Programma dal 7 al 16 febbraio 2025

Letture: Isaia 6,1-2a.3-8 / Salmo 137 / 1Corinzi 15,1-11

Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

 

 

Dal Vangelo secondo Luca (5,1-11)

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 08

   

Domenica 09

10.30

+ Brignani Adriano

+ Poggiali Dante

50° di Matrimonio di: Fratta Giuseppe

Cataneo Maria

Lunedì 10

   

Martedì 11

18.00

Deff. fam. Guadagnini Vincenzo

+ Foschini Iref e Capucci Giuseppa

Mercoledì 12

   

Giovedì 13

   

Venerdì 14

   

Sabato 15

18.00

+ Marianna Servidori

+ Luciano Petroselli

+ Donata, Dino e Francesco

Domenica 16

10.30

+ Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi

+ Francesco Marconi

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Febbraio2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 09

V del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Martedì 11

B.V. di Lourdes

Giornata del Malato

Ore 17.00 (C.E.M.Immacolata) : Celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi. Ore 17.30 : S. Rosario seguito alle ore 18.00 dalla S. Messa

Unica S. Messa : Non c’è la S. Messa alle ore 8.00

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio Pastorale Parrocchiale

Mercoledì 12

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 13

Ore 20.00 (Voltana) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 14

Ss. Cirillo e Metodio

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica 16

VI del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

10 – 14 febbraio

(dalle ore 15.00)

Sabato 15 febbraio

(mattino e pomeriggio)

Lunedì 10 : Via don Minzoni (dispari).

Martedì 11 : Viale Dante Alighieri (pari).

Mercoledì 12 : Via Berlinguer, D. Alighieri (dispari).

Giovedì 13 : Via Sapori, Grieco, Carducci (dispari).

Venerdì 14 : Via Carducci (pari).

Sabato 15 : Via don Orfeo, P.za Pascoli.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mc 6,53-56

Mc 7,1-13

Mc 7,14-23

Mc 7,24-30

Lc 10,1-9

Mc 8,1-10

Vivere il mistero – La vocazione è un carisma, rispondendo alla quale il cristiano realizza se stesso e opera il bene comune. La vocazione è un dono che bisogna saper cogliere nel silenzio e nell’ascolto. Solo il silenzio e l’ascolto permettono di cogliere in sé e nei segni di cui Dio ci circonda, quale sia la chiamata divina. Purtroppo oggi come ieri molti elementi interferiscono nel percepire la chiamata. Si tratta di condizionamenti personali (il miraggio dei soldi e della fama, l’arrivismo, modelli sbagliati di autorealizzazione, ecc.) o esterni (desideri dei genitori, modelli di società disumanizzati, ecc.). Ogni chiamato (alla vita da single o alla vita matrimoniale o alla vita consacrata oppure al sacerdozio), diventa collaboratore del progetto divino di salvezza. Solo il silenzio e l’ascolto permettono al credente di cogliere, in sé e nei «segni» di cui Dio lo circonda, quale sia la chiamata divina. Questa chiamata può essere improvvisa e possente come è stata quella di Paolo a Damasco oppure lenta e progressiva come è stata quella di Abramo. Può essersi accompagnata a un momento mistico come è capitato a Isaia o a un momento di vita ordinaria, come è capitato a Pietro. Può essere stata per qualche cosa di momentaneo come è successo per Amos o per qualche cosa che sarebbe durato per tutta la vita come è successo ai Dodici.  Il testo evangelico odierno è un testo compatto e non eclogadico (dal greco «ekloghé» = scelta, selezione; termine tecnico adoperato negli studi specialistici sul Lezionario). Eclogadico, invece, è il brano della prima lettura (ls 6,1-2a.3-8). Tornando al testo evangelico, il brano biblico-liturgico è uguale al brano biblico originale, tranne che per l’incipit. L’incipit originale dice: «Mentre la folla gli faceva ressa…». L’incipit liturgico, invece, recita: «ln quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa…». Il testo può essere scandito in tre scene. Nella prima, Gesù è il Maestro che insegna alle folle e si avvale della collaborazione materiale di Pietro (Lc 5,1-3). La prima scena può essere vista come la scena che presenta il modello di ciò che è il progetto di Dio: egli associa a sé gli uomini come col-laboratori affinché venga offerta alle folle la possibilità di «ascoltare la Parola di Dio», (e sicuramente non proclami politici di tipo zelota o anti-romani oppure scelte ideologiche pro farisei o pro-sadducei). Il protagonista principale di questa scena è la Parola di Dio, cercata dalla folla e donata da Gesù. I «pescatori», tra i quali c’è Simone, fanno da personaggi di sfondo. Simone e i suoi compagni sono testimoni della missione che Dio ha affidato a Gesù e che successivamente Gesù affiderà a loro. Gesù li sta già associando alla redenzione. Nella seconda scena (Lc 5,4-7), Gesù compie – contro ogni esperienza umana in contrario («Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla») – il segno della pesca miracolosa a favore di coloro che chiamerà. Gesù offre un segno che sia comprensibile ai pescatori che sta per chiamare: un segno diverso da una pesca miracolosa avrebbe forse fatto contento il lettore del Vangelo, ma non avrebbe convinto i pescatori che stavano per diventare discepoli del Maestro. Nella terza scena (Lc 5,8-11), Gesù, andando oltre la confessione di Pietro, lo chiama alla propria sequela. Colui che sta per essere chiamato percepisce la sproporzione tra ciò che è («peccatore») e chi è colui che lo chiama («Signore»), ma è anche protagonista di una chiamata alla quale risponde abbandonando tutto ciò che apparteneva alla vita precedente. Simone non si fonda più sulla sua esperienza e va oltre, si fida della Parola di Gesù che è Parola di Dio. Il risultato è eccezionale. Tra Parola di Dio ed esperienza, Simone fa esperienza che la Parola è più ampia, completa, potente e competente. Gesù, come farà il padre della parabola del figliol prodigo, non tiene conto delle parole di Simone, ma va dritto all’essenziale. Chiama Pietro alla sequela, rassicurandolo. La sua esperienza di pescatore sarà utilissima anche nella sua collaborazione alla salvezza degli uomini: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». L’incontro con Dio che chiama non annulla, ma potenzia le qualità umane che servono alla realizzazione della persona e alla collaborazione con il piano salvifico di Dio. Il coinvolgimento degli uomini da parte di Dio diventa un gesto di amore per l’umanità e per la Parola stessa. Se Dio parlasse direttamente farebbe paura. Lo aveva già detto il popolo di Dio ai piedi del Sinai: «Allora dissero a Mosè: Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!» (Es 20,19). Se non fosse un uomo a parlare la Parola, la Parola cesserebbe di possedere la sua caratteristica primaria, quella di incarnarsi costantemente. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Si richiede che le sedi siano rispondenti a criteri che garantiscano funzionalità e riservatezza, per cui è necessario predisporne alcune dotate di grata; allo stesso tempo devono essere conformate in modo tale che i gesti propri del penitente e del sacerdote possano essere facilmente compiuti e in tutta verità. Ecco perché allora è inopportuno e poco rispettoso utilizzare sedi improvvisate o casuali. La chiesa nel suo complesso dev’essere ben preparata per la celebrazione, con quella medesima cura usata per la Messa, facendo attenzione all’adeguata illuminazione, all’eventuale decorazione floreale, a segni e immagini da proporre alla meditazione, alla pulizia e al decoro di tutti gli spazi liturgici utilizzati nella celebrazione comunitaria, e cioè il presbiterio, l’ambone, la navata e le sedi penitenziali. In questa raccomandazione rientrano anche quei luoghi che direttamente non sono coinvolti nella celebrazione sacramentale ma che come abbiamo visto portano in sé una forte carica simbolica proprio in riferimento al sacramento della Penitenza. Tra questi, oltre al centrale e già ricordato altare, ricordiamo ancora una volta il battistero, che richiama al significato della penitenza come recupero della grazia battesimale, e la porta della chiesa, in quanto icona dello stesso Cristo Salvatore che accoglie i fratelli e li introduce nella casa del Padre per riconciliarli con il dono dello Spirito Santo attraverso la Chiesa. (19- continua)

Programma dall’1 al 9 febbraio 2025

Letture: Malachia 3,1-4 / Salmo 23 / Ebrei 2,14-18

Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

 

Dal Vangelo secondo Luca (2,22-40)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 01

18.00

Per Andrea (vivente)

+ Eleogivio Tani

Domenica 02

10.30

18.00

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Preda Maria Teresa

Lunedì 03

   

Martedì 04

   

Mercoledì 05

18.00

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Giovedì 06

18.00

+ Preti Giovannino e Costa Marisa

+ Antonia e Pietro

Venerdì 07

   

Sabato 08

   

Domenica 09

10.30

+ Brignani Adriano

+ Poggiali Dante

50° di Matrimonio di: Fratta Giuseppe

Cataneo Maria

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Febbraio2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 02

Presentazione del Signore

Giornata per la vita

Festa parrocchiale A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.

