Letture: Geremia 31,7-9 / Salmo 125 / Ebrei 5,1-6
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 26 |
18.30 |
+ cg. Sabatino e Margherita, Primo e Vittorio |
Domenica 27 |
10.30 18.00 |
+ Moroni Marcello + Settembrini Augusto e Ballardini Cesira |
Lunedì 28 |
18.00 |
+ Cerfogli Elisa |
Martedì 29 |
8.00 |
+ Montesi Natale |
Mercoledì 30 |
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Giovedì 31 |
18.00 |
+ Sangiorgi Gian Battista, Vittorina, Giacomo, Maria e Raimondo |
Venerdì 01 |
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Sabato 02 |
8.00 10.00 |
+ Elisa, Vincenzo e deff. fam. Biancoli e Penazzi (S. Paolo) + fam. Foschini, Capucci, Rabeggiani, Farolfi e Pacilli + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda (Santuario) |
Domenica 03 |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Anno : B Ottobre – Novembre 2024 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 27 XXX del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 15.30 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”. Ore 18.00 (oratorio) : “Octobeerfest” – Quartieri in festa |
Lunedì 28 Ss. Simone e Giuda ap. |
S. Messa ad orario feriale |
Mercoledì 30 |
Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo” |
Venerdì 01 Tutti i Santi |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario intero per tutti i defunti |
Sabato 02 Commemorazione fedeli defunti |
Ss. Messe alle ore 8.00 e 18.00 (S. Paolo) e Ore 10.00 (Santuario) Ore 15.00 (Santuario) : S. Messa (segue benedizione alle tombe) |
Domenica 03 XXXI del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
1 – Da Domenica 27 ottobre torna l’ora solare . Fare attenzione ai cambi di orario delle celebrazioni liturgiche (S. Messa vespertina e S. Rosario anticipati di mezz’ora).
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
Alla scuola di Gesù : |
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Lunedì |
Martedì |
Mercoledì |
Giovedì |
Venerdì |
Sabato |
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Lc 6,12-19 |
Lc 13,18-21 |
Lc 13,22-30 |
Lc 13,31-35 |
Mt 5,1-12a |
Mt 25,31-46 |
Vivere il mistero – Nel mondo ebraico dell’epoca di Gesù, la cecità era simbolo della mancanza di fede perché il cieco non poteva leggere la Torah e senza la conoscenza della Torah non ci poteva essere una fede come richiesta a un discepolo di Mosé. A Bartimeo Gesù non restituisce solo la vista, ma anche la capacità di credere. Questa è una delle chiavi principali per comprendere l’importanza della pericope di Bartimeo. Bartimeo è il modello della fatica cristiana nella fede. 0gni credente ha in sé la profonda aspirazione di poter incontrare il. Signore in modo proprio, personale, profondo. Ma il credente molto spesso è «cieco»: non riesce a scorgere negli avvenimenti del vissuto quotidiano la presenza di Dio nella sua vita (forse non è stato educato a questo?). Purtroppo come per Bartimeo, chi sta vicino al credente diventa spesso un impedimento al superamento di quella cecità («Molti lo rimproveravano perché tacesse»). Ma chi sta vicino può diventare anche un aiuto ad avvicinarsi al Signore («Chiamarono il cieco, dicendogli: ” Coraggio! Alzati, ti chiama!»). Al credente spetta una cosa precisa: perseverare («egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!»). La perseveranza nella ricerca dell’incontro con Gesù premia, sempre. Un padre del deserto fece uno scherzo non proprio del tutto simpatico a un giovane monaco che intendeva cercare Dio, ma non lo trovava. Il vecchio a tradimento immerse il capo del giovane nell’acqua di un pozzo. Il giovane monaco si agitò, scalciò, si dimenò. Poi, ovviamente, il vecchio lasciò andare la presa e al giovane monaco ansimante disse: «5e cerchi 6esù Cristo come in questi momenti cercavi l’aria per vivere, lo troverai».
