Letture: Esodo 3,1-8a.13-15 / Salmo 102 / 1Corinzi 10,1-6.10-12
Il Signore ha pietà del suo popolo.
Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9)
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 22 |
18.00 |
+ Adriano Castelli |
Domenica 23 |
10.30 |
+ Baruzzi Bruna + Elisa e Cesare Randi |
Lunedì 24 |
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Martedì 25 |
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Mercoledì 26 |
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Giovedì 27 |
18.00 |
+ Dovadola Ivano, Monica e Silverio, Ruffini Armanda e secondo le intenzioni di Maria Teresa |
Venerdì 28 |
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Sabato 29 |
18.00 |
+ Montesi Natale |
Domenica 30 |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00
Lunedì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Venerdì ore 20.30
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica ore 17.30 Via Crucis
Anno : C Marzo 2025 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 23 III di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 14.30 (Cattedrale) : Giornata diocesana cresimandi Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Martedì 25 Annunciazione |
S. Messa ad orario feriale. |
Mercoledì 26 |
Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” Ore 20.30 (canonica) : Consiglio parrocchiale A.C. |
Venerdì 28 Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00) Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale (Unica S. Messa in S. Paolo) Ore 20.45 (oratorio) : 5°Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio. |
Sabato 29 |
Ore 15.00 (S. Paolo) : Celebrazione del Sacramento della Prima Confessione |
Domenica 30 IV di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. (avviso a parte) Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Visita alle famiglie con benedizione
24 – 28 Marzo
(dalle ore 15.00)
29 Marzo
(solo mattino)
Lunedì 24 : Via del Melograno, delle Campanelle,
della Lavanda, della Ginestra.
Martedì 25 : Via Decorati al V. C., F.lli Cervi,
De Gasperi, Caduti di Cefalonia.
Giovedì 27 : Via Imola, Togliatti, Iotti, Bixio,
Monte Nero.
Venerdì 28 : Via Padre Costa (pari).
Sabato 29 : Via Padre Costa (dispari dal n.3 al n.37/B)
Alla scuola di Gesù : |
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Lunedì |
Martedì |
Mercoledì |
Giovedì |
Venerdì |
Sabato |
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Lc 4,24-30 |
Lc 1,26-38 |
Mt 5,17-19 |
Lc 11,14-23 |
Mc 12,28b-34 |
Lc 18,9-14 |
Vivere il mistero – Il testo del Vangelo di questa domenica ci chiede e ci I permette di fare un ulteriore passo nel nostro cammino di conversione che comporta un incremento di intelligenza e di discernimento. Questi tali che si avvicinano al Signore Gesù, ben ci rappresentano nella nostra necessità di evidenziare alcune situazioni di catastrofe che fanno emergere il nostro bisogno di rassicurazione. Quando una disgrazia ha colpito altri e ha risparmiato noi stessi e i nostri cari, vorremmo tanto poterla interpretare come attestazione di un indice di maggiore giustizia e bontà da parte nostra. Se la sorte non si è accanita su di noi o almeno ci ha risparmiato, una ragione certo ci sarà: siamo migliori o almeno non siamo peggiori degli altri. La risposta del Signore è netta: «No, io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo». Il «modo» cui fa riferimento il Signore Gesù è quello che egli stesso dovrà assumere fino a subire nel mistero della sua passione. La sua morte in croce sarà ritenuta dalla stragrande maggioranza di quanti seguiranno gli ultimi passi del suo esodo, la giusta punizione per la sua iniquità religiosa: farsi figlio di Dio. Per quanti invece non hanno preoccupazioni religiose, ma interessi e privilegi da difendere, la sua parola sembrerà una minaccia politica. Annunciare come fa il Signore Gesù un nuovo modo di relazionarsi superando la logica del potere, rappresenta un vero pericolo per chi fonda la propria sicurezza sulla vulnerabilità altrui. Il cammino di conversione che il Signore Gesù ci chiede di affrontare è quello di superare la tentazione della mormorazione che è un modo sottile, ma efficace di ritenersi superiori e migliori degli altri e perfino di saperne più di Dio. Mormorare è proprio di quanti desiderano sempre e accuratamente evitare che un Pilato qualunque mescoli il loro stesso sangue «con quello dei loro sacrifici». Sono coloro che amano rimanere spettatori della storia e possibilmente al