Letture: Genesi 12,1-4a / Salmo 32 / 2Timoteo 1,8b-10
Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 04 | 18.00 | + Giuseppe, Salvatore e Lucia, Vittorio, Guido ed Elisabetta |
Domenica 05 | 10.30 | + Amatulli Felice
+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi |
Lunedì 06 | ||
Martedì 07 | 8.00 | + Angelina, Ubaldo, Maria e Massimiliano |
Mercoledì 08 | 18.00 | + Anna Maria, Antonietta, Jovencio e Andrea |
Giovedì 09 | ||
Venerdì 10 | ||
Sabato 11 | 18.00 | + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando |
Domenica 12 | 10.30
18.00 |
+ Resta Albertina e Gagliardi Bruno
+ Baldini Norberto e Baldini Luigia |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : A
Marzo 2023 |
Domenica 05
II di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Giovedì 09 | Adorazione eucaristica di vicariato
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario Ore 21.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica per le vocazioni |
Venerdì 10
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)
Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale |
Domenica 12
III di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 15.00 (Cattedrale) : Incontro diocesano cresimandi Ore 15.00 (oratorio) : Commedia dialettale presentata dalla filodrammatica di Casola Canina dal titolo “Una chembra par du” Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
1 – Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.
2 – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Lc 6,36-38 | Mt 23,1-12 | Mt 20,17-28 | Lc 16,19-31 | Mt 21,33-43.
45-46 |
Lc 15,1-3.
11-32 |
Vivere il Mistero- Come ogni anno, in questa seconda domenica di Quaresima siamo condotti, «in disparte» su un alto monte. Nel Vangelo secondo Matteo il «monte» è una figura maggiore ed è evocata in riferimento a Mosè la cui vita è un continuo andirivieni tra il deserto e la montagna. La prima volta che il «monte alto» compare nel Vangelo è proprio quando il diavolo vi conduce il Signore Gesù per l’ultima delle tre tentazioni di cui abbiamo letto domenica scorsa. Siamo condotti sul monte per non temere di seguire Gesù verso il suo mistero pasquale. Per fare questo siamo chiamati a rileggere ogni passo della nostra vita alla luce di ogni tratto della storia della salvezza. Si tratta di puntare direttamente e decisamente a conformare la nostra vita sul modello di quella del «Figlio amato» offerto e consegnato. La trasfigurazione non mostra un’altra realtà, ma ci presenta la verità della nostra vita che diventa luminosa se è conforme alla logica del dono di sé. Il tempo di Quaresima ci è dato come occasione per ripartire anche noi sulla Parola del Signore che vuole fare, della nostra capacità di camminare insieme, il luogo della benedizione per «tutte le famiglie della terra». Questo esige che sappiamo andare – in un vero esodo da noi stessi – oltre le nostre abitudini, le nostre paure e le nostre resistenze, per camminare accanto ai nostri fratelli, al di sopra di ogni sospetto e di ogni autoriferimento. Solo così ci apriremo a un ascolto vero, capace di dare alla nostra vita ali sempre più ampie che ci permettano di elevarci al di sopra delle nostre piccinerie, fino a renderci capaci di consegnarci come Cristo Signore. Nella misura in cui lo sguardo del nostro cuore si poserà amorevolmente su «Gesù solo», sarà capace di ritrovare lo sguardo di ogni fratello e sorella che sono la nostra «casa» e la nostra «terra» di benedizione. Così ogni angolo della nostra vita si trasformerà in un luogo sempre possibile di trasfigurazione attraverso uno sguardo d’amore in cui risplende «la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo» (2 Tm 1,10). (don M-D. Semeraro)
Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)
La forma dell’altare delle chiese più antiche e di tutte quelle dell’alto medioevo, praticamente dal IV al IX secolo, tendeva preferibilmente al quadrato o leggermente alla forma rettangolare, con i lati che non sorpassavano il metro di altezza e larghezza, quindi con dimensioni assai modeste; l’iconografia lo presenta spesso coperto da una sola tovaglia (già testimoniata negli Atti apocrifi di san Tommaso), che scende solitamente fino a terra, conferendo all’altare la forma di un cubo. Solo dall’VIII secolo comincia a esserci una molteplicità di tovaglie e fino al XII/XIII secolo la liturgia romana non prevedeva nessun’altra cosa sull’altare, né croce né candelieri, se non le oblate per l’Eucaristia. A volte, almeno nel primo millennio e nello stile romanico, viene eretto sopra l’altare un ciborio; si tratta di una cupola sorretta da quattro colonne, una specie di baldacchino, che conferisce all’altare venerazione e solennità. La Chiesa antica, inoltre, coerente al simbolismo di vedere nell’altare il segno di Cristo fino al punto di identificarlo – «l’altare è Cristo» – tramandava l’uso di un unico altare, come unico è Cristo, e di conseguenza di una sola celebrazione della Messa. Come l’edificio cultuale è uno, così uno è anche l’altare: un solo altare, un solo Salvatore, una sola fede, una sola celebrazione, una sola Chiesa. Tale equilibrio, purtroppo, lo troviamo già spezzato nel VI secolo: nella chiesa cominciano a esserci più altari collocati normalmente lungo le navate laterali e, con il passare del tempo, diventano sempre più numerosi. I motivi sono molteplici e compositi: la crescente venerazione e devozione verso i martiri e i santi, ai quali vengono appunto dedicati gli altari; l’aumentato numero dei monaci sacerdoti nelle chiese dei monasteri (secolo VII-VIII); le celebrazioni delle Messe ripetute da uno stesso sacerdote, sia nelle cattedrali sia nelle chiese urbane e rurali, per il suffragio dei defunti e le intenzioni degli offerenti, le varie necessità o la venerazione dei santi e delle loro reliquie (secolo IX); la crescita repentina anche del clero nelle città (secolo XIII). Pur nella molteplicità degli altari, a volte rasentante l’esagerazione, non si perdette comunque mai di vista l’ideale unicità dell’altare cristiano, conservato nella particolare distinzione riservata a quello principale, «l’altare maggiore», il quale tuttavia venne a subire una radicale trasformazione. Già verso la fine del primo millennio il cambiamento diventa evidente: l’altare maggiore, posto idealmente al centro dell’assemblea, comincia ad allontanarsi da essa e viene relegato e chiuso nel presbiterio, dove il sacerdote celebra normalmente orientato verso oriente, almeno idealmente, verso il fondo dell’abside. Se poi il presbiterio è alto, perché dopo il Mille spesso viene costruita anche la cripta, all’interno della chiesa si crea una frattura anche strutturale tra l’assemblea e il sacerdote. [7-continua]