovava un armadio riservato ad accogliere il contenitore per il Pane consacrato nella Messa. Nel 1311 il Sinodo di Ravenna lascia al sacerdote la facoltà di scegliere, tra la sacrestia e la chiesa, il luogo ritenuto più opportuno per conservare la riserva eucaristica. [5 continua]

Programma dal 4 al 12 novembre 2023

Letture: Malachia 1,14b-2,2b.8-10 / Salmo 130 / 1Tessalonicesi 2,7b.9-13

Custodiscimi, Signore, nella pace.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.

Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04 18.00 + Vincenzo Guida e Rocco Maria Carmela, Giuseppe e Vincenzo
Domenica 05 10.30

18.00

+ Erminia

+ Michelino, Gaetano, Vito e Antonio

+Carmine, Ida, Vincenzo e Bice

Lunedì 06 18.00 + Stefano Gattucci (IV anniv.), Elmore e Rita

+ Delvis

Martedì 07
Mercoledì 08 18.00 Deff.ti Buldrini e Galanti
Giovedì 09
Venerdì 10
Sabato 11
Domenica 12 10.30

18.00

+ Resta Maria, Luigi e Paolo

+ Angelo Tozzola (II anniv.)

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

(anticipato alle 16.55 [prima della Via Crucis] )

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Novembre 2023

Domenica 05

XXXI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)

Ore 15.30 (oratorio) :Incontro sul tema “Quale oratorio vogliamo costruire?”

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Lunedì 06 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Martedì 07 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Mercoledì 08 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 09

Dedic. basilica lateranense

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Venerdì 10

Dedicazione chiesa di S. Paolo

446mo anniversario della Dedicazione della chiesa di S. Paolo

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica 12

XXXII del T.Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 14,12-14 Lc 14,15-24 Lc 14,25-33a Gv 2,13-22 Lc 16,1-8 Lc 16,9-15

Vivere il misteroIl brano evangelico si può dividere in quattro momenti. I primi due sono di tipo descrittivo. Il terzo ha, invece un carattere spiccatamente parenetico (è formulato alla seconda persona plurale). L’ultimo sembra un lògion a se stante, da comprendersi a livello di redazione, voluto dall’Evangelista. Il primo momento ruota attorno alla raccomandazione: «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno». Nel secondo, Gesù descrive la sete degli scribi e dei farisei di apparire e primeggiare sugli altri: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini». Nel terzo momento, infine, Gesù pone al centro dell’attenzione di tutti solo Dio come unico vero Padre e se stesso come unico vero Maestro. Chiude il brano, Mt 23,11-12, un precetto e un detto sapienziale che richiamano al servizio e all’umiltà coloro che hanno l’autorità nella Chiesa. Al tempo di Gesù gli scribi e i farisei costituivano i rappresentanti di due grandi filoni di pensiero teologico che facevano da guida al popolo ebraico. La posizione di Gesù è molto dura. Da una parte ne ammira l’insegnamento («Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo»), ma dall’altra invita i suoi ascoltatori a non imitare le loro azioni. L’Evangelista ricorda le parole di Gesù probabilmente perché nella Chiesa nascente c’erano casi di responsabili di comunità che insegnavano bene e non si comportavano di conseguenza. Questo dato è testimoniato da un discepolo di Pietro, quando scrive: «Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce». Un giorno i discepoli discussero chi tra loro fosse il più grande. Gesù, nell’ultima cena, riprese il tema e lasciò ai suoi discepoli una risposta simile a un testamento: «Per voi però non sia così [= come i re delle nazioni]; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve». Si è primi quando si vive la dimensione del servizio, non quando si «allargano i filatteri», si «allungano le frange», si amano i posti d’onore nei banchetti o ci si fa chiamare «padre» o «maestro». (Don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Riconosciuta a sua volta la vera importanza del culto eucaristico al difuori della Messa nella vita spirituale dei fedeli, si è tentato di collocarlo in un contesto più appropriato e, come suggerisce SC7, in quello più ampio della presenza di Cristo nella liturgia, cioè nella stessa assemblea dei fedeli riunita nel suo nome, nell’ascolto della sua Parola, nella celebrazione dei sacramenti, nel sacrificio della Messa sia nella persona dei ministri sia, in modo speciale, sotto le specie eucaristiche con una presenza reale, non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per antonomasia (cf. EM nn. 9 e 55; RCCE n. 6). In tale contesto, ha senso celebrare quella presenza assolutamente unica del Signore che inizia in modo sacramentale durante la Messa e che perdura nell’Eucaristia conservata per il Viatico, la comunione fuori della celebrazione e il culto di adorazione. La storia del tabernacolo e del luogo a esso riservato non sarà dunque semplicemente la storia di un’evoluzione artistica o architettonica di un oggetto e della sua collocazione nello spazio liturgico, in coincidenza con l’evolversi delle forme estetiche del tempo, ma piuttosto espressione della storia di un pensiero e di una riflessione teologica sul sacramento dell’Eucaristia, sempre più vivo e profondo nella vita della Chiesa. L’uso di conservare una parte delle specie eucaristiche dopo la celebrazione della Messa nacque da subito nelle prime comunità cristiane e, conseguentemente, pure la necessità di trovare per esse il luogo più adatto perché potessero essere custodite e venerate. Già dai primi secoli ci giungono testimonianze sicure della consuetudine, dopo la celebrazione domenicale in una casa, di conservare l’Eucaristia per gli assenti e in particolare per i malati, per il Viatico ai moribondi, ma anche per comunicarsi durante la settimana, abitualmente prima dei pasti. Le specie eucaristiche, dunque, venivano portate dopo la Messa nelle abitazioni private dei cristiani e lì custodite in piccole teche di stoffa o di legno. [4 continua]