Venerdì 07

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica 09

V del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

04 – 07 febbraio

(dalle ore 15.00)

Sabato 08 febbraio

(mattino e pomeriggio)

Martedì 04 : Via Bagnarolo (dispari e pari dal 2 al 16)

Mercoledì 05 : Via Bagnarolo (pari dal 18 alla fine),

Canalazzo (dispari), Mentana (dispari)

Giovedì 06 : via Canalazzo (pari), Giovanni XXIII,

Kennedy, Mentana (pari)

Venerdì 07 : Viale del Cimitero

Sabato 08 : Via don Minzoni (pari)

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mc 5,1-20

Mc 5,21-43

Mc 6,1-6

Mc 6,7-13

Mc 6,14-29

Mc 6,30-34

Vivere il mistero – Oggi celebriamo la festa della Presentazione di Gesù. Maria e Giuseppe salgono al tempio per offrire il sacrificio del riscatto secondo le prescrizioni della Legge. Questo gesto è un’immagine della Chiesa offerente che nella celebrazione eucaristica offre a Dio ciò che le è messo nelle mani: il Corpo di Cristo. La celebrazione odierna è chiamata anche popolarmente Candelora; è una festa del Signore, luce delle genti e gloria di Israele. Luca inizia la sua narrazione con una indicazione insolita: «Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione» (Lc 2,22). Stupisce l’uso del pronome personale «loro» (auton) in riferimento alla purificazione, quando sappiamo che la torah prevedeva il rito solo per la puerpera, quaranta giorni dopo la nascita di un maschio e ottanta giorni dopo la nascita di una femmina. Perché allora Luca parla della loro purificazione e non della purificazione di Maria? Osserva Enzo Bianchi che l’interpretazione lucana si fonda sullo stretto legame tra i riti di purificazione e i riti di espiazione che troviamo in Lv 12,1-8: «Sacrificio di espiazione e olocausto sono il contenuto della purificazione. I sacrifici di purificazione e di espiazione sono pure quelli che il Servo di JHWH offre al Signore. Il plurale usato da Luca sposta allora l’accento e significa che purificazione è essenzialmente offerta della vita e si riferisce tanto a Gesù quanto a Maria sua madre, cosi che Luca può parlare della “loro” purificazione». C’è un’altra importante sottolineatura da fare; Luca afferma che Maria e Giuseppe salgono al tempio per «presentare» Gesù al Signore. Il verbo paristanai significa «stare innanzi», «presentare»; nell’Antico Testamento è usato sia per i sacerdoti che stanno davanti a Dio sia per l’offerta che viene presentata. Non è allora eccessivo dire che Gesù è ad un tempo sacerdote e offerta. Se noi leggiamo il capitolo secondo di Luca possiamo notare come Gesù sia designato dapprima come brephos, che significa «bambino appena nato», poi come paidion, che significa «bambino piccolo» e, infine, come pais che significa «fanciullo». Nella Bibbia greca con pais è designato il Servo di JHWH. Il Bambino è perciò ad un tempo il Figlio di Dio e il Servo di JHWH. Sarà a partire da questa consapevolezza che Gesù rimarrà a Gerusalemme, dove comprenderà il suo destino e le modalità con le quali darà la sua vita in riscatto. Ma non è tutto; quel Bambino, che Simeone tiene sulle sue braccia, è pure un semeion antilegomenon cioè un «segno di contraddizione». Gesù sarà una sorta di spada (cf Lc 12,51); egli susciterà amore ma anche odio, discepolato e tradimento, consenso e opposizione. Davanti a lui ognuno è chiamato ad operare una scelta. Impossibile la neutralità. Per un’applicazione del Vangelo odierno alla nostra vita mettiamo brevemente in risalto un simbolo, quello della spada. Simeone afferma che Maria sarà attraversata da una spada. Generalmente l’immagine della spada è applicata alla Parola di Dio. Davanti a Dio che parla l’uomo non può stare neutrale, come abbiamo detto sopra, ma dichiararsi. Gesù indurrà sempre i suoi interlocutori ad una decisione nei suoi confronti. La spada perciò «ferisce», ma è una ferita che libera da ogni egoismo o ripiegamento. Paolo, in Ef 6,7, parlerà della spada dello Spirito per indicare sempre la parola divina, che in questo caso però costituisce l’armatura con cui combattere contro il male e il peccato. Lasciarsi trafiggere dalla spada significa lasciarsi coinvolgere pienamente nel destino di morte e risurrezione di Cristo. (padre Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nessun documento dice però quali siano questi sedi, ma viene solo accennato che i tradizionali «confessionali», «pur essendo stati pensati per un diverso contesto celebrativo, in genere sono ancora utilizzabili per il nuovo Rito della Penitenza» (AC 31). Sebbene non se ne parli, ci sembra comunque di poter indicare altre sedi penitenziali, rispettose delle esigenze richieste dal Rituale e dal magistero, per il momento dell’ascolto della confessione e dell’assoluzione individuali. D’altra parte, le Premesse al Rito affidano ai sacerdoti, in particolare ai parroci, il compito di «scegliere il luogo più adatto per la celebrazione, secondo le forme stabilite dalle Conferenze Episcopali, in modo che tutta la celebrazione risulti ricca e fruttuosa» (RP 40). Pertanto, queste sedi possono essere di tipo diverso: i confessionali tradizionali, i confessionali portatili, sedili o panche bene identificate, oppure due sedie con un inginocchiatoio o un cuscino. Anzi, la presenza proprio di differenti tipi di sedi va incontro alla diversa sensibilità di quanti si accosteranno al sacerdote per l’accusa dei propri peccati. Dovranno inoltre essere predisposte in numero sufficiente, trovarsi oppure essere accuratamente collocate in luoghi adatti e dignitosi, anche per il loro valore simbolico. (18- continua)

Programma dal 18 al 26 gennaio 2025

Letture: Isaia 62,1-5 / Salmo 95 / 1Corinzi 12,4-11

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,1-11)
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 18

18.00

+ Galanti Pia

Domenica 19

10.30

18.00

Deff. fam. Brignani e Venturini

+ Carmine, Ida, Vincenzo e Bice

+ Luigi, Antonia, Cesare ed Elettra

Per Chiara (vivente)

Lunedì 20

18.00

+ Dovadola Silverio

Martedì 21

8.00

+ Benini Cesare

Per Marinella (vivente)

Mercoledì 22

   

Giovedì 23

   

Venerdì 24

8.00

+ Dovadola Monica (IV anniv.)

+ Piccolo Biagio

Sabato 25

10.30

+ Angelo ed Elena Padovani, Paolo e Nina Montanari

+ Evarista e Fernando

Domenica 26

10.30

+ Guadagnini Armando

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì Venerdì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : C

Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19

II del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Dopo la S. Messa delle 10.30 verrà inaugurata la mostra di Carlo Acutis

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”.

