Letture: Genesi 22,1-2.9a.10-13.15 / dal Salmo 115 / Romani 8,31b-34
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore
Vivere il Mistero- II brano della trasfigurazione è noto. Noi vorremmo soffermarci solo su un dato cristologico centrale: la morte e la risurrezione di Gesù. Questi due aspetti vanno colti unitariamente, pena la riduzione di Gesù alla sola umanità sia pure eroica (la morte) o alla sola divinità lontana però dall’esperienza umana (la risurrezione). Non a caso, Marco anticipa la gloria del Tabor con il primo annuncio della Passione (cf Mc 8,31). È solo attraverso la via della croce quindi che si giunge alta fede pasquale. La proclamazione del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’amato” (Mc 9,7) ha così il suo parallelo significativo nella confessione del centurione ai piedi della croce: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». (Mc 15,39). Ma questo non è né semplice né immediato. Lo dimostra Pietro, che davanti alla luce del Cristo propone al Maestro di fare lì tre capanne, Nota Marco che «non sapeva infatti cosa dire» (Mc 9,6). È interessante rilevare che la medesima constatazione ritornerà tale e quale in Mc 14,40, quando Gesù è in agonia. Pietro non comprende la trasfigurazione di Gesù nella stessa misura in cui non comprenderà (assieme agli altri discepoli) la sua umiliazione al Getzemani. E allora, quale atteggiamento deve avere il discepolo davanti al Maestro? Come porsi di fronte alla sua morte e risurrezione? Ce lo indica la voce del Padre, il quale chiude la visione taborica con un forte invito: «ascoltatelo!». Perché proprio l’ascolto? Ma perché solo dall’ascolto nasce la fede; quella fede che permette di discernere il Cristo in Gesù, iI Figlio di Dio nel Crocifisso, il Giusto nell’annoverato tra i malfattori.
VITA ECCLESIALE
Sabato 27 | 18.00 | + Dovadola Ivano (VI anniv.) e Ruffini Armanda
+ Pirazzini Giuliana e Baldassari Angelina + Lea e Anselmo |
Domenica 28 | 10.30
18.00 |
+ Moroni Marcello
+ Montesi Natale |
Lunedì 01 | ||
Martedì 02 | 8.00 | + Montanari Dircea
+ Preda Maria Teresa |
Mercoledì 03 | ||
Giovedì 04 | 18.00 | + Ruffini Armanda e Dovadola Ivano
+ Mario ed Enrica + Firmino e Adalgisa |
Venerdì 05 | ||
Sabato 06 | ||
Domenica 07 | 10.30 | + Franco, Maria, Demo e Luigi
+ Amatulli Felice |
Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze
(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)
Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00
Venerdì ore 20.15
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni (escl. Venerdì) ore 17.25 S. Rosario (16.55 quando c’è la Via Crucis)
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Febbraio 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 28
II di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Lunedì 01 | Ore 20.00 (S. Paolo): Consiglio Pastorale Parrocchiale |
Mercoledì 03 | Ore 20.45 (in Rete) : 3° Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio |
Venerdì 05
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle 8.00)
Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti Ore 8.30 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.15 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale |
Domenica 07
III di Quaresima. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
1 – E’ possibile rinnovare l’abbonamento per il 2021 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.
Si può fare anche rivolgendosi in sacrestia, oppure al “Punto Radio Maria” il venerdì o il sabato mattina.
Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Lc 6,36-38 | Mt 23,1-12 | Mt 20,17-28 | Lc 16,19-31 | Mt 21,33-43.45-46 | Lc 15,1-3.11-32 |
Preghiera di Papa Francesco
O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce
sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.
Nuovo Messale: L’Efficacia Pastorale di don Silvano Sirboni
Nessun dubbio sul valore in sé di ogni azione liturgica in quanto azione di Cristo per mezzo della sua Chiesa. Valore che, talvolta, è stato esasperato e inteso dalla catechesi spicciola come se la sola e precisa esecuzione materiale del rito fosse sufficiente a ottenere, con piena efficacia, i frutti che il sacramento promette.
Non è sufficiente avere il proprio nome nel registro dei battesimi né osservare materialmente il precetto domenicale e festivo per essere veramente cristiani. I sacramenti non agiscono automaticamente e non sono solo in vista di una salvezza individuale, ma mirano a esprimere e a fare la Chiesa impegnando i fedeli a dar vita a una comunità. Pertanto, la riforma del Vaticano II ha introdotto nei libri liturgici il concetto di “efficacia pastorale”. Scopo della liturgia, infatti, è che «i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e l’autentica natura della Chiesa» (SC 2).
E soprattutto l’assemblea eucaristica che è chiamata a dare sacramentale visibilità a questo progetto: «La Chiesa riunita per la celebrazione dell’eucaristia […] è la Chiesa che ricapitola tutti gli altri elementi, tutte le altre finalità, tutte le altre sue funzioni e attività in quell’atto, e da quell’atto trae il suo essere più profondo e anche il modello più tipico e più caratterizzante della sua struttura» (G. Dossetti, Per, una Chiesa eucaristica).
L’assemblea è, quindi, sacramento della Chiesa in quanto la rende visibile come corpo di Cristo. Poiché i sacramenti sono chiamati a realizzare ciò che significano, non solo razionalmente, ma anche attraverso la loro concretezza rituale, siamo subito sollecitati a chiederci quale Chiesa esprimono e possono generare certe assemblee eucaristiche, soprattutto domenicali. Infatti, la costituzione conciliare giustifica la riforma dell’ ordo missae «affinché il sacrificio della messa raggiunga la piena efficacia pastorale anche attraverso la sua forma rituale» (SC 49). [continua]