Letture: Michea 5,1-4a / Salmo 79 / Ebrei 10,5-10
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Dal Vangelo secondo Luca (3,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 21 | 18.00 | + AntonioDeff. fam. Preti |
Domenica 22 | 10.30 | + Antonia, Giovanni, Gaetano, Gabriella |
Lunedì 23 | ||
Martedì 24 | 8.0022.30 | + Galanti Silla e Buldrini Natalino+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi
+ Pilani Ezio, Ronchini Giulio e Angiolina + Liverani Paolo + Natale Ingegneri |
Mercoledì 25 | 18.00 | Vivi e defunti fam. Dovadola e Ruffini |
Giovedì 26 | 10.30 | + Stefano e Maria Baldini+ Lorenzo Bonanni |
Venerdì 27 | 8.00 | + Dovadola Ivano, Monica, Silverio, Franco e Ruffini Armanda |
Sabato 28 | ||
Domenica 29 | 10.30 | + Montesi Natale |
Le Confessioni in prossimità del Natale
Venerdì 20 Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20
Sabato 21 Ore 10.00 – 12.00 16.00 – 17.20 20.30 – 22.00
Domenica 22 Ore 9.30 – 10.15 16.00 – 17.20
Lunedì 23 Ore 15.00 – 17.20
Martedì 24 Ore 10.00 – 12.00 15.30 – 19.00 21.00 – 22.00
Mercoledì 25 Ore 16.00 – 17.20
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena
Anno : CDicembre 2024 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 22IV di Avvento | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. I bambini del catechismo accendono la Quarta candela di avvento.
Al termine benedizione delle statuine di Bambino. Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Lunedì 23 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 20.45 (S. Paolo) : “Vi annuncio una grande gioia” – Canti sull’evento natalizio con il coro “S. Paolo”, il coro “Dolci Note” e il coro “Kinnor” |
Martedì 24 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di NataleOre 22.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne della Notte |
Mercoledì 25Natale del Signore | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne del Giorno |
Giovedì 26S. Stefano m. | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
Venerdì 27S. Giovanni Ap. | S. Messa ad orario ferialeOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario. |
Domenica 29Santa Famiglia | UN ICA S: MESSA ore 10.30 (S. Paolo)Ore 17.00 (S. Maria in Regola) : Inizio Apertura Anno Giubilare in diocesi. In pellegrinaggio si parte dalla chiesa percorrendo il centro storico di Imola per raggiungere la cattedrale dove sarà intronizzata la Croce giubilare.
Ore 18.00 (Cattedrale) : Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Giovanni Mosciatti e concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi. |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
1IMPORTANTE-
Domenica 29 dicembre
NON sarà celebrata la S. Messa delle ore 18.00
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Lc 1,57-66 | Lc 1,67-79 | Gv 1,1-18 | Mt 10,17-22 | Gv 20,2-8 | Mt 2,13*18 |
Vivere il mistero – La promessa del profeta Michea arriva direttamente al cuore di ogni nostra attesa: «Abiteranno sicuri» (Mi 5,3). Sentirci al sicuro è uno dei bisogni fondamentali di ogni creatura sotto il cielo… chissà perfino le stelle e i pianeti avranno bisogno di sentirsi al sicuro nell’armonia degli universi. Nel momento in cui Maria si scopre madre non può che assumere il carattere e lo stile di quel figlio che porta in grembo e non il contrario come avviene secondo la natura. Questa conformazione della madre al carattere del figlio non è solo per se stessa, ma per la gioia di tutti… e allora non può che mettersi in viaggio. La parola del Verbo eterno: «Ecco, io vengo…» diventa il dinamismo proprio della vita della madre la quale acconsente alla vita di Dio in lei. Davanti a questo mistero di inabitazione non si può fare altro se non lasciare che la vita di Dio non solo prenda forma ma informi il suo passo, il tono della sua voce, le emozioni più genuine e forti del suo cuore. La bellezza e la verità di ciò che Maria sta vivendo come grazia sono inconfondibili e impossibili a nascondersi: «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo». Ben diverso è il tono del saluto di Maria da quello dell’arcangelo. La «grazia», agitata come un vessi[lo da Gabriele, si sta ormai facendo «un corpo» tanto da assumere il tono di una grazia più percepibile e per nulla temibile di una voce amica. A Elisabetta non è necessario dire ciò che fu detto a Zaccaria prima e a Maria dopo: «Non temere»! Non c’è ormai più nulla da temere. Il modo in cui Dio visita la nostra vita non suscita più paura, ma solo l’esultanza dello stupore più puro e