Programma dal 28 ottobre al 5 novembre 2023

Letture: Esodo 22,20-26 / Salmo 17 / 1Tessalonicesi 1,5c-10

Ti amo, Signore, mia forza.

Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore.

Vivere il misteroAl testo biblico di Mt 22,34-40 la liturgia aggiunge il solito incipit («In quel tempo»), sopprimendo l’originale «Allora». Ciò isola il brano da quello che lo precede, cioè l’episodio riguardante la risurrezione dei morti (la donna sposa di sette mariti) e l’episodio delle tasse a Cesare. Nel Vangelo di Matteo il testo di Mt 22,34-40 fa parte di una serie di diatribe che Gesù ha con i rappresentanti del giudaismo di allora. Il testo presuppone un’informazione: per molti rabbini del tempo di Gesù non c’era alcuna differenza tra i comandamenti. Tutti erano uguali e tutti dovevano essere rispettati allo stesso modo. La domanda dei farisei è presentata come una «tentazione» («metterlo alla prova», in greco peiràzo). Chiedergli «Qual è il più grande comandamento della legge?» equivaleva a chiedergli: da che parte stai, dalla parte dei sadducei (sicuramente no) o dalla parte dei farisei? La risposta di Gesù avrebbe svelato di quale corrente rabbinica il Maestro facesse parte. Se avesse risposto che non c’è un comandamento maggiore di un altro, avrebbe svelato le sue simpatie filo-farisaiche. Per i farisei, infatti, era considerato un oltraggio gerarchizzare i comandamenti in quanto tutti i comandamenti (più di seicento) avevano pari forza vincolante, pari dignità, pari valore. Se avesse dato una risposta positiva, Gesù si sarebbe posto sul filo di demarcazione tra ebraismo ed eresia. Dipendeva dall’articolazione della risposta. Gesù articolò la risposta citando due testi dell’Antico Testamento e fornendo due giudizi. Il primo testo è l’inizio dello Shemà (Dt 6,4) e il secondo è la conclusione del comandamento che proibisce la vendetta tra ebrei (Lv 19,18). Le due considerazioni riguardano la valutazione del secondo comandamento e i due comandamenti annunciati. Il secondo comandamento è «simile» al primo e, quindi, inseparabile dal primo: non si può amare Dio senza amare il prossimo e se stessi. Dalla fede, dunque, e dalla preghiera trae radici il comandamento dell’amore, non dalla nuda volontà. Il fondamento dell’amore cristiano trae la sua forza dall’imitazione di Cristo («Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri»: Gv 13,34). (Don Renato De Zan)

VITA ECCLESIALE

Sabato 28

   

Domenica 29

10.30

18.00

+ Angelo, Carlo, Adamo e Irene

+ Montesi Natale

Lunedì 30

   

Martedì 31

8.00

18.00

+ Piccolo Biagio e fam. , Costanzo Antonio e fam.

