Programma dal 6 al 14 maggio 2023

Letture: Atti 6,1-7 / Salmo 32 / 1 Pietro 2,4-9

Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre»..

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 06
Domenica 07 10.30

18.30

+ Alide

Per le spose e le madri dei caduti e dispersi in guerra

Lunedì 08
Martedì 09
Mercoledì 10 18.30 + Giuseppe
Giovedì 11
Venerdì 12
Sabato 13 18.30 Ilaria e Gaia (viventi)

+ Attilio Ragazzini e Liliana e deff. della famiglia

+ Angelo Mazzotti, Sangiorgi Maria Luisa e deff. delle famiglie Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

Domenica 14

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Maggio 2023

Domenica 07

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi verso S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

Lunedì 08 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Martedì 09 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 10 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 11 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati

Ore 20.30 (S. Bernardino) : S. Rosario seguito alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 12 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Meletolo. (vedi sotto)

Sabato 13

B.V.M. di Fatima

S. Messa prefestiva ore 18.30

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 14

VI di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

La processione nel quartiere Meletolo

Partenza dalla chiesa di S. Paolo, via dei Lombardi, via Bassi, via Saffi, v.le Quadri, v.le Baravelli, v.le della Resistenza, via Vicini, p.za Pascoli (dove si farà una breve sosta); poi v.le Baravelli, via Grieco, v.le Dante Alighieri, v.le della Resistenza, via Pisacane, via Torchi, via Bassi, (breve sosta all’Oratorio), via Saffi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.

2- Sabato 13 ricorre l’iniziativa Caritas “Dona la spesa” nel supermercato COOP di Massa.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 14,21-26 Gv 14,27-31a Gv 15,1-8 Gv 15,9-11 Gv 15,12-17 Gv 15,18-21

Vivere il Mistero- Non di rado come discepoli ci troviamo esattamente nella situazione del viandante affannato nel cercare un indirizzo e tormentato dall’angoscia di aver perso la strada mentre si trova esattamente di fronte alla sua méta. Così è avvenuto per i discepoli, così avviene per noi ogni volta che ci lasciamo troppo assillare dalle nostre domande. Queste ansiose domande mascherano le nostre paure più profonde e ci impediscono di accogliere la risposta che è la presenza del Signore nella nostra vita così come si fa concretamente presente: nulla di più, nulla di meno. Noi invece rischiamo di avere sempre qualche altro programma per il nostro incontro con Dio. Così, presi dai nostri programmi, rischiamo di perdere gli appuntamenti a cui il Signore, fedele amante della nostra vita, non manca perché mai può dimenticarsi di noi. Siamo costretti a chiederci, a questo punto del nostro pellegrinaggio verso la Pasqua eterna, proprio celebrando sacramentalmente il mistero pasquale, se davvero non conosciamo la via oppure abbiamo paura di accogliere in verità quanto «stretta sia quella che conduce alla vita» (Mt 7,14). Forse temiamo di venire a nostra volta coinvolti nella divina avventura, «quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù Cristo» (1 Pt 2,5). Forse anche noi rischiamo, come la prima comunità cristiana, di essere non solo vittime di malcontento (cf. At 6,1) ma soprattutto tentati di trascurare la Parola di Dio. Se si può trovare sempre una buona soluzione «per servire alle mense» (At 6,2), l’unica soluzione per superare ogni malcontento sembra essere quella di stringerci il più saldamente possibile a Cristo, «pietra d’angolo, scelta, preziosa» (1 Pt 2,6). È lui quel pane «duro» (Gv 6,60) che può nutrire il nostro uomo interiore (cf. 2 Cor 4,16) che così, come ha detto il Maestro, «compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi» (Gv 14,12). Perché tutto questo possa avvenire efficacemente nella nostra vita, si rende necessario porre la domanda giusta in quella verità su noi stessi che sola ci permette di avere la libertà da ogni forma di paura di dover prima o poi occupare «un posto» (cf. Gv 14,2). Non si tratta di un posto qualunque ma dell’unico possibile per ciascuno di noi! Il Signore Gesù è andato a prepararlo dopo aver assunto la nostra natura umana per conoscere interamente il nostro bisogno, le nostre necessità, i nostri desideri. Si «nella casa del Padre mio vi sono molte dimore» (Gv 14,2) come nel cuore di una madre. – (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

L’altare, poi, non ha bisogno neppure di particolari «iconografie e decorazioni artistiche», perché, per se stesso, è già icona del mistero di Cristo con un proprio simbolismo. L’eccessiva presenza di immagini e simboli, nelle quali abbonda frequentemente l’interpretazione allegorica, finisce per diminuire il valore iconico dell’altare stesso, riducendolo a una «suppellettile» e «ornamento» della chiesa o appesantendolo di «belle idee» ma spesso estranee alla sua vera natura e funzione. Pure il simbolismo dell’altare come «tomba dei martiri», vale a dire l’unione del sacrificio delle membra con quello del suo Capo, non scompare, ma non è più essenziale: «Si mantenga l’uso di deporre sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri. Però si curi di verificare l’autenticità di tali reliquie» (OGMR 302). Le premesse al Rito della dedicazione della chiesa e dell’altare aggiungono altre indicazioni: le «reliquie siano di grandezza tale da lasciar intendere che si tratta di parti di corpo umano» e se vi fossero dubbi circa la loro autenticità «è meglio dedicare l’altare senza reliquie»; il cofanetto-urna delle reliquie «non si deve sistemare né sull’altare, né inserire nella mensa, ma riporre sotto di essa, tenuta presente la forma dell’altare» (Premesse DCA, nn. 31 e 162). Infine, il tratto di novità più consistente – e forse in alcuni ambienti il più controverso – è quello della centralità dell’altare, che riguarda non tanto il principio in sé, che mai è venuto meno nella storia, quanto piuttosto la sua concreta applicazione nell’aula ecclesiale. Va comunque premesso che il nuovo modo di interpretare e ridefinire l’altare come centro ideale dell’assemblea liturgica non è frutto di un «prurito di cambiamento» ma riprende niente meno che una tradizione dello spazio celebrativo della liturgia occidentale, che praticamente ha segnato tutto il primo millennio, e oltre. L’OGMR così intende ed esprime questa caratteristica essenziale: «L’altare sia costruito staccato dalla parete, per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo: la qual cosa è conveniente realizzare ovunque sia possibile. L’altare sia poi collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione dei fedeli» (n. 299). [4 continua]

