Programma dal 9 al 17 luglio 2022

Letture: Deuteronomio 30,10-14 / Salmo 18 / Colossesi 1,15-20

I precetti del Signore fanno gioire il cuore

Dal Vangelo secondo Luca (10,25-37)

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 09
Domenica 10 18.30 + Biancoli Vincenzo
Lunedì 11 18.30 + Santese Otello e Fascella Anna
Martedì 12 8.00 + Toffanello Maria
Mercoledì 13
Giovedì 14 18.30 + Dovadola Silverio
Venerdì 15 8.00 + Galanti Francesco e deff. della famiglia
Sabato 16 18.30
  • Secondo le intenzioni di Maria Teresa e per i vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e Ruffini e parenti
  • + Tani Eleogivio
Domenica 17 10.30

18.30

+ Alfonso, Alma, Maria e Peppino

+ Liviano

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni (escluso il venerdì) ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Anno : C

Luglio 2022

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 10

XV del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30
Lunedì 11

S. Benedetto

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 15 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 16

B. V. Maria del Monte Carmelo

S. Messa prefestiva alle ore 18.30
Domenica 17

XVI del T. O.

Ss. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.30

Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa con la partecipazione del gruppo AGESCI in partenza per il campo estivo.

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola che rappresentano un modo per sostenere nel bisogno materiale una comunità che instancabilmente prega per tutti noi.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 19,27-29 Mt 11,20-24 Mt 11,25-27 Mt 11,28-30 Mt 12,1-8 Mt 12,14-21

Vivere il Mistero- Il fulcro della liturgia odierna potrebbe essere definito con la semplice affermazione: l’amore del prossimo non è una realtà difficile. Il testo che guida la liturgia odierna è, senza dubbio, la parabola del buon samaritano. Con questo racconto Gesù fa comprendere che 1a definizione di prossimo è davvero molto semplice e non accetta strumentalizzazioni o ideologizzazioni. Solo negando l’evidenza, il concetto – anzi la realtà – del «prossimo» diventa un tema difficile, incerto e complicato La legge di Dio è un dono supremo che ha per obiettivo la trasformazione totale dell’uomo. Essa non si trova semplicemente scritta in un libro, ma è destinata a vivere nella misura in cui diviene conversione dell’uomo. Allora la realtà tutta della persona umana – cuore e anima – si trasforma e raggiunge le dimensioni di Dio. I comandi e i decreti non strappano l’uomo alla sua realtà per portarlo in luoghi a lui estranei come il cielo o l’oltre mare. La Parola di Dio, noi la possiamo udire facilmente. In realtà non abbiamo bisogno di mediatori che vadano chissà dove a cercare il comandamento di Dio «per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo». La Parola del Signore è già stata messa nella nostra bocca, quando l’abbiamo imparata e la diciamo, e si trova già nel nostro cuore, quando – per esempio – riesce a entrare nella nostra memoria e si fa guida del nostro cammino. Il dottore della legge che interroga Gesù, supponendo una difficoltà di capire il nucleo essenziale della legge, presenta un’esigenza che – alla luce di quanto letto appena adesso nel Deuteronomio – appare chiaramente artefatta. In effetti, lo scriba, chiamato da Gesù a fare sintesi di quanto è scritto nel libro della legge, è in grado di cogliere il messaggio e di disporne con efficacia. Riesce, infatti, a strappare il consenso di Gesù, che gli dice sinceramente: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Il racconto del buon samaritano non è semplicemente «un racconto esemplare» che offre un esempio edificante perché lo si imiti. L’episodio, che Gesù immagina e racconta, è una parabola vera e propria, ossia un racconto che, senza possibilità di obiezioni deve dimostrare l’affermazione che il narratore intende sostenere. Sullo sfondo del racconto pare esserci l’idea che «prossimo» è chi appartiene al popolo di cui si è parte. Secondo una tale limitazione, il comando «ama» il prossimo tuo come te stesso» in fondo significherebbe soltanto: ama il tuo connazionale perché così facendo agisci nella linea dei tuoi interessi. I1 racconto di Gesù, invece, fa vedere che sarebbe assurdo applicare la qualifica di prossimo solamente al sacerdote e al levita, che sono certamente i connazionali del malcapitato ma che non hanno soccorso il giudeo, loro fratello, incappato nei briganti. Essi sono stati un prossimo che non si è fatto prossimo. Viceversa definire «non prossimo» il samaritano perché appartiene a un popolo separato dai Giudei sarebbe pura follia. La risposta dello scriba alla domanda «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo?» pare una circonlocuzione tesa a evitare o almeno a velare l’affermazione diretta. Invece di dire «Chi ha avuto compassione di lui», sarebbe stato meglio rispondere in modo diretto e crudo: «Il Samaritano». In ogni caso lo scriba ha capito bene il senso dell’argomentazione di Gesù e non si è sottratto. Il Maestro vero può allora ricuperare quanto da lui detto poco prima – «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai» – perfezionando la sua esortazione sul modello del Samaritano: «Va’ e anche tufa’ così». Cristo è il principio di tutta la creazione e il centro della redenzione. Tutte le cose in cielo e sulla terra furono create dal Padre in lui, «immagine del Dio invisibile». Cristo si trova anche al centro dell’opera della redenzione. È perciò il capo, ossia «la testa» che dona vita a tutta la Chiesa. In lui si è compiuta la riconciliazione di tutte le cose «avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli». Con l’accostamento a questa lettura e alla sua visione teologica, il tema della prossimità di tutti riceve il maggior sostegno teologico possibile. Tutte le cose si appartengono perché sono di Cristo. Tutte le persone hanno già un vincolo reciproco perché sono state riconciliate e inserite nell’assoluta comunione, addirittura di cielo e di terra. Si tratta di quella prossimità che il sangue di Cristo ha creato sulla croce. L’annuncio della liturgia odierna è una grossa sfida a una visione ristretta e rattrappita dell’amore del prossimo, quale spesso è dato di incontrare. La parabola di Gesù non invita semplicemente a una concretezza minuta: impegnati per chi hai vicino, senza proiettarti in poco utili sogni e utopie per i lontani. La Parola di Gesù sembra piuttosto suggerire che, per avere una prossimità reale, occorre superare divisioni, barriere, antipatie, muri e fossati. Nel concetto di prossimo, che emerge con assolutezza dal racconto del buon samaritano, è implicata una differenza o, forse, addirittura un’ostilità che dev’essere dissolta. Il ferito ai bordi della strada non è propriamente della tua cerchia, anzi, forse potrebbe esserti ostile e nemico. La liturgia odierna difende, senza incertezze, la linea dell’inclusione. Ciò è chiarissimo per la parabola di Gesù, ma non meno per la visione dell’azione unificante e liberante di Cristo, che Paolo presenta ai Colossesi. (don Ermenegildo Manicardi)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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