Programma dal 18 al 26 dicembre 2021

Letture: Michea 5,1-4a / Salmo 79 / Ebrei 10,5-10

Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 18 18.00 + Messina Francesco e Giuseppina, Pera Maria e Francesco, Cirlingione Calogero
Domenica 19 10.30

18.00

+ Claudio

+ Ferro Almerigo e Costantin Rina

+ Eugenio e Silvia Negroni e deff. della famiglia

Lunedì 20 18.00 + Dovadola Dario

+ Maria e Ilvano

Martedì 21 8.00 + Antonio

Deff. fam. Preti

Mercoledì 22 18.00 + Adriano Castelli
Giovedì 23
Venerdì 24 22.30 + Galanti Silla e Buldrini Natalino

+ Dovadola Monica

+ Franco, Maria, Demo e Luigi

+ Paolo Liverani

+ Pilani Enzo e Giulio e Ronchini Angiolina

Sabato 25 8.00

10.30

18.00

  • + Castelli Bruno, Bianconi Velalma, Caroli Ugo e Liverani Iolanda
  • Deff. fam. Masini Cesare e Raffaella e cg. Magnavacchi Umberto e Luigia, Bartolini Permo e figlio Luca
  • Vivi e deff. fam. Dovadola e Ruffini e parenti
Domenica 26 10.30 + Stefano e Maria Baldini

+ Stefano Gattucci

Per una famiglia che si affida alle nostre preghiere

Le Confessioni in prossimità del Natale:

Lunedì 20 : Ore 15.30 – 17.25
Martedì 21 : Ore 15.30 – 17.25 20.30 – 22.00
Giovedì 23 : Ore 15.30 – 17.25
Venerdì 24 : Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 17.25
Sabato 25 Ore 9.15 – 10.15

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )

(anticipato alle 16.55 nei giorni della novena)

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.

Anno : C

Dicembre 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19

IV di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la quarta candela di avvento.

Al termine benedizione delle statuine di Gesù Bambino

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale.

Lunedì 20 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Martedì 21 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Mercoledì 22 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Giovedì 23 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 20.45 (S. Paolo) : ”Adoriamo” Serata di musica e preghiera
Venerdì 24 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 22.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne della Notte
Sabato 25Natale del Signore S. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.00
Domenica 26Santa Famiglia S. Messe alle ore 8.30, 10.30 e 18.00
Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 1,26-38 Lc 1,39-45 Lc 1,46-55 Lc 1,57-66 Lc 1,67-79 Gv 1,11-18

