Programma dal 27 gennaio al 4 febbraio 2024

Letture: Deuteronomio 18,15-20 / Salmo 94 / 1Corinzi 7,32-35

Ascoltate oggi la voce del Signore.

 

Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore.

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VITA ECCLESIALE

Sabato 27

18.00

+ Buscaroli Dante e cg. Venieri

Domenica 28

10.30

18.00

+ Andrea

+ Guadagnini Armando

+ Carmine, Ida, Vincenzo e Bice

Lunedì 29

18.00

+ Montesi Natale

Martedì 30

8.00

Deff. fam. Baldrati

+ Farolfi Luisa, Marcello, Valeria e Dante

Mercoledì 31

20.30

+ Dovadola Mirta e Guerra Iole

Giovedì 01

   

Venerdì 02

20.30

+ Preda Maria Teresa

Sabato 03

   

Domenica 04

10.30

+ Brignani Adriano

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

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LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B

Gennaio – Febbraio 2024

Domenica 28

IV del T. Ordin.

Giornata per la scuola cattolica

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15.00 (oratorio) : Intrattenimento con merenda a cui sono particolarmente invitati i “Giovani di una volta”.

Lunedì 29

Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale

Mercoledì 31

Ore 20.30 (oratorio) : S. Messa animata dai giovani.

Unica S. Messa

Venerdì 02

Presentazione del Signore

Giornata della vita consacrata

Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo): S. Messa della festa con benedizione delle candele. Unica S. Messa

Sabato 03

Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.

Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa

Domenica 04

V del T. Ordin.

Giornata per la vita

Festa parrocchiale A.C. per la Pace

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata da A.C.

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Visita alle famiglie con benedizione

29 gen. – 01 feb.

(dalle ore 15.00)

03 febbraio

(mattina)

Lunedì 29 : Via don Milani (pari), Zaccagnini

Martedì 30 : Via dei Peschi

Mercoledì 31 : via Visani (pari)

Giovedì 01 : via Visani (dispari), Buia, Di Vittorio

Sabato 03 : Via Buozzi, Casadei

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mc 5,1-20

Mc 5,21-43

Mc 6,1-6

Mc 6,7-13

Lc 2,22-40

Mc 6,30-34

Vivere il mistero – Il testo evangelico originale inizia così: «Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava». Il testo liturgico, invece dice: «In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava». Era forse meglio lasciare il testo originale? La modifica liturgica (eliminazione dell’espressione «Giunsero a Cafarnao») stacca il testo evangelico dal suo contesto originale e presenta l’avvenimento come un medaglione, chiuso e completo in sé in un nuovo contesto celebrativo. I temi importanti sono diversi: il giorno di sabato, come «giorno in onore del Signore»(non del riposo assoluto); Gesù «il profeta» come adempimento della profezia di Mosè (cf. prima lettura); il miracolo, come opera e insegnamento; la sconfitta del male e del maligno operata da Gesù, come fine del potere di Satana. La liturgia ha messo a fuoco solo un tema: Gesù «il profeta» che insegna con autorità, come adempimento delta profezia di Mosè. Il testo biblico-liturgico del Vangelo si può dividere in tre brevi unità letterarie: un’introduzione con le caratteristiche vicine a un sommario (Mc 1,21-22); il racconto del miracolo dell’esorcismo (Mc 1,23-27); una breve conclusione (Mc 1,28). Nell’introduzione Gesù viene identificato come colui che insegna (Mc 1,21.22.27). Si tratta di una tematica cara al secondo evangelista: i testi ci dicono che, salvo Mc 6,30 e Mc 7,7 (cf .ls 29,13), Marco presenta sempre Gesù come il vero maestro che insegna. Tale attività si identifica con l’autorivelazione, cioè il suo insegnamento, che non è una «dottrina». L’originale greco ha il vocabolo «didaché» (cf.Mc 1,27) che significa insegnamento.

