Programma dal 12 al 20 giugno 2021

Letture: Ezechiele 17,22-24 / Salmo 91 / 2 Corinzi 5,6-10

E‘ bello rendere grazie al Signore

Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 12 18.30 + Rivalta Ornella (1° anniversario)
Domenica 13 10.30

18.30

+ Resta Luigi e Paolo

+ Dal Fiume Uliano

Lunedì 14 18.30 + Geminiani Guido e Mongardi Giovanna
Martedì 15
Mercoledì 16 18.30 25° di Matrimonio di : Tonini Roberto

e : Costa Paola:

Giovedì 17
Venerdì 18
Sabato 19 18.30 + Maria Francesca e per una famiglia (vivente)
Domenica 20 10.30 + Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Giugno 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13

XI del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Venerdì 18 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Domenica 20

XII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Da lunedì 7 giugno è iniziata e continua all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga fino al 24 giugno, come preannunciato.

Nota. Ss. Messe feriale e festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Rispettare tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 5,38-42 Mt 5,43-48 Mt 6,1-6.16-18 Mt 6,7-15 Mt 6,19-23 Lc 6,24-34

Vivere il Mistero- La liturgia della Parola di questa domenica per annum è attraversata dal paradosso. Ezechiele, in apertura, narra la parabola del ramoscello di cedro piantato da Dio sul monte dell’alleanza. Questo ramoscello diverrà un albero maestoso, l’albero messianico. Nel racconto evangelico Gesù paragona il Regno di Dio ad un seme minutissimo, seminato nella terra, che gradatamente si trasforma in un albero gigantesco al punto da offrirsi come luogo di protezione e di pace agli uccelli del cielo. Gesù racconta due parabole, che potremmo definire gemelle a causa dei molti punti in comune. Entrambe sono in relazione al Regno di Dio, parlano di una semina, descrivono la crescita del seme fino alla maturazione e hanno un riferimento alle Scritture profetiche, elemento, questo, che conferisce loro una forte tensione escatologica. La prima parabola mette in evidenza il lavoro del seminatore e la crescita spontanea del seme. La seconda, invece, sottolinea gli inizi apparentemente insignificanti del granello di senape e il suo grandioso risultato finale. Perché Gesù racconta queste due parabole? Gesù ha inaugurato il Regno di Dio compiendo segni e prodigi e parlando con autorità. È staio accolto dalle folle con entusiasmo, ma allo stesso istante ha trovato resistenza e durezza di cuore. L’insuccesso, però, non lo frena; anzi, egli ha fede che Dio porterà a compimento la sua opera. Ci vuole solo pazienza, come quella del contadino, che dopo aver seminato attende fiducioso il frutto della sua fatica. Le parabole sono, perciò, un invito alla fiducia e alla perseveranza. Questo insegnamento, però, non si applica solo al ministero di Gesù, ma è rivolto anche alla comunità di Marco (e a noi, naturalmente). Marco invita i suoi fedeli a leggere le difficoltà del presente alla luce del disegno di Dio, della storia della salvezza. Quando l’evangelista scrive siamo infatti verso il70 d.C., un tempo dove iniziano le persecuzioni contro i cristiani. Come agisce Dio nella storia degli uomini? Talora si ha la sensazione che il corso degli eventi sia in mano a forze oscure e caotiche. Il Regno di Dio non s’impone ai nostri occhi; tuttavia, la sua presenza agisce in modo efficace. Bisogna solo attendere con pazienza, scrutandone i segni premonitori. Dio ha seminato nel campo del mondo il suo seme, Gesù. L’ha seminato anche in quel campo più piccolo, ma non meno importante, del cuore umano. Il discepolo lo sa bene, per cui non lo calpesta e non lo sovraedifica, in modo che il seme evangelico giunga a produrre frutto a suo tempo. Il Regno ha un piccolo inizio, insignificante, se vogliamo, ma esso cresce al punto da divenire il grande albero della signoria universale di Dio. Le due piccole parabole mettono in evidenza anche un altro aspetto: la diversità delle misure di Dio e delle misure dell’uomo. Mentre noi amiamo ciò che è spettacolare e grandioso, immediato e subito fruibile, Dio ama tutto ciò che è piccolo, umile, povero. Egli non è preso dalla fretta, non è preoccupato del successo, Tuttavia c’è un dato incontrovertibile: mentre il nostro affanno conosce talora l’insuccesso, la pazienza divina ha risultati sicuri e definitivi. Con il racconto delle parabole, emerge un tratto singolare di Gesù: la sua capacità di narrare Dio a partire dalle cose ordinarie della vita umana. Cerchiamo, allora, di porre in risalto alcuni aspetti di questa qualità teologica di Gesù. Una parola a partire dal cuore. Gesù ha parlato e insegnato. Le sue parole hanno rivelato il suo cuore e sono scaturite dalla sua esperienza. Gesù comunicava ciò che viveva, quanto cioè aveva elaborato nella sua interiorità, quanto aveva pensato e posto davanti a Dio nella preghiera. Una parola autorevole. Sovente i Vangeli evidenziano l’insegnamento autorevole di Gesù. Donde gli deriva quest’autorità? ln lui vi è una fonte situata nel profondo; quindi, la sua autorità non deriva da un sapere libresco, ma da questa potenza che lo abita. Una parola semplice, che comunica. Parlando alle folle, Gesù usa un linguaggio accessibile, non intellettualistico, in modo da arrivare a tutti. Luca arriva a scrivere che a causa di ciò “tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ ascoltarlo”. Una parola scandalizzata, che t’indigna. Sulla bocca di Gesù abbiamo anche parole che rimproverano aspramente, parole, quindi, che non riflettono solo il suo cuore ma rispondono a un’obbedienza a Dio manifestata nella parola profetica della Scrittura. Ecco perché la sua parola è talvolta scomoda, rifiutata e infine crocifissa. Una parola sapiente. Gesù non solo informa, ma forma alla scuola della sapienza di Dio. Perché la sapienza è fonte di vita. Questo linguaggio richiede ascolto, sguardo attento sulla realtà, e discernimento. Scrive Luciano Manicardi: «Le parole sapienziali di Gesù rendono eloquente la vita, danno parola al quotidiano e mostrano che c’è un tesoro di apprendimento davanti ai nostri occhi, se solo vogliamo aprire gli occhi e vedere e aprire le orecchie e ascoltare».

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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