Secondo diversi specialisti, il testo di Mc 10,46-52 potrebbe essere uno dei testi più arcaici che si trovano nei Vangelo di Marco. L’Evangelista deve averlo ricevuto dalla tradizione (orale?) e inserito nel suo Vangelo senza troppi ritocchi. La tradizione è stata custodita da una comunità dove il cieco guarito era conosciuto (ha custodito il nome perché poteva indicare la persona a chi ne chiedesse la testimonianza). L’arcaicità è data dagli aramaismi presenti nel testo e assenti negli altri due Sinottici: il nome Bartimeo e l’appellativo Rabbunì. La liturgia ha soppresso l’inizio di Mc 10,46 («E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme...») e ha aggiunto l’incipit classico «ln quel tempo». Il risultato non è tra i più felici perché viene messo sotto traccia il cammino di Gesù verso Gerusalemme (e verso il compimento del mistero pasquale) e, di conseguenza, la sequela di Bartimeo guarito dietro a Gesù perde il suo significato originario. Letterariamente il testo si presenta come un’unità compatta dove i personaggi scandiscono il racconto: la figura del cieco (Mc 10,46-47), l’intervento dei molti (Mc 10,48-50), la guarigione operata da Gesù (Mc 10,51-52). Il quadro storico in cui avviene il miracolo è il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme. La gente che faceva il pellegrinaggio era tenuta a fare l’elemosina ai poveri che si trovavano lungo la strada. Bartimeo è «seduto lungo la strada per approfittare della situazione. Sente che c’è Gesù di Nàzaret e lo chiama. La folla che circonda Gesù è, probabilmente, la folla dei pellegrini. Bartimeo è un indiscreto prepotente, disturba troppo e viene zittito. Si tratta di un gesto di allontanamento simile a quello degli Apostoli nei confronti dei bambini che volevano avvicinare Gesù (Mc 10,13-16): il «piccolo» (il senza valore, il povero, il peccatore, ecc.) non deve disturbare e, perciò, non deve incontrare Gesù. L’invocazione di Bartimeo («Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me») è contemporaneamente un atto di fede messianico e una preghiera salmica fatta da uno che è consapevole di essere peccatore («abbi pietà di me»: cf. Sal 51,3). Gesù chiama colui che non può vederlo, per mezzo di chi vede, la folla. Il simbolismo è chiaro: Gesù chiama per mezzo dei credenti (che alle volte sono ostacolo e non ponte verso Dio) coloro che non credono. I verbi adoperati dalla folla per chiamare Bartimeo sono gli stessi adoperati da Gesù per dare coraggio ai discepoli in pericolo («Coraggio»: cf. Mc 6,50), per indicare il comando di guarigione sui malati («Alzati»: cf . Mc 2,9.11; 3,3; 9,27) o quello di risurrezione per i morti («Alzati»»: cf, Mc 5,41). Bartimeo reagisce. Gettare via il mantello, che simboleggia nel mondo orientale lo status-sociale e la vita stessa dichi lo porta, equivale a gettar via l’umanità vecchia, la vecchia vita. La guarigione del cieco è molto di più della guarigione terapeutica: è segno di una salvezza donata (da Gesù) e accolta (dal cieco). La fede lo ha salvato. La guarigione che gli permette di vedere, perciò, indica – la lettura è sempre a livello redazionale – la nuova capacità dell’ex-cieco di vedere in Gesù non solo il «benefattore» (Figlio di Davide) capace di guarirlo, ma anche il Rabbunì (Maestro che vince la morte) da seguire per la «strada». (don Renato de Zan)
La Solennità di Tutti i Santi– Il 13 maggio del 609 papa Bonifacio IV, con il consenso dell’imperatore Foca, trasformava il tempio pagano del Pantheon (dedicato a tutti gli dei) in chiesa cristiana. Il Papa la consacrava, la innalzava al rango di basilica e la dedicava a Maria e a tutti i martiri (la dicitura latina esatta sarebbe: S. Maria ad Martyres). Per diverso tempo il 13 maggio fu la festa in cui i cristiani ricordavano tutte quelle persone che erano state rese simili a Cristo con il martirio. Cessate le persecuzioni (e l’era dei martiri) nasceva un nuovo tipo di santità: l’imitazione di Cristo nella pratica eroica delle virtù evangeliche. Tale santità venne chiamata «confessione» e i santi che la vivevano «confessori». Nell’835, la festa assunse nuove caratteristiche e nuova data. La festa era preceduta dal digiuno. La comunità incominciò a ricordare accanto ai martiri anche i confessori. La data passò dal 13 maggio al 1° novembre. I santi non sono superuomini, ma persone che realizzano la loro umanità seguendo la via indicata da Cristo e sintetizzata nelle beatitudini (Vangelo: Mt 5,1-12a) che la liturgia propone come lettura evangelica per la solennità. Tutti coloro che hanno scelto di essere discepoli di Cristo «saranno simili» a Dio perché lo vedranno così come Egli è (cf. seconda lettura, 1Gv 3,2). Essi sono una moltitudine immensa che nessuno ha potuto, può o potrà contare (cf. prima lettura: Ap 7,9). (don Renato de Zan)