Vivere il Mistero- Siamo ormai giunti alla vigilia del Natale: Dio entra nel tempo e nella storia. Entra in una città, Betlemme, secondo le promesse (cf. prima lettura). Entra nel grembo di una donna, Maria (cf. Vangelo), assume un corpo e un volto (seconda lettura). Assumendo un corpo, il Cristo entra in una duplice relazione: con l’umanità e con Dio. Verso Dio è una relazione caratterizzata dall’obbedienza: «Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7); verso l’umanità è una relazione caratterizzata dalla solidarietà: «Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2,17). Lc 2,21 ci ricorda, inoltre, che il corpo di Gesù è un corpo circonciso. Questo aspetto collega la sua corporeità alla Storia della salvezza, facendone, attraverso questo rito, un segno dell’Alleanza. Difatti, la circoncisione «fa del corpo umano una superficie di scrittura, e questa scrittura è memoria perenne dell’appartenenza al popolo santo» (L. Manicardi). L’Alleanza è ben più di un patto; nella sua natura profonda è un progetto di condivisione e di vita, l’incarnazione è il culmen di questa condivisione divina, che mirabilmente Gesù vive in se stesso, nell’unità perfetta della sua natura umana e divina. Ma in questa Alleanza egli è venuto a introdurre tutta l’umanità, che ne sia cosciente o no. Gesù cresce, matura, diviene all’interno delle relazioni; in queste relazioni egli immette una quantità fondamentale: l’amore. Per cui, il suo corpo, la sua umanità sono il luogo della sua donazione. Questa donazione caratterizza la sua venuta nel mondo: «Entrando ne! mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto…”» (Eb 10,5) e rimane come memoriale prima della sua dipartita da questo mondo «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24). Il Cristo non si appartiene e vive una dinamica di espropriazione di sé che trova il suo momento apice nella morte e risurrezione. In altre parole, Gesù assume la logica del dono come verità del suo essere uomo. Questo dono, fatto sacramento, si rinnova in ogni celebrazione eucaristica. Al riguardo trovo significativo un versetto di Ungaretti, nella lirica «Mio fiume anche tu» dove il poeta, rivolto a Cristo, afferma: «Fratello che t’immoli perennemente per riedificare umanamente l’uomo». Cos’è l’Eucaristia? II dono del corpo immolato del Salvatore, del fratello, il quale nell’atto della sua offerta riedifica umanamente l’uomo. L’ Eucaristia. cristificandoci, ci umanizza. Il testo di Eb 10 ci fa capire che per Gesù il corpo è dono del Padre. Cosa significa? Che per Gesù il corpo non opacizza Dio; di più, la carne è deifera. Non solo: Gesù, accogliendo il suo corpo, ha accolto la prima parola che il Padre gli rivolgeva. Ha scritto Giovanni Paolo II: «Il corpo rivela l’uomo, esprime la persona ed è, perciò, il primo messaggio di Dio all’uomo stesso, quasi una specie di primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall’eternità» (Orien. Educ. Sull’amore umano,24). Per cui Gesù ha imparato ad ascoltare il proprio corpo, ad accoglierlo come una parola del Padre. Una prova? Il fatto che Gesù fosse in ascolto dei corpi del suo prossimo: corpi sofferenti, provati, limitati, abbandonati al male. L’ascolto di sé l’ha condotto a saper ascoltare il prossimo e ad agire con misericordia, consolazione e perdono. Gesù sanava l’uomo nella sua totalità. Questa cura dell’umano al difuori di sé sarebbe stata impossibile senza una cura dell’umano in sé, senza la consapevolezza che il corpo è tempio della presenza di Dio, che il corpo è una Parola di Dio. Il corpo come fine dell’agire di Dio. Ha scritto il teologo F. Oetinger che il fine di tutto l’agire di Dio è la corporeità. Al di là di chi ancora si ostina a dire che il cristianesimo nega la corporeità, si può notare come la Storia della salvezza altro non sia che il progressivo tendere di Dio alla corporeità. Giovanni, nel Prologo teologico, che sentiremo risuonare nel tempo di Natate, afferma che questa tensione si è compiuta: «Il Logos si è fatto carne» [sarx], ( Gv 1,14). L’Incarnazione, dato che non dobbiamo mai dimenticare, non è restringibile però solo al momento della nascita di Gesù, ma in tutta la sua parabola esistenziale, in tutta la storia del suo corpo. Gesù è stato concepito per opera detto Spirito, è cresciuto come feto nel grembo di Maria, sua madre, ha avuto un corpo di bambino, fanciullo, adolescente fino a divenire uomo sia fisicamente sia psichicamente. Quel corpo, come sappiamo, è stato infine torturato, messo a morte ed è risorto per la potenza del Padre. Il corpo glorificato è, perciò, la speranza del mondo. Sì, da quell’ora il male, che devasta mente e cuore, che distrugge le relazioni e rende nemici i fratelli, è stato vinto per sempre. (P. Sandro Carotta)

Natale 2021: tornare bambini per accoglierLo Bambino

Editoriale Il Nostro S.Paolo dicembre 2021

don Pietro Marchetti, parroco

Noi viviamo in una nazione dove si diventa sempre più anziani e dove ci sono  sempre meno bambini, non solo nei numeri anagrafici, ma anche nel cuore. Per questo Dio ci chiede di “tornare bambini”  e di accoglierLo Bambino.

Tornare bambini: loro non si stancano mai di cercare, non smettono di sperare, hanno lo sguardo limpido del cielo, vasto e profondo come l’oceano. Per loro la realtà è sempre “scoperta” e “meraviglia”, l’avventura è il modo di stare al mondo, il gioco è festa quotidiana di libertà, la fiducia è il segreto della loro energia. Non parlo di un bambino perfetto: lo siamo stati tutti e sappiamo dei nostri egoismi, dei capricci, dell’agire istintivo, piccoli peccati che hanno segnato la nostra vita. I bambini sono piccoli, indifesi, bisognosi di tutto, eppure sempre aperti alla vita, alle cose, agli altri, sempre con le porte e le finestre spalancate sul mondo senza muri. Quell’essere creatura, quell’essere figlio gli basta perché il bimbo è felice di esserlo e non chiede altro che amare ed essere amato. Solo Gesù indica questa strada “Se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli “ (Mt.18,3).

La salvezza passa attraverso i bambini per la loro fiducia totale che è consegnare la propria vita nelle mani e nel cuore e nella mente della loro mamma e del loro papà. La salvezza passa per quell’attesa piena di speranza che segna il tempo della crescita; la salvezza passa attraverso il loro sguardo pieno di stupore e meraviglia rispetto a se stessi, agli altri e al mondo. La salvezza passa attraverso la sete di conoscenza: una curiosità fatta di domande a partire da quella decisiva: la domanda di bene, di bello e di vero che è l’impronta del Creatore nelle loro  anime. La salvezza passa attraverso la libertà dei bambini che è lo spazio e il tempo del gioco, la possibilità di creare mondi fantastici in cui ritrovano se stessi e gli altri. Solo l’orgoglio dell’uomo lo ha portato a pensare di poter passare da figlio a creatore: il peccato originale è il rifiuto del dono più grande: essere figli. Per questo avviene l’impensabile: Dio si fa figlio. Accogliere quindi Gesù nel Natale, vuol dire ritrovare il nostro essere figli, in quel bambino  che ci ricorda di non smettere mai di essere bambini. E se anche non lo siamo più anagraficamente, chiediamo al Signore di poterlo essere nel cuore, conservando quello stupore per il bello, il buono e il vero. Auguri di un Buon e Santo Natale, quel Gesù che nasce a Betlemme sotto Augusto, non è una favola, è storia, ma a differenza di tutte le altre storie, Egli si fa Salvezza: oggi come allora quel Bambino nasce per noi.    

