
Categoria: Vita di Comunità
Costanza Miriano all’oratorio il 6 settembre 2022
6 settembre 2022. Un importante evento all’oratorio di Massa Lombarda, in occasione della Festa della Ripresa. L’incontro con la nota giornalista e scrittrice COSTANZA MIRIANO
A causa della pioggia, l’incontro si è svolto sotto il tendone. Al pubblico intervenuto Costanza Miriano si è presentata e ha offerto la sua preziosa testimonianza personale di madre, di moglie e di giornalista. Una donna di fede che crede nei valori della famiglia, ancorata alla Chiesa e ai cinque pilastri fondamentali della vita cristiana: la Parola di Dio, la preghiera, la Confessione, l’Eucarestia, il digiuno. (questi sono i temi che sono trattati nel libro : “Si salvi chi vuole”). Costanza ha voluto inoltre raccontare come è nata l’esperienza del Monastero wifi, che da poche persone coinvolte si è arrivati a 3000 persone. Il prossimo incontro del monastero wifi si svolgerà a Roma in S.Pietro il 24 settembre.
Atto di consacrazione al cuore immacolato di Maria
O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.
Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!
Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.
Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.
Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.
Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.
Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.
Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.
Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.
Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.
Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.
Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.
Regina della pace, ottieni al mondo la pace.
Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.
Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.
Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.
Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.
Programma dal 5 al 13 marzo 2022
Letture: Deuteronomio 26,4-10 / Salmo 90 / Romani 10,8-13
Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.
Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13)
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 05 | 18.00 | + Brignani Adriano (Trigesima)
+ Beltrami, Cremonini e Azzolari |
Domenica 06 | 10.30 | + Amatulli Felice
+ Franco, Maria, Demo e Luigina + Balestri Franco, Dalle Vacche Enzo e Edgardo, Martini Elisa |
Lunedì 07 | 18.00 | + Liviano |
Martedì 08 | 8.00 | Deff. dimenticati nella preghiera
+ Baldrati Angelina |
Mercoledì 09 | ||
Giovedì 10 | 18.00 | + Pia Mazzetti |
Venerdì 11 | ||
Sabato 12 | 18.00 | + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando |
Domenica 13 | 10.30
18.00 |
+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno
+ Gino Monesi |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : C
Marzo 2022 |
Domenica 06
I di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 |
Mercoledì 09 | Ore 20.45 (S.Paolo) : Prove del “Coro S.- Paolo” |
Giovedì 10 | Ore 20.45 (canonica) : 5° Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio
Ore 21.00 (S. Maria in Fabriago) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni |
Venerdì 11
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)
Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 2a Stazione Quaresimale. Al termine Adorazione eucaristica fino alle ore 22.30 |
Domenica 13
II di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
1 – E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2022 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.
2 – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 25,31-46 | Mt 6,7-15 | Lc 11,29-32 | Mt 7,7-12 | Mt 5,20-26 | Mt 5,43-48 |
