Programma dal 23 al 31 ottobre 2021

Letture: Geremia 31,7-9 / Salmo 125 / Ebrei 5,1-6

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 23 18.30 + Domenico Guida e Rosina
Domenica 24 10.30

18.30

+ Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo

+ Dovadola Monica

Lunedì 25
Martedì 26 8.00 + Massari Anna
Mercoledì 27 18.30 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda

+ Settembrini Augusta

Giovedì 28 18.30 + Margherita De Angeli
Venerdì 29 8.00 + Montesi Natale
Sabato 30
Domenica 31 10.30

18.00

+ Francesco, Angelo e Giusppina

+ Sangiorgi Gian Battista, Giacomo, Vittorina, Maria e Raimondo

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riprende nel mese di ottobre

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B

Ottobre 2021

Domenica 24

XXIX del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 18.00 (S. Cassiano) : S. Messa solenne presieduta dal Card. Gambetti nell’anniversario della Dedicazione della Cattedrale e apertura della Porta Santa.

Lunedì 25 Ore 20.45 (canonica) : Incontro CARITAS parrocchiale
Mercoledì 27 Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del coro S. Paolo
Giovedì 28

Ss. Simone e Giuda Apostoli

S. Messa ad orario feriale
Venerdì 29 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Domenica 31

XXX del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Attenzione. Da domenica 31 ottobre torna l’ora solare, pertanto le celebrazioni pomeridiane del S. Rosario e della S. Messa vespertina sono anticipate di mezz’ora

Da Sabato 2 ottobre (per tutto il mese) in S. Paolo

ore 17.50 S. Rosario (celebrato in forma più solenne)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 13,10-17 Lc 13,18-21 Lc 13,22-30 Lc 6,12-19 Lc 14,1-6 Lc 14,1.7-11

Vivere il Mistero- La narrazione della guarigione di Bartimeo è un testo di indubbia portata simbolica. Se è vero che la guarigione del cieco di Betsaida precedeva la confessione di Cesarea, questa di Bartimeo, non più operata nel segreto ma tra la folla, prelude all’acclamazione messianica di Gesù da parte delle folle nel suo ingresso nella città santa. Ma per seguire Gesù, nel mistero della sua morte e risurrezione, bisogna acquisire quella fede che non soccombe allo scandalo della Passione. In una parola, è necessario passare dalle tenebre dell’incredulità e dello scetticismo alla luce della fede. Gesù è il Servo di Dio che apre gli occhi ai ciechi, che dona quella luce necessaria affinché il discepolo non rimanga più ai bordi della strada ma impari a seguirlo fino alla morte per poi risorgere immortale. Gesù sta partendo da Gerico con i discepoli per salire a Gerusalemme, la città dove si compirà il disegno di Dio. Gerico si trova accanto alla foce del Giordano nel mar Morto, il luogo d’ingresso nella terra promessa. La Pasqua, lo comprenda bene il catecumeno, afferma tra le righe Marco, è la vera terra promessa. Mentre sta incamminandosi, un cieco si mette a gridare in modo prolungato e ostinato: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Questo cieco non grida solo il suo dolore, ma soprattutto la sua fede. Chiamando Gesù Figlio di Davide, Bartimeo dichiara apertamente che Gesù è il Messia di Israele, il Consacrato, il vero Re di Gerusalemme. La reazione di Gesù è il silenzio; in questo modo lascia che Bartimeo proclami il segreto messianico, tanto caro a Marco. Poi lo fa chiamare, e qui Bartimeo fa un gesto di grande eloquenza: getta via il mantello e corre da Gesù. Bisogna sapere che il mantello rappresenta la forza dell’uomo, ma anche la sua storia. Bartimeo si spoglia della sua storia passata, si alza in piedi e va da Gesù. Bartimeo, figlio di Timeo, è davanti a Gesù, il Figlio di Davide. Quando Gesù interroga Bartimeo, al lettore sembra che il Maestro faccia una domanda retorica: c’è forse bisogno di chiedere cosa vuole un uomo cieco? Ma dobbiamo porre molta attenzione alle parole di Gesù perché sono le stesse che egli aveva rivolto a Giacomo e a Giovanni quando gli avevano chiesto di sedere uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Il contrasto tra i figli di Zebedeo e il figlio di Timeo non poteva essere più grande! Gesù allora, con la sua autorità messianica, gli dice: «Va’, la tua fede ti ha salvato». Quest’uomo riprende a vedere, dove vedere è sinonimo di fede, e in questa fede segue Gesù verso Gerusalemme. Ecco l’icona del discepolo che, guarito dalla sua incredulità nella luce della fede ritrovata, segue il suo Maestro nella passione e morte. A questo punto possiamo dire che nella sequela ciò che non aveva fatto il cieco di Betsaida, ciò che non aveva avuto il coraggio di lasciare il giovane ricco, lo fa Bartimeo nel suo cammino verso la città santa. Bartimeo è un segno di speranza per quanti sono sulle orme di Gesù; lo è anche per i Dodici, preoccupati di sapere chi tra loro fosse il più grande. Un’ultima nota su questo testo. Bartimeo grida a Gesù: «Abbi pietà di me!». Letteralmente dovremmo tradurre il greco elèison me con «fammi misericordia». La misericordia non è solo un moto del cuore, ma un gesto salvifico. II brano della Lettera agli Ebrei ci offre un ulteriore approfondimento del sacerdozio di Cristo. Gesù è il Sommo Sacerdote, il solo vero mediatore tra Dio e l’uomo perché nella sua persona Dio e uomo sono intimamente e misteriosamente congiunti. E proprio perché Dio, Gesù è misericordioso verso l’uomo; e proprio perché uomo, egli è pienamente solidale con i suoi fratelli. È interessante rilevare come, per l’autore sacro, la misericordia di Gesù sia una capacità acquisita a prezzo di dure prove. Sì, perché anche Gesù, come noi, è stato provato in ogni cosa eccetto il peccato. Chi non ha sofferto personalmente, chi non si è lasciato trasfigurare nella prova non può veramente compatire. II fatto che Gesù non abbia sperimentato il peccato non toglie nulla alla sua solidarietà con l’umanità peccatrice. Farsi complice della colpa non esprime solidarietà, ma aggrava la situazione; la solidarietà di Gesù consiste nell’assumere con i peccatori le conseguenze del peccato. Ecco dove sta la grandezza di Gesù, il suo amore libero e gratuito. Per questo ogni uomo può avvicinarsi con fiducia a Dio e ottenere perdono e pace, se con l’episodio di Bartimeo siamo passati dalla tenebra alla fede, con le profonde intuizioni della Lettera agli Ebrei possiamo dire che in Cristo siamo passati dal timore alla fiducia. Il termine parresia, che qui è stato tradotto con fiducia, esprime non solo un sentimento che deve animare il credente, ma anche una sua libertà di accesso al trono di Dio. Questo trono non è più terribile perché Cristo, nostro fratello, vi è assiso. (P. Sandro Carotta)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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