Letture: Geremia 17,5-8 / Salmo 1 / 1Corinzi 15,12.16-20
Beato l’uomo che confida nel Signore.
Dal Vangelo secondo Luca (6,17.20-26)
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 15 | 18.00 | + Marianna Servidori
+ Luciano Petroselli + Donata, Dino e Francesco |
Domenica 16 | 10.30 | + Francesco Berardi, Maria, Demo e Luigi
+ Francesco Marconi |
Lunedì 17 | ||
Martedì 18 | ||
Mercoledì 19 | ||
Giovedì 20 | ||
Venerdì 21 | ||
Sabato 22 | 18.00 | + Arcangelo Foletti detto Lino
+ Bentivogli Bruno, Anna Maria, Valeria, Santini Corinna + Buscaroli Dante e cg. Venieri + Adriano Castelli |
Domenica 23 | 18.00 | + Lea e Anselmo |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Anno : C
Febbraio2025 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 16
VI del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
Lunedì 17 | Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale
Ore 20.45 (canonica) : Consiglio parrocchiale A.C. |
Mercoledì 19 | Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 20 | Ore 21.00 (oratorio) : Incontro giovani |
Venerdì 21 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario |
Sabato 22
Cattedra di S. Pietro |
S. Messa ad orario prefestivo |
Domenica 23
VII del T. O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. |
1- Domenica 16 febbraio alle ore 15.30 il “Gruppo sposi” si trova a Longiano al santuario del Ss.mo Crocifisso per un incontro con mons. Castellucci, vescovo di Carpi, sul tema “Chiesa italiana chi sei? Chi vuoi essere?”
2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
Visita alle famiglie con benedizione
17 – 21 febbraio
(dalle ore 15.00)
Lunedì 17 : Via dell’Unione Europea, viale Quadri
Martedì 18 : Via Baravelli, Amendola (dispari).
Mercoledì 19 : Via Amendola (pari).
Giovedì 20 : Via Vicini (dispari),
viale della Resistenza.
Venerdì 21 : Via Vicini (pari dal n° 4 al n° 40/B).
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Mc 8,11-13 | Mc 8,14-21 | Mc 8,22-26 | Mc 8,27-33 | Mc 8,34-9,1 | Mt 16,13-19 |
Vivere il mistero – Luca adopera il termine beati non solo per i poveri, per coloro che hanno fame, per coloro che piangono e per i credenti perseguitati. Chiama beati anche coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano (Lc 11,28), i servi – figura- simbolo dei discepoli vigilanti- che aspettano svegli il ritorno del padrone (Lc12,37) e gli occhi dei discepoli che vedono ciò che re e profeti avrebbero desiderato vedere e non lo videro (Lc 10,23-24). Il testo delle beatitudini in Luca è molto diverso dal testo delle beatitudini di Matteo. Due sono le diversità principali: il luogo e la struttura letteraria del discorso. Matteo pone il discorso delle beatitudini su un monte (Gesù come nuovo Mosè). Luca, invece in pianura (Gesù si volge al popolo del nuovo esodo). La struttura letteraria matteana articola il testo in nove unità (4+4+1), Luca in otto («beati» 3+1 in antitesi con «guai» 3+1). Luca, infatti, nel primo gruppo colloca i «beati», e nel secondo i «destinatari dei «guai» (espressione che. fa parte delle profezie veterotestamentarie di lamento o di minaccia). Mentre Matteo esprime le beatitudini come fossero dei detti sapienziali (beati i poveri…), Luca come fossero parte di un discorso diretto (beati, voi, poveri), probabilmente rivolto ai componenti della sua comunità. Beato, dunque, è colui che, sebbene umanamente si trovi in una situazione estremamente critica (povertà, fame, pianto, persecuzione), riceve da Gesù la certezza di essere destinatario della vita divina per sempre. Se di felicità si può parlare, è corretto chiamarla felicità escatologica. Tra testo biblico e testo biblico-liturgico (Lc 6,17.20-26) ci sono due differenze: nell’ incipit e nel testo. Il testo originale dice: «Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante», mentre quello biblico-liturgico: «ln quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante». Questo incipit liturgico isola il discorso delle beatitudini dal racconto precedente, la scelta dei Dodici (Lc 16,12-16). Circa il testo, poi, si nota la soppressione