Vivere il Mistero- Già da cinque giorni – precisamene durante l’Eucaristia del mercoledì delle Ceneri – ci sono state annunziate le opere fondamentali della Quaresima. Il Lezionario di questa prima domenica alza la posta, perché indica che il cammino verso la Pasqua non è incentrato sulle nostre possibili prestazioni, ma su Cristo e sul rapporto con lui. Lui per primo ha vissuto, nel deserto, quaranta giorni di tentazione: è con lui, perciò, che siamo messi alla prova ed è con lui che giungiamo alla vittoria. Il ritornello del salmo responsoriale, infatti, recita: «Resta con noi, Signore, nell’ora della prova». Al centro dell’Eucaristia odierna sta Gesù tentato e, soprattutto, vincitore. Il suo itinerario comprende una pesante e ripetuta messa alla prova, ma anche segni sicuri di una debordante positività. Gesù arriva al deserto «pieno di Spirito Santo», e «guidato dallo Spirito», (Lc 4,7). Alla fine, avendo «esaurito ogni tentazione», il diavolo si allontana anche se ritornerà «al momento fissato». All’inizio della passione, infatti, il racconto riprenderà proprio questo filo affermando: «Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici. Ed egli andò a trattare con i capi dei sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo a loro». La tentazione, che ha luogo nel deserto ed è occasionata dalla fame, suggerisce a Gesù di utilizzare il suo essere figlio di Dio per trasformare le pietre in pane. Nel deserto Gesù si è lasciato mettere alla prova con generosità: messosi alla ricerca di Dio nella preghiera, non mangiò nulla. Quando, però, i quaranta giorni furono terminati «ebbe fame» (Lc 4,2). Si presentò allora pungente il limite umano: la nostra situazione apparve fino in fondo e Gesù fu tentato, proprio come noi, di scappare e di sfuggire la penosa fatica dell’essere uomo. Egli trovò però il coraggio di resistere in un versetto che sintetizza tutta la Bibbia: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”» (Lc 4,4). È vero che l’uomo cozza contro i propri limiti, ma è ancora più vero che egli non vive soltanto di pane: siamo destinati a un dialogo con Dio e a essere nutriti da questa relazione. Possiamo perciò affrontare i nostri limiti e superare, accettandola la nostra costituita debolezza. Per essere fedeli a un tale dialogo occorre, però, sfuggire ai surrogati. La pietra trasformata in pane, con un uso improprio della forza che viene da Dio, sarebbe un sostitutivo e chiuderebbe la decisa apertura verso Dio, impedendo la nostra vera crescita, espansiva e creativa al di là dei nostri limiti e paure. Nella seconda tentazione Gesù è liberato dallo spazio («Lo condusse in alto») e dal tempo («gli mostrò in un istante tutti i regni della terra») ed è portato in “alto”, in un luogo indefinito da cui si può vedere con spietatezza la verità di tanta grandiosità umana, supposta e supponente. Con iattanza, il demonio afferma che la gloria del potere appartiene a lui solo e lui può offrirla a chi vuole. Per avere tutto, basta adorarlo. Gesù, però, ricorda bene il comandamento dell’unicità di Dio e la sua applicazione all’adorazione. Aiutato dalla Parola di Dio nelle Scritture, egli risponde: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”» (Lc 4,8). Con questa adorazione unica, le realtà del mondo tornano alla loro verità. La terza tentazione è ancora più subdola: lo scenario è un «alto», questa volta creato dall’uomo, proprio nel suo desiderio di avvicinarsi a Dio: il diavolo «lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio». La tentazione, in questo luogo così religioso, si sviluppa come un vero duello biblico. Il demonio s’ingegna a copiare il metodo di Gesù, che fino a ora si è difeso con la Scrittura, e intreccia due passi biblici. Il racconto mostra così la necessità di un profondo discernimento della Parola di Dio, per incontrare in essa la vera «affermazione biblica». Solo la dichiarazione di Gesù – «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”» (Lc 4,12) – ha in sé davvero la Parola di Dio. Satana con le sue citazioni, invece, propone un vero e proprio abuso delle parole della Bibbia, «un’ermeneutica fondamentalistica, e senza vero cuore. Il racconto chiude con una nota di vittoria e, insieme, di realismo. Gesù ha superato la prova compiutamente, anche se resta un orizzonte più lontano – quello della passione, morte e risurrezione – in cui si ripeterà la tentazione e si giungerà alla definitiva resa dei conti. (don Ermenegildo Manicardi)
Programma dal 29 gennaio al 6 febbraio 2022
IV del T. Ordinario
30 gennaio 2022
n. XIII / 10