+ Benfenati Anselmo

+ Sangiorgi Gian Battista, Giacomo, Vittorina, Maria e Raimondo

Mercoledì 01

10.30

+ Francesco Marconi e deff. della famiglia

Giovedì 02

8.00

10.00

15.00

+ Vincenzo, Elisa e deff. fam. Biancoli e Penazzi

Deff. fam. Foschini, Capucci, Farolfi, Rabeggiani e Pacilli

+ Dovadola Ivano e Ruffini Armanda

+ Angela ed Ettore Mongardi e figli, Piera, Desiderio ed Emilio

Tutti i defunti

Venerdì 03

8.00

+ Facchini Franca e Lanzoni Marta

Sabato 04

9.30

18.00

Per i caduti di tutte le guerre

+ Vincenzo Guida e Rocco Maria Carmela, Giuseppe e Vincenzo

Domenica 05

   

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

(anticipato alle 16.55 [prima della Via Crucis] )

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Ottobre – Novembre 2023

Domenica 29

XXX del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)

Ore 16.00 (Circolo massese) : Festa degli anziani preparata dalla Caritas parrocchiale

Ore 17.00 (oratorio) : “October fest” Quartieri in festa

Martedì 31

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Mercoledì 01

Tutti i Santi

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario intero per tutti i defunti

Giovedì 02

Commemorazione fedeli defunti

Ss. Messe alle ore 8.00 e 18.00 (S. Paolo) e

Ore 10.00 (Santuario)

Ore 15.00 (Santuario) : S. Messa (segue benedizione alle tombe)

Venerdì 03

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Sabato 04

Primo sabato del mese

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Ore 9.30 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Domenica 05

XXXI del T.Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

1Mercoledì 1 novembre dalle ore 17.00 all’oratorio si svolge la “Festa dei Santi”.

(vedi programma a parte)

Attenzione. Da domenica 29 ottobre torna l’ora solare, pertanto le celebrazioni pomeridiane del S. Rosario e della S. Messa vespertina sono anticipate di mezz’ora

