Programma dal 7 al 15 agosto 2021

Letture: 1Re 19,4-8 / Salmo 33 / Efesini 4,30-5,2

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,41-51)

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»..

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 07

18.30

+ Lo Re Giuseppe e Di Pasquale Benny

Domenica 08

10.30

18.30

+ Balestri Franco

+ Buldrini Natalino e Maurizio

Lunedì 09

   

Martedì 10

8.00

+ Becca Luigi

Mercoledì 11

18.30

+ Antonio

Giovedì 12

18.30

Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni

Venerdì 13

8.00

+ Lorenzo e Pellegrina

+ Italo e Maria Elena Chiarini

Sabato 14

   

Domenica 15

18.30

Vivi e deff. famiglie Dovadola e Ruffini e parenti

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riprende nel prossimo ottobre

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B

Agosto 2021

Domenica 08

XIX del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Lunedì 09

S. Teresa Benedetta della Croce

S. Messa ad orario feriale

Martedì 10

S. Lorenzo

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 11

S. Chiara

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.15 (Madonna del Molino) : Pellegrinaggio al Santuario lughese con recita del S. Rosario e a seguire S. Messa nella Novena in preparazione alla solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Giovedì 12

Ore 21.00 (Voltana-Santuario dell’Arginino) : Adorazione Eucaristica di vicariato per le vocazioni

Venerdì 13

S. Cassiano m.

Patrono della nostra Diocesi

S. Messa ad orario feriale

Ore 10.30 (Cattedrale) : Solenne Pontificale presieduto dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nella solennità del Santo Patrono.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 14

S. Massimiliano M. Kolbe

Unica S. Messa prefestiva

Domenica 15

Assunzione della B.V.Maria

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 25,1-13

Gv 12,24-26

Mt 18,15-20

Mt 18,21-19,1

Mt 19,3-12

Mt 19,13-15

Vivere il Mistero- Il primo tema che emerge dal Lezionario odierno è quello della crisi di fede. Del brano evangelico possiamo cogliere fondamentalmente tre aspetti: l’affermazione solenne di Gesù riguardo alla sua origine divina; l’attrazione del Padre; il pane, ovvero la carne di Cristo per la vita del mondo. Gesù lo dice solennemente: egli è disceso dal cielo. Ma alla rivelazione del Maestro, i Giudei oppongono una constatazione di evidenza realistica: tutti conoscono i suoi genitori. La sua «pretesa» è quindi smentita dalla storia. Egli ha sì un’origine, ma umana, simile a quella di tutti gli uomini di questo mondo. Non è affatto disceso dal cielo. Di qui la mormorazione che riflette una convinzione: l’umanità del rabbì di Nazareth non può essere il luogo della rivelazione di Dio. Può forse un uomo farsi uguale a Dio (cf. Gv 5,18)? Non è una follia? Siamo davanti al mistero di Gesù, il Figlio di Dio fatto Figlio dell’uomo. Al riguardo, nel quarto Vangelo ricorre per ben 13 volte l’avverbio interrogativo «da dove/come» (pothen) attraverso il quale si sollecita continuamente la domanda sull’identità di Gesù. Il «da dove/come» non indica però solo la sua provenienza divina (cf. Gv 7,28; 9,29.30), ma anche l’origine trascendente della sua opera (cf. Gv 1,48; 4,11; 6,5). Questo «scoglio» cristologico è inevitabile nel cammino della fede. Credere che Gesù è il Figlio di Dio, che la sua natura è anche divina non è frutto dell’intelligenza umana o di qualche intuizione lungimirante, ma è un dono che viene dall’alto. Questo è ben evidenziato da Giovanni attraverso il verbo helko che letteralmente significa «trarre», «tirare». È il padre che attrae, che spinge il credente a Gesù. Questa attrazione è innata e si esprime in molti modi, ad esempio nella domanda di senso che pervade il cuore e la mente di ogni uomo. Per il quarto Vangelo siamo dei teodidatti ovvero degli ammaestrati da Dio. Egli, come abbiamo detto, agisce segretamente nel cuore della persona attirandola verso la luce, la vita, verso il Figlio nel quale egli si dona come Padre tenerissimo. Chi è docile a questa attrazione interiore crede a Gesù e giunge a conoscere il Padre. La fede quindi è dono, il Padre attira a Cristo, mediante lo Spirito, il credente. Senza togliere nulla all’asserto evangelico, sappiamo che il volo nel cielo della trascendenza divina abbisogna di due ali, quella della fede e quella della razionalità. La fede vera non rifugge dall’interrogativo, come pure non riduce la religione a una geometria teologica che non lascia aperto uno spiraglio a un oltre. Il credente è posto su questo crinale talora molto delicato, per cui necessita di discernimento e umiltà, capacità investigativa e abbandono fiducioso in Dio. Quando Gesù dichiara che il pane che egli darà è la sua carne, fa un’affermazione scandalosa e sconvolgente per la cultura religiosa del tempo. Anzitutto la parola carne rimanda al Prologo dove si confessa che il Verbo di Dio si è fatto carne (cf. Gv 1,14). Carne rimanda perciò all’Incarnazione. Nel nostro contesto è sempre l’Incarnazione a essere presente, ma nel suo culmen: la morte di Gesù sulla croce, una morte che è sorgente di vita. Possiamo perciò delineare questo iter. Il Verbo si fa carne (cf, Gv 1,14), la carne si fa pane (cf. Gv 6,51). Questo pane, frutto del sacrificio di Gesù, si fa Eucaristia. Le parole di Gesù sono, perciò, un preannuncio della sua Passione e del frutto che ne deriverà. Gesù è stato presentato da Giovanni come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cf. Gv 1,29) diventando, nella sua immolazione sacrificale, la sorgente di ogni benedizione per quanti si accostano a lui nella fede (cf. Gv 19,34). Non meraviglia la reazione dei Giudei che si chiedono come può Gesù dare la sua carne da mangiare. Giovanni usa qui un verbo che poi non ricorrerà più: machomai che significa «combattere», «discutere», ed esprime un’aspra contrapposizione all’interno del gruppo dei Giudei. Questa tensione è anche durevole, in quanto il verbo è all’imperfetto. Insomma, Gesù provoca, divide e suscita svariate reazioni. Commenta P. Colombo: «Il pane è ciò che alimenta la vita degli uomini. Ebbene dice Gesù Cristo, non più il pane ma io stesso voglio essere l’alimento della vita degli uomini. Alimentarsi di Gesù Cristo significa associare la propria vita alla sua, cosi che diventi un’unica vita insieme con la sua. Conseguentemente, la nostra vita va nella direzione della sua, va con la sua. In altri termini il gesto di Gesù Cristo, che espropria il pane e si sostituisce al pane nella funzione di alimentare la vita degli uomini in fondo è una preghiera: che tutti gli uomini vivano come lui, facciano quello che ha fatto lui». (P. Sandro Carotta)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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