Editoriale Il Nostro S.Paolo giugno 2020
don Pietro Marchetti, parroco
Prima di porre mano a questo articolo, ho desiderato rileggere e rimeditare l’omelia del Papa del 27 marzo 2020 proclamata davanti ad una piazza S. Pietro deserta. Non lasciamo che queste preziose parole siano dimenticate, perché per noi è facile la tentazione di “cercare la quiete dopo la tempesta”, di pensare di poter ritornare a fare le stesse cose di prima con gli stessi atteggiamenti interiori.
Non dimentichiamoci di ciò che abbiamo vissuto; il Papa ci ricorda che “le tempeste smascherano le nostre vulnerabilità e scoprono le false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti le nostre abitudini e priorità”.
Continua il Papa: “Signore la tua Parola ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
Ecco, allora, ci ricorda il Papa che “si apre per noi un tempo di scelta: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. E’ il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri, guardando a tanti compagni di viaggio esemplari che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita”.
Il Signore in questo tempo ci interpella, ci invita ad attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno. La croce di Gesù – ci ricorda il Papa – è la nostra àncora di salvezza, è il timone, è la speranza che guida la nostra vita.
E’ allora indispensabile invocare lo Spirito Santo perché ci doni “creatività e coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati a permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà.”
Questo è davvero il tempo in cui aprire nuovi spazi nel nostro cuore, prima occupati da altre cose, per il momento liberi e renderli occupati col Signore e nel dedicarci ai nostri fratelli e sorelle.
Da queste prime settimane di ripresa delle attività, l’impressione che si ha è quella di voler tornare alle cose di prima col pericolo che le fragilità che sono emerse da questo tempo di pandemia, ci portino ancora a cercare nell’alcol, nel gioco, nella droga, o chissà in quali altre dipendenze un malsano tentativo di risposta; di non aver capito che è necessario aver più rispetto dell’ambiente, e così continuiamo a imbrattare di guanti di plastica e di mascherine usate la terra e i mari, che un’economia che genera poveri non può essere considerata una sana economia, una politica che vuole monopolizzare e dettare legge sulla morale e sull’etica non può portare al vero bene comune. Preghiamo il Signore che ci illumini e ci guidi in questo tempo.
La nostra comunità parrocchiale, anche in questo tempo si è rimboccata le maniche, ha cercato di essere vicina alle persone, soprattutto ai poveri, e agli anziani, ma anche ai ragazzi e alle famiglie.
Buona estate e se anche col corpo siamo tenuti a stare un po’ a distanza, nessuno ci vieta di essere invece profondamente uniti, nella preghiera, nella fede e nell’amore-carità.