Programma dal 13 al 21 febbraio 2021

Letture: Levitico 13,1-2.45-46 / dal Salmo 31 / 1 Corinzi 10,31-11,1

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.

Dal Vangelo secondo Marco (1,40-45)

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Parola del Signore

Vivere il Mistero- In questa 6a domenica per annum, ancora un a volta, Gesù è posto di fronte all’uomo malato nel corpo e nello spirito. È il caso del lebbroso. Mentre Gesù sta annunciando il Vangelo per le strade della Galilea, ecco un lebbroso venire a lui. Quest’uomo malato, ma anche emarginato e condannato, ha fiducia in lui e lo prega di essere sanato per poter ritornare in vita: «Se vuoi, puoi purificarmi!»(Mc 1,40). Con questa domanda riconosce che Gesù ha un potere che spetta solo a Dio. Per quest’uomo vivere significa poter riprendere i contatti con Dio attraverso il culto, ed essere riammesso nei rapporti sociali. Come reagisce Gesù? .•- La compassione. Gesù prova anzitutto compassione per quest’uomo doppiamente oppresso. Entra, allora, in empatia con lui e si fa carico della sua situazione ad un tempo fisica, psicologica e morale. •- Un’azione pasquale. Marco afferma che Gesù stende la mano verso il lebbroso. Questo gesto è un gesto pasquale (cf Es 3,20). Cosa significa? Che Dio, in Gesù, entra con potenza nella vita di quest’uomo. •- Il contatto fisico. Gesù, poi, tocca il lebbroso. Toccando l’impuro assume su di sé l’impurità ma, allo stesso istante, ne annulla il carattere teologico. Se è vero che Gesù in quel momento «trasgredisce» la legge (cf Lv 5,3), allo stesso istante rivela però il volto misericordioso e compassionevole di Dio. •- Una parola efficace. Infine Gesù pronuncia la sua parola efficace. Gesù non esegue solamente la richiesta del lebbroso, ma lui stesso vuole che quest’uomo viva, sia cioè mondato dal suo stato. •- Il ritiro nel silenzio. Se il lebbroso ritrova la guarigione, Gesù entra nella solitudine, come si fosse fatto carico della situazione precedente del lebbroso (cf Mc 1,45). Gesù ha preso su di sé la condizione di colui che ha guarito, come il Servo di YHWH ha preso su di sé le nostre infermità e le nostre

malattie (cf Is 53,4).

VITA ECCLESIALE

Sabato 13 18.00 + Giuseppe Guida e Vincenzo e Leonina

+ Giuseppina Montanari e Genitori

Domenica 14 10.30 25° di Matrimonio di : Massimiliano Guardigli

e Bettina Alberti

Lunedì 15 18.00 + Servidori Marianna
Martedì 16
Mercoledì 17 20.15 + Brandolini Irene (1° anniv) e Amadei Carlo

+ Giovanni e Maria

Giovedì 18 18.00
Venerdì 19 20.15 + Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo
Sabato 20 18.00 + Arcangelo (Lino) Foletti
Domenica 21 10.30 Per le spose e le madri dei Caduti in guerra

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni (escl. Venerdì) ore 17.25 S. Rosario (16.55 quando c’è la Via Crucis)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Febbraio 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 14

VI del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Mercoledì 17

Le Ceneri

Astinenza e digiuno

Ore 20.15 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri

(Unica S. Messa)

Venerdì 19

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.15 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale

Domenica 21

I di Quaresima.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

1E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2021 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

Si può fare anche rivolgendosi in sacrestia, oppure al “Punto Radio Maria” il venerdì o il sabato mattina.

Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mc 8,11-13 Mc 8,14-21 Mt 6,1-6.16-18 Lc 9,22-25 Mt 9,14-15 Lc 5,27-32

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Nuovo Messale: Dal “Dire la messa” al Presiedere di don Silvano Sirboni

Dobbiamo ritornare a quasi 56 anni fa per renderci conto come un semplice atteggiamento del sacerdote durante la messa sia stato più efficace dei tanti documenti scritti per portare il Concilio tra la gente. Si tratta della domenica 7 marzo 1965, quando insieme alla lingua parlata fu ripristinata anche l’originaria possibilità per il sacerdote di presiedere rivolto verso il popolo. Alcuni sacerdoti percepirono questa possibilità come una “distrazione”. Un disagio che derivava non tanto dall’abitudine di celebrare con la schiena rivolta al popolo, quanto piuttosto da quella formazione teologico-spirituale che considerava la celebrazione dell’eucaristia come una delega totale al sacerdote. E, di conseguenza, come un’azione a favore dei fedeli, ma a prescindere dall’assemblea, che veniva percepita come un ostacolo alla concentrazione del ministro. È opportuno ricordare che, insieme ad altre ragioni, la collocazione del sacerdote con le spalle rivolte al popolo è dovuta a una ragione pratica. Infatti, attorno al IX secolo si instaurò la prassi di porre le vistose e ricche casse con le reliquie dei santi sul lato dell’altare opposto a quello dei fedeli. Il Messale Romano conciliare (1970) giustifica il recupero dell’antica tradizione non solo in funzione dell’attiva partecipazione dei fedeli, ma anche nel rispetto dell’originario significato dell’altare quale mensa per tutti i fedeli. Non il solo sacerdote, ma tutta l’assemblea dei battezzati è il primo interlocutore nel dialogo nuziale con Dio. All’origine rituale della messa c’è la cena del Signore. La forma dell’eucaristia è quella di un convito. Il ministro ordinato è colui che all’altare è chiamato a rendere visibile, in persona Christi, la presenza del Signore con i suoi discepoli.

Il sacerdote non è il solo “celebrante”, come sembrano far supporre certi avvisi sacri. Egli celebra con tutta l’assemblea, sebbene con un ruolo unico e insostituibile, quale icona di Cristo capo. Il “noi” di tutte le orazioni presidenziali, compresa la grande preghiera eucaristica, è espressione di quell’unico corpo sacerdotale che è l’assemblea liturgica nella varietà dei ministeri. E che, tutta, partecipa attivamente. Le norme impegnano il sacerdote a tenere sempre conto dell’assemblea. Essa non è una distrazione, ma lo scopo del suo ministero liturgico.

Non è superfluo ricordare che il termine “presidente” dato al sacerdote all’altare risale al II secolo (cf Giustino, Apologia I, 67, 4). Pertanto, «le preghiere dette dal sacerdote nella sua qualità di presidente dell’assemblea nella persona di Cristo sono rivolte a Dio a nome dell’intero popolo santo e di tutti i presenti…». La natura delle parti presidenziali esige che esse siano proferite a voce alta e chiara e che siano ascoltate da tutti con attenzione». Il sacerdote non viene ordinato per sé, ma per servire il popolo di Dio. Questo deve apparire chiaramente, attraverso tutte le parole, i gesti e gli atteggiamenti della presidenza liturgica.

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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