Programma dal 20 al 28 aprile 2024

Letture: Atti degli Apostoli 4,8-12 / Salmo 117 / 1Giovanni 3,1-2

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,11-18)

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 20 18.30 + Pacilli Antonio

+ Marcello e Fam. Marconi Matteo e Luca (viventi)

Domenica 21 10.30 + Antonio
Lunedì 22 18.30 + Brusa Sara
Martedì 23
Mercoledì 24
Giovedì 25 9.15 Per i caduti di tutte le guerre
Venerdì 26
Sabato 27 18.30 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda
Domenica 28

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : B

Aprile 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 21

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Mercoledì 24 Ore 20.45 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 25

S. Marco ev.

Ore 9.15 (S. Paolo) : S. Messa per i caduti di tutte le guerre con la partecipazione delle autorità nell’anniversario della liberazione
Venerdì 26 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 27 Ore 19.00 (oratorio) : Incontro giovani famiglie
Domenica 28

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

1- Il primo maggio avrà luogo il tradizionale pellegrinaggio comunitario che quest’anno ci porterà a Bolsena e Orvieto. Chi desidera partecipare deve prenotarsi. (vedi avviso)

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Visita alle famiglie con benedizione

22, 23, 24, 26 apr

(dalle ore 15.00)

27 aprile

(mattino e pomeriggio)

Lunedì 22 : Via Martiri della Libertà (dispari)

Martedì 23 : Via Martiri della Libertà (pari),

Repubblica (pari), Baracca, Piazza Costa

Mercoledì 24 : Via Piave, Repubblica (dispari)

Venerdì 26 : Via Alpi (dispari)

Sabato 27 : Via Alpi (pari)

(mattino e pomeriggio)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 10,1-10 Gv 10,22-30 Gv 12,44-50 Mc 16,15-20 Gv 14,1-6 Gv 14,7-14

Vivere il mistero

Ci commuove profondamente sentire come il Signore Gesù abbia nostalgia di tutti: «E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare». II Signore Gesù, che oggi contempliamo nei tenerissimi tratti del pastore bello, buono e vero, non solo ci rivela totalmente il suo desiderio e la sua intenzione, ma pure ci mette al corrente del suo metodo: «Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore». Queste parole vengono pronunciate dal Signore Gesù subito dopo aver narrato una parabola nella parabola, contrapponendo radicalmente l’atteggiamento del «buon pastore» che «dà la propria vita per le pecore» alla modalità approfittatrice che caratterizza le intenzioni e l’operato del «mercenario». La differenza tra il pastore e il mercenario sta nel senso di appartenenza e di intimità che unisce le pecore al primo e che, invece, manca verso il secondo, che scompare quando ci sarebbe più bisogno di presenza, di cura, di coraggio nel momento in cui compare «il lupo». Ciò che le pecore «ascolteranno» non è un discorso o un insieme di dottrine, ma questo concreto atteggiamento di essere disposto a dare la vita. Non c’è bisogno di essere campagnoli o montanari per comprendere quanto il mestiere di pastore sia esigente, impegnativo, duro e faticoso. Se ormai la maggior parte della gente associa le greggi e gli armenti ai paesaggi di vacanza, ben diverso è ciò che vive ogni pastore sulla sua pelle in termini di dedizione e di sacrificio. La controfigura evangelica del mercenario, così oscura e inquietante, non fa altro che dare ancora più pura luminosità all’immagine del pastore bello, buono e vero. (continua in 4a pagina) L’apostolo Giovanni ci fa entrare nel mistero di questa domenica sia attraverso il testo del Vangelo sia attraverso le parole delta seconda lettura in cui ci attesta con forza: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente». Di questo «grande amore», e di quanto esso sia «realmente» all’opera nella nostra vita di ogni giorno, parla il Signore nella similitudine che ritroviamo ogni anno nella quarta domenica di Pasqua, che identifichiamo proprio come quella «del Buon Pastore». Il Signore Gesù ci fa entrare nel realismo di Dio quando ci dice: «Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». La vita intera del Signore si modula attorno al comando del Padre suo che è semplicemente la rivelazione del suo disegno d’amore sull’umanità per la quale il suo Figlio «dà la propria vita». Gregorio Magno così commenta: «Dandoci il modello di questa bontà che noi dobbiamo imitare ha fatto ciò che ha insegnato, ha mostrato in se stesso ciò che ha prescritto». Seguendo il ragionamento del Signore Gesù possiamo così concludere che al Pastore, a differenza del mercenario, importa di noi, e gli importa così realmente da mettere a repentaglio la sua propria vita. Perché mai un pastore si esporrebbe a un pericolo, se non per il fatto che sente la sua vita dipendere profondamente e realmente dal suo gregge senza il quale non avrebbe nulla per vivere? Sembra proprio che il nostro Signore si sia impoverito per amore nostro tanto da far dipendere la sua stessa vita dalla nostra e così rispondere al desiderio del Padre. Il Signore Gesù si mostra fiero di questa sua capacità di identificarsi con la volontà del Padre suo tanto da dire: «Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo». Alla Chiesa non resta altra via per essere pastoralmente «corretta»: far sentire gli uomini e le donne del nostro tempo così realmente amati da sentirsi interiormente interpellati. Nessuna pastorale sarebbe evangelicamente corretta se non si basa sulla concretezza di una condivisione reale e generosa della vita continuamente offerta come dono che crea speranza e gioia. Dal Pastore buono, bello e vero ogni giorno siamo chiamati a imparare a stare con i nostri fratelli e sorelle per diventare compagni di cammino e sostegno reciproco nelle fatiche della vita. [p. M. D. Semeraro]

Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Le modalità di presenza di Cristo nella liturgia, ci ricorda sempre la Costituzione sulla liturgia al n. 7, sono molteplici: è presente nella preghiera comune, nella proclamazione della Parola, nella celebrazione dei sacramenti, e soprattutto nel mistero dell’Eucaristia, ed è presente nella «persona del ministro», che rende visibile la Sua «presidenza» nell’assemblea radunata. Colui che presiede, quindi, compie questo ministero in persona Christi: egli parla e agisce in nome di Cristo e con la sua autorità. Il Concilio ancora, davanti alle norme che derivano dalla natura gerarchica e comunitaria della liturgia, premette questo principio: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi. Perciò tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano, ma i singoli membri vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della partecipazione effettiva» (SC 26). Dunque, colui che presiede esercita lo stesso ministero pure in persona Ecclesiae: «Le preghiere rivolte a Dio dal sacerdote che presiede l’assemblea nella persona di Cristo, vengono dette a nome di tutto il popolo santo e di tutti gli astanti» (SC 33). Su questi presupposti, cioè alla luce del carattere teandrico della liturgia di Sacrosanctum Concilium e dell’ecclesiologia di comunione della Lumen Gentium, le Premesse del Messale Romano offrono queste indicazioni: «Il popolo di Dio, che si raduna per la Messa, ha una struttura organica e gerarchica, che si esprime nei vari compiti e nel diverso comportamento secondo le singole parti della celebrazione. Pertanto è necessario che la disposizione generale del luogo sacro sia tale da presentare in certo modo l’immagine dell’assemblea riunita, consentire l’ordinata e organica partecipazione di tutti e favorire il regolare svolgimento dei compiti di ciascuno» (OGMR 294). San Cipriano ricordava tale «unità nella diversità» con questa espressione: «Un popolo raccolto in uno col suo sacerdote» (Epistola 66, 8). Di conseguenza, il luogo proprio del sacerdote e dei suoi ministri, da una parte, deve essere distinto da quello dei fedeli per «esprimere la struttura gerarchica e la diversità dei compiti» ma, dall’altra e allo stesso tempo, deve costituire un tutt’uno con il resto dell’assemblea per «assicurare una più profonda e organica unità, attraverso la quale si manifesti chiaramente l’unità di tutto il popolo santo» (OGMR 294): sacerdote e ministri formano con i fedeli l’unico popolo dei battezzati, «un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre», «un tempio spirituale e un sacerdozio santo» (LG 10). (7 continua)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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