E auguri di un Buon Anno 2022. 

Don Pietro parroco.

Programma dal 11 al 19 dicembre 2021

Letture: Sofonia 3,14-17 / Salmo da Isaia 12,2-6 / Filippesi 4,4-7

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 11
Domenica 12 10.30

18.00

+ Mondini Alfredo e Luigi

+ Angelo e Maria Luisa e deff. delle fam. Mazzotti e Sangiorgi – Capucci Armando

+ Tozzola Angelo (Trigesima)

Deff. fam. Franti Goffredo e fam. Pietrantoni

Lunedì 13 10.30

18.00

+ Antonio

+ Orlacchio Angelina e Luisi Giovanni

+ Francesco Buttelli (anniv.)

+ Guardigli Lucia

Martedì 14
Mercoledì 15 18.00 + Vittorio Ricci
Giovedì 16 18.00 + Rossella
Venerdì 17
Sabato 18
Domenica 19 10.30 + Claudio

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )

(anticipato alle 16.55 nei giorni della novena)

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : C

Dicembre 2021

Domenica 12

III di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la terza candela di avvento.

Lunedì 13

S. Lucia

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00
Martedì 14 Ore 20.30 (canonica) : Incontro dei moderatori in preparazione al Sinodo della Chiesa universale
Giovedì 16 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.30 (canonica) : Incontro dei moderatori in preparazione al Sinodo della Chiesa universale

Venerdì 17 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale e Adorazione eucaristica
Sabato 18 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Domenica 19

IV di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la quarta candela di avvento.

Al termine benedizione delle statuine di Gesù Bambino

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 21,23-27 Mt 21,28-32 Lc 7,19-23 Lc 7,24-30 Mt 1,1-17 Mt 1,18-24

