Letture: Deuteronomio 7,13-14 / Salmo 92 / Apocalisse 1,5-8
Dal Vangelo secondo Giovanni (18,33b-37)
Il Signore regna, si riveste di splendore.
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 23 | 18.00 | + Emma e Dante+ Maria, Ana, Joia e Delvis |
Domenica 24 | 10.3018.00 | + Malucelli Deremo e Luciana+ Bresadola Luciana e Torquato e don Francesco
+ Dovadola Monica, Ivano, Silverio, Franco e Ruffini Armanda + Liverani Paolo |
Lunedì 25 | 18.00 | Deff. fam. Franchini |
Martedì 26 | 8.00 | + Dante Folli |
Mercoledì 27 | 18.00 | Vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa |
Giovedì 28 | 18.00 | S. Messa di Ringraziamento |
Venerdì 29 | 8.00 | Per Vita (vivente)+ Montesi Natale |
Sabato 30 | 18.00 | + Orioli Franco (anniversario) |
Domenica 01 | 10.30 | + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 24N.S. Gesù Cristo
Re dell’Universo |
Festa parrocchiale del RingraziamentoSs. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori dei campi Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. |
Mercoledì 27 | Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo” |
Venerdì 29 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena dell’Immacolata |
Sabato 30S. Andrea Ap. | S. Messa ad orario ferialeOre 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata |
Domenica 01I di Avvento | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.
Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
2- Sono in vendita, con incarico alla Caritas, i biglietti della lotteria preparata dal “Banco alimentare” finalizzata a recuperare risorse per i poveri.
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Lc 21,1-4 | Lc 21,5-11 | Lc 21,12-19 | Lc 21,20-28 | Lc 21,29-33 | Mt 4,18-22 |
Vivere il mistero – L’attuale solennità chiude l’anno liturgico. La comunità cristiana ha compiuto per un anno intero un percorso di fede in cui ha riflettuto, approfondito e celebrato il Mistero di Cristo. Al culmine del suo cammino, la comunità celebrante incontra Cristo, Re dell’universo. La riforma liturgica scaturita dal Concilio Vaticano II ha voluto collocare questa festa in chiusura di ogni anno liturgico per evidenziare il carattere universale ed escatologico (finale e definitivo) della regalità di Gesù. L’angolatura con cui la riforma liturgica vede la solennità di Cristo Re è alquanto diversa da quella con cui Pio XI aveva proposto tale celebrazione nel 1925. Agli inizi del secolo scorso si trattava di testimoniare l’autorità di Gesù sugli uomini e sulle istituzioni umane (nazionalismi e incipienti totalitarismi). Era una necessità ritornare allo spirito cristiano delle origini dove il titolo cristologico «Signore» serviva ai cristiani per essere liberi dall’asfissiante potere dell’impero. Allo stesso scopo doveva servire la celebrazione di Cristo, Re dell’universo. Oggi questa prospettiva è presente, ma la celebrazione va oltre (universalismo e sovranità ultima). Gesù è Re. Lo dice, con beffarda testimonianza, il cartiglio della croce. Lo testimonia in modo tragicamente serio Gesù stesso davanti a Pilato: «lo sono re». La sua sovranità non toglie il regno a nessuna autorità storica perché le supera tutte: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». La regalità di Gesù opera il iI dono più grande che l’uomo possa avere. Tale dono ha tre sfaccettature interdipendenti elargisce all’uomo il perdono dei peccati interdipendenti: Cristo elargisce all’uomo il perdono dei peccati (a causa del suo sangue versato per l’uomo), dona il superamento della morte (a causa della sua risurrezione) e offre la possibilità di dialogare con il Padre nel clima festoso della figliolanza (a causa del battesimo che incorpora in Cristo ogni battezzato e a causa del dono del sacerdozio fatto al suo popolo). Gesù, infatti, è venuto in questo mondo, è venuto «quaggiù», per testimoniare il mondo di Dio attraverso le proprie parole, le proprie azioni e la propria persona. Gesù è «il» testimone della verità e dell’esistenza di un mondo che «non è di quaggiù». C’è di più. Egli stesso è quella verità (cf. Gv 14,6: «lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»). In Lui il regno di Dio si è fatto presenza nella storia dell’uomo. La regalità di Gesù è aperta e accogliente, tanto da abbracciare qualunque uomo perché il suo regno è universale (cf. la prima lettura: Dn 7,13-14). Abbraccia anche coloro che lo trafissero (seconda lettura: Ap 1,5-8). Questo dato esprime bene il concetto di regalità che non va confusa con una supremazia che esercita il potere (cf. la visione umana di «regno»; si tratti di regno politico, culturale, ideologico e quant’altro). A un mondo moderno, segnato dall’ateismo, dalla secolarizzazione e dall’indifferenza, la solennità cristiana di Cristo Re ripropone l’eterno quesito del senso dell’esistenza e del modo di gestirla. (don Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Il principale riferimento spaziale è dunque quello della chiesa (o dell’oratorio, da intendersi come luogo semipubblico, destinato al culto divino in favore di una comunità o di un gruppo di fedeli che lì si radunano, cf. CDC can. 1223) perché richiama la dimensione ecclesiale e comunitaria del sacramento, in piena conformità proprio alla tradizione antica, quando la prassi penitenziale canonica trovava nella chiesa, dove era convocata la comunità, i momenti sacramentali di un lungo itinerario di conversione e riconciliazione. D’altra parte, tutta la storia liturgica ci ha tramandato inalterato il principio che l’aula della chiesa sia il luogo proprio e più adeguato per celebrare il sacramento della Penitenza. Infatti, la chiesa-edificio, nella quale si riunisce la comunità cristiana per la preghiera e soprattutto per la celebrazione dell’Eucaristia è immagine speciale della Chiesa, pellegrina sulla terra e già beata in cielo, popolo santo, tempio di Dio edificato con pietre viventi. Nelle Premesse del Rituale, prima ancora di indicare i ministri propri della Penitenza e l’esercizio pastorale del loro ministero, viene ricordato che «tutta la Chiesa, in quanto popolo sacerdotale, è cointeressata e agisce, sia pur in modo diverso, nell’attuare l’opera di riconciliazione, che dal Signore le è stata affidata». E subito aggiunge: «Non solo, infatti, essa chiama i fedeli a penitenza mediante la predicazione della parola di Dio, ma intercede anche per i peccatori, e con la preghiera e sollecitudine materna aiuta e induce il penitente a riconoscere e confessare i suoi peccati, per ottenere da Dio, che solo può rimetterli, misericordia e perdono. La Chiesa stessa diventa strumento di conversione e di assoluzione del penitente, mediante il ministero affidato da Cristo agli Apostoli e ai loro successori» (RP 8). Ma più ancora, «nel sacramento della Penitenza, i fedeli ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui, e insieme si riconciliano con la Chiesa» (RP 4) e, «siccome il peccato di uno solo reca danno a tutti, […] così la penitenza ha sempre come effetto la riconciliazione anche con i fratelli» (RP 5). Così la dimensione ecclesiale e comunitaria del sacramento risulterà particolarmente evidente se, come luogo proprio della celebrazione, viene utilizzata la chiesa, icona e segno del Corpo mistico di Cristo. Ed è questo il motivo per cui la scelta di un luogo diverso da essa assume pure un evidente valore simbolico: deve esaltare la dignità del sacramento e rimanere una presenza che di- venti ammonimento del peccato, richiamo alla conversione e promessa del perdono e della riconciliazione. (8 – continua)