Letture: Geremia 1,4-5.17-19 / Salmo 70 / 1Corinzi 12,31.13,13
La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca (4,21-30)
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 29 | 18.00 | + Montesi Natale, Dovadola Mista e Guerra Iole |
Domenica 30 | 10.30
18.00 |
+ Pelliconi Antonio, Augusta e Furini Emilia
+ Edmondo ed Ebriana + Farolfi Luisa, Marcello, Valeria e Dante + Mazzella PietroPaolo |
Lunedì 31 | ||
Martedì 01 | 8.00 | Deff. fam. Baldrati |
Mercoledì 02 | 20.30 | + Preda Maria Teresa
+ Eleogivio e deff. fam. Tani |
Giovedì 03 | 18.00 | + Antonio |
Venerdì 04 | 8.00 | Secondo le intenzioni di Maria Teresa e per i defunti Ruffini Armanda , Dovadola Ivano e Monica |
Sabato 05 | 18.00 | + Fabbri Adamo
+ Cremon e Gherardi |
Domenica 06 | 10.30
18.00 |
+ Luciano e Deremo
+ Preti Giovannino e Costa Marisa |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : C
Gennaio – Febbraio 2022 |
Domenica 30
IV del T. Ordinario |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 |
Lunedì 31
S. Giovanni Bosco |
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai giovani |
Mercoledì 02
Presentazione del Signore |
Giornata della vita consacrata
Ore 20.30 (S. Paolo): S. Messa della festa con benedizione delle candele Unica S. Messa |
Venerdì 04 | Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti
Ore 8.30 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e recita del S. Rosario |
Domenica 06
V del T. Ordinario |
Festa parrocchiale della Pace
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.R. |
1 – E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2022 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mc 5,1-20 | Mc 5,21-43 | Lc 2,22-40 | Mc 6,7-13 | Mc 6,14-29 | Mc 6,30-34 |
Vivere il Mistero- La liturgia odierna continua e completa la proclamazione del racconto della venuta di Gesù a Nazareth. In questa seconda parte dell’episodio, «le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca» non provocano solo una sincera testimonianza, ma anche perplessità, disagio e, in definitiva, rifiuto. L’astio arriva al punto che si progetta di eliminare fisicamente questo scomodo profeta, precipitandolo dal ciglio del monte sul quale era costruita la loro città. Gesù pero, misteriosamente si sottrae a questo disegno mortale, anticipando in qualche modo non solo la situazione della passione, ma anche quella della risurrezione. I partecipanti all’eucarestia domenicale sono introdotti nella difficile situazione creatasi nella comparsa di Gesù a Nazareth, dal racconto della vocazione di Geremia, che descrive con nettezza la vocazione e la sorte del profeta. Egli è consacrato prima di uscire alla luce, perciò è chiamato a dire tutto ciò che Dio gli ordina senza spaventarsi di fronte alle più pesanti opposizioni. La lettura presa dall’apostolo Paolo è una composizione lucidissima, di solito definita come «Inno alla carità». Essa afferma anzitutto che le situazioni di incompletezza sono la norma del nostro tempo di scarsa visibilità spirituale «adesso noi vediamo in modo confuso». Sostiene però anche che la carità – nelle sue infinite sfaccettature e nella chiarezza della sua essenza – è l’unico strumento che, attraverso «la via più sublime», rende possibile raggiungere ciò che è veramente definitivo ed escatologico. L’atteggiamento con cui i concittadini rispondono alla manifestazione di sé, che Gesù ha fatto con le parole lette dal rotolo di Isaia, è davvero ambivalente. Da una parte, la sua dichiarazione «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21) è accolta con meraviglia e con favore, come «parole di grazia». Dall’altra parte però, le dichiarazioni di Gesù provocano anche opposizione verso di lui. Cosa vuole e chi crede di essere questo nostro conterraneo, che noi conosciamo molto bene come semplice figlio di Giuseppe? E inoltre: come si permette di trascurare la nostra realtà concreta? Lui, che è dei nostri, è andato a compiere esorcismi e guarigioni a Cafarnao. Le obiezioni a Gesù da parte dei concittadini è dunque duplice: lo criticano e vorrebbero banalizzarlo ma, al contempo, si lamentano perché non lascia che si sfruttino i suoi doni