Letture: Apocalisse 11,19a;12,1-6a.10ab / Salmo 44 / 1Corinzi 15,20-27a
Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 14 | ||
Domenica 15 | 10.30
18.30 |
+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo
Vivi e deff. famiglie Dovadola e Ruffini e parenti |
Lunedì 16 | 18.30 | + Trombetti Franco |
Martedì 17 | ||
Mercoledì 18 | ||
Giovedì 19 | 18.30 | + Pizzichillo Francesco, Dino e deff. della famiglia |
Venerdì 20 | 8.00 | + Ballardini Cesira, Pio, Francesco e Olinda |
Sabato 21 | 18.30 | + Antonio
+ Marcantuono Vincenzo, Cappetta Antonietta, Passarella Gerarda e Filippo, cg, Giuseppina e Giuseppe Iannece + Valli Maria |
Domenica 22 | 10.30 | + Castelli Adriano
+ Franco, Maria, Demo e Luigi |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Agosto 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 15
Assunzione della B.V.Maria |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Venerdì 20 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Domenica 22
XXI del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) |
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 19,16-22 | Mt 19,23-30 | Mt 20,1-16 | Mt 22,1-14 | Mt 22,34-40 | Mt 23,1-12 |
Vivere il Mistero- Nella famosa tavola della Madonna di Senigallia di Piero della Francesca (1416-1492) c’è un particolare curioso ma di grande portata teologica. Osservando i molteplici elementi compositivi del dipinto si può notare, sulla parte sinistra, una finestra attraversata dalla luce. Cosa significa? Con molta probabilità, l’artista fa un’allusione alla verginità di Maria. Come la luce attraversando il vetro non lo infrange, così il concepimento di Maria non ha compromesso la sua verginità. E se Dio ha avuto questa estrema attenzione e questo profondo rispetto per la Vergine, non possiamo credere che al termine della sua vita abbia lasciato alla corruzione del sepolcro il suo corpo. Sì, l’Onnipotente, come canta il Magnificat, è operatore di prodigi
Di prodigi ci parta la prima lettura odierna tratta dall’Apocalisse. Se c’è un libro nella Scrittura che parla di speranza e consolazione questo è il libro dell’Apocalisse. Eppure è forse uno dei libri meno letti e meditati sia per la difficoltà dei simboli sia perché si pensa (erroneamente) che si tratti di un libro che annuncia i castighi futuri. Niente di tutto questo. Possiamo dire, a grandi linee, che l’Apocalisse celebra la vittoria definitiva di Dio sul male e quindi il compimento della salvezza. La storia ha uno sbocco positivo, nonostante le apparenze contrarie. Non solo: l’Apocalisse ci offre la chiave ermeneutica per leggere la storia. Questa chiave è Cristo, la sua Pasqua di morte e risurrezione. È in questa luce che la liturgia ci offre la grandiosa pagina, con l’immagine della donna partoriente. In Maria, segno profetico e anticipatore, noi contempliamo la sconfitta di quanto attenta la nostra vita, Maria ci ricorda il nostro destino. Osservando attentamente l’immagine, possiamo altresì affermare che la salvezza passa attraverso il travaglio (la donna è nel dolore perché sta per partorire). Non c’è vita nuova senza dolore, ma questo dolore è fecondo perché non porta alla morte ma alla nascita dell’uomo nuovo. L’umanità è gestante: geme in attesa della piena rivelazione dei figli di Dio (cf. Rm 8,19). Il testo ci presenta anche un altro simbolo, quello del deserto, dove Dio ha preparato un rifugio alla donna. II deserto ha più significati; è la terra della prova come la terra del fidanzamento. La Chiesa, che si identifica con la donna mandata nel deserto, comprende che il cammino della salvezza comporta fatica e allo stesso tempo speranza in Dio. Egli non lascerà mai mancare alla sua Chiesa il sostegno necessario (la sua Parola, l’Eucaristia). Di più, nel suo amore le ha già assicurato la corona della vittoria finale. Alla comunità cristiana non rimane che ringraziare; con la lode deve però anche saper esprimere il suo concreto impegno per vivificare le alterne vicende della storia senza inutili pessimismi e senza dannosi irenismi. Quando Maria incontra la cugina Elisabetta prorompe nel Magnificat. Maria è la nuova umanità inaugurata nell’Incarnazione e compiuta nella Pasqua. Il Magnificat è un canto personale e insieme universale, oseremo dire cosmico. Ma quali sono i segni di questa nuova umanità? Anzitutto una nuova visione di Dio. Maria afferma che il Signore ha spiegato la potenza del suo braccio (cf. Lc 1,51). Abbiamo qui un rimando all’Esodo (cf, Dt 5,15), all’evento della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Come Dio ha salvato Israele così ora salva ogni uomo dal peccato. Egli può farlo e Maria lo crede. Crede che l’amore è più forte della morte. Così dicendo Maria celebra la vittoria sull’inganno originario, quando l’uomo, dopo la colpa, nascondendosi da Dio ha implicitamente confessato che ii male era più potente del bene, che il peccato era più grande della misericordia. Con sette verbi (cf. vv. 51-54) descrive, poi, l’azione divina nella Storia della salvezza: Dio dispiega la potenza del suo braccio, disperde i superbi, rovescia i potenti, innalza gli umili, ricolma gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote e soccorre Israele, suo popolo santo. Maria ci educa a saper discernere il nuovo mondo che sotto la mano di Dio gradatamente va prendendo forma. Dalle sue labbra risuona la voce profetica attraverso la quale Dio dice a noi tutti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (ls 43,18-19). La verità di questo annuncio splende compiutamente nella sua persona. Ecco perché oggi è posta davanti a noi come segno di sicura speranza. (P. Sandro Carotta)