Vivere il Mistero- Anche questa domenica è caratterizzata dalla gioia. La colletta iniziale chiede a Dio una rinnovata esultanza per celebrare con fede e amore l’ormai imminente Natale del Signore, nel quale Dio rinnova la sua salvezza. La gioia nasce dalla vicinanza del Signore; di più, il Signore è in mezzo a noi. Questa presenza però è esigente: non solo conforta ma anche stimola a operare verso il prossimo con giustizia. La predicazione del Battista ottiene i primi frutti: varie categorie sociali – gente comune, pubblicani, soldati – interpellano l’uomo di Dio sul da farsi. Giovanni non risponde in modo univoco ma differenziato, a partire dagli interlocutori. Alle folle parla di condivisione e solidarietà’: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3,11). Ai pubblicani, che avevano un compito legato al denaro, la risposta è in chiave di giustizia fiscale: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato» (Lc 3,13). Infine ai soldati, il Battista chiede rispetto e onestà: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuna: accontentatevi delle vostre paghe» (Lc 3,14). La medesima domanda Luca la ripresenta in At 2,37. Qui non è più il Battista a essere interrogato, ma Simon Pietro. La risposta di Pietro è più generale; egli invita a immergersi, attraverso il battesimo, in Cristo. La conversione in questo caso è un’immersione nel mistero di Dio. Questa è la via della salvezza offerta all’umanità. La folla che circonda il Battista non ha solo domande ma anche attese; una in particolare, quella del Messia. La gente, sentita la predicazione del Battista, pensa che sia lui il Cristo. Ma egli subito smentisce: «no, non sono io». E allora come si definisce, qual è il suo ruolo? Giovanni Battista afferma di amministrare un battesimo di penitenza; ma ben superiore sarà il battesimo del Messia, in quanto battezzerà nello Spirito. Ma c’è un altro elemento da evidenziare: Giovanni asserisce che lui non è degno di sciogliere i legacci dei sandali del Messia. Così dicendo egli riconosce la superiorità di Gesù; non solo, l’espressione potrebbe forse alludere anche alla legge del levirato, propria del diritto matrimoniale ebraico. Giovanni sa bene che la Sposa (Israele) appartiene all’unico Sposo (il Messia). II Battista e Gesù non sono perciò sullo stesso piano. La differenza tra Gesù e il Battista verte soprattutto sulla modalità dell’annuncio della salvezza. Per Giovanni sul popolo incombe il giudizio e il castigo: il Messia giungerà con il ventilabro in mano, con la scure posta alla radice degli alberi. Di qui l’urgenza della conversione. Ma a Giovanni verranno riportate le scelte pastorali di Gesù, il quale siede a mensa con i peccatori e frequenta i pubblicani e le prostitute. Non tutto coincide con quanto il Battista aveva predicato. Dov’è allora il Messia che avrebbe ristabilito la giustizia punendo i colpevoli e i peccatori? La prassi di Gesù metterà in crisi Giovanni (cf. Mt 11,3); questa crisi sarà poi superata quando Gesù gli risponderà rivelandogli il compimento delle Scritture e i segni del Regno che egli stesso aveva annunciato (cf. Mt ll,6). Il breve brano paolino, che costituisce anche il canto d’ingresso di questa domenica chiamata Gaudete, è un forte invito alla gioia che si rinnova ancora una volta. Donde nasce la gioia cristiana? Da una consapevolezza: il Signore è presente tra di noi, in mezzo a noi eppure, allo stesso istante, lo aspettiamo, ne desideriamo la rivelazione piena e definitiva. Questa gioia plasma il volto e l’atteggiamento del cristiano in quanto diviene affabilità (gentilezza) verso tutti. Ma non solo. La gioia che viene dallo Spirito porta a un superamento dell’ansietà legata ai problemi che la vita quotidianamente presenta. Per questo Paolo esorta anche alla preghiera. Una preghiera che deve caratterizzarsi per l’azione di grazie, e la supplica. Solo cosi il cristiano passa dall’ansia alla pace (v 7). L’abbiamo capito: la gioia cristiana non è euforia ma nasce dalla consapevolezza di una presenza, quella del Signore, che accompagna giorno per giorno il nostro cammino. Certo è una gioia non ancora compiuta, ma questo non significa che sia meno intensa; è una gioia che alimenta la speranza e la sostiene. Una gioia che diviene testimonianza tra i fratelli della fedeltà del nostro Dio. Al riguardo, anche l’austera figura del Battista, che domina la liturgia odierna, ha qualcosa da dirci. Egli ha avuto il coraggio di rompere con la corruzione del suo tempo, di denunciare la perversione del potere. Questa coerenza l’ha portato al carcere e alla morte. Prima ancora, nel deserto, ha vissuto la dura ascesi dell’essenziale, e davanti al Cristo da lui riconosciuto come Messia, si è ritirato, consapevole di aver fatto la sua parte. Austerità, sacrificio, amore della verità, ricerca di Dio, sono anche per noi l’humus da offrire al seme del Vangelo affinché possa germogliare in noi una messe di gioia. (P. Sandro Carotta)

Programma dal 4 al 12 dicembre 2021

Letture: Baruc 5,1-9 / Salmo 125 / Filippesi 1,4-6.8-11

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Dal Vangelo secondo Luca (3,1-6)

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.

Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:

«Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 04 18.00 + Ruffini Armanda e Dovadola Ivano

+ Nicola Gorilla, Ivone Marino e Ismini Mingardo

Domenica 05 10.30

18.00

Deff. fam. Ghetti e Valenti

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

+ Cg. Sabatino e Margherita

Lunedì 06 18.00 + Palcera Addolorata
Martedì 07
Mercoledì 08 10.30

18.00

+ Ruffini Armanda e Dovadola Ivano

+ Benfenati Brignani Maria

+ Ravaglia Domenico e Costa Paolina

Giovanni e Gaia (viventi)

Giovedì 09
Venerdì 10 8.00 Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni
Sabato 11
Domenica 12 10.30 + Mondini Alfredo e Luigi

+ Angelo e Maria Luisa e deff. delle fam. Mazzotti e Sangiorgi – Capucci Armando

+ Tozzola Angelo (Trigesima)

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Programma dal 27 novembre al 5 dicembre 2021

Letture: Geremia 33,14-16 / Salmo 24 / 1Tessalonicesi 3,12-4,2

A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Dal Vangelo secondo Luca (21,25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 27 18.00 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda

+ Cavaliere Gina e Chieregatto Mario

+ Baldini Norberto, Luigi e Ines

+ Mongardi Ettore e Angela e Mongardi Maria, Emidio e fam.

Domenica 28 10.30

18.00

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Teresa e Quinto Pilani

+ Liverani Paolo

+ Ghiselli Maria ved. Farneti

Lunedì 29 18.00 + Montesi Natale
Martedì 30
Mercoledì 01
Giovedì 02
Venerdì 03 8.00 + Preda Maria Teresa
Sabato 04 18.00 + Ruffini Armanda e Dovadola Ivano
Domenica 05 10.30

18.00

Deff. fam. Ghetti e Valenti

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )

(anticipato alle 16.55 nei giorni della novena)

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.

Anno : C

Novembre – Dicembre 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 28

I di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.

