Programma dal 2 al 10 gennaio 2021

Letture: Siracide 24,1-2.8-12 / dal Salmo 147 / Efesini 1,3-6.15-18

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

03 gennaio In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 02 18.00 + Preda Maria Teresa
Domenica 03 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino
Lunedì 04 18.00 + Ruffini Armanda e Dovadola ivano
Martedì 05
Mercoledì 06 10.30 + Giovanni, Isolina, Giacomo, Susetta e don Orfeo
Giovedì 07
Venerdì 08
Sabato 09
Domenica 10 18.00 + Saguatti Claudio

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Gennaio 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 03

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Mercoledì 06

Epifania del Signore

Giornata dell’infanzia Missionaria

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne e benedizione particolare alle famiglie

Giovedì 07 Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Venerdì 08 Comunione ai malati del ”Primo venerdì del mese”

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Domenica 10

Battesimo del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 1,35-42 Gv 1,43-51 Mt 2,1-12 Mt 4,12-17. 23-25 Mc 6,34-44 Mc 6,45-52

Vivere il Mistero- La fede cristiana afferma che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Siamo invitati ancora una volta a riflettere sul mistero dell’incarnazione. Il Prologo giovanneo, che domina la liturgia della Parola di questa domenica, ci presenta l’irruzione di Dio nel mondo. Un’irruzione che non ha nulla di eclatante, ma che percorre la via più ordinaria e naturale: la nascita da una donna, l’inserimento dentro un tempo e un luogo ben precisi e datati, all’interno di una cultura particolare (quella ebraica) e in una situazione storica di oppressione (romani). «ln principio era il Verbo». Il termine greco qui usato per indicare il Verbo/Parola è Logos. Il Logos ha molti significati. Per la cultura filosofica ellenistica, nella quale si muove il IV Vangelo, il Logos rappresenta la ragione che spiega il funzionamento, la struttura e l’ordine del cosmo. Per la cultura ebraica, invece, il Logos è ciò che ha originato l’universo; non solo, quando Dio comunicava ai profeti la sua volontà, il logos si poneva come ponte di unione tra la trascendenza divina e la realtà umana. Il pensiero ebraico elaborò successivamente anche il concetto di Sapienza, che più tardi fu messa in relazione con la legge dell’Altissimo. Di questa ricca eredità (qui solo evocata) l’autore del Prologo è fortemente debitore. Possiamo, quindi, parlare di continuità teologica ma anche, allo stesso tempo, di superamento. Questo perché il logos la Parola, non è un pensiero filosofico, né una categoria religiosa e neppure un’istanza mitologica, ma una persona incarnata, vivente e storica: Gesù di Nazareth. Ma cosa ci viene detto del Logos? Il IV Vangelo non fa speculazioni, ma mette in risalto come il Logos sia in relazione con Dio (di cui è la manifestazione), con la creazione (di cui è il fautore), con gli uomini (per i quali è luce e vita), con Israele (del quale è l’attesa). Certo, la sua venuta non si impone. Può essere accolto o rifiutato; non può essere però vinto. Nonostante la tenebra, che già nel Prologo fa la sua comparsa, la sua vittoria è sicura. ln conclusione possiamo dire che il Logos è l’espressione di Dio giunta ad essere udibile, visibile e comprensibile dagli uomini. Quando Giovanni (ma è anche tutta la comunità che nel Prologo fa la sua confessione di fede) afferma che il logos si è fatto carne, significa che il divino abita ormai in una singola creatura umana e vive tra gli uomini. L’essere di Dio è ormai fisicamente presente in Gesù. Di più: Giovanni dirà che il logos ha piantato la sua tenda tra noi. Se questo è vero, com’è vero, significa che il Logos ha «campeggiato» in questo mondo in un tempo databile e ben circoscrivibile. Che poi si sia fatto carne, significa che è entrato pienamente nella condizione umana assumendone splendori e miserie. L’evento dell’incarnazione ha inaugurato un nuovo rapporto tra Dio e l’uomo. Vediamone in sintesi tre aspetti: 1. L’ascolto e la visione di Dio. E’ solo in Gesù, il Logos, che noi possiamo udire e vedere il volto del Padre (Gv 5,19-20). Quando Gesù parla e opera, proferisce le parole ascoltate e compie quanto ha veduto presso il Padre. Se l’uomo si pone in ascolto della Parola e crede in Gesù, vivente esegesi del Padre, può giungere a conoscere e a vedere Dio. 2. La dimora di Dio nell’uomo. ln chi accoglie Gesù, Dio pone la sua dimora (cf Gv 14,15-26). Non c’è più separazione tra cielo e terra, ormai ogni distanza è stata superata. Leggiamo nella Costituzione conciliare Gaudium et spes al n 22: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio (quindi Dio stesso) si è unito in un certo modo ad ogni uomo». 3. Figli nel Figlio. Quanti credono e accolgono Gesù rinascono come figli di Dio mediante il dono dello Spirito (cf Gv 1,12). ln quanto figli, hanno poi accesso al Padre (cf Gv 4,23) e divengono eredi della vita eterna.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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