Programma dal 21 al 29 agosto 2021

Letture: Giosuè 21,1-2a.15-17.18b / Salmo 33 / Efesini 5,21-32

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.

Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 21 18.30 + Antonio

+ Marcantuono Vincenzo, Cappetta Antonietta, Passarella Gerarda e Filippo, cg, Giuseppina e Giuseppe Iannece

+ Valli Maria

Domenica 22 10.30 + Castelli Adriano

+ Franco, Maria, Demo e Luigi

Lunedì 23
Martedì 24 8.00 + Dovadola Monica
Mercoledì 25
Giovedì 26 18.30 + Campobasso Michelangelo (3° anniv.)
Venerdì 27 8.00 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda
Sabato 28
Domenica 29 10.30

18.30

+ Montesi Natale

+ Veliano ed Emilia Chiarini

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B

Agosto 2021

Domenica 22

XXI del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Martedì 24

S. Bartolomeo Ap.

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 27 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 28

S. Agostino

Unica S. Messa prefestiva
Domenica 29

XXII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

La festa della Ripresa

(ovvero un invito alla partecipazione)

Inizia la preparazione alla festa :

Sabato 28 agosto, all’oratorio, a partire dalle ore 8.30

e nel pomeriggio dalle ore 15 in poi si inizia con il montaggio di ristorante e cucina

Chi può è invitato a dare il proprio contributo.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 23,13-22 Gv 1,45-51 Mt 23,27-32 Mt 24,42-51,1 Mt 25,1-13 Mt 25,14-30

Vivere il Mistero- Cerchiamo di capire, a partire dal Vangelo odierno, le ragioni della così detta «crisi Galilaica». I discepoli (non i Dodici) si avvicinano a Gesù e affermano che la sua parola è dura, e che perciò non si riesce a capire/ascoltare/vivere. Il termine skleros «duro», (v. 60) lo troviamo solo qui. Con skleros non si intende dire che il linguaggio di Gesù è difficile da capire in senso intellettuale. Il linguaggio di Gesù è semplicemente «inaccettabile» (altra possibile traduzione, certamente più appropriata). Se vogliamo ricercare dove sta la non accettabilità del discorso di Gesù dobbiamo rispondere che è tutto il contenuto del capitolo 6 a far problema. A leggere bene, però, possiamo individuare l’apice della difficoltà (e quindi del rifiuto) là dove Gesù allude alla croce parlando di carne e sangue. La croce è la prova di ogni discepolo, com’è stata la prova del Maestro. Gesù intuisce che i discepoli stanno mormorando proprio di questo e ribatte con una frase alquanto oscura: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dove era prima?» (Gv 6,61-62). Qualche esegeta rilegge in questo modo: «E se vedeste il Figlio dell’uomo ritornare là dove era prima, allora sì che il vostro scandalo sarebbe ancora più grande». Comunque l’accoglienza di Gesù, e l’accettazione della sua croce, comportano un travaglio. Per giungere alla fede è necessario avvertire e attraversare lo scandalo. Chi non patisce scandalo non giunge a riconoscere la novità di Cristo – una novità radicale e assoluta – e cade nell’ovvio. Ma l’ovvietà religiosa, ha scritto Silvano Fausti, è il primo nemico di Dio, che di sua natura è l’Altro per eccellenza. Una gran parte dei discepoli si tira indietro, abbandonando il rabbi di Nazareth che fino ad allora li aveva entusiasmati e fatti sognare. Può sorprendere, ma Gesù non cambia per questo le sue parole né le rispiega. Sa che non servirebbe a nulla. Si rivolge quindi alla cerchia più ristretta della sua comunità, ai Dodici. Con tono provocatorio Gesù chiede ai Dodici se per caso vogliono andarsene anche loro. Perché Gesù si rivolge loro in questo modo? L’intento del Maestro è pedagogico, vuole che riconoscano la crisi che attraversa il gruppo dei discepoli, al quale anche loro appartengono. Solo riconoscendo la crisi, guardandola bene in volto, senza tentativi di rimozione, si può superare e risolvere. Per tutti risponde Pietro con una solenne professione di fede. «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69), Notiamo le parole di Pietro, il quale non dice – come sarebbe più logico – prima ti abbiamo conosciuto e poi abbiamo creduto in te. No, Pietro sottolinea che prima hanno manifestato la loro fede/fiducia in lui, lasciando tutto per seguirlo, poi l’hanno conosciuto. Il primato è della fede; una fede che matura poi in conoscenza. Eppure, nonostante Gesù abbia scelto i Dodici e questi l’abbiano conosciuto, anche tra loro c’è un diavolo. Questo ci fa comprendere un’altra cosa importante: è vero che Gesù sceglie i suoi discepoli, ma è altrettanto vero che anche i discepoli devono scegliere di stare alla sequela del Maestro. Altrimenti può presentarsi la tragica opzione di Giuda. Pietro e Giuda rappresentano l’adesione e il tradimento. La conclusione del discorso di Gesù sul pane di vita ha una nota triste (molti abbandonano Gesù) e insieme di speranza, seppur fragile (i Dodici confermano la loro adesione). Cosa ha spinto i discepoli a ritornare sui loro passi? Cosa li ha condotti ad abbandonare una sequela che prometteva un’era nuova?

1. Le attese sbagliate. I discepoli, come le folle, avevano visto i segni prodigiosi compiuti da Gesù, Per questo volevano farlo re; un simile sovrano era il compimento della profezia. Pensiamo solo al salmo 71 dove si preannunciava l’avvento di un re nei cui giorni sarebbe abbondato il frumento nel paese. Ma Gesù fugge perché non vuole servirsi del pane per assoggettare gli uomini. Egli è il servo di Dio venuto a liberare l’umanità dal peccato. Il messianismo da lui proposto e attuato è anzitutto di natura spirituale e non politica.

2. La mancanza di ascolto. Al termine del lungo discorso di Gesù, i discepoli mormorano. La mormorazione non è dovuta solo allo scandalo provocato dalle sue parole, ma anche da una mancanza di ascolto. Certo, hanno udito quanto il Maestro ha detto loro, ma non l’hanno interiorizzato. Questa chiusura porterà all’incredulità.

3. Una sequela apparente. Gv 6 si conclude con la figura di Giuda, il discepolo che tradirà il Maestro. Questa figura è inquietante, perché mentre gran parte dei discepoli abbandonano Gesù a causa della «durezza» delle sue parole, Giuda, che in cuore ha già concepito il proposito di tradirlo, rimane con i Dodici. In una parola, ostenta – apparentemente – una sequela, una fedeltà ma in realtà sta solo aspettando le condizioni per attuare il suo malevolo e perverso progetto. La figura di Giuda non deve ipocritamente scandalizzarci perché rappresenta la triste possibilità del tradimento nella sequela cristiana. (P. Sandro Carotta)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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