Lunedì 29 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Martedì 30

S. Andrea Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Mercoledì 01 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Ore 20.45 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 02 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Venerdì 03 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.30 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Sabato 04 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Domenica 05

II di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la seconda candela di avvento.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 8,5-11 Mt 4,18-22 Mt 15,29-37 Mt 7,21.24-27 Mt 9,27-31 Mt 9,35-38-10,1.6-8

Vivere il Mistero- Con questa domenica si apre davanti a noi il tempo di Avvento dove approfondiremo la nostra chiamata escatologica. L’Avvento, ormai dovrebbe essere assodato, non è il tempo liturgico che ci prepara al Natale. Il Natale è commemoratio; se celebriamo il Natale è perché questo evento storico – centrale per la nostra fede – è il fondamento della venuta ultima e gloriosa del Cristo. Questa venuta va attesa, invocata e sperata ardentemente. Non è un caso che l’ultimo libro della rivelazione si concluda con il celebre «Maràna tha» ovvero: «Vieni, Signore!» (cf . Ap 22,20). Prima di entrare nei testi che oggi la liturgia ci propone, richiamiamo brevemente le 4 venute di Cristo. C’è una venuta storica, quando il Verbo di Dio si è fatto carne. Ma c’è anche una venuta fondazionale. Dopo la Pasqua, quando si presenta ai discepoli, il Risorto fonda la sua Chiesa. Giovanni parla anche di una venuta abituale, perché di otto giorni in otto giorni il Signore si manifesta tra i suoi (ogni otto giorni la Chiesa celebra l’Eucaristia). Infine abbiamo la venuta escatologica alla fine dei tempi. La rivelazione evidenzia continuamente il carattere escatologico della vita cristiana ma aiuta anche a vivere, senza fughe, l’attesa del Signore. In primis bisogna saper attendere vivendo con pietà, giustizia e verità in questo mondo. Questa attesa dev’essere sostanziata dall’amore e non nella paura, dalla pazienza e nella veglia. E questo per presentarsi al Signore immacolati, sinceri e irreprensibili. Anche quando tutto sembra compromesso, quando il peccato sembra che sigilli una spaccatura insanabile, Dio non cessa di infondere speranza a Israele con la promessa di un Messia. Uno dei nomi con il quale è chiamato è Germoglio (tsemàch). Nell’Antico Testamento compare 5 volte come nome proprio e mette in evidenza un aspetto sempre diverso. Per Ger 33,14-16 il Germoglio è assicurato al re Davide e alla sua discendenza. In Zc 3,8, il Germoglio assumerà i tratti del Servo, mentre in 6,12 quelli di un uomo. Per Is 4,2 il Germoglio viene da Dio, mentre, ancora in Ger 23,3-6, è visto come Pastore-Capo. Il Germoglio è visto come re, Servo, uomo, Dio e capo. Se noi apriamo i Vangeli vediamo che questi cinque titoli sono applicati a Gesù. Sarà Matteo a parlarci di Gesù come re. Per Marco, invece, Gesù è il Servo. Luca presenterà Gesù come discendente da Adamo, Giovanni come Kyrios e Dio, mentre in At 5,3 Gesù è il capo, il fondamento della Chiesa nascente. In Gesù trova perciò compimento la Parola di Dio: egli sintetizza tutti gli aspetti del Messia/Germoglio, attestando che Dio non mente, ma che tutte le promesse sono divenute «si» nella sua persona e nella sua vita (cf. 1 Cor 1,20). Per questo sale a Dio, dirà Paolo, il nostro «amen». Paolo afferma che il Signore verrà nella sua gloria assieme a tutti i suoi santi. Gesù perciò è il Veniente, colui dopo il quale non c’è da attendere più nessuno. Possiamo anche dire, in questo orizzonte, che Cristo è il futuro dell’uomo. La sua venuta, nota S. Palumbieri, «si attua come estensione nel tempo e interiorizzazione nel cuore del mondo, per potenziare l’opera compiuta nel suo primo avvento». Prima della venuta ultima, la storia è, per certi aspetti, attraversata da fremiti divini «che segnano senza posa gli avventi intrastorici di Dio». Il cristiano deve perciò saper discernere questi «avventi intrastorici» di Dio, che chiama continuamente l’uomo a sé, alla sua alleanza. Per questo deve vigilare, attendere, in serena protensione verso l’arrivo del suo Signore. Senza nessuna fuga dal presente, il cristiano diviene responsabile dei suoi fratelli in umanità, capace di vegliare sugli altri uomini affinché su tutti regni la signoria liberante di Cristo. Per questo sa avere una parola profetica, che non condanna l’uomo ma denuncia con forza i suoi idoli. Certo, questo comporta una resistenza per non lasciarsi trascinare nelle seducenti logiche mondane. Il Vangelo odierno ci parla, infine, del Figlio dell’uomo. Questa espressione o, se vogliamo, questo titolo cristologico ricorre spesso sulle labbra di Gesù, che però lo utilizza sempre alla terza persona e quindi mai come esplicita autodefinizione. Nell’Antico Testamento, il Figlio dell’uomo ha due connotazioni: per Ezechiele è sinonimo di solidarietà. Il profeta (denominato Figlio dell’uomo) è, infatti, chiamato da Dio a essere solidale con i suoi fratelli. Il termine torna più di 90 volte in questo libro. In Daniele, invece, ha più una connotazione collettiva ed è un’allegoria di Israele. Nei Vangeli ricorre in testi escatologici. Per Gesù, questa figura rappresenta il Giusto sofferente, che sarà da Dio glorificato. In una parola: Gesù integra la figura del Figlio dell’uomo con aspetti legati alla sofferenza. Nel nostro brano, Gesù esplicita ulteriormente dicendo che il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e verrà come giudice. L’evangelista Luca mette in guardia i suoi lettori: non è importante sapere quando Cristo ritornerà, quando avverrà la fine di questo mondo. Ciò che si richiede è uno spirito di vigilanza e di perseverante preghiera. Non è tutto: la storia non bisogna fuggirla con pretese escatologiche. Dio è presente nell’oggi del credente e feconda il suo cammino verso la pienezza. Diremo di più: il vero credente è colui che sperimenta l’ineffabile nel quotidiano, tanto che la storia e la creazione divengono un «santuario senza pareti» (A. Heschel). Ecco la gioia dell’Avvento. (P. Sandro Carotta)