Lunedì 20

Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Martedì 21

S. Agnese

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 22

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Venerdì 24

S. Francesco di Sales

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Sabato 25

Conversione di

S. Paolo Ap.

Festa del Patrono

Termina la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Ss. Messe alle ore 10.30 – 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne presieduta dal vescovo mons. Francesco Cavina

Domenica 26

III del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 20.45 (S. Paolo) : Concerto di S. Paolo con la partecipazione del “Coro S. Paolo”

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Visita alle famiglie con benedizione

20 – 24 gennaio

(dalle ore 15.00)

Lunedì 20 : Via S.ta Lucia (pari)

Martedì 21 : Via S.ta Lucia (dispari), don Milani (pari)

Mercoledì 22 : via don Milani (dispari), Montessori

Giovedì 23 : via Rodari, Zaccagnini, Di Vittorio,

dei Peschi

Venerdì 24 : Via Buozzi, Casadei

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mc 2,18-22

Mc 2, 23-28

Mc 3,1-6

Mc 3,7-12

Mc 3,13-19

Mc 16,15-18

Vivere il mistero – La domenica del Battesimo di Gesù chiude il tempo di Natale. Il lunedì successivo è il lunedì della prima settimana del Tempo Ordinario. La successiva domenica, la nostra, viene chiamata «seconda domenica del Tempo Ordinario». Nel Tempo Ordinario la Chiesa segue passo dopo passo lo svolgimento dell’apostolato pubblico di Gesù. Per questo motivo oggi la liturgia sceglie il primo miracolo di Gesù a Cana, chiamato il «primo dei segni». Tutto ciò che Gesù compirà in parole e opere nel suo apostolato pubblico, è destinato a manifestare la sua identità, come il miracolo di Cana è servito a manifestare l’identità del Maestro («manifestò la sua gloria»: Gv 2,11), e ad alimentare la fede dei suoi discepoli di allora e di oggi. I segni, infatti, hanno anche questo scopo. I discepoli sono chiamati a credere (cf. Gv 20,30-31) : «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni… questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome»). Secondo diversi specialisti del Vangelo di Giovanni, nel primo e nel secondo capitolo del quarto Vangelo si nasconde la «settimana giovannea» (1° giorno: Gv 1 ,19-28; 2° giorno: Gv 1 ,28-34; 3°giorno:Gv 1,35-42; 4°giorno:Gv 1,43-51 [= un giorno]; 5°[= un giorno]; 6°[=terzo giorno 2,1-12 Cana), al culmine della quale c’è la creazione della nuova umanità. La liturgia non sembra apprezzare questo tipo di interpretazione perché taglia l’espressione dell’incipit originale («Tre giorni dopo») e lo sostituisce con l’incipit liturgico («ln quel tempo»). La liturgia preferisce concentrare l’attenzione sull’inizio dell’apostolato pubblico di Gesù. Si tratta di un inizio dove è racchiuso, in sintesi, lo stile e il messaggio di Gesù: esiste un modo nuovo di rapportarsi con Dio. Il miracolo di Cana è chiamato dal testo biblico greco l’arché (il primo, il modello esemplare, ecc.) dei segni compiuti da Gesù. Il testo greco dice che «Gesù fece questa arché dei segni», mentre la traduzione italiana dice: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù». Il segno di Cana è il primo dei segni a livello cronologico e il modello degli altri segni. Gli altri segni o miracoli vanno letti alla luce di questa salvezza abbondantissima («Sei giare!») e migliore («Tu hai tenuto da parte il vino buono finora»). Gesù dona gratuitamente il suo vino come fa la Sapienza (cf. Pr 9,5) perché Gesù è la Sapienza di Dio incarnata, alla cui tavola gli uomini mangiano e bevono (accolgono la Sapienza e il suo messaggio) per la salvezza (cf. Is 55,1-3; Sir 15,3; 24,19.21). Diversi studiosi collocano in questo orizzonte il simbolismo eucaristico, presente a Cana. Il vino nel mondo biblico era il simbolo dell’abbondante benedizione di Dio e il simbolo del Regno che viene (cf. ls 25,6). Il fatto che nelle nozze manchi il vino è un simbolismo ed evidenzia che il Regno è ancora lontano, L’ora di Gesù non era, infatti, ancora venuta. L’intervento della Madre è un’intercessione di salvezza e la risposta di Gesù non è irriverente, ma nasconde l’interessamento del Figlio perché la Madre non si preoccupi, Quando un orientale dice «Donna, che vuoi da me», (alla lettera, in greco, «Donna, che c’è tra te e me?») è come se un occidentale dicesse: «C’è mai stato contrasto tra noi?» oppure «È una cosa che non dovrebbe interessarci». Non c’è, dunque, nessun tipo di scortesia nella frase di Gesù. Anzi. Maria viene chiamata «donna». Si tratta di un modo onorifico di trattare la madre. Nel caso concreto è un titolo teologico: Maria è la donna in antitesi con Eva, è la donna annunciata nel «protovangelo» (Gen 3,15), infine è la donna alla quale il Figlio sulla croce affida la sua Chiesa (rappresentata dal discepolo che Gesù amava). Per Giovanni l’ora è il momento drammatico della croce, dove si manifesta la gloria di Dio in quanto sulla croce Gesù inizia la sua salita verso il Padre. Alle nozze di Cana Gesù manifesta, attraverso il segno del vino abbondante, il dono della salvezza (cf. l’abbondanza del vino come salvezza: Am 9,13-14; 0s 14,7; Ger 31 ,12; ecc.). Le considerazioni finali dell’Evangelista (Gv 2,11-12) dicono, in sintesi, il valore del miracolo: il miracolo di Cana è il primo in ordine cronologico ed è anche il modello degli altri perché il miracolo serve a manifestare l’identità di Gesù e a far crescere la fede dei discepoli.

(don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La celebrazione comunitaria è quella che esprime in modo migliore la dimensione ecclesiale del sacramento della Penitenza e insieme meglio esalta l’importanza della chiesa-edificio come «luogo proprio» della celebrazione. Tutta la sequenza rituale del sacramento, infatti, coinvolge l’intera aula assembleare e i suoi principali poli liturgici. Innanzitutto è interessata nel rito la navata, cioè la parte della chiesa nella quale si riuniscono i fedeli e, nello specifico, i penitenti È un luogo che va preparato con cura in modo che essi possano ascoltare e meditare la parola di Dio, prepararsi alla confessione dei peccati, compiere la preghiera personale e comunitaria e, alla fine, fare il ringraziamento comune. La centralità dell’altare, debitamente preparato, illuminato e libero da «ogni attrezzo di lavoro», come normalmente dovrebbe presentarsi (!), e con la presenza della croce, indica l’orientamento e la meta di ogni cammino penitenziale, cioè l’Eucaristia dove Cristo offre il sacrificio di riconciliazione e come il luogo della festa e del banchetto imbandito per i figli ritrovati. Il documento della Conferenza Episcopale per l’adeguamento liturgico delle chiese fa notare che, in «riferimento alla celebrazione in forma comunitaria, occorre ricordare che nella chiesa alcuni I luoghi o segni come l’ambone e la sede, sono unici essi non vanno dunque ignorati né replicati, ma convenientemente utilizzati» (AC 31). (16– continua)

Programma dall’11 al 19 gennaio 2025

Letture: Isaia 40,1-5.9-11 / Salmo 103 / Tito 2,11-14-3,4-7

Benedici il Signore, anima mia.

 

Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22)

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 11 18.00 + Allighieri Emma

+ Pasotti Costante

+ Sibilla Anna

+ Franca (annivers.)

Domenica 12 10.30

18.00

30° annivers. di Ordinazione diaconale di Enzo, Ernesto, Eros e Rino

50° di Matrimonio di: Barraco Antonino

Alba Francesca

+ Antonio, Giuseppina, Augusto ed Emilia

+ Marconi Edmondo ed Ebriana

+ Carolina Ladogana e Mario Conte e Anna

Lunedì 13 18.00 + Alessandro Gotti e famiglia
Martedì 14
Mercoledì 15
Giovedì 16
Venerdì 17 10.30 + Resta Albertina e Gagliardi Bruno
Sabato 18
Domenica 19 10.30

18.00

Deff. fam. Brignani e Venturini

+ Luigi, Antonia, Cesare ed Elettra

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì Venerdì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

 

Anno : C

Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 12

Battesimo del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo): Mons. Giovanni Mosciatti presiede la celebrazione eucaristica in occasione del trentesimo di ordinazione diaconale di Enzo , Ernesto, Eros e Rino.