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Lc 13,10-17

Lc 13,18-21

Mt 5,1-12a

Mt 25,31-46

Lc 14,1-6

Lc 14,1.7-11

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nella storia della liturgia in 0ccidente, diversamente da quanto è accaduto per le Chiese orientali, si ebbe uno sviluppo continuo e progressivo del culto eucaristico fuori della Messa attraverso particolari forme rituali. Sino al secolo XI si mantenne la prassi di conservare, quasi in forma privata, nelle case dei fedeli e nelle sacrestie delle chiese le specie eucaristiche rimaste dopo la celebrazione, senza però che la venerazione ad esse riservata assumesse pratiche e rituali specifici. La situazione cominciò a subire un notevole cambiamento dal secolo XI, quando cioè si estese ovunque l’uso di conservare l’Eucaristia all’interno delle chiese e nel contempo si accrebbero verso di essa particolari segni rituali di onore e adorazione, come genuflessioni, incensazioni, accensione di lampade. ln breve tempo si venne a creare una sempre più precisa e abbondante ritualità, al punto tale da costituire, già nel secolo successivo, un vero e proprio «culto eucaristico» fuori della Messa. Il punto di svolta di questa evoluzione, avvenuta tra l’XI e XII secolo, coincide anche nella riflessione teologica con quella che allora fu detta questione della «presenza reale» di Cristo nell’Eucaristia, questione che alcuni secoli più tardi riemerse con il sorgere della controversia protestante. Mentre le incerte e negative posizioni di Berengario nell’XI secolo rimasero tutto sommato confinate nelle scuole teologiche, dividendole principalmente nel modo di intendere la presenza reale nell’Eucaristia, nel XVI secolo la controversia eucaristica assunse subito un carattere eretico perché implicava la negazione tanto del sacrificio di Cristo nella Messa quanto del perdurare della sua presenza reale nel Sacramento dopo la celebrazione. Le conseguenze furono diverse ma entrambe dirette a spostare l’attenzione dalla celebrazione all’adorazione, e quindi dall’altare al tabernacolo. Dalla lotta berengariana, quasi come reazione, si sviluppò verso l’Eucaristia una devozione fortemente «sensibile», cioè non ci si accontentava di percepire con la fede la realtà del corpo di Cristo, ma di esso si cercava un’esperienza sensibile, con quell’avidità del concreto e del tangibile tipica della cultura medioevale: sia nella Messa, sia nelle esposizioni eucaristiche e nelle processioni che nascono in questo tempo, si cerca, soprattutto nel «vedere» l’ostia, la presenza reale di Cristo, intesa come vera presenza fisica. Sebbene la forte ondata devozionale del tempo, nella quale non è assente una buona dose di esagerazione e superstizione, coinvolga tanto la Messa quanto le altre manifestazioni eucaristiche, senza creare ancora una vera divisione tra Messa e adorazione, tra altare e tabernacolo, le specie eucaristiche cominciano a diventare un «oggetto sacro» di culto quasi a sé stante, il «Corpo del Signore», per cui alla Messa non si fa la comunione ma vi si assiste, molto spesso solo materialmente, per vedere il miracolo eucaristico che si compie e per godere dei suoi frutti, pure qui più fisici che spirituali (longevità, guarigione, protezione, immunità da mali vari, ecc.), grazie che si possono ottenere ugualmente nel culto di adorazione fuori della celebrazione. Alle tesi di Lutero, che più di negare direttamente la presenza reale di Cristo negava fermamente la verità del sacrificio eucaristico e il perdurare della presenza reale dopo la comunione, la reazione teologica fu assai più decisa e ratificata dal Concilio di Trento in due sessioni, nella XIII sul «sacramento» dell’Eucaristia, in quanto si riceve, e nella XXII sul «sacrificio» della Messa, in quanto si offre. Le parole più entusiastiche del Concilio non vanno però all’Eucaristia come sacrificio e come partecipazione a esso con la comunione, ma al culto di adorazione del Sacramento. Nella pratica liturgica tale riflessione portò questa volta a un allontanamento sempre più marcato tra celebrazione e adorazione: la Messa portava primariamente all’adorazione e non tanto alla comunione, che del resto era fissata come obbligatoria solo una volta all’anno e quindi quasi mai prevista nel rito per i fedeli; la riserva eucaristica era infatti vista più in funzione dell’esposizione piuttosto che servire da comunione fuori della Messa, salvo il caso del Viatico. L’altare, in questo modo, ha perso la propria centralità nell’edificio liturgico per lasciare il posto al tabernacolo. Il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II ha riportato l’altare al centro della chiesa, la celebrazione eucaristica nel cuore del culto cristiano, in cui la partecipazione piena, consapevole e attiva dell’assemblea mostrasse ancora che la liturgia è «fonte e culmine» del la vita della Chiesa. [3 continua]

Programma dal 21 al 29 ottobre 2023

Letture: Isaia 45,1.4-6 / Salmo 95 / 1Tessalonicesi 1,1-5b

Grande è il Signore e degno di ogni lode.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (22,15-21)

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.

Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».

Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.30 Per Luca e Matteo (viventi) e per i deff. fam. Venturini e Manara+ Antonio

+ Biancoli Angelo e Penazzi Elettra

+ Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno

Domenica 22 10.3018.30 + Gagliardi Bruno e Resta Albertina+ Adriano Castelli

Secondo le intenzioni di Maria Teresa Dovadola

+ Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno

Lunedì 23 18.30 + Giuseppa, Carmela e Filippo Sebastiano
Martedì 24 8.00 + Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda+ Massari Anna
Mercoledì 25
Giovedì 26
Venerdì 27 8.00 + Settembrini Augusto
Sabato 28
Domenica 29 18.00 + Montesi Natale

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : AOttobre 2023
Domenica 22XXIX del T. Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea
Lunedì 16 Ore 20.45 (canonica) : Caritas Parrocchiale
Mercoledì 25 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 27 Giornata di preghiera e digiuno per la PaceOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 28Ss. Simone e Giuda S. Messa prefestivaOre 15.30 (oratorio) : Festa del “Ciao” preparata da ACR
Domenica 29XXX del T.Ord. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (in S. Paolo)Ore 16.00 (Circolo massese) : Festa degli anziani preparata dalla Caritas parrocchiale

Ore 17.00 (oratorio) : “October fest” Quartieri in festa

Da Lunedì 02 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo

ore 17.50 S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

1Venerdì 27 ottobre giornata di digiuno e di preghiera per la Pace.