Programma dal 20 al 28 novembre 2021

Letture: Deuteronomio 7,13-14 / Salmo 92 / Apocalisse 1,5-8

Il Signore regna, si riveste di splendore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (18,33b-37)
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 20 18.00 + Joia Anna e Maria
Domenica 21 10.30

18.00

+ Deremo Luciana

+ Antonio

Vivi e defunto della fam. Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e parenti

+ Ranieri Giuseppe

Lunedì 22 18.00 + Castelli Adriano
Martedì 23 8.00 + Parrottino Filomena
Mercoledì 24 18.00 + Dovadola Monica
Giovedì 25 18.00 + Rita e Elmore e deff. fam. Gattucci – Ballelli
Venerdì 26 8.00 + Moroni Marcello
Sabato 27 18.00 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda

+ Cavaliere Gina e Chieregatto Mario

+ Baldini Norberto, Luigi e Ines

Domenica 28 10.30

18.00

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Liverani Paolo

+ Ghiselli Maria ved. Farneti

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario )

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B – C

Novembre 2021

Domenica 21

N.S. Gesù Cristo

Re dell’universo

Festa parrocchiale del Ringraziamento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Mercoledì 24 Ore 20.45 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 26 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica 28

I di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 21,1-4 Lc 21,5-11 Lc 21,12-19 Lc 21,20-28 Lc 21,29-33 Lc 21,34-36

