Letture: Isaia 25,6-10a / dal Salmo 22 / Filippesi 4,12-14.19-20
Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 10 | 18.30 | + Ugo e Lino Lanzoni e Galanti Pia |
Domenica 11 | 10.30 | + Serafina e deff. famiglie Baroncini-Poletti
+ Ugo e deff. famiglie Ronzani-Ciocchini |
Lunedì 12 | ||
Martedì 13 | 8.00 | Avveduti Giovanna |
Mercoledì 14 | ||
Giovedì 15 | 18.30 | Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo |
Venerdì 16 | 8.00 | Deff. fam. Caravita Giuseppe |
Sabato 17 | 18.30 | + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. della famiglia
+ Biancoli Angelo e Penazzi Elettra (ann.) + Brandolini Irene, Fabbri Adamo e Amadei Carlo |
Domenica 18 | 10.30
18.30 |
+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina
+ Ragazzini Primo ed Edgarda + Ada, Silvana, Aldo e Domenico |
Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze
(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario
Venerdì ore 20.30 Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni
Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni
Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : A
Ottobre 2020 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 11
XXViII del T.O. |
S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Lunedì 12 | Ore 20.45 (canonica) : Consiglio Pastorale Parrocchiale |
Venerdì 16 | Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica |
Sabato 17
S. Ignazio di Antiochia |
Ore 20.45 (S. Cassiano) : Veglia missionaria presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti |
Domenica 18
XXIX del T.O. |
S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Ore 10.00 (S. Giovanni N.-Imola) : S. Messa e a seguire, pranzo e assemblea a cura dell’“Associazione don Orfeo” |
Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.
La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Lc 11,29-32 | Lc 11,37-41 | Lc 11,42-46 | Lc 11,47-54 | Lc 12,1-7 | Lc 12,8-12 |
Vivere il Mistero- Nella nostra pericope ritorna sovente il verbo «chiamare». Il re (Dio) manda i suoi servi, lungo la storia, per chiamare tutti al banchetto nuziale del suo Figlio. Il primo invito (v 3) si riferisce con molta probabilità alla chiamata di Israele attraverso i profeti; il secondo invito (vv 4-6) potrebbe alludere, invece, alla missione apostolica; il terzo invito, infine, è rivolto ai pagani (vv 8-10). Ma la chiamata divina viene frustrata da un triplice rifiuto. È un fatto strano, che fa riflettere. Perché gli invitati rifiutano l’invito di partecipare alta festa? I primi declinano l’invito tornando ai loro campi. Costoro sono attaccati ai loro beni e non sanno distaccarsene per godere di una gioia più grande. I secondi sono, invece, intenti ai loro affari e quindi non hanno tempo «da perdere». I terzi appaiono seccati e infastiditi, tanto da uccidere i servi del padrone. A ben guardare i motivi del rifiuto appaiono alquanto meschini e rivelano persone chiuse nei loro piccoli orizzonti personali. Il re, allora, invita al suo banchetto gli ultimi, tutti coloro che mai si sarebbero sognati un tale onore. Pensiamo, nel contesto culturale e religioso del tempo, ai pubblici peccatori, alle prostitute, ai pagani. Insomma, se sorprende il rifiuto, maggiormente stupisce l’insistenza di Dio che chiama degni e meno degni al banchetto della vita. Quando la sala del banchetto è riempita, il re osserva i suoi ospiti e nota che uno non ha la veste nuziale. Bisogna sapere che anticamente vigeva la prassi che bisognava presentarsi ai banchetti con un abito festivo pulito. Questo indicava che alla gioia nuziale era necessario prepararsi lavando la propria veste. Ma qual è il simbolismo della veste, vista la forte reazione del re? Per i Padri della Chiesa la veste ha più significati: per Tertulliano è la santità personale, per Agostino l’amore. Altri vedono nella veste Cristo stesso che i fedeli, in forza del Battesimo, hanno rivestito. Tenendo presente il contesto del racconto, possiamo cogliere nella veste anche il simbolo della gratitudine. Al dono immenso del re deve rispondere la gratitudine riconoscente. Origene leggerà la parabola come metafora delle nozze sponsali tra Cristo (sposo)e l’anima (sposa). L’anima è chiamata alla comunione con Dio (nozze). Ma per giungere a questo c’è un cammino da compiere; cammino attraversato da molte difficoltà. Anzitutto, l’uomo non sempre prende seriamente l’invito di Dio, invito che risuona nelle profondità del suo essere. Ma Dio insistentemente chiama, facendo risuonare la sua voce tra le mille cose che occupano iI cuore umano: aumento delle proprietà, aspirazioni a[ successo, occupazioni e preoccupazioni del quotidiano. Se l’uomo da una parte rifiuta Dio, dall’altra ne ha bisogno; la sua povertà, anche se talora inconfessata, è un potente appello al Cielo. II tema del rifiuto (persino violento) dell’invito di Dio pone in luce il dramma della libertà umana. Ogni uomo può dire “sì” a Dio oppure può dirgli “no”. Dio non si impone e neppure obbliga a credere. Se nella storia de[[‘umanità l’idea di Dio non era generalmente messa in dubbio, con l’avvento dell’illuminismo e l’autonomia delle scienze dalla religione abbiamo avuto un grande cambiamento culturale. Si è compreso anzitutto che Dio non è una necessità mondana, in quanto il mondo si spiega in altro modo; non è neppure una necessità antropologica, perché anche l’ateo si umanizza e lo fa senza Dio; non è, infine, una necessità sociale perché per la polis non occorre mettere Dio a fondamento. Paradossalmente, è stato proprio questo cambiamento che ha permesso di capire che Dio ha voluto l’uomo libero, che egli lascia alla creatura la facoltà di credere o non credere. La libertà diviene così una testimonianza stessa di Dio, una prova della sua esistenza.
Preghiera di Papa Francesco
O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce
sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.