Programma dall’11 al 19 settembre 2021

Letture: Isaia 50,5-9a / Salmo 114 / Giacomo 2,14-18

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35)

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».

Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 11
Domenica 12 18.30 + Monesi Gino
Lunedì 13
Martedì 14 8.00 Vivi e defunti della famiglia Dovadola – Ruffini e parenti

+ Cervellera Alessandra e Geminiani Desolina

Mercoledì 15
Giovedì 16
Venerdì 17 8.00 Deff. fam. Dovadola Ivano
Sabato 18 18.30 + Giuseppe, Vittorio, Salvatore e Lucia
Domenica 19 10.30 + Franco, Maria, Demo e Luigi

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Settembre 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 12

XXIV del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 20.30 (oratorio) : Serata di presentazione dei lavori eseguiti nel restauro del campanile della chiesa di S. Paolo

Martedì 14

Esaltazione della Santa Croce

S. Messa ad orario feriale
Mercoledì 15

B.V.Maria Addolorata

S. Messa ad orario feriale
Giovedì 16 Ore 21.00 (Campanile) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni
Venerdì 17 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.45 (canonica) : Incontro catechisti

Domenica 19

XXV del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 7,1-10 Gv 3,13-17 Lc 2,33-35 Lc 7,36-50 Lc 8,1-3 Lc 8,4-15

Vivere il Mistero- Gesù si trova nei pressi di Cesarea di Filippo. Questa città era stata ricostruita verso il 3 a.C. in onore di Augusto da Erode Filippo il, fratello di Antipa e tetrarca dell’Iturea e della Traconitide. Qui il Maestro interroga i suoi discepoli. La sua domanda è duplice e duplice è la risposta. C’è la risposta della gente e quella del discepolo. Per la gente Gesù è Giovanni Battista o Elia. Per altri un profeta. Insomma, un personaggio certamente autorevole ma del passato, già conosciuto, la cui novità non stupisce più. Per i discepoli, invece, Gesù non è relegato nel passato, seppur glorioso. Essi lo riconoscono come il Cristo, il Messia. Nel Messia si concentra quanto l’uomo di bello e di buono si attende da Dio. II riconoscimento della messianicità è importante ma non abbraccia ancora la totalità del mistero di Gesù, come abbiamo ricordato in apertura. È paradossale, ma questa confessio non raggiunge l’intuizione degli spiriti impuri, i quali davanti a Gesù l’hanno già riconosciuto come il santo dl Dio (cf, Mc 1,24), il Figlio di Dio (cf. Mc 3,11) e il Figlio dell’Altissimo (cf. Mc 5,7). Eppure, nella graduale confessione di Gesù come Messia e Figlio di Dio (cf. Mc 1,1) è una tappa fondamentale. Sorprende la reazione del Maestro, il quale ammonisce severamente i discepoli di non parlare di lui a nessuno. È stato scritto che il così detto «segreto messianico» costituisce l’ossatura drammatica del Vangelo di Marco. Ma perché Gesù tace e induce autorevolmente i suoi discepoli a tacere? Com’è noto la ragione profonda sta nella necessità della croce. Se Gesù avesse lasciato che la sua gloria apparisse, se avesse permesso alle folle di farlo re, se avesse accettato quanto i demoni dicevano di lui, se avesse lasciato che i discepoli divulgassero quanto per bocca di Pietro avevano professato a Cesarea egli non avrebbe mai subito la Passione redentrice, ma sarebbe andato incontro a un successo mondano, contrario al disegno del Padre. Il segreto messianico ci rivela tre aspetti importanti di Gesù. In primis egli è il Figlio che assume pienamente la logica del Padre accettando la Passione. Questa volontà è accolta nella libertà e non subita sotto l’incalzare degli eventi (secondo aspetto). In terza istanza, Gesù obbedisce alle Scritture profetiche che dovevano compiersi in lui. Dopo la professione di fede, dove Pietro ha riconosciuto Gesù come Messia, il Maestro spiega cosa significa essere il Cristo e qual è la via della salvezza secondo Dio. Ecco, allora, la predizione della sua morte e risurrezione. Se i discepoli [‘hanno confessato come Messia egli, però, si riconosce nella figura del Figlio dell’uomo. Il Figlio dell’uomo (cf. Dn 7) appartiene al mondo divino e a quello umano. Bene, dice Gesù, il Figlio dell’uomo deve, soffrire, morire e risorgere. Questo «deve» non ha una connotazione morale, ma teologica. Morte e vita rientrano nel piano di Dio. Gesù fa questo discorso apertamente, con franchezza, coraggio e libertà. Se prima parlava sotto il velo delle parabole (cf. Mc 4,11) ora, invece, non nasconde più nulla. Ma la parola di Gesù non è capita. Pietro, sicuro di sé, prende in disparte il Maestro e lo rimprovera. Pietro si pone davanti a Gesù, per certi aspetti assume lui la posizione del rabbi, sovvertendo l’ordine Maestro-discepolo e vuole fare di Gesù un discepolo della propria concezione messianica. Pietro allontana da sé una visione del Messia come Figlio dell’uomo, come Servo sofferente. A sua volta Pietro è rimandato indietro da Gesù perché non ha capito la logica di Dio, ma ragiona ancora alla maniera umana. Gesù constata che né i discepoli né la folla l’hanno compreso. Allora convoca tutti e fa un discorso aperto e chiaro su cosa comporta porsi alla sua sequela. Il discepolo dev’essere disposto a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo. Solo così la salverà. Perdere la propria vita significa concretamente prendere la propria croce e seguirlo. Ma volendo un tantino scavare, cosa intende Gesù con l’immagine della croce, da assumere e portare ogni giorno? 1- La falsa autoaffermazione. Per Gesù prendere la croce significa lottare contro una falsa autoaffermazione. Per questo è necessario rinnegare se stessi ovvero rinnegare un falso io, l’egoismo, la filautia (amore di sé) e il narcisismo. 2- La falsa autoconservazione. Chi è solamente preoccupato di autoconservarsi è preda dell’istinto e muore. Solamente chi spende la propria vita nel dono di sé nell’amore la conserva. 3- Per Cristo e il Vangelo. Per il cristiano il fondamento della sua donazione è Gesù; la forza per spendere la propria vita è il Vangelo. In questa luce amerà e seguirà non il Gesù dei suoi desideri (Pietro), ma il Gesù obbediente al Padre e solidale con i fratelli, quel Gesù che mediante la via delta croce ha introdotto tutti gli uomini alla salvezza piena, definitiva e che non delude. (P. Sandro Carotta)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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