Vivere il Mistero- Oggi celebriamo la solennità di Cristo Re dell’universo; la Chiesa guarda al suo Signore e scopre che la sua regalità non è secondo la logica di questo mondo. Gesù, come re, non si impone e non impone nulla. Egli è il testimone della verità di Dio e dell’uomo e propone a ogni uomo di percorrere la via regale del servizio. Il brano evangelico pone a confronto due concezioni del potere: Pilato e Gesù. Per capire tutta la novità cristiana bisogna soffermarsi inizialmente su Pilato. Le fonti storiche ce lo descrivono come un uomo frustrato. Aveva pensato di far carriera sposandosi con Claudia Procula, figliastra dell’imperatore Tiberio, ma si trovava ormai da quasi dieci anni in Galilea, lontano quindi da Roma, il centro di potere. Filone lo descrive come un uomo duro e ostinato, che nutriva un forte disprezzo verso i Giudei, tanto da depredarne i tesori del Tempio per costruire un acquedotto. È evidente che una simile leadership provocasse forti reazioni, sempre soffocate con violenza. Fu destituito da Vitelio dopo l’ennesima ingiustizia e rientrò definitivamente a Roma. Il re Agrippa così riassumerà a Caligola le sue malefatte: «Corruzione, violenza, ruberie, oppressione, umiliazione, continue esecuzioni senza processo e sconfinata, intollerabile crudeltà». Quando Pilato si trova presso Gesù rimane spiazzato perché quel Galileo non dimostra nessun atteggiamento remissivo e, pur sapendo che era di fronte a chi poteva condannarlo a morte, ribatte con prontezza e decisione. E quando con ironia lo interroga, chiedendogli se è veramente un re, Gesù tronca subito il discorso sulla regalità per portarlo su quello della missione. Egli è il testimone della verità e «chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,37). Quest’ultima espressione ha un significativo parallelo con quanto Gesù aveva detto a Nicodemo: «Chi fa la verità va verso la luce» (Gv 3,21, trad. lett.). C’è un legame tra luce e voce di Gesù, entrambe precedute dalla verità. Fare la verità significa operare come opera Dio per il bene dell’uomo. Quanti si muovono in questa direzione possono ascoltare (capire) la parola di Gesù ed entrare nella pienezza della vita (luce). Sappiamo che Israele, nella sua lunga e tormentata storia, aveva chiesto a Dio di essere guidato da un re; sebbene questa richiesta fosse un vero e proprio tradimento (solo Dio è il sovrano di Israele), il Signore cedette e concesse al suo popolo questa forma di governo che si rivelò fin dall’inizio un disastro senza pari. Pensiamo solo ai primi sovrani: Saul, Davide, Salomone. Stanco dei tanti soprusi, il popolo proiettò allora su Dio l’ideale di un re che fosse veramente padre degli orfani e difensore delle vedove (cf. ls 11,2-5). Quando Gesù si presenta sulla scena e annuncia l’avvento del Regno, al popolo pare che si realizzi la promessa antica, sostenuta per generazioni dai profeti. Gesù porta a pienezza la buona novella; egli assicura l’avvento del Regno. Ma contrariamente alle attese giudaiche, il Regno che Gesù inaugura e propone non s’instaura in modo da attirare l’attenzione (cf. Lc 17,21). Questo andava contro le attese di Israele, per il quale il Regno avrebbe dovuto imporsi in modo chiaro. In Gesù non c’è nessuna manifestazione particolare, straordinaria. Anzi, c’è una cosa singolarissima: egli chiede la conversione. Se il Regno è ormai prossimo, l’uomo si converta. Ma in che cosa consiste questa conversione? Nell’acquisizione di una nuova logica, ovvero bisogna far propria una nuova scala di valori che pone il primato di Dio e dell’uomo. L’avvento del Regno richiede perciò impegno, collaborazione, risposta, cambiamento del cuore e delle strutture che garantiscono la vita pubblica e religiosa. Il cambiamento che il Regno impone si può cogliere anche dal linguaggio profetico-evangelico utilizzato. Per i profeti, il Regno è un magnifico e alto cedro, un albero così grande che avrebbe umiliato tutti gli altri (cf. Ez 17,22-24). Per gli evangelisti invece il Regno è il più piccolo dei semi (cf. Mt 13,31-32). Questo non significa che il Regno dei cieli non sia incisivo nel regno di questo mondo. Chi entra nello spessore evangelico, chi segue Cristo nelle scelte della sua vita tutto fermenta e fa lievitare (cf. Mt 13,33). Un ultimo inciso. Abbiamo visto, confrontandoli, che ci sono uomini che sono dalla parte della verità (Gesù) e uomini che sono dalla parte della menzogna (Pilato). Quando parliamo di menzogna non intendiamo parlare di bugie ma di logiche, di valori, di scelte di fondo. Gesù è totalmente orientato alla verità e per essa non esita a morire. Dall’altra abbiamo Pilato che dovrebbe servire la verità. Lo fa per un certo tempo (per ben tre volte cerca di salvare Gesù, riconoscendone l’innocenza), ma poi, per motivi «maggiori», non esita a metterlo in croce. Tentazione di sempre quando davanti all’esigenza di salvare se stessi, le proprie posizioni acquisite, si tradisce la giustizia e la verità e si mandano a morte le persone. (P. Sandro Carotta)

Programma dal 6 al 14 novembre 2021

Letture: 1Re 17,10-16 / Salmo 145 / Ebrei 9,24-28

Loda il Signore, anima mia.

Dal Vangelo secondo Marco (12,38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 06 18.00 + Lea e Anselmo

+ Carlo, Adamo e Irene

Domenica 07 10.30

18.00

+ Stefano Gattucci (2° anniversario)

+ Franco Balestri, Enzo ed Edgardo Dalle Vacche e Martini Elisa

+ Emma e Dante

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Lunedì 08 18.00 + Savini Rolando e fam. e Campanelli Francesco e fam.
Martedì 09 8.00 + Silla e deff. fam. Galanti e Buldrini
Mercoledì 10
Giovedì 11 18.00 Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni
Venerdì 12
Sabato 13 18.00 + Santese Otello e Frascerra Anna
Domenica 14 10.30 + Resta Maria, Luigi e Paolo

+ Stefano e Maria Baldini

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

(anticipato alle 16.55 prima della Via Crucis)

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Novembre 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 07

XXXII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Lunedì 08 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Martedì 09

Ded. della basilica Lateranense

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Mercoledì 10

Dedicazione della Chiesa di S. Paolo

Ore 18.00 (S. Paolo) :S. Messa della Dedicazione

Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del coro S. Paolo

Giovedì 11

S. Martino di Tours

Ore 21.00 (Voltana) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni

S. Messa ad orario feriale

Venerdì 12 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica
Domenica 14

XXXIII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 17,1-6 Gv 2,13-22 Lc 17,11-19 Lc 17,20-25 Lc 17,26-37 Lc 18,1-8