Programma dal 29 aprile al 7 maggio 2023

Letture: Atti 2,14a.36-41 / Salmo 22 / 1 Pietro 2,20b-25

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse:

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 29 18.30 + Montesi Natale

+ don Orfeo

Per una persona vivente

Domenica 30
Lunedì 01
Martedì 02 8.00 + Becca Luigi
Mercoledì 03
Giovedì 04 18.30 + Ruffini Armanda (3° anniv.)
Venerdì 05 8.00 + Signani Mara e vivi e deff. della famiglia
Sabato 06
Domenica 07 10.30

18.30

+ Alide

Per le spose e le madri dei caduti e dispersi in guerra

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile – Maggio 2023

Domenica 30

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Lunedì 01

S. Giuseppe lav.

Pellegrinaggio parrocchiale mariano a Cortona ed Arezzo
Martedì 02 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 03

Ss. Filippo e Giacomo

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 04 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Venerdì 05 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere S. Paolo. (vedi sotto)

Sabato 06 (Nel pomeriggio) : Ritiro per i fanciulli che si preparano al sacramento della Prima Comunione

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 07

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

La processione nel quartiere S. Paolo

Via XIII aprile, piazza Mazzini, via Garibaldi, via Piave, via Bagnarolo fino al n° 1 (sosta con benedizione), via Bagnarolo, via Piave, via Bonvicini, via Monte Grappa, piazza Costa, via Roli

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 13,54-58 Gv 10,22-30 Gv 14,6-14 Gv 13,16-20 Gv 14,1-6 Gv 14,7-14

Vivere il Mistero- Ogni anno, nella quarta domenica di Pasqua ci è data la possibilità di ascoltare la voce del Signore risorto attraverso la similitudine del Buon Pastore che, in realtà, sarebbe meglio tradurre con il «Bel Pastore». L’inizio del capitolo decimo di Giovanni è di grande solennità. Al contempo, ci introduce in un’aura di grande intimità: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore». Subito dopo questo solenne esordio, l’Evangelista inserisce un altro personaggio in cui ci piacerebbe molto identificarci. «Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce…». Realmente ciascuno di noi – come discepolo – può identificarsi con una di queste pecore ma anche con questo sereno guardiano che permette al pastore di entrare «dalla porta» con cui – un po’ più in là – si identifica lo stesso Signore Gesù dicendo; «Io sono la porta delle pecore». Quante cose è, questo pastore bello! Le parole del Signore Gesù sono chiare, semplici, dirette: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante». Detto in altre parole il criterio di discernimento che ci viene offerto da Gesù per distinguere il pastore dal brigante – e il vero pastore dal ladro – è la sua rettitudine, che si rivela attraverso il suo modo semplice di relazionarsi con le pecore, senza inutili complicazioni e raggiri che fanno perdere tempo ed energie. Accanto al pastore vi è pure il guardiano. Non siamo soli, non si è mai soli e ogni nostro gesto – se autentico e non inficiato dalla doppiezza del cuore – può e dev’essere compiuto alla luce del sole e al cospetto di altri che condividono il nostro cammino e prendono parte, a loro modo, alla nostra dedizione e alla nostra cura. Da parte delle pecore è necessario sentire l’odore del pastore e discernere chiaramente la sua voce fino a riconoscere i gesti con cui le spinge fuori per farle pascolare. Il Signore insiste e quasi spera che possa essere vero per ognuna delle pecore del gregge: «Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». La «voce degli estranei» è ciò che ci distoglie dall’essenziale semplicità della nostra relazione con il Signore. Ci sono voci nel nostro cuore che promettono tante cose e ci illudono fino a sedurci. Per questo il Signore Gesù non ci lascia nell’ignoranza: «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere». Questo è il criterio per discernere il volto del pastore e distinguerlo, accuratamente, dai gesti incantatori del ladro che ci ruba a noi stessi; questo è pure il criterio per discernere in che misura, e fino a che punto, noi siamo «le sue pecore». – (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nelle nuove chiese, pertanto, è prescritto «che si costruisca un solo altare che significhi alla comunità dei fedeli l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa» (OGMR 303). La «celebrazione comunitaria», raccomandata dal Concilio (cf. SC 27), restituisce all’altare maggiore la sua principalità: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità“, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi […]; tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano» (SC 26). La «concelebrazione» poi «manifesta assai bene l’unicità del sacerdozio, del sacrificio e di tutto il popolo di Dio» (OGMR 199). A riconsegnare tutta la sua forza simbolica, diventa necessario che ogni chiesa abbia preferibilmente un «altare fisso, che significa più chiaramente e permanentemente Gesù Cristo, pietra viva (cf. 1Pt 2,4; Ef 2,20)» (OGMR 298). Le stesse premesse del Messale, poco più avanti, ricordano che, «secondo un uso e un simbolismo tradizionali nella Chiesa, la mensa dell’altare fisso sia di pietra, e più precisamente di pietra naturale», benché si possa «adoperare anche un’altra materia degna, solida e ben lavorata» (OGMR 301). L’altare diventa così l’icona più santa perché rappresenta Cristo stesso, la pietra angolare, la fonte zampillante di vita e di salvezza come la roccia percossa da Mosè nel deserto. I vescovi italiani da parte loro precisano: «La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere differenti da quelle dell’altare preesistente, evitando riferimenti formali e stilistici basati sulla mera imitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa del sacrificio e del convito pasquale, in conformità con la tradizione, la mensa del nuovo altare dovrebbe essere preferibilmente di pietra naturale, la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i suoi lati tutti ugualmente importanti». L’altare non richiede grandi dimensioni, dal momento che croce e candelieri possono essere collocati «anche» accanto a esso (cf. OGMR 307-308), basta che la sua superficie sia sufficiente ad accogliere «solo le cose richieste per la celebrazione della Messa» (OGMR 306). [3 continua]

