Letture: Isaia 55,1-11 / Salmo da Isaia 12,2-6 / 1Giovanni 5,1-9
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.
Dal Vangelo secondo Marco (1,7-11)
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore.
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Vivere il mistero– Con la festa del Battesimo del Signore si conclude il tempo natalizio. Questa festa è stata solo di recente inserita nella nostra tradizione latina mentre, da sempre, è una delle «dodici feste» della tradizione liturgica delle Chiese orientali. Nonostante le loro diversità, e addirittura le loro esitazioni, il complesso delle tradizioni liturgiche ha colto la grande importanza di questo momento che rivela al mondo Gesù come «il Figlio mio, l’amato» del Padre. Qualcuno ha parlato di una sorta di «ordinazione messianica». La tradizione bizantina parlerebbe di teofania – rivelazione della divinità – mentre l’apostolo Giovanni, nella seconda lettura di questa domenica, la definirebbe forse più volentieri come inizio della storia d’amore tra Gesù – ormai adulto e conscio della propria missione – e la nostra umanità da sposare e da salvare. Mentre contempliamo Cristo Signore riemergere dalle acque del Giordano in tutto fatto simile a noi per noi, non possiamo che vedere «squarciarsi i cieli» perché la nostra terra diviene – per la presenza tra noi del Verbo fatto carne – più beata e più luminosa delle altissime e incontaminate altezze. Per questo possiamo dire con l’Apostolo: «l suoi comandamenti non sono gravosi» perché il Signore Gesù porta ormai ogni peso della nostra umanità assieme a noi… anzi per noi e prima di noi. Non ci resta che assumere gli stessi sentimenti appassionati del Padre e accogliere, per imitare, la presenza del Signore in noi con il, desiderio di farci continuamente riplasmare dalla grazia del nostro stesso battesimo in Cristo. Il messaggio del Natate può dunque riassumersi così: sì, anche noi abbiamo un Padre! Per questo siamo chiamati a diventare suoi veri figli per riconoscerci realmente fratelli. Ancora una volta, il, Signore Gesù, che abbiamo contemplato lungo questi giorni come il figlio di Maria e di Giuseppe, lo accogliamo oggi come uomo tra noi eppure segnato da una relazione con Dio unica, sebbene non esclusiva. Finalmente, si potrebbe dire, dopo gli angeli, i Pastori, i magi «venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato”». Questa voce risuona dopo che [o stesso Signore Gesù «vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba». In questo simbolo animale è racchiusa la rivelazione dell’identità profonda del Signore Gesù, chiamato a rivelare il volto di Dio nella mitezza e nel dono di se stesso in un amore invincibile. (p. M. D. Semeraro)
VITA ECCLESIALE
Sabato 06 | 10.3018.00 |
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Domenica 07 | 10.30 | + Mazzanti Antonio e per Monia (vivente)+ Ronzani Ugo |
Lunedì 08 | ||
Martedì 09 | ||
Mercoledì 10 | ||
Giovedì 11 | ||
Venerdì 12 | ||
Sabato 13 | ||
Domenica 14 | 10.3018.00 | + Edmondo ed Ebriana+ Mario Zavanella (trigesima) |
Orario Confessioni Venerdì ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 07Battesimo del Signore | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
Mercoledì 10 | Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 11 | Ore 20.00 (S. Maria in Fabriago) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni. |
Venerdì 12 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario |
Sabato 13 | Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa |
Domenica 14II del T. Ordin. | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
A – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mc 1,14-20 | Mc 1,21b-28 | Mc 1,29-39 | Mc 1,40-45 | Mc 2,1-12 | Mc 2,13-17 |
Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (seconda parte) [] (di don D. Ravelli)
