Programma dal 10 al 18 luglio 2021

Letture: Amos 7,12-15 / Salmo 84 / Efesini 1,3-14

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13)

Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13)

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 10 18.30 + Biancoli Vincenzo
Domenica 11 10.30

18.30

+ Santese Otello

+ Minore Giacomino, Piazza Margherita, Pacera Vincenzo, Leta Carmine, Leta Ida, Lannia Vincenzo e Russo Bice

+ Aristide

+ Elena, Elio e Marco

Lunedì 12 18.30 + Toffanello Maria

Per Teresa e per i deff. della famiglia Del Tufo

Martedì 13 8.00 Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni
Mercoledì 14 18.30 + Pompignoli Alessandro
Giovedì 15 18.30 + Farina Monica
Venerdì 16 18.30 Vivi e defunti delle famiglie Dovadola e Ruffini
Sabato 17
Domenica 18 10.30 + Alfonso, Alma, Maria e Peppino

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B

Luglio 2021

Domenica 11

XV del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Venerdì 16

B. V. Maria del Monte Carmelo

Ore 17.55 (Sala del Carmine) : S. Rosario

Ore 18.30 (Sala del Carmine) : S. Messa

NON c’è la S. Messa delle ore 8.00

Domenica 18

XVI del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

IMPORTANTE:

E iniziata all’oratorio la preparazione dei tortellini per la prossima “Festa della Ripresa”. I giorni e gli orari di ritrovo sono:

Lunedì e Martedì : dalle 15.00 alle 17.00

e dalle 20.00 alle 22.00

Nota. Ss. Messe feriale e festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Rispettare tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 10,34-11,1 Mt 11,20-24 Mt 11,25-27 Mt 11,28-30 Mt 12,1-8 Mt 12,14-21

Vivere il Mistero- Il tema di questa domenica è quello della missione dei Dodici. Com’e noto, Gesù dapprima li chiamò singolarmente, poi furono riuniti assieme per stare con lui. Ora, dal Maestro, sono inviati due a due. Come possiamo notare, c’è un’unica chiamata ma che si articola in tre momenti che segnano una crescita e una maturità. Si passa dalla dispersione alla sequela, dalla sequela alla comunione, dalla comunione all’annuncio della buona novella ad ogni creatura. Quest’ultimo aspetto, sul quale si sofferma il Vangelo odierno, ci fa capire una cosa importante: la missione di Gesù si prolunga nella missione dei Dodici. Ma non è tutto. Con le varie prescrizioni che Gesù propone abbiamo lo stile pastorale della prima comunità apostolica, la prassi con la quale la Chiesa di tutti i tempi è chiamata ad essere testimone di Cristo nel mondo. È vero che il Qoelet affermava che è meglio essere in due che soli, ma l’invio «a due a due» è ben più del superamento della solitudine. Questa prassi era comune a quel tempo, e attestava che ogni testimonianza doveva basarsi su due testimoni, altrimenti era poco credibile. I discepoli sono inviati. La missione non nasce perciò dall’iniziativa privata, personale. È il Signore che chiama e invia, quindi potremmo dire che la missione viene da un altro ed è sempre per gli altri. Vigeva poi un principio, riconosciuto dall’autorità rabbinica: l’inviato partecipa sempre dell’autorità di chi lo invia. Per cui gli apostoli ricevono il potere sugli spiriti impuri. Come il Maestro anche loro passeranno tra la gente sanando e beneficando le persone malate, alienate, e sofferenti. Dopo questo, segue una sorta di direttorio, in due parti, della missione ad gentes. Nella prima l’attenzione è posta sulla povertà come condizione imprescindibile dell’annuncio, mentre la seconda verte sull’accoglienza o meno che possono trovare i missionari del Vangelo. Perché Gesù insiste sulla povertà? Non dirà Paolo che Cristo da ricco che era si è fatto povero per arricchire tutti noi? Questa povertà però non è tanto materiale quanto teologica; è il segno concreto della sua solidarietà salvifica nei confronti della nostra umanità peccatrice. Per Gesù, inoltre, farsi povero ha come significato anche quello di attestare la sua fiducia senza limiti nel Padre. Egli ha riconosciuto che la sua vita veniva da lui (il pane); che ciò che lo sosteneva nel cammino era dato dalla sua munifica provvidenza (la bisaccia); che non dipendeva e non voleva dipendere dal grande mediatore universale (il denaro). Se questo è il Maestro, tale dev’essere il discepolo. All’itinerante missionario sono concesse due cose: il bastone e i sandali. Bastone e sandali sono la tenuta pasquate; essi esprimono l’autorità ricevuta (bastone) e la libertà dei figli di Dio (calzari). Non c’è bisogno di altro. Gesù fa attenti i discepoli ai facili entusiasmi, ovvero ricorda loro come la missione può conoscere l’accoglienza ma anche il rifiuto. Gesù però conferisce loro un’autorità, affermando che se non troveranno accoglienza in una casa dovranno andarsene scuotendo la polvere che è sotto i loro calzari. Per capire questo gesto bisogna sapere che gli ebrei consideravano impura la terra dei pagani. Quando perciò rientravano nella terra santa, si sbarazzavano della polvere che si era attaccata ai calzari. Il consiglio di Gesù, allora, dentro questo orizzonte, può significare questo: chi non accetta l’annuncio del Regno è come una terra pagana, impura. Il missionario, quindi, ha perciò il potere di esprimere da parte di Dio un gesto che attesta un giudizio, che sottolinea l’incredulità e la durezza del cuore di coloro che si dimostrano refrattari alla salvezza. Se il Vangelo odierno (assieme alla prima lettura) ci traccia un identikit del missionario, la seconda lettura, ci traccia invece il contenuto dell’annuncio cristiano e il suo fine: la ricapitolazione di ogni cosa nel Cristo. Paolo elenca ben sette tappe del disegno della salvezza. Parte dall’elezione dell’uomo alla vita di Dio, poi parla della predestinazione alla figliolanza divina. In un terzo momento evidenzia la redenzione. Cristo ci ha riscattati, comprati con il suo sangue. Segue la rivelazione del mistero. Il mondo, compromesso dal peccato, viene da Cristo ricondotto al Padre. Vi è poi l’eredità e il dono dello Spirito. Infine conclude con la Iode che riecheggia le tappe precedenti riferendole tutte alla bontà di Dio. La liturgia della Parola di questa domenica ci ricorda che tutti i credenti sono chiamati ad essere missionari e profeti del Regno di Dio nel mondo. Il documento conciliare Apostolicam actuositatem afferma che: «la Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria». Fa eco la Lumen gentium: «Ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, per quanto gli è possibile, la fede».

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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