riparo dai pericoli: sempre in diritto di dire e ridire, ma mai in dovere di esporsi e di fare qualcosa. […] Nella parabola evangelica padrone e fattore si avvicinano al fico con il rischio di rimanere delusi per la mancanza di frutti. Ma il fatto di avvicinarsi e di vedere da vicino non permette più semplicemente di mormorare o di riportare perché esige la compromissione. L’antidoto alla tentazione che attanaglia continuamente il nostro cuore e contamina la nostra sensibilità rendendoci estranei alla logica del Vangelo, la troviamo nella parabola che Gesù racconta e nella quale possiamo riconoscere la sua stessa presenza nelle vesti del «vignaiolo». In questa veste il Maestro si oppone, con garbo e con audacia, al suo padrone: «Lascialo, ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime». Con questa proposta in cui è personalmente coinvolto, il vignaiolo si distanzia dalla decisività del suo padrone: tagliare è un’operazione drastica e per certi aspetti faticosa al momento, ma senza strascichi. Il vignaiolo, invece, prende tempo e, soprattutto, si assume tutta la sua responsabilità: zappare e concimare per un anno intero. Con questa risoluzione, indirettamente ma coraggiosamente, egli riconosce che, forse, non ha fatto tutto il necessario perché l’albero producesse frutto. Forse di non averlo fatto, fino a quel momento, con sufficiente cura e attenzione. In una parola il vignaiolo sente che la mancanza di frutti di quel fico, è anche un suo personale fallimento. L’audacia non si ferma qui perché, se per quanto riguarda il lavoro di cura dell’albero egli si impegna in prima persona, non fa altrettanto per ciò che concerne l’eventuale soluzione drastica da cui si dissocia radicalmente: «se no, lo taglierai». Sembra dire al suo padrone, con cui ha già osato tanto, con il rischio di accendere la sua collera: «Se le cose andranno per il peggio, lo taglierai tu, non io!». È un trucco della divina pazienza e del suo amore infinito. Gli ascoltatori di Gesù sanno che del fico non ci si prende cura… rimane per certi aspetti un albero selvatico e capriccioso e, per questo, i suoi dolci frutti sono ancora più dolci. Eppure, l’amore e la misericordia sono capaci di sfidare la situazione, fino a ottimizzare, persino, le immutabili leggi della natura. Possiamo riprendere a questo punto la parola dell’apostolo: da una parte egli dice che tutto ciò è un «esempio per noi» e, dall’altra, che essa rimane per noi come un ammonimento. Di tutto ciò l’esperienza di Mosè al Sinai è un’altra possente parabola. Il «roveto» continua a bruciare nelle parole e nei gesti del Signore che si oppone risolutamene a ogni interpretazione disumanizzante della Parola di Dio. Quando si disumanizza la Parola di Dio si è già caduti nell’idolatria. La croce, che presto sarà innalzata sul Gòlgota, sarà un roveto in cui si rivelerà, ancora una volta il Nome di un Dio che osserva la «miseria» e assume ogni «grido». Sulla croce Dio non si rivela nel fuoco della sua collera, ma del suo infinito amore che continua a bruciare per illuminare ogni storia… tutte le storie… ognuna delle nostre vite senza consumarsi e senza mai bruciare la speranza di ogni uomo, di ogni donna. (p. Michael Davide Semeraro)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
In secondo luogo, proprio perché l’aula per l’assemblea liturgica è lo spazio proprio della celebrazione sacramentale, sia per l’inizio di un cammino di conversione sia per la sua conclusione con la riconciliazione con Dio e i fratelli, essa non può più essere considerata uno spazio «statico» ma, al contrario, «dinamico». Difatti, il Rito della Penitenza, nel suo percorso di penitenza e di grazia, utilizza, oppure ha come orientamento o riferimento, tutti i poli liturgici più importanti della chiesa. Se questo dinamismo si mostra più evidente nella celebrazione comunitaria, anche la forma più individuale per la riconciliazione dei singoli penitenti è celebrata in chiesa come un itinerario di conversione e riconciliazione: all’inizio del cammino, la comunità accoglie sulla soglia cultuale colui che entra in penitenza (la porta) e, attraverso la carità, l’esempio e la preghiera, lo accompagna per riacquistare la grazia del battesimo (il battistero); il penitente si mette in ascolto della Parola di Dio e con essa confronta la propria vita (l’ambone); pentito dei peccati, chiede a Dio il perdono e attraverso il ministero della Chiesa stessa ottiene la riconciliazione (la sede penitenziale); (4- continua)