nella dimensione partigiana della loro piccola cerchia di villaggio. La grandezza di Gesù, poiché non è contenibile nelle piccole dimensioni di personaggi un po’meschini, è rifiutata con imbarazzo, mentre la difesa di Gesù scatena un’ira distruttrice contro di lui. Servendosi dell’adagio ironico «Medico cura te stesso» (Lc 4,23), il terapeuta che ha operato cose notevoli a Cafarnao smaschera e svela la meschinità degli interessi campanilistici con cui i suoi concittadini lo soffocano. Raccogliendo poi, in una specie di proverbio, una ripetuta esperienza profetica – «nessun profeta è bene accetto nella sua patria» (Lc 4,24) – Gesù spiega come ovvio il fatto di essere rifiutato con violenza nel villaggio dove è cresciuto. L’identificazione con un profeta, proposta da Gesù come chiave di accesso alla sua identità, gli permette un affondo e un allargamento. Continuando a parlare in un modo molto qualificato e solenne – «In verità io vi dico… Anzi, in verità io vi dico…» (Lc 4,24-25) – l’evangelizzatore dei poveri ricorda due grandi profeti antichi, Elia ed Eliseo, che hanno operato in Israele ma senza chiudersi alle genti. Gesù, che così volentieri cita i profeti cosiddetti scrittori – come ha fatto anche in questa venuta a Nazareth utilizzando il rotolo di Isaia -, si rapporta anche ai profeti operatori di miracoli. È proprio nella loro esperienza che egli legge un elemento di conflitto con «Israele». La vedova a Sarèpta di Sidòne e Naamàn il Siro sono i due simboli plastici che l’azione profetica non ha avuto paura di aprirsi alle genti. I profeti, pur inviati a Israele, hanno allargato la propria azione. In questo modo la piccola competitività tra i villaggi, Nazareth e Cafarnao, è dilatata a simboleggiare il tema, molto più ampio, di «Israele e le genti» come destinatari dell’azione dell’evangelizzatore, sostenuto dallo Spirito del Signore. Si può parlare altrettanto bene di universalità del messaggio e di «inclusivismo» nei rapporti: questa è la sfida ultima che Gesù lancia ai compaesani, ma non meno ai suoi, radunati a celebrare con lui l’Eucaristia domenicale. (don Ermenegildo Manicardi)
Programma dal 25 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022
Letture: 1Samuele 1,20-22.24-28 / Salmo 83 / 1Giovanni 3,1-2.21-24
Beato chi abita nella tua casa, Signore.
Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 25 | 18.00 | Vivi e deff. fam. Dovadola e Ruffini e parenti |
Domenica 26 | 8.30
10.30 |
Per quattro persone viventi
+ Stefano e Maria Baldini + Stefano Gattucci Per una famiglia che si affida alle nostre preghiere |
Lunedì 27 | 18.00 | + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda |
Martedì 28 | ||
Mercoledì 29 | 18.00 | + Montesi Natale |
Giovedì 30 | 18.00 | + Calandrino Angela (Trigesima) |
Venerdì 31 | ||
Sabato 01 | 10.30
18.00 |
|
Domenica 02 | 10.30 | + Rosa |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.
Anno : C
Dicembre – Gennaio 2022 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 26
Santa Famiglia |
Ss. Messe alle ore 8.30, 10.30 e 18.00 |
Lunedì 27
S. Giovanni ap. ed evangelista |
S. Messa ad orario feriale |
Martedì 28
Ss. Innocenti martiri |
S. Messa ad orario feriale |
Giovedì 30 | Ore 20.30 (S. Paolo) : Concerto Musica per Maria : “Mea Domina” promosso dall’associazione “don Orfeo Giacomelli” |
Venerdì 31 | Ss. Messe alle ore 8.00 e 18.00 (festiva) |
Sabato 01
Maria Ss.ma Madre di Dio |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00
Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e canto del “Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso Nota: La S. Messa delle 18.00 è della solennità odierna e non soddisfa il precetto festivo della domenica. |
Domenica 02
II dopo Natale |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 |
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Gv 20,2-8 | Mt 2,13-18 | Lc 2,22-35 | Lc 2,36-40 | Gv 1,1-18 | Lc 2,16-21 |
