Programma dal 20 al 27 settembre 2020

Letture: Isaia 55,6-9 / dal Salmo 144 / Filippesi 1,20c-24.27a

Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Dal Vangelo secondo Matteo (20,1-16)

20 settembre In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.

Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 19 18.30 + Marconi Antonio e Dante
Domenica 20 10.30 + padre Antonio Costa
Lunedì 21 18.30 + Antonio

per i bancari defunti e viventi

Martedì 22 8.00 + Castelli Adriano
Mercoledì 23 18.30 + Marconi Antonio e Dante
Giovedì 24
Venerdì 25
Sabato 26 18.30 + Zanelli Lucia
Domenica 27 8.00

10.30

+ Dovadola Ivano

+ Mondini Luigi e Alfredo

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 20.30 Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : A

Settembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 20

XXV del T.O.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Lunedì 21

S. Matteo Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (canonica) : Caritas parrocchiale

Mercoledì 23

S. Pio da Pietrelcina

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 25 Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Domenica 27

XXVI del T.O.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 9,9-13 Lc 8,19-21 Lc 9,1-6 Lc 9,7-9 Lc 9,18-22 Lc 9,43b-45

Vivere il Mistero- La parabola odierna è una straordinaria immagine della Storia della salvezza. Dio, lungo l’avvicendarsi dei tempi, ha sempre chiamato l’uomo a collaborare al suo disegno salvifico. Da Adamo a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo a Mosè, da Mosè ai profeti fino a Gesù. L’ultima ora è quella iniziata con Gesù, il Figlio; quest’ora si concluderà con la parusia. L’ultimo avvento di Cristo segnerà, infatti, la fine del tempo presente e inaugurerà iI giorno senza tramonto, il sabato senza sera, come scriveva sant’Agostino; ogni uomo avrà allora la ricompensa delle sue opere. Evidenziamo qualche elemento del racconto: Dio chiama. Gesù afferma che il padrone esce più volte alla ricerca di operai per la sua vigna. Dio chiama in ogni epoca della storia; chiama in ogni momento della vita personale, Dio chiama anche oggi e rivolgendosi ad ognuno di noi ci invita a lavorare nella sua vigna. Occorre perciò ascolto e discernimento per riconoscere le sempre nuove chiamate di Dio. Dio chiama ripetutamente. Il padrone ha urgenza di lavoratori per la sua vigna e va alla ricerca anche all’ora undicesima, verso le cinque del pomeriggio quando manca solo un’ora al tramonto. Ai lavoratori dell’undicesima ora non muove nessun rimprovero ma li incoraggia, anche se c’è poco tempo, a fare qualcosa. Ciò significa che non è mai troppo tardi per aderire al Vangelo e portare frutti di vita nuova. Dio ricompensa oltre ogni aspettativa. La sorpresa della parabola è alla fine, quando tutti vanno a ricevere la loro ricompensa. A tutti gli operai il padrone dona un denaro, indipendentemente dalle ore lavorate da ciascuno. Ma questo provoca malumore e mormorazione, soprattutto in quelli della prima ora, i quali pensano di dover essere meglio retribuiti (più lavoro, più ricompensa). Ma il padrone non è di questo avviso. Dà ai primi quanto pattuito (non c’è quindi ingiustizia), dà agli ultimi secondo la sua generosità (mettendo tutti sullo stesso piano). Gesù vuole evidenziare la misericordia del padrone della vigna, ovvero la grazia di Dio. Una grazia offerta a tutti (giusti o peccatori) generosamente. Negli operai della prima ora (stando al contesto di Matteo) riconosciamo tutti quei cristiani che da lungo tempo hanno lavorato nella vigna del Signore (giudei convertiti), mentre in quelli dell’ultima ora quei cristiani che sono venuti alla fede «in ritardo» e che non hanno nulla da vantare, in quanto ben poche opere Ii accompagnano (pagani convertiti). I primi, nella loro mormorazione, rivelano di non aver capito come l’aver lavorato nella vigna fin dalle prime ore sia già una grande ricompensa. Costoro non hanno compreso il dono di grazia fatto da Dio ai Padri. Di qui la mancanza di gratitudine. Ma non è tutto; la mormorazione mette in evidenza che hanno vissuto l’elezione come un peso, una fatica, una prestazione, e con intenti meritocratici, ma, la vita di fede non ha già in se stessa la sua ricompensa? Se emerge il lamento, e peggio ancora il confronto, bisogna chiedersi se la fede è motivata e sostenuta dall’amore. Già san Bernardo ricorda che «ogni vero amore è senza calcolo e, ciononostante, ha egualmente la sua ricompensa; esso, addirittura, può ricevere la sua ricompensa solo se senza calcolo. (…) Colui che nell’amore ricerca come ricompensa solo la gioia dell’amore, riceve la gioia dell’amore. (…) Colui invece che ricerca nell’amore qualcosa di diverso dell’amore, perde l’amore e, al tempo stesso, la gioia dell’amore» (De diligendo Deo).

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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