Nell’Istruzione sul Mistero del culto eucaristico del 1967, Eucharisticum Mysterium (= EM), e nel Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico (= RCCE) del 1979 (del 1973 l’edizione tipica in latino) troviamo alcuni importanti e fondamentali principi teologico-liturgici che occorre richiamare prima di presentare quanto la riforma liturgica indica per il tabernacolo e il luogo della custodia dell’Eucaristia, Il primo principio ci richiama alla centralità e primato dell’Eucaristia: «Il Mistero eucaristico è veramente il centro della sacra liturgia, anzi di tutta la vita cristiana» (EM 1); la Messa «è la fonte e il culmine di tutto il culto della Chiesa e di tutta la vita cristiana» (EM 3e). Il concetto è ripreso subito dal Rituale nelle prime parole dell’Introduzione generale: «La celebrazione dell’Eucaristia è il centro di tutta la vita cristiana, sia per la Chiesa universale che per le comunità locali della Chiesa stessa. Infatti tutti gli altri sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato hanno uno stretto rapporto con l’Eucaristia e sono ad essa ordinati» (RCCE 1). Nei Praenotanda del capitolo III, questo pensiero viene ribadito mentre si raccomanda vivamente la devozione sia privata sia pubblica verso la santissima Eucaristia: «Il sacrificio eucaristico è infatti sorgente e culmine di tutta la vita cristiana» (RCCE 87). Da questo principio deriva che la celebrazione è origine e fine del culto eucaristico: «La celebrazione dell’Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l’origine e il fine del culto che ad essa viene reso fuori della Messa» (EM 3e; RCCE 2). Infatti, i fedeli «anche quando ricevono la comunione fuori della Messa, si uniscono intimamente con il sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce, e prendono parte a quel sacro convito nel quale, per mezzo della comunione al corpo e al sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale […] e nella fede e nella speranza anticipa e prefigura il convito escatologico nel regno del Padre» (RCCE 15; cf. EM 3e). Ciò che si dice in particolare per la comunione sacramentale ricevuta fuori della Messa vale pure per le altre espressioni del culto eucaristico fuori della celebrazione, quali l’adorazione eucaristica in genere, l’esposizione e la benedizione eucaristica, le processioni con il santissimo Sacramento e i congressi eucaristici: «I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale», e che questi pii esercizi, «con cui rendono ad esso quel culto di latria che è dovuto al vero Dio» (RCCE 3;cf, anche RCCE 5 e EM 3f), «li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale», conducendoli così a intensificare «le disposizioni necessarie per celebrare con la debita devozione il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre» (RCCE 88). Poco più avanti, sempre nelle Premesse del Rituale, si invitano i fedeli a ricordare che, con l’orazione rivolta a Cristo Signore presente nel Sacramento, «essi prolungano l’intima unione raggiunta con lui nella comunione e rinnovano quell’alleanza che li spinge ad esprimere nella vita ciò che nella celebrazione dell’Eucaristia hanno ricevuto con la fede e il sacramento» (RCCE 89). Infine, il culto verso il santissimo Sacramento dell’Eucaristia deve tenere conto del «mistero eucaristico in tutta la sua ampiezza, sia nella celebrazione della Messa che nel culto delle sacre specie, e del fatto che le specie sono conservate per estendere la grazia del sacrificio» (RCCE 4; EM 3g). Conseguentemente, i documenti ricordano il fine per cui si conserva l’Eucaristia fuori della Messa: lo scopo, tanto originario quanto primario, è l’amministrazione del Viatico; secondariamente vengono la distribuzione della comunione e l’adorazione di nostro Signore Gesù Cristo presente nel Sacramento (cf. RCCE 5; EM 49). ln questa cornice teologico-liturgico deve trovare ragione e significato il luogo e il modo della custodia eucaristica, cioè la collocazione del tabernacolo e la sua relazione con gli altri principali elementi che compongono lo spazio liturgico, innanzitutto nel suo rapporto con l’altare. Non vi è dubbio che, da una parte, il tabernacolo stabilisce una relazione stretta e immediata con l’altare. ln un certo senso potrebbe considerarsi come una «continuazione» di esso, non come luogo del sacrificio ma come luogo della riserva eucaristica che permette di estendere la grazia del sacrificio, cioè di allestire nuovamente la mensa del sacro convito, e di prolungare quell’adorazione che deve accompagnare l’azione e la presenza di Cristo. (1-continua)