Vivere il Mistero- I figli – scrive X. Lacroix – hanno bisogno di una cosa sola: «crescere nel cerchio dell’amore di un uomo e di una donna». Di questo legame ha avuto bisogno anche Cristo Gesù. Il Figlio di Dio non ha chiesto solo un grembo per farsi carne, ma anche una famiglia per crescere, venire educato alla fede, e prepararsi alla vita. Certo, Maria e Giuseppe hanno offerto questo spazio, ma a loro volta hanno imparato a crescere nel ruolo di genitori. È quanto ci fa intuire il brano evangelico di questa domenica. Certo Maria e Giuseppe, come tanti genitori di ieri e di oggi, hanno cercato sempre di offrire il meglio di se stessi al proprio figlio; hanno forse lavorato anche a una immagine ideale di quel bambino che vedevano crescere. Un’immagine però lontana dalla realtà. E cosa accade quando si lavora troppo sull’ideale? Che prima o poi il figlio, che apprende e comprende, fa qualcosa di più: sorprende. Così facendo, si sottrae giustamente dall’immagine idealizzata dei genitori per assumere, nella consapevolezza della propria singolarità, il suo posto, quel posto che lo rende unico e irrepetibile. Ecco perché quando Maria ritrova Gesù nel Tempio, e lo rimprovera per il suo comportamento, egli replica: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). Qui Gesù manifesta una grande maturità: assume responsabilmente la sua autonomia dalla propria famiglia. La risposta di Gesù è bellissima e non ha nessun accento di impertinenza. Cerchiamo di capirla. Anzitutto Gesù parla del Padre suo, Interessante, per un duplice motivo: il primo è che queste sono le prime parole di Gesù riportate da Luca. La prima parola, se così possiamo dire, è il Padre. Se poi scorriamo il Vangelo, andando al cap. 23, troviamo che l’ultima parola di Gesù, prima di morire, è ancora il dolce appellativo di Padre (cf. Lc 23,34). Per Gesù, Dio è il Padre. Il Padre l’ha orientato in tutta la sua parabola esistenziale come origine e fine, come senso dei suoi giorni e delle sue opere. Il secondo motivo è dato dal fatto che Gesù, con questa risposta, vuole portare l’attenzione dei suoi genitori sulla fonte donde scaturisce ogni paternità (e maternità) in cielo e sulla terra. Questa fonte è Dio. Ma perché Gesù fa questo? Cosa vuol far loro capire? Un figlio non appartiene al padre e alla madre; ogni padre e madre non fanno il loro figlio. Possono solo riceverlo. Il padre lo riceve dalla moglie, dai misteriosi prolungamenti della sua unione con lei; la madre lo riceve da quella vita di cui non è l’origine e che, tuttavia, passa attraverso di lei. In questa luce i genitori arrivano a capire e sperimentare che la vita trasmessa ai figli viene da più lontano, da una sorgente più originaria rispetto a loro. «Voi– scriveva Kahlil Gibran – siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati lontano». Da chi? Dall’Arciere divino che «vede il bersaglio, sul sentiero infinito, e con la forza vi tende, affinché le frecce vadano rapide e lontane». Il brano del ritrovamento al Tempio ci offre un’immagine della Santa Famiglia reale, attraversata da preoccupazioni e angosce. Una famiglia simile alle nostre famiglie, ma con una forza particolare, quella delta fede. Quella fede, ed è per noi una consegna, che feconda la fatica del reciproco e perseverante accogliersi; che si apre a quel Dio e Padre che ha cura di noi e che illumina persino la notte del dolore. E questo fino al termine della nostra giornata, sulla soglia della quale P. Claudel notava: «Ho seminato frumento e l’ho mietuto e del pane che ho fatto i miei figli si sono comunicati. Ora ho finito…Vivo aspettando di attraversare il varco della morte e una gioia inesplicabile è in me». «Una gioia inesplicabile», e, aggiungerei, «paradossale» perché donare la vita è possibile solo morendo continuamente a ciò che crediamo di possedere: la nostra stessa vita. Sì, essere padre, madre, figlio, figlia è condividere una singolare solidarietà in quei necessari passaggi dalla morte alla vita che costruiscono la trama del nostro esodo in Dio. In conclusione, vogliamo soffermarci brevemente sul quinto comandamento del Decalogo che inizialmente prevede di onorare il padre e la madre e poi, in finale, fa un’aggiunta curiosa: «Affinché si prolunghino i tuoi giorni sulla terra» (Es 20,12), Il comandamento non obbliga in primis all’affetto verso i genitori ma al kabod, all’onore, al