2Sabato 28 ottobre ore 15.00 : Inaugurazione dell’Area verde dedicata a Baden-Powell .

3 – Domenica 29 ottobre torna l’Ora Solare

4Mercoledì 1 novembre dalle ore 17.00 in poi all’oratorio si svolge la “Festa dei Santi”.

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 12,13-21 Lc 12,35-38 Lc 12,39-48 Lc 12,49-53 Lc 12,54-59 Lc 6,12-19

Vivere il misteroIl testo evangelico originale è stato arricchito dal classico incipit liturgico «In quel tempo», ma è stato impoverito dell’ultimo versetto: («A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono»). Il testo biblico originale è, infatti, Mt 22,15-22, mentre la liturgia legge Mt 22,15-21. Alla liturgia non interessa la meraviglia degli astanti, ma il detto sapienziale conclusivo del Maestro, che per il discepolo di Gesù si pone come principio: come cittadino deve pagare le tasse, come cristiano è chiamato a donare il suo cuore a Dio. Il testo di Mt22,15-21 è un’apologia. Gesù sa di essere attaccato con malizia («Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose…»). La malizia dei farisei e degli erodiani consiste in questo: se Gesù avesse detto di pagare le tasse avrebbe urtato terribilmente il nazionalismo, diversamente, se avesse detto di non pagarle, avrebbe urtato terribilmente i filo-romani. Di fronte alla moneta che aveva inciso sul recto «Tiberius Caesar divi Augusti filius Augustus» (Tiberio Cesare Augusto, figlio del divino Augusto), mentre sul verso aveva inciso «Pontifex Maximus» (Pontefice Massimo), per Gesù è stato facile esprimere il concetto di restituzione a Cesare di ciò che è di Cesare. Molto più interessante è la seconda parte della risposta. Se è giusto restituire a Dio ciò che è di Dio, diventa necessario chiedersi che cosa sia di Dio. La preghiera dello «Shemàh» (Dt 6,4-5) indica tutto il mondo interiore dell’uomo. Questo va donato a Dio: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». Le tasse non riconoscono il primato di Cesare, ma il dono del mondo interiore a Dio, sì. Questo concetto teologico non deve far dimenticare che Dio, nel suo disegno di salvezza, alle volte misterioso per l’intelletto umano, si è servito e si serve del potere politico per condurre la storia verso il suo fine salvifico. Si è servito dei Babilonesi per correggere il suo popolo (esilio babilonese) e, poi, di Ciro per liberarlo dall’esilio (cf. prima lettura: Is 45,1.4-6). L’affermazione di Gesù è stata dura non solo per i suoi avversari, ma anche per i suoi discepoli. Una buona parte di essi era zelota. Matteo-Levi, invece, era pubblicano come Zaccheo. Le donne, che aiutavano il gruppo di Gesù, provenivano, anche se non tutte, dalle classi abbienti degli erodiani o dei pubblicani (cf. Lc 8,1-2). Nemici giurati di Gesù erano i sadducei e i farisei, sebbene tra questi Gesù annoverasse dei simpatizzanti (cf. Nicodemo, Giuseppe di Arimatea, ecc.). Non dimentichiamo che una buona parte della prima comunità cristiana di Gerusalemme proveniva dalle file del fariseismo (At 15,5). (Don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [] (di don D. Ravelli)