Ore 17.00 (oratorio): ”Natale con The Chosen” puntata speciale della serie “The Chosen” dedicata al Natale

Mercoledì 15 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 16 Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa per il mondo del lavoro presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti a cui segue la testimonianza lavorativa di Roberto Pinardi.
Venerdì 17

S. Antonio Ab.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Sarà disponibile in chiesa il pane benedetto per gli animali

Domenica 19

II del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Dopo la S. Messa delle 10.30 verrà inaugurata la mostra di Carlo Acutis

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1- Domenica 12 gennaio

Ore 17.00 (oratorio): ”Natale con The Chosen” puntata speciale della serie “The Chosen” dedicata al Natale

Visita alle famiglie con benedizione

13 – 17 gennaio

(dalle ore 15.00)

Lunedì 13 : Via Celletta, Felice

Martedì 14 : Via S. Antonio, Trebeghino, Borsellino

Mercoledì 15 : via Fornace di sopra, Eynard (pari)

Giovedì 16 : via Petrucci (pari), Eynard (dispari),

Palmiera

Venerdì 17 : Via Petrucci (dispari), p.le d’Este

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 1,14-20 Mc 1, 21b-28 Mc 1,29-39 Mc 1,40-45 Mc 2,1-12 Mc 2,13-17

Vivere il mistero – Con la festa di oggi portiamo a compimento i giorni della gioia del Natale: il bambino che abbiamo accolto con Maria e Giuseppe nell’umiltà e nella provvisorietà di un presepio, quel bambino che, avvolto in fasce, abbiamo riconosciuto – con i pastori – quale Salvatore e che – con i Magi – abbiamo adorato come luce del mondo… ecco che si fa uomo fino a farsi umano in tutto. Questo grande mistero non avviene nella cornice della notte di Betlemme, in cui gli angeli danzano e una nuova stella brilla, ma in pieno giorno: sulle rive del Giordano, davanti a tutti! Non possiamo comunque nascondere una certa delusione per questo lungo silenzio, per questa lunga parentesi biografica: da Gesù bambino e adolescente ci troviamo di fronte a un uomo maturo e nel pieno della sua vitalità. Con la sua consueta esattezza da storico l’evangelista Luca ci dice che «aveva circa trent’anni», (Lc 3,23). Il Vangelo, e con esso la liturgia, ci aiutano a entrare nel mistero della vita nascosta di Gesù, proprio facendoci cogliere appieno il risultato finale di tutto questo tempo di attesa e di preparazione. Il Signore Gesù scende al Giordano e «quando tutto il popolo fu battezzato» – solo allora – si dice «ricevuto anche lui il battesimo» diventa in tutto e per tutto uno di noi, come noi eppure così diverso da ciascuno di noi. 0ggi contempliamo il Verbo incarnato che diventa Verbo «umanato». Colui che si è fatto carne nel seno della Vergine nell’umile casa di Nàzaret, colui che si è mostrato bambino nell’improvvisato rifugio di Betlemme eccolo ora affondare nelle acque del Giordano, davanti ai nostri occhi, in tutta la sua statura di «homo certior et verior», come diceva Tertulliano.  Sotto i nostri occhi, per così dire, il Signore Gesù si trasforma per noi da oggetto di adorazione in soggetto di relazione: da uomo a uomo, da umanità a umanità! Ma cosa ha significato per Gesù diventare uomo come noi dopo aver assunto una carne in tutto simile alla nostra? Con le parole del profeta e del Precursore potremmo dire che Gesù si è dedicato al grande compito della conversione: «Ogni valle sia innalzata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata» (ls 40,4). Questo lavoro di crescita e di maturazione, necessario a ogni persona per diventare ciò che è, creando equilibrio e armonia tra le varie parti dell’essere, è stato pure vissuto da Gesù. Secondo il Vangelo, egli «cresceva in età, sapienza e grazia» (Lc 2,52) e, secondo la lettera agli Ebrei, «imparò… e fu reso perfetto» (Eb 5,8-9) così da diventare non solo archetipo del genere umano – a motivo della carne assunta – ma pure prototipo. Il Signore Gesù diventa così il modello di ogni uomo per la personalità conquistata a prezzo di un lungo lavoro da «falegname» (Mc 6,3) attorno agli inevitabili avvallamenti e depressioni sempre congiunti a protuberanze e spigoli. Quando tutto il popolo ebbe attraversato l’acqua ecco che Gesù vi discende egli stesso per «portare a compimento la sua «umanazione». Accogliendo così non so lo la nostra carne ma si fa anche pienamente carico della nostra storia, delle nostre storie che sono sempre e comunque un po’ sporche almeno a motivo del sudare che è proprio del vivere in quanto tale. […] Prima di chiederci di appartenere a lui con tutto ciò che siamo e con tutto ciò che non siamo ancora, egli – Verbo eterno e purissimo – si è immerso in quel fango da cui la sua stessa mano ci aveva modellati nel «sesto giorno» (Gen 1,31). Ed ecco che «il cielo si apri». Gesù vera carne, Gesù vero uomo «nulla disprezza di quanto ha creato». Egli si immerge sereno nelle torbide acque primordiali da cui scaturisce l’umanità come una cosa «molto buona». Proprio questa libertà di contatto che anima Gesù fa sì che lo Spirito invisibile assuma anch’Egli una forma: la colomba, il più puro degli animali perché sempre in amore. In questo contesto di rivelazione intima e sponsale risuona l’inaudibile voce del Padre attraverso la soavissima esultazione del compiacimento amante: «Tu sei il mio figlio, l’amato, in te ho trovato gioia» si potrebbe tradurre! Ma cosa ha fatto Gesù?! L’evangelista Luca fa entrare Gesù nella sua vita pubblica dicendo semplicemente e solamente «stava in preghiera». La via per raggiungere la «piena maturità» (Ef 4,13) nell’umanità sembra essere proprio la preghiera. Questa capacità di stare davanti a Dio talmente con i piedi a terra da affondarli nella melma e, al contempo, lo sguardo rivolto al cielo fa di noi non solo degli esseri viventi, ma esseri umani. Perché il Padre si compiaccia di noi non è necessario fare molto, basta «essere preghiera» (Sal 108). Essa è l’opera più grande, forse la più difficile, ma di certo la più umana perché così divina. La preghiera ci permette di forgiare l’uomo nuovo che anela a essere continuamente rigenerato nella gioia e nella pace. Tra l’incudine della presenza di Dio e il martello del nostro desiderio di essere figli e fratelli si forgia ciò che già siamo e che pure ancora dobbiamo diventare. […] Mentre portiamo a compimento il tempo di Natale si apre per noi il tempo dell’imitazione e della conformazione. (padre Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Si tratta di un ambiente «destinato esclusivamente a questo scopo e comprende il luogo della Parola, la sede del celebrante, l’aula per i fedeli e alcune celle per la confessione e la riconciliazione individuale». Per ogni cella viene pure specificato che sia dotata di un crocifisso, della sede del sacerdote, di una grata con la possibilità anche di un colloquio diretto, un inginocchiatoio e un sedile per il penitente. È ovvio che nella penitenzieria non debba esserci l’altare, se no diventerebbe un’altra piccola chiesa, anche se idealmente il penitente deve essere condotto attraverso un itinerario di conversione che lo porti all’aula e alla mensa eucaristica, il luogo della festa piena e finale. Questa ultima ipotesi di soluzione, tuttavia, pare adatta – secondo i documento stesso – solamente per le chiese nelle quali si celebra con grande frequenza il sacramento della Penitenza, come ad esempio i santuari o i luoghi di pellegrinaggio. L’aula eucaristica, con un’area e le sedi penitenziali dedicate alla Riconciliazione, è lo spazio proprio della celebrazione sacramentale, sia per quella comunitaria sia per quella dei singoli penitenti proposte dal nuovo Rituale. Per quanto riguarda la celebrazione comunitaria della Penitenza nella seconda forma, cioè il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale, i documenti di riferimento non offrono molte informazioni sullo spazio liturgico, tuttavia si trovano indicazioni sufficienti per comprenderlo nella sua funzionalità e simbolicità. (15– continua)