riconoscimento del loro essere padri e madri. Il Talmud poi suggerirà tutta una serie di atteggiamenti concreti quali: non occupare la loro sedia, non contraddirli pubblicamente, accudirli nella vecchiaia… e via di seguito. Onorare i genitori significa guardarli una seconda volta, avere nei loro confronti un secondo sguardo. Se il primo sguardo sulla realtà è quello del possesso, il secondo è quello del rispetto, in quanto la realtà che mi circonda non può essere solo ridotta al mio egoismo. Cosi verso i genitori: inizialmente sono visti come «oggetti» da desiderare o disprezzare poi però, con la maturità, devono essere visti per ciò che realmente sono con i loro pregi e con i loro difetti. Per cui si impara a essere, nonostante tutto, riconoscenti, in quanto si percepisce di essere stati introdotti nella vita gratuitamente. È evidente che un simile atteggiamento qualifichi la nostra vita. La promessa, a cui questo comandamento si riferisce, non è tanto legata a una vita biologicamente lunga, ma a una vita intensamente vissuta. Gesù, con Maria e Giuseppe a Nazareth, cresce in sapienza, età e grazia, impara il silenzio e la fatica del lavoro. (P. Sandro Carotta)
Programma dal 18 al 26 dicembre 2021
Letture: Michea 5,1-4a / Salmo 79 / Ebrei 10,5-10
Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 18 | 18.00 | + Messina Francesco e Giuseppina, Pera Maria e Francesco, Cirlingione Calogero |
Domenica 19 | 10.30
18.00 |
+ Claudio
+ Ferro Almerigo e Costantin Rina + Eugenio e Silvia Negroni e deff. della famiglia |
Lunedì 20 | 18.00 | + Dovadola Dario
+ Maria e Ilvano |
Martedì 21 | 8.00 | + Antonio
Deff. fam. Preti |
Mercoledì 22 | 18.00 | + Adriano Castelli |
Giovedì 23 | ||
Venerdì 24 | 22.30 | + Galanti Silla e Buldrini Natalino
+ Dovadola Monica + Franco, Maria, Demo e Luigi + Paolo Liverani + Pilani Enzo e Giulio e Ronchini Angiolina |
Sabato 25 | 8.00
10.30 18.00 |
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Domenica 26 | 10.30 | + Stefano e Maria Baldini
+ Stefano Gattucci Per una famiglia che si affida alle nostre preghiere |
Le Confessioni in prossimità del Natale:
Lunedì 20 : Ore 15.30 – 17.25
Martedì 21 : Ore 15.30 – 17.25 20.30 – 22.00
Giovedì 23 : Ore 15.30 – 17.25
Venerdì 24 : Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 17.25
Sabato 25 Ore 9.15 – 10.15
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )
(anticipato alle 16.55 nei giorni della novena)
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.
Anno : C
Dicembre 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 19
IV di Avvento |
S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la quarta candela di avvento. Al termine benedizione delle statuine di Gesù Bambino Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale. |
Lunedì 20 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Martedì 21 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Mercoledì 22 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Giovedì 23 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 20.45 (S. Paolo) : ”Adoriamo” Serata di musica e preghiera |
Venerdì 24 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 22.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne della Notte |
Sabato 25Natale del Signore | S. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.00 |
Domenica 26Santa Famiglia | S. Messe alle ore 8.30, 10.30 e 18.00 |
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Lc 1,26-38 | Lc 1,39-45 | Lc 1,46-55 | Lc 1,57-66 | Lc 1,67-79 | Gv 1,11-18 |