dei versetti Lc 6,18-19 dove si dice che la gente era andata da Gesù per ascoltarlo, per farsi guarire dalle malattie ed essere esorcizzata. Questa soppressione allarga la platea degli ascoltatori: ascoltatori delle beatitudini sia «la gran folla dei suoi discepoli», sia «la gran moltitudine di gente» ebrea e pagana («dal litorale di Tiro e di Sidone»). La struttura letteraria delle beatitudini di Luca è semplice: a quattro «beatitudini» si contrappongono quatto «guai». Le prime tre beatitudini presentate da Luca (povertà, fame, pianto) propongono situazioni gravi della sofferenza umana. Letterariamente parlando, la seconda e la terza sofferenza sono equivalenti alla prima (fame e pianto indicano sempre una povertà). Alla prima sofferenza Gesù offre una risposta: la povertà che soffrite è compensata dal fatto che Dio ha stabilito che voi siate già salvi («Vostro è il regno di Dio» = cf. Mt 25,34: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo»). In questo regno ci sarà la risposta (vedi il tempo dei verbi: sarete saziati, riderete) a quelle sofferenze come la fame e il pianto. Nel regno di Dio non c’è nessuna risposta alla sazietà e alla risata dei bagordi (cf. Lc 16,19-31: il ricco della parabola di Lazzaro). Anzi, se il povero è già sicuro della salvezza, il ricco incapace di condivisione, non ha come prospettiva la salvezza. L’ultima beatitudine riguarda la persecuzione dei cristiani perché cristiani («a causa del Figlio dell’uomo»). Gesù pone in essere un criterio di verifica ben preciso: come i veri profeti hanno dovuto subire in- comprensioni e persecuzioni a causa della Parola, così il cristiano a causa delia sua fede. Significa che egli, come il vero profeta, è dalla pafie di Dio. La conclusione dei guai, invece, è piuttosto grave: se mai il cristiano ha vissuto qualche cosa del genere, c’è da dubitare dell’autenticità della sua fede perché quel cristiano è paragonabile ai falsi profeti. Significa che egli, come il falso profeta, non è dalla parte di Dio. (don Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Passando alla celebrazione individuale della Penitenza, ossia al Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti pare che questa prima forma sia la sola entrata nella mens del legislatore e delle Conferenze Episcopali ai quali il Rituale ha demandato la decisione di stabilire le norme precise sul luogo adatto per la celebrazione (cf rispettivamente i nn. 12 e 38b). Infatti il Codice di Diritto Canonico, dopo aver rammentato che «le norme vengano stabilite dalla Conferenza Episcopale», parla unicamente dei «confessionali», stabilendo che vengano collocati «in luoghi aperti» e abbiano «una grata-fissa» e concludendo che «non si ricevano le confessioni fuori del confessionale se non per giusta causa» (cf. can. 964 §2-3). Forse, perfettamente in linea con questa disposizione, ma molto meno col nuovo Rituale, nelle normative della CEI viene riproposta, sostanzialmente come unica, la soluzione della tradizionale «”sede confessionale“, denominata anche “confessionale“» (AC 30). Questa impostazione, che risente ancora molto della prassi in vigore prima della promulgazione del nuovo Rito, presenta certamente dei limiti dal momento che tende a ignorare, o almeno a impoverire, alcune dimensioni e caratteristiche proprie dello stesso Rituale riformato anche nella modalità sacramentale più individuale: la liturgia della Parola, la dimensione celebrativa, la natura comunitario-ecclesiale. La prima nota pastorale, per la progettazione di nuove chiese, «richiede un luogo specifico (penitenzieria) o una sede» che sia «progettata contestualmente a tutto l’edificio», quindi confessionali non solo più di legno e mobili ma anche in muratura e integrati nell’edificio, «che metta in evidenza il valore del sacramento per la sua dimensione comunitaria e per la connessione con l’aula per la celebrazione dell’Eucaristia» e, inoltre, che favorisca «la dinamica dialogica tra penitente e ministro, con il necessario riserbo richiesto dalla celebrazione in forma individuale» (PNC 12). (20- continua)