Programma dal 4 al 12 gennaio 2025

Letture: Siracide 24,1-2.8-12 / Salmo 147 / Efesini 1,3-6.15-18

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04

 

+ Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica, Silverio

e per Dovadola Maria Teresa (vivente)

Domenica 05

10.30

18.00

40° di Matrimonio di: Leta Pino

Vilardo Maria Rosa

+ Francesco Vilardo e Carmine Leta e Ida

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Lunedì 06

10.30

+ Giovanni, Isolina, Giacomo, Elde e don Orfeo

+ Peruzzi Giovanna, Marani Umberto e Giovanna

Martedì 07

18.00

Deff. fam. Pasquali

Mercoledì 08

   

Giovedì 09

   

Venerdì 10

   

Sabato 11

   

Domenica 12

10.30

50° di Matrimonio di: Barraco Antonino

Alba Francesca

30° annivers. di Ordinazione diaconale di Enzo, Ernesto, Eros e Rino

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Lunedì 06

Epifania del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e benedizione delle famiglie

Ore 16.00 (oratorio) : Festa per le famiglie

Mercoledì 08

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 09

Ore 20.00 (Ascensione) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 10

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Domenica 12

Battesimo del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo): Mons. Giovanni Mosciatti presiede la celebrazione eucaristica in occasione del trentesimo di ordinazione diaconale di Enzo , Ernesto, Eros e Rino.

Ore 17.00 (oratorio): ”Natale con The Chosen” puntata speciale della serie “The Chosen” dedicata al Natale

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1- Lunedì 6 gennaio

Festa parrocchiale della famiglia

Ore 10.30 (S. Paolo)– S. Messa

Ore 16.00 (oratorio) Festa con la tombola e giochi per le famiglie.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mt 2,1-12

Mt 4,12-17. 23-25

Mc 6,34-44

Mc 6,45-52

Lc 4,14-22a

Lc 5,12-16

Vivere il mistero – La Chiesa prosegue, in questa seconda domenica di Natale, la sua riflessione sul mistero dell’incarnazione. Domina, nella liturgia della Parola, il solenne Prologo giovanneo. Quando Giovanni ci parla del Verbo di Dio intende parlarci della suprema manifestazione di Dio. Dire “Verbo” equivale a dire l’origine di tutto, la ragione di tutto, quel principio unificante ove cogliamo il senso dell’uomo, della terra, del cosmo. Il Verbo, storicizzato in Gesù di Nazaret, diviene così il luogo ove gli uomini possono capire e capirsi, accogliersi senza paure, senza diffidenze e senza sospetti. Nel Verbo c’è la pienezza della vita e questa vita è luce (cf. Gv 7,4). La luce poi splende nella tenebra (cf. Gv 1,5); sì, la tenebra ancora pesa sul cuore dell’uomo ma oramai, in Cristo, è stata attraversata dalla luce divina. E con la luce, il nostro mondo non è più un teatro dell’assurdo ma un cantiere dove si edifica la nuova umanità. Vero quello che scrisse il grande martire Ignazio di Antiochia: «La sua luce fu oltre ogni parola e la sua novità destò stupore». La novitas del Natale, di un dono così inatteso, così libero e gratuito, che abbraccia il mondo e ognuno, non può che stupirci. È sulla nota del ringraziamento che vog1iamo allora vivere questa domenica. L’uomo è chiamato a entrare nella circolarità dell’amore del Padre in quanto figlio: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Vi sono tuttavia delle condizioni. La prima e fondamentale è quella della fede in Gesù. Giovanni afferma infatti che bisogna credere nel suo nome. E’ l’adesione a Gesù che ci fa nascere come figli. Per Gesù, Dio è suo Padre, ma non in modo esclusivo. Dio è Padre di tutti. In Gv 20,17 dirà alla Maddalena: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre, ma va dai miei fratelli e dì loro: ”Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Qui per la prima volta Gesù chiama i discepoli «fratelli». Ciò significa che si diventa pienamente figli di Dio e fratelli nella Pasqua di morte e risurrezione. Nella Pasqua, il Gesù risorto dona il principio della creazione nuova, lo Spirito Santo. È proprio lo Spirito a conferire ontologicamente al cristiano la figliolanza. Nel Prologo Gesù è chiamato anzitutto Logos, che possiamo tradurre con Verbo, Parola. Questo titolo risente della cultura greca e giudaica. Per la prima il logos indica il pensiero che si esprime attraverso il linguaggio, mentre per la seconda il logos diviene sinonimo di Dio stesso. Giovanni afferma che il Logos è Dio, la rivelazione di Dio; una rivelazione che si attua in Cristo Gesù, immagine visibile di Dio. Questa rivelazione porta alla conoscenza del vero Dio (cf. Gv 17,3) ed ha un effetto creativo e redentivo. Logos deriva dal verbo legein che significa «raccogliere»: il Logos è colui che raccoglie. Forse non è un caso che il quarto Vangelo parli di Gesù come buon pastore (cf. Gv 10). Per Giovanni, Gesù è il Logos pastore che è venuto a radunare l’umanità in Dio. Il Natale è perciò illuminato dalla luce della Pasqua: l’incarnazione attesta la venuta di Dio tra gli uomini. La finalità di questa venuta è che gli uomini giungano a Dio. E come giungere a Dio se non attraverso il Cristo, via nuova e vivente (cf. Eb 10,20)? Ecco perché l’adagio patristico, da sant’Atanasio in poi, afferma che l’uomo è un animale la cui vocazione è diventare Dio. (padre Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Praticamente esse richiamano le situazioni più frequenti del passato e fanno riferimento quasi esclusivamente alla prima forma sacramentale: il Rito della riconciliazione dei singoli penitenti. La prima soluzione (n. 32a), quella tradizionale e di fatto più utilizzata, trova la collocazione delle sedi penitenziali «in un’area prossima all’ingresso della chiesa». Il riferimento conduce ovviamente all’immagine della porta che «richiama il significato della Penitenza come punto di arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno a Dio e del passaggio alla vita nuova». Un valore evocativo aggiunto è quando la sede del battistero si trova in prossimità dell’ingresso: questa offre «miglior rilievo al significato della Penitenza come recupero della grazia battesimale». Il secondo caso previsto, cioè la collocazione della sede penitenziale «in cappelle o ambienti laterali» (n. 32b), come pure la terza ipotesi, «in una navata laterale» o nella navata se unica (n. 32c), sono sempre considerati nella prospettiva di stare in spazi «aperti verso» l’aula dell’assemblea, affinché «la celebrazione avvenga nel contesto di un’assemblea riunita», sia considerata «un evento sacramentale messo alla portata di tutti i fedeli» e venga sottolineata «opportunamente la dimensione comunitaria della Penitenza e il rapporto tra la sua celebrazione e l’assemblea eucaristica» (ibidem). La quarta soluzione (n. 32d), quella più recente e già adottata subito dopo il Concilio, ipotizza la costruzione di una nuova «penitenzieria» o «cappella della riconciliazione». (14– continua)

Programma dal 28 dicembre 2024 al 5 gennaio 2025

Letture: 1Samuele 1,20-22.24-28 / Salmo 83 / 1Giovanni 3,1-2.21-24-10

Beato chi abita nella tua casa, Signore.