Vivere il Mistero- Siamo ormai giunti alla vigilia del Natale: Dio entra nel tempo e nella storia. Entra in una città, Betlemme, secondo le promesse (cf. prima lettura). Entra nel grembo di una donna, Maria (cf. Vangelo), assume un corpo e un volto (seconda lettura). Assumendo un corpo, il Cristo entra in una duplice relazione: con l’umanità e con Dio. Verso Dio è una relazione caratterizzata dall’obbedienza: «Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7); verso l’umanità è una relazione caratterizzata dalla solidarietà: «Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2,17). Lc 2,21 ci ricorda, inoltre, che il corpo di Gesù è un corpo circonciso. Questo aspetto collega la sua corporeità alla Storia della salvezza, facendone, attraverso questo rito, un segno dell’Alleanza. Difatti, la circoncisione «fa del corpo umano una superficie di scrittura, e questa scrittura è memoria perenne dell’appartenenza al popolo santo» (L. Manicardi). L’Alleanza è ben più di un patto; nella sua natura profonda è un progetto di condivisione e di vita, l’incarnazione è il culmen di questa condivisione divina, che mirabilmente Gesù vive in se stesso, nell’unità perfetta della sua natura umana e divina. Ma in questa Alleanza egli è venuto a introdurre tutta l’umanità, che ne sia cosciente o no. Gesù cresce, matura, diviene all’interno delle relazioni; in queste relazioni egli immette una quantità fondamentale: l’amore. Per cui, il suo corpo, la sua umanità sono il luogo della sua donazione. Questa donazione caratterizza la sua venuta nel mondo: «Entrando ne! mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto…”» (Eb 10,5) e rimane come memoriale prima della sua dipartita da questo mondo «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24). Il Cristo non si appartiene e vive una dinamica di espropriazione di sé che trova il suo momento apice nella morte e risurrezione. In altre parole, Gesù assume la logica del dono come verità del suo essere uomo. Questo dono, fatto sacramento, si rinnova in ogni celebrazione eucaristica. Al riguardo trovo significativo un versetto di Ungaretti, nella lirica «Mio fiume anche tu» dove il poeta, rivolto a Cristo, afferma: «Fratello che t’immoli perennemente per riedificare umanamente l’uomo». Cos’è l’Eucaristia? II dono del corpo immolato del Salvatore, del fratello, il quale nell’atto della sua offerta riedifica umanamente l’uomo. L’ Eucaristia. cristificandoci, ci umanizza. Il testo di Eb 10 ci fa capire che per Gesù il corpo è dono del Padre. Cosa significa? Che per Gesù il corpo non opacizza Dio; di più, la carne è deifera. Non solo: Gesù, accogliendo il suo corpo, ha accolto la prima parola che il Padre gli rivolgeva. Ha scritto Giovanni Paolo II: «Il corpo rivela l’uomo, esprime la persona ed è, perciò, il primo messaggio di Dio all’uomo stesso, quasi una specie di primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall’eternità» (Orien. Educ. Sull’amore umano,24). Per cui Gesù ha imparato ad ascoltare il proprio corpo, ad accoglierlo come una parola del Padre. Una prova? Il fatto che Gesù fosse in ascolto dei corpi del suo prossimo: corpi sofferenti, provati, limitati, abbandonati al male. L’ascolto di sé l’ha condotto a saper ascoltare il prossimo e ad agire con misericordia, consolazione e perdono. Gesù sanava l’uomo nella sua totalità. Questa cura dell’umano al difuori di sé sarebbe stata impossibile senza una cura dell’umano in sé, senza la consapevolezza che il corpo è tempio della presenza di Dio, che il corpo è una Parola di Dio. Il corpo come fine dell’agire di Dio. Ha scritto il teologo F. Oetinger che il fine di tutto l’agire di Dio è la corporeità. Al di là di chi ancora si ostina a dire che il cristianesimo nega la corporeità, si può notare come la Storia della salvezza altro non sia che il progressivo tendere di Dio alla corporeità. Giovanni, nel Prologo teologico, che sentiremo risuonare nel tempo di Natate, afferma che questa tensione si è compiuta: «Il Logos si è fatto carne» [sarx], ( Gv 1,14). L’Incarnazione, dato che non dobbiamo mai dimenticare, non è restringibile però solo al momento della nascita di Gesù, ma in tutta la sua parabola esistenziale, in tutta la storia del suo corpo. Gesù è stato concepito per opera detto Spirito, è cresciuto come feto nel grembo di Maria, sua madre, ha avuto un corpo di bambino, fanciullo, adolescente fino a divenire uomo sia fisicamente sia psichicamente. Quel corpo, come sappiamo, è stato infine torturato, messo a morte ed è risorto per la potenza del Padre. Il corpo glorificato è, perciò, la speranza del mondo. Sì, da quell’ora il male, che devasta mente e cuore, che distrugge le relazioni e rende nemici i fratelli, è stato vinto per sempre. (P. Sandro Carotta)