Vivere il Mistero- Chi è questa donna povera e vedova? Marco non lo esplicita più di tanto, lasciando così aperte varie interpretazioni. Anzitutto va notato che la sua figura appare tra la denuncia che il Maestro fa degli scribi, gente vanitosa, ipocrita e corrotta (cf. Mc 12,38-40) e l’annuncio della distruzione del Tempio (cf. Mc 13,1-2). Gesù è nel Tempio e lì osserva quanti fanno le loro elemosine: i ricchi, certamente, danno molto, ma danno del superfluo; la donna vedova invece dà poco, ma in quel poco c’è tutto. Gesù, allora, convoca i discepoli e, additando l’esempio della vedova, evidenzia la grande povertà di costei e, per due volte, la totalità del suo dono. A ben guardare il gesto di questa donna non è ragionevole: come può privarsi di tutto senza pensare al suo sostentamento? Chiaramente siamo davanti a una figura simbolica. La totalità di questa donna è un annuncio della totalità di Gesù sulla croce. Anche questo dono (cf. Mc 10,45) è apparso irragionevole. Pensiamo solo alla reazione di Pietro di fronte all’annuncio della sua passione-morte (cf. Mc 8,31-33). La vedova ci rimanda anche a una profezia, quella di Mal 3l-5. Malachia aveva predetto l’avvento del Signore nel suo Tempio, una venuta accompagnata, però, da un giudizio severo verso coloro che opprimono le vedove. Gesù, il Messia, è venuto nel suo Tempio ma l’ha trovato amministrato da gente corrotta. Di conseguenza sarà distrutto (cf. Mc 13). Ma per il cristiano, sembra dirci Marco, il nuovo Tempio è Cristo risorto. Gli scribi e la vedova riflettono due possibili atteggiamenti umani e religiosi. Gli scribi rappresentano coloro che hanno elevato a culto la propria immagine. Per questa singolare liturgia si servono persino di Dio e opprimono gli uomini, soprattutto i più deboli. Sono «il prototipo riuscito del peccato fondamentale che è nel cuore di ogni uomo: il protagonismo, che mette l’io al posto di Dio» (S. Fausti). Marco si sofferma anche a descriverli: amano le lunghe vesti, ovvero gli abiti da festa e non da lavoro; amano i saluti, ovvero la stima, la riverenza e l’ammirazione della gente; amano i primi posti, ossia vogliono primeggiare negli atti pubblici di culto (sinagoga) o sociali (banchetti). Più grave ancora, oltre al culto dell’apparire e del potere bramano anche l’avere, non importa come e con che mezzi. Chiaramente questa sete di avidità li porta all’ingiustizia e al sopruso soprattutto verso le classi più deboli e indifese (le vedove), come abbiamo già ricordato. La vedova, invece, non appare; è sola e non è riconosciuta. Come Gesù, pero, dona tutta se stessa a Dio. Potremmo dire che è animata dal suo stesso Spirito. Questa vedova è anche l’icona del vero Israele, la comunità degli anawim, che non cercano se non Dio solo, che non vogliono riconoscimenti o titoli, che non vogliono distinguersi dagli altri uomini, che cercano Dio nel loro cuore e nella loro vita e tutto da lui si attendono. Del Tempio non resterà pietra su pietra, ma gli anawim sono le pietre vive che formeranno la dimora di Dio tra gli uomini e questo fino al giorno in cui il Signore ritornerà nella sua gloria (cf. Eb 9,24-28). Con questa descrizione, Marco provoca i suoi lettori a interrogarsi: voi in chi vi riconoscete? Gli scribi rappresentano coloro che “divorano” la vita dissanguando, saccheggiando e derubando le risorse altrui, soprattutto dei più poveri. Sfrontatamente si dimostrano devoti, persino moralisti e intanto dilaniano i miseri creando povertà. Sfacciatamente si dimostrano giusti, ma in realtà sono dei maneggiatori che negano i diritti altrui. Sfrenatamente si manifestano come servitori del bene comune, ma in realtà cercano solo il loro bieco interesse, incuranti del prossimo. E potremmo continuare. Gesù lo dice chiaramente: da costoro bisogna guardarsi. Il motivo è chiaro. Non bisogna lasciarsi sedurre da quella mentalità antievangelica. Più in positivo, bisogna entrare nella vita con il desiderio di arricchirla e non di depredarla, di farla crescere attraverso doni e carismi per il bene comune e non solo di pochi. Certo, bisogna convertirsi da una pessima autosufficienza: dalla fede in sé (autopistis), dalla sufficienza di sé (autritmia) e dall’adorazione di sé (autolatria). (P. Sandro Carotta)