 

Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52)

Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 28

   

Domenica 29

10.30

+ Montesi Natale

Def. fam. Franchini

Lunedì 30

   

Martedì 31

18.00

+Proni Domenico

Per Vita (vivente)

Mercoledì 01

18.00

+ Lullo Onofrio, Carolina e Domenico

Giovedì 02

18.00

+ Preda Maria Teresa

Venerdì 03

   

Sabato 04

18.00

+ Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica, Silverio

e per Dovadola Maria Teresa (vivente)

Domenica 05

10.30

18.00

40° di Matrimonio di: Leta Pino

Vilardo Maria Rosa

Rizzi Luigi (detto Carlo)

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Dicembre – Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

Santa Famiglia

UNICA S: MESSA ore 10.30 (S. Paolo)

Ore 17.00 (S. Maria in Regola) : Inizio Apertura Anno Giubilare in diocesi. In pellegrinaggio si parte dalla chiesa percorrendo il centro storico di Imola per raggiungere la cattedrale dove sarà intronizzata la Croce giubilare.

Ore 18.00 (Cattedrale) : Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Giovanni Mosciatti e concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi.

Martedì 31

Unica S. Messa prefestiva ore 18.00 (No alle 8.00)

Ore 23.00 (C.E. Maria Immacolata : Adorazione Eucaristica

Mercoledì 01

Maria SS.ma Madre di Dio

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e canto del

“Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso

Venerdì 03

Ss.mo Nome di Gesù

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 04

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 05

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1- Lunedì 6 gennaio

Festa parrocchiale della famiglia

Ore 10.30 (S. Paolo)– S. Messa

Ore 16.00 (oratorio) Festa con la tombola per le famiglie

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

 

1IMPORTANTE-

Domenica 29 dicembre

NON sarà celebrata la S. Messa delle ore 18.00

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Lc 2,36-40

Gv 1,1-18

Lc 2,16-21

Gv 1,19-28

Gv 1,29-34

Gv 1,35-42

Vivere il mistero – La contemplazione del mistero della famiglia di Gesù è un vero annuncio di gioia e di salvezza. La famiglia di Nàzaret è, infatti, così particolare perché segnata da una solitudine che sta alla base di una vera vita di comunione. Ciò che contempliamo nella famiglia di Nàzaret non è la mancanza dei sentimenti così necessari a ogni esperienza di famiglia non solo nei confronti dei figli, ma prima tutto tra i genitori. L’esperienza della famiglia in cui il Verbo fatto carne diventa un figlio della nostra umanità, ci fa percepire come i sentimenti più forti devono essere levigati dal rispetto assoluto per il cammino dell’altro in cui le parole, in realtà, sono rare. Di Giuseppe non ci viene tramandata una sola parola, neppure nel momento del ritrovamento di Gesù nel Tempio quando Maria riesce a confessare al figlio quanto erano stati «angosciati» (Lc 2,48). La risposta non suona certo un balsamo, anzi sembra quasi un pizzico di sale che trasforma quello che poteva sembrare un incidente in uno stile: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (2,49).  Le prime parole di Gesù sono una domanda e non una risposta, né un’affermazione. Non conosciamo nulla dei primi balbettii del bambino Gesù mentre impara a camminare, a mangiare, a giocare. Non sappiamo quali siano state le prime parole pronunciate dal piccolo Gesù mentre è in braccio a sua madre o mentre gattona dietro a suo padre nella bottega di Nàzaret. Quando finalmente Gesù prende la parola su domanda esplicita di sua madre, sembra che siano i suoi genitori a dover dare una risposta e non il contrario. Così la prima paro[a uscita dalla bocca di Gesù che conosciamo sembra essere una sorta di protesta contro ogni angoscia che esprime la paura di perdere e di smarrire l’amore. Alla richiesta di comprensione dal cuore della madre: «Figlio, perché ci hai fatto questo?» (2,48), il Signore Gesù reagisce in modo inatteso che chiede una fiducia assoluta nel suo mistero di figlio di Dio. 0gni mistero è più grande del sentimento che genera o con cui lo circondiamo e questo vale in ogni relazione che non può mai ridursi alle nostre relazioni. La conclusione del testo suona come un primo piano dell’attitudine e dello stile propri del Signore Gesù il quale «scese dunque con Loro e venne a Nàzaret e stava Loro sottomesso» (2, 51). Nondimeno il Vangelo ci ricorda che la sottomissione non può generare relazioni sane se non passa attraverso una chiara presa di distanza. Questo il giovane Gesù lo fa quando prende una certa distanza dai suoi genitori e «rimase a Gerusalemme» (2,45). La famiglia che accoglie il Verbo è un luogo in cui si sanno accogliere le inevitabili separazioni che sono il necessario preludio alle necessarie identificazioni con la propria missione che fa tutt’uno con il mistero della propria persona. […]Quando il Vangelo ci parla di ciò che noi chiamiamo la «santa famiglia», ci racconta l’avventura umana di persone ricordate con il loro nome, il loro compito a servizio della vita dell’altro, la loro storia non sempre facile e non riconducibile ai soliti schemi. Se guardiamo l’icona della Natività siamo rapiti dalla solitudine e dalla pensosità che vi si respira, ma non manca certo la gioia sottile di chi sa che può contare sull’altro anche quando l’amore si fa separazione, differenza, fatica a capire i cammini imprevisti e le svolte inattese. Le nostre famiglie, come pure le nostre comunità di vario genere e grado, non sono mai un quadretto da appendere alla parete o da postare sui socialnetwork. Le nostre relazioni umane e persino le nostre umane solitudini hanno una loro dignità e una loro segreta e talora incomprensibile bellezza. La cosa più bella che questi giorni natalizi ci possono annunciare non è di sentire la diversità eccellente della famiglia in cui Gesù è cresciuto, ma il fatto che sia una condivisione di vita come le nostre: con tante domande e poche risposte. Pertanto una cosa può darci sempre la speranza di ritrovarci, la possibilità che ci è donata di poterci ritrovare – tutti e così come siamo messi – attorno a Gesù (cf. Mc 3,34) per essere la sua famiglia anche quando non ne avessimo più una. (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Quando la sede viene utilizzata dal celebrante, nella seconda e terza forma rituale, contribuisce a mettere in più chiara luce la primaria natura ecclesiale e comunitaria del sacramento: «È sempre un atto della Chiesa la celebrazione di questo sacramento: con esso, la Chiesa proclama la sua fede, rende grazie a Dio per la libertà con cui Cristo ci ha liberati, offre la sua vita come sacrificio spirituale a lode della gloria di Dio e intanto affretta il passo incontro a Cristo Signore» (RP , Premesse n. 7) . L’ambone per la proclamazione della parola di Dio è un altro polo liturgico interessato alla celebrazione del sacramento, tanto nella forma individuale quanto in quella comunitaria. La Liturgia della Parola è il contesto celebrativo delle due forme comunitarie del Rito per la riconciliazione di più penitenti nel quale sono inserite la confessione e l’assoluzione, individuale o generale. Ma la lettura della sacra Scrittura è un elemento essenziale anche nella prima modalità rituale, quella più individuale, inserita all’inizio del rito stesso e fatta dal sacerdote o dal penitente, oppure almeno come preparazione al sacramento se non è possibile nel corso dello stesso (cf RP 17). Il principio e la motivazione vengono così formulate ancora nelle Premesse al Rito: «Il sacramento della Penitenza deve prendere l’avvio dall’ascolto della parola di Dio, perché proprio con la sua parola Dio chiama a penitenza, e porta alla vera conversione del cuore» (RP 24). «È infatti la parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio» (RP 17). Alla luce di queste importanti coordinate spaziali e simboliche, possiamo allora comprendere le quattro soluzioni proposte dal secondo documento della CEI per individuare i luoghi più adatti alla celebrazione del sacramento e alla collocazione delle sedi penitenziali stabili nell’aula liturgica, in particolare per gli edifici più antichi (cf AC 32). (13– continua)

Programma dal 21 al 29 dicembre 2024

Letture: Michea 5,1-4a / Salmo 79 / Ebrei 10,5-10

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

 

Dal Vangelo secondo Luca (3,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore.

