Letture: Qoèlet 1,2:2,21-23 / Salmo 89 / Colossesi 3,1-5.9-11
Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione
Dal Vangelo secondo Luca (12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 30 | 18.30 | + Talina |
Domenica 31 | 10.30
18.30 |
+ Ruffini Vittorio
+ Rosanna e Antonio Dalmonte |
Lunedì 01 | ||
Martedì 02 | ||
Mercoledì 03 | 18.30 | + Capucci Giuseppa e Foschini Iref |
Giovedì 04 | 18.30 | + Dovadola Ivano, Monica, Ruffini Armanda e Vittorio e Dovadola Silverio
+ Pilani Enzo + Giuseppe |
Venerdì 05 | 8.00 | Secondo le intenzioni di Maria Teresa Dovadola |
Sabato 06 | 18.30 |
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Domenica 07 | 18.30 |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni (escluso il venerdì) ore 17.50 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Anno : C
Luglio – Agosto 2022 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 31
XVIII del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 |
Lunedì 01
S. Alfonso Maria de Liguori |
S. Messa ad orario feriale
Ore 12.00 Inizio pratica del “Perdono d’Assisi” |
Martedì 02 | “Perdono d’Assisi” per tutta la giornata |
Venerdì 05 | Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Sabato 06
Trasf.ne del Signore |
Primo sabato del mese
Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario. Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa |
Domenica 07
XIX del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 |
PER RICEVERE L’INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI
(per sé o per i defunti)
Tale indulgenza è lucrabile, per sé o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno in quel santo luogo e, per una volta sola, da mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente, visitando una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale.
Le condizioni per acquistare il Perdono sono quelle prescritte per tutte le indulgenze plenarie:
- Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni preced. o seg.)
- Partecipazione alla Messa e Comunione Eucaristica;
- Visita alla chiesa della Porziuncola (o un’altra chiesa francescana o chiesa
parrocchiale), per recitare alcune preghiere;
In particolare:
Il CREDO, per riaffermare la propria identità cristiana;
Il PADRE NOSTRO,per riaffermare la propria dignità di figli di Dio,ricevuta nel Battesimo;
UNA PREGHIERA SECONDO LE INTENZIONI DEL PAPA (ad esempio Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.
Fu canonizzata il 7 ottobre 1391. Un data mariana anch’essa, come si può vedere. Nella Bolla di canonizzazione si affermava che la santa “per grazia dello Spirito Santo meritò di vedere visioni, di udire rivelazioni e di predire molte cose con spirito profetico”, riconoscendo quindi alla mistica svedese il carisma della profezia, raramente affibbiato a una donna nella storia della Chiesa.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 14,13-21 | Mt 14,22-36 | Mt 15,21-28 | Mt 16,13-23 | Mt 16,24-28 | Lc 9,28b-36 |
Vivere il Mistero- Il cuore del messaggio della Parola, in questa domenica, sembra essere l’invito a considerare con cura la non perpetuità dei beni di questo mondo. Le realtà materiali non possono dare sicurezza piena. Il Vangelo mostra come Gesù non sia disposto a considerare le questioni economiche, anche di famiglia, come decisive. È per questo che non risponde all’uomo che gli chiede di aiutarlo ad avere dal fratello la sua parte di eredità. La parabola dell’uomo che ha avuto un colpo di fortuna economica, ma poi muore all’improvviso senza poter trarre frutto dai suoi enormi e insperati beni, mostra la verità di questa posizione: non è saggio contare troppo sulle ricchezze materiali. La prima lettura introduce alla relatività della vita con le prime drammatiche parole del libro di Qoèlet. Per quanto riguarda l’incapacità dei beni materiali a dare sicurezza come si è visto nella parabola di Gesù, ci pensa la morte, soprattutto quando irrompe improvvisa. I beni passano agli eredi senza che chi li ha ammassati abbia la capacità di disporne. La seconda lettura, dalla lettera ai