Programma dal 28 settembre al 6 ottobre 2024

Letture: Numeri 11,25-29 / Salmo 18 / Giacomo 5,1-6

I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

Dal Vangelo secondo Marco (9,38-43.45.47-48)

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 28 18.30 + De Giovanni Anna e Benfenati Maria
Domenica 29 10.30

18.30

+ Montesi Natale

+ Cecchini Dino (Trigesima)

+ Francesco

+ Resta Maria e Bassi Giovanni

Lunedì 30 18.30 + Mathew
Martedì 01
Mercoledì 02 18.30 + Biancoli Vincenzo
Giovedì 03 18.30 + don Felice Marchi
Venerdì 04 8.00 + Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica e Silverio
Sabato 05 18.30 + Luigi Rizzi detto Carlo
Domenica 06 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : B

Settembre – Ottobre 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

XXVI del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Mercoledì 02

Ss. Angeli custodi

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo”
Venerdì 04

S. Francesco d’Assisi

S. Messa ad orario feriale

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 05 Primo sabato del mese

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 06

XXVII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 (Santuario) e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (Santuario) : S. Messa (in caso di maltempo sarà celebrata in S. Paolo)

Ore 17.00 (Santuario): S. Rosario

La festa al Santuario della B.V. della Consolazione

Domenica 6 ottobre ore 10.30 : S. Messa nel piazzale del Santuario

ore 17.00 : S. Rosario nel Santuario

1 – Lunedì 30 settembre inizia il servizio del “Doposcuola” all’oratorio.

2 – Da Martedì 01 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo

ore 17.50 S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 9,46-50 Lc 9,51-58 Mt 18,1-5.10 Lc 10,1-12 Mt 11,25-30 Lc 10,17-24

Vivere il mistero – La libertà divina aleggia sull’assemblea domenicale perché i suoi membri siano pienamente docili all’azione dello Spirito Santo. Quando siamo riuniti nel nome del Signore veniamo infatti immersi nella nube dello Spirito Santo che ci richiama a continua novità di vita. Egli infatti significa l’azione incessante e provvidenziale del Padre nei confronti della Chiesa. Il discepolo avverte nella fede di ritrovarsi continuamente sotto la signoria del Padre che lo avvolge della potenza creativa dello Spirito Santo. Lo Spirito esprime la libertà divina nei confronti della storia e di ogni uomo, non è legato ai linguaggi istituzionali delle sicurezze umane, ma opera al di là di ogni visibilità storica poiché in ogni creatura opera il respiro di Dio. L’azione divina non conosce confini, ma spazia nell’infinito. Se si lascia veramente guidare dalla saggezza divina che opera nel suo cuore l’uomo intuisce quanto sia feconda e liberante l’azione dello Spirito nel suo vissuto quotidiano. Tale percezione gli apre orizzonti sconfinati che gli permettono di vedere come Dio raggiunga gli uomini nelle situazioni storiche più diverse per comunicare loro la potenza della vita e della speranza. Il cristiano esperimenta nella propria persona la libertà stessa di Dio. Questa situazione permette di riscoprire sempre meglio la dimensione profetica che ci qualifica nella diuturna sequela di Gesù e ci fa rivivere la libertà divina. Tale atteggiamento esprime la costante volontà aperta all’obbedienza, come insegna il salmo responsoriale: «l precetti del Signore fanno gioire il cuore». L’obbedienza a Dio infatti è la sintesi dell’incontro tra la libertà del Padre che si comunica all’uomo e l’uomo che, profondamente consapevole delle proprie povertà, si lascia liberare dallo Spirito del Cristo per aderire in verità ai voleri del Padre. Il profeta è un uomo intrinsecamente libero perché tutte le sue scelte sono maturate nella pienar docilità alla volontà divina. In questo il profeta si rivela come la trasparenza vissuta nella fedeltà di Dio alla storia umana. È la nostra vocazione battesimale. Il nostro cuore è sempre aperto all’imprevedibilità divina e non ha alcun timore. La libertà di Dio nella nostra storia quotidiana è certezza di vera maturazione spirituale. Cristo Gesù presente all’interno della comunità cristiana è la luce che illumina i comportamenti dei discepoli e li chiama a vera conversione. Egli è il loro Maestro per farli crescere come uomini liberi docili. L’azione del suo Spirito infatti diviene continua provocazione perché coloro che scelgono di seguire Gesù vivano come è vissuto lui, che ha inaugurato gli ultimi tempi. Solo nella morte-risurrezione di Gesù il discepolo ha il vero ed unico punto di riferimento. Per realizzare tale maturazione è stimolato a cambiare decisamente vita aprendosi alla carità. Lo Spirito opera nella Chiesa, specie nell’assemblea eucaristica, perché il discepolo dilati sempre più la vocazione alla libertà e alla comunione, all’apertura del cuore e alla docilità al Padre. Avvertiamo perciò quanto sia necessaria la figura del profeta e la riscoperta di questa nostra vocazione perché la Chiesa possa essere sempre più pungolata dal Maestro a vivere in uno stile veramente evangelico. L’azione dello Spirito opera in modo incessante nel cuore dei discepoli di Cristo e di coloro che sono chiamati ad essere tali in conformità al progetto del Padre. Questa sua opera innesca un cammino di conversione poiché solo in questa condizione esistenziale è possibile diventare cristiani e testimoniare davanti al mondo la fecondità di salvezza. I doni eucaristici allora sono il luogo per eccellenza di tale rinnovamento, come la Chiesa prega al termine della celebrazione eucaristica: «Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, annunciando la morte del tuo Figlio, partecipiamo alla sua passione per diventare eredi con lui nella gloria». (don Antonio Donghi)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [] (di don D. Ravelli)

La celebrazione del sacramento, la «confessione», e il relativo luogo liturgico, il «confessionale», con la riforma tridentina si erano cristallizzati e imposti ovunque uniformemente, anche se solamente dal XVII secolo. Questa situazione è proseguita immutata fino alla vigilia del Concilio Vaticano II, quando si cominciò a percepire nei fedeli una crescente disaffezione per la confessione e insieme un diffuso disagio per il confessionale. Una nuova e profonda crisi in poco tempo investì il sacramento stesso, paragonabile a quella avvenuta nei passaggi tra penitenza pubblica e tariffata, e tra quest’ultima e quella privata: occorreva traghettare la celebrazione sacramentale, e il suo spazio liturgico, in una nuova fase. Concluso il Concilio, seppur in attesa della riforma dei riti, non erano mancati tentativi di rinnovare subito i confessionali, con soluzioni che tentavano di conciliare i vecchi luoghi della celebrazione privata con le nuove istanze teologiche e pastorali. In Italia, la Conferenza Episcopale si fece subito interprete della preoccupazione pastorale di favorire il dialogo tra penitente e ministro e così, nel Direttorio liturgico- pastorale per l’uso del «Rituale» del 1967, invitò a provvedere «alla funzionalità e alla dignità di questi luoghi, ove si effettua l’incontro tra penitente con il ministro della Chiesa, in modo da rendere possibile una celebrazione sacramentale che comporta un dialogo ed alcune azioni rituali» (n. 65). Tale indicazione ha offerto l’occasione, attesa da facili e superficiali innovatori, per mettere mano ai tradizionali confessionali. Infatti, la pur giusta preoccupazione pastorale dei vescovi è stata letta come un’autorizzazione ufficiale per introdurre un tavolino tra confessore e penitente, che avrebbe facilitato la dinamica dialogica e per eliminare la grata divisoria considerata ostacolo alla comunicazione e al gesto andato perduto dell’imposizione delle mani. [1 – continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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