gioioso. Maria, vergine ormai madre, non appena è abitata dalla presenza del Verbo fatto carne si mette in viaggio, si mette in cammino per andare a gioire con Elisabetta. Costei si ritrova davanti la sua giovane cugina conosciuta da sempre come servizievole e amorevolmente attenta, uguale e totalmente diversa tanto da riconoscere in lei, con intuito squisitamente femminile affinato dallo stato di gravidanza, nientemeno ce la «madre del mio Signore». Non è Gabriele a chiamare Maria come «madre», ma Elisabetta che sta sperimentando la stessa miracolosa gioia di tramettere la vita. Nel momento della visitazione la corporeità stessa di Maria sembra trasformata, così come la luce può radicalmente trasformare – con il suo insorgere – un panorama o un volto: tutto come prima e nulla più come prima. Il semplice saluto di Maria fa trasalire la maternità di Elisabetta. Si tratta di un piccolo grande intimo terremoto che indica, come già avvenne alle falde del Sinai (Es 19) e sulla soglia del Tempio (Is 6) l’incontenibile eppure circoscritta Presenza di Dio. Maria diventa per noi guida verso e nel mistero dolcissimo dell’Incarnazione del Verbo: lei che si era chiesto «che senso avesse un saluto» come quello di Gabriele (Lc 1,19) dopo le parole dell’angelo, ora non fa altro che «salutare» a sua volta. Nelle lingue neolatine in questa parola vi è un sottile gioco tra saluto e salvezza. Il seno di Maria, come l’antica Arca, contiene il Santo dei Santi ma nella forma della più assoluta umiltà. Tutto sta nell’accettare l’umiltà di Dio che si fa così vicino da essere portato in modo così discreto e ciò esige di acconsentire alle vie dell’umiltà. Le salite della carità e dell’evangelizzazione sono ormai alate e leggere. La presenza nascosta e infuocata del Verbo permette ed esige uno sguardo sulle cose di sempre, sulle persone di sempre, su noi stessi di sempre… assolutamente nuovi: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me» (Lc1,43). Il grido di Elisabetta fa il colore di questa domenica che si affaccia già sul Natale ormai imminente e trova nel mistero della visitazione una qualità che si rinnoverà con la visita dei pastori, dei magi. Come spiegava René Voillaume «Maria ha dato inizio a una serie innumerevole di “visitazioni” che non finirà fino a quando ci saranno uomini e donne sulla terra» (R.Voillaume. Lettres aux fraternité, Cerf, Paris 1960, p.253). Ciascuno di noi è chiamato a gestire e a partecipare le terre sconosciute della maternità del cuore le cui acque nutrici permettono le comunicazioni più segrete, le più belle, le più indimenticabili. Proprio questa esperienza, che oggi chiameremmo pre-natale, permetterà ai due bambini esultanti nel grembo delle loro madri, di riconoscersi con la discrezione propria di uomini adulti e di profeti abitati dal fuoco. Possiamo intuire perché si sentissero così «sicuri» nel grembo delle loro madri! (don MichaelDavide Semeraro)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Opportunamente «l’immagine della porta richiama il significato della Penitenza come punto d’arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno a Dio e del passaggio alla vita nuova» (AC 32). Varcare una soglia, vuol dire prendere una decisione e fare una scelta per cambiare una situazione. La porta diventa dunque, simbolo della volontà di conversione. Il figliol prodigo si pone in cammino verso la casa paterna, immagine stessa del Padre, un percorso lungo o breve che termina davanti a una porta- Essa è termine di una realtà e inizio di un’altra. Era effettivamente davanti alla porta della chiesa che, nella prassi antica, il penitente veniva ricevuto dal vescovo per iniziare un itinerario penitenziale e sempre lì, in un secondo momento, veniva accolto, riconciliato, nella comunità dei fedeli. Anche per ogni battezzato, quindi, entrando in chiesa attraverso la porta che è Cristo, inizia il proprio percorso penitenziale che, passando dal luogo del sacramento del perdono, lo conduce alla mensa eucaristica. Il cammino riprende poi in senso inverso e sempre attraverso la porta: dalla comunione con Dio alla comunione con i fratelli e il mondo. Rimangono, non perché ultimi, altri due poli liturgici coinvolti nella celebrazione della Penitenza, soprattutto nelle forme comunitarie del rito: la sede presidenziale e l’ambone. La prima è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che guida l’assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, Capo e Pastore, e nella persona della Chiesa, suo Corpo. (12– continua)