Colossesi, si collega bene con il messaggio degli altri testi odierni. Il cristiano deve cercare le cose del cielo, dove si trova il Signore risorto. Per il discepolo che crede nell’ascensione di Gesù, Paolo desume un imperativo radicale: «Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra» (Col 3,5). La pericope evangelica si apre con la domanda di un uomo che chiede a Gesù di aiutarlo a ottenere giustizia, perché suo fratello è riuscito a impossessarsi di tutta l’eredità. Il Maestro rifiuta questo compito e invita a tenersi lontano da ogni cupidigia. I beni, infatti, non possono garantire la vita, renderla sicura e, tanto meno, dare felicità. Questo assunto è reso ancora più evidente da una parabola. Un uomo ha avuto un’inattesa fortuna. La sua campagna ha dato un raccolto eccezionale, anche senza che si fossero fatte particolari coltivazioni. Questo uomo, già ricco, si impegna a sfruttare questo colpo di fortuna: rafforzando le sue capacità, di custodire ricchezze, egli pensa che – fatta questa fatica resagli possibile e necessaria dalla fortuna – potrà poi vivere senza preoccupazioni e senz’affanni lavorativi. II conto, però, non è realistico: la vita di quell’uomo è interrotta proprio la notte in cui ha terminato la faticata che – secondo lui – avrebbe dovuto condurlo ad avere «a disposizione molti beni, per molti anni» (Lc 12,19). Gesù conclude la parabola chiudendo con un’applicazione che allarga il quadro. L’unica vera ricchezza è quella che si accumula davanti a Dio. L’errore del ricco, che si credeva abile a cavalcare la sua fortuna di proprietario agricolo, è il non aver capito che non c’è possibilità di creare stabilità quando si accumula soltanto per sé. Non c’è solo la terra dell’uomo, ma anche il cielo di Dio. I due rapidi estratti dal libro di Qoèlet mettono l’uomo davanti alla nuda consapevolezza della fragilità della vita. Tutto, in realtà, è transitorio e «leggero». Proprio chi lavora in serena coscienza – «con sapienza, con scienza e con successo» (Qo 2,21) – deve avere chiaro in testa che, nel futuro, non può disporre di quanto ha fatto. Nel linguaggio di Qoèlet: «Anche questo è vanità e un grande male: dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato» (Qo 2,21). Certamente il «pessimismo» di Qoèlet è impressionante ed egli corre il serio rischio di essere giudicato disfatti sta. In realtà questo sapiente rivendica che per l’uomo non c’è la possibilità di creare realtà definitive e sicure; l’unica opportunità è buttare in Dio la nostra vita e attendere tutto da lui, perché noi non possiamo neanche gettare lo sguardo oltre il limite della nostra morte e intravedere il futuro. Ecco che cosa dice in proposito: «Chi sa se il soffio vitale dell’uomo sale in alto, mentre quello della bestia scende in basso, nella terra? Mi sono accorto che nulla c’è di meglio per l’uomo che godere delle sue opere, perché questa è la parte che gli spetta; e chi potrà condurlo a vedere ciò che accadrà dopo di lui?» (Qo 3,21-22). L’unica consolazione che Qoèlet offre con lucidità e schiettezza è la seguente: «Su, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere» (Qo 9,7). In fondo è in questa stessa linea che va l’esortazione «minimale» di Gesù che, senza scomodare particolari teologie, consiglia: «Tenetevi lontani da ogni cupidigia!» (Lc 12,15). La fede nella risurrezione di Gesù è la più forte spinta a mantenersi «lontani da ogni cupidigia» (Lc 12,15). La realtà che ci fa guardare al cielo, senza fuggire dalla terra, è che già adesso «Cristo è tatto e in tutti» (Col 3,11). Guardare al cielo non significa, in questo senso, abbandonare la terra. Significa piuttosto leggere l’umanità e la terra, nei loro dinamismi di unificazione e comunione come pegno di speranza in vista della futura comunione universale. È evidente che proprio oggi, mentre intorno a noi è scatenata «una terza guerra mondiale a pezzi» (papa Francesco), questa prospettiva di comunione nel cielo può essere la molla autentica di una fraternità risolutiva e, nel senso più profondo, ecologica. (don Ermenegildo Manicardi)