L’Eucaristia è essenzialmente e prima di tutto la celebrazione del sacrificio di Cristo, alla quale i fedeli partecipano in modo pieno accostandosi alla mensa del Signore per ricevere la comunione (cf. SC 55). Tuttavia questa azione liturgica, fin dai primi tempi, ha potuto prolungarsi in diversi modi, secondo le epoche e i luoghi: con il Viatico portato ai moribondi, che troviamo da sempre e ovunque; con la prassi della comunione fuori della Messa, secondo un uso antichissimo, nei giorni in cui essa non è celebrata oppure quando si è impediti a parteciparvi, in particolare per gli anziani e i malati; con la pratica di adorare il sacramento dell’Eucaristia, sia privatamente sia con espressioni pubbliche e comunitarie, che deriva da usi precedenti ma introdotta e sviluppata solo nel secondo millennio del cristianesimo, senza però divenire mai generale in tutte le Chiese. Un libro del Rituale Romano, revisionato dopo il Concilio Vaticano II, è dedicato specificatamente a questo «prolungamento» della celebrazione Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico. Proprio nell’Introduzione generale viene precisato lo scopo per cui si conserva l’Eucaristia e, di conseguenza, giustificata pure la necessità di un «luogo» riservato alla sua custodia e venerazione fuori della celebrazione eucaristica: «Scopo primario e originario della conservazione dell’Eucaristia fuori della Messa è l’amministrazione del Viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l’adorazione di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel Sacramento. La conservazione delle sacre specie per gli infermi portò infatti alla lodevole abitudine di adorare questo celeste alimento riposto e custodito nelle chiese; un culto di adorazione che poggia su valida e salda base, soprattutto perché la fede nella presenza reale del Signore porta naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di questa stessa fede» (n. 5). Il sacramento dell’Eucaristia è stato da sempre oggetto di particolare venerazione da parte della Chiesa. Per «culto eucaristico», infatti, si intende l’insieme degli atti di tale adorazione, tanto quelli rivolti al sacramento eucaristico durante la celebrazione della Messa, spiegati e regolati dal Messale stesso, quanto a quelli compiuti fuori di essa, la cui origine è appunto legata alla conservazione delle specie eucaristiche fuori della celebrazione. [2 continua]

Programma dal 14 al 22 ottobre 2023

Letture: Isaia 25,6-10a / Salmo 22 / Filippesi 4,12-14.19-20

Abiterò per sempre nella casa del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14)

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 14 18.30 + Guida, Domenico, Leonina e Rosina

+ Lanzoni Lino e Ugo (anniv.)

Domenica 15 10.30

18.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

Per Clara e Andrea (viventi)

+ Ada, Silvana, Aldo e Domenico

Lunedì 16 18.30 + Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno
Martedì 17 8.00 + Renato Lamoniga
Mercoledì 18 18.00 + Pizzigalli Vittorio (trigesima)

+ Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno

Giovedì 19 18.00 + Guadagnini Viarda

+ Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno

Venerdì 20 8.00 Per Luca, Matteo e genitori (viventi)
Sabato 21 18.30 + Antonio

+ Biancoli Angelo e Penazzi Elettra

+ Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno

Domenica 22 10.30

18.30

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Adriano Castelli

Secondo le intenzioni di Maria Teresa Dovadola

+ Aranassa Rosmelyn Lopez Hidalgo e Barbara Yelitza Moreno

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Ottobre 2023

Domenica 15

XXVIII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30, 15.00 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 15.00 (S. Paolo) : S. Messa con conferimento del Sacramento della Cresima

Lunedì 16 Ore 20.45 (canonica) : Caritas Parrocchiale
Mercoledì 18

S. Luca ev.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Venerdì 20 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Domenica 22

XXIX del T.Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30, 15.00 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea.

Da Lunedì 02 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo

ore 17.50 S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

1Martedì 17 ottobre giornata di digiuno e di preghiera per tutte le guerre.

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 11,29-32 Lc 11,37-41 Lc 10,1-9 Lc 11,47-54 Lc 12,1-7 Lc 12,8-12