(continuazione) L’autorivelazione di Gesù è la manifestazione delta presenza salvifica e personale di Dio nella storia dell’uomo. Non si tratta di un semplice concetto (dottrina). Per questo motivo l’insegnamento di Gesù è legato al potere taumaturgico. E ambedue destano meraviglia. Il racconto del miracolo sembra premarciano a causa di un gioco di parole. Le parole che pronuncia lo spirito immondo («Gesù nazzareno» e «santo di Dio») sono la traduzione greca del semitico «Jeshua ha-nesri / nazri ha-Elohim». E’ evidente il gioco di parole tra nesri e nazri tra nazzareno e santo. Il greco ha tradotto, ma non ha più potuto ripetere il gioco. Le parole dello spirito immondo (espressione preferita da Marco per indicare il demonio), pronunciate attraverso il grido dell’indemoniato, esprimono contemporaneamente rifiuto e confessione di fede. La frase di rifiuto compare già nell’Antico Testamento (Gdc 11,12; 2Sam 16,10; 1Re 17,18; 2Re 9,18) ed esprime irritazione e sconfitta. Dio ha con potenza invaso il dominio del peccato e della morte, il regno del demonio. E lo sta sconfiggendo. La confessione di fede, invece, proclama chi sia Gesù e, di conseguenza, quale valore abbia ciò che Gesù sta compiendo. Il fatto del miracolo avviene attraverso la parola di Gesù. L’avvenimento richiama chiaramente la creazione (Gen 1,7-2,4a) dove la parola di Yhwh diventava immediatamente «fatto» e «cosa». Gesù, dunque, sta dando inizio alla nuova creazione. Vedendo il miracolo, la folla vi scorge un insegnamento nuovo, mai udito e visto prima. Il suo stupore è espresso da un verbo che si ritrova in Marco per designare l’effetto di una frase scioccante o, meglio, di un’azione potente: 6,2; 10,26; 11,18. (d. Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

I vasi sacri per la custodia dell’Eucaristia dopo la Messa sono la pisside per le particole, o altri vasi analoghi, la teca per la comunione ai malati e l’ostensorio per l’esposizione solenne (cf. OGMR 329). Essi devono essere realizzali con un metallo nobile e, qualora fossero di un metallo ossidabile o meno nobile dell’oro, devono essere dorati almeno all’interno. È comunque possibile, a giudizio della Conferenza Episcopale, con atti riconosciuti dalla Santa Sede, che i vasi sacri possano essere fatti anche con altre materie solide e nobili, secondo la comune valutazione di ogni regione, per esempio ebano o altri legni più duri, purché siano materie adatte a custodire le ostie consacrate. Ecco il motivo per cui si invita a preferire la scelta di materiali che non si spezzino e non si rovinino facilmente. La forma dei vasi è lasciata al genio degli artisti, che devono tenere presente sia gli usi delle singole culture sia l’esclusivo scopo liturgico a cui sono destinati e, quindi, devono distinguersi chiaramente da quelli destinati all’uso quotidiano (cf. OGMR 328-333). Il Rituale, inoltre, raccomanda che «le ostie consacrate vengano spesso rinnovate e si conservino nella pisside in quantità sufficiente per la comunione dei malati e dei fedeli fuori della Messa» (RCCE 7). Oltre alla valenza simbolica di questi oggetti, possiamo aggiungere i gesti e gli atteggiamenti del corpo riservati alla venerazione del Pane eucaristico custodito nel tabernacolo. Prima di tutto viene la genuflessione, che ha il significato specifico di essere un «gesto di adorazione». Il Rituale ci offre un’indicazione generale: «Dinanzi al santissimo Sacramento, sia chiuso nel tabernacolo che esposto alla pubblica adorazione, si genuflette con un solo ginocchio» (RCCE 92). Il Caeremoniale Episcoporum aggiunge: «Tutti coloro che entrano in chiesa non trascurino di adorare il Santissimo Sacramento, sia recandosi alla cappella del Santissimo Sacramento, sia almeno genuflettendo. Ugualmente tutti coloro che passano davanti al Santissimo Sacramento genuflettono, a meno che non avanzino processionalmente» (71). Le Premesse del Messale specificano quando va compiuta o meno davanti al tabernacolo durante la celebrazione eucaristica: «Se nel presbiterio ci fosse il tabernacolo con il Santissimo Sacramento, il sacerdote il diacono e gli altri ministri genuflettono quando giungono all’altare o quando si allontanano, non invece durante la stessa celebrazione della Messa. Inoltre genuflettono tutti coloro che passano davanti al Santissimo Sacramento, se non procedono in processione. I ministri che portano la croce processionale o i ceri, al posto della genuflessione fanno un inchino col capo» (OGMR 274). Il criterio per comprendere questa norma è sempre quello del primato della celebrazione eucaristica e quindi della centralità dell’altare, anche con la presenza sacramentale di Cristo nel tabernacolo. Questo principio viene applicato pure per l’incensazione, la quale esprime riverenza e preghiera (cf. OGMR 276): essa, infatti, non viene mai compiuta, e ciò vale anche durante la Messa, per il tabernacolo chiuso con la presenza del Sacramento. Questo gesto di deferenza e di lode che sale a Dio è fatto, in ginocchio e con tre tratti di turibolo, solamente verso il santissimo Sacramento, nella Messa alla presentazione a tutta l’assemblea dell’ostia e del calice dopo la consacrazione e, fuori della sinassi eucaristica, nella sua esposizione con l’ostensorio ai fedeli raccolti in adorazione (cf. CE 86e,87c,92,94).

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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