 

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.00 + AntonioDeff. fam. Preti
Domenica 22 10.30 + Antonia, Giovanni, Gaetano, Gabriella
Lunedì 23
Martedì 24 8.0022.30 + Galanti Silla e Buldrini Natalino+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Pilani Ezio, Ronchini Giulio e Angiolina

+ Liverani Paolo

+ Natale Ingegneri

Mercoledì 25 18.00 Vivi e defunti fam. Dovadola e Ruffini
Giovedì 26 10.30 + Stefano e Maria Baldini+ Lorenzo Bonanni
Venerdì 27 8.00 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio, Franco e Ruffini Armanda
Sabato 28
Domenica 29 10.30 + Montesi Natale

Le Confessioni in prossimità del Natale

Venerdì 20 Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20

Sabato 21 Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20 20.30 – 22.00

Domenica 22 Ore 9.30 – 10.15 16.00 – 17.20

Lunedì 23 Ore 15.00 – 17.20

Martedì 24 Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 19.00 21.00 – 22.00

Mercoledì 25 Ore 16.00 – 17.20

 

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

 

Anno : CDicembre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 22IV di Avvento Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Quarta candela di avvento.

Al termine benedizione delle statuine di Bambino.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Lunedì 23 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 20.45 (S. Paolo) : “Vi annuncio una grande gioia” – Canti sull’evento natalizio con il coro “S. Paolo”, il coro “Dolci Note” e il coro “Kinnor”
Martedì 24 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 22.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne della Notte
Mercoledì 25Natale del Signore Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne del Giorno
Giovedì 26S. Stefano m. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Venerdì 27S. Giovanni Ap. S. Messa ad orario ferialeOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.
Domenica 29Santa Famiglia UN ICA S: MESSA ore 10.30 (S. Paolo)Ore 17.00 (S. Maria in Regola) : Inizio Apertura Anno Giubilare in diocesi. In pellegrinaggio si parte dalla chiesa percorrendo il centro storico di Imola per raggiungere la cattedrale dove sarà intronizzata la Croce giubilare.

Ore 18.00 (Cattedrale) : Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Giovanni Mosciatti e concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1IMPORTANTE-

Domenica 29 dicembre

NON sarà celebrata la S. Messa delle ore 18.00

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 1,57-66 Lc 1,67-79 Gv 1,1-18 Mt 10,17-22 Gv 20,2-8 Mt 2,13*18

Vivere il mistero – La promessa del profeta Michea arriva direttamente al cuore di ogni nostra attesa: «Abiteranno sicuri» (Mi 5,3). Sentirci al sicuro è uno dei bisogni fondamentali di ogni creatura sotto il cielo… chissà perfino le stelle e i pianeti avranno bisogno di sentirsi al sicuro nell’armonia degli universi. Nel momento in cui Maria si scopre madre non può che assumere il carattere e lo stile di quel figlio che porta in grembo e non il contrario come avviene secondo la natura. Questa conformazione della madre al carattere del figlio non è solo per se stessa, ma per la gioia di tutti… e allora non può che mettersi in viaggio. La parola del Verbo eterno: «Ecco, io vengo…» diventa il dinamismo proprio della vita della madre la quale acconsente alla vita di Dio in lei. Davanti a questo mistero di inabitazione non si può fare altro se non lasciare che la vita di Dio non solo prenda forma ma informi il suo passo, il tono della sua voce, le emozioni più genuine e forti del suo cuore. La bellezza e la verità di ciò che Maria sta vivendo come grazia sono inconfondibili e impossibili a nascondersi: «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo». Ben diverso è il tono del saluto di Maria da quello dell’arcangelo. La «grazia», agitata come un vessi[lo da Gabriele, si sta ormai facendo «un corpo» tanto da assumere il tono di una grazia più percepibile e per nulla temibile di una voce amica. A Elisabetta non è necessario dire ciò che fu detto a Zaccaria prima e a Maria dopo: «Non temere»! Non c’è ormai più nulla da temere. Il modo in cui Dio visita la nostra vita non suscita più paura, ma solo l’esultanza dello stupore più puro e gioioso. Maria, vergine ormai madre, non appena è abitata dalla presenza del Verbo fatto carne si mette in viaggio, si mette in cammino per andare a gioire con Elisabetta. Costei si ritrova davanti la sua giovane cugina conosciuta da sempre come servizievole e amorevolmente attenta, uguale e totalmente diversa tanto da riconoscere in lei, con intuito squisitamente femminile affinato dallo stato di gravidanza, nientemeno ce la «madre del mio Signore». Non è Gabriele a chiamare Maria come «madre», ma Elisabetta che sta sperimentando la stessa miracolosa gioia di tramettere la vita. Nel momento della visitazione la corporeità stessa di Maria sembra trasformata, così come la luce può radicalmente trasformare – con il suo insorgere – un panorama o un volto: tutto come prima e nulla più come prima. Il semplice saluto di Maria fa trasalire la maternità di Elisabetta. Si tratta di un piccolo grande intimo terremoto che indica, come già avvenne alle falde del Sinai (Es 19) e sulla soglia del Tempio (Is 6) l’incontenibile eppure circoscritta Presenza di Dio. Maria diventa per noi guida verso e nel mistero dolcissimo dell’Incarnazione del Verbo: lei che si era chiesto «che senso avesse un saluto» come quello di Gabriele (Lc 1,19) dopo le parole dell’angelo, ora non fa altro che «salutare» a sua volta. Nelle lingue neolatine in questa parola vi è un sottile gioco tra saluto e salvezza. Il seno di Maria, come l’antica Arca, contiene il Santo dei Santi ma nella forma della più assoluta umiltà. Tutto sta nell’accettare l’umiltà di Dio che si fa così vicino da essere portato in modo così discreto e ciò esige di acconsentire alle vie dell’umiltà. Le salite della carità e dell’evangelizzazione sono ormai alate e leggere. La presenza nascosta e infuocata del Verbo permette ed esige uno sguardo sulle cose di sempre, sulle persone di sempre, su noi stessi di sempre… assolutamente nuovi: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me» (Lc1,43). Il grido di Elisabetta fa il colore di questa domenica che si affaccia già sul Natale ormai imminente e trova nel mistero della visitazione una qualità che si rinnoverà con la visita dei pastori, dei magi. Come spiegava René Voillaume «Maria ha dato inizio a una serie innumerevole di “visitazioni” che non finirà fino a quando ci saranno uomini e donne sulla terra» (R.Voillaume. Lettres aux fraternité, Cerf, Paris 1960, p.253). Ciascuno di noi è chiamato a gestire e a partecipare le terre sconosciute della maternità del cuore le cui acque nutrici permettono le comunicazioni più segrete, le più belle, le più indimenticabili. Proprio questa esperienza, che oggi chiameremmo pre-natale, permetterà ai due bambini esultanti nel grembo delle loro madri, di riconoscersi con la discrezione propria di uomini adulti e di profeti abitati dal fuoco. Possiamo intuire perché si sentissero così «sicuri» nel grembo delle loro madri! (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Opportunamente «l’immagine della porta richiama il significato della Penitenza come punto d’arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno a Dio e del passaggio alla vita nuova» (AC 32). Varcare una soglia, vuol dire prendere una decisione e fare una scelta per cambiare una situazione. La porta diventa dunque, simbolo della volontà di conversione. Il figliol prodigo si pone in cammino verso la casa paterna, immagine stessa del Padre, un percorso lungo o breve che termina davanti a una porta- Essa è termine di una realtà e inizio di un’altra. Era effettivamente davanti alla porta della chiesa che, nella prassi antica, il penitente veniva ricevuto dal vescovo per iniziare un itinerario penitenziale e sempre lì, in un secondo momento, veniva accolto, riconciliato, nella comunità dei fedeli. Anche per ogni battezzato, quindi, entrando in chiesa attraverso la porta che è Cristo, inizia il proprio percorso penitenziale che, passando dal luogo del sacramento del perdono, lo conduce alla mensa eucaristica. Il cammino riprende poi in senso inverso e sempre attraverso la porta: dalla comunione con Dio alla comunione con i fratelli e il mondo. Rimangono, non perché ultimi, altri due poli liturgici coinvolti nella celebrazione della Penitenza, soprattutto nelle forme comunitarie del rito: la sede presidenziale e l’ambone. La prima è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che guida l’assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, Capo e Pastore, e nella persona della Chiesa, suo Corpo. (12– continua)

Programma dal 14 al 22 dicembre 2024

Letture: Sofonia 3,14-17 / Salmo da Isaia 12,2-6 / Filippesi 4,4-7

Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo di Israele.

Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 14

18.00

 

Domenica 15

10.30

+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Mondini Alfredo, Luigi e Giulia

Lunedì 16

18.00

+ Brini Gigliola

Martedì 17

   

Mercoledì 18

   

Giovedì 19

18.00

S. Messa con la partecipazione delle scuole

Venerdì 20

8.00

+ Dovadola Dario

Sabato 21

18.00

+ Antonio

Deff. fam. Preti

Domenica 22

   

Venerdì20Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20

Sabato21Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20

20.30 – 22.00

Domenica22Ore 9.30 – 10.15 16.00 – 17.20

Lunedì23Ore 15.00 – 17.20

Martedì24Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 19.00

21.00 – 22.00

Mercoledì25Ore 16.00 – 17.20

Le Confessioni

in prossimità del

Natale

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena

 

Anno : C

Dicembre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 15

III di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Terza candela di avvento.

Lunedì 16

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.45 (canonica) : Consiglio pastorale parrocchiale

Martedì 17

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Mercoledì 18

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.30 (S. Paolo) : Prove del “Coro San Paolo”

Giovedì 19

Ore 9.30 (cattedrale) : S. Messa nell’anniversario della morte di Mons. Carrara (50 anni) e Mons. Dardani (25 anni) e, al termine, sepoltura dei resti mortali di Mons. Tribbioli e Mons. Carrara nella tomba dei vescovi nella cripta della cattedrale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Venerdì 20

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena di Natale

Ore 20.00 (oratorio) : Recita di Natale (a cura di Catechisti ed Educatori e ragazzi).

Sabato 21

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Domenica 22

IV di Avvento

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Quarta candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mt 21,23-27

Mt 1,1-17

Mt 1,18-24

Lc 1,5-25

Lc 1,26-38

Lc 1,39-45

Vivere il mistero – Le ultime parole del Vangelo di questa terza domenica di Avvento aprono davanti a noi un vasto orizzonte: «Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo» (Lc 3,18). In questo verbo è racchiuso tutto il mistero dell’incarnazione che, nella notte di Natale, sarà annunciato ai pastori come una «grande gioia che sarà di tutto il popolo» (Lc 2,10). Un sentimento che farà trasalire il cuore dei Magi dopo il loro lungo cammino il cui ultimo tratto – quello che va da Gerusalemme a Betlemme – sarà il più costoso. Nonostante tutta la fatica del cammino alla fine persino il cuore dei Magi si aprirà a una «gioia grandissima» (Mt 2,10). In una sua meditazione, Giovanni Paolo II così commentava il mistero di questa domenica Gaudete: «Sapere che Dio non è lontano, ma vicino, non indifferente, ma compassionevole, non estraneo, ma Padre misericordioso che ci segue amorevolmente nel rispetto della nostra libertà: tutto questo è motivo di una gioia profonda che le alterne vicende quotidiane non possono scalfire.  Caratteristica inconfondibile della gioia cristiana è che essa può convivere con la sofferenza, perché è tutta basata sull’amore. In effetti, il Signore che ci è vicino al punto da farsi uomo, viene ad infonderci la sua gioia, la gioia di amarsi». In questo contesto di esultanza, le risposte che Giovanni Battista dà ai suoi interlocutori che gli chiedono indicazioni per la salvezza, sono in realtà un’esortazione a vivere la propria condizione con fiducia, con pace e in una reciproca attenzione di amore. Questo modo di portare e sentire la vita genera la gioia vera e fa spazio a Colui che viene per «pulire» l’aia del nostro cuore da tutto ciò che rende meno facile l’armonia e la pace. In una parola siamo chiamati ad essere partecipi della stessa gioia di Dio che si rivela in Cristo Gesù come «qualcosa di primordiale, di fondamentale e di immutabile: la gioia è il riposo e la piena realizzazione della nostra umanità nella verità, l’amore e l’armonia». La gioia è sempre espressione di una grande fiducia e questo ci permette di accedere alla condivisione come respiro abituale della vita senza più la paura di perdere, ma nella letizia di dare e di essere con gli altri fino a essere per gli altri. Il Battista non richiede ai suoi ascoltatori niente di straordinario ma esorta semplicemente: «Chi ha due tuniche,ne dia una a chi non ne ha». Il Precursore esorta perfino i pubblicani con parole misurate: «Non esigete nulla di più». Ai soldati dice «accontentatevi». Dopo aver ascoltato queste risposte del Battista potremmo cercare di aprire interiormente l’orecchio del nostro cuore per intuire – a partire dalla nostra situazione personale – quale tipo di segno può esprimere nella nostra vita la vicinanza del Regno di Dio. Possiamo chiederci quale tipo di nota particolare può assumere l’«amabilità» di cui parla l’apostolo nel tessuto concreto della nostra vita. Dalla dinamica che ritroviamo nel testo evangelico sembra risultare chiaro che l’amabilità può essere solo il frutto della serena accoglienza di una parola minima di conversione. Così minima da essere realmente possibile e veramente praticabile da ciascuno a partire dalla propria struttura e situazione concreta di vita. Eppure, questo minimo si inserisce nell’orizzonte più ampio e – indubbiamente più esigente – della manifestazione del Messia. Proprio il Messia come assicura Giovanni: «vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Tutto questo fuoco ci può spaventare solo se arrivassimo impreparati e – per certi aspetti – se non fossimo passati da questa prima fase che potremmo definire la preparazione dell’amabilità. Questo sentimento squisitamente umano ci permette di aprirci a esigenze sempre più forti che, inevitabilmente, l’incontro con il Signore e Cristo porta con sé. In ogni modo si comincia sempre con il poco! Le grandi cose devono sempre prendere avvio con il minimo che permette una fiducia e un’apertura crescenti e capaci di condurre, gradualmente, ben oltre il semplice «accontentatevi». Per esporsi al giudizio, al discernimento che esige ogni incontro autentico con il Signore Gesù e le esigenze del suo Vangelo è necessario sentire, prima di tutto e fondamentalmente, l’annuncio del profeta: «Il Signore ha revocato la tua condanna» e ancora «non lasciarti cadere le braccia» e tutto questo perché egli «ti rinnoverà con il suo amore». Solo un simile fuoco d’amore può permettere di passare attraverso il crogiuolo del battesimo di fuoco che è la conversione della vita. (don MichaelDavide Semeraro)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La celebrazione sacramentale della Penitenza, con la quale «il cristiano muore e risorge con Cristo e viene così rinnovato nel mistero pasquale» (RP 44), ci permette di recuperare lo stato iniziale e ci riporta alla grazia battesimale: è ritornare alla casa del Padre e rigodere di nuovo della sua condizione divina. Proprio per questo «il nostro Salvatore Gesù Cristo […] istituì nella sua Chiesa il sacramento della Penitenza, perché i fedeli caduti in peccato dopo il battesimo riavessero la grazia e si riconciliassero con Dio. “Acqua e lacrime non mancano alla Chiesa: l’acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza” [S. Ambrogio]» (RP, Premesse n. 2). Sempre nelle Premesse al Rito, viene proposta la validità e l’utilità del ricorso «assiduo e frequente» al sacramento anche per i peccati veniali come «un costante e rinnovato impegno di affinare la grazia del Battesimo» e «occasione e stimolo a conformarsi più intimamente a Cristo, e a rendersi sempre più docili alla voce dello Spirito» (Ibidem n. 7). Un terzo luogo liturgico, fortemente simbolico, quello della porta mette in evidenza un aspetto importante, seppure disatteso, nella prassi sacramentale della riconciliazione: il sacramento «come» e «in» un cammino di rinnovamento, e non semplicemente come un atto devozionale e a sé stante. (11– continua)