Vivere il misteroIl testo biblico di Mt 22,1-14 inizia così: «Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse…». Il testo biblico originale non dice a chi Gesù stia parlando. Leggendo attentamente il contesto, precedente e successivo, si comprende come Gesù avesse prima parlato ai sommi sacerdoti e agli scribi (Mt 21,45) con la parabola dei vignaioli omicidi e annessa riflessione. Adesso parla ai farisei (Mt 22,15). Per questo motivo il testo biblico-liturgico ha questo avvio: «In quel tempo Gesù riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse». Le piccole aggiunte chiariscono chi siano i destinatari di ciò che il Maestro dice. Il testo di Mt 22,1-14 è una parabola allegorizzata, dove il messaggio di Gesù e la catechesi della Chiesa nascente si fondono in armonia. Mentre la parabola «provoca», l’allegoria «insegna». Il racconto è articolato in due parti. All’inizio c’è sempre l’iniziativa gratuita del re che intende fare festa per le nozze del figlio. Nella prima parte del testo parabolico l’invio dei servi è duplice («Egli mandò i suoi servi… Di nuovo mandò altri servi») come nella parabola dei vignaioli omicidi. In quest’ultimo racconto i servi – a livello redazionale – rappresentano forse i profeti preesilici e postesilici. L’invio dei servi avrebbe lo stesso valore anche nella parabola delle nozze (sebbene qualche biblista pensi ai missionari cristiani!). I primi invitati, allora, sarebbero un’allusione al popolo ebraico. La conclusione della prima parte della parabola è dura e severa. Si tratta di una profezia velata della fine di Gerusalemme. La seconda parte è tutta giocata sulla gratuità. Gli invitati della seconda parte potrebbero rappresentare i popoli pagani. Alle nozze possono essere presenti «buoni e cattivi». A conclusione di questa seconda parte c’è la nota dura, come nella prima parte. Là si parlava dell’uccisione degli «assassini» e dell’incendio della città, qui si parla di un tizio senza abito nuziale cacciato via dal banchetto per essere gettato «fuori nelle tenebre» perché senza veste. Non si poteva partecipare a un convito di nozze senza la veste di festa, che era la manifestazione esterna della dignità e del ruolo della persona. Era anche simbolo delle azioni del credente: «La veste di lino sono le opere giuste dei santi» (Ap 19,8). La veste, dunque, nel linguaggio allusivo di Gesù manifesta l’adempimento della volontà del Padre. Non è la partecipazione che salva, ma la partecipazione con la veste. Gesù, infatti, aveva detto: «Non chi dice: “Signore, Signore”, ma chi fa la volontà del Padre entra nel Regno». (Don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [] (di don D. Ravelli)

Nella maggior parte delle nostre chiese l’elemento centrale – dominante sullo stesso altare – è stato, per circa quattro secoli, il tabernacolo eucaristico. Il culto per la Santissima Eucaristia ha inciso così fortemente nella formazione spirituale del popolo cristiano che l’idea stessa dell’edificio di una chiesa cattolica è comunemente associata alla presenza in essa del tabernacolo. Entrando in qualunque chiesa, infatti, lo sguardo va immediatamente alla ricerca di Cristo presente nel sacramento dell’Eucaristia per compiere un atto di adorazione, al modo di «un saluto», proprio come si fa con chi ti accoglie nella sua casa. Lì, poi, ci si ferma per la preghiera personale, prolungata e silenziosa, oppure ci si dispone eventualmente per la celebrazione liturgica. Mentre nelle chiese edificate prima del Concilio Vaticano II è possibile compiere questa pratica con una certa naturalezza, in quanto il tabernacolo è posto quasi sempre in fondo all’abside e ben visibile sul vecchio altare maggiore, in quelle più recenti, o recentemente adeguate alla liturgia postconciliare, occorre invece prima guardarsi bene attorno per individuare il luogo della custodia eucaristica. Tra i luoghi liturgici di un’aula ecclesiale, questo è certamente quello che oggi occupa i posti più diversi e, alla fine, è pure quello meno puntuale nelle indicazioni dei documenti ufficiali, il più vario nelle soluzioni architettoniche e il più controverso nella discussione sull’argomento. Viene quindi da domandarsi, nel nostro percorso all’interno dell’aula liturgica, se questo «segno» e «luogo» abbia davvero perso efficacia e significatività, oppure abbia acquisito, o recuperato, una propria e più specifica funzionalità al suo interno, dove il rinnovamento liturgico ha riconosciuto il primato della celebrazione eucaristica e quindi la centralità dell’altare. Ponendoci ovviamente in questa seconda prospettiva, ecco allora che il tabernacolo e il suo posto nella chiesa non possono non rapportarsi con altri interrogativi di fondo che riguardano il significato di centralità della celebrazione rispetto al culto eucaristico fuori della Messa, i rapporti tra la celebrazione e la conservazione dell’Eucaristia e le ragioni stesse di questa conservazione. In una domanda: quale rapporto nelle nostre chiese tra tabernacolo e altare? [1 continua]