Letture: Esodo 24,3-8 / Salmo 115 / Ebrei 9,11-15
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore
Dal Vangelo secondo Marco (14,12-16.22-26)
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 05 | 18.30 | + Adolfo e coniugi Marangoni |
Domenica 06 | 10.30
18.30 |
+ Gerardina, Felice e Alfonso
+ Enzo, Edgardo Dalle Vacche e Martini Elisa + Alberti Dante, Irma e Vilma |
Lunedì 07 | 18.30 | + Antonio |
Martedì 08 | ||
Mercoledì 09 | 18.30 | 25° di Matrimonio di: Martini Luca
e Geminiani Monica |
Giovedì 10 | 18.30 | Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni |
Venerdì 11 | 8.00 | Vivi e defunti della famiglia Dovadola Ivano e Ruffini Armanda e parenti |
Sabato 12 | 18.30 | + Rivalta Ornella (1° anniversario) |
Domenica 13 | 10.30 | + Resta Luigi e Paolo |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre
Vivere il Mistero
Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Giugno 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 06
Corpus Domini |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne che si conclude con l’adorazione Eucaristica. |
Lunedì 07 | Ore 20.30 (canonica) : Caritas parrocchiale |
Venerdì 11
Sacratissimo Cuore di Gesù |
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Sabato 12
Cuore Immacolato di Maria |
S. Messa ad orario feriale |
Domenica 13
XI del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Da lunedì 7 giugno inizia all’oratorio l’estate ragazzi che si prolunga per tre settimane, come preannunciato.
Nota. Ss. Messe feriale e festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Rispettare tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 5,1-12 | Mt 5,13-16 | Mt 5,17-19 | Mt 5,20-26 | Gv 19,31-37 | Lc 2,41-51 |
PER CRISTO, NELLO SPIRITO AL PADRE! (di Sr. Cristina Cruciani).- (continuazione)
L’uomo che si sente oggetto di benedizione e di amore, risponde in un dialogo cominciato da Dio e continuo, ribenedicendo Dio per mezzo di Gesù Cristo nella potenza dello Spirito Santo, potremmo dire, nella fase ascendente. È questa la natura dialogica della liturgia! Celebrando la Trinità Santissima noi celebriamo la sua opera di salvezza: dal Padre, per Cristo, nello Spirito Santo e facciamo risalire ogni lode e benedizione al Padre, per mezzo di Cristo nello Spirito Santo, per essere salvati. Ogni preghiera cristiana per dirsi tale ha questa struttura, non c’è altro accesso al Padre se non in Cristo e nello Spirito Santo. Pieni di stupore contempliamo, dunque, ciò che ha operato Dio, per esempio quando preghiamo la liturgia delle Ore, i Salmi, dove per misericordia noi, la Chiesa, siamo associati alla preghiera di Cristo e dello Spirito perché, dice la Costituzione apostolica Laudis canticum che introduce la liturgia delle Ore: «Il canto di lode che risuona eternamente nelle sedi celesti, e che Gesù Cristo sommo sacerdote introdusse in questa terra di esilio, la Chiesa ha conservato con costanza e fedeltà nel corso dei secoli e lo ha arricchito di una mirabile varietà di forme». I primi oranti in questa preghiera sono Cristo e lo Spirito e noi in loro e per loro. Anche la liturgia delle Ore è un’azione liturgica che richiede in qualche modo l’atteggiamento eucaristico: è il sacrificio della lode poiché lodare è obbedire, essere contenti che Dio sia Dio, che sia buono, grande, bello. Ci sta bene che egli sia. Siamo felici di essere creature da lui amate: da lui tutto, a lui tutto di noi in rendimento di grazie: abbiate in voi i sentimenti che furono in Cristo Gesù, direbbe l’apostolo Paolo (cf Fit 2,5). Noi amiamo Dio comunione di amore forma per la famiglia, le comunità, i popoli destinati a vivere in comunione e in pace condividendo le risorse della Terra. È così che la liturgia è vita. La nostra vita è la nostra liturgia, è come un habitus, uno stile e un atteggiamento del vivere. (fine)
Vivere il Mistero- La Solennità del Sacratissimo Corpo e Sangue di Cristo, com’è noto, è stata istituita nel XIII secolo. Ufficio, di grande spessore teologico, fu composto da san Tommaso d’Aquino e manifesta la profonda riconoscenza della Chiesa per il dono dell’Eucaristia, sintesi mirabile di tutti i doni di Dio. Nell’Eucaristia Cristo si fa nostro cibo, unendoci alla sua morte redentrice e alla sua risurrezione. Pane vivo, Pane del pellegrinaggio, già fin d’ora ci fa pregustare la gioia del banchetto celeste. II brano di Mc 14,12-16.22-26 riporta l’ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli. In questo solenne contesto egli istituisce l’Eucaristia. Notiamo alcuni elementi. Anzitutto il banchetto. Cosa significa? Che l’Eucaristia è all’interno di un contesto quotidiano, domestico (una cena tra amici) e allo stesso tempo ricco di valori simbolici (intimità e condivisione). L’Eucaristia, perciò, è ad un tempo esperienza di salvezza e di fraternità. Quando poi Gesù alza il calice, rende grazie a Dio. Gesù ringrazia il Padre per la sua opera a favore dell’umanità: dal dono della creazione a quello della liberazione, dal pane della mensa alla nuova alleanza. Celebrare l’Eucaristia significa, perciò, riconoscere il primato di un amore fedele e ringraziare. Quando, infine, Gesù spezza il pane e offre ai suoi discepoli il calice del vino, manifesta il senso profondo della sua esistenza: una vita vissuta nell’obbedienza al Padre, fino alla morte di croce, e in piena solidarietà con i fratelli. Con il pane e il vino, che diventano il corpo e il sangue, Gesù riafferma la volontà di donare se stesso. Con cura, con canti e preghiere, nella processione che segue la Messa della solennità del Corpo e Sangue di Cristo, adoriamo il Signore che sta dentro la nostra storia, città, paesi. Il discepolo, mangiando e bevendo, è chiamato ad entrare in questo dinamismo di donazione. Non è forse questo dinamismo il cuore della nuova alleanza? Nutrirsi del suo corpo e del suo sangue significa costituire una sola soggettività, dove l’uno desidera ciò che vuole l’altro. Una sola soggettività istituisce un’unione di progetto, per cui il discepolo, che diventa commensale di Cristo, prolunga nel tempo l’opera redentrice del Maestro.