Programma dal 22 al 30 aprile 2023

Letture: Atti 2,14a.32-33 / Salmo 15 / 1 Pietro 1,17-21

Mostraci, Signore, il sentiero della vita.

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 22 18.30 + Adriano Castelli

+ Brusa Sara

Domenica 23 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino
Lunedì 24
Martedì 25 9.15 Per i caduti di tutte le guerre
Mercoledì 26
Giovedì 27 18.30 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda

+ Pia e Francesco

Venerdì 28 8.00 Deff. fam. Galanti
Sabato 29 18.30 + Montesi Natale

+ don Orfeo

Domenica 30

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 23

III di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Martedì 25

S. Marco ev.

Ore 9.15 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre con la partecipazione delle autorità nell’anniversario della liberazione
Mercoledì 26 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 27 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 28 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 29 S. Caterina da Siena S. Messa prefestiva alle 18.30
Domenica 30

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

1- Il primo maggio riprende il tradizionale pellegrinaggio comunitario (Santuario S. Maria delle Grazie al Calcinaio e Arezzo). Chi desidera partecipare deve prenotarsi.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 6,22-29 Mc 16,15-20 Gv 6,35-40 Gv 6,44-51 Gv 6,52-59 Mt 11,25-30

Vivere il Mistero- Ponendoci anche noi misticamente nell’atmosfera della sera di Pasqua possiamo a nostra volta meravigliarci come e con i discepoli che – non tanto diversamente da noi – sembrano essere «in cammino» e invece sono fermi, quasi impietriti e accecati dalla loro intima e cocente delusione. Così possiamo chiederci nell’intimo del nostro cuore: «Dove e perché mi sono fermato?» e ancora «Dove la mia speranza si è arresa all’evidenza della morte?». L’evangelista Luca tiene il nostro animo sospeso più a lungo di quanto facciano gli altri evangelisti. Infatti le donne fuggono dal sepolcro con un messaggio di risurrezione, ma senza avere incontrato il Risorto. Prima di incontrare personalmente il Signore vivente è necessario un tempo di rilettura e di riapertura del proprio cuore a ricomprendere gli stessi avvenimenti, quelli che ci hanno fatto sperimentare una terribile delusione, in un modo completamente diverso. Nessun incontro con il Risorto sembra possibile senza una previa purificazione dalle nostre illusorie aspettative. Il Risorto non si impone con una gloriosa e schiacciante presenza, bensì si ripropone in modo ancora più discreto nelle nostre stesse vesti: si fa viandante con dei viandanti, si fa pellegrino con dei pellegrini, si fa ignorante degli eventi con quanti gli eventi li hanno subiti senza veramente comprenderli: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme!». La domanda che suona quasi come rimprovero da parte dei discepoli è, in realtà, una dichiarazione inconsapevole dello stato del loro cuore incapace non solo di riconoscere in quel viandante il loro compianto Maestro, ma di rileggere gli ultimi avvenimenti a partire da una sapienza più profonda. Cosicché il Signore comincia una lunga catechesi che, poggiandosi sulle Scritture, aiuta i discepoli a leggere gli eventi non solo a partire dalle evidenze, ma ripartendo dal senso di una morte che, in realtà, non è stata un fallimento, bensì un coronamento in quanto compimento di una rivelazione del volto di Dio reso impotente dall’amore. La risurrezione del Signore non è la negazione della morte, bensì il suo regale e libero attraversamento. Per questo il Risorto si mostra con i segni della passione che lo hanno segnato profondamente e veramente e, in questo modo, rivela anche ai suoi discepoli come non fuggire la prova, ma possa dimostrarsi piuttosto capaci di essere temprati nella e dalla prova stessa. Il gemito dei discepoli è spesso anche il nostro: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele». In realtà, ciò che talora sembra fondare le nostre speranze non è capace di scaldare il nostro cuore. Esso ritrova il suo palpito vitale non nel successo e nella riuscita, bensì in una relazione in cui anche le realtà più dure rivelano un senso che ci porta un po’ «più lontano». (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Prima di trattare direttamente dell’altare, le Premesse ci indicano innanzitutto il posto preciso dove deve essere collocato nella chiesa: «Il presbiterio è il luogo dove si trova l’altare», lo stesso luogo dove pure «viene proclamata la Parola di Dio e il sacerdote, il diacono e gli altri ministri esercitano il loro ufficio». Vengono inoltre definite le caratteristiche del presbiterio: uno spazio ampio, da consentire un comodo svolgimento della celebrazione e da favorire la visibilità di ciò che avviene, e distinto dalla navata della chiesa per mezzo di un’elevazione oppure mediante strutture o ornamenti particolari (cf . lbidem). Interessante è l’indicazione dell’elevazione del presbiterio che trova le sue radici nella Chiesa gerosolomitana, la quale poneva l’altare su un rialto, il béma, come memoria della «camera alta» del Cenacolo, vale a dire la «sala al piano superiore», della casa dove Cristo ha celebrato l’ultima cena con i suoi discepoli. L’0ccidente, sin dall’inizio, ha recepito questa simbologia dell’elevazione dell’altare e presto ha trasformalo il béma in «presbiterio». Il primo articolo dedicato specificatamente all’altare dai Praenotanda del Messale ne traccia la sua profonda natura teologica, di ara sacrificale, di mensa conviviale e di centro dell’assemblea eucaristica, tutte dimensioni che saranno poi tradotte nelle indicazioni pratiche delle successive rubriche: «L’altare sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore, alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa: l’altare è il centro dell’azione di grazie che si compie nell’Eucaristia» (0GMR 296). Una caratteristica essenziale, sottintesa a questo numero e poi espressamente codificata nella parte normativa, è quella dell’unicità dell’altare, un principio fortemente sottolineato già dai Padri della Chiesa ma che nella storia, sebbene mai sia andato perso, di certo non è stato sempre significato nel modo più opportuno per il moltiplicarsi degli altari «secondari». [2 continua]

Programma dal 15 al 23 aprile 2023

Letture: Atti 2,42-47 / Salmo 117 / 1 Pietro 1,3-9

Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 15
Domenica 16 10.30 Deff. parenti e amici vivi e defunti della fam. Dovadola Ivano e Ruffini e Margotti Teresa

+ Amadei Carlo, Fabbri Adamo e Brandolini Irene

Lunedì 17 18.30 + Giuseppe
Martedì 18
Mercoledì 19 18.30 Per Luca, Matteo e Pia (viventi) e per il defunto Marcello
Giovedì 20
Venerdì 21 8.00 + Antonio

+ Pacilli Antonio

Sabato 22 18.30 + Adriano Castelli
Domenica 23 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 16

II di Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo comunitario

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Mercoledì 19 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 20 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 21 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 22 Ore 15.00 (S. Paolo) : Celebrazione del Sacramento della Prima Confessione dei fanciulli al secondo anno di catechismo.
Domenica 23

III di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

1- Il primo maggio riprende il tradizionale pellegrinaggio comunitario (Santuario S. Maria delle Grazie al Calcinaio e Arezzo). Chi desidera partecipare deve prenotarsi.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 3,1-8 Gv 3,7-15 Gv 3,16-21 Gv 3,31-36 Gv 6,1-15 Gv 6,16-21

Vivere il Mistero- In mezzo ai suoi discepoli, la presenza del Risorto è capace di «spezzare», ancora una volta, la propria vita come pane del perdono che ridona pace. Il suo corpo Risorto, ma sempre segnato dalle ferite irrinunciabili della sua amara e gloriosa passione, è offerto alla Chiesa come ii pane per il cammino attraverso la storia. Il Signore Gesù venne «mentre erano chiuse le porte» eppure «mostrò loro le mani e il fianco». La risurrezione non è una negazione della morte e della sofferenza, non è un irenico superamento dei conflitti e dei fallimenti relazionali, è la rivelazione della possibilità di fare spazio a una misura d’amore sempre crescente e sempre più consapevole. Mentre i discepoli rischiano di essere intrappolati nelle reti del rammarico e nell’amarezza di un fallimento che li ferisce a morte, il Signore fa delle sue ferite una rivelazione: si può sempre ricominciare ad amarsi e i fallimenti dell’amore e nell’amore possono diventare le basi per un amore più grande e più vero perché più conscio della propria vulnerabilità. Il corpo risorto e piagato del Cristo, ci libera dalla vergogna di scoprire le ferite e le piaghe del nostro cuore che, nel perdono, ritrova tutta la sua pace ed è capace di spezzarla come dono agli altri. Otto giorni dopo il Signore Gesù viene a visitare i suoi discepoli, come otto giorni prima, a porte chiuse e rivolgendo le stesse parole «Pace a voi». In realtà, ritorna per farli crescere nella loro fede rimettendo in cammino la loro fraternità nonostante tutto. Il Signore Gesù non si scandalizza della difficoltà che Tommaso ha nel credere, al contrario, gli viene incontro parlando il suo stesso linguaggio e ripetendo una per una le parole della sua incredulità per trasformarle in sincero atto di fede. Gesù dice a Tommaso: «Non essere incredulo, ma credente!». Come un bambino appena nato e non ancora svezzato alla fede, ciascuno di noi può chiedere al Risorto: «Come posso credere?». La risposta a questa grande domanda ce la offre il testo degli Atti degli Apostoli quando presenta un primo piano della carità che regna nella comunità dei discepoli. Come e con i primi cristiani anche a noi viene chiesto di vivere in un ascolto della Parola e in una celebrazione dei sacramenti tali da aiutarci a crescere giorno dopo giorno fino alla «misura della pienezza di Cristo». A questa prima domanda «Come posso credere?» se ne aggiunge un’altra: «Cosa devo credere?». E qui la risposta ce la dà Tommaso, nostro fratello nell’incredulità. Il contenuto della nostra fede non è un concetto o una dottrina ma una Persona cui si dice non più Signore e neppure solo Dio, ma «mio Signore e mio Dio». Che il Signore ci conceda di giungere a questa maturità, a questa intimità per riposare sul suo petto squarciato e là rimettere le radici di tutta la nostra vita: nell’Amore. E l’amore è sempre in crescita, perennemente in viaggio e continuamente in maturazione. Il tempo pasquale è – ogni anno – una sorta di periodo di convalescenza dell’anima durante il quale ciascun battezzato lascia che la grazia della Pasqua e del battesimo rigeneri e illumini la sua vita interiore dopo il tempo della purificazione quaresimale. (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [] (di don D. Ravelli)

Il secondo momento della nostra riflessione ci porta a considerare l’altare per l’Eucaristia nell’oggi della liturgia, così come voluto dal rinnovamento liturgico. Questo passaggio diventa pure una necessaria introduzione che ci permetterà, nel prossimo articolo, di approfondire il suo ricco simbolismo perché «l’altare è il punto centrale per tutti i fedeli, è il polo della comunità che celebra. Non è un semplice arredo, ma il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, è mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente e segno di unità e carità».

Una recuperata identità dell’altare dopo il Concilio Vaticano II

Una nuova pagina nella storia dell’altare è quella che, a partire dal secondo dopoguerra, si è ispirata dapprima alle istanze del movimento liturgico e poi al rinnovamento della liturgia promosso dal Concilio Vaticano II. Tuttavia, la profonda novità di idee della riforma e l’esigenza di idoneità degli spazi liturgici per la celebrazione non sempre hanno avuto un’adeguata corrispondenza nella realizzazione dei nuovi altari, sia nell’adeguamento liturgico delle chiese esistenti sia nella costruzione di nuove. Al di là di quanto compiuto, ci pare invece importante richiamare quei criteri e princìpi che stanno a fondamento di una corretta comprensione e realizzazione di questo luogo celebrativo e che concretamente sono stati codificati nell’0rdinamento Generale del Messale Romano, cioè nelle sue ricche «Premesse dottrinali e normative» per la celebrazione eucaristica. [1 continua]

Programma dal 8 al 16 aprile 2023

Letture: Isaia 50,4-7 / Salmo 21 / Filippesi 2,6-11

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.

Buona Pasqua

VITA ECCLESIALE

Sabato 08
Domenica 09 10.30

18.30

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Tomaso e deff. fam. Sangiorgi e Ragazzini

Per tutte le anime del purgatorio e secondo le intenzioni di Maria Teresa

Lunedì 10 10.30 + Sofia, Paolo, Sr. Emelda e familiari defunti
Martedì 11
Mercoledì 12 18.30 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda
Giovedì 13
Venerdì 14 8.00 + Gervasio Immacolata
Sabato 15
Domenica 16 10.30 Deff. parenti e amici vivi e defunti della fam. Dovadola Ivano e Ruffini e Margotti Teresa

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 09

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Lunedì 10

dell’Angelo

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Martedì 11 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Mercoledì 12 Ore 17.40 (S. Salvatore) : Novena della Divina Misericordia

Ore 18.00 (S. Salvatore) : S. Rosario

Ore 18.30 (S. Salvatore) : S. Messa

(Tutte le celebrazioni sono in S. Salvatore e NON in S. Paolo)

Giovedì 13 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 21.00 (S. Maria in Fabriago) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni preceduta dalla S. Messa alle ore 20.00 e dal S. Rosario alle ore 20.30

Venerdì 14 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 15 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 20.30 (Carmine) : Serata organizzata dal gruppo AGESCI in occasione del 50° anniversario del gruppo Scout di Massa.

Domenica 16

II di Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo comunitario

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

1- Il primo maggio riprende il tradizionale pellegrinaggio comunitario (Santuario S. Maria delle Grazie al Calcinaio e Arezzo). Chi desidera partecipare deve prenotarsi.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 28,8-15 Gv 20,11-18 Lc 24,13-35 Lc 24,35-48 Gv 21,1-14 Mc 16,9-15

Vivere il Mistero- Stranamente, ma in modo assai efficace, la liturgia in quest’aurora di Pasqua non ci fa incontrare il Risorto e non ci fa udire la sua voce. Il Vangelo del giorno ci introduce all’interno del sepolcro per sentire – proprio in questo luogo di morte – il profumo della Vita che dà vita. Forse proprio in quel momento in cui l’eternità si affaccia sul tempo e la luce si intrufola tra le tenebre, Simon Pietro ha intuito ciò che poi comprenderà e annuncerà: «Tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,43). La remissione comincia con il lasciarsi travolgere da questo nuovo inizio che prende avvio nel luogo dove tutto sembrava finito. Come per il corpo del Signore, azzimo e puro come i pani santi dell’offerta, anche noi «celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1 Cor 5,8). Ma dove possiamo cuocere il pane buono, fragrante e puro della nostra vita se non nel forno ardente del sepolcro profumato di Cristo Signore? Come dice Scoto Eriugena, commentando il Prologo di Giovanni, nel sepolcro di Cristo sono murati i misteri della sua divinità e della sua umanità che sono offerti per la nostra umanizzazione e divinizzazione. In questi giorni, in cui abbiamo meditato i racconti della Passione, è stato sempre provante doversi misurare di nuovo con la malizia, la cattiveria e l’ipocrisia, in una parola: con il male che può dominare il cuore e dettare scelte contro l’amore, scelte che sono sempre contro la vita. L’apostolo Paolo ci ricorda che è sempre possibile scegliere di seguire un altro percorso. In realtà è sempre possibile non fuggire, per paura, da quelle che sono le esigenze di una vita vera e accettare così un modo nuovo di vivere che comincia con un modo diverso di morire: «Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!» (Col 5,3). Il tempo pasquale ci è offerto, ancora una volta, per lanciarci in questa avventura di ritrovata intimità con quel Signore che forse abbiamo tradito, rinnegato o, comunque, abbiamo deposto nel «sepolcro nuovo» dell’evidenza incontrovertibile della morte. Al mattino di Pasqua ci ritroviamo esattamente, per così dire, al punto di prima. Siamo di nuovo costretti a tornare al «sepolcro» (Gv 20,1). Una parola – quella di «sepolcro» – che sembra ossessionare la memoria credente e amorosa dell’evangelista Giovanni il quale, in pochi versetti, ripete questo termine per sette volte. Quando sembrerebbe più logico ripartire da altrove o, comunque, continuare a vivere rassegnandosi a quello che è stato, la sfida della fede e dell’amore ci fanno ripartire dallo stesso luogo ove la speranza è stata sepolta. Solo così possiamo evitare che sia sepolto anche l’amore. Questo desiderio spinge Maria di Magdala a ritornare, non appena possibile, a motivo del riposo sabbatico, non sul «luogo del delitto» come scriverebbe un autore di gialli, ma sul «luogo dell’amore» più totale e assoluto perché il più fragile e il più disarmato. L’evangelista Giovanni sottolinea che «era ancora buio», eppure nessuna tenebra può impedire di vedere come «la pietra era stata tolta dal sepolcro». La stessa pietra che aveva sigillato per sempre la vita del Signore, è ciò che rimette tutto in moto, obbligando non solo a camminare, bensì a correre. In questo mattino di Pasqua ci viene lanciata una pietra per attirare la nostra attenzione, sovente così distratta, su ciò che è essenziale: non basta vedere, bisogna comprendere; non basta guardare, bisogna intuire. Maria di Magdala apre le danze pasquali come Miriam, la sorella di Mosè, aveva intonato il canto della vittoria al di là del Mar Rosso. Come ogni danza, quella di Maria, non è che un invito a unirsi e interpella ciascuno di noi perché possiamo correre come gli apostoli, credere come il discepolo amato e ritrovare l’ardore del «cuore» (Lc 24,32), mentre ritroviamo l’essenziale del senso delle Scritture. Siamo così posti di fronte all’essenziale del senso della vita che passa sempre attraverso un necessario «giro» al sepolcro il quale, come una rotatoria ineludibile, ci permette di ritrovare la giusta direzione per credere, sperare, amare. Anche di noi si possa scrivere ciò che il testo dice del discepolo che «corse più veloce» (Gv 20,4) di cui si afferma: «E vide e credette» (20,8). Il discepolo amato non vide nessuno ma riconobbe il segno «riconoscibile fra mille e mille» (At 5,10) del modo unico con cui il Signore Gesù – l’Amato del suo cuore – aveva «piegato» e deposto con cura ineguagliabile «in un luogo a parte» (Gv 20,7) quel sudario che con altrettanta cura – forse dalle sue stesse mani così intime al Signore – gli era stato «posto sul capo». Nell’amore è sempre così: l’ultimo gesto dell’uno diventa, in tutta naturalezza, il primo gesto dell’altro. Per chi ama tutto diventa chiaro senza bisogno di nessun’altra prova se non quella del cuore: «Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (20,9) nel «suo vero corpo» … che siamo noi. (don M-D. Semeraro)

Programma dal 1 al 9 aprile 2023

Letture: Isaia 50,4-7 / Salmo 21 / Filippesi 2,6-11

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Dal Vangelo secondo Matteo (27,11-54) [forma breve]

In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!».

Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. (Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 01 18.30 + Alberti Vilma
Domenica 02 10.30

18.30

+ Bufano Margherita

+ Preda Maria Teresa

Lunedì 03
Martedì 04 8.00 + Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica e Silverio

+ Lorenzo

Mercoledì 05
Giovedì 06
Venerdì 07
Sabato 08
Domenica 09 10.30

18.30

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Tomaso e deff. fam. Sangiorgi e Ragazzini

Per tutte le anime del purgatorio e secondo le intenzioni di Maria Teresa

MattinoPomeriggioSera

Lunedì 11 : Ore 16.30 – 18.00 20.45 – 22.00

Martedì 12 : Ore 16.30 – 18.00 20.45 – 22.00

Mercoledì 13 : Ore 16.30 – 18.00

Giovedì 14 : Ore16.00-19.00

Venerdì 15 : Ore 10.00-12.0016.00-18.00

Sabato 16: Ore 9.30-12.0015.00-19.00

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (igienizzazione, mascherine ecc…)).

Le Confessioni della Settimana Santa

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.25 S. Rosario ore 18.00 Via Crucis

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 02

Le Palme

Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Mercoledì 05 Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa No alle 18.30

Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 06 Santo Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne “In Coena Domini”

a seguire : Adorazione fino alle ore 23.00

Venerdì 07

Santo

Astinenza eDigiuno

Ore 15.00 (S. Paolo) : Via Crucis con particolare invito a bambini, ragazzi e giovani

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 20.30 (S. Paolo) : Celebrazione della Passione del Signore

Sabato 08

Santo

Ore 9.30–12 e 15.30–18 (S. Paolo):Benedizione delle uova

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 21.30 (S. Paolo) : Veglia Pasquale

Domenica 09

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

ImportanteMercoledì 5 aprile la S. Messa verrà celebrata al mattino

alle ore 8.00 e NON alle 18.30.

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 12,11-1 Gv 13,21-33.

36-38

Mt 26,14-15 Gv 13,1-15 Gv 18,1-19,42 Mt 28,1-10

Vivere il Mistero- Al centro del Vangelo secondo Matteo è racchiuso, come una perla incastonata nel cuore del suo messaggio, un insegnamento che si fa invito: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore». Questa parola di esortazione che cogliamo sulle labbra del Signore Gesù, quasi come sgorgasse direttamente dal suo cuore, si offre a noi – nella liturgia odierna – nel massimo della sua incarnazione e del suo inveramento. L’invincibile mitezza del Signore nel mistero della sua passione diventa per noi un modello da contemplare e un esempio da seguire. La Chiesa stessa, pregando, è consapevole di doversi mettere alla scuola di Cristo Signore non solo sedendo con le «folle» sul monte delle Beatitudini, ma soffrendo pure con il suo Sposo sul monte ove l’amore si offre fino allo stremo e allo spreco più assoluto. Siamo, allora, invitati a pregare con queste parole: «Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione». Il discorso della montagna, che racchiude la perla evangelica delle Beatitudini, nel mistero della Passione del Signore si offre con uno stile preciso sul cui modello siamo chiamati a conformare la nostra vita. Non ci lasceremo mai conquistare abbastanza dall’andatura regale con cui il Signore Gesù entra nella città santa per santificarla e purificarla attraverso il suo mite patire. Chi mai può essere infatti discendente del «re Davide» se non colui che ben più di Davide sa essere signore nella casa della propria vita – anima e corpo – per offrirla senza approfittare in nulla della propria posizione di «privilegio»? Tutta la Passione secondo Matteo si può e si dovrebbe proprio rileggere a partire da quella parola che il Signore Gesù dice seduto sulla prima montagna su cui è salito come su una cattedra: «Beati i miti perché avranno in eredità la terra». Nei suoi tratti troviamo quegli atteggiamenti che già abbiamo potuto contemplare e ammirare nel suo padre Giuseppe, la cui infinita mitezza permette di accogliere un bambino che diventa suo per l’amore e la cura. Sembra proprio che la struttura divina e l’educazione umana di Gesù sia tutta improntata alla mitezza di chi – conoscendo fino in fondo il mistero della propria persona – non ha bisogno né di difenderlo, né di imporlo ma solo – e a ogni prezzo – di lasciare che si compia. Il Signore si conforma in tutto e sempre a quanto ci insegna, a quanto ci propone come esempio a partire da se stesso, vivendo in prima persona il momento della prova: quando lo contempliamo assediato dalla violenza e dalle pressioni più barbare della soldataglia e più raffinate dei sacerdoti, troviamo che «Gesù taceva». Mentre durante la liturgia di questa domenica delle Palme, in cui si fa memoria della beata Passione del Signore, ascoltiamo ancora una volta attoniti fin dove la violenza degli uomini può spingersi, siamo chiamati a scoprire fino a che punto l’amore può renderci umani. (don M-D. Semeraro)

Programma dal 25 marzo al 2 aprile 2023

Letture: Ezechiele 37,12-14 / Salmo 129 / Romani 8,8-11

Il Signore è bontà e misericordia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (11,1-45)

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 25 18.00
  • Parenti vivi e deff. della famiglia Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa
  • + Emma e Dante
Domenica 26 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino

+ Guadagnini Armando

Lunedì 27 18.30 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda
Martedì 28
Mercoledì 29 18.30 + Montesi Natale
Giovedì 30
Venerdì 31
Sabato 01
Domenica 02 10.30

18.30

+ Bufano Margherita

+ Preda Maria Teresa

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 17.25 S. Rosario ore 18.00 Via Crucis

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso nel mese di ottobre

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Anno : A

Marzo – Aprile 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 26

V di Quaresima

Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Mercoledì 29 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 30 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 31

Astinenza

Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (via Amendola) : Via Crucis con partenza dall’incrocio di via Amendola con via Dini e Salvalai fino al Santuario della B. V. della Consolazione.

Domenica 02

Le Palme

Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2Domenica 26 S. Messa anche alle ore 8.00 per favorire la partecipazione dei lupetti (AGESCI) in uscita.

3Domenica 26 Torna l’ora legale, pertanto cambiano anche gli orari delle celebrazioni pomeridiane

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 8,1-11 Gv 8,21-30 Gv 8,31-42 Gv 8,51-59 Gv 10,31-42 Gv 11,45-56

Vivere il Mistero- Si conclude quasi il nostro itinerario quaresimale che, come ogni anno, ci rende spiritualmente dei piccoli catecumeni che riscoprono le sorgenti della grazia battesimale. Se siamo come Marta, abbiamo bisogno di passare dalla pretesa su Gesù: «Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto», a un modo nuovo di intendere e confessare non solo Gesù, ma anche di vivere in relazione al proprio fratello. Marta arriverà finalmente a dire: «Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Se invece siamo in lacrime come Maria, ci è chiesto di fare un piccolo pezzo di strada per passare da un’eccessiva concentrazione sui nostri sentimenti al fine di purificarli e unificarli con quelli di Cristo. Le sorelle di Lazzaro, il quale non dice una sola parola né prima né dopo la morte, dovranno imparare a rispettare una nuova identità profonda e diversa del loro fratello tanto amato e forse un po’ soffocato. Questo nuovo orizzonte di relazione viene aperto dalla parola con cui il Signore Gesù richiama alla vita l’amico Lazzaro: «Liberatelo e lasciatelo andare». A chi sono rivolte queste parole? E se fossero proprio rivolte a queste due sorelle le cui parole e le cui lacrime sembrano soffocare Lazzaro nella morte, forse come lo era stato in vita? L’esperienza di Lazzaro rappresenta un insegnamento per chiunque voglia risorgere in Cristo. L’amore particolarissimo di Gesù per la famiglia di Betania invece di affrettare il suo passo non fa che trattenerlo. Mentre Marta e Maria obbediscono a una logica di contenimento del reale con il loro sincero «Se tu fossi stato qui», il Signore Gesù lascia che le cose raggiungano il loro stato peggiore perché non ci sia dubbio alcuno che tutto ciò sia «per la gloria di Do». Gesù non si fa presente per evitare il dolore, ma per imparare ad attraversarlo! In questa domenica siamo chiamati a prendere su di noi tutto il peso delle nostre morti quotidiane e di quei momenti particolarmente mortiferi in cui sperimentiamo il terrore della morte e la solitudine invincibile del sepolcro; quando una «pietra» sul cuore o il cuore divenuto di pietra ci separano dal mondo dei vivi e ci fa piombare nel non mondo dei morti. Eppure il Signore Gesù accetta di stare davanti a questa pietra che la vita talora ci impone o nella cui granitica freddezza trasformiamo noi stessi e la sgretola prima con il suo «pianto» e poi con il suo «grido». Al nostro «grido» che sale dal «profondo» il Cristo Signore unisce il suo grido che rivela quanto «profondamente» ogni nostro dolore tocca il suo cuore in cui abita il Padre «amante della vita». (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Sopra la mensa, ridotta ormai a un semplice ripiano, alla base dei dossali, viene posto pure uno zoccolo o gradino, detto «predella», per sistemare la croce e i candelieri e, successivamente, vengono realizzate ulteriori sovrastrutture a forma di gradinata che saranno riempite di altri candelieri, vasi di fiori, statue o busti di santi con le loro reliquie. L’altare si presenta in questo modo come una imponente credenza e una mensola allungata che sorregge la struttura del monumento per l’esposizione del Santissimo Sacramento e per la sua conservazione. Infine, l’uso di porre delle balaustre, incominciato nell’età romanica ma ampiamente diffuso dall’architettura rinascimentale e barocca, che dividono il presbiterio dalla navata, diventa ovunque norma dopo il Concilio di Trento: inginocchiati davanti a esse, quasi fossero un «prolungamento dell’altare», i fedeli ricevevano la comunione. In molti casi, tuttavia, la balaustra appare più un «elemento divisorio» che un’estensione della mensa oppure, se così considerata, come «un’altra mensa o un secondo altare» per i fedeli. [10 fine prima parte]

Programma dal 18 al 26 marzo 2023

Letture: 1 Samuele 16,1b.4.6-7.10-13 / Salmo 22 / Efesini 5,8-14

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Dal Vangelo secondo Giovanni (9,1-41)

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 18

18.00

  • + Sangiorgi Tomaso

Domenica 19

10.30

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Torquato, Luciana, Antonietta e Lorenzo

+ Brignani Gregorio e Poggiali Santa

+ Francesco Vilardo e Carmine Leta

+ cg. Cataneo Luigi e Valentino Filomena

Lunedì 20

18.00

+ Giannina, Rina, Fausto e Magda

Martedì 21

8.00

+ Antonio

Mercoledì 22

18.00

+ Castelli Adriano

Giovedì 23

18.00

+ Giuseppe

Venerdì 24

   

Sabato 25

18.00

  • Parenti vivi e deff. della famiglia Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa
  • + Emma e Dante

Domenica 26

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Anno : A

Marzo 2023

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 19

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 20

S. Giuseppe

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Mercoledì 22

Ore 20.30 (Circolo Massese) : Assemblea elettiva

Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 23

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Venerdì 24

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 5a Stazione Quaresimale

Sabato 25

Annunciazione del Signore

S. Messa ad orario feriale (prefestiva)

Domenica 26

V di Quaresima

Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2Domenica 26 S. Messa anche alle ore 8.00 per favorire la partecipazione dei lupetti (AGESCI) in uscita.

3Domenica 26 Torna l’ora legale, pertanto cambiano anche gli orari delle celebrazioni pomeridiane

In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 1,16.18-21 .24

Gv 5,1-16

Gv 5,17-30

Gv 5,31-47

Gv 7,1-2.10 .25-30

Lc 1,26-38

Vivere il Mistero- La Parola di Dio ci aiuta a comprendere che ogni cammino di conversione e di guarigione è, prima di tutto e sempre, un gesto di nuova creazione che ha per protagonista lo stesso Creatore di tutte le cose. Davanti a questo cieco che nulla chiede e a tutto acconsente, siamo chiamati a riscoprire la nostra fondamentale creaturalità. Ciò che cambia la vita di quell’uomo senza nome, e al quale possiamo prestare il nostro, è il fatto che il Signore «passando» lo «vide». Ciò che permette a questo cieco di vedere è la sua disponibilità a lasciarsi guardare in un modo così inedito e così nuovo da dare alla sua vita una luce completamente diversa. A Gerusalemme si ripete ciò che Samuele imparò a Betlemme: «Non conta quel che vede l’uomo… il Signore vede il cuore». Il Signore Gesù è capace di vedere, come vero «profeta», le profondità di quest’uomo, ma è anche capace di mettere a nudo la cecità di quanti si accaniscono contro di lui, per colpire semplicemente il Maestro. L’amarissima conclusione del Vangelo ci la scia con il cuore profondamente rattristato: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo” il vostro peccato rimane». Se il nostro occhio non è limpido in realtà ci illudiamo di vedere ma non abbiamo ancora visto nulla poiché abbiamo potuto vedere ogni cosa senza coglierne la luminosità e la bellezza, immersi come siamo nel sonno dello spirito e nel calcolo – affannato e ossessivo – delle nostre prestazioni. Dal cieco nato che scopre la gioia di vedere siamo chiamati a imparare la disponibilità a lasciarci condurre da Gesù, toccare dalla sua carezzevole forte mano e conquistare dalla bellezza unica del suo volto: è Lui l’indimenticabile bel «pastore» che ci «conduce». Non è una cosa grave, se siamo ancora ciechi – persino se lo siamo da sempre – non abbiamo «alcun peccato». L’importante, l’essenziale è che non andiamo in giro dicendo «Noi vediamo» perché in tal caso non faremmo altro che sbarrare la strada alla luce che vuole visitarci e rallegrarci. (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

Special mente dal periodo della cosiddetta Controriforma, l’altare diventa il luogo dove porre il tabernacolo eucaristico, in quanto l’interesse teologico si sposta dalla «celebrazione dell’Eucaristia» all’«adorazione del Santissimo Sacramento», per una riaffermazione solenne della «presenza reale» del Signore, negata appunto dalla Riforma protestante. Già l’onda della «devozione eucaristica» del XII secolo, alimentata dai numerosi miracoli eucaristici, aveva spostato il centro della vita spirituale dei fedeli dalla celebrazione della Messa alla pietà popolare, concentrata sull’adorazione delle specie eucaristiche. Il tabernacolo viene dunque fissato sopra l’altare e viene riccamente sviluppato, al punto che sovrasta proprio l’altare per proporzione, e di conseguenza per importanza, al punto da farlo quasi scomparire. Prevale infatti la preoccupazione di creargli attorno un supporto grande e vistoso, e di recuperare attraverso una spettacolare scenografia il linguaggio